Kyungsoo non era rimasto
sorpreso di sentire che Minseok aveva rivelato la verità sui
propri sentimenti il giorno del compleanno di Luhan. Onestamente, in un
certo senso lo aveva sospettato quando il giorno seguente aveva
ricevuta la chiamata isterica di Luhan, e aveva parlato ad un
egualmente isterico Minseok subito dopo. Era decisamente stata una
delle sue più grandi teorie su che cavolo stesse succedendo.
Ma non era saltato alle conclusioni, nel caso fosse stato
qualcos'altro. Ad ogni modo, non era rimasto scioccato quando dopo la
video chiamata con Luhan, Minseok gli aveva chiarito tutto –
la sua confessione accidentale, la conseguente incertezza opprimente, e
poi la verità che alla fine era venuta a galla e la
dichiarazione di Luhan. Nemmeno questo aveva sorpreso Kyungsoo. Non era
mai stato sicuro dei sentimenti del ragazzo, non aveva mai passato
abbastanza tempo con lui per saperlo con certezza, ma di certo non era stato uno
shock.
Non era
sicuro di aspettare con impazienza quello che sarebbe successo dopo la
dichiarazione, però. Nei libri e nei film, quando i
protagonisti confessavano il loro amore, questo significava che tutto
sarebbe andato per il meglio e avrebbero vissuto felici e contenti. Ma
invece di ridere e sorridere e arrossire, quello che fece Minseok
mentre diceva tutto circa la sua nuova storia d'amore a Kyungsoo fu
ridere, sorridere, arrossire e piangere. Sedeva al tavolo della cucina
di Kyungsoo e si copriva il viso imbarazzato mentre ridacchiava come
una scolaretta, e poi all'improvviso si asciugò le lacrime,
e le sue spalle cominciarono a tremare, e disse, “Non so nemmeno
quando potrò rivederlo. E se fosse mai?”
Il che era un po' drammatico, considerando tutto,
perché anche se Luhan non fosse mai tornato in Corea, non
è che venisse loro impedito legalmente di vedersi. Ma nella
situazione attuale – con Luhan bloccato in Cina, e Minseok
legato alla Corea – Kyungsoo poteva capire il dolore
dell'incertezza. Era meno un e se fosse mai? e più un e se fosse troppo lontano? Minseok non lo disse in modo
diretto, ma Kyungsoo sapeva che stava pensando e se decidesse che non ne vale
la pena?
Minseok era
sempre stato propenso all'incertezza, e questo non sarebbe cambiato
all'improvviso.
Superarono
bene il primo giorno, con Minseok che tornò a casa propria
per gestire da solo la cosa e riprendersi, con la consapevolezza che
Luhan lo avrebbe richiamato il giorno successivo quando Minseok fosse
tornato da scuola. E anche se sapeva che Minseok e Luhan avrebbero
avuto bisogno di un po' di tempo solo per loro, Kyungsoo non
poté trattenersi dal chiedere, con esitazione, se Yixing
forse sarebbe stato lì.
Minseok lo
guardò sollevando le sopracciglia, e Kyungsoo
agitò le mani e disse, “Solo per sapere, okay? Non
ho così tanti amici, sai!”
Fortunatamente,
Minseok lasciò perdere le battute e disse che avrebbe
chiesto a Luhan.
Kyungsoo
andò a casa di Minseok subito dopo che il vicino
tornò da scuola il giorno successivo, sapendo che Luhan
avrebbe chiamato solo dopo cena e che Minseok sarebbe uscito fuori di
testa se fosse rimasto solo fino ad allora.
“Sto
bene,”
disse Minseok senza alzare lo sguardo non appena Kyungsoo
entrò nella sua stanza, accompagnato dalla madre.
L'incessante 'tap tap' della sua penna contro i compiti di matematica e
il rimbalzare del suo ginocchio dicevano il contrario, però.
“Sto proprio bene.”
“Sono
sicuro sia così,” rispose
accondiscendente Kyungsoo, sorridendo un poco. Minseok diventava
così irrequieto solo quando era davvero agitato –
cosa che, se doveva ammetterlo, non era rara. “Sei impaziente
di parlargli?”
Minseok
grugnì forte, accasciandosi sui fogli e dicendo,
“Sono nervoso. Perché sono nervoso? È
solo Luhan. Gli ho parlato un trilione di volte prima. Ha vissuto con
me per una settimana.”
Kyungsoo rise
gentilmente, avvicinandosi. “Lo sai perché sei
nervoso. Le cose sono cambiate. Il cambiamento è spaventoso,
anche se positivo.”
Minseok emise
un altro suono sofferente dalla scrivania. “E se avesse
cambiato idea, Kyungsoo?”
Questo lo
fece ridere apertamente. “Ti prego, hyung.
Se avesse dovuto cambiare idea sul fatto che gli piacessi, lo avrebbe
fatto tempo fa.”
Minseok
sospirò forte, voltandosi finalmente a guardarlo. Quando lo
fece, però, si bloccò, socchiudendo gli occhi.
“Cosa?” chiese Kyungsoo,
accigliandosi per come lo stava osservando.
“Cosa
stai indossando?”
Kyungsoo
guardò il proprio outfit piuttosto ordinario.
“Vestiti…?”
“Non
avevo mai visto quella maglietta prima. Ha delle... strisce.”
