Rientrata a casa, Julie non riuscì a trattenersi. Doveva parlare con Oliver, doveva sentire la sua voce, farsi spiegare tante cose. Il mal di stomaco che sentiva era il sintomo lampante dell'ansia che la divorava dall'interno. Perché era arrivato il tempo delle ammissioni, il tempo di prendersi le proprie responsabilità, quello di stravolgere la propria vita e non solo.
Corse
in camera per prendere il telefono dalla borsa e ci trovò un
SMS di
Felicity che le chiedeva di richiamarla appena possibile.
Alla
vista del messaggio, Julie scoppiò a piangere.
“Scusami,
scusami, ti prego” sussurrò tra le lacrime, e
così dicendo buttò
il telefono sul letto e uscì dalla camera, ma fatti pochi
passi il
richiamo di Oliver fu troppo forte e non poté che
assecondarlo. Si
girò di scatto e ritornò a prendere l'apparecchio
per chiamarlo.
Oliver
rispose subito al telefono e con voce calma e rassicurante non
aspettò neanche che lei parlasse:
“Hey,
tesoro.”
Colpe
e frustrazioni non potevano nulla di fronte al potere della sua voce.
Non servì altro per ricaricare Julie, che si
schiarì la voce e gli
chiese di raggiungerla.
Mezz'ora
dopo Oliver era da lei. Non era tornato ad Orlando perché
sapeva di
dover dare un senso finalmente alla cosa.
Julie
aprì la porta inspirando profondamente e lui immediatamente
la
abbracciò forte senza dirle niente, rispondendo con un gesto
a tutti
i dubbi che si erano impadroniti di lei. Le sue braccia forti la
avvolgevano completamente e i loro cuori all'unisono cominciarono a
battere più velocemente.
Poi
Julie lo prese per mano e lo condusse fino al divano per poterci
parlare.
“Hai
passato la notte con lei” affermò solamente e
ascoltò ciò che
lui aveva da dire.
“Julie,
Felicity aveva bisogno di me. Sai bene com'è, è
sempre stata forte
e risoluta, eppure quella sera le sue difese sono cadute
completamente. Non avrebbe mai voluto mostrarsi così, ma
è passato
troppo poco tempo e soffre ancora. Ed è scoppiata, e mi ha
chiesto
di restare con lei.
Non
potevo andare via Julie, non pretendere questo da me. Sai quanto
nonostante tutto io le voglia bene. Sai quanto io sia in
debito”
rispose lui stringendole la gamba e guardandola fisso negli occhi.
Julie
non poteva controbattere, non si sarebbe mai permessa, ma la paura si
era impadronita di lei. Aveva passato mesi a scacciarlo dai suoi
pensieri, ma improvvisamente l'idea di perderlo diventava
insopportabile. E capì in un istante Felicity.
Capì che anche lei
non si sarebbe mai tirata indietro dall'aiutare Joel. Capì.
“Eri geloso. Di lei.
Con quel Ray” gli chiese scandendo poche parole.
Allora
Oliver si protese verse di lei, le prese le mani e preoccupato che
lei fraintendesse cercò di essere più sincero
possibile:
“Felicity
è stata il mio primo amore. È stata la persona
che mi ha insegnato
cosa volesse dire essere amato e amare. Ho imparato con lei a
condividere la mia vita. È stata il mio primo amore.
È stata, Julie
” ripeté.
“Però
vederla con un altro uomo mi ha stranito. Mi ha sempre raccontato
tutto eppure non avevo mai sentito nominarlo. E vedere la confidenza
che avevano mi ha un po' infastidito, lo ammetto, perché ho
pensato
che quando lo ha conosciuto era ancora mia moglie. Ma una cosa
più
di tutte mi ha infastidito: pensare che tu fraintendessi” le
disse
dolce, sorridendole con gli occhi.
“Perché
sai, una sera di inizio estate, in un momento di quella che credevo
tanta stanchezza, sei arrivata tu a sconvolgere il mio mondo. Non so
come sia potuto succedere, me lo sono chiesto per tanto tempo, ma ho
deciso di smettere di lottarci contro. Perché vinceva sempre
il
desiderio di te, inspiegabile e improvviso.”
