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Autore: S h a d o w h u n t e r _    15/09/2016    8 recensioni
AU // Malec //
Pazzo, ecco come si definiva, un folle.
Si guardò la mano sporca di sangue secco, emettendo quello che alle sue orecchie giunse come uno strano verso strozzato.
Quel sangue non era affatto il suo, lo sapeva bene, ma era proprio quello il problema.
[...]
Alec non era mai stato il tipo di persona che si faceva coinvolgere, soprattutto in quel genere di situazioni, ma di fronte a quegli occhi verdi, non aveva avuto alternative.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo #5


« Ehi ragazzi, venite a vedere! C'è lo smidollato! Che fai femminuccia, ti nascondi? » sentì gridare a gran voce, a poca distanza da lui.

Ti prego no, non di nuovo.
Alec era seduto su un vecchio muretto scalcinato nella zona più remota del cortile, scelto intenzionalmente affinché quel gruppo di imbecilli non lo notasse, lasciandolo in pace una volta tanto.
Peccato che, a quanto pareva, la sua brillante strategia avesse fallito miseramente.
Oramai erano settimane che Carl - il tipico bulletto senza cervello della scuola - e i suoi patetici amici lo avevano preso di mira.
Data la sua propensione a non spiccicare parola con anima viva e i suoi modi da irreprensibile bravo ragazzo, Alec era la preda perfetta per battute e prese in giro della più vasta specie.
Solitamente aspettavano momenti come quello, in cui Jace o Izzy - i suoi fratelli, nonché gli unici amici che aveva lì dentro - lo lasciavano da solo per qualsivoglia motivo.
E in un certo senso era decisamente meglio così: li conosceva abbastanza da sapere che avrebbero impiegato soltanto pochi minuti per spingere quei presuntuosi a fuggire in lacrime e con la coda tra le gambe; quando volevano, sapevano essere davvero tremendi.
Proprio per questo motivo aveva accuratamente evitato di fare loro menzione di quella faccenda.
Contrariamente a quanto potevano pensare quei bulletti, infatti, Alec non aveva alcun bisogno di essere difeso né tantomeno di far intervenire qualcuno in suo soccorso.
Essendo molto più alto, decisamente più forte e cresciuto con un padre come il suo, sarebbe stato capace di stenderli senza battere ciglio se solo si fossero spinti troppo oltre.
Semplicemente lo infastidiva stare a sentire le loro idiozie, tanto più che poi era troppo buono per rispondere come avrebbe dovuto fare.
« Guardate che faccia! Che c'è bambinetta, stai per piangere? Vuoi correre a farti consolare da mammina? » tornò all'attacco l'altro, avvicinandosi sempre di più ad Alec.
Quest'ultimo alzò a malapena lo sguardo; l'ultima cosa che aveva intenzione di fare era dargli corda, rendendo tutta quella sceneggiata ancora più lunga.
« Intendi dire come ho visto fare a te ieri? Sai credo di aver registrato perfino un video. Non sai quanto mi sono divertito a vedere la tua faccia da fesso in quelle condizioni! E ti assicuro che se continui a girare da queste parti farò in modo che tutti se la ridano come ho fatto io. » esclamò in quel momento qualcuno alle sue spalle, con uno strano tono che poteva essere descritto come un mix tra il divertito e l'altezzoso.
Per un attimo, pensò che Jace avesse bidonato la ragazza che lo stava aspettando per pranzo, incappando per sbaglio in quel teatrino.
Poi però si rese conto che per quanto l'ironia fosse la stessa di cui da sempre suo fratello si vantava, il timbro di voce era decisamente diverso dal suo.
Voltò lentamente la testa in modo da riuscire a vedere il volto di chi aveva parlato, restando subito dopo basito: ad intervenire in suo "aiuto", era stato niente di meno che il mitico Magnus Bane.
Al contrario di Alec, di cui avevano memoria solo i professori in virtù della sua media impeccabile, Magnus era conosciuto da ogni singola persona presente all'interno dell'istituto.
Era il tipico ragazzo sicuro di sé sempre e comunque, che amava mettersi costantemente al centro dell'attenzione e che a volte riusciva ad essere talmente sfacciato da sfociare quasi nell'odioso.
Per non parlare poi di quanto fosse maledettamente bello: con quei capelli corvini, la pelle color caramello che faceva risaltare ancora di più il fisico tonico, e quei meravigliosi occhi verdi, di certo non era il tipo che passava inosservato.
Ancora troppo scioccato per reagire lo vide accomodarsi accanto a lui, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
« Non ci è voluto poi molto a farli fuggire, no? » gli disse immediatamente dopo, rivolgendogli un sorriso smagliante.
Alec si guardò intorno confuso, notando così che dove fino a poco prima si trovavano quei ragazzi, adesso c'era solo ed esclusivamente il nulla.
Era davvero riuscito a scollarglieli di dosso con poche semplici paroline.
