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Autore: Ehyca    15/09/2016    2 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Kyungsoo non era rimasto sorpreso di sentire che Minseok aveva rivelato la verità sui propri sentimenti il giorno del compleanno di Luhan. Onestamente, in un certo senso lo aveva sospettato quando il giorno seguente aveva ricevuta la chiamata isterica di Luhan, e aveva parlato ad un egualmente isterico Minseok subito dopo. Era decisamente stata una delle sue più grandi teorie su che cavolo stesse succedendo. Ma non era saltato alle conclusioni, nel caso fosse stato qualcos'altro. Ad ogni modo, non era rimasto scioccato quando dopo la video chiamata con Luhan, Minseok gli aveva chiarito tutto – la sua confessione accidentale, la conseguente incertezza opprimente, e poi la verità che alla fine era venuta a galla e la dichiarazione di Luhan. Nemmeno questo aveva sorpreso Kyungsoo. Non era mai stato sicuro dei sentimenti del ragazzo, non aveva mai passato abbastanza tempo con lui per saperlo con certezza, ma di certo non era stato uno shock.
Non era sicuro di aspettare con impazienza quello che sarebbe successo dopo la dichiarazione, però. Nei libri e nei film, quando i protagonisti confessavano il loro amore, questo significava che tutto sarebbe andato per il meglio e avrebbero vissuto felici e contenti. Ma invece di ridere e sorridere e arrossire, quello che fece Minseok mentre diceva tutto circa la sua nuova storia d'amore a Kyungsoo fu ridere, sorridere, arrossire e piangere. Sedeva al tavolo della cucina di Kyungsoo e si copriva il viso imbarazzato mentre ridacchiava come una scolaretta, e poi all'improvviso si asciugò le lacrime, e le sue spalle cominciarono a tremare, e disse, “Non so nemmeno quando potrò rivederlo. E se fosse mai?”
Il che era un po' drammatico, considerando tutto, perché anche se Luhan non fosse mai tornato in Corea, non è che venisse loro impedito legalmente di vedersi. Ma nella situazione attuale – con Luhan bloccato in Cina, e Minseok legato alla Corea – Kyungsoo poteva capire il dolore dell'incertezza. Era meno un e se fosse mai? e più un e se fosse troppo lontano? Minseok non lo disse in modo diretto, ma Kyungsoo sapeva che stava pensando e se decidesse che non ne vale la pena?
Minseok era sempre stato propenso all'incertezza, e questo non sarebbe cambiato all'improvviso.
Superarono bene il primo giorno, con Minseok che tornò a casa propria per gestire da solo la cosa e riprendersi, con la consapevolezza che Luhan lo avrebbe richiamato il giorno successivo quando Minseok fosse tornato da scuola. E anche se sapeva che Minseok e Luhan avrebbero avuto bisogno di un po' di tempo solo per loro, Kyungsoo non poté trattenersi dal chiedere, con esitazione, se Yixing forse sarebbe stato lì.
Minseok lo guardò sollevando le sopracciglia, e Kyungsoo agitò le mani e disse, “Solo per sapere, okay? Non ho così tanti amici, sai!”
Fortunatamente, Minseok lasciò perdere le battute e disse che avrebbe chiesto a Luhan.
Kyungsoo andò a casa di Minseok subito dopo che il vicino tornò da scuola il giorno successivo, sapendo che Luhan avrebbe chiamato solo dopo cena e che Minseok sarebbe uscito fuori di testa se fosse rimasto solo fino ad allora.
“Sto bene,” disse Minseok senza alzare lo sguardo non appena Kyungsoo entrò nella sua stanza, accompagnato dalla madre. L'incessante 'tap tap' della sua penna contro i compiti di matematica e il rimbalzare del suo ginocchio dicevano il contrario, però. “Sto proprio bene.”
“Sono sicuro sia così,” rispose accondiscendente Kyungsoo, sorridendo un poco. Minseok diventava così irrequieto solo quando era davvero agitato – cosa che, se doveva ammetterlo, non era rara. “Sei impaziente di parlargli?”
Minseok grugnì forte, accasciandosi sui fogli e dicendo, “Sono nervoso. Perché sono nervoso? È solo Luhan. Gli ho parlato un trilione di volte prima. Ha vissuto con me per una settimana.”
Kyungsoo rise gentilmente, avvicinandosi. “Lo sai perché sei nervoso. Le cose sono cambiate. Il cambiamento è spaventoso, anche se positivo.”
Minseok emise un altro suono sofferente dalla scrivania. “E se avesse cambiato idea, Kyungsoo?”
Questo lo fece ridere apertamente. “Ti prego, hyung. Se avesse dovuto cambiare idea sul fatto che gli piacessi, lo avrebbe fatto tempo fa.”
Minseok sospirò forte, voltandosi finalmente a guardarlo. Quando lo fece, però, si bloccò, socchiudendo gli occhi.
“Cosa?” chiese Kyungsoo, accigliandosi per come lo stava osservando.
“Cosa stai indossando?”
Kyungsoo guardò il proprio outfit piuttosto ordinario. “Vestiti…?”
“Non avevo mai visto quella maglietta prima. Ha delle... strisce.”