La sua voce calda inebriava l'aria. Julie stava ascoltando parole che la incantavano, che la distraevano dal resto del mondo. Stava ascoltando i suoi stessi sentimenti, che erano stati colti d'improvviso dalla necessità di lui.
“È
stata la prima persona che io abbia mai amato”
continuò Oliver
dolce, “ma il primo amore non sempre dura in eterno. Si
cresce, si
cambia e quel sentimento, a volte, muta con noi. Avrà sempre
un
posto speciale nel mio cuore, come so per certo che Joel
avrà il suo
per te. E questo non lo potremo mai cambiare.”
Julie
lo aveva ascoltato fino a sentirsi, per un momento, sopraffatta dal
sentir parlare di Felicity, ma Oliver aveva ragione. E quando
nominò
Joel, capì in un istante di cosa parlasse.
I
loro sposi avevano accompagnato le loro vite per tanto tempo, e il
bene indiscusso non si sarebbe mai affievolito. Ma l'amore, quello,
era passato.
“Julie,
cosa provi per me? Lo hai mai ammesso a te stessa?”
Julie
scosse solo la testa e poi disse:
“Avevo
troppa paura di ammetterlo.”
Ma
Oliver la implorò:
“Ho
bisogno di sentirtelo dire, ne ho bisogno.”
E
lei, che non riusciva più a trattenere quel sentimento che
aveva
nascosto nel profondo di sé e che quasi le faceva scoppiare
il
cuore, si lasciò andare.
“Ti
amo, ecco cosa provo. Ti amo.”
Oliver
chiuse per un istante gli occhi, come grato di quelle parole che non
credeva avrebbe sentito mai, le sorrise irradiato dalla
verità e la
baciò. Di nuovo. Finalmente.
Entrambi avrebbero voluto fare l'amore, ma si trattennero, per aspettarsi una volta liberate le loro coscienze.
L'indomani
non tardò ad arrivare e Julie aspettò agitata in
ritorno del marito
che entrò in casa parlando al telefono con Felicity:
“Certo,
glielo riferisco, ti faccio richiamare appena possibile” le
rispose
Joel senza passarle Julie al telefono, frettoloso di continuare il
discorso iniziato al matrimonio di Sara.
Serio
e spazientito, disse semplicemente “Eccomi”, come
esortandola a
parlare senza perdere altro tempo.
“Sediamoci”
sussurrò lei, affidandosi a tutte le sue forze per riuscire
finalmente a dirgli la verità.
Joel
chiuse gli occhi per un lungo istante, inspirò come per
caricarsi e
conscio di non andare incontro a niente di buono, acconsentì.
Si
sedette sull'angolo del divano, poggiato sul bracciolo e con le gambe
incrociate, come a mettersi comodo in attesa di uno spettacolo.
Restò
in silenzio, ma senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi della
moglie, aspettando che fosse lei a parlare.
Julie,
che agitata si passava la mano sul viso, faticava a guardarlo e
faticava a pronunciare le parole che lo avrebbero ferito; fino a
quando, con voce tremante, iniziò:
“Sono
stata una codarda. E sono stata ingiusta.
Avrei
dovuto dirti la verità da tanto tempo, ma non sopportavo
l'idea di
farti male.”
“Arriva
al dunque” intervenne secco Joel.
E
allora Julie, senza più girarci intorno, decisa
continuò:
“Joel,
ascoltami, non ho intenzione di indorare la pillola, ma voglio solo
farti capire...”
“Julie,
arriva al dunque” ribadì però lui
interrompendola.
E
così non poté che fare:
“Mi
sono innamorata di un altro uomo” sputò secca e
non aggiungendo
altro in attesa di capire lo sguardo del marito.
Joel
in un primo momento non disse niente, ma i suoi occhi delusi e feriti
non potevano nascondere il suo stato d'animo.
Poi,
come a cercare le parole tra mille pensieri confusi, le chiese da
quanto la cosa andasse avanti.
“Non
è stato facile per me accettarlo, e non sto cercando nessuna
giustificazione credimi, ma capire di provare dei sentimenti per un
uomo che non fossi tu è stato difficile da
metabolizzare” rispose
lei arrancando parole che sapeva non sarebbero servite a niente.
