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Autore: Echocide    15/09/2016    5 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes]
Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario in cui sono sballottati...
Ma Parigi non è mai tranquilla e una nuova minaccia giunge dal passato, assieme a una persona che sembrava persa per sempre.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 2
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.385 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua, con un nuovo capitolo di Miraculous Heroes 2 e...che dirvi? Ah! piccola informazione (di cui non v'interessa, ma io ve la dico lo stesso): i nomi dei professori del IFM, l'istituto di moda dove va Marinette, non sono inventati ma sono quelli dei professori che lavorano effettivamente lì. E niente, poi non ho altro da dirvi a meno che non volete informazioni dettagliate sui corsi di laurea dei nostri miracolati (giuro, non avete idea di quanto sono complicati i siti delle facoltà di Parigi, penso di essere impazzita nel cercare le offerte formative...ed io che mi lamento di quello della mia!)
Ok, per oggi la smetto di darvi il tormento con queste notiziole random e vi lascio al capitolo.
Ma prima...
Beh, lo sapete anche voi cosa c'è adesso: GRAZIE (sì, scritto tutto in maiuscolo!) GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Grazie a tutti voi che leggete, commentate, inserite la/e mia/e storia/e nelle vostre liste e la consigliate ad amici e parenti.
Grazie tantissimo!



Sophie osservò l’uomo che stava pattugliando il corridoio, ritornando poi nel suo nascondiglio: erano passate parecchie ore da quando era fuggita dalla sua cella, eppure si trovava ancora in territorio nemico; si appiattì contro il muro, inspirando profondamente e sperando che il proprio corpo ricordasse ancora le tecniche di combattimento che aveva appreso tempo addietro.
Socchiuse gli occhi, attendendo che il soldato si avvicinasse alla sua tana, poi sgusciò alle sue spalle e lo colpì con il taglio della mano sulla nuca, vedendolo crollare a terra; si guardò attorno, sperando che non ci fosse nessun’altro e, con molta fatica, trascinò l’uomo all’interno della piccola alcova che l’aveva ospitata fino a quel momento.
Sbuffò, togliendo i vestiti alla sua vittima svenuta e, velocemente, si spogliò, indossando la tuta mimetica scura e gli scarponi; si arrotolò la lunga capigliatura bionda, nascondendola all’interno del passamontagna, che era in dotazione con l’equipaggiamento bellico: si portò la maglina sopra il volto e sperò che quello bastasse per farla mimetizzare assieme alle altre guardie di Maus. Sistemò la pistola nella fondina e appese il fucile alla spalla: «Bene.» sentenziò, dando un’ultima occhiata all’uomo svenuto e abbozzando un sorriso: «Grazie mille, eh!»
Scivolò nel corridoio, dando una veloce occhiata dietro di sé, iniziando a marciare sicura di sé. nonostante non sapesse assolutamente dove andare; arrivò all’intersezione con un altro corridoio e, guardando sia a destra che a sinistra, si trovò indecisa su che direzione prendere, poi un ordine urlato la fece decidere e svoltò a sinistra.
Seguendo voci e rumori, raggiunse velocemente l’esterno e rimase basita da ciò che trovò: la base di Maus si trovava circondata da…
Montagne.
Montagne altissime.
Sophie rabbrividì, osservando la neve adagiata per terra e alzando poi lo sguardo verso il cielo plumbeo, trovando l’enorme versante del massiccio: Maus aveva detto di essere in Tibet.
Ok. Ma quale parte del Tibet?
«Ehi tu!» abbaiò una guardia verso di lei, facendola trasalire: «Sei uno dei nuovi, vero? Il dottore continua a portare qua novellini e poi se ne va...» l’uomo si fermò davanti a lei, scuotendo la testa: «Scommetto che non parli nemmeno la nostra lingua.» sospirò, fissandola e poi indicando il furgone poco lontano: «Tu andare con altri. Andare giù a fare rifornimento. Andare e fare rifornimento. Capito?»
Come servire la libertà su un piatto dorato e contornato di patitine fritte.
Sorrise, mettendosi sull’attenti e. annuendo con il capo, corse poi verso il mezzo che le era stato indicato, saltando a bordo.
Ok, aveva perso il volo sulla Maus Airline, ma poteva sempre trovare il modo di tornare in Francia da sola, no?


