Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Marmati72    14/09/2016    9 recensioni
Anna è una normalissima ragazza italiana con la sua vita e i suoi interessi.
Un giorno, mentre si trova a Parigi con il suo fidanzato, ha una furiosa litigata e, sconvolta, scappa dall’albergo di corsa.
Camminando senza meta per le vie della città si trova in una zona stranamente buia, silenziosa fin tanto che non vede una carrozza in fiamme e la folla inferocita che le corre incontro.
Cosa le sta succedendo? Chi è quella gente?
Senza saperlo Anna si trova vittima di un salto temporale che le farà conoscere l’amore, una meravigliosa e affascinante donna/soldato e lo scopo del suo viaggio singolare.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 22 - LETTERE


Oscar non accennava a muoversi. Era rigida e ferma nella sua posizione. Inginocchiata per terra, nella mano destra stringeva la catenina di Anne, nell’altra la mano ormai inerme della ragazza.
André le si fece più vicino e le posò delicatamente una mano sulla spalla.
“Ora dobbiamo andare Oscar…”
“NO! – fu la risposta secca e decisa di lei – Non me ne vado!”.
Poi, rendendosi conto della reazione brusca, addolcì i toni e parlò più pacatamente.
“Lasciami ancora qualche minuto qui, te ne prego André”.
André, allora, si alzò da terra e raggiunse il fondo del piccolo vicolo.
Ormai la Bastiglia era caduta, il governatore Launay aveva fatto sventolare dall’alto di una delle torri un fazzoletto bianco in segno di resa.
Il popolo di Parigi era pervaso da un’esaltante allegria.
La rabbia e la ferocia avevano lasciato spazio alla gioia e al buonumore.
Tutt’intorno si intonavano canti e balli.
La gente era felice, Parigi festeggiava.
André non aveva molta voglia di festeggiare. Se ne stava appoggiato al muro d’angolo del caseggiato sul quale si affacciava il piccolo vicolo.
Quegli ultimi due giorni erano stati devastanti.  Una serie di fatti assolutamente imprevedibili avevano scosso la sua persona, la sua anima.
Una serie di fatti, purtroppo, dalla stessa triste matrice.
Il giorno prima aveva dovuto assistere impotente alla morte di Alain.
Il suo amico più caro. L’unico che lo conosceva meglio di chiunque altro. L’unico al quale si era sempre confidato e, dal quale, aveva sempre ricevuto parole di affetto e incoraggiamento.
L’unico con il quale scherzava volentieri e beveva anche parecchio. La sua perdita aveva scavato un vuoto incolmabile nel suo cuore.
Se lui ora era lì, appoggiato a quel muro, vivo, lo doveva solo ed esclusivamente ad Alain.
Ed era successo tutto così in fretta che, ancora adesso, non se ne rendeva conto pienamente.
Avevano deciso di uscire da quel nascondiglio improvvisato sotto il ponte ma dovevano farlo in fretta. Come al solito Oscar, in prima persona, scelse di andare fuori per dare un’occhiata in giro e decidere sul da farsi.
Lui si era immediatamente alzato da terra per seguirla anche se non gli era stato ordinato. Non ci poteva fare nulla. L’avrebbe seguita ovunque e comunque.
Ma Alain era stato più scaltro, questa volta. Si era avvicinato a lui e, trattenendolo per una spalla, lo aveva bloccato in quella posizione.
“Ehi amico, dove credi di andare? Con un occhio solo, piazzato piuttosto male per giunta, non le saresti molto d’aiuto. Vado io al tuo posto. Tu resta qui buono buono.”
E così, quella pallottola fatale sparata all’indirizzo di Oscar lo colpì in pieno petto senza lasciargli molte speranze di salvezza
André riuscì a raccogliere le ultime parole del suo amico.
“Proteggila tu per me… dille che la amo tanto ….”
Quella frase lo lasciò sconcertato. Conosceva bene la stima di Alain nei confronti di Oscar ma che, per lei, provasse addirittura amore gli era totalmente ignoto.
Non si era arrabbiato per quella confessione in extremis, Oscar evidentemente aveva stregato anche lui. Come si faceva a non amarla del resto?
Ma solo ora aveva capito che, quelle parole, non erano per Oscar ma per la cara Anne.
