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Autore: _Akimi    15/09/2016    2 recensioni
[Tanaka x Nishinoya]
"Per Ryuunosuke tutto era un gioco, si consideravano fratelli e non c'era nulla di particolarmente scandaloso nell'invitarlo a casa sua il sabato sera, nel dormire nello stesso futon o nel vederlo il giorno seguente con un paio di suoi abiti addosso.
Per Tanaka si trattava di un'amicizia, forse l'amicizia più importante della sua vita e proprio per questo era piuttosto chiaro che l'eccentrico numero cinque della Karasuno non avrebbe mai considerato Yuu più di un compagno di squadra o una sorta di fratello acquisito."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yuu si sistemò sul divano, Ryuunosuke stava sonnecchiando al suo fianco mentre la TV era rimasta accesa con uno dei tanti film che sceglievano senza mai finire di vedere assieme.
La stanza era buia, le uniche fonte di luci erano lo schermo del televisore e quello dello smartphone di Nishinoya che, da quando Tanaka si era addormentato, non aveva abbandonato sul tavolino neppure per un attimo.
Si era preoccupato di inserire la modalità silenzioso e qualche volta lanciava un'occhiata furtiva all'altro per assicurarsi che stesse ancora dormendo; conosceva abbastanza bene Tanaka dal sapere che non si sarebbe svegliato così facilmente, aveva il sonno pesante e gli bastava qualche patatina di troppo per addormentarsi definitivamente.
Nonostante ciò, Nishinoya voleva essere certo di non essere scoperto mentre leggeva i numerosi messaggi che Sugawara e Azumane gli inviavano dal gruppo che aveva creato ormai da mesi.

-Allora? Come ha risposto?-
Yuu lesse per primo uno degli SMS di Koushi; il senpai era il più delicato tra i tre, ma da quando aveva scoperto quel piccolo segreto di Nishinoya, era divenuto molto più curioso nei suoi confronti e non gli risparmiava pessime figure persino durante gli allenamenti in palestra.
-Non hai paura per lui?-
Poco più in basso Yuu trovò le parole di Asahi e non si trattenne dal sorridere divertito; era ormai abituato alla vigliaccheria del più grande, un gigante buono – così poteva essere definito – che nonostante l'apparenza da cattivo ragazzo si demoralizzava spesso anche davanti a situazioni che non lo riguardavano in prima persona.
-Ora sta dormendo, non penso che sia l'occasione giusta per dirglielo.-
Yuu digitò velocemente sulla tastiera e aggiunse, come di consueto, non poche emoticons per sdrammatizzare il momento; non voleva mostrarsi avvilito o dispiaciuto per non aver seguito i piani precedentemente condivisi con gli altri due, ma doveva ammettere che gli ostacoli iniziavano a colpire anche il suo morale ferreo e ammettere una sconfitta non era qualcosa che avrebbe accettato facilmente.
-Puoi prenderti tutto il tempo che ti serve, Tanaka dovrebbe aprire gli occhi e rendersene conto.-
Sugawara riuscì a strappargli un sorriso spontaneo; era sollevato nel sapere che i suoi amici sarebbero sempre rimasti lì, che lo supportavano in tutte le sue follie e che non lo avevano criticato neppure dopo aver confessato di essersi innamorato di un altro ragazzo.
In più, Tanaka era anche della loro stessa compagnia, si vedevano assieme ogni giorno, giocavano nella stessa squadra ed era tutti testimoni dei piccoli gesti che i due si scambiavano durante gli allenamenti.