Kyungsoo
arrossì improvvisamente, tirando l'orlo.
“Quindi?” disse. “Ho il permesso di
indossare strisce.”
Un sorriso si
stava aprendo sul viso di Minseok. “Yixing ha detto
che gli piacciono le magliette a strisce, non è
vero?”
“L'ha
fatto?”
mormorò Kyungsoo, cercando senza successo di sembrare
innocentemente sorpreso. “Hm.”
“Che
coincidenza che l'abbia detto e, meno di una settimana dopo, ti sia
improvvisamente procurato una maglietta a strisce,”
commentò il vicino, sollevando la testa, con gli occhi
allegri.
Kyungsoo
combatté furiosamente contro il rossore, accigliandosi.
“Chiudi il becco, hyung! Come se tu non ti sistemerai i capelli
meticolosamente prima della chiamata di Luhan.”
Minseok non
lo negò nemmeno. “Già ma io sono innamorato. La tua scusa qual
è?”
Kyungsoo
mugugnò in modo infantile. “Zitto,”
borbottò. “Sei cattivo con me.”
Minseok
ridacchiò, ma non premette oltre. Kyungsoo
immaginò di aver stuzzicato il vicino sulla sua cotta
abbastanza da meritare almeno un po' della stessa medicina.
Non che...
Kyungsoo avesse una cotta per Yixing. Semplicemente... gli piaceva
quella maglietta. Già.
Kyungsoo
mantenne Minseok occupato fino a cena, aiutandolo a studiare per un
test e poi rimanendo a mangiare con la famiglia, usando orgogliosamente
lo stesso cucchiaio che usavano tutti per servirsi il cibo nel piatto
(e poi andando velocemente a lavarsi le mani, ma dettagli!). Poco dopo
essere tornati in camera di Minseok, però, una notifica
apparve sul computer del ragazzo, il quale cominciò a
sistemarsi freneticamente i capelli, ignorando la risata di Kyungsoo, e
disse, “Soo, vai in soggiorno o qualcosa del genere,
solo—”
“E
come dovrei spiegarlo a tua madre?” chiese lui,
ridendo. “Starò seduto qui. Fingi che non ci sia,
sii sdolcinato quanto vuoi, non ascolterò.” E si
sistemò sul letto, mettendosi comodo.
Minseok
grugnì, ma poi ricevette la chiamata e accettò
subito, trattenendo il fiato.
Kyungsoo non
prestò davvero attenzione. Fece anche del suo meglio per non
sentire nessuna delle loro parole, distraendosi con un gioco sul
telefono. Ma questo non gli impedì di sentire come parlavano tra loro, il timbro
delle loro voci, la timidezza delle loro risate. Cercò di
evitare di sentire le parole, immaginando di dover lasciar loro almeno
un po' di privacy, ma questo non gli impedì di sentire la
tristezza nella voce di Minseok, il desiderio in quella di Luhan, le
pause che sembravano significative, in qualche modo, nei loro silenzi.
E occasionalmente Kyungsoo catturava qualche parola qui e
là, inavvertitamente. “Ti ho sognato,”
disse Luhan. “Puoi cantarmi ancora la canzone che hai scritto
per me?” chiese Minseok. (Luhan lo fece – era
carina, ma tutta in cinese.) “Mi manchi,”
ripeterono entrambi, ancora e ancora; sospiri leggeri, tristi
confessioni, commenti malinconici. Il cuore di Kyungsoo soffriva per
entrambi. Non riusciva nemmeno a immaginare come loro potessero sentirsi.
Ma poi una
nuova voce lo chiamò,
“Kyungsoo?” e improvvisamente non pensò
più al proprio vicino. Si alzò immediatamente sul
letto.
“Eeeeeed
ecco
Yixing.” sorrise mestamente Luhan, mormorando qualcosa in
cinese. “Kyungsoo è là?”
Minseok rise
leggermente. “Sì, è proprio
qui,” rispose lui, indicando dietro di sé.
Luhan
arrossì immediatamente. “Sei stato lì
per tutto il tempo?”
Kyungsoo
rise, camminando verso la sedia accanto a quella di Minseok.
“Non preoccuparti, hyung, non stavo ascoltando.” I
suoi occhi si spostarono sullo schermo in cerca di Yixing, ma non ce
n'era traccia. “Bella canzone, comunque.”
“Kyungsoo!” si lamentò Luhan,
facendolo ridere.
“Kyungsoo!”
esclamò una voce diversa, e finalmente Yixing comparve sullo
schermo, sorridendo allegramente, con i capelli scuri che gli cadevano
sugli occhi. “Ni hao ma?”
“Chiede
come stai,”
tradusse Luhan, alzando gli occhi al cielo.
Kyungsoo si
morse il labbro per trattenere un sorriso. “Lo so,”
disse piano. “Sto bene.” Sapeva le parole in cinese
– le conosceva, aveva fatto pratica – ma
all'improvviso era troppo timido per dirle a voce alta.
Ma Yixing
sorrise e ripeté le parole, in coreano, dopo di lui, e Luhan
alzò ancora gli occhi al cielo e disse, “Si sta
esercitando.”
Kyungsoo non
era nel pieno controllo del rossore che gli colorò le
guance, o del sorriso che alla fine si aprì sul suo viso.
“Ni
hao ma?” era quasi un sussurro.