Quando la ragazza aveva confessato di avere una lettera per Oscar a casa di Alain aveva compreso tutto.
Ecco perché, ultimamente, tornava sempre a casa a dormire quando non era di turno. Lei aveva trovato un posto dove stare a casa sua.
Che stupido era stato a non pensarci. Le aveva parlato spesso di Alain quando ancora si frequentavano a Palazzo Jarjayes e, evidentemente, era a lui che si era rivolta Anne dopo essere stata mandata via da Oscar.
E lui se ne era innamorato. Chissà se anche lei lo amava. Non lo avrebbe mai saputo; l’unica cosa certa era che adesso le loro anime erano unite e sicuramente felici.
Anne.
La cara Anne, che si era innamorata di lui, che, per colpa di questo amore non corrisposto, aveva sofferto.
Anne, che, per questo motivo, avrebbe potuto odiarlo e, invece, si era dimostrata una donna coraggiosa e forte e lo aveva aiutato a vivere il suo amore con Oscar.
Anne, che adesso non c’era più.
Anche le circostanze legate alla sua morte erano state improvvise e incredibili.
Non si erano più visti da quella mattina in cui si erano lasciati sulla porta di camera sua.
Lui l’aveva cercata in città ma invano. I suoi commilitoni non gli erano stati d’aiuto quando si era informato presso di loro, anche lo stesso Alain aveva taciuto. Forse lei temeva le reazioni di Oscar e aveva preferito non far sapere la verità.
E poi, poi se l’era vista sbucare fuori dal nulla in mezzo a tutto quel trambusto.
In quegli istanti lui si trovava un poco indietro rispetto ai cannoni. Stava aiutando i suoi compagni a caricare i fucili. Per una frazione di secondo i suoi occhi si sollevarono dal lavoro posandosi in un punto qualunque della piazza. Proprio da quel punto vide apparire una figura alta e snella che sembrava corresse incontro a lui.
In realtà correva verso Oscar che, di fianco ai cannoni, urlava di sparare alla fortezza.
Anche la cara Anne, come aveva fatto poche ore prima Alain, era intervenuta per salvare la vita di Oscar. Per salvarla al posto suo.
Maledizione! La sua vista non lo aveva aiutato neanche in quella occasione e qualcun’altro aveva agito al suo posto e proteggere la sua Oscar.
Per la seconda volta qualcuno aveva sacrificato la propria vita per loro due.
E adesso, nonostante tutto facesse supporre il contrario, primo fra tutti quel loro nuovo allontanamento, quel distacco che sembrava ancora più incolmabile di prima, nonostante tutto, quei due sacrifici forse non erano stati vani.
Sì perché nel momento in cui aveva accompagnato il medico, trovato per pura fortuna tra la popolazione insorta, al capezzale della donna in fin di vita, aveva chiaramente udito le parole di lei rivolte ad Oscar.
“….voi dovete curarvi Oscar. Ho parlato con il dottor Lassonne, dovete cambiare vita. Solo così riuscirete a guarire”
Inaspettatamente, come quando la sua vista gli regalava ancora, improvvisamente, dei momenti di nitidezza e definizione dei particolari che osservava, quelle parole gli avevano fatto capire il motivo di quel brusco cambio di atteggiamento che era avvenuto in Oscar un paio di mesi prima.
Oscar era malata.
Pur trovando terribile questa verità, non sapeva come spiegarselo ma, finalmente, i suoi dubbi, le sue incertezze, le sue ansie avevano trovato una risposta.
Non era piacevole ma almeno era una risposta.
Non aveva idea di che tipo di malattia si trattasse ma Anne aveva parlato di guarigione e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere quel risultato. Non gli importava se poi Oscar lo avrebbe comunque tenuto distante. Tanti anni prima aveva giurato a sé stesso che, se fosse stato necessario, avrebbe dato la vita per lei. Ora, non si trattava di sacrificare la propria vita, ma era comunque un suo personale intento quello di vederla sana e felice. Voleva di nuovo vedere il sorriso sul suo volto, quel sorriso che le aveva visto tante volte quella primavera e che la rendeva ancora più bella di quello che già era.