Il bello dell'essere famosi, commentò tra sé e sé.
« Sai, c'è solo una cosa che non capisco. Perché diavolo non gli hai tirato uno di quei calci rotanti alla Bruce Lee? Morivo dalla voglia di vedertelo fare. » gli domandò Magnus in tono lamentoso, guardando Alec come se si aspettasse davvero una risposta a quell'insensata domanda.
Il ragazzo batté le palpebre perplesso, continuando a pensare a cosa avrebbe dovuto rispondergli a quel punto.
L'altro, minimamente toccato da quel silenzio imbarazzato, continuò a sproloquiare gesticolando come un forsennato.
« Alexander Lightwood che se ne sta fermo senza sfoderare le sue micidiali mosse? Ma insomma, dico io, tu e i tuoi fratelli non dovreste essere delle macchine da guerra? Ah, questa falsa pubblicità! Prima o poi distruggerà il mondo! »
Alec, dopo essere rimasto per alcuni istanti a bocca aperta, riuscì finalmente a ritrovare l'uso della parola.
« Come fai tu a sapere il mio nome? E come conosci me e i miei fratelli? O meglio, Jace e Izzy sono abbastanza facili da individuare, ma io? Sono praticamente invisibile! » gli rispose, sinceramente colpito dalle parole uscite dalla bocca dell'altro.
Magnus scoppiò a ridere di gusto, guardandolo come se fosse pazzo.
« Ah Lightwood, come sei ingenuo. Credi davvero che in questo covo di pettegoli, nessuno parli dei figli del generale della British Army? » gli chiese, inarcando le sopracciglia e portandosi una mano al petto in una finta espressione sconvolta.
Alec sospirò pesantemente, passandosi una mano in mezzo ai capelli e continuando a guardare a terra.
« Beh, immagino che sia così. Ma ancora non capisco che cosa c'entri mio padre in tutto ciò. » gli rispose poco dopo, sforzandosi di intavolare una conversazione come una persona normale.
Considerando i suoi standard, quello lì era già una specie di record; tuttavia doveva di certo impegnarsi di più per non fare la figura dello stupido con uno come lui.
« C'entra perché sono sicuro che ti abbia addestrato a dovere, motivo per cui saresti stato più che capace di picchiarli senza dar loro nemmeno il tempo di reagire. Nonostante ciò non l'hai fatto, restando lì a farti insultare. Per quanto ci provi non capisco proprio il perché. » gli disse Magnus, studiandolo con palese interesse.
Alec lo guardò sorpreso: non erano in molti, quelli che si sarebbero presi la briga di fargli una simile domanda.
La maggior parte della gente, al posto suo, l'avrebbe bollato come un povero smidollato incapace di farsi valere, mollandolo lì subito dopo.
« Il fatto che io ne abbia le capacità non mi autorizza a far loro del male. Non mi importa se si divertono ad insultarmi, mi rifiuto di umiliare delle persone che sono incapaci di difendersi. » esordì in tono deciso, aspettandosi che l'altro gli scoppiasse a ridere in faccia o lo deridesse dopo un pensiero del genere.
Al contrario, Magnus lo stava guardando con un sorriso dolce stampato in volto, e Alec poté giurare di vedere un lampo di ammirazione passare nel suo sguardo.
« Questo ti rende una persona davvero molto speciale, fiorellino. » gli sussurrò il ragazzo, avvicinandosi in modo da tale da poterlo guardare negli occhi.
Alec rimase momentaneamente spiazzato dalla reazione dall'altro e dai suoi occhi che, visti da così poca distanza, erano di una tonalità di verde spettacolare, talmente intensa da non sembrare quasi vera.
Scosse la testa, cercando di riprendere il controllo dei suoi pensieri - che stavano vagando su sentieri decisamente pericolosi - e  rivolgendogli uno dei suoi migliori sorrisi.
« Non mi hai davvero chiamato fiorellino, vero? » gli chiese, fintamente inorridito.
Magnus scosse vigorosamente la testa, dimostrando tutto il suo dissenso.
« Assolutamente no. Deve essere stata un' allucinazione, fiorellino. Magari ti dovresti togliere da sotto questo sole. Sai, tanto per evitare che il tuo cervellino possa farti sentire cose strane. » rispose poi, con un sorrisino scaltro che contribuì ancora di più a dargli l'aria da birbante.
« Oh, per l'Angelo. Sarà proprio il caso correre ai ripari, non voglio mica retrocedere allo stadio di un ameba in agonia! » si finse sconvolto Alec, stando al gioco del ragazzo.
Magnus scoppiò a ridere allegramente, finendo col contagiare anche l'altro.
« Sai Alexander, tu mi sei davvero simpatico; e posso assicurarti che è una cosa difficile piacere ad una persona meravigliosamente scintillante come me. - esordì, una volta che ebbe ripreso fiato - Per cui, non hai altra scelta che sentirti onorato: da oggi in poi io e te saremo buoni amici. »


Purtroppo, però, non ne ebbero mai la possibilità.