Kyungsoo arrossì improvvisamente, tirando l'orlo. “Quindi?” disse. “Ho il permesso di indossare strisce.”
Un sorriso si stava aprendo sul viso di Minseok. “Yixing ha detto che gli piacciono le magliette a strisce, non è vero?”
“L'ha fatto?” mormorò Kyungsoo, cercando senza successo di sembrare innocentemente sorpreso. “Hm.”
“Che coincidenza che l'abbia detto e, meno di una settimana dopo, ti sia improvvisamente procurato una maglietta a strisce,” commentò il vicino, sollevando la testa, con gli occhi allegri.
Kyungsoo combatté furiosamente contro il rossore, accigliandosi. “Chiudi il becco, hyung! Come se tu non ti sistemerai i capelli meticolosamente prima della chiamata di Luhan.”
Minseok non lo negò nemmeno. “Già ma io sono innamorato. La tua scusa qual è?”
Kyungsoo mugugnò in modo infantile. “Zitto,” borbottò. “Sei cattivo con me.”
Minseok ridacchiò, ma non premette oltre. Kyungsoo immaginò di aver stuzzicato il vicino sulla sua cotta abbastanza da meritare almeno un po' della stessa medicina.
Non che... Kyungsoo avesse una cotta per Yixing. Semplicemente... gli piaceva quella maglietta. Già.
Kyungsoo mantenne Minseok occupato fino a cena, aiutandolo a studiare per un test e poi rimanendo a mangiare con la famiglia, usando orgogliosamente lo stesso cucchiaio che usavano tutti per servirsi il cibo nel piatto (e poi andando velocemente a lavarsi le mani, ma dettagli!). Poco dopo essere tornati in camera di Minseok, però, una notifica apparve sul computer del ragazzo, il quale cominciò a sistemarsi freneticamente i capelli, ignorando la risata di Kyungsoo, e disse, “Soo, vai in soggiorno o qualcosa del genere, solo—”
“E come dovrei spiegarlo a tua madre?” chiese lui, ridendo. “Starò seduto qui. Fingi che non ci sia, sii sdolcinato quanto vuoi, non ascolterò.” E si sistemò sul letto, mettendosi comodo.
Minseok grugnì, ma poi ricevette la chiamata e accettò subito, trattenendo il fiato.
Kyungsoo non prestò davvero attenzione. Fece anche del suo meglio per non sentire nessuna delle loro parole, distraendosi con un gioco sul telefono. Ma questo non gli impedì di sentire come parlavano tra loro, il timbro delle loro voci, la timidezza delle loro risate. Cercò di evitare di sentire le parole, immaginando di dover lasciar loro almeno un po' di privacy, ma questo non gli impedì di sentire la tristezza nella voce di Minseok, il desiderio in quella di Luhan, le pause che sembravano significative, in qualche modo, nei loro silenzi. E occasionalmente Kyungsoo catturava qualche parola qui e là, inavvertitamente. “Ti ho sognato,” disse Luhan. “Puoi cantarmi ancora la canzone che hai scritto per me?” chiese Minseok. (Luhan lo fece – era carina, ma tutta in cinese.) “Mi manchi,” ripeterono entrambi, ancora e ancora; sospiri leggeri, tristi confessioni, commenti malinconici. Il cuore di Kyungsoo soffriva per entrambi. Non riusciva nemmeno a immaginare come loro potessero sentirsi.
Ma poi una nuova voce lo chiamò, “Kyungsoo?” e improvvisamente non pensò più al proprio vicino. Si alzò immediatamente sul letto.
“Eeeeeed ecco Yixing.” sorrise mestamente Luhan, mormorando qualcosa in cinese. “Kyungsoo è là?”
Minseok rise leggermente. “Sì, è proprio qui,” rispose lui, indicando dietro di sé.
Luhan arrossì immediatamente. “Sei stato lì per tutto il tempo?”
Kyungsoo rise, camminando verso la sedia accanto a quella di Minseok. “Non preoccuparti, hyung, non stavo ascoltando.” I suoi occhi si spostarono sullo schermo in cerca di Yixing, ma non ce n'era traccia. “Bella canzone, comunque.”
Kyungsoo!” si lamentò Luhan, facendolo ridere.
Kyungsoo!” esclamò una voce diversa, e finalmente Yixing comparve sullo schermo, sorridendo allegramente, con i capelli scuri che gli cadevano sugli occhi. “Ni hao ma?”
“Chiede come stai,” tradusse Luhan, alzando gli occhi al cielo.
Kyungsoo si morse il labbro per trattenere un sorriso. “Lo so,” disse piano. “Sto bene.” Sapeva le parole in cinese – le conosceva, aveva fatto pratica – ma all'improvviso era troppo timido per dirle a voce alta.
Ma Yixing sorrise e ripeté le parole, in coreano, dopo di lui, e Luhan alzò ancora gli occhi al cielo e disse, “Si sta esercitando.”
Kyungsoo non era nel pieno controllo del rossore che gli colorò le guance, o del sorriso che alla fine si aprì sul suo viso. “Ni hao ma?” era quasi un sussurro.