******

Da sola, in quel vicolo che ormai stava diventando sempre più buio, Oscar osservava silenziosa il volto senza vita di Anne.
Non riusciva ancora a rendersene pienamente conto ma se lei adesso era lì, viva, lo doveva unicamente al coraggio e alla prontezza di riflessi di quella giovane donna.
La pallottola destinata a lei, al Comandante Oscar François de Jarjayes, colei che aveva osato guidare i suoi soldati alla ribellione, aveva colpito una donna innocente, una donna di cui ancora si sapeva ben poco, ma che non aveva esitato un solo istante a gettarsi in avanti facendosi scudo per salvarla.
Chi era veramente Anne? Comparsa improvvisamente nella sua vita, le erano bastati pochi mesi per stravolgerla completamente. Grazie a lei Oscar era finalmente riuscita ad aprire il suo cuore all’uomo che amava, sempre grazie a lei Oscar aveva vissuto senza problemi l’inizio della sua storia con André.
Insomma, la sua comparsa aveva portato soltanto dei benefici nella vita di Oscar.
Benefici che Oscar non era riuscita a ricambiare.
Le confidenze che si erano fatte reciprocamente non erano servite a svelare completamente quell’alone di mistero che la avvolgeva. I discorsi di Anne restavano sempre vaghi, approssimativi, non faceva mai alcun riferimento a luoghi o persone che le permettessero di capire meglio chi fosse e da dove venisse.
A quel tempo, era certa che si trattasse solo di avere pazienza, dopotutto Anne le aveva promesso la verità appena se la fosse sentita. E così la sua, a volte, sempre crescente curiosità aveva lasciato il posto ad una rassegnata fiducia.
Poi era successo tutto troppo in fretta e, come al solito, la sua proverbiale impulsività aveva preso il sopravvento e, in un momento di rabbia, aveva agito nel modo forse più sbagliato possibile cacciandola via.
Si era subito pentita di quell’azione troppo spropositata ma il suo orgoglio l’aveva fatta desistere da ogni tentativo di rimediare a quell’errore.
Succedeva sempre così. Quando qualcuno scopriva le sue carte gridandole in faccia una verità scomoda, lei reagiva in modo impulsivo mandando tutto all’aria. Era successo con André quella lontana sera di marzo quando lei aveva reagito con un sonoro schiaffo seguito da un ingiustificato e quanto mai esagerato allontanamento, si era ripetuto con Anne poche settimane prima provocandone il licenziamento.
Possibile che fosse così cieca da non capire quando la gente intorno a lei cercava di farle comprendere che stava seguendo la strada sbagliata?
Dolorosamente, dovette ammettere con sé stessa che Anne aveva ragione. Avrebbe dovuto fermarsi ma soprattutto avrebbe dovuto parlarne con André. Forse tutto questo non sarebbe successo e adesso Anne sarebbe ancora lì con loro.
Ma allora era ancora troppo scossa dal responso del medico. Un responso sbagliato, a quanto pareva.
Anne era stata chiara durante il poco tempo che il Signore le aveva concesso. Lei poteva guarire, bastava solo che cambiasse vita.
Dannazione! Perché si era fidata di quel ciarlatano del dottor Cabuy? Avrebbe dovuto sentire un altro parere medico. Se proprio non voleva rivolgersi al dottor Lassonne almeno poteva cercare un altro dottore che non fosse così incapace e incompetente.
Si sentiva terribilmente in colpa. Se con André era riuscita a rimediare anche grazie al suo aiuto, con Anne non ce l’aveva fatta e adesso di lei le restavano solo dei dolorosi rimpianti e una piccola catenina.
Si soffermò ad osservarla meglio. Una sottilissima catena dalle maglie quasi impalpabili alla quale era appeso un ciondolo a forma di cuore e una piccola chiave. Sul ciondolo da un lato era incisa la lettera “A” seguita da un paio di numeri, una data forse, 20 - XI senza anno, sull’altro lato un piccolo disegno, sembrava un pulcino, anche se era molto approssimativo (1).
La strinse forte a sé come se con quel gesto potesse beneficiare ancora per qualche istante della presenza di quella giovane vita che aveva scelto il sacrificio più grande.
Si alzò da terra, aveva bisogno di pensare, di fermarsi a riflettere e, soprattutto, di leggere la lettera di Anne. Forse le poteva fornire quelle spiegazioni di cui aveva bisogno.


******

André si sentì toccare delicatamente la spalla.
Appena si voltò l’azzurro intenso degli occhi di Oscar si rispecchiò per un breve istante nei suoi.
Erano occhi stanchi e tristi, arrossati anche.
“André, mi accompagni a casa di Alain? Ho bisogno di prendere quella lettera.”
In quel momento avrebbe voluto stringerla a sé in un abbraccio, chiederle della sua malattia e confortarla e rassicurarla che lui era lì, che l’avrebbe aiutata, che la capiva, ma sentiva che Oscar era ancora troppo scossa e che forse solo quella lettera avrebbe potuto darle un po’ più di conforto.
Decise allora di prenderla per mano. Un gesto che, al momento, per André valeva più di mille abbracci. Erano mesi che le loro mani non si toccavano e poter stringere di nuovo quelle delicate di lei gli provocò un brivido e un’emozione che temeva di non poter provare più dopo il loro allontanamento.
Oscar non rifiutò quel gesto, anzi, André sentì che lo ricambiava stringendogliela forte.
Si girò verso di lei mentre, insieme, stavano raggiungendo i loro cavalli e, seppure lo sguardo di Oscar fosse rivolto altrove, André percepì perfettamente che qualcosa stava cambiando.


Era ormai quasi buio quando raggiunsero l’edificio dov’era l’appartamento di Alain.
Salirono le scale e, siccome non avevano chiavi per entrare, si rivolsero alla signora che abitava al piano inferiore alla quale Alain spesso le affidava in custodia.
L’appartamento aveva un aspetto decisamente diverso rispetto all’ultima volta che erano stati lì.
Si rammentavano entrambi che, a quel tempo, l’olfatto era stato colpito da un odore penetrante e pungente di morte e la vista dal disordine e dall’abbandono degli arredi.
Ora era tutto cambiato. Nonostante la flebile luce prodotta dal candelabro che avevano ricevuto in prestito, non riuscisse ad illuminare appieno gli ambienti, si notava chiaramente che tutto era ordinato e pulito.
Oscar e André accesero altre candele che trovarono sul tavolo da pranzo e si dettero un’occhiata in giro per cercare la lettera di cui Anne gli aveva parlato.
L’appartamento non disponeva di numerose suppellettili ma la ricerca non fu, per questo motivo, meno complicata.
Finalmente, in fondo al cassetto posto alla base dell’armadio trovarono l’oggetto della loro ricerca.
La lettera, senza busta, era composta da diversi fogli piegati in tre la cui parte scritta rimaneva all’interno.
La facciata esterna del primo foglio recava scritto sopra il nome di Oscar, ben visibile al centro.
Oscar sedette al tavolo nella prima stanza e iniziò a leggere la lettera. André si trovava in piedi alle sue spalle.
La grafia era piuttosto strana, mancava decisamente di eleganza e proporzione, la scrittura era molto fitta e in più la carta era costellata da una serie infinita di macchie d’inchiostro (2).