Yixing rise
deliziato. “Bene,” rispose con attenzione. Poi
indicò Kyungsoo, e dopo la propria maglietta. “Ni de chenyi,” disse. “Mi
piace.”
Kyungsoo
guardò la propria camicia a righe bianche e nere, rise,
arrossì, abbassò la testa.
“Grazie,” mormorò. Era ridicolo.
Sapeva che
era ridicolo. Kyungsoo non aveva cotte. Era un diciassettenne
paranoico, affetto da OCD e da un disturbo di immunodeficienza, che non
aveva mai messo piede fuori di casa se non per andare all'ospedale.
Leggeva libri sulle persone che si innamoravano, guardava film,
guardava persino persone reali innamorarsi davanti ai propri occhi, ma
Kyungsoo non si innamorava. Era assurdo. Assolutamente assurdo.
Eppure eccolo
qui, tutto palpitazioni e stupide risatine, con le guance accaldate
mentre si muoveva agitato sulla sedia accanto ad un Minseok davvero
divertito, il quale continuava a lanciare occhiate maliziose a Luhan.
Non poteva farne a meno. Le persone gli avevano sempre dato tante
attenzioni in passato, i suoi genitori e i dottori e Minseok, persino i
genitori del vicino e i suoi amici, ma mai questo tipo di attenzioni. E
difficilmente aveva senso, perché tutto ciò che
faceva Yixing era chiedergli come stesse, e Minseok lo faceva un
milione di volte, ogni volta che si vedevano, ma era comunque...
diverso. Kyungsoo si sentiva diverso.
Era
esilarante e, allo stesso tempo, terrificante. (Forse era così
che si sentiva Minseok, un po'.)
Loro quattro
parlarono per un po', tutti insieme. Kyungsoo e Yixing comunicavano con
frasi semplici e interrotte in entrambe le lingue, con gesti e con le
utili traduzioni degli amici, e Minseok e Luhan sorridevano e alzavano
gli occhi al cielo e chiacchieravano tra loro quando gli altri due
restavano in silenzio. Ora che era il loro turno, però,
sembravano entrambi abbastanza felici di guardarsi e basta, sorridere,
e scambiarsi occhiate significative una volta ogni tanto. Kyungsoo
pensava fosse adorabile, anche se doloroso da guardare.
Conclusero la
conversazione quando cominciò a farsi tardi, e Minseok si
ricordò che doveva ancora finire i compiti di matematica.
Yixing salutò e si allontanò dal computer,
lanciandogli un ultimo sorriso, e anche Kyungsoo si spostò,
lasciando Minseok e Luhan da soli. Era appena rientrato in camera dopo
essersi lavato le mani per salutare quando sentì un altro
sussurrato 'Mi manchi' e un egualmente debole, intimo 'Ti amo'.
Uscì prima di poter sentire la risposta di Minseok.
Quando
tornò un momento dopo, la chiamata era stata disconnessa, ma
Minseok era ancora un po' rosso, e i suoi occhi ancora un po' lucidi. “Stai
bene?” Chiese gentilmente Kyungsoo.
“Sì,” sospirò
lui, prendendo i compiti. “Solo un po' incerto su come dovrei
sentirmi al momento.”
“Lo
so,”
disse Kyungsoo, e anche se si sarebbe dovuto lavare nuovamente le mani,
passò le dita tra i capelli del vicino per confortarlo fino
a che le sue spalle non si rilassarono. “Ci vediamo domani,
okay hyung?”
“Okay. Ciao, Soo.
Grazie.”
Kyungsoo non
dovette chiedergli per cosa lo stesse ringraziando. Lui e il suo vicino
avevano sempre avuto un rapporto do ut des, e questa volta, era il
turno di Kyungsoo di dare, anche se tutto quello che poteva offrire era
una pacca sulla spalla.
Baekhyun
aveva sempre voluto che Chanyeol lo baciasse.
Si era
innamorato del migliore amico tanto, tanto tempo fa, e ovviamente come
ogni altro ragazzo con un cotta, aveva voluto che Chanyeol lo baciasse.
Aveva provato a toglierselo dalla testa, per la maggior parte del
tempo, ma questo non gli aveva impedito di volerlo. Era solo che
Baekhyun pensava che le labbra di Chanyeol sarebbero state perfette
contro le proprie, calde e soffici e fantastiche, e Baekhyun lo amava
così tanto. Il bacio non era stato il motivo per il quale
aveva dato a Chanyeol e se stesso il ruolo di protagonisti nella
commedia, ma di certo ne era stato impaziente, anche se non avrebbe
significato nulla. E di certo non aveva mai pensato che Chanyeol lo
avrebbe baciato sentendolo veramente.
Continuò
a trovarlo davvero incredibile, anche dopo la confessione di Chanyeol.
Era
giovedì ora, due giorni dopo la dichiarazione, e la quarta
esibizione dello spettacolo, e Baekhyun era ancora in uno stato di semi
trance. Poteva avere qualcosa a che fare con quanto fosse esausto per
tutte le performance, ma continuava ad avere momenti in cui pensava di
star sognando, o che Chanyeol lo stesse solo prendendo in giro, o
qualcosa del genere. Perché come poteva essere che qualcosa
che aveva sempre sognato, ma etichettato come completamente
irraggiungibile, fosse improvvisamente diventato realtà?
E non
è che fosse tutto rose e fiori dopo la dichiarazione di
Chanyeol.
