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Autore: starlight98    14/09/2016    0 recensioni
" E se tutto questo fosse stata una pazzia, Ry? Io ho paura ... che ne sarà di noi? "
Le lacrime inziarono a rigarle le guance. Ryder vi passò sopra il pollice per asciugarle e le sorrise per rassicurarla.
" Non hai mai avuto paura di compiere pazzie, Tempe, perchè vuoi cominciare ora che stai vivendo la più bella pazzia della tua esistenza? "
Temperance lo ammirava così tanto: non aveva mai paura, mai ripensamenti, se una decisione si rivelava sbagliata, non si pentiva di averla presa, si tuffava nelle sue scelte senza alcun timore di ciò che sarebbe accaduto.
Forse doveva prendere più esempio da Ryder, forse doveva inziare a godersele le sue pazzie, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“ Amore, svegliati, dobbiamo ripartire “ Elias baciò il collo di Ryder che mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di nascondere il viso sotto il cuscino. Odiava alzarsi presto, sì, probabilmente era la cosa che odiava di più al mondo. Elias iniziò a scuoterlo, ma lui non dava segni di vita. Andrew rise, piegando la sua coperta e osservando la scena. “ Non ce la farai mai “, commentò. L’amico sbuffò, mentre Riki entrava nella loro tenda. “ Noi abbiamo già sistemato tutto, voi che state aspettando? “ “ Ryder non si alza “ “ Che novità! “ Riki gli si avvicinò, tirandogli un leggero calcio nel fianco. “ Vedi di muoverti, Ry, o ti lasciamo qui! “ Elias guardò storto il ragazzo, inginocchiandosi accanto a Ryder che si stava massaggiando il fianco imprecando. “ Sempre delicato tu, eh? “ “ Non è colpa mia se il tuo ragazzo ritarda sempre tutti! “ Uscì dalla tenda. “ Ha dieci minuti per alzarsi! “, urlò da fuori. “ Stronzo! “, sibilò Elias accarezzando la frangia biondo scuro di Ryder che si era rigirato e ora lo guardava con quei suoi meravigliosi occhioni verdi dall’aria assonnata. “ Ehi “, sussurrò. “ Ehi “ Elias gli sorrise teneramente. “ Riki sembrava parecchio incazzato “ “ E quando non lo è? “, intervenne Tempe entrando nella tenda per aiutare Andrew a sistemare sul carretto le ultime cose rimaste nella tenda. Ryder si decise ad alzarsi, raccolse i suoi vestiti, uscendo in boxer per lavarsi nella bacinella, riparata a stento da degli asciugamani appesi su dei bastoni raccolti tempo prima su un’altra spiaggia in cui si erano accampati. Il ragazzo maledisse un asciugamano che stava cadendo, risistemandolo alla bell’e meglio. Fortuna che a lui la vita un po’ sregolata, scomoda, così all’avventura piaceva, ma alcuni dei suoi amici, come Emily, Riki ed Elias non erano dello stesso parere. Per loro doveva essere veramente difficile adattarsi a vivere in quella maniera. Li ammirava molto per il loro coraggio e determinazione. Due ragazzi mattinieri passarono di fronte alla doccia improvvisata, fischiando. Ry gli fece il dito, riprendendo a strofinare il corpo con l’acqua, prima di asciugarsi col suo telo e vestirsi rapidamente. Prese i bastoni, gli asciugamani e li sistemò sul carretto già ingombro. “ La tua colazione, Ry“ Emily gli sorrise, dopo avergli passato il sacchetto contenente una vecchia brioche, tornando ad aiutare Luke e Riki a sistemare meglio la loro tenda sul carretto. Ryder avrebbe quasi voluto mangiare il più lentamente possibile, per far incavolare ancora di più quel rompi palle di Richard, ma alla fine si sbrigò e finalmente il gruppo abbandonò la spiaggia dirigendosi sulla strada; tutti si voltarono per un secondo ad osservare l’ennesimo luogo che avrebbe assorbito le loro orme, le loro parole, le loro risate e i loro sentimenti, portando un pezzo indelebile di quella combriccola dentro al mondo. Nonostante fossero appena le otto, l’aria era giù umida e secca, e riversava il suo calore soffocante attraverso l’asfalto bollente. Il vento del giorno prima si era assopito completamente, così che i ragazzi non avevano il ben che minimo refrigero che li aiutasse a sopportare il viaggio. Crissy si sventolò un paio di volte la mano di fronte al viso, tentando inutilmente di farsi aria; fortuna che poco prima di scappare di casa era andata a farsi tagliare i capelli color nocciola