Parigi, 27 giugno 1789

Carissima Madamigella Oscar,
sono passati solamente pochi giorni da quando sono venuta via da casa vostra e non trovo sistema migliore che non affidare alle parole contenute in questa lettera ciò che sento di dirvi.
Purtroppo non ho avuto il coraggio di parlare apertamente quando ne ho avuto occasione e, di questo, me ne pento.
Vi chiedo di perdonare la mia irruenza e maleducazione nell’avervi   attaccata verbalmente durante il nostro ultimo incontro. Non era mia intenzione.
Ciò che adesso voglio affermare con assoluta sicurezza è che voi siete una persona, anzi no, una donna meravigliosa.
Ho volutamente usato il termine “donna” perché, sì, questo è ciò che siete. Non travisate le mie parole, ve ne prego. Non voglio sminuire il vostro ruolo anzi, lo voglio elevare.
Essere donna e ufficiale dell’esercito, avere ricevuto un’educazione prettamente maschile in un’epoca come questa non è cosa facile. Voi siete riuscita a fondere in modo esemplare tutti gli aspetti del vostro essere.
Fermezza e dolcezza, compostezza e allegria, nobiltà e modestia coesistono in voi naturalmente, senza forzatura alcuna.
E’ per questa vostra unicità che io sento di volervi bene.
Perdonate anche questa mia sfrontata dichiarazione ma l’affetto che sento nei vostri confronti è veramente grande.
Voi, per prima, avete avuto fiducia in me, mi avete dato un lavoro e un posto dove vivere quando, in quei momenti di smarrimento, io non sapevo cosa fare né dove andare.
Avete accolto in casa vostra una perfetta sconosciuta e l’avete fatta sentire in famiglia.
Non saprò mai ringraziarvi abbastanza per ciò che avete fatto per me.
Sapervi ammalata è quindi motivo di grande dolore.
Non avete idea del turbamento che ho provato quando ho avuto tra le mani il vostro fazzoletto macchiato di sangue.
Sono rimasta attonita per tutta la giornata quando invece avrei voluto gridare e piangere e prendere a calci e pugni il mostro invisibile che aveva osato contaminarvi.
Non è giusto, ho pensato. Non è giusto che una persona come voi abbia a ricevere un simile “trattamento” dal destino.
Ho cercato di fermarvi, di convincervi a curarvi ma l’ho fatto in maniera sbagliata.
Quello che avrei dovuto dirvi, e che faccio ora attraverso queste poche righe, è che mi sono permessa di chiedere un parere medico.
Mi sono rivolta al medico della vostra famiglia, il dottor Lassonne.
Non ho detto che si trattava di voi, per ovvie ragioni di riservatezza. Lui mi ha assicurato che, se presa in tempo, la tisi può essere curata e, sconfitta.
Non ho idea se anche voi vi siete fatta visitare, se così non fosse vi prego di farlo al più presto.
Voi siete troppo speciale per permettere alla malattia di prendere il sopravvento e sconfiggervi. Io non lo voglio e, sono certa della mia prossima affermazione, nessuna delle persone che vi conosce e vi porta nel cuore lo vuole.
Non pensate un solo istante di essere da sola in questa battaglia. Come ho detto, sono tante le persone che vi vogliono bene e soprattutto ce n’è una che via ama più di ogni altra.
André.
Il vostro André, vi starebbe vicino e vi aiuterebbe in maniera totale. Fidatevi di lui, affidategli il vostro cuore, la vostra anima.
So che non ho bisogno di dirvelo perché già lo sapete ma l’amore chi vi unisce è unico e totale.
Voi due vi amate. Lo avete scoperto qualche mese fa, non lasciate, ora, che le ombre cupe e sconosciute della malattia vi dividano. Il vostro amore supererà questa prova e supererà anche tutte le altre difficoltà che la vita, con i suoi capricci, le sue intemperanze, i suoi cambi di direzione vi metterà davanti.
Sì perché la vita che vi aspetta là fuori non sarà semplice se deciderete di condividerla. Ci saranno dei cambiamenti ma resta comunque il fatto che la società con le sue assurde regole vi potrebbe mettere molti “bastoni tra le ruote”.
Ma voi siete due esseri perfetti, che vi siete innamorati e che, purtroppo, avete un’estrazione sociale differente. E adesso io credo che qualunque obiezione possa fare uno screanzato sulla vostra intenzione di vivere alla luce del sole il vostro amore, solo una cosa ci sarebbe di peggio, e cioè che voi due, sapendo quello che fate, sapendo ciò che vi aspetta, e sapendo quello che sentite l’uno per l’altra, decidiate di non farlo (3).