Per Ryuunosuke tutto era un gioco, si consideravano fratelli e non c'era nulla di particolarmente scandaloso nell'invitarlo a casa sua il sabato sera, nel dormire nello stesso futon o nel vederlo il giorno seguente con un paio di suoi abiti addosso.
Per Tanaka si trattava di un'amicizia, forse l'amicizia più importante della sua vita e proprio per questo era piuttosto chiaro che l'eccentrico numero cinque della Karasuno non avrebbe mai considerato Yuu più di un compagno di squadra o una sorta di fratello acquisito.
Eppure, Nishinoya - per la prima volta da quando l'aveva conosciuto – iniziò a provare un'estranea sensazione: Tanaka non faceva più parte del suo mondo, la complicità che li aveva uniti iniziava poco a poco a scomparire e più passava il tempo, più si sentiva in colpa per ciò che il suo cuore insistentemente continuava a fargli provare.
-Era più facile prima.-
Digitò in un attimo di furia senza neppure rendersene conto; -Era più facile prima, quando vedevo Tanaka come un fratello, quando immaginavamo stupide uscite a quattro che avremmo organizzato una volta fidanzati.-
Continuò il messaggio seppur consapevole che il rimorso non l'avrebbe aiutato a risolvere quella situazione.
Sperava che Tanaka avrebbe compreso, non voleva perdere un amicizia così rara e si affidava alla conoscenza che aveva di lui perché, nonostante tutto, era certo che Ryuunosuke non l'avrebbe mai trattato con superficialità o cattiveria; era sicuro che Ryuunosuke l'avrebbe compatito, si sarebbe scusato con lui solo per farlo stare meglio e Nishinoya si sarebbe arrabbiato ancora di più con sé stesso per aver messo l'altro in una situazione così scomoda.

-Tutto andrà per il meglio, Ryuunosuke capirà, ne siamo certi entrambi.-
Yuu sospirò rumorosamente al messaggio di Koushi, finì con l'attivare il blocco schermo per poi voltarsi ad osservare l'altro addormentato ancora vicino a sé.
Tanaka russava, non sempre, ma quando capitava finiva anche con il parlare nel sonno; mormorava sempre qualcosa che Nishinoya cercava di comprendere, ma erano solo versi, parole che non componevano frasi con un senso compiuto e nell'osservare l'espressione beata sul suo volto Yuu finiva sempre con il ridere, trattenendosi solo con le mani a premere contro lo stomaco.
Adora tante cose di Tanaka Ryuunosuke: il suo modo di nascondere l'imbarazzo con un sorriso, gli sguardi preoccupati che riservava alla sorella quando gli raccontava di una giornata andata male o semplicemente il modo con cui riusciva sempre a coinvolgere tutti, senza escludere neppure il più timido dei compagni.
Sì, Nishinoya ammirava Tanaka a tal punto da essersene innamorato perché non bastava più qualche abbraccio da amico, qualche pranzo improvvisato a casa o di quei momenti imbarazzanti in cui Saeko li scopriva scambiarsi qualche rivista indecente; per Yuu non bastava più l'intimità che avevano raggiunto e desiderava che Tanaka la pensasse allo stesso modo.

Con questi pensieri si allontanò dal salotto, abbandonò il cellulare sul tavolino davanti al divano e si diresse verso la cucina, camminando abbastanza piano per non poter svegliare l'altro.
Era ormai un'abitudine mangiare a casa Tanaka ed era facile trovare sempre quello che cercava nella cucina – stranamente ordinata – dell'amico; aprì il frigo e prese la prima bibita che trovò vicino a tutte le altre e non si preoccupò neppure di controllare di che cosa si trattasse.
Sentiva un fastidioso groppo alla gola sin dal momento in cui aveva varcato la soglia di casa e per questo si sarebbe accontentato di una qualsiasi bibita fresca che lo aiutasse a rinfrescarsi un po'.
Riempì un bicchiere di quello che scoprì essere succo di frutta e si appoggiò al bancone della cucina in silenzio, sorseggiando la spremuta come se avesse tra le mani chissà quale vino pregiato.
Lo sguardo rimase fisso verso un punto buio della camera, tra le mura riecheggiavano solo le drammatiche voci della protagonista del film mentre la sua mente vagava tra realtà e fantasie che lo aveva assalito ormai da mesi.
Immaginava il momento in cui Tanaka avrebbe scoperto la verità, forse avrebbe imparato ad odiarlo – in fondo Nishinoya sapeva che a Ryuunosuke piacessero le ragazze; forse si sarebbe preso gioco di lui – quando gli avrebbe finalmente confessato di essere bisessuale.
Non avrebbe mai sopportato di essere schernito da lui, ma la possibilità non era da scartare e per questo Yuu non poteva che esserne spaventato.
Lo aveva scoperto proprio con lui, non gli era mai capitato prima d'allora di provare interesse per una persona dello stesso sesso; Tanaka gli piaceva non perchè fosse un ragazzo – certo, lo trovava stupidamente affascinante – ma a Nishinoya importava solamente la compagnia.
Con Ryuunosuke poteva essere semplicemente sé stesso, non era mai troppo stupido, troppo rumoroso o troppo testardo, Ryuunosuke lo assecondava solo quando ne sentiva il bisogno e lo criticava perché realmente interessato a lui.
Condannava i suoi comportamenti quando si faceva prendere troppo dalla rabbia o capiva quando consolarlo nei momenti difficili; c'erano persino quelle volte in non servivano le parole perché Tanaka era già lì e Yuu ritornava ad essere l'allegro libero di sempre.