Yixing rise deliziato. “Bene,” rispose con attenzione. Poi indicò Kyungsoo, e dopo la propria maglietta. “Ni de chenyi,” disse. “Mi piace.”
Kyungsoo guardò la propria camicia a righe bianche e nere, rise, arrossì, abbassò la testa. “Grazie,” mormorò. Era ridicolo.
Sapeva che era ridicolo. Kyungsoo non aveva cotte. Era un diciassettenne paranoico, affetto da OCD e da un disturbo di immunodeficienza, che non aveva mai messo piede fuori di casa se non per andare all'ospedale. Leggeva libri sulle persone che si innamoravano, guardava film, guardava persino persone reali innamorarsi davanti ai propri occhi, ma Kyungsoo non si innamorava. Era assurdo. Assolutamente assurdo.
Eppure eccolo qui, tutto palpitazioni e stupide risatine, con le guance accaldate mentre si muoveva agitato sulla sedia accanto ad un Minseok davvero divertito, il quale continuava a lanciare occhiate maliziose a Luhan. Non poteva farne a meno. Le persone gli avevano sempre dato tante attenzioni in passato, i suoi genitori e i dottori e Minseok, persino i genitori del vicino e i suoi amici, ma mai questo tipo di attenzioni. E difficilmente aveva senso, perché tutto ciò che faceva Yixing era chiedergli come stesse, e Minseok lo faceva un milione di volte, ogni volta che si vedevano, ma era comunque... diverso. Kyungsoo si sentiva diverso.
Era esilarante e, allo stesso tempo, terrificante. (Forse era così che si sentiva Minseok, un po'.)
Loro quattro parlarono per un po', tutti insieme. Kyungsoo e Yixing comunicavano con frasi semplici e interrotte in entrambe le lingue, con gesti e con le utili traduzioni degli amici, e Minseok e Luhan sorridevano e alzavano gli occhi al cielo e chiacchieravano tra loro quando gli altri due restavano in silenzio. Ora che era il loro turno, però, sembravano entrambi abbastanza felici di guardarsi e basta, sorridere, e scambiarsi occhiate significative una volta ogni tanto. Kyungsoo pensava fosse adorabile, anche se doloroso da guardare.
Conclusero la conversazione quando cominciò a farsi tardi, e Minseok si ricordò che doveva ancora finire i compiti di matematica. Yixing salutò e si allontanò dal computer, lanciandogli un ultimo sorriso, e anche Kyungsoo si spostò, lasciando Minseok e Luhan da soli. Era appena rientrato in camera dopo essersi lavato le mani per salutare quando sentì un altro sussurrato 'Mi manchi' e un egualmente debole, intimo 'Ti amo'. Uscì prima di poter sentire la risposta di Minseok.
Quando tornò un momento dopo, la chiamata era stata disconnessa, ma Minseok era ancora un po' rosso, e i suoi occhi ancora un po' lucidi. “Stai bene?” Chiese gentilmente Kyungsoo.
“Sì,” sospirò lui, prendendo i compiti. “Solo un po' incerto su come dovrei sentirmi al momento.”
“Lo so,” disse Kyungsoo, e anche se si sarebbe dovuto lavare nuovamente le mani, passò le dita tra i capelli del vicino per confortarlo fino a che le sue spalle non si rilassarono. “Ci vediamo domani, okay hyung?”
Okay. Ciao, Soo. Grazie.”
Kyungsoo non dovette chiedergli per cosa lo stesse ringraziando. Lui e il suo vicino avevano sempre avuto un rapporto do ut des, e questa volta, era il turno di Kyungsoo di dare, anche se tutto quello che poteva offrire era una pacca sulla spalla.


Baekhyun aveva sempre voluto che Chanyeol lo baciasse.
Si era innamorato del migliore amico tanto, tanto tempo fa, e ovviamente come ogni altro ragazzo con un cotta, aveva voluto che Chanyeol lo baciasse. Aveva provato a toglierselo dalla testa, per la maggior parte del tempo, ma questo non gli aveva impedito di volerlo. Era solo che Baekhyun pensava che le labbra di Chanyeol sarebbero state perfette contro le proprie, calde e soffici e fantastiche, e Baekhyun lo amava così tanto. Il bacio non era stato il motivo per il quale aveva dato a Chanyeol e se stesso il ruolo di protagonisti nella commedia, ma di certo ne era stato impaziente, anche se non avrebbe significato nulla. E di certo non aveva mai pensato che Chanyeol lo avrebbe baciato sentendolo veramente.
Continuò a trovarlo davvero incredibile, anche dopo la confessione di Chanyeol.
Era giovedì ora, due giorni dopo la dichiarazione, e la quarta esibizione dello spettacolo, e Baekhyun era ancora in uno stato di semi trance. Poteva avere qualcosa a che fare con quanto fosse esausto per tutte le performance, ma continuava ad avere momenti in cui pensava di star sognando, o che Chanyeol lo stesse solo prendendo in giro, o qualcosa del genere. Perché come poteva essere che qualcosa che aveva sempre sognato, ma etichettato come completamente irraggiungibile, fosse improvvisamente diventato realtà?
