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Autore: Lady Memory    14/09/2016    1 recensioni
Il duo perfetto, ovvero Hermione e Severus secondo fanfiction. Cosa potrebbe succedere se un giorno Hermione decidesse di sfidare il professore più temuto di Hogwarts con una scommessa? Una piccola storia spensierata, completamente AU, scritta per il piacere di giocare con le parole.
Completa. In attesa di un ultimo capitolo bonus indipendente.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA SCOMMESSA

by Lady Memory

Una piccola storia spensierata, completamente AU e OC, scritta per il piacere di giocare con le parole. Da non prendere assolutamente sul serio.

Consueto disclaimer: Ovviamente, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Un ringraziamento a JKR per averli inventati e per averci dato il permesso di continuare a farli vivere.

2. L'altra metà del cielo

Quella mattina, Hermione Granger camminava col solito ingombro di libri, pergamene e fiale di pozioni, un insieme traballante e ingombrante che solo lei pareva in grado di maneggiare senza provocare incidenti nei corridoi. C'era da stupirsi che riuscisse anche solo a vedere da dietro alla pila di roba che reggeva in braccio! Gli studenti la guardavano con quell'aria di timore e commiserazione che solo i ragazzini sono capaci di assumere così espressivamente… quell'atteggiamento che fa subito capire agli interessati che si è passati ad un'altra generazione, che si è, insomma, "vecchi". E questo, alla tenera età di ventun anni, era decisamente fastidioso per Hermione.

La ragazza sospirò, senza rischiare di far cadere nulla grazie alla complessa unione di magie con cui si aiutava: l'Incantesimo Collante di sua invenzione, che usava per portare in giro il suo armamentario, l'Incanto Telescopico per scrutare se la strada era libera e il Sortilegio Levapeso, che le consentiva di portare carichi che avrebbero stroncato un elefante, evitandole di stramazzare bocconi dopo pochi passi. Anche se a volte, forse sarebbe stato desiderabile… Almeno qualcuno l'avrebbe notata.

Hermione era parecchio delusa ultimamente. Tornare ad Hogwarts non si era rivelata poi un'idea così grandiosa, ma lei veniva da un anno difficile, in cui aveva dovuto studiare il triplo per mettersi in pari e per strappare il diploma di primo grado in pozioni con dodici mesi di anticipo. A questo si era aggiunto il deteriorarsi della sua relazione con Ron. Una volta fuori da Hogwarts e senza Voldemort a rallegrare le loro serate, sembrava che non avessero più nulla da dirsi. Ron era noiosamente ossessivo con le sue proposte di matrimonio, la sua gelosia insopportabile e la sua totale avversione per la scuola.

Brandelli di conversazione le fischiavano ancora nelle orecchie: Ma come, Hermione, studi la stessa materia di Snape? Non ti sei ancora stufata di far bollire calderoni? Almeno ci cuocessi la zuppa, potremmo mangiare qualcosa di meglio di toast dal mattino alla sera! Mia madre potrebbe insegnarti, sai… Lei sì che sa cucinare bene! Quando ci sposiamo, devi assolutamente imparare a fare l'arrosto come il suo!

Alla fine, litigata dopo litigata, incomprensione dopo incomprensione, e ultima ciliegina sulla torta, l'annuncio strombazzato ai quattro venti della candidatura di Ron ad una squadra di Quidditch di cui lei neanche si ricordava il nome, il castello di carte era crollato. Ormai erano mesi che non si parlavano più, e le notizie le arrivavano tramite Ginny e Harry, desolati tutti e due della fine di quella storia.

Scegliere Hogwarts per il tirocinio era venuto automatico. In fin dei conti, Hermione era stata benissimo tra le sue mura. Ammirata, coccolata, protetta. Era sicura che Minerva sarebbe stata felicissima di riaverla tra loro. Immaginava già le serate vicino al fuoco, parlando con i suoi colleghi, non più alunna saccente ma finalmente accolta in una cerchia selezionata di pari grado… e pari cervello.

La realtà era stata molto più deludente. I professori, che aveva così grandemente stimato da studentessa, si erano rivelati un mucchio di esseri umani perfettamente normali, con idiosincrasie, difetti, vizi e tic a bizzeffe. Una volta scesi dalla cattedra, potevano risultare tanto fastidiosi quanto il suo ex-fidanzato da avere accanto. E, cosa ancora più grave, le loro conversazioni, fuori dal loro campo di competenza, erano terribilmente noiose. Noiose, non c'era altra parola. E soprattutto, legate alle loro età venerande. Hermione si era sentita di nuovo bambina in un consesso di zii.

Unico raggio di luce - incredibile! – il professor Snape. Mai, mai e poi mai Hermione avrebbe creduto di sentire una simile affinità elettiva con quell'uomo cupo e sarcastico. E invece, nonostante tutto, le sue battute ironiche erano la cosa migliore che potesse capitarle in una delle tante serate piovose al castello. Una volta che si era dall'altro lato della barricata e si capivano i meccanismi del suo pensiero, non era difficile uniformarsi alle sue maniere. Ma lui la considerava solo con scetticismo e palese fastidio. Lei aveva raddoppiato in silenzio i suoi sforzi per far bella figura. Era una materia in cui andava forte, e aveva sperato di rabbonirlo, adesso che erano quasi colleghi. Invece no, più lei si sforzava, più lui le rideva in faccia, distruggendo sistematicamente tutto il suo lavoro.