Mentre quei pensieri continuavano a colmargli la testa, Nishinoya non si accorse neppure che la TV era stata spenta, un paio di passi lo avevano raggiunto e Tanaka era rimasto immobile davanti alla porta della cucina, il cellulare dell'altro tra le mani e un sorriso assonnato stampato sul viso.
«Ohi, Noya, hai ricevuto un messaggio di Asahi. Dice che...»
Tutta l'agilità di Yuu si mostrò in un unico movimento, il suo obiettivo era lo smartphone che Tanaka teneva con disinvoltura tra le dita; quello stesso smartphone divenne come un pallone da salvare in una match ufficiale, doveva allontanare gli occhi di Ryuunosuke prima che potessero leggere qualsiasi cosa Azumane avesse deciso di scrivergli.
Voleva credere di non essere arrivato in ritardo, sperava che Tanaka non avesse scoperto delle loro conversazioni e questo non lo fermò dallo scattare verso di lui, rubandogli il cellulare ferocemente.
«Hai letto quello che ha scritto?!»
Nishinoya si ritrovò a gridare, urlò contro l'altro senza neppure rendersene conto; le mani iniziarono a tremargli e l'espressione di Tanaka cambiò all'improvviso accennando un sorriso divertito che non preannunciava nulla di buono.
«Hey, hey, qui qualcuno mi sta nascondendo qualcosa. Se riguarda Asahi, no, non ho letto nulla.»
Ryuunosuke sapeva in quali rapporti Noya fosse con l'Asso della squadra; non era passato così tanto tempo dal momento in cui entrambi non si erano più presentati agli allenamenti e capiva Yuu se aveva intenzione di nascondere le loro conversazioni.
Non era qualcosa che riguardava Tanaka e aveva tutte le intenzioni di rispettare la privacy dell'amico, ma non aveva mai visto Noya comportarsi in quel modo e l'improvviso distacco nei suoi confronti lo incuriosì – più che ferirlo – tanto dall'essere disposto ad insistere se necessario.

«Non è nulla di importante, non devi preoccuparti.»
Yuu sentì il cuore martellargli nel petto incontrollato, le sue gote si erano lievemente arrossate, però non allontanò lo sguardo da quello di Tanaka; non doveva destare sospetti e cercò di ricomporsi vanamente per evitare di ricevere domande spiacevoli.
«Non sono preoccupato infatti, ma non è che hai trovato una tipa senza dirmi nulla? O forse Asahi si è fidanzato e sono l'ultimo a saperlo.»
Ryuunosuke parlò con il solito tono che lo caratterizzava nel raccontare qualcosa di poco pudico; non si sarebbe stupito nello scoprire che i due si scambiassero consigli strettamente personali e Noya sembrava sapere come comportarsi davanti ad un ragazza, sebbene non ne avesse ufficialmente una.
«Idiota, se ne avessi una te lo direi, no?»
Yuu accennò un sorriso di circostanza, pensando che una domanda retorica sarebbe bastata per distrarre l'altro dalla vera questione, tuttavia, pochi attimi dopo, Tanaka iniziò realmente ad insospettirsi e la sua curiosità si palesò nell'espressione divertita dipinta sul suo volto.
«Allora? Se mi dici che Asahi ne ha trovata una inizio a sentirmi davvero disperato. Insomma, non avrebbe neppure il coraggio di chiederle di uscire!»
Non è l'unico – Yuu pensò, anche se quelle parole rimasero inespresse nella sua mente; non aveva il coraggio di mentirgli, ma non aveva neppure abbastanza fegato dal confessare la verità.
Immaginare un rifiuto lo fermava perché si trattava proprio di lui e non di qualsiasi altro ragazzo; sapeva di non soffrire di vigliaccheria, si era macchiato di peccati ben più gravi di questo, eppure provare sentimenti per un suo amico, per Ryuunosuke Tanaka, era qualcosa che andava ben oltre a ciò che aveva da sempre considerato.