Nonostante la volontà dell'amico di baciarlo e di essere
baciato, era stato comunque un cambiamento improvviso per lui, ed era
stato considerevolmente più controllato dopo, quando si
trattava di... roba da fidanzati. Aveva senso, certo. Per quanto ne
sapesse Baekhyun, Chanyeol non aveva passato notte dopo notte ad
immaginarsi come sarebbe stato frequentarlo, come aveva fatto lui.
Baekhyun si era abituato ad amare Chanyeol in modo romantico, alla
fine. Chanyeol aveva fatto un salto nel buio, e Baekhyun comprendeva lo
shock di fare una cosa del genere. Quindi stava dando a Chanyeol un po'
di spazio. Non affrettava le cose. Sperava che quando Chanyeol si fosse
abituato, l'idea gli sarebbe piaciuta tanto quanto a Baekhyun.
Sperava che
Chanyeol non avrebbe cambiato idea, o peggio, che non l'avesse mai
pensato davvero.
Era difficile
trovare un equilibrio, per Baekhyun, tra lasciare un po' d'aria a
Chanyeol e cercare di calmare le proprie insicurezze. Onestamente, se
fosse stato per lui, avrebbe praticamente baciato Chanyeol tutto il
tempo. Ovviamente, questo non era possibile, ma sarebbe stato bello
fare qualcosa.
Sin
dalla dichiarazione, però, c'erano stati ben pochi baci, a
parte la scena alla fine di ogni spettacolo. Il che era piacevole,
ovviamente, perché stava baciando Chanyeol, ma non era
esattamente reale.
Oltre quello,
Baekhyun poteva contare sulle dita di una mano quanti baci avesse
ricevuto dal suo nuovo fidanzato. Ed erano sempre leggeri,
effimeri, nervosi, non sempre direttamente sulle labbra,
perché Baekhyun non voleva spingere Chanyeol e Chanyeol
probabilmente non aveva idea di quello che stava facendo. Ma tra gli
spettacoli ogni notte e cercare di seguire la scuola e i compiti e la
famiglia, non avevano avuto molto tempo per parlare di niente. Soprattutto non del numero di
baci che si aspettavano l'uno dall'altro.
“Baek?”
Baekhyun si
fermò, si voltò per vedere Chanyeol che sbirciava
da dietro la tenda di un camerino. Si stavano preparando per lo
spettacolo del giorno, indossando i costumi per il primo atto, e
Baekhyun non si era reso conto che Chanyeol era dentro già
da un bel po' ormai. “Huh?”
“Potresti
venire qui un attimo?”
chiese titubante il ragazzo.
Baekhyun si
guardò intorno per assicurarsi che nessun altro lo
chiamasse, poi scivolò dentro il camerino. “Hey,
che succe—” Si interruppe quando sollevò
lo sguardo e vide quanto Chanyeol fosse vicino a lui, solo a pochi
centimetri nello spazio limitato del cubicolo.
“Um,” disse. Chanyeol lo stava guardando,
indossando solo i pantaloni in pelle e una canottiera, gli occhi
spalancati e le labbra leggermente schiuse. Baekhyun
deglutì. “Sì?”
riuscì a dire.
Invece di
rispondere, Chanyeol si chinò e lo baciò, deciso
ma esitante. Qualcosa di caldo e stupendo riempì il corpo di
Baekhyun, dalla punta dei piedi alla testa che gli girava, come se
qualcuno stesse versando un liquido caldo dentro le sue ossa, e
ricambiò in un istante, impaziente.
Ma Chanyeol
si ritrasse un momento dopo, sembrando scioccato. “Scusa,”
disse senza fiato.
“Per
cosa ti stai scusando?”
chiese piano Baekhyun, rendendosi conto per la prima volta di aver
chiuso il pugno attorno alla maglia dell'amico.
“Non
lo so,”
rispose lui, senza spostare lo sguardo, e Baekhyun si
sollevò per premere insieme le loro labbra, spingendo
gentilmente Chanyeol contro il muro per baciarlo ancora, e ancora.
“Non
ti ho chiamato per questo,” ansimò
Chanyeol quando Baekhyun indietreggiò per prendere aria.
“La maglietta si è incastrata nella
cerniera.”
Baekhyun
rise. “Ovviamente.”
“Ma
eri così bello, e non avevi il trucco per una volta, e non
lo so, un bacio per la buona fortuna, io—”
“Chiudi
il becco,
Yeol,” disse Baekhyun, zittendolo con un bacio.
Riuscì
ad uscire da lì un minuto dopo, con la maglietta di Chanyeol
libera ed entrambi i loro visi arrossati e con uno stupido sorriso. Se
qualcuno lo notò, nessuno disse niente, e nonostante fosse
assolutamente esausto, Baekhyun si esibì nel loro quarto
spettacolo con un forte spirito, baciando Chanyeol con un po'
più di zelo nell'ultima scena. Si inchinò agli
applausi, sorridendo, tenendo stretta la mano di Chanyeol mentre si
inchinavano insieme.
Sprizzava
ancora adrenalina dopo che il sipario calò per l'ultima
volta, mentre si struccava e chiacchierava animatamente con la ragazza
che interpretava una cameriera. Non riusciva a togliersi il sorriso
dalle labbra mentre strofinava via il rossetto, pensava ancora a quel
bacio. Davvero un bel bacio. Pensava già a quello di domani.