Inoltre, anche Minerva aveva cambiato atteggiamento verso di lei. Ormai Hermione non era più una bambina prodigio, era un'adulta, e le sue capacità di studio si erano allineate a quelle di tanti della sua età. Quella sua determinazione diligente dava fastidio, risultava eccessiva, rendeva nervosi i colleghi più tranquilli (eufemismo per dire imbalsamati, aveva replicato lei alle accuse). Ma, incredibilmente, persino Minerva, la sua paladina, sembrava seccata per la mole di compiti e ricerche che Hermione svolgeva ogni giorno; aveva detto che non era necessario immolarsi per la causa, ed era arrivata a minacciare di mandarla una settimana in punizione da Madama Rosmerta, a bere idromele… in compagnia di Hagrid!

Insomma, non era stato facile trovare un equilibrio, eccetto che per i libri che si ostinava a portare in braccio.

E poi c'erano stati altri passaggi essenziali ma durissimi. Imparare a stare dall'altra parte. Passare da studente a tirocinante e poi ad aiuto professore aveva implicato un cambio di cervello. Non chiedere aiuto, ma offrirlo. Non essere lodata, ma lodare. Tutto molto difficile, soprattutto quando si è abituati ad essere riveriti come lo scrigno dello scibile.

Allora aveva tentato di interfacciarsi meglio con gli altri colleghi, ed aveva imparato tecniche di sopravvivenza avanzate per ognuno di loro. Per esempio, aveva cercato di parlare di più con Flitwick (che tendeva a farfugliare in modo fastidiosissimo fuori dalle lezioni), aveva provato di nuovo a volare sotto la guida di Hooch (e si era vomitata l'anima subito dopo essere scesa a terra, ma Hooch non se n'era accorta) e aveva tentato di vincere il suo riserbo (diciamo pure la sua apprensione) a scambiare due parole quando era in giro Vector. Di sicuro, qualcosa era riuscita a smuovere, a giudicare dalle occhiatine di intesa che si scambiavano tra loro le colleghe anziane quando pensavano che lei non vedesse. Chissà a che cosa alludevano con quei mezzi sorrisi… Ripensandoci, ecco, insomma, sì, forse c'era ancora qualche problema con Sibilla, dato che non si erano mai piaciute neanche prima, ma suvvia, Sibilla era un caso a parte.

E alla fine, era riuscita persino a dare del tu al Professor Snape!

Be', in effetti, da sola non ce l'avrebbe mai fatta. Per lungo tempo c'era stato un imbarazzo discreto tra loro due. In fin dei conti, lei aveva assistito alla sua morte… o meglio, a quella che Voldemort aveva sperato fosse la scomparsa definitiva di Severus Snape. Hermione si rendeva conto di come questo fosse un boccone amarissimo da mandar giù per il suo ex insegnante: essere visto in una simile situazione, così vulnerabile, così indifeso, così sofferente… In verità, le si riempivano gli occhi di lacrime ogni volta che ci ripensava e immaginava il dolore terribile, l'angoscia, la disperazione che doveva aver provato in quei momenti. E allora il cuore le si ammorbidiva e inconsciamente, gli sorrideva, provocando reazioni di disgustata sorpresa da parte di lui, che non poteva ovviamente capire.

Ma un giorno Minerva, in una riunione dello staff, aveva detto bruscamente, "sarebbe ora che voi due vi chiamaste per nome, non vi sembra? Ormai siete colleghi!".

Hermione aveva reagito con un sorriso esitante mentre Severus aveva prodotto un ghigno stirato e malevolo, guardandola senza dir niente. Certo, tirato in causa in quel modo, aveva dovuto permetterglielo. Addirittura, ogni tanto anche lui la chiamava per nome, invece di usare quel secco "Granger!" che faceva pensare che stesse addestrando un cane.

E così, erano andati avanti. I mesi erano passati, ed eccola ancora lì ad arrancare nei corridoi, con le lezioni per il primo e il secondo anno da preparare, otto classi di scavezzacolli insubordinati da coordinare, e il suo profilo insegnante da rimettere in sesto ogni giorno, insieme al suo orgoglio preso quotidianamente a calci da quelle piccole pesti. Gli scherzi che erano riusciti a farle erano incredibili! Ma lei cercava di convincersi che in fondo - molto in fondo - le volevano bene.

Sì, la vita non era proprio rose e fiori. Ma almeno non potevano più darle punizioni, anche se Severus Snape si rifaceva alla grande, costringendola a dosare e ridosare le pozioni che doveva eseguire per il suo apprendistato. In quelle lezioni riuniva il peggio di sé stesso. Era sarcastico, ironico, sprezzante, offensivo, beffardo, canzonatorio, decisamente perfido. Un intero dizionario di sinonimi della stessa parola e dello stato d'animo con cui l'accoglieva ad ogni lezione.

Era per questo che a volte Hermione si chiedeva chi – o cosa – glielo avesse fatto fare.

Perché scegliere Pozioni?

Perché andare proprio a Hogwarts quando il professor Slughorn, soffiandole paroline dolci come un tricheco, le aveva offerto un posticino comodo presso di lui, con ricca scelta di cibi prelibati?

E perché Severus Snape come insegnante?

Perché era il migliore, si era risposta. Ma ne era davvero sicura? Sicura sicura sicura che da qualche parte del Regno Unito non esistesse un altro pozionista dalla stessa bravura infernale ma senza lo stesso infernale carattere?

Ecco che allora, qualcosa si era ridestato in lei. Uno spirito puntiglioso e ostinato per quanto era puntiglioso e caparbio lui. Aveva deciso di rendergli pan per focaccia. O se preferite, artiglio di grifone per pelle di girilacco. E avrebbe cominciato quella mattina stessa.

  
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