«Ok, senti, mi piace una persona. Ho chiesto consigli a lui, tutto qui.»
Yuu parlò così in fretta dal non aver neppure tempo di pentirsene, ma quando il silenzio calò tra di loro, il libero riuscì a ritornare in sé e i sensi di colpa iniziarono ad assalirlo velocemente.
Alla fine, aveva preferito mentire – certo, non era propriamente una bugia – e voleva proseguire su quella strada affinché avesse altro tempo per pensare a come dirglielo.
«A lui? Avresti potuto chiedere a me.»
Nishinoya incontrò lo sguardo improvvisamente serio di Tanaka e nei suoi occhi comprese più del dovuto; ora sembrava realmente ferito, offeso dall'omettere un'informazione così importante.
Il mondo di Tanaka pareva cadere per un dettaglio così misero, eppure Nishinoya lo comprendeva perché anche lui avrebbe provato lo stesso se si fosse ritrovato nella sua posizione.
«Lo so amico, ma Asahi l'ha scoperto per caso e poi Sugawara era lì e...»
«Quindi lo sa anche Suga. Bene
Tanaka lo interruppe e si lasciò abbandonare su una delle sedia della cucina, non prima di aver preso una delle birre comprate dalla sorella.
Non desiderava cominciare con il terzo grado, probabilmente Noya aveva le sue buone motivazioni per non averglielo detto, ma arrivati a quel punto era piuttosto ovvio che Yuu dovesse qualche spiegazione all'amico.
Non c'era modo di scappare, aveva già detto ai suoi genitori che si sarebbe fermato da lui a dormire, era notte e il sonno pareva essere scomparso sul volto di Tanaka già da molto.
Era fottuto – queste erano le uniche due parole che silenziosamente riecheggiavano nella mente del libero e lo sguardo denso dell'altro non lo aiutava a formulare delle frasi giuste né per ferirlo né per farsi scoprire.
Così abbassò lo sguardo, puntò gli occhi verso i rimasugli di arancia nel fondo del suo bicchiere mentre Tanaka attaccava le labbra al bordo della sua lattina, lasciando che il liquido alcolico gli riscaldasse un po' lo stomaco.

«Lo so che abbiamo promesso su quella cazzata. Dovevamo dirci tutto, ma è diverso, ok?»
Nishinoya cercò di resistere all'improvvisa fitta che cominciò a colpirlo allo stomaco; voleva plasmare quella bugia a sua vantaggio, poteva in parte dire la verità e per il resto mentire.
Non doveva necessariamente confessare di provare interesse per lui, poteva essere un qualsiasi altro ragazzo, un inizio per dire all'amico di essere di vedute ben più aperte, così Yuu avrebbe pensato a come comportarsi in seguito.
«E' così diverso dal dirlo ai nostri senpai e non a me? Non sono maturo abbastanza?»
Tanaka cercava delle spiegazioni da solo, cercava di trovare rispose nei gesti dell'altro, ma nella sua figura trovò solo nervosismo, qualcosa che non vedeva in Yuu da molto tempo.
Stava tremando, le dita accarezzavano delicatamente il bordo del bicchiere ormai vuoto mentre con la mano libera aveva iniziato ad appiattirsi i capelli, lottando contro il gel che rimaneva fisso sui suoi ciuffi.
Yuu voleva nascondersi – Tanaka lo comprese dal modo in cui compulsivamente la sua gamba si muoveva sotto il tavolo, voleva nascondersi da lui e questo lo ferì perché significava che non si fidava abbastanza di lui.
Temeva il suo giudizio e questo portò naturalmente Ryuunosuke a pensare che cosa ci fosse di strano in quello che Noya gli stava nascondendo: era innamorato, e quindi?
Non si sentiva tradito, non sarebbe caduto il mondo per una simil sciocchezza; la loro amicizia perdurava e si sarebbe abituato ad essere rimpiazzato qualche volta da una persona importante nella vita del suo più caro amico.
«No, non ho mai detto...Non penso questo, va bene? Ma non sono sicuro che tu possa capire, anche se vorrei che tu lo facessi.»
Nishinoya trovò il coraggio di guardarlo negli occhi, le loro iridi si incontrarono e Tanaka trattenne il fiato quasi per timore di rovinare quel silenzio; non poteva obbligare l'altro a confessare qualcosa che non voleva, ma credeva ciecamente nella loro amicizia e si reputava una persona capace di comprendere le scelte di altri.