Nel giro di pochissimo tempo infatti,  Magnus mutò completamente atteggiamento, diventando sempre più scostante e solitario, senza che nessuno riuscisse minimamente a capirne il perché.
Tutti coloro che provavano ad avvicinarsi a lui venivano scacciati senza tante cerimonie, e non fece eccezione neanche Alec, che non ebbe più modo di rivolgergli neanche una parola.
Passarono solo poche settimane prima che il ragazzo, oramai irriconoscibile tanto era divenuto cupo e rabbioso nei confronti di chiunque, lasciasse la scuola.
Alec cercò in tutti i modi di scoprire che ne era stato di lui, di capire cosa gli fosse successo, ma alla fine dovette rassegnarsi alla realtà: Magnus sembrava svanito nel nulla, e nonostante i suoi sforzi, non lo rivide più.
Almeno fino a qualche sera prima, quando lo aveva trovato privo di sensi in un vicolo con una ferita sanguinante alla spalla.
Aveva passato le ore successive in attesa che Magnus si svegliasse, cercando disperatamente di capire cosa avrebbe potuto dirgli.
Ma alla fine, tutte le sue preoccupazioni erano state vane: il ragazzo, non appena aperti gli occhi, gli aveva fatto subito ben intendere di non ricordarsi minimamente di lui.
Non che una cosa del genere fosse poi così assurda, anzi, sarebbe stato strano il contrario.
Alec gli era grato per la sua gentilezza e per essere stato in grado di farlo sentire apprezzato, sebbene per poco. Ed era stato proprio per questo motivo, almeno in parte, che si era intromesso in quello  scontro deciso a salvarlo.
Per Magnus, invece, quella conversazione risalente a molti anni addietro non doveva aver significato assolutamente niente, motivo per cui era più che comprensibile che si fosse dimenticato di lui.
O per lo meno era quello che Alec aveva creduto.
"Non stiamo parlando di Carl e dei bulletti della scuola".
Quella frase gridata da Magnus, durante il suo scontro con quei due energumeni, lo aveva lasciato letteralmente a bocca aperta.
Avrebbe quasi potuto pensare che si trattasse di un'assurda coincidenza o di un'allucinazione dovuta allo stress, se non fosse stato per la faccia scioccata dello stesso Magnus.
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, Alec lo aveva visto portarsi una mano alla bocca, evidentemente pentito di quello che aveva detto.
Come se si fosse lasciato scappare qualcosa che non avrebbe dovuto.
Ma se davvero si ricordava di lui e del loro incontro, che senso aveva mentire?
Gli aveva rivelato solo in seguito di come un certo Bane fosse ricercato dall'esercito, perché fingere fin dal principio di non conoscerlo?
L'unica spiegazione che gli venisse in mente era che stesse cercando di proteggerlo.
Alec si sforzò di scacciare quel pensiero: l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era farsi delle strane illusioni.
Riportò la sua attenzione sull'altro che continuava a studiare, con espressione estremamente concentrata, il contenuto della sua cassetta di pronto soccorso.
Lo vide disporre sul tavolo accanto a loro tutta una serie di garze e disinfettanti, che gli sarebbero stati utili per prendersi cura della ferita che Russ gli aveva lasciato in ricordo.
Fortunatamente era stato abbastanza veloce da riuscire a spostarsi, facendo sì che l'altro lo prendesse solo di striscio, o le conseguenze sarebbero state senz'altro più gravi.
Magnus gli fece cenno di togliersi la maglia in modo da potersi occupare senza intralci del taglio sul suo torace, senza accennare però a guardarlo o a spiccicare parola.
Alec iniziava quasi a preoccuparsi: un simile silenzio era davvero insolito per lui.
Dal momento in cui avevano rimesso piede in casa, - ancora affaticati dalla corsa rocambolesca fatta per scampare ad un altro scontro - Magnus, dopo avergli rivolto un'occhiata carica di preoccupazione per il sangue che gli imbrattava vistosamente la maglia, si era messo a frugare in giro alla ricerca del necessario, rifiutandosi categoricamente di aprire la bocca.
Il moro iniziava veramente a credere che fosse abbastanza alterato con lui per avergli mentito, anche se a conti fatti non poteva certo criticarlo sotto quel punto di vista.
« Questo ti farà un po' male. » esordì Magnus in quel momento, avvicinandogli dell'ovatta imbevuta di disinfettante sulla ferita.
Il moro trattenne un' imprecazione, imponendosi di ignorare il bruciore che sembrava sfiorargli ogni terminazione nervosa.
« Sai minimamente cosa stai facendo, principessa? » chiese ironicamente all'altro, non riuscendo ad evitare di sorridere di fronte all'occhiataccia che ricevette in risposta.