E non è che fosse tutto rose e fiori dopo la dichiarazione di Chanyeol. Nonostante la volontà dell'amico di baciarlo e di essere baciato, era stato comunque un cambiamento improvviso per lui, ed era stato considerevolmente più controllato dopo, quando si trattava di... roba da fidanzati. Aveva senso, certo. Per quanto ne sapesse Baekhyun, Chanyeol non aveva passato notte dopo notte ad immaginarsi come sarebbe stato frequentarlo, come aveva fatto lui. Baekhyun si era abituato ad amare Chanyeol in modo romantico, alla fine. Chanyeol aveva fatto un salto nel buio, e Baekhyun comprendeva lo shock di fare una cosa del genere. Quindi stava dando a Chanyeol un po' di spazio. Non affrettava le cose. Sperava che quando Chanyeol si fosse abituato, l'idea gli sarebbe piaciuta tanto quanto a Baekhyun.
Sperava che Chanyeol non avrebbe cambiato idea, o peggio, che non l'avesse mai pensato davvero.
Era difficile trovare un equilibrio, per Baekhyun, tra lasciare un po' d'aria a Chanyeol e cercare di calmare le proprie insicurezze. Onestamente, se fosse stato per lui, avrebbe praticamente baciato Chanyeol tutto il tempo. Ovviamente, questo non era possibile, ma sarebbe stato bello fare qualcosa. Sin dalla dichiarazione, però, c'erano stati ben pochi baci, a parte la scena alla fine di ogni spettacolo. Il che era piacevole, ovviamente, perché stava baciando Chanyeol, ma non era esattamente reale.
Oltre quello, Baekhyun poteva contare sulle dita di una mano quanti baci avesse ricevuto dal suo nuovo fidanzato. Ed erano sempre leggeri, effimeri, nervosi, non sempre direttamente sulle labbra, perché Baekhyun non voleva spingere Chanyeol e Chanyeol probabilmente non aveva idea di quello che stava facendo. Ma tra gli spettacoli ogni notte e cercare di seguire la scuola e i compiti e la famiglia, non avevano avuto molto tempo per parlare di niente. Soprattutto non del numero di baci che si aspettavano l'uno dall'altro.

Baek?”
Baekhyun si fermò, si voltò per vedere Chanyeol che sbirciava da dietro la tenda di un camerino. Si stavano preparando per lo spettacolo del giorno, indossando i costumi per il primo atto, e Baekhyun non si era reso conto che Chanyeol era dentro già da un bel po' ormai. “Huh?”
“Potresti venire qui un attimo?” chiese titubante il ragazzo.
Baekhyun si guardò intorno per assicurarsi che nessun altro lo chiamasse, poi scivolò dentro il camerino. “Hey, che succe—” Si interruppe quando sollevò lo sguardo e vide quanto Chanyeol fosse vicino a lui, solo a pochi centimetri nello spazio limitato del cubicolo. “Um,” disse. Chanyeol lo stava guardando, indossando solo i pantaloni in pelle e una canottiera, gli occhi spalancati e le labbra leggermente schiuse. Baekhyun deglutì. “Sì?” riuscì a dire.
Invece di rispondere, Chanyeol si chinò e lo baciò, deciso ma esitante. Qualcosa di caldo e stupendo riempì il corpo di Baekhyun, dalla punta dei piedi alla testa che gli girava, come se qualcuno stesse versando un liquido caldo dentro le sue ossa, e ricambiò in un istante, impaziente.
Ma Chanyeol si ritrasse un momento dopo, sembrando scioccato. “Scusa,” disse senza fiato.
“Per cosa ti stai scusando?” chiese piano Baekhyun, rendendosi conto per la prima volta di aver chiuso il pugno attorno alla maglia dell'amico.
“Non lo so,” rispose lui, senza spostare lo sguardo, e Baekhyun si sollevò per premere insieme le loro labbra, spingendo gentilmente Chanyeol contro il muro per baciarlo ancora, e ancora.
“Non ti ho chiamato per questo,” ansimò Chanyeol quando Baekhyun indietreggiò per prendere aria. “La maglietta si è incastrata nella cerniera.”
Baekhyun rise. “Ovviamente.”
“Ma eri così bello, e non avevi il trucco per una volta, e non lo so, un bacio per la buona fortuna, io—”
“Chiudi il becco, Yeol,” disse Baekhyun, zittendolo con un bacio.
Riuscì ad uscire da lì un minuto dopo, con la maglietta di Chanyeol libera ed entrambi i loro visi arrossati e con uno stupido sorriso. Se qualcuno lo notò, nessuno disse niente, e nonostante fosse assolutamente esausto, Baekhyun si esibì nel loro quarto spettacolo con un forte spirito, baciando Chanyeol con un po' più di zelo nell'ultima scena. Si inchinò agli applausi, sorridendo, tenendo stretta la mano di Chanyeol mentre si inchinavano insieme.
Sprizzava ancora adrenalina dopo che il sipario calò per l'ultima volta, mentre si struccava e chiacchierava animatamente con la ragazza che interpretava una cameriera. Non riusciva a togliersi il sorriso dalle labbra mentre strofinava via il rossetto, pensava ancora a quel bacio. Davvero un bel bacio. Pensava già a quello di domani.