Poi
Joel si alzò di scatto come per andare a cercare qualcosa da
colpire
per sfogare la rabbia e rigirandosi da lei furioso di nuovo
gridò:
“Dimmi
da quanto va avanti, basta cazzate. Da quanto mi prendi in
giro?”
Julie
non riuscì a trattenere le lacrime e con la testa china per
la
vergogna e i sensi di colpa, piano ammise:
“Da
poco più di un anno.”
Ma
prima che potesse anche svelare chi l'altro uomo fosse, Joel
abbozzò
una risata nervosa, poi si girò verso il tavolo e con una
manata
buttò in terra il vaso con i fiori. Rendendosi subito conto
del
gesto, si portò le mani tra i capelli per ritrovare il
contegno e
girandosi distrutto dalla moglie, con la voce tremante, si
lasciò
andare:
“Non
lo meritavo, Julie, non lo meritavo. Ci sono sempre stato per te, ti
ho dato tutto me stesso e sebbene non si possa comandare il cuore,
meritavo la tua sincerità. Mi hai preso in giro, per tutto
questo
tempo.”
Julie
affranta, ma colpevole si avvicinò a lui per cercare un
contatto che
venne ovviamente rifiutato e cercò di spiegargli che l'unico
motivo
per cui aveva aspettato tutto quel tempo era il non volerlo ferire,
perché nonostante tutto teneva chiaramente tantissimo a lui.
Poi
sapendo di non poterlo più nascondere, piena di paura
continuò:
“È
Oliver.”
Joel,
incapace di comprendere l'ultima frase, la fissò sbigottito,
poi la
furia prese il sopravvento e con parole che raramente erano uscite
dalla sua bocca urlò:
“Che
cazzo dici? Che cazzo dici?”
Julie
si portò le mani alla bocca per trattenere il pianto e lui
con gli
occhi colmi di ira senza aggiungere una parola si girò di
scatto,
prese le chiavi della macchina e uscì sbattendo la porta.
Lei,
che ci mise un attimo per capire cosa stesse succedendo, corse in
camera per cercare le chiavi nella borsa e si affrettò a
seguirlo.
La prima intenzione di Joel fu quella di correre da Felicity, che gli aveva appena detto di essersi fermata a casa dei genitori a Miami, per passare la settimana che il suo datore di lavoro le aveva gentilmente concesso per affrontare quel periodo difficile.
Durante
il tragitto, Julie provò più volte a telefonare
Oliver per
avvisarlo di ciò che stava accadendo senza riuscire a
parlarci, che
nel frattempo aveva pensato, sapendo del confronto tra Joel e Julie,
fosse arrivato anche per lui il momento di confidare alla moglie
l'ultimo pezzo del puzzle.
Felicity,
che in un primo momento si era rifiutata di parlarci, non
poté che
arrendersi all'insistenza dell'ancora marito, così i suoi
genitori,
infuriati con Oliver ma consci di non doversi intromettere, li
lasciarono soli con una scusa.
Ma
passati giusto un paio di minuti, senza aver avuto il tempo di
iniziare il discorso, suonò il campanello di casa
interrompendoli.
“Felicity,
non aprire ti prego, dobbiamo parlare” la supplicò
Oliver, ma il
suono si fece più insistente e lui stesso si diresse seccato
verso
la porta.
Aprendola,
si trovò di fronte Joel, che andato lì in cerca
di Felicity, ma
trovandosi di fronte l'infedele amico, reagì tirandogli un
pugno;
gli arrivò dritto in faccia, facendolo barcollare per
qualche
istante, prima che avesse il tempo di comprendere.
Felicity
gridò impaurita chiedendo a Joel il perché del
suo gesto, mentre
Oliver fermò un altro pugno dicendo:
“Non
me ne faccio tirare un altro, Joel, calmati.”
“Calmati?”
urlò interrogativo il marito tradito, ma in quel momento
sopraggiunse Julie che si bloccò sulla porta, con lo sguardo
scioccato di Felicity che in un attimo capì tutto.
Spalancò la bocca, inorridita, lo sguardo sconvolto che scivolava dal marito alla sua sedicente amica.