«Quindi mi stai dicendo tutto questo perché temevi il mio giudizio? Che cosa hai combinato, non ti sarai mica preso una cotta per una donna sposata?»
Ryuunosuke rise per alleggerire l'atmosfera e Noya rispose a suo modo, increspando le labbra in quello che parve un sorriso sincero; avrebbe voluto dare ragione all'amico, forse sarebbe stato più semplice accettare una storia come quella appena ipotizzata, ma la sua situazione era più drastica.
«No, no, idiota. Ma se te lo dico devi assicurarmi che non ti sentirai schifato o qualcosa del genere...»
Abbassò gli occhi e l'altro non smise di guardarlo; si aspettava un'altra domanda, ma Tanaka si limitò a dire che non l'avrebbe mai fatto, che non era così superficiale e che la loro amicizia non sarebbe cambiata neanche dopo la sua confessione.

In quel momento qualcosa in Noya cambiò, i suoi muscoli si irrigidirono e cercò di trovare una posizione più comoda sulla sedia; respirò profondamente e pensò a tutto ciò che aveva condiviso con Tanaka fino a quel momento.
Non avrebbe scordato i pomeriggi passati ad allenarsi, i giorni in cui avevano immaginato di poter organizzare delle vacanze assieme o quelli in cui semplicemente si erano chiusi in casa – vittime del tempo o della noia – per poter fissare un televisore senza pensare a nient'altro.
Alzò il capo e ritrovò subito lo sguardo di Ryuunosuke su di sé; deglutì perché era l'unico modo che aveva per calmarsi e mentre la sua gola cominciava di nuovo a seccarsi, le sue labbra si schiusero per prepararlo a parlare.
«Mi piace un ragazzo.»
Una frase semplice, un respiro piccolo ad ogni parola e la consapevolezza di avercela in parte fatta.
Non ebbe idea di quale fosse la reazione immediata di Tanaka, la sua vista era confusa e la prima espressione dipinta sul volto andò persa in quei pochi attimi in cui Yuu non si dedicò all'altro.
Quando ritornò ad essere più lucido i suoi occhi riuscirono a focalizzare la figura di Tanaka; sembrava stupito, forse stranito nell'immaginare il suo migliore amico interessato ad un maschio, ma non era arrabbiato né infastidito da quella dichiarazione.
«Ok, va bene, perfetto.»
Tanaka bisbigliò cercando di sembrare il più naturale possibile; non aveva mai realmente riflettuto su un qualche orientamento sessuale che non comprendesse amare la manager del proprio team come una sorta di divinità, ma questo non lo portava necessariamente a disprezzare Yuu.
Certo, era difficile immaginarselo invaghito di una persona dello stesso sesso, ma era qualcosa che riguardava la sua vita, una condizione non scelta, e Ryuunosuke accettava Noya così com'era.
«Intendo dire, non me lo sarei aspettato, ma questo non pregiudica nulla. Siamo amici e lo siamo a prescindere.»
Yuu osservò Tanaka passarsi una mano dietro la nuca, le gote leggermente imporporate bastarono per fargli comprendere quanto fosse imbarazzato, ma le sue parole lo tranquillizzarono.
Sapeva di avere accanto una persona di buon cuore e questo lo aiutò solamente ad innamorarsene di più: avrebbe solamente atteso, atteso il momento giusto per rivelargli tutto senza mai smettere di sperare per il meglio.