La lettera proseguiva ma Oscar la richiuse e la appoggiò sul tavolo. Gli occhi lucidi di commozione.
Si girò mestamente verso André che, per tutto il tempo della sua lettura, era rimasto alle sue spalle.
Con ogni probabilità anche lui aveva letto quelle parole e, ora, i loro occhi si fissavano commossi.
Con la voce rotta dall’emozione Oscar sussurrò appena:
“André … io …. mi dispiace…”
Lui allora, senza farla proseguire, la fece sollevare e la strinse in un caldo abbraccio che sapeva di casa, di famiglia, di sicurezza, insomma, di amore.
Rimasero stretti l’uno all’altra per alcuni minuti senza dirsi niente, perché già quell’abbraccio valeva più di mille parole.
Fu Oscar a interrompere quel contatto per prima scostandosi un poco e permettere nuovamente ai suoi occhi di incrociare quelli verdi di lui.
“Mi sei mancato” disse dolcemente.
“E quindi cosa pensi di fare?” rispose lui.
Lei si avvicinò ancora di più al suo viso, i loro respiri che si confondevano. Delicatamente spostò una ciocca di capelli dal volto di André poi, la stessa mano scese ad accarezzargli dolcemente la guancia, proseguì verso il collo e lì si fermò.
Lo attirò verso di lei e lo baciò.
E tutti quei mesi passati nel silenzio, nel dubbio e nella paura di non ritrovarsi più svanirono, come la rugiada nelle mattine d’estate, come le foglie smosse dal vento, come le impronte lasciate in riva al mare.
Un bacio interminabile attraverso il quale Oscar e André si ritrovarono e si scoprirono più uniti che mai.
Ora la malattia non era più quel mostro infido e crudele che, strisciando nell’anima e nel cuore, li mette a ferro e fuoco e li divora lentamente, ma solo un brutto temporale che, pur incutendo timore, se affrontato insieme a chi si ama, si può superare con facilità.
La notte li sorprese insieme, in quel piccolo appartamento che, solo un paio di giorni prima, aveva ospitato due persone care la cui vita, purtroppo, era stata bruscamente interrotta ma le cui gesta avevano saputo donare nuova forza e nuovo slancio a questi altri due cuori che tanto ne avevano bisogno.
Erano ancora allacciati in quell’abbraccio infinito quando André si ricordò che la lettera proseguiva e chiese ad Oscar se la voleva leggere.
Oscar lo guardò nuovamente in viso. Avrebbe potuto perdersi in quel lago verde che erano i suoi occhi.
Dio come era bello e, era vero, le era mancato terribilmente. Altre volte, nella loro vita, erano rimasti separati per i più disparati motivi ma, mai come in quel periodo, lei aveva avvertito fisicamente la sua mancanza.
Ed era strano perché lui era comunque sempre lì con lei ma il fatto di non poterlo avvicinare, non poterlo toccare, non poter neanche confidarsi con lui, dopo che, finalmente, aveva potuto assaporare il significato dello stare insieme, tutte queste cose messe insieme avevano accentuato in lei questa nostalgia.
E adesso, grazie alle parole di Anne, si sentiva nuovamente forte e desiderosa di ricominciare a vivere.
Voleva riprendersi tutto ciò a cui aveva dovuto o voluto rinunciare in quei mesi bui e dominati dalla triste certezza di non avere un futuro.
Voleva una vita e non solo in senso fisico, per quella avrebbe lottato e, seguito scrupolosamente i consigli del medico, ma un’esistenza felice, lontana da quel mondo che per troppo tempo l’aveva tenuta legata a sé in una sorta di prigione senza sbarre, vicina alla persona che, era più che certa, l’avrebbe resa tale.
Lo baciò ancora, con un trasporto che mai aveva provato prima, nemmeno la prima volta che lo aveva potuto avere tutto per sé.
“Certo André……. – frammenti di conversazione affioravano tra un bacio e l’altro – hai ragione ……. dovremmo terminare ……. di leggere ….. ma adesso ….. io ……ho in mente ….. qualcosa d’altro”.
Lo prese per mano e lo condusse nella stanza affianco.
“Ma… Oscar – protestò debolmente André – è quasi l’alba, si sta facendo giorno ….”
Lei gli rivolse un sorrisetto malizioso.
“Hai degli impegni, soldato Grandier?”
Una luce provocante si accese negli occhi di lui.
“Bhè, a dire il vero, no. Aspetto che il mio Comandante mi impartisca gli ordini della giornata”.
“Bene, ti ordino di metterti comodo sul letto” furono le ultime parole che vennero pronunciate in quel piccolo appartamento mentre un timido raggio di sole stava nascendo sul quel 15 luglio del 1789.