Hey, Baekhyun?”
Baekhyun si voltò e vide Chanyeol da una parte, con i soliti vestiti addosso. “Hey,” disse, cercando di non squadrare palesemente il ragazzo.
“Sei, uh, impegnato stanotte?” chiese lui, tirandosi la manica della felpa.
Baekhyun finse di pensarci, arricciando le labbra, ma la sua mente stava semplicemente cercando ogni ragione per cui Chanyeol avrebbe potuto chiederlo, sia buona che cattiva. “Non penso,” rispose alla fine. “Perché?”
Chanyeol scrollò le spalle, guardando le altre persone nella stanza. “Volevo solo sapere se ti andava di stare un po' con me o qualcosa del genere.”
Baekhyun forse aveva annuito troppo velocemente. “Certo! Sì, facciamo... qualcosa.” Onestamente, non erano stati in grado di passare semplicemente del tempo insieme da secoli, non con l'assenza di Chanyeol e poi con Baekhyun che lo evitava e l'inizio dello spettacolo. Come sarebbe stato? Le cose erano così... diverse, adesso.
Okay,” disse Chanyeol, aprendosi in un sorriso. “Già. Non appena hai finito qui.”
Baekhyun non si era mai preparato ad andare via così in fretta. Non sapeva nemmeno perché si sentisse così agitato. Era solo Chanyeol. Solo il suo migliore amico, con in quale era stato milioni di volte prima.
Solo Chanyeol, che era anche il suo ragazzo ora.
Era buio fuori quando Baekhyun e Chanyeol uscirono sul marciapiede, le strade illuminate dai lampioni e dalle vetrine dei negozi, ma faceva abbastanza caldo da non far tremare Baekhyun. Nonostante questo, premette comunque contro il fianco di Chanyeol, godendosi il modo in cui il più alto sembrava emanare calore. “Dove andiamo?” chiese leggermente.
Chanyeol scrollò le spalle, il braccio contro cui era poggiato Baekhyun si mosse indietro, si sollevò, e poi tornò al suo fianco. “A fare uno spuntino.”
“Mi piacciono gli spuntini,” disse Baekhyun con un sorriso, respirando il profumo familiare della giacca di Chanyeol.
“Lo so,” disse il più alto continuando a fare strada.
Finirono per prendere spiedini di odeng e della carne in diverse bancarelle lungo la strada, e Chanyeol pagò per tutto senza dire una parola, e non era una cosa insolita, ma lo fece comunque sorridere. Continuarono semplicemente a camminare, vagando in un parco che era praticamente vuoto a quell'ora della sera. Baekhyun finì di mangiare, e subito dopo Chanyeol gli porse il proprio spiedino, senza dire nulla ma scuotendolo fino a che Baekhyun non prese un pezzo di pollo con i denti e gli sorrise. Chanyeol ricambiò il sorriso, brevemente, prima di distogliere lo sguardo, timido.
“Sei stato bravo oggi,” disse piano, un po' a scatti. “Nello spettacolo.”
Baekhyun si illuminò. “Grazie, Yeol,” rispose. “Anche tu. Nessun errore.”
“Ho fatto cadere la spada e ci sono inciampato sopra…” mormorò Chanyeol.
Baekhyun rise. “Pensavo volessi farlo. Era molto dal personaggio.”
“Più che altro molto da Chanyeol,” sbuffò lui.
“Mi è piaciuto. È stato adorabile,” gli assicurò Baekhyun, sorridendo. “Proprio come te.”
Chanyeol non disse nulla in risposta, buttando lo spiedino finito in una pattumiera mentre camminavano, ma un momento dopo Baekhyun sentì la mano di Chanyeol sfiorare la propria, esitante, supplicante, e gli ci volle un momento perché capisse cosa stava cercando di fare. Trattenendo il fiato, Baekhyun allungò il braccio e gli prese la mano, intrecciando debolmente le loro dita. Fu Chanyeol a stringere la presa. Il cuore di Baekhyun perse un battito, ma nessuno dei due disse niente.
E poi Chanyeol si fermò, le loro mani unite trattennero Baekhyun tirandolo indietro, e abbassò la testa per premere leggermente le labbra sulla guancia di Baekhyun.
Baekhyun si voltò, sbatté le palpebre, e cercò di non arrossire. “Yeol?” disse. “Che fai?”
Chanyeol evitò il suo sguardo, agitandosi, e disse, “Sto provando a fare una cosa.”
“Cosa?” chiese con cautela Baekhyun.
“Sai. Tipo. Un appuntamento,” rispose Chanyeol, stringendo la presa sulla mano di Baekhyun.
Il ragazzo si irrigidì, trattenne il fiato, osò sperare. “Un appuntamento?”
“Già.” Chanyeol ancora non incontrava il suo sguardo.
“E? Che ne pensi?” chiese Baekhyun, sentendosi leggermente senza fiato.
La mano di Chanyeol si strinse ancora attorno alla sua, nervosamente. “È. Um. Un po' strano.”