«E' un nostro compagno di squadra? Non – non che io lo debba sapere per forza, ma dato che hai avvertito sia Suga che Asahi mi sembra piuttosto ovvio pensare che...»
Tanaka iniziò a parlare ricercando parole per non apparire troppo invasivo; non riusciva esattamente ad immaginare una qualsiasi persona del team con Yuu, però era un'ipotesi del tutto possibile e la curiosità non lo aiutava a sopportare l'attesa che lo divideva dalla risposta dell'altro.
«No, ecco, lui non è della Karasuno.»
Yuu era in genere piuttosto sincero con gli altri, mentire non era esattamente il suo forte, ormai la discussione aveva preso una piega irreversibile; cercò di immaginare il più piccolo dei dettagli per non destare sospetto e ovviamente doveva mettere Tanaka nella posizione di non indagare troppo su quel misterioso ragazzo.
«Ma non gioca a pallavolo, quindi non puoi conoscerlo.»
Accompagnò quelle parole con un sorriso e cercò di sembrare spontaneo come suo solito; Tanaka non avrebbe insistito oltre – almeno questo era ciò in cui sperava Nishinoya – e così la loro conversazione non sarebbe andato oltre a semplice domande di cortesia.
«Ci siamo conosciuti per caso, ma lui non sa nulla quindi deve rimanere un segreto, intesi?»
Si coprì le labbra con l'indice e Tanaka si limitò a sorridere divertito dall'improvviso cambio d'espressione sul volto dell'amico.
Ora capiva l'imbarazzo, la necessità di nascondersi e di mantenersi misterioso; non poteva ancora credere che Yuu, lo stesso Nishinoya Yuu che aveva da sempre adorato le divise femminili della loro scuola e venerato la manager Shimizu, ora aveva appena confessato di essersi innamorato di un ragazzo.
Tanaka non ci trovava nulla di estremamente scandaloso, certo, fino ad ora non avrebbe mai difeso a spada tratta una persona per il proprio orientamento sessuale, ma era affezionato a Nishinoya e nessuna rivelazione avrebbe cambiato ciò che provava per lui.

«Ho capito, ho capito, ma non c'era bisogno di allarmarsi così tanto. Per chi mi hai preso? Non sono mica così idiota.»
La spensieratezza che trapelava dalle sue parole rilassò completamente Yuu; ogni volta in compagnia di Tanaka imparava qualcosa di nuovo e non si annoiava mai di ripetere quanto fosse importante il suo giudizio.
«Hai detto bene, ma un po' stupido lo sei.»
Cercò di cambiare gradualmente discorso e la sua tecnica si mostrò più che efficace; sperava che Tanaka non ci avrebbe più riflettuto nei giorni successivi mentre, per ora, si sarebbero entrambi accontentati di ritornare al loro film.
 
* * *

Asahi osservò con mal celata curiosità l'amico impegnato a sistemare qualche pallone nell'apposito sgabuzzino.
Era un posto sin troppo angusto per lui, gli riportava alla mente vecchi ricordi poco piacevoli, ma in quel giorno si era quasi sentito in dovere di riservare un'occhiata al più piccolo.
Lo aveva trovato strano sin dall'inizio dell'allenamento, anche Koushi gli aveva dato ragione poiché era raro vedere il libero così silenzioso e tranquillo, eppure nessuno dei due senpai aveva deciso di intervenire durante il riscaldamento, preferendo aspettare non appena tutti si fossero congedati.