*********

Le campane della chiesa poco distante da lì annunciavano il mezzogiorno con i loro rintocchi ritmati e gaudenti.
Per le strade, il vociare dei parigini aveva ormai raggiunto il suo apice.
Solo in quella stanza, dove la luce del giorno riusciva a malapena ad oltrepassare le barriere delle imposte, regnava il silenzio.
Oscar e André, le loro uniformi gettate scompostamente sul pavimento, erano l’uno accanto all’altra tra le lenzuola bianche che li ricoprivano appena.
Entrambi già svegli ma con gli occhi ancora chiusi, restavano lì, distesi e abbracciati ognuno perso nei propri pensieri.
André ancora non riusciva a credere che tutte le sue preoccupazioni, i suoi timori fossero passati. Quello era veramente l’inizio, non solo di un nuovo giorno ma di una nuova vita.
Durante quelle ore passate insieme, Oscar gli aveva confessato di voler abbandonare definitivamente l’esercito e andare via da Parigi. Avrebbe consultato il dottor Lassonne e seguito i suoi consigli. Insieme avrebbero voltato pagina, adesso che sapeva di avere una seconda possibilità non l’avrebbe di certo sprecata.
E lui era immensamente felice di quella decisione.
Nella mente un’infinità di progetti si sovrapponevano velocemente senza poterli fermare per analizzarli con calma.
Ne aveva quasi timore. Troppi e troppo belli.
Sorrise di fronte a questa situazione e aprì gli occhi.
Il suo sguardo cercò subito lei che, accoccolata nell’incavo della sua spalla, stava giocando con le ciocche bionde dei suoi capelli.
“Sei sveglia anche tu, amore?”
Oscar sollevò immediatamente la testa, un’espressione tra l’incredulo e il divertito dipinta in viso.
“André, mi hai chiamato amore! Non l’avevi mai fatto nei mesi scorsi. Da quando l’hai deciso?”
“L’ho deciso in questo momento e penso che lo farò per il resto della vita” concluse stringendola di più tra le braccia e raggiungendo le sue labbra posandoci sopra un bacio delicato.
“Pensi che avremo una bella vita davanti?” chiese sospirando Oscar mentre appoggiava la testa sulle spalle di lui.
“Hai dei dubbi?”
“Abbiamo un ostacolo davanti. Sarà dura e… lo so che ho avuto delle rassicurazioni più che certe dalla lettera di Anne ma…..”
“Ma….”
“Oh André io….io….ho paura”
Lui allora la abbracciò ancora più forte e, accarezzandole dolcemente i capelli, iniziò a cullarla lievemente, avanti e indietro.
“Io ti amo Oscar, questo lo sai. Posso immaginare che la via della guarigione non sarà facile ma tu ce la farai. Ce l’hai sempre fatta, qualunque sfida ti sia mai capitata davanti, non hai mai abbassato la guardia. Non farlo ora, ora che finalmente possiamo vivere la nostra vita come piace a noi. Io ti starò vicino e insieme andremo avanti. Io e te”
“Hai ragione, scusa – rispose Oscar – è che per un attimo sono stata colta dallo sconforto. Mi sento così in colpa. Ti ho fatto soffrire in questi mesi. Sono stata una sciocca a non dirti nulla”.
André sciolse l’abbraccio e si scostò da lei per guardarla bene in volto. Le sue mani racchiusero in una carezza le guance di lei.
“Non devi scusarti Oscar. Non ce n’è bisogno. E’ tutto passato, ora dobbiamo solo voltare pagina”.
Suggellarono quell’accordo con un altro bacio di quelli interminabili che mettono fine a qualunque discussione e danno inizio ad altri tipi di duelli.

*********

 
Nuovi rintocchi di campane, questa volta annunciavano le tre del pomeriggio, risvegliarono Oscar e André dal sonno che li aveva colti, nuovamente, appena un’ora avanti.
Per Oscar fu un risveglio più brusco del precedente, più agitato. Non era una donna a cui piaceva poltrire e, nella sua vita, anche nei giorni di riposo, soleva alzarsi presto comunque. Un’abitudine ereditata sicuramente dall’augusto genitore che, da buon militare, iniziava le sue giornate sempre alle cinque del mattino.
Ora, colta dall’improvvisa sensazione di essere in ritardo per chissà quale improrogabile impegno, si sedette sul letto scostando bruscamente il lenzuolo e iniziando a picchiettare la spalla di André che, al contrario, dormiva ancora beatamente con la testa girata di lato affondata sul cuscino.
“André, André, svegliati! Su dai, apri gli occhi!”
La risposta che ricevette assomigliava molto ad un lamento lontano al quale non seguì altro suono per i secondi successivi.
Oscar dovette insistere.
“André dai, non ti ricordi, dobbiamo ancora finire di leggere la lettera di Anne!”
André girò la testa verso Oscar e aprì l’occhio destro. Era molto sfocata l’immagine che gli apparve davanti ma, ugualmente, lo fece restare senza fiato. Come già era successo la mattina della loro prima volta, la figura di Oscar si stagliava innanzi a lui eretta e fiera, il busto incorniciato dai lunghissimi capelli biondi, lo sguardo sereno e sorridente.
Osservandola non poté non pensare di essere un uomo fortunato che aveva accanto una bellissima donna e che avrebbe voluto svegliarsi così tutte le mattine.
Avrebbe fatto in modo che accadesse.
“Mmmm va bene Oscar, valla a prendere. Credo sia rimasta sul tavolo”


Seduti con i cuscini dietro la schiena Oscar e André aprirono i fogli scritti da Anne e continuarono la lettura.