“Hey, Baekhyun?”
Baekhyun si
voltò e vide Chanyeol da una parte, con i soliti vestiti
addosso. “Hey,” disse, cercando di non squadrare
palesemente il ragazzo.
“Sei,
uh, impegnato stanotte?”
chiese lui, tirandosi la manica della felpa.
Baekhyun
finse di pensarci, arricciando le labbra, ma la sua mente stava
semplicemente cercando ogni ragione per cui Chanyeol avrebbe potuto
chiederlo, sia buona che cattiva. “Non penso,”
rispose alla fine. “Perché?”
Chanyeol
scrollò le spalle, guardando le altre persone nella stanza.
“Volevo solo sapere se ti andava di stare un po' con me o
qualcosa del genere.”
Baekhyun
forse aveva annuito troppo velocemente. “Certo!
Sì, facciamo... qualcosa.” Onestamente, non erano
stati in grado di passare semplicemente del tempo insieme da secoli, non con l'assenza di Chanyeol
e poi con Baekhyun che lo evitava e l'inizio dello spettacolo. Come
sarebbe stato? Le cose erano così... diverse, adesso.
“Okay,” disse
Chanyeol, aprendosi in un sorriso. “Già. Non
appena hai finito qui.”
Baekhyun non
si era mai preparato ad andare via così in fretta. Non
sapeva nemmeno perché si sentisse così agitato.
Era solo Chanyeol. Solo il suo migliore amico, con in quale era stato
milioni di volte prima.
Solo Chanyeol, che era anche il suo
ragazzo ora.
Era buio
fuori quando Baekhyun e Chanyeol uscirono sul marciapiede, le strade
illuminate dai lampioni e dalle vetrine dei negozi, ma faceva
abbastanza caldo da non far tremare Baekhyun. Nonostante questo,
premette comunque contro il fianco di Chanyeol, godendosi il modo in
cui il più alto sembrava emanare calore. “Dove
andiamo?” chiese leggermente.
Chanyeol
scrollò le spalle, il braccio contro cui era poggiato
Baekhyun si mosse indietro, si sollevò, e poi
tornò al suo fianco. “A fare uno
spuntino.”
“Mi
piacciono gli spuntini,”
disse Baekhyun con un sorriso, respirando il profumo familiare della
giacca di Chanyeol.
“Lo
so,”
disse il più alto continuando a fare strada.
Finirono per
prendere spiedini di odeng e della carne in diverse bancarelle lungo la
strada, e Chanyeol pagò per tutto senza dire una parola, e
non era una cosa insolita, ma lo fece comunque sorridere. Continuarono
semplicemente a camminare, vagando in un parco che era praticamente
vuoto a quell'ora della sera. Baekhyun finì di mangiare, e
subito dopo Chanyeol gli porse il proprio spiedino, senza dire nulla ma
scuotendolo fino a che Baekhyun non prese un pezzo di pollo con i denti
e gli sorrise. Chanyeol ricambiò il sorriso, brevemente,
prima di distogliere lo sguardo, timido.
“Sei
stato bravo oggi,”
disse piano, un po' a scatti. “Nello spettacolo.”
Baekhyun si
illuminò. “Grazie, Yeol,” rispose.
“Anche tu. Nessun errore.”
“Ho
fatto cadere la spada e ci sono inciampato sopra…”
mormorò Chanyeol.
Baekhyun
rise. “Pensavo volessi farlo. Era molto dal
personaggio.”
“Più
che altro molto da Chanyeol,”
sbuffò lui.
“Mi
è piaciuto.
È stato adorabile,” gli assicurò
Baekhyun, sorridendo. “Proprio come te.”
Chanyeol non
disse nulla in risposta, buttando lo spiedino finito in una pattumiera
mentre camminavano, ma un momento dopo Baekhyun sentì la
mano di Chanyeol sfiorare la propria, esitante, supplicante, e gli ci
volle un momento perché capisse cosa stava cercando di fare.
Trattenendo il fiato, Baekhyun allungò il braccio e gli
prese la mano, intrecciando debolmente le loro dita. Fu Chanyeol a
stringere la presa. Il cuore di Baekhyun perse un battito, ma nessuno
dei due disse niente.
E poi
Chanyeol si fermò, le loro mani unite trattennero Baekhyun
tirandolo indietro, e abbassò la testa per premere
leggermente le labbra sulla guancia di Baekhyun.
Baekhyun si
voltò, sbatté le palpebre, e cercò di
non arrossire. “Yeol?” disse. “Che
fai?”
Chanyeol
evitò il suo sguardo, agitandosi, e disse, “Sto
provando a fare una cosa.”
“Cosa?” chiese con cautela
Baekhyun.
“Sai.
Tipo. Un appuntamento,”
rispose Chanyeol, stringendo la presa sulla mano di Baekhyun.
Il ragazzo si
irrigidì, trattenne il fiato, osò sperare. “Un
appuntamento?”
“Già.” Chanyeol ancora
non incontrava il suo sguardo.
“E?
Che ne pensi?”
chiese Baekhyun, sentendosi leggermente senza fiato.
La mano di
Chanyeol si strinse ancora attorno alla sua, nervosamente. “È. Um.
Un po' strano.”
Il cuore di
Baekhyun fece un tonfo nello stomaco, la delusione dilagò
fredda nelle sue vene.