Con ancora addosso quegli assurdi vestiti che lo aveva costretto ad indossare per uscire senza essere riconosciuto, Magnus risultava tutt'altro che spaventoso; il potere dei figli dei fiori azzerava completamente ogni suo tentativo di essere minaccioso.
Almeno si era tolto quella parrucca orripilante - che sua sorella aveva utilizzato per una missione lasciandola poi nel suo armadio - e gli occhiali da sole che gli impedivano di ammirare quelle iridi verdi.
« Ma sì, mettiti pure a fare lo spiritoso. E' logico. Chi non lo farebbe dopo essersi quasi fatto ammazzare? » borbottò il ragazzo chiaramente piccato, cercando nel contempo di fare una fasciatura degna di questo nome.
Prima che Alec potesse replicare, l'altro lo interruppe, prendendo nuovamente la parola.
« Come ti senti? Hai altre ferite? » gli chiese palesemente preoccupato, lasciandolo a dir poco sorpreso da tutta quella premura nei suoi confronti.
Dopo alcuni attimi di esitazione scosse lentamente la testa, senza staccare gli occhi dal ragazzo.
« Sto benissimo, non è niente. E no, a parte quel taglio sono praticamente illeso. »
Magnus annuì accondiscendente, per poi alzarsi dalla sedia con un'espressione tutt'altro che rassicurante stampata in viso.
« Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente? Avrebbero potuto farti fuori! » si mise difatti a gridare a pieni polmoni subito dopo, rischiando seriamente di rompere un timpano al moro.
Quest'ultimo alzò le mani in segno di resa, mettendosi a sua volta in piedi per fronteggiare quel piccolo concentrato di furia.
Alla faccia dei figli dei fiori.
« Nel caso in cui tu non l'avessi notato, non ho avuto altra scelta! O volevi forse che me ne rimanessi immobile mentre ci facevano a pezzi entrambi? » replicò sarcasticamente, incrociando le braccia al petto e guardandolo dall'alto in basso.
Magnus lo trucidò con lo sguardo, puntandogli un dito contro con fare accusatore.
« Non provarci nemmeno, Alexander! Non era questo che volevo dire, lo sai benissimo! » esclamò poi, senza accennare minimamente ad abbassare il tono della voce.
Era una fortuna che Alec non avesse vicini, o si sarebbe senz'altro beccato una denuncia per disturbo della quiete pubblica.
« E cosa volevi dire, di grazia? Perché sembrava proprio che mi stessi accusando per essermi scontrato con quei due. » ribatté prontamente, portandosi le mani sui fianchi e assumendo un'espressione supponente.
L'altro alzò le braccia al cielo, in chiaro gesto di esasperazione.
« Per Lilith, Alec! Sei partito in quarta mettendoti a fare a botte senza pensarci due volte. Sarebbe potuta andarti molto peggio di così! » esclamò poi, lasciando il moro palesemente basito.
Lui che aveva a che fare ogni giorno con dei criminali privi di qualsiasi scrupolo, gli stava facendo la morale sulla pericolosità delle sue azioni? Seriamente?
« Magnus, io sono un soldato. Sono stato addestrato per questo, per trovarmi faccia a faccia col pericolo. Sono perfettamente in grado di badare a me stesso. » affermò con durezza, sforzandosi di mantenere la calma.
Se si fosse messo a gridare anche lui come Magnus non ne sarebbe più usciti, o almeno non tutti interi.
Il ragazzo si mise a camminare avanti e indietro alla stregua di un leone in gabbia, sospirando profondamente. Il tutto sotto lo sguardo curioso di Alec, che non aveva ancora ben capito che cosa gli passasse per la testa, né tantomeno per quale motivo fosse così infuriato.
« Potevi lasciare che me ne occupassi io. » disse dopo alcuni minuti, ritrovando il suo solito contegno.
Il moro lo studiò per alcuni istanti, convinto di trovare qualche segnale o traccia del fatto che l'altro lo stesse prendendo in giro, ma sorprendentemente non ve ne erano.
Credeva davvero di poter tenere testa a quei due da solo, disarmato e per più con una ferita in via di guarigione?
Pura pazzia, ecco cos'era quella.
« No, non potevi. Per quanto ti piaccia pensare di essere immortale, ti informo che così non è. Probabilmente questa volta ti avrebbero ammazzato davvero se ti fossi intromesso. » gli rispose semplicemente, sforzandosi di tenere per sé tutte le sue considerazioni e di non suonare troppo severo.
Magnus strinse le labbra in una linea sottile, cercando evidentemente di impedirsi di mandarlo a quel paese come invece moriva dalla voglia di fare.
Orgoglioso com'era non doveva essere una bella cosa il sentirsi dire che aveva bisogno dell'aiuto di qualcuno per salvarsi la pelle. Ma purtroppo per lui, quella era la verità.
« Perché invece di parlare di questa volta, non parliamo un po' di quella precedente? » gli domandò poi, guardandolo con un lampo di sfida negli occhi.