Vorrei dirvi un’altra cosa, ugualmente importante.
Tempo fa vi avevo fatto una promessa. Adesso intendo interrompere questo mio ostinato silenzio e mantenerla.
Avrei preferito parlarvene di persona ma le nostre strade si sono separate.
Io sono però convinta che non resteranno tali a lungo e farò di tutto per poter riallacciare i nostri rapporti.
Per questo motivo, al momento, non ho intenzione di farvi recapitare queste mie parole.
Se il destino, che è stato così strano con me, disporrà invece diversamente allora vi consegno qui tutta la verità sulla mia persona e sui motivi che mi hanno portata in quella strada di Parigi lo scorso settembre.
Non ho assolutamente idea della reazione che potreste avere dopo aver letto le mie parole ma spero apprezzerete la mia assoluta sincerità.
So che avrei dovuto farlo prima ma, mi è mancato il coraggio, perché non è una cosa semplice, perché, come vi avevo già accennato, è inspiegabile anche ai miei occhi.
Il mio nome vero è Anna, sono italiana e ho ventisette anni.
La mia data di nascita è 20 novembre 1987.
Sì, avete inteso bene, 1987. Una data che, al momento, non esiste. Io stessa, al momento, non esisto.
Ma sono qui, in carne ed ossa. Qui nel 1789, quasi 200 anni prima.
Come è possibile una cosa del genere? Non lo so, semplicemente, sinceramente.
Io appartengo al futuro. Io vengo dal futuro.
Viaggiare nel tempo è una cosa impossibile, inimmaginabile, se non nei sogni, me lo sono detto tante volte anch’io, invece è successo. E’ successo a me.
Io mi trovavo a Parigi, nella Parigi della mia epoca, quando, quella sera, mi sono trovata, mio malgrado, a camminare senza meta tra le vie della città.
Non mi sono resa conto di dove mi stavo dirigendo, so solo che, a un certo punto, ho visto una folla inferocita venirmi incontro da un lato e una carrozza in fiamme dall’altro.
Probabilmente questo “salto” nel passato era già avvenuto ma non so spiegarmi l’esatto momento in cui tutto ciò è successo.
Il resto, lo conoscete già. Sono stata ritrovata dai vostri soldati e sono stata portata in caserma.
Io non ho assolutamente idea del perché sono stata “catapultata” nel XVIII secolo, dei motivi per cui, questo mio strano destino ha deciso in tal senso.
E non so nemmeno come “tornare a casa”. Credo che sia impossibile.
Sapeste quante volte, poco prima di aprire gli occhi alla mattina, ho sperato che la realtà in cui mi trovavo e che stavo vivendo in prima persona, fosse tutto un sogno ma, inesorabilmente, non cambiava niente e, il mio risveglio, avveniva sempre nel XVIII secolo. 
La cosa assurda è che io ho sempre amato molto la storia di Francia di questo periodo. L’ho studiata, analizzata, approfondita.
Forse è per questo motivo che il buon Dio mi ha fatto questo insolito e originale “regalo”.
Da quando sono qua ho conosciuto delle persone meravigliose, a cominciare da voi.
Mi dispiace molto di non avervi mai raccontato questa mia strana storia ma è proprio questa sua peculiarità che me lo ha impedito.
Non crediate che non abbia pensato al fatto di essere presa per pazza. E’ normale, lo avrei fatto io stessa.
Ma io voglio essere creduta perché, nonostante la vera irrazionalità della situazione, ribadisco che quello che ho detto è vero.
A sostegno della mia tesi potrei rivelarvi un’infinità di avvenimenti che si avvereranno in Francia dal 1789 in avanti, tanti dei quali li potrete verificare voi stessa.
Uno, in realtà, ve l’ho già detto. Il popolo inizierà a prendere coscienza della propria volontà e si ribellerà ad una situazione economica che da troppo tempo lo imprigiona in una indigenza insostenibile.
Il 14 di luglio attaccherà la prigione della Bastiglia e quello sarà solo l’inizio di una serie di avvenimenti che, per la storia, per i posteri, saranno conosciute e ricordate come Rivoluzione Francese.
Rivoluzione perché in Francia cambieranno molte cose.
Vi voglio dire la verità fino in fondo e, vi confesso, non sarà un percorso facile.
La strada per gli ideali di uguaglianza, fratellanza e libertà che i vostri contemporanei vanno auspicando saranno segnate da periodi bui e pericolosi.
Ma ci saranno anche delle cose buone.
Una su tutte si verificherà il 26 di agosto di quest’anno.
Quel giorno sarà ricordato per la nascita della cosiddetta “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”.
Un testo importante che afferma, tra le altre cose, l’assoluta uguaglianza degli uomini. E la loro libertà.
Ancora oggi, dopo più di duecento anni, questo documento ha un’importanza fondamentale per l’uomo e rappresenta la base delle costituzioni di moltissimi altri paesi nel mondo.
Perché vi ho detto questa cosa?
Semplice, perché voglio bene a voi e ne voglio altrettanto ad André. Grazie a questa dichiarazione la vostra, finora insormontabile, differenza di ceto sociale verrà superata.
Non sarà comunque facile, l’ho già ribadito prima, questo è un cambiamento forte, epocale e, in quanto tale, la società farà fatica ad accettarlo ma voi non dovrete mai abbattervi.
Lottate per il vostro amore, per la vostra vita.
Andate avanti, verso il domani, verso di me.