“O-oh. Beh. Non dobbiamo—”
Cominciò
a ritrarre la mano, ma Chanyeol la strinse forte. “No, voglio dire.
Tipo. Strano, perché sei il mio migliore amico. E i migliori
amici... non vanno ad un appuntamento.”
Baekhyun
cominciava a sentirsi male. “No, lo capisco,
è—”
“Ma
anche piacevole?”
Baekhyun
smise di cercare di ritrarsi, e il suo cuore perse un altro battito.
“Piacevole?”
“Sì.
È come passare del tempo insieme, il che è
fantastico, ma anche... altre cose. Strano, ma piacevole, penso.
Semplicemente non sono molto bravo in queste cose,” disse Chanyeol,
facendo oscillare le mani tra di loro.
“Bravo
in quali cose?”
chiese piano Baekhyun.
“Non
lo so. Solo, cose... romantiche. Non so come essere... romantico. Non
ho mai... prima... Sei il mio primo, sai?” Baekhyun
avvampò. “E sei anche il mio migliore amico,
quindi non so se sono imbarazzato per questo, o perché non
ho mai avuto una ragazza... o un ragazzo... non lo so. Non so mai cosa
fare.” Sembrava imbarazzato e timido, e fece male a Baekhyun,
perché Chanyeol era onestamente così dolce, e
così sincero, in tutto quello che faceva.
Gli strinse
la mano.
“Stai facendo un lavoro grandioso,”
sussurrò.
“Sì?” Chanyeol lo
guardò con occhi grandi e speranzosi, illuminati dai
lampioni.
“Assolutamente. Nessuna
sorpresa, considerando che mi hai fatto innamorare di te senza nemmeno
provarci,” disse Baekhyun, offrendogli un sorriso.
Chanyeol
arrossì leggermente. “Ad essere sinceri, ci stavo provando... solo non per
questo. Ho provato davvero tanto, per farmi piacere da te.”
“Penso
ci abbia provato troppo,” rise Baekhyun, con
il cuore leggero.
“Immagino di
sì,” disse timido Chanyeol.
“Continua
semplicemente a fare quello che hai sempre fatto,” gli disse
gentilmente Baekhyun. “Sei stato un ragazzo perfetto per
tutto il tempo.”
“Meno
la parte romantica,”
grugnì pietosamente Chanyeol. “Questa è
la parte difficile.”
Baekhyun rise
ancora. “Beh questo è un inizio,” disse,
facendo ondeggiare le loro mani. “E poi ci sono le lettere
d'amore. Le poesie. I fiori. Sai, queste cose.”
Chanyeol
impallidì. “Davvero?”
“No, sto scherzando,”
rispose, sorridendo e dandogli un colpetto alla spalla.
“Qualche bacio dovrebbe bastare.”
Chanyeol
arrossì. “Non so mai quando...baciarti,”
confessò.
Baekhyun lo
guardò e sorrise, sentendo affetto riempirgli il petto.
“Ora potrebbe andare bene.”
“Sì?” chiese Chanyeol,
mordendosi il labbro.
Baekhyun
annuì, e Chanyeol si abbassò nello stesso momento
in cui lui si sollevò per incontrarlo a metà
strada. Il bacio fu breve e dolce, ma fece comunque rabbrividire
Baekhyun, così tanto che quando Chanyeol si ritrasse,
Baekhyun lo afferrò e sussurrò, “Un
altro.” Le loro labbra si incontrarono ancora, un po'
più a lungo. “Un altro. Un altro.”
Chanyeol gli posò una mano sulla nuca, e Baekhyun strinse le
dita attorno alla giacca del ragazzo. “Ancora uno.”
Chanyeol si
ritrasse dal loro ultimo bacio con un piccolo sospiro. “Come
andava?” chiese con un sussurro.
Baekhyun gli
sorrise tranquillo. “Molto bene,” disse.
“Ci prenderai la mano.”
Sarebbe
potuto servire un po' perché Chanyeol si abituasse a tutta
questa cosa, ma Baekhyun era disposto a dargli tutto il tempo di cui
aveva bisogno. Aveva aspettato così tanto, dopotutto, no?
Sehun non
aveva più giornate brutte così spesso. Non come
prima. Certo, aveva giornate stressanti, grige e cupe, ma non
raggiungeva più il punto in cui si chiudeva in se stesso nel
disperato tentativo di bloccare fuori il resto del mondo,
perché prima che potesse farlo, Jongin lo riportava fuori,
lo faceva sorridere e parlare, anche se non parlavano di quello che
stava infastidendo Sehun.
Ma Sehun non
sapeva cosa fare quando era Jongin ad infastidirlo.
Era
cominciato nel momento in cui aveva visto il ragazzo quella mattina.
Jongin di solito lo salutava con un sorriso, un abbraccio, magari un
breve bacio. Ma oggi Jongin non stava sorridendo, e la sua voce era
piatta quando disse,
“Hey, Sehun.” Gli porse la mano perché
Sehun potesse prenderla, ma lì finì. E Sehun
sapeva che poteva non essere niente, sapeva che poteva essere qualsiasi cosa, ma questo non gli
impedì di pensare che fosse colpa sua. Cosa aveva fatto
stavolta?
Sehun aveva
una lunga storia come causa dell'infelicità degli altri.