Il cuore di Baekhyun fece un tonfo nello stomaco, la delusione dilagò fredda nelle sue vene. “O-oh. Beh. Non dobbiamo—”
Cominciò a ritrarre la mano, ma Chanyeol la strinse forte. “No, voglio dire. Tipo. Strano, perché sei il mio migliore amico. E i migliori amici... non vanno ad un appuntamento.”
Baekhyun cominciava a sentirsi male. “No, lo capisco, è—”
“Ma anche piacevole?”
Baekhyun smise di cercare di ritrarsi, e il suo cuore perse un altro battito. “Piacevole?”
“Sì. È come passare del tempo insieme, il che è fantastico, ma anche... altre cose. Strano, ma piacevole, penso. Semplicemente non sono molto bravo in queste cose,” disse Chanyeol, facendo oscillare le mani tra di loro.
“Bravo in quali cose?” chiese piano Baekhyun.
“Non lo so. Solo, cose... romantiche. Non so come essere... romantico. Non ho mai... prima... Sei il mio primo, sai?” Baekhyun avvampò. “E sei anche il mio migliore amico, quindi non so se sono imbarazzato per questo, o perché non ho mai avuto una ragazza... o un ragazzo... non lo so. Non so mai cosa fare.” Sembrava imbarazzato e timido, e fece male a Baekhyun, perché Chanyeol era onestamente così dolce, e così sincero, in tutto quello che faceva.
Gli strinse la mano. “Stai facendo un lavoro grandioso,” sussurrò.
“Sì?” Chanyeol lo guardò con occhi grandi e speranzosi, illuminati dai lampioni.
Assolutamente. Nessuna sorpresa, considerando che mi hai fatto innamorare di te senza nemmeno provarci,” disse Baekhyun, offrendogli un sorriso.
Chanyeol arrossì leggermente. “Ad essere sinceri, ci stavo provando... solo non per questo. Ho provato davvero tanto, per farmi piacere da te.”
“Penso ci abbia provato troppo,” rise Baekhyun, con il cuore leggero.
Immagino di sì,” disse timido Chanyeol.
“Continua semplicemente a fare quello che hai sempre fatto,” gli disse gentilmente Baekhyun. “Sei stato un ragazzo perfetto per tutto il tempo.”
“Meno la parte romantica,” grugnì pietosamente Chanyeol. “Questa è la parte difficile.”
Baekhyun rise ancora. “Beh questo è un inizio,” disse, facendo ondeggiare le loro mani. “E poi ci sono le lettere d'amore. Le poesie. I fiori. Sai, queste cose.”
Chanyeol impallidì. “Davvero?”
No, sto scherzando,” rispose, sorridendo e dandogli un colpetto alla spalla. “Qualche bacio dovrebbe bastare.”
Chanyeol arrossì. “Non so mai quando...baciarti,” confessò.
Baekhyun lo guardò e sorrise, sentendo affetto riempirgli il petto. “Ora potrebbe andare bene.”
“Sì?” chiese Chanyeol, mordendosi il labbro.
Baekhyun annuì, e Chanyeol si abbassò nello stesso momento in cui lui si sollevò per incontrarlo a metà strada. Il bacio fu breve e dolce, ma fece comunque rabbrividire Baekhyun, così tanto che quando Chanyeol si ritrasse, Baekhyun lo afferrò e sussurrò, “Un altro.” Le loro labbra si incontrarono ancora, un po' più a lungo. “Un altro. Un altro.” Chanyeol gli posò una mano sulla nuca, e Baekhyun strinse le dita attorno alla giacca del ragazzo. “Ancora uno.”
Chanyeol si ritrasse dal loro ultimo bacio con un piccolo sospiro. “Come andava?” chiese con un sussurro.
Baekhyun gli sorrise tranquillo. “Molto bene,” disse. “Ci prenderai la mano.”
Sarebbe potuto servire un po' perché Chanyeol si abituasse a tutta questa cosa, ma Baekhyun era disposto a dargli tutto il tempo di cui aveva bisogno. Aveva aspettato così tanto, dopotutto, no?


Sehun non aveva più giornate brutte così spesso. Non come prima. Certo, aveva giornate stressanti, grige e cupe, ma non raggiungeva più il punto in cui si chiudeva in se stesso nel disperato tentativo di bloccare fuori il resto del mondo, perché prima che potesse farlo, Jongin lo riportava fuori, lo faceva sorridere e parlare, anche se non parlavano di quello che stava infastidendo Sehun.
Ma Sehun non sapeva cosa fare quando era Jongin ad infastidirlo.
Era cominciato nel momento in cui aveva visto il ragazzo quella mattina. Jongin di solito lo salutava con un sorriso, un abbraccio, magari un breve bacio. Ma oggi Jongin non stava sorridendo, e la sua voce era piatta quando disse, “Hey, Sehun.” Gli porse la mano perché Sehun potesse prenderla, ma lì finì. E Sehun sapeva che poteva non essere niente, sapeva che poteva essere qualsiasi cosa, ma questo non gli impedì di pensare che fosse colpa sua. Cosa aveva fatto stavolta?
Sehun aveva una lunga storia come causa dell'infelicità degli altri.