Alec avanzò di qualche passo, portandosi a pochi centimetri di distanza da lui.
« Non so proprio a cosa tu ti riferisca. » asserì poi con tono innocente, assumendo un'espressione angelica.
Magnus fece scorrere lo sguardo da quegli occhioni blu così sinceri alle labbra del ragazzo, per poi soffermarsi brevemente su quel fisico statuario.
Combattendo l'impulso di suggerirgli di indossare nuovamente una maglietta per evitare di distrarlo con quell'addome scolpito -  probabilmente il moro era troppo assorbito nella discussione per ricordarsi delle condizioni in cui ancora si trovava -, tornò a concentrarsi sul discorso principale.
Aveva sentito chiaramente Russ mentre diceva che Alec si era intromesso facendo l'eroe, ed era più che intenzionato ad andare in fondo a quella faccenda.
« Ah no? Quindi vuoi dirmi che non avevi mai incontrato quei due prima di oggi? E che volevano ucciderti così, per sport? Per favore Alec, non insultare la mia intelligenza. Voglio che tu mi spieghi immediatamente  cosa è successo la sera che mi hai trovato, e che questa volta sia la verità. » esordì imperiosamente, cercando di trasmettere all'altro tutte le torture a cui sarebbe andato in contro in caso di menzogna.
Il moro accennò appena un sorrisino sarcastico, scompigliandosi i capelli con una mano.
« Magari mi hanno confuso con qualcun'altro? » provò a suggerire, pur essendo consapevole del fatto che si trattasse davvero di un tentativo disperato.
Magnus non perse minimamente la sua espressione truce, per nulla divertito da quella battutaccia mal riuscita.
« Alexander. »
Ecco, quello sì che era un tono minaccioso. Avrebbe dovuto portarsi dietro il ragazzo durante gli interrogatori, avrebbe senz'altro guadagnato tempo prezioso.
Consapevole di essere stato messo all'angolo - maledetto Russ e la sua schifosa boccaccia - si preparò mentalmente alla ramanzina che avrebbe subìto a breve.
« Stavo tornando a casa dopo una serata passata in uno squallido locale, - dove i miei fratelli mi avevano letteralmente trascinato a forza, sia chiaro - quando ho sentito una discussione piuttosto accesa provenire da un vicolo poco distante. Mi sono avvicinato per controllare e vi ho sentiti parlare. » iniziò lentamente, cercando in tutti i modi di non incontrare lo sguardo dell'altro.
Aveva come l'impressione che se malauguratamente avesse incrociato quelle iridi verdi, probabilmente sarebbe stato carbonizzato. O che meglio ancora si sarebbe trasformato in pietra come i poveretti che, secondo un mito greco, avevano avuto la sfiga di trovarsi davanti a Medusa.
Inutile dire, infatti, che riusciva chiaramente a percepire tutto il suo disappunto.
 « Che cosa hai sentito? » gli chiese Magnus seccamente, senza sforzarsi minimamente di nascondere una nota di accusa nella sua voce.
« Non molto. Ho sentito solo Russ che parlava di alcuni accordi che avevate preso. A quel punto stavo per andarmene, quando l'ho visto mentre ti accoltellava. Tu eri ferito e privo di sensi, e lui non sembrava minimamente intenzionato a fermarsi: ti avrebbe quasi sicuramente ucciso. E così.. beh ecco, diciamo che puoi immaginarti la scena prendendo spunto da quello che hai visto poco fa. » borbottò Alec in risposta, attendendo la reazione dell'altro che, senza ombra di dubbio, sarebbe stata tutt'altro che pacifica.
« TU MI HAI MENTITO? »
Appunto, come volevasi dimostrare.
Ma che accidenti aveva al posto delle corde vocali? Se avesse urlato un altro po' lo avrebbe lasciato sordo a vita.
Cercò più volte di replicare, ma prima ancora che potesse formulare una qualsiasi sillaba, Magnus lo interrompeva nuovamente gridandogli contro i più coloriti insulti che avesse mai sentito.
Se non fosse stato vagamente risentito, avrebbe quasi potuto apprezzare la sua fantasia.
« Che cosa ci facevi solo soletto e sanguinante in un vicolo? Cosa ti è successo, poverino? Ho come l'impressione che qualcuno voglia ucciderti! » affermò ad un certo punto, chiaramente scimmiottando la voce del  moro e facendo riferimento a quello che aveva detto nei giorni passati.
Alec di fronte a quel teatrino, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere fragorosamente, incurante della furia che avrebbe potuto abbattersi di lui per quel gesto; vederlo in quelle condizioni era maledettamente divertente.
« La cosa ti fa ridere? Ho passato quattro giorni a mentire e ad inventare scuse per niente? Sapevi benissimo cosa era successo e ti sei divertito a prendermi per il naso! » continuò Magnus immediatamente dopo, lasciando trasparire tutta la sua indignazione.