che ora le arrivavano alle spalle, lasciandole il collo più fresco. Le macchine sfrecciavano veloci a bordo strada, le ore passavano, rendendo la giornata sempre più calda. A mezzogiorno, Luke si rifiutò di proseguire oltre, convinse i suoi amici a sistemarsi sotto l’ombra dei pini e il vecchio pane secco venne distribuito come pranzo insieme a un po’ di prosciutto. Luke si sistemò i neri occhiali rettangolari che nascondevano i suoi cocchi chiari, osservando con sdegno il panino che Emily gli passò ( cominciava a non poterne più di quella dieta principalmente a base di panini: sebbene fosse magro come un chiodo, era un grande amante del cibo, per quanto avrebbe resistito mangiando sempre le stesse cose? ) Temperance prese le carte dal carretto e cominciarono a giocare, seduti scomodamente per terra a gambe incrociate. La ragazza si guardò intorno varie volte, invece che seguire realmente la partita, guardando il cielo limpido, infinito. Le fronde degli alberi. Le macchine che passavano, risplendendo al sole. I suoi amici che si litigavano le carte migliori. In quei momenti, seppure semplici e, forse, a volte, un po’ monotoni, lei si sentiva incredibilmente serena e soddisfatta. Sentiva di star vivendo realmente , di starsi godendo il breve tempo concesso per stare al mondo. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lei, non c’erano piani, ansie, preoccupazioni, certezze … Questo era il bello. Dopo la terza partita fallimentare, Ryder sistemò le sue carte nel mazzo, si sdraiò, appoggiando la testa alla gamba di Elias e, poco dopo, si addormentò, cullato dalle voci e dalle risate degli altri. Emily si sporse verso un cespuglio protetto dai rovi e, stando attenta a non graffiarsi, afferrò un paio di more per sé e per Luke. Non molto dopo, anche Riki ne ebbe abbastanza delle carte, si appoggiò con la testa al carretto e si appisolò, mormorando ogni tanto nel sonno. Quando le ore più calde del pomeriggio furono passate, sebbene l’afa non accennasse a diminuire più di tanto, i ragazzi ripresero il cammino, seguendo una lunga ciclabile che si districava tra piccole cittadine di mare invase dai turisti, a pochi chilometri di distanza le une dalle altre. Ogni tanto si avventuravano tra le vie o i sentieri che portavano al mare, osservando le ridenti casette che sembravano appoggiarsi le une alle altre, i bambini che ridevano nei parco giochi, i loro coetanei che fumavano davanti ai bar, o i gatti che si godevano il sole sui cofani e i tetti delle auto parcheggiate. Finché non arrivò la sera. Ormai erano abituati a camminare tutto il giorno, ma si rivelava sempre e comunque un’attività molto stancante. Così, non appena trovarono un buon punto dove montare la tenda ( almeno per quella notte ) si accasciarono per terra e non si mossero né parlarono per un po’, facendo girare una delle bottiglie d’acqua. Luke, Elias ed Andrew furono i primi a riprendersi, dovendosi quindi occupare di montare entrambe le tende, mentre gli altri iniziavano a tornare in vita e a sistemare il necessario per la cena. Ryder afferrò le bottiglie di birra e gin sepolte sotto le valigie e iniziarono a bere. “ Ditemi che abbiamo ancora l’erba per le canne, vi prego “, mormorò Luke affiancando il suo amico che scrutò nuovamente in mezzo alla marea di cose ammassate a caso una sopra l’altra. Ci frugò dentro a lungo prima di trovare il suo zaino, dove teneva il sacchetto con la scorta di erba. Sollevò il sacchetto davanti a sé corrugando la fronte. “ Siamo un po’ a secco, temo “, esclamò. Luke sbuffò, sistemandosi per la ventesima volta gli occhiali sul naso e passandosi una mano tra i folti capelli castani pettinati in un ingestibile ciuffo alto. “ Bé, io me ne faccio una lo stesso! “ Il ragazzo si sedette su una delle panchine lì vicino, guardandosi spesso intorno per controllare che nessuno lo notasse mentre arrotolava la cartina e armeggiava con l’accendino. “ Chi ne vuole? “ I ragazzi si ammassarono attorno alla panchina, dando ognuno un tiro prima di passarla agli altri; ogni tanto qualcuno scoppiava a ridere o tentava malamente di dire qualcosa combattendo contro la bocca che si faceva sempre più impastata. Elias nel