Camminarono verso scuola in silenzio, e Sehun voleva chiedere a Jongin se stesse bene, ma aveva paura della risposta, o peggio, di non riceverne una. Quindi non disse niente. Arrivarono a scuola, si avviarono agli armadietti, e Sehun si sentì sollevato quando Jongin non lasciò andare la sua mano fino a che non arrivarono lì. Scrollò via lo zaino, lo appese, tirò fuori i libri, e quando si voltò, Jongin era poggiato contro l'armadietto accanto al suo, che aspettava in silenzio. I suoi occhi erano vuoti, stanchi, un po' tristi. “Jongin?” riuscì a dire Sehun.
Huh?” Jongin si voltò verso di lui, facendogli un piccolo sorriso. “Oh, scusa. Sono solo stanco.”
Sono solo stanco. La scusa più famosa nei libri. “Okay,” rispose Sehun, cercando di ricambiare il sorriso. Se Jongin aveva notato che non era genuino, non disse niente.
Arrivato mezzogiorno, Sehun era di umore peggiore persino di Jongin. A malapena si parlarono, tra le lezioni e tutto, e Jongin venne rimproverato per aver posato la testa sul banco durante la lezione, e Sehun sentì come se le parole severe dell'insegnante fossero dirette a lui invece.
Più tardi, durante l'ora di studio mentre l'insegnante non era in classe, Jongin posò nuovamente la testa, e Sehun lo osservò con attenzione, senza sapere se avesse dovuto parlargli o meno. Non è che nessun altro stesse sussurrando.
Dietro di lui, due ragazze stavano chiacchierando tra loro, e le loro parole catturarono subito la sua attenzione. “Guarda Jongin,” disse piano una di loro. “È tutto il giorno che sembra esausto.”
“Beh non sono sorpresa, con un ragazzo come il suo,” rispose l'altra, e Sehun sentì un'ondata di nausea.
“Penso si senta in colpa,” disse la prima ragazza. “Ecco perché se lo tiene intorno, sai? Si è immischiato in tutto questo, e ora non può uscirne perché Sehun è così…” Non finì la frase, ma Sehun poteva farlo da solo. Penoso. Disperato. Dipendente.
“Non credo nemmeno che a Jongin piaccia così tanto,” continuò la seconda ragazza, e Sehun cercò di smettere di ascoltare, ma non poteva. “Semplicemente non può liberarsi di lui.”
Sehun abbassò le spalle, fissò il proprio banco, e spostò le mani per coprirsi le orecchie. Non voleva ascoltare. Non voleva pensarci. Perché la cosa orribile era che ci avrebbe creduto. Non voleva crederci, ma lo avrebbe fatto, se avesse cominciato a pensarci. Sehun era sempre stato bravo a convincere se stesso delle cose alle quali non voleva credere.
Ma mentre il giorno andava avanti, anche mentre Jongin lentamente si rallegrava e diventava più loquace durante le pause, Sehun continuò a pensare alle cose che avevano detto quelle ragazze. Non penso nemmeno che Sehun gli piaccia così tanto. Ma Jongin aveva detto che era così. Lo aveva fatto. Diceva davvero, giusto? Jongin non avrebbe detto qualcosa che non pensava seriamente, vero? Si è immischiato in tutto questo, e ora non può uscirne. E se a Jongin fosse piaciuto, quando lo aveva detto, ma ora non era più così? E se Jongin provasse davvero solo pena per lui? E se Jongin lo avesse lasciato presto, troppo stanco di Sehun e dei suoi continui problemi? Non era forse questa la linea generale della sua vita? Un padre che non voleva occuparsi del figlio. Una madre a cui importava più di bere che di prendersi cura di lui. Ogni famiglia adottiva, una dopo l'altra, non sopportava i suoi continui problemi a scuola, la sua incapacità di funzionare senza farsi odiare dagli altri. Aveva davvero pensato di potercela fare stavolta. Forse si era sbagliato.
“Stai bene, Sehun?” chiese Jongin quel pomeriggio, mentre si preparavano a tornare a casa davanti agli armadietti. “Sei piuttosto silenzioso.”
Sehun non lo guardò. “Anche tu sei stato silenzioso oggi,” mormorò.
“Già, ho avuto una nottataccia,” rispose Jongin, grattandosi la testa. “Tu stai bene?”
“Bene,” disse frettolosamente Sehun. Chiuse l'armadietto con un po' più di forza del necessario, sentendosi frustrato con se stesso, con Jongin, con tutto. Si sentiva ancora nauseato.
“Sei sicuro?” Jongin allungò un braccio, le dita sfiorarono la mano di Sehun, una palese richiesta di permesso. Sehun tirò via la mano, mettendosela in tasca. “Sehun?”
“Lascia perdere, Jongin,” disse scorbuticamente Sehun, avviandosi alla porta.
Sehun,” disse Jongin, e sembrava... irritato. Sembrava irritato, e Sehun non poteva nemmeno biasimarlo, perché Sehun era una persona irritante. Poi, con più gentilezza, “Ti va di dirmi cosa c'è che non va?”
Non c'è niente che non vada,” rispose Sehun, continuando a camminare senza sollevare lo sguardo.