Alec inarcò le sopracciglia, riservandogli un'occhiata di sarcasmo misto a rimprovero.
« Io mi sono divertito a prenderti in giro, Signor "sono stato rapinato"? Giusto, perché poi tu sei stato così onesto con me. » replicò poi, mentre l'altro serrava le labbra in una linea stizzita, consapevole di non poter replicare in nessun modo, non a quella affermazione.
« Stavo solo cercando di avere qualche informazione, tanto per capire in che razza di situazione mi sono ritrovato. » continuò il moro, guadagnandosi un'occhiata a dir poco penetrante.
« Se tu avessi evitato di immischiarti in affari che non ti riguardano, non avresti avuto questo problema. » annunciò Magnus altezzosamente, assumendo quell'aria di composta superiorità che l'altro detestava come poche altre cose al mondo.
Quella conversazione stava degenerando fin troppo velocemente, Alec se ne rendeva perfettamente conto, ma si rifiutava di soccombere come se niente fosse di fronte alla testardaggine di quel ragazzo, tanto più dal momento che non era certo dalla parte del torto.
« Se non mi fossi "immischiato", come dici tu, a quest'ora saresti morto. » gli fece notare seraficamente, convinto che non avrebbe avuto niente da ridire.
Peccato che, ancora una volta, si trovò a dover rivedere le sue decisioni nel giro di pochi secondi netti.
« Nessuno ti ha chiesto di salvarmi. » replicò difatti l'altro, sollevando il mento in un gesto di sfida.
Alec studiò quell'espressione stizzita per qualche attimo, cercando ancora di registrare quello che aveva appena sentito.
Quando acquisì in pieno il significato di quelle parole, fu sopraffatto da un'ondata di rabbia che ben poche volte in vita sua aveva sperimentato.
« E' questo quello che hai da dire dopo che ho messo a repentaglio la mia vita per salvarti? Che nessuno mi ha chiesto niente? Bene, puoi stare tranquillo: non commetterò mai più un errore così stupido. » sibilò poi, con un tono freddo quanto i ghiacciai dell'artico.
Questo è davvero troppo, continuava a pensare fissandolo rabbiosamente.
Aveva sopportato la sua ingratitudine per giorni ma non riusciva proprio a mandare giù che gli rispondesse in quel modo, non quando aveva da poco rischiato, per la seconda volta, di farsi tagliuzzare per proteggerlo.
Magnus sospirò profondamente, avvicinandosi a lui di qualche passo e borbottando quelli che sembravano insulti verso un qualcuno di imprecisato.
« Okay, va bene, ho esagerato. Ti sono grato per avermi salvato e scusa per quello che ho detto. » esordì poi con una smorfia, come se pronunciare davvero ad alta voce quelle parole fosse quasi un dolore fisico.
Ed ecco che lo aveva sorpreso un altra volta: Alec era convinto che avrebbe visto l'inferno congelare prima che le sue orecchie potessero udire una cosa del genere provenire dalla bocca di Magnus.
« Non credo di aver capito, sai? » replicò furbescamente, con un sorrisetto appena accennato; di fronte a quell'evento più unico che raro era difficile restare arrabbiati.
Magnus schioccò la lingua, guardandolo dall'alto in basso con finta ostilità.
« Non ci provare occhi blu, non mi sentirai mai più dire una cosa del genere. » lo riprese poi, facendogli un cenno di diniego con l'indice a mo' di maestrina.
« Come vuoi, principessa. Allora a questo punto.. » iniziò il moro, ma fu prontamente interrotto.
« Oh no, adesso basta. Mi hai sommerso di domande per giorni, ora è il mio turno. Tanto per cominciare, per quale motivo hai fatto una cosa così assurdamente pericolosa?» gli chiese difatti Magnus, guardandolo come se volesse ricavare la risposta a quella domanda direttamente dalla sua testa.
Alec esitò, pensando a un qualsiasi modo per tirarsi fuori da quella conversazione senza riuscire a trovarne alcuno.
Senza contare poi che dopo quello che aveva sentito gridare a Magnus e la quasi certezza che in realtà si ricordasse di lui..
Alec sospirò profondamente, passandosi una mano tra i capelli.
A quel punto non aveva altre alternative: tanto valeva dirgli la verità.
« Perché.. Ti devo un favore no? Mi hai tolto dai piedi una gran bella scocciatura tanti anni fa. » provò, lasciando la frase in sospeso, cercando di scorgere in lui anche solo un lampo di comprensione.
Non era ancora del tutto convinto di aver sentito bene. Una parte di lui continuava a ripetergli che probabilmente si trattava solo di un frutto della sua fantasia, ma proprio per questo motivo era arrivato il momento di scoprirlo.
Magnus aprì leggermente la bocca inclinando la testa di lato, quasi a voler soppesare la carente informazione appena ricevuta.
Quando capì a cosa si stesse riferendo, un balenio di speranza passò in quegli occhi così belli quanto misteriosi.