Adrien aprì le palpebre, osservando stranito la stanza in cui era: la conosceva perfettamente, dato che era la camera di Marinette, solo non capiva come mai fosse inondata di luce; si mise a sedere nel letto, guardandosi intorno con fare assonnato: «Se ti stai chiedendo perché siamo ancora qui…» dichiarò Plagg, fluttuando davanti al volto: «…è perché qualcuno si è addormentato e ronfava anche della grossa.»
«Dov’è Marinette?»
«Di sotto. Sta facendo colazione.» dichiarò Tikki, affiancando il kwami scuro e sorridendogli: «Ha detto che ti porterà un croissant.»
«Ottimo!» sentenziò Adrien, scostando le lenzuola e gettando le gambe fuori dal letto, guardandosi attorno alla ricerca dei suoi vestiti.
«Oh. Tu e il tuo vizio di girare nudo.» sbuffò Plagg, volando nel piano inferiore della camera e afferrando l’intimo e gli indumenti del giovane: «Tieni. Vestiti, prima che io voglia suicidarmi per colpa di quello che ho visto.»
«Sai, Plagg, le ragazze di Parigi farebbero carte false per avere un simile spettacolo.» dichiarò Adrien, infilandosi i boxer e tirandoli su: «Tu che dici Tikki? Sei una signorina, quindi esprimi liberamente il tuo parere.»
«Beh, Plagg bisogna ammettere che Adrien è quello che di solito si dice bel vedere.» mormorò la kwami, fluttuando al giovane e sorridendo divertita di fronte allo sguardo sconvolto dello spiritello nero: «Cosa ho detto?»
«Tu! Traditrice!»
Adrien sorrise, ascoltando i due kwami iniziando a litigare e finì di vestirsi, dando un’occhiata alla camera e respirando a pieni polmoni l’aria che sapeva di Marinette; scese le scalette del soppalco, sedendosi alla scrivania della ragazza e guardandosi intorno: raramente era solo in quella camera e, altrettanto sporadicamente, aveva dato un’occhiata approfondita a quelle quattro mura.
Le tinte rosa, la mobilia, tutto gli ricordava il carattere di Marinette.
Poggiò un gomito contro la scrivania, prendendo uno dei blocchi da disegno, impilati ordinatamente accanto al monitor del pc, e sfogliò distrattamente le pagine, sorridendo di fronte ad alcuni schizzi di abiti: «Visto qualcosa che t’interessa?» gli domandò la voce di Marinette alle spalle; il ragazzo sobbalzò, girandosi sulla sedia e osservando la mora in piedi e con un sorriso sulle labbra: «Scusa, sono riuscita a prenderne solo uno.» dichiarò, passandogli una brioche e una salviettina di carta.
«Questo vestito da…» si fermò, picchiettando il dito sulla bozza: «…strega, penso.»
Marinette si allungò, studiando l’abito della tonalità blu notte e arancio: «Ah! Quello!»
«Non è male.»
«L’ho disegnato mentre Sarah mi parlava dell’ultimo Halloween che ha passato in America.»
Adrien annuì, tornando a fissare il disegno e addentando il croissant: «Secondo te le manca casa?» domandò, poggiando la testa indietro e sorridendo, quando sentì Marinette abbracciarlo: «Insomma, è qui da sola. Ok, ha Rafael e adesso c’è anche Alex, ma…»
«Sarebbe strano se non le mancasse.» mormorò Marinette, baciandogli il collo: «Lila aveva proposto di fare una festicciola di Halloween a fine mese, invitare un po’ tutti quelli che andavano alla Dupont, solo che fra l’inizio dei corsi e tutto…beh, non ne abbiamo più parlato.»
«Sarebbe un’idea interessante.» dichiarò Adrien, annuendo e indicando: «E pretendo di vederti vestita così.»
«Pretendi? Ma ti ho detto…»
«Dopo ne parlo con Rafael. Magari possiamo fare qualcosa al Cigale.» Adrien si alzò in piedi, poggiandosi con i fianchi alla scrivania e annuendo fra sé: «Mh. Pensiamo cosa può fare coppia con una streghetta?»
«Un gatto nero?»
«Ah. Ah. Spiritosa.»


Lila sbadigliò, entrando nella cucina dell’appartamento e notando Wei completamente assorto nella lettura: «Buongiorno.» mormorò, sedendosi davanti a lui e reprimendo un gemito alla vista della copertina: «Vooxi ti ha plagiato.»
«E’ una storia carina.» dichiarò il cinese, chiudendo il primo volume di Harry Potter e posandolo sul tavolo: «Poi è molto buona per migliorare il mio francese.»
«Lo stai già parlando bene.» sentenziò Lila, voltandosi indietro e osservando la moka già pronta sul fornello: «Wei, sei da sposare.»
«Facciamo un matrimonio doppio con Adrien e Marinette quando lo faranno?»
«Il micetto mi ucciderebbe, nel caso.»