Camminarono
verso scuola in silenzio, e Sehun voleva chiedere a Jongin se stesse
bene, ma aveva paura della risposta, o peggio, di non riceverne una.
Quindi non disse niente. Arrivarono a scuola, si avviarono agli
armadietti, e Sehun si sentì sollevato quando Jongin non
lasciò andare la sua mano fino a che non arrivarono
lì. Scrollò via lo zaino, lo appese,
tirò fuori i libri, e quando si voltò, Jongin era
poggiato contro l'armadietto accanto al suo, che aspettava in silenzio.
I suoi occhi erano vuoti, stanchi, un po' tristi. “Jongin?”
riuscì a dire Sehun.
“Huh?” Jongin si
voltò verso di lui, facendogli un piccolo sorriso.
“Oh, scusa. Sono solo stanco.”
Sono
solo stanco. La scusa più famosa
nei libri. “Okay,” rispose Sehun, cercando di
ricambiare il sorriso. Se Jongin aveva notato che non era genuino, non
disse niente.
Arrivato
mezzogiorno, Sehun era di umore peggiore persino di Jongin. A malapena
si parlarono, tra le lezioni e tutto, e Jongin venne rimproverato per
aver posato la testa sul banco durante la lezione, e Sehun
sentì come se le parole severe dell'insegnante fossero
dirette a lui invece.
Più
tardi, durante l'ora di studio mentre l'insegnante non era in classe,
Jongin posò nuovamente la testa, e Sehun lo
osservò con attenzione, senza sapere se avesse dovuto
parlargli o meno. Non è che nessun altro stesse sussurrando.
Dietro di
lui, due ragazze stavano chiacchierando tra loro, e le loro parole
catturarono subito la sua attenzione. “Guarda
Jongin,” disse piano una di loro. “È
tutto il giorno che sembra esausto.”
“Beh
non sono sorpresa, con un ragazzo come il suo,” rispose l'altra, e
Sehun sentì un'ondata di nausea.
“Penso
si senta in colpa,”
disse la prima ragazza. “Ecco perché se lo tiene
intorno, sai? Si è immischiato in tutto questo, e ora non
può uscirne perché Sehun è
così…” Non finì la frase, ma
Sehun poteva farlo da solo. Penoso. Disperato. Dipendente.
“Non
credo nemmeno che a Jongin piaccia così tanto,”
continuò la seconda ragazza, e Sehun cercò di
smettere di ascoltare, ma non poteva. “Semplicemente non
può liberarsi di lui.”
Sehun
abbassò le spalle, fissò il proprio banco, e
spostò le mani per coprirsi le orecchie. Non voleva
ascoltare. Non voleva pensarci. Perché la cosa orribile era
che ci avrebbe creduto. Non voleva crederci, ma lo avrebbe fatto,
se avesse cominciato a pensarci. Sehun era sempre stato bravo a
convincere se stesso delle cose alle quali non voleva credere.
Ma mentre il
giorno andava avanti, anche mentre Jongin lentamente si rallegrava e
diventava più loquace durante le pause, Sehun
continuò a pensare alle cose che avevano detto quelle ragazze. Non penso nemmeno che Sehun gli
piaccia così tanto. Ma Jongin aveva detto che era
così. Lo aveva fatto. Diceva davvero, giusto? Jongin non
avrebbe detto qualcosa che non pensava seriamente, vero? Si è immischiato in
tutto questo, e ora non può uscirne. E se a Jongin fosse piaciuto,
quando lo aveva detto, ma ora non era più così? E
se Jongin provasse davvero solo pena per lui? E se Jongin lo avesse
lasciato presto, troppo stanco di Sehun e dei suoi continui problemi?
Non era forse questa la linea generale della sua vita? Un padre che non
voleva occuparsi del figlio. Una madre a cui importava più
di bere che di prendersi cura di lui. Ogni famiglia adottiva, una dopo
l'altra, non sopportava i suoi continui problemi a scuola, la sua
incapacità di funzionare senza farsi odiare dagli altri.
Aveva davvero pensato di potercela fare stavolta. Forse si era
sbagliato.
“Stai
bene,
Sehun?” chiese Jongin quel pomeriggio, mentre si preparavano
a tornare a casa davanti agli armadietti. “Sei piuttosto
silenzioso.”
Sehun non lo
guardò. “Anche tu sei stato silenzioso
oggi,” mormorò.
“Già,
ho avuto una nottataccia,” rispose Jongin,
grattandosi la testa. “Tu stai bene?”
“Bene,” disse
frettolosamente Sehun. Chiuse l'armadietto con un po' più di
forza del necessario, sentendosi frustrato con se stesso, con Jongin,
con tutto. Si sentiva ancora nauseato.
“Sei
sicuro?”
Jongin allungò un braccio, le dita sfiorarono la mano di
Sehun, una palese richiesta di permesso. Sehun tirò via la
mano, mettendosela in tasca. “Sehun?”
“Lascia
perdere,
Jongin,” disse scorbuticamente Sehun, avviandosi alla porta.
“Sehun,” disse Jongin, e sembrava...
irritato. Sembrava irritato, e Sehun non poteva nemmeno biasimarlo,
perché Sehun era una persona irritante. Poi, con
più gentilezza, “Ti va di dirmi cosa
c'è che non va?”
“Non c'è niente che
non vada,” rispose Sehun, continuando a camminare senza
sollevare lo sguardo.