« Aspetta, tu ricordi? » gli chiese, portandosi a pochi centimetri da lui.
Alec, in quel preciso istante, riuscì quasi a percepire il cuore pompare il sangue più velocemente nelle sue vene.
Da quando Magnus era piombato nuovamente nella sua vita, non aveva fatto altro che pensare a cosa sarebbe potuto succedere se si fosse ricordato di lui. Aveva immaginato molte possibili reazioni per entrambi, ma ogni sua previsione era stata scacciata via con quelle tre semplici parole.
Credeva che sarebbe stato felice nel sapere di non essere stato schedato solo come una misera e banale conoscenza, ma in quel momento sentiva solo montargli dentro una gran rabbia per essere stato preso nuovamente in giro.
« Vuoi dirmi che per tutto questo tempo hai finto di non riconoscermi? Perché?! » gli chiese, esasperato da tutta quella situazione e bisognoso di avere cinque minuti di pausa da tutto.
L’altro assottigliò lo sguardo, alzando la testa con fare altezzoso.
Con quell’espressione saccente, gli occhi ridotti ad una fessura e le labbra tese in una smorfia di pura superiorità, Magnus gli puntò un indice contro con fare accusatorio, scrutandolo dall’alto in basso.
Alec in quel momento avrebbe voluto trucidarlo sul posto, facendogli passare una volta per tutte la fantasia di rivolgersi a lui in quel modo.
« Beh, non si può dire che tu abbia agito assai diversamente da me. Non hai mai accennato a qualcosa che potesse farmi intendere che sapevi. » gli rispose allora, spintonandolo appena.
Alec storse la bocca in una smorfia, lo sguardo carico di una tagliente ironia.
« Perché tu, Magnus Bane dei miei stivali, non eri intenzionato a dirmi in che cavolo di situazione ti eri cacciato! » esclamò risoluto, guardandolo con sfida.
Non poteva sopportare il fatto che cercasse in tutti i modi di scaricargli addosso la colpa di tutto.
Magnus aprì la bocca, pronto a ribattere, ma poi la richiuse inaspettatamente, scrutandolo con una strana espressione dipinta in viso.
Magnus Bane.
Quindi lui sapeva benissimo che quel fantomatico Bane a cui l’esercito dava la caccia era lui, e non aveva fatto altro che fingere per tutto il tempo.
Non sapeva esattamente cosa pensare in proposito, ma sperava che non l’avesse fatto solo per i suoi stupidi interessi.
Facendo dunque appello a tutta la sua compostezza, gli rivolse un’occhiata penetrante, cercando di leggergli dentro.
« Tu..  Non mi hai consegnato, perché? » gli domandò, osservandolo mentre si scompigliava nervosamente i capelli corvini.
Alec valutò seriamente l’opzione di andarsene e lasciarlo lì, senza una risposta, ma sapeva di non poterlo fare, non quando si trattava di Magnus.
Nemmeno lui sapeva bene cosa lo avesse spinto a non farne parola con nessuno; tutto quello che voleva era vederlo fuori da un giro di affari del genere.
« Perché non voglio che ti arrestino, ma che tu esca da quel diamine di casino, Magnus. » gli disse, con un espressione che faceva ben intendere quanto fosse serio riguardo quella faccenda.
L’altro alzò un sopracciglio con aria di sufficienza, incrociando le braccia al petto e battendo ripetutamente il piede a terra, come a volergli dimostrare il proprio evidente disappunto.
« Adesso decidi tu per me Alexander? — gli chiese, la voce dipinta di una sfumatura sarcastica — Dammi un solo motivo per cui dovrei tirarmene fuori, avanti. » lo spronò, arricciando le labbra.
Alec fece un passo indietro, come oltraggiato per ciò che aveva appena udito.
Davvero credeva che non avrebbe saputo trovarne una motivazione valida? Ne aveva di infinite nella manica, figurarsi se con quell’aria da prima donna lo avrebbe mai fatto oscillare.
« È  un lavoro disonesto e pericoloso! — si infervorò — Possibile che non ti interessa minimamente della tua incolumità? » 
Magnus scosse la testa da una parte all’altra, quasi come se avesse voluto scacciare via un’idiozia decisamente fastidiosa da sentire.
Non sapeva più cosa pensare di Alec.
Si era fatto un’idea completamente diversa inizialmente, ma man mano che continuava a stare in sua compagnia, si riscopriva ad essere sempre più sorpreso dal suo modo di agire.
Alec non era affatto come i soliti smidollati con cui aveva a che fare, anzi. Sapeva farsi rispettare con un’occhiata, e immaginava fosse persino in grado di fare inginocchiare la gente di fronte a lui con nemmeno un cenno.
Beh, non che potesse biasimarli, alla fine.
Scosse la testa energeticamente, scacciando via la visione di un Alec in preda al piacere provocato dalla sue mani sul suo corpo, della sua bocca contro la sua pelle..