Rafael sbadigliò, svogliando distratto il libro di Storia dell’economia in attesa che il professore entrasse in classe: «Sto iniziando a capire Lila e la sua fissa per il caffè.» bofonchiò, mentre Flaffy faceva capolino dalla felpa: «Per poi ricordarmi che io non posso berlo.»
«Questo succede a fare il cavaliere, Rafael.»
«Non potevo lasciare che Sarah andasse a giro per Parigi. Da sola. Di notte.»
Flaffy sorrise, fissando fiero il suo umano: «Sono sempre più orgoglioso di te.» dichiarò, tornando nel suo nascondiglio per poi uscire un secondo dopo: «E Sarah mi piace. Tanto. E’ in gamba e forte, mica come quelle che ti facevi fino a qualche tempo fa.»
«Ho la tua approvazione?»
«E’ quella giusta, amico.» dichiarò Flaffy, tornando poi al sicuro nella felpa del ragazzo, mentre Rafael alzò lo sguardo, in tempo per vedere Adrien entrare di corsa nell’aula e sedersi accanto a lui.
«Le Cigale. Halloween.» boccheggiò il biondo, posando lo zaino e inspirando profondamente.
«E’ una sfida? Della serie: troviamoci al Cigale per Halloween e…»
«Perché continuo a sperare che tu usi i due neuroni che hai, eh pennuto?»
«Perché continuo a sperare che tu sia meno egocentrico, eh Perfettino?»
Adrien sbuffò, prendendo i libri della lezione e posandoli davanti a sé: «Marinette e la volpe vorrebbero fare una festicciola per Halloween per Sarah, dato che è qui, lontana da casa sua…»
«Capito. E pensavi di farla al Cigale?»
«E’ possibile?»
«Penso di sì, basterebbe parlare con Alain.» mormorò Rafael, annuendo con la testa: «Ma pensi sia il momento giusto per farlo? Con quello che ci ha detto ieri Alex e tutto…»
«Se ho imparato una cosa, nella mia carriera di supereroe, è che non c’è mai un momento giusto.» decretò Adrien, sorridendo: «Quindi tanto vale farla e…»
«E…»
«E io devo vedere Marinette con quel vestito da strega.»
«Ecco il vero motivo per cui vuoi fare la festa.»
«Non rompere.»


Marinette sorrise, vedendo Nathanael già seduto in aula e velocemente lo raggiunse: «Buongiorno!» esclamò, sedendosi nel posto accanto a quello del ragazzo e osservandolo voltarsi e studiarla: «Era già occupato forse?»
«No. No. Tutto tuo, Marinette.» biascicò il rosso, chinando lo sguardo e sorridendo: «Sei pronta al primo giorno?»
«No. E tu?»
«Nemmeno io.» sentenziò Nathanael, zittendosi all’entrata in classe della professoressa.
Marinette si voltò anche lei, osservando la donna prendere posto alla cattedra e sorridere a tutti: «Buongiorno a tutti, io sono Sylvie Burlot.» si presentò, prendendo il proprio laptop dalla borsa e posandolo sul tavolo: «E non sono qui per insegnarvi, ma per vedere chi fra di voi ha quella creatività adatta a diventare qualcuno in questo settore; alla fine del mio corso voi avrete una vostra collezione, ognuna composta da sessanta modelli ciascuno – per quanto riguarda il corso di abbigliamento – e di più di venticinque accessori, per il corso di oggettistica.» si fermò, facendo vagare lo sguardo sulla classe e sorridendo: «Gran parte del vostro lavoro, del vostro futuro lavoro, si baserà sulla collaborazione, quindi…» Sylvie sorrise, allargando le braccia: «Miei giovani virgulti, vi conviene fin da ora trovare dei partner in questa avventura.»
«Vuoi essere il mio partner?» domandò Marinette, voltandosi verso Nathanael e sorridendo: «In memoria dei vecchi tempi della Dupont.»
«Ci sto.»


Sarah sorrise al messaggio di Marinette, scuotendo il capo e digitando velocemente la risposta: sessanta modelli? In pratica ti farai il guardaroba per questo corso ;)
In pratica sì. A te come sta andando?
Sto aspettando l’arrivo del professore di archeologia pre e protopreistorica.
Sembra roba interessante.
E’ solo il nome di un corso dove ti faranno vedere dei sassi. Tanti sassi. Ah, è arrivato.
Sarah infilò il cellulare in borsa, sorridendo a Mikko che dormiva tranquillamente e osservò l’uomo che si stava mettendo dietro la cattedra: aveva un che di familiare con i capelli mori spettinati e lo sguardo allegro, anche se non capiva dove avesse già visto quell’uomo: «Buongiorno a tutti.» li salutò il professore, passandosi una mano fra i capelli e sistemandosi poi gli occhiali: «Il mio nome è Emile Fabre.»
Fabre.
Fabre.
Il cognome di Rafael era Fabre.
L’americana aprì velocemente la borsa e afferrò il cellulare, svegliando la kwami che la fissò confusa, mandando poi velocemente un messaggio al suo ragazzo.