“Sei
sicuro? Sei arrabbiato con me? Non voglio che ce l'abbia con me, quindi
dimmelo semplicemente e risolveremo il problema,” affermò
Jongin, deciso e inesorabile.
“No,” scattò
Sehun, non sapendo più se fosse triste o stanco o solo
completamente stupido.
“Allora
perché non lasci che ti tenga per mano?” Jongin
provò ancora, e ancora una volta Sehun si ritrasse, uscendo
dall'edificio e dirigendosi in fondo alla strada. “Non posso
leggerti nella mente, Sehun. Perché non me lo
dici?”
“Ho
detto lascia
perdere, Jongin,” disse
duramente Sehun, con una stretta allo stomaco.
“Non
voglio lasciar perdere. Lascio sempre perdere. Ma niente si risolve
così,”
disse Jongin, e non sembrava arrabbiato, ma testardo, quasi arrogante,
e diede sui nervi a Sehun.
“Non
puoi semplicemente lasciarmi in pace?” chiese, deglutendo
e guardando il marciapiede davanti a sé.
“No,” rispose Jongin.
“Perché
no?”
domandò Sehun.
“Perché
no!”
esclamò Jongin, decisamente esasperato ora.
“È importante che mi dica delle cose a
volte!”
“Non
voglio
farlo,” disse.
“Allora
dimmi almeno perché non vuoi dirmelo.”
“Non
voglio e basta!”
Sehun stava cominciando ad alzare la voce, quando l'unica cosa che
voleva fare era smettere di parlare.
“Beh
allora dovresti farlo comunque, perché ti farebbe bene!” insistette Jongin.
Sehun non
aveva più il controllo delle cose che uscivano dalla sua
bocca. “Cosa ne sai di cosa mi fa bene?”
abbaiò, voltandosi verso di lui. Cosa ne sapevano tutti di
cosa gli faceva bene? Luhan gli aveva detto che farsi degli amici gli
avrebbe fatto bene, e guardate dove era ora.
“Perché
fa bene a tutti!”
esclamò Jongin, guardandolo dritto in faccia, rivolti uno
contro l'altro sul marciapiede. “Dimmelo e basta,
Sehun!”
“No!”
continuò Sehun, gli occhi cominciavano a bruciargli. Si
voltò ancora una volta. “Lasciami in
pace!”
“Cosa
vuoi
da
me?”
chiese Jongin, disperato, frustrato.
“Voglio
che te ne vada,” disse Sehun, anche se sapeva,
nel profondo, che voleva che Jongin rimanesse.
“Hai
almeno usato il quaderno che ti ho regalato per il compleanno?” lo
accusò lui.
“Era
un'idea stupida!”
“D'accordo,
allora ridammelo!”
Prima che Sehun potesse accorgersene, Jongin si lanciò in
avanti, afferrando il suo zaino. D'istinto, Sehun lo spinse via,
guardandolo inciampare all'indietro, per poi prendere lo zaino.
“Non
è nemmeno qui!” disse, lanciandolo
a Jongin con rabbia, sentendo di poter crollare da un momento all'altro.
Con un
movimento, Jongin afferrò la borsa, la girò e la
rilanciò indietro, colpendo Sehun alla pancia e facendogli
fare un passo indietro. Non fece tanto male, ma Sehun
barcollò, qualcosa dentro di lui urlò. Una voce
disperata gli diceva che Jongin non aveva voluto, Jongin non gli
avrebbe mai fatto del male, Jongin non era come loro, ma il panico e la rabbia
e il dolore la sovrastarono in un istante.
“Vattene
via!”
gridò,
abbastanza forte da attirare l'attenzione di una donna sull'uscio di
una porta.
“D'accordo!” gridò a
sua volta Jongin, con espressione cupa e le mani che gli tremavano.
“Sei
proprio come loro,
Kim Jongin!” esclamò Sehun, e non sembrava nemmeno
più lui la persona che parlava. “Come tutti gli
altri.”
“È questo quello che
pensi?” chiese Jongin, e all'improvviso sembra ferito,
impossibilmente ferito, e tradito. “Dici un sacco di cazzate,
Sehun.”
“Lasciami
in pace e basta,”
disse Sehun, evitando il suo sguardo.
“È questo quello che
vuoi?” chiese.
Sehun non lo
sapeva nemmeno più. “Sì!”
gridò il mostro nel suo petto.
“E
quindi? Per tutto questo tempo ho solo sprecato il mio tempo?” chiese arrabbiato
Jongin.
“Sì!” esclamò
Sehun, perché era chiaro che nonostante ciò che
pensasse Jongin, Sehun non era riparabile.
“Beh,
bel modo di illudere le persone, Sehun,”
sputò Jongin, e i suoi occhi erano umidi adesso, li
asciugò bruscamente con un braccio.
L'intero
colpo di Sehun sembrava andare a fuoco. “Non mi sei nemmeno
mai piaciuto!” gridò.
Jongin si
asciugò ancora gli occhi, ma altre lacrime scivolarono sulle
sue guance. “Sì beh, a me piacevi!”
esclamò, e girò sui tacchi per andarsene,
attraversando la strada senza guardare ed evitando per un pelo di
essere investito da un motociclista.
Sehun si
permise di guardarlo solo per pochi minuti prima di distogliere lo
sguardo, la vista offuscata, per poi correre verso casa.