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Autore: sorridopernullawow    14/09/2016    1 recensioni
Sequel di |Belthil|.
Dopo la battaglia, niente è più come prima. Belthil comincia a perdere perfino se stessa pur di ritrovare Calen, l'Elfo che ama. Ma qualcosa di inaspettato le farà aprire gli occhi dal buio di solitudine in cui si era rifugiata.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode'
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CONSIGLIO PER LA LETTURA : “Who you are” di Jessie J. 
Buna lettura! 
\\ 

Calen. 

No, non era veramente lui, non poteva esserlo. Come era possibile che non avessi mai percepito la sua presenza in Davoch?  I miei sensi mi aveva sempre suggerito che si trovasse a Nord, prigioniero nel ghiaccio, ma non appena avevo scorto il suo volto tutte le mie certezze era crollate. 

Era davvero lui che reggevo tra le braccia. 

Gli accarezzai il volto dolcemente, asciugando le mie lacrime cadute su di esso, osservando attentamente ogni suo singolo dettaglio. Sfiorai con le dita alcune cicatrici, in particolare una vicino all'occhio sinistro, poco sopra le sopracciglia. Le labbra carnose non era più morbide e rosee, ma ruvide e rosse come il sangue. Le sua pelle era fredda come il ghiaccio. 

Ma ciò che era cambiato maggiormente era lo sguardo. 

Quegli inconfondibili occhi color nocciola chiaro dalle sfumature dorate erano stati inghiottiti dalle tenebre, rendendoli neri come la pece, come gli occhi di un demone. 

Cosa gli avevano fatto? 

Più i minuti passavano e più mi domandavo chi fosse realmente la persona davanti a me. Sapevo che era Calen, ma era talmente cambiato che a stento riuscivo a riconoscerlo. Sentivo che il nostro legame iniziava a sgretolarsi, come un muro sul quale iniziavano a comparire delle profonde crepe.

Nuove tremende consapevolezze si facevano largo nella mia mente, ma una in particolare mi tormentava nel profondo. Davoch era conosciuto come un assassino spietato, aveva massacrato interi villaggi e spento centinaia di vite, compresa quella di Earinë. Le sue mani erano sporche di sangue innocente, ma la sua anima era davvero perduta nell’oscurità? 

Era chiaro che non mi aveva mai riconosciuta, e ciò mi fece pensare che fosse sotto un oscuro incantesimo, tanto potente da annebbiargli la mente e fargli fare qualsiasi cosa, perfino uccidere a sangue freddo. Ed una sola persona aveva le capacità di farlo. 

Sauron. 

Mi aveva mentito, ancora una volta. Mi aveva dato una falsa speranza, alla quale mi ero aggrappata con tutte le mie forze, e l’aveva utilizzata come ricatto per il quale avrei dovuto pagare un caro prezzo. Aveva fomentato volontariamente il mio odio verso Davoch, sapendo che non ero in grado di riconoscere la sua vera identità : voleva che arrivassi ad uccidere Calen con le mie stesse mani, voleva distruggermi dall’interno, dal cuore. 

Ma anche se non lo avevo ucciso, rimaneva lo stesso il dolore ed il senso di colpa: Sauron lo aveva reso un suo burattino a causa del nostro legame. 

Eppure anche se reggevo Calen tra le mie braccia sentivo che non era ancora al sicuro; e fu in quel momento che sentii Thranduil alle mie spalle. 

La promessa che gli avevo fatto quello stesso giorno mi colpì come uno schiaffo in pieno volto. Io avrei dovuto catturare Davoch e Thranduil lo avrebbe ucciso per dare giustizia ad Earinë, ma adesso le cose erano cambiate: non gli avrei permesso di fare del male a Calen. Sentii la sua voce che mi chiamava, ma non mi voltai per paura di incrociare il suo sguardo. Thranduil si avvicinò lentamente, per poi inginocchiarsi accanto a me. Percepii chiaramente il suo respiro interrompersi per qualche secondo, probabilmente neanche lui credeva ai propri occhi. 