“Sei sicuro? Sei arrabbiato con me? Non voglio che ce l'abbia con me, quindi dimmelo semplicemente e risolveremo il problema,” affermò Jongin, deciso e inesorabile.
“No,” scattò Sehun, non sapendo più se fosse triste o stanco o solo completamente stupido.
“Allora perché non lasci che ti tenga per mano?” Jongin provò ancora, e ancora una volta Sehun si ritrasse, uscendo dall'edificio e dirigendosi in fondo alla strada. “Non posso leggerti nella mente, Sehun. Perché non me lo dici?”
“Ho detto lascia perdere, Jongin,” disse duramente Sehun, con una stretta allo stomaco.
“Non voglio lasciar perdere. Lascio sempre perdere. Ma niente si risolve così,” disse Jongin, e non sembrava arrabbiato, ma testardo, quasi arrogante, e diede sui nervi a Sehun.
“Non puoi semplicemente lasciarmi in pace?” chiese, deglutendo e guardando il marciapiede davanti a sé.
No,” rispose Jongin.
“Perché no?” domandò Sehun.
“Perché no!” esclamò Jongin, decisamente esasperato ora. “È importante che mi dica delle cose a volte!”
“Non voglio farlo,” disse.
“Allora dimmi almeno perché non vuoi dirmelo.”
“Non voglio e basta!” Sehun stava cominciando ad alzare la voce, quando l'unica cosa che voleva fare era smettere di parlare.
“Beh allora dovresti farlo comunque, perché ti farebbe bene!” insistette Jongin.
Sehun non aveva più il controllo delle cose che uscivano dalla sua bocca. “Cosa ne sai di cosa mi fa bene?” abbaiò, voltandosi verso di lui. Cosa ne sapevano tutti di cosa gli faceva bene? Luhan gli aveva detto che farsi degli amici gli avrebbe fatto bene, e guardate dove era ora.
“Perché fa bene a tutti!” esclamò Jongin, guardandolo dritto in faccia, rivolti uno contro l'altro sul marciapiede. “Dimmelo e basta, Sehun!”
No!” continuò Sehun, gli occhi cominciavano a bruciargli. Si voltò ancora una volta. “Lasciami in pace!”
“Cosa vuoi da me?” chiese Jongin, disperato, frustrato.
“Voglio che te ne vada,” disse Sehun, anche se sapeva, nel profondo, che voleva che Jongin rimanesse.
“Hai almeno usato il quaderno che ti ho regalato per il compleanno?” lo accusò lui.
“Era un'idea stupida!”
“D'accordo, allora ridammelo!” Prima che Sehun potesse accorgersene, Jongin si lanciò in avanti, afferrando il suo zaino. D'istinto, Sehun lo spinse via, guardandolo inciampare all'indietro, per poi prendere lo zaino.
“Non è nemmeno qui!” disse, lanciandolo a Jongin con rabbia, sentendo di poter crollare da un momento all'altro.
Con un movimento, Jongin afferrò la borsa, la girò e la rilanciò indietro, colpendo Sehun alla pancia e facendogli fare un passo indietro. Non fece tanto male, ma Sehun barcollò, qualcosa dentro di lui urlò. Una voce disperata gli diceva che Jongin non aveva voluto, Jongin non gli avrebbe mai fatto del male, Jongin non era come loro, ma il panico e la rabbia e il dolore la sovrastarono in un istante.
“Vattene via!” gridò, abbastanza forte da attirare l'attenzione di una donna sull'uscio di una porta.
“D'accordo!” gridò a sua volta Jongin, con espressione cupa e le mani che gli tremavano.
“Sei proprio come loro, Kim Jongin!” esclamò Sehun, e non sembrava nemmeno più lui la persona che parlava. “Come tutti gli altri.”
È questo quello che pensi?” chiese Jongin, e all'improvviso sembra ferito, impossibilmente ferito, e tradito. “Dici un sacco di cazzate, Sehun.”
“Lasciami in pace e basta,” disse Sehun, evitando il suo sguardo.
È questo quello che vuoi?” chiese.
Sehun non lo sapeva nemmeno più. “Sì!” gridò il mostro nel suo petto.
“E quindi? Per tutto questo tempo ho solo sprecato il mio tempo?” chiese arrabbiato Jongin.
“Sì!” esclamò Sehun, perché era chiaro che nonostante ciò che pensasse Jongin, Sehun non era riparabile.
“Beh, bel modo di illudere le persone, Sehun,” sputò Jongin, e i suoi occhi erano umidi adesso, li asciugò bruscamente con un braccio.
L'intero colpo di Sehun sembrava andare a fuoco. “Non mi sei nemmeno mai piaciuto!” gridò.
Jongin si asciugò ancora gli occhi, ma altre lacrime scivolarono sulle sue guance. “Sì beh, a me piacevi!” esclamò, e girò sui tacchi per andarsene, attraversando la strada senza guardare ed evitando per un pelo di essere investito da un motociclista.
Sehun si permise di guardarlo solo per pochi minuti prima di distogliere lo sguardo, la vista offuscata, per poi correre verso casa.

  
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