Il tempo era passato relativamente in fretta per Asahi, un minuto prima si stava allenando sulle schiacciate e quello dopo era finito con raggiungere la soglia del ripostiglio a passo felpato, quasi per paura di essere scoperto dall'altro.
Sugawara gli aveva promesso di raggiungerlo una volta finito di discutere di una "cosa tra alzatori" con Kageyama, ma di Koushi non si vedeva neppure l'ombra e l'Asso non aveva più voglia di attendere.
Così sospirò lentamente, fece un passo dopo l'altro e allungò la mano verso la spalla minuta di Yuu, picchiettando su di essa per poter attirare la sua attenzione.
Il libero si voltò solo dopo un paio di secondi, lo sguardo era puntato verso il viso adulto di Asahi, ma i suoi occhi non erano realmente concentrati sulla sua figura; lo guardava senza osservarlo realmente, era chiaro che stesse pensando ad altro e Azumane quasi si sentiva in colpa per averlo disturbato mentre occupato tra i suoi pensieri.
«Ohi, Asahi. Gli altri sono già andati via, no?»
Yuu esclamò con più enfasi possibile, dedicò un sorriso spontaneo al più grande e finì con sistemare gli ultimi palloni nell'apposito cesto di fronte a sé.
Sapeva il perché del giungere dell'altro in quel momento, ma preferì non fare insinuazioni per non metterlo a disagio.
Apprezzava l'empatia di Asahi, non erano poi così comuni i casi in cui i due parlavano di questioni private; era sempre Sugawara ad aiutare entrambi ad essere più sinceri, mentre per loro non era così semplice aprirsi e raccontare qualcosa di sé.
«Sì, ma a dire il vero vorrei parlarti di una cosa.»
Il tono grave della sua voce contrastava con i lineamenti ammorbiditi del suo volto, dalle sue parole trapelava una palese preoccupazione per l'amico e Yuu non sapeva se fosse più corretto sentirsi lusingato o arrabbiarsi con lui per via di tutta quella segretezza nei suoi comportamenti.
«Se riguarda Tanaka, non mi va proprio di parlarne.»
Ovvio che riguarda lui – Yuu pensò incattivito, ma cercò di non mostrarsi nervoso davanti all'altro.
Era chiaro che i suoi amici lo facessero per il suo bene, persino quando giocava a pallavolo non sembrava più lo stesso.
Tanaka era un loro compagno di squadra, non una persona da incontrare una volta ogni tanto; non era sempre così stupido come altri potevano pensare e anche lui aveva iniziato a domandare, chiedeva se Yuu stesse bene, se c'erano modi per aiutarlo.
Koushi e Asahi all'inizio non aveva compreso il suo comportamento, ma una volta scoperta la bugia di Nishinoya, avevano deciso di stare al gioco, pur consapevoli che la scelta presa dal libero non era stata la sua miglior idea.
«Non riguarda solo Tanaka. Abbiamo dovuto mentire e l'abbiamo fatto per te.»
Asahi parlò stizzito; la sua apparente calma svanì non appena Yuu incontrò il suo sguardo, ma l'Asso abbassò il capo subito dopo.
Era arrabbiato con lui, ma era nella sua indole evitare qualsiasi tipo di confronto diretto; Yuu diventava aggressivo quando attaccato – Asahi lo sapeva meglio di altri – e non voleva portare quel susseguirsi di eventi ad un cataclisma improvviso e incontrollato.
Voleva spiegargli che ciò che aveva detto era sbagliato, avrebbe ferito non solo sé stesso, ma anche Tanaka; voleva fargli capire che né lui né Koushi non sarebbero stati suoi complici ancora a lungo perché aveva trovato persone inadatte per inventarsi quello stupido gioco.

Yuu lo sapeva, Azumane e Sugawara non erano come lui: forse più ingenui, più disponibili, più pazienti – erano tutto ciò che Noya non era mai stato e aveva approfittato della loro gentilezza per mentire ad una persona importante a tutti e tre.
Comprendeva la rabbia di Asahi, ma non aveva avuto altra possibilità; la paura lo aveva assalito ed era finito con fomentare un'illusione a cui Tanaka aveva creduto perfettamente.
«Lo so, avrei dovuto dirvelo prima, ma è stata una cosa improvvisa. Ha preso il cellulare e stava per leggere i nostri messaggi.»
Noya puntò lo sguardo oltre la figura di Asahi e vide Koushi assistere alla scena silenziosamente; nessuno dei due si era accorto del suo arrivo, nonostante ciò, Yuu vide un sorriso gentile dipinto sul suo volto.
Koushi non l'avrebbe mai criticato; l'alzatore era fatto così: giudicava garbatamente, consigliava perché ci teneva davvero e sapeva quanto fosse importante l'amicizia che Nishinoya aveva con Tanaka.
Li vedeva scherzare assieme, litigare sulle cose più piccole cose o semplicemente consolarsi quando c'era qualcosa che non andava.