Come si chiama tuo padre?
«Ma cosa…?»
«Problemi?» domandò Adrien, annotando le ultime parole del professore e voltandosi verso l’amico.
«No. E’ Sarah.» mormorò Rafael, scuotendo il capo e digitando velocemente la risposta, posando poi il cellulare vicino al libro e attendendo una risposta da parte della ragazza; poco dopo l’apparecchio vibrò e Rafael lo prese immediatamente, aprendo velocemente il messaggio.
Forse tuo padre è un mio insegnante: si chiama esattamente come lui.
«Cosa?»
«Ripeto: problemi?»
«Non è possibile.»
«Ma cosa?»
«Sarah dice che mio padre è un suo insegnante. Ma è da qualche parte a giro per il mondo, da quel che so.»
«Omonimia, forse?»
«Può essere.»


A casa sono solo, quindi non può essere lui. Magari è uno che si chiama nello stesso modo.
Sarah rilesse l’ultimo messaggio di Rafael, osservando il professore che stava parlando di quello che avrebbe affrontato nel suo corso.
Sì, sicuramente era come aveva detto il ragazzo.
Chi meglio di lui poteva sapere qualcosa riguardo al padre? Anche se, da come parlava, Rafael non sapeva mai esattamente dove fosse.
Con un sospiro, Sarah mise nuovamente il cellulare in borsa, abbozzando un sorriso a mo’ di scusa a Mikko e iniziando poi a seguire attentamente la lezione.
Anche se…
Anche se…
Anche se non poteva negare la somiglianza che c’era fra il suo ragazzo e l’uomo che stava illustrando il programma del corso.


Mi sto annoiando, gattaccio.
Senti, volpe, io sarei a lezione.
Ed io mi annoio. Ho un buco di un’ora e non so che fare.
Rompi le scatole al tuo uomo, scusa.
Wei al momento sta lavorando.
Sarah?
Lezione. Non mi risponde. E anche la tua fidanzatina non mi risponde.
Rompile al pennuto. E’ qui accanto a me e non sta facendo niente.
Anche tu non fai niente, se mi rispondi.
Muori, volpe.
Lila ridacchiò alla risposta di Adrien e picchiettò le dita sul cellulare, aprendo la conversazione con Rafael e iniziando a disturbare anche lui.
Piumino, il gattaccio mi ha detto di dare noia a te.
Lila. Ma non puoi chiamare Wei? Sono a lezione, sai?
L’italiana ridacchiò, posando il cellulare sulle gambe e attendendo: conosceva molto bene i due galletti e…
Sorrise, quando sentì il cellulare vibrare: «Sì?» domandò, rispondendo alla chiamata e sentendo un sospiro dall’altro lato.
«Mi sono arrivati messaggi disperati di Rafael e Adrien, sai?» le domandò Wei con la voce affannata.
«Cosa stai facendo?»
«Sto sistemando il nuovo carico di Mercier…»
«E allora come…»
«Mercier mi ha gentilmente prestato il suo auricolare blue…blue…come si dice?»
«Bluetooth?»
«Esattamente.» assentì Wei, facendola sorridere: «Così posso parlare e tu lasci in pace quei due poveracci. Ti rendi conto che anche Mercier ha avuto pietà di loro?»
«Come si può avere pietà di un gattaccio e di un piumino?»
«Non lo so, dimmelo tu.» dichiarò il giovane cinese, facendola sorridere: «Devo parlare con il maestro, la prossima volta: come può aver dato un Miraculous a una persona così dispettosa e infantile?»
«Ehi! Quando voglio so essere seria e affidabile.»
«Lila…»
«Sono quei due che tirano fuori il peggio di me.»
«Lila…» sospirò Wei e la ragazza fu quasi certa di vederlo, mentre scuoteva il capo e sorrideva: «La prossima volta che hai un’ora di buco, chiama me senza dar noia a Rafael e Adrien, ok?»
«D’accordo.»
«Brava ragazza.»


Maus osservò la città francese dove presto sarebbe atterrato, sorridendo: erano passati anni dall’ultima volta che era stato a Parigi, da quando aveva terrorizzato la capitale francese con le sue invenzioni: «Parigi.» mormorò, carezzando il vetro e ridacchiando: «Presto, mia cara città, tu conoscere terrore di mio nome, ja. E anche nuovi eroi. Ja, ja.»

   
 
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