frattempo si preoccupava di tenere d’occhio la frittata che cuoceva sul fornelletto da campeggio che usavano quando non si accampavano in spiaggia e non potevano fare il falò. Ryder lo raggiunse, abbracciandolo e appoggiando il mento alla sua spalla. “ Tu niente? “, domandò con aria leggermente persa e imbambolata. “ Sai come la penso su queste cose! “ “ Non c’è bisogno di incazzarsi “ “ Invece sì, Ry: abbiamo pochissimi soldi, quei pochissimi li rubiamo, davvero vi sembra il caso di sprecarli quasi tutti per alcol, fumo o quella fottuta droga? “ Ryder si scostò, guardandolo storto. “ Tu dovresti imparare a goderti di più la vita “ “ Come? Rovinandomi la salute con un po’ di erba o una bella sbronza? Sì, hai proprio ragione, quale modo migliore per godersi la vita? “ Ryder scosse la testa scostandosi la frangia dall’occhio sinistro e fissando Elias con rimprovero: lo amava, ma quando si comportava così lo avrebbe volentieri mandato al diavolo. Sempre a rompere le palle se gli altri facevano qualcosa che lui disapprovava o a trattare i suoi amici come se fossero drogati e alcolizzati irrecuperabili. Loro semplicemente sapevano divertirsi. “ Come ti pare! “, ringhiò, prima di spingerlo leggermente da parte. “ Va a riposarti, qua ci penso io “ Elias lo fulminò con lo sguardo, allontanandosi verso il porto. Là, sul lungo molo di pietra che si estendeva sul mare, si sedette, osservando l’acqua che oscillava lentamente, chiedendosi se quella fosse stata davvero la scelta giusta o se un mese prima fosse stato troppo accecato dall’amore per Ryder e dal desiderio di evadere per un po’ dalla sua maledetta routine o dalla sua famiglia per capire che in realtà si trattava di un piano pessimo: sì, era stufo di vivere ogni giorno uguale, di sentirsi pressato per via della scuola, del suo orientamento sessuale … ma ora si sentiva quasi fuori posto, perso senza quella routine, senza casa, senza niente in realtà, se non il vagabondaggio, i furti, le serate a bere o fumare, a ballare, a guardare il cielo, spensierato nel modo sbagliato. Certo, all’inizio poteva sembrare grandioso, eccitante ( lo era stato ), ma poi? Che sarebbe successo andando avanti per quel percorso che nemmeno sentiva suo? A lui neanche piacevano l’erba, l’alcol, la musica troppo alta … E poi che ne sarebbe stato di loro? Non avrebbero certo potuto continuare così per sempre. Prima o poi sarebbero dovuti tornare a casa, ma temeva che quando se ne sarebbero accorti non ci sarebbe più stata alcuna casa a cui tornare, nessun lavoro sicuro, nessun futuro. Questo lo terrorizzava più di ogni altra cosa. Sarebbero dovuti tornare ad una realtà completamente diversa, dove le cose non funzionavano in quel modo, dove potevi divertirti per qualche notte, ma la mattina dopo era necessario svegliarsi dal sonno. Loro non sarebbero stati pronti per questo: avevano voltato le spalle a quella realtà, loro si stavano intrappolando nel sogno. Davvero voleva fare quella fine che in seguito non avrebbe portato altro che sofferenza? Già si immaginava, anni e anni dopo, a consegnare il suo curriculum: ‘ Ho abbandonato la scuola a sedici anni per andare a bighellonare, bere e drogarmi coi miei amici, vivendo in una tenda e rubando portafogli per comprarmi l’erba, un po’ di cibo e il minimo indispensabile per l’igiene personale. Ma sono certo che queste mie referenze, senza alcun tipo di diploma o conseguimento di studi, mi permetteranno di ottenere un lavoro dignitoso e ben pagato, col quale aspirare ad una grande carriera. Del resto sono diventato imbattibile nel farmi la doccia dentro una bacinella, a montare tende o arrotolare cartine per le canne … ‘ Scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli. Scorse un’ombra al suo fianco e Tempe si sedette lì accanto, mettendosi anche lei ad osservare il mare, respirandone l’odore salmastro. “ Quale è il problema? “ I suoi occhi scuri erano vacui e arrossati, ed Elias dovette sforzarsi molto per non fare commenti al riguardo. Sollevò invece le spalle, rimanendo in silenzio: anche se Temperance era la sua migliore amica dai tempi dell’asilo, sapeva perfettamente che avevano visioni completamente diverse della vita o di