Con infinito affetto.
Vostra Anna


Oscar chiuse i fogli e li appoggiò in grembo.
Quest’ultima parte della lettera l’aveva lasciata incredula e sbigottita. Come era possibile ciò che affermava Anne? Anzi, a quanto pareva, Anna.
Anna, ragazza italiana, che veniva dal futuro.
Impossibile, assurdo, inammissibile.
Si girò verso André ed entrambi si scoprirono con il volto accigliato.
“André, tu credi a quello che è scritto in questa lettera?”
“Oscar, ma è una cosa incredibile!”
Si chiesero contemporaneamente.
E contemporaneamente si risposero.
“Bhè, effettivamente Anne aveva un qualcosa di strano..”
“Incredibile cosa? E’ una fandonia bella e buona”
André sembrava il meno agitato. Del resto, nel corso di tutta la loro vita insieme, lui era sempre stato il più calmo e razionale, lei la più impulsiva ed affrettata nei giudizi.
“Suvvia, Oscar, come puoi pensare che la povera Anne ti abbia raccontato delle bugie? Che scopo aveva? Certo, quello che afferma è veramente incredibile ma proprio perché è tale io ho ragione di crederle.”
“Oh André, sei sempre il solito. Tu dai sempre fiducia a tutti, credi sempre nell’onestà delle persone che incontri. Come puoi credere a queste parole?” domandò Oscar prendendo in mano la lettera e sventolandogliela davanti.
André si accomodò per bene sui cuscini incrociando le mani dietro la testa.
Dopo alcuni minuti di silenzio disse:
“Mmmm, sai Oscar, Anne, sotto certi aspetti, mi è sempre sembrata una persona particolare. Quando ho avuto modo di frequentarla, in più di un’occasione si è sempre dimostrata fiduciosa e sicura di ciò che affermava.
Subito non ci ho dato peso però, adesso che ci penso, dopo aver letto questa lettera, sembra che le tessere del mosaico vadano al loro posto.”
E le spiegò di quella volta a Parigi quando, insieme, avevano assistito al comizio di Bernard. Avevano parlato degli Stati Generali e Anne aveva affermato con assoluta sicurezza che di lì a poco sarebbero stati convocati. Effettivamente non passò neanche un’ora che, sulla via del ritorno, erano stati raggiunti proprio dalla notizia della convocazione di tale assemblea.
Tanti altri piccoli particolari sembravano avvalorare la tesi di André.
Oscar, tuttavia, restava dubbiosa.
Questa cosa del futuro era decisamente troppo per lei.
Anne era una ragazza meravigliosa, gentile, affabile, educata, intelligente ma proprio non riusciva ad accettare che “venisse dal futuro”.
Era ancora pensierosa quando si sentì abbracciare da dietro la schiena.
Le braccia di André la circondavano e la stringevano con delicatezza. Il volto di lui affondava nei suoi capelli e lei ne poteva saggiare il respiro, calmo, regolare, profumato.
Quando era vicina a lui, le preoccupazioni e le angosce sparivano. Si sentiva al sicuro, protetta, difesa.
Forse doveva dare ascolto alle parole di André, forse avrebbe dovuto credere alle affermazioni di Anne.
Solo il tempo avrebbe potuto dissipare i suoi dubbi.
Girò lo sguardo verso André. Sorrise.
Quello che stava osservando in quel momento era l’uomo di cui si era perdutamente innamorata, il suo uomo, il suo futuro.

 

 

(1) Piccola spiegazione. Ho descritto un ciondolo abbastanza famoso senza riportare le vere parole incise sopra. Le ho sostituite con la mia data di nascita e uno dei primi disegni “seri” che mia figlia ha fatto quando aveva 3 anni che tuttora conservo perché secondo me è bellissimo. Il disegno mi serve per rendere l’oggetto riconducibile esclusivamente alla nostra Anna. Poi capirete il perché.
(2) Provate voi, abituate alla Bic, a scrivere una lettera con inchiostro e penna d’oca….
(3) La frase è tratta da “Indovina chi viene a cena?” ed è la battuta finale recitata da Spencer Tracy. Io l’ho adattata alla situazione. Credo che siate d’accordo con me nel definire queste delle parole meravigliose. Per questo motivo ho voluto inserirle.

 

Ciao a tutte!
Eccoci quindi giunti alle spiegazioni. Confesso che avrei voluto pubblicare il capitolo in due parti divise ma poi, riflettendoci, ho preferito consegnarvi subito tutto. Spero siate contente… e spero che le spiegazioni qui contenute vi soddisfino.
La storia è agli sgoccioli ma non è ancora finita.
Devo ancora dirvi che fine ha fatto Anna. Non temete, il prossimo capitolo, che sarà l’ultimo(sob), vi dirà tutto.
Nel frattempo grazie, come sempre, a tutte voi che, con costanza, mi avete seguita fino qui e mi avete incoraggiata con le vostre belle parole.
Ma per i ringraziamenti ufficiali ho ancora una settimana di tempo.
Mara

 

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Marmati72