Se quello era davvero un sogno, avrei voluto svegliarmi e trovare Calen al mio fianco, come se nulla fosse accaduto.  Ma la realtà era quella che stringevo tra le dita. 

Trovai il coraggio di guardare Thranduil. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione, ma sapevo dal suo sguardo che non era così: stava trattenendo il suo rancore, ma soprattutto il dolore per aver scoperto la vera identità dell’assassino di sua moglie. 

Improvvisamente vidi Thranduil impugnare un pugnale e avvicinare la lama al corpo esanime di Calen.

-Che cosa stai facendo?!- gridai afferrandogli la mano. 

-Dammi una sola valida ragione per cui io non dovrei ucciderlo in questo istante.- disse quasi sussurrando. 

-Perché è Calen, non lo vedi?! 

-Non mi basta … 

-Perché … perché io lo amo. 

Per un istante Thranduil cambiò espressione, come se le mie parole lo avessero scosso nel profondo,  ma subito dopo ritornò ad essere freddo e pieno di rancore. 

-Come puoi amare un essere così spregevole? Lui non è Calen, Belthil, non è più l’Elfo di cui ti sei innamorata. Lui è un mostro, un assassino, un fedele servo del Male. 

-E tu come fai ad esserne così certo? Forse per Calen esiste una speranza di tornare com’era, di non essere più Davoch. So per certo che Calen non avrebbe mai ucciso così tanti innocenti, a meno che non sia stato costretto da qualche oscuro incantesimo. E gli incantesimi possono essere sciolti. 

-Ma non tutti.- fece una breve pausa, forse per riprendere il controllo -Ascoltami Belthil, se potessi farlo tornare com’era lo farei anche adesso pur di renderti di nuovo felice, ma purtroppo non sempre si può tornare indietro … 

-Però alcuni nella Terra di Mezzo potrebbero avere la capacità di sciogliere questo incantesimo. Ti prego, anzi ti imploro, lascia che gli Istari facciano almeno un tentativo, ma se non dovessero riuscirci … -non riuscii a completare la frase. 

-Io ucciderò Calen. 

Calò un pesante silenzio. Thranduil era intenzionato ad andare fino in fondo, ma io lo ero davvero? Gli avrei davvero permesso di ucciderlo anche se non era più veramente Calen? 

-Ti offro quaranta giorni di tempo per trovare una soluzione. Nel frattempo Calen dovrà rimanere nelle mie prigioni, sorvegliato giorno e notte e legato alle catene per sventare ogni pericolo di fuga. Solo gli Stregoni potranno entrare nella cella, nessun altro. Ma all’alba del quarantunesimo giorno, se non sarà ritornato com’era, lo giustizierò davanti a tutto il mio popolo. Queste sono le mie condizioni. -disse infine Thranduil alzandosi in piedi. 

Accettai le sue condizioni, quale altra scelta avevo? 

-Mi dispiace Belthil … - sussurrò dolcemente cercando di darmi del conforto, ma senza riuscirci poiché le lacrime cominciarono a rigarmi le guance.  -Vi lascio qualche momento da soli, poi manderò le mie guardie a prenderlo. 

Eravamo di nuovo soli, io e Calen. 

Mi sentii il cuore pesante, non riuscivo a rimanere seduta. Mi distesi accanto a lui, in modo che il mio viso fosse di fronte al suo. Appoggiai la mia fronte sulla sua, accarezzandogli le guance.

Volevo gridare, gridare tutto ciò che provavo, gridare il mio dolore. 

Ma dalla mia gola non riuscivo ad emettere alcun suono. 

Lo abbracciai impulsivamente, volevo sfruttare ogni secondo per stare accanto a Calen prima che lo imprigionassero. Sentii i battiti del suo cuore, i suoi lenti sospiri, il freddo torpore che emanava. 

Da lontano sentii i soldati cominciare ad avvicinarsi, ci rimanevano solamente pochi minuti. 

-Melin le. * 

Furono le uniche parole che riuscii a sussurrargli all’orecchio, le parole che non avevo mai avuto il coraggio di dirgli. 

Lo strinsi forte a me, non volevo lasciarlo andare. 
Ma dovevo farlo. 

*Ti amo. 

   
 
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