Oh cazzo. Da quanto non placava i suoi ormoni? O da quando, esattamente, si sentiva così attratto da Alec?
Si riscosse improvvisamente, sentendo il sangue affluire più velocemente nelle sue vene. 
« È la mia vita Alexander, decido io se voglio vivere o morire. » rispose, decidendo saggiamente di non indagare oltre su quei suoi strani pensieri.
Ci mancava solo che si mettesse a pensare a lui in quel modo.
Alec spalancò la bocca indignato sentendosi, quasi inconsciamente, ferito.
Possibile che non apprezzasse nemmeno un minimo il suo tentativo di salvarlo?
« Qui non si tratta solo di te Magnus! — ribatté allora, facendo trapelare il suo disappunto in ogni singola parola — Capisci in che razza di situazione ti sei andato a cacciare? Quei due vogliono farti fuori! »  esclamò, sentendosi uno stupido per essersi così tanto preoccupato per qualcuno a cui non interessava minimamente di essere vivo oppure morto.
Nervoso, si diresse con poche falcate verso il frigorifero, prendendo la bottiglia d’acqua e scolandosene metà.
Sentiva che non sarebbe affatto finita lì la discussione, perciò aveva assolutamente bisogno di qualcosa che gli rinfrescasse la mente oltre che la gola.
Magnus lo osservò trangugiare in maniera piuttosto rozza il contenuto, un dito poggiato sull'angolo della bocca.
« Non mi sembra che tu sia nella posizione di poter dire qualcosa, visto che ce l’hanno anche con te. » gli fece notare, sedendosi sul tavolo.
Alec nemmeno lo notò, troppo impegnato a trattenersi dallo spaccargli la faccia seduta stante.
Ora si erano scambiati di ruolo? Lui si arrabbiava e l’altro cercava di mantenere la calma come se stesse conversando tranquillamente del più o del meno, roba da matti.
« Forse stare a contatto con te mi sta facendo venire idee suicide. » lo schernì, cercando di riacquistare il controllo.
Non era assolutamente da lui perdere le staffe e la cosa lo innervosiva più del dovuto; non lasciava mai trapelare simili sentimenti, preferiva piuttosto mettere su una maschera che gli permettesse di mostrarsi come più gli aggradava.
Era da sempre stato così per lui, che fin da piccolo aveva avuto a che vedere con la solitudine.
Ormai era una sua compagna da così tanti anni che non riusciva a liberarsene, sebbene più volte si era ritrovato a desiderare di poter trovare qualcuno in grado di infrangere quell'illusione. Qualcuno in grado di spogliarlo delle sue paure e delle sue debolezze.
« Vedi di fartele passare, perché non è uno scherzo questo. » gli disse Magnus, accavallando le gambe e puntando lo sguardo su Alec, che aveva rimesso la bottiglia nel frigo e si stava voltando per guardarlo negli occhi.
« Ed io che credevo di trovarmi davvero in una fiaba. Che peccato, dovrò proprio riporre al proprio posto la spada e il cavallo bianco allora. » recitò con finta tristezza, facendo ghignare Magnus.
Non vi era alcun dubbio sul fatto che la parte del principe gli riuscisse più che egregiamente, ma dubitava oltremodo che da fanciulla isterica quale era se ne sarebbe stata buona a farsi salvare senza alzare un dito.
« Sarà per un’altra occasione, cavaliere. » scherzò, scendendo dal tavolo e avvicinandosi a lui.
Alec annuì, come a voler dare enfasi a ciò che l’altro aveva appena detto.
Ci sarebbe stata eccome, ma era doveroso informarsi sul come e il perché.
« Sono sicuro che non mancherà principessa, quindi che ne dici di iniziare a spiegarmi in che cavolo di situazione siamo? »
Beh, a quel punto non avrebbe certo potuto tacere ancora.




Hello! :D
Finalmente si sa che anche Magnus ricordava perfettamente Alec, e che la sua è stata tutta una grande falsa v.v piccino bugiardo, non si fa! xD
Ma a parte tutto, il capitolo ci era venuto lungo una trentina di pagine, motivo per cui abbiamo deciso di tagliarlo per non renderlo pesante >_< ma don't worry, nel prossimo capitolo verrà approfondito un po' il personaggio di Magnus, dunque si scoprirà qualcosina in più su di lui :D
Come al solito ringraziamo tutte le persone che stanno seguendo questa storia, siete decisamente fantastiche e vi amiamo. TUTTE. <3
Un grazie anche a tutte coloro che ci esprimono capitolo dopo capitolo il proprio parere, noi lo appreziamo davvero tanto tanto!<3
Speriamo con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e se vi va, fateci sapere cosa ne pensate!
Vi invitiamo nuovamente ad iscrivervi al gruppo facebook se volete seguire meglio la storia e fare conoscenza con altre bellissime persone e autrici!<3
Il link è questo---> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Alla prossima! <3


   
 
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