come andasse vissuta. Se le avesse spiegato le ragioni del suo turbamento, a lei come a Ryder o a uno qualunque dei suoi amici, di certo non avrebbe capito, rimproverandolo per la sua incapacità di lasciarsi andare, di godersi quelli che erano i piaceri dell’adolescenza e di commettere quelle cazzate che tutti compiono almeno una volta, scoprendo che, forse, non sono poi così male come si pensava. “ Stanco? “, insistette Temperance, anche se conosceva fin troppo bene Elias per non rendersi conto che c’era sotto qualcosa di più della stanchezza. “ Sì “, rispose lui prima di alzarsi, pulendosi i pantaloni di jeans che gli arrivavano al ginocchio. “ Andiamo a mangiare “ L’aiutò ad alzarsi e tornarono dagli altri che si stavano dividendo la frittata in parti presso che uguali. Si trovavano vicino ad una delle numerose pinete della zona, perciò la strada trafficata era distante e i lampioni scarseggiavano, così che era possibile scorgere nitidamente tutte le stelle che iniziarono a punteggiare il cielo. Crissy piegò la testa all’indietro. “ Dov’è il grande carro? “ Riki le si accostò ulteriormente, baciandole una guancia, contemplando il cielo con lei, indicandole le varie costellazioni, intanto che la ragazza seguiva la punta del suo dito sorridendo. Elias si chiese perché lui non era più in grado di godersi tutto questo. Mangiarono chiacchierando e continuando a passarsi la birra e il gin, a cui seguì la vodka e poi le ultime gocce di limoncello. Dopo la cena, Ryder si mise a suonare, come sempre, intanto che Emily cantava, bloccandosi di tanto in tanto per ridere senza motivo, mentre gli altri ballavano o cercavano di eseguire ruote mal riuscite sul terreno erboso o leggermente sabbioso. In lontananza si sentiva la vita notturna della cittadina che iniziava. A mezzanotte, intanto che alcuni si erano un po’ calmati ed erano occupati a giocare svogliatamente a carte, altri a rincorrersi urlando fra gli alberi, un gruppo di ragazzi palesemente sbronzi passò davanti alle loro tende. Uno dei ragazzi cadde quasi addosso a Riki che stava cercando di combattere il rincoglionimento dovuto all’alcol, per scegliere la carta migliore ( peccato che le carte sembravano oscillare continuamente davanti a lui ) Una ragazza si buttò sul ragazzo che era appena caduto ed entrambi si misero a ridere, coi loro amici che urlavano frasi incomprensibili. “ Ehi, voi, c’è una … “ La ragazza scoppiò di nuovo a ridere, il ragazzo prese a giocare coi suoi capelli. “ C’è … una festa … in spiaggia “ Altro scoppio di risa. “ Venite, dai! “ I ragazzi si scambiarono un’occhiata e in un attimo si misero a seguire quelli sconosciuti. “ Elias, vieni! “ “ No, grazie dell’offerta. Rimarrò a guardia delle tende “ “ Non puoi stare qui da solo “ Elias guardò le numerose bottiglie che avevano in mano quei tipi e gli sguardi avidi che i suoi amici vi stavano posando sopra ( come se non avessero già bevuto abbastanza ). A fine serata lui sarebbe stato l’unico sobrio in mezzo a un branco di ubriachi pronti a passare la notte immersi nel fumo, nella sbronza e nella musica, non gli sembrava una situazione particolarmente divertente. Sollevò le spalle, iniziando a sistemare il fornelletto e i piatti da lavare. Poco dopo rimase da solo nella semi oscurità, ad ascoltare il ritmo lontano di una canzone commerciale e le urla di qualcun altro fuori di testa. Sospirò, osservando le alte e scure sagome dei pini che incombevano alle sue spalle. Ryder, nel frattempo, continuava a voltarsi indietro, tentato di abbandonare la baldoria per una volta e di stare accanto al suo ragazzo. Ma ogni volta che questo pensiero attraversava la sua mente, un nuovo sorso di alcol lo spazzava via; i ragazzi che avevano incontrato erano già talmente fuori da non accorgersi nemmeno di star condividendo con loro il gin e la vodka rimasti nelle bottiglie. Temperance lo tirò per un braccio. “ Smettila! “, gli gridò vedendolo girarsi per l’ennesima volta. Gli passò dell’altro gin. “ Lascialo nel suo brodo “ Ryder mandò giù un altro sorso e alla fine decise che era meglio dar retta a Tempe, le almeno si sapeva divertire.
   
 
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