«Dovresti parlare con lui, ha iniziato ad avere strane idee a riguardo.»
Sugawara parlò e Asahi si voltò velocemente, scattando sul posto perché spaventato dal suo improvviso arrivo.
Si rilassò non appena vide l'altro nascondere una risata divertita, un gesto dedicato ad entrambi poiché ogni giorno che passava in loro compagnia lo aiutava solamente a riconfermare le sue ipotesi.
Aveva degli amici strambi, Koushi, eppure non li avrebbe scambiati con altri per nessun motivo al mondo; trovava la testardaggine di Yuu piuttosto buffa, spesso si atteggiava davanti ai suoi compagni di squadra, ma aveva le sue insicurezze proprio come tutti gli altri.
«Perché? Ti ha detto qualcosa?»
Nishinoya raggiunse a grandi falcate il più grande, per la foga era quasi sul punto di afferrarlo per il colletto della tuta, ma si trattenne non appena Koushi ricominciò a parlare pacatamente.
«Pensa che tu sia sotto tono per questo motivo. Il che non è del tutto falso, vero?»
Yuu celò l'imbarazzo irrigidendosi di colpo, i lineamenti del suo volto si fecero più severi ed incrociò le braccia al petto, sbuffando.
Non voleva mentire palesemente, sapeva che Asahi e Koushi erano sin troppo abituati alle sue piccole bugie; la verità era ormai piuttosto chiara e nasconderla avrebbe reso la situazione solamente più complicata.
«Va bene, gliene parlerò, ma ho bisogno di tempo.»
Quella risposta giunse per nulla inaspettata; Yuu non era quel genere di persona che rimandava i propri doveri o che si arrendeva prima di tentare, ma i suoi amici non lo avevano mai visto così prudente nei confronti di qualcun altro ed erano stupiti – piuttosto stupiti – nel rendersi conto che Nishinoya nascondesse anche un lato più razionale nel proprio animo.

«Un ragazzo che non gioca a pallavolo, Tanaka davvero ti ha creduto?»
Il breve silenzio che ricadde tra di loro venne interrotto dall'inusuale ironia di Sugawara; aveva ascoltato con attenzione il resoconto di Ryuunosuke e per quanto la storia gli fosse sembrata realistica, era sin troppo strano immaginare Yuu innamorato di una persona non interessata allo sport.
«Se gli avessi detto che giocava mi avrebbe chiesto subito il nome della scuola.»
Noya gonfiò le guance infantilmente; era stata una bugia inventata sul momento, ma aveva funzionato – sin troppo – e ora doveva riportare quella situazione alla normalità.
«Non so se sia una fortuna che abbia creduto alle tue parole.»
Asahi bisbigliò indeciso, anche se era convinto di essere dalla parte della ragione. Tanaka non era un ragazzo superficiale, poteva apparire spesso come tale, ma probabilmente non metteva mai in dubbio le parole di Yuu e per questo credeva a lui ciecamente.

«Ho capito, ho sbagliato, non devi sottolinearlo ogni volta. Gli parlerò e risolverò tutto.»
Con quelle parole si diresse verso l'uscita della palestra, apprezzava l'interesse dei suoi amici, ma non amava essere criticato così apertamente.
«Aggiornaci appena puoi!»
Koushi si avvicinò alla porta per vederlo andare via e con un sorriso di cortesia sul volto Noya li salutò entrambi.
 
* * *

«Deve essere uno stronzo, questo tipo.»
Tanaka parlò all'improvviso interrompendo il delicato silenzio che colmava la sua stanza.
Nishinoya era appoggiato con la schiena contro la testata del letto, si teneva occupato con un manga tra le mani – uno degli ultimi volumi che Ryuunosuke gli aveva gentilmente prestato.
Era stato quel bisbiglio di parole a destarlo dal suo stato di apparente apatia; alzò gli occhi dalle pagine e trovò subito lo sguardo dell'altro su di sé.
«Come hai detto?»
Lo guardò confuso, ma non del tutto estraneo all'insinuazione dell'amico; la sua era una falsa ingenuità, un modo per rimandare l'inevitabile e per continuare a credere che Tanaka non fosse realmente interessato alla sua stato sentimentale.
«Hai capito benissimo.»
Tanaka rispose con tono serioso, lasciando che Yuu abbandonasse definitivamente la sua lettura per poterlo ascoltare; il suo interesse non lo metteva a suo agio, certo, si sentiva in parte lusingato dal suo preoccuparsi, ma odiava notare quanto una piccola bugia avesse influenzato la vita di altri.
Pensava che la discussione forse morta un paio di sere prima, che Tanaka avesse assimilato la notizia senza aggiungere nessun commento particolare, ma a quanto pareva Nishinoya si era sbagliato e ora Ryuunosuke era pareva innervosito nel ripensare alle parole dell'altro.
«Quante ore hai riflettuto sulla cosa prima di dirmelo?»
Yuu parlò divertito nel notare la fronte corrucciata dell'amico; era strano vederlo concentrarsi su un qualcosa che non riguardasse la pallavolo o altre sciocchezze e più di tutto – anche se non lo avrebbe mai ammesso – era contento di notare quel genere di impegno per una questione che riguardava la sua vita e non la propria.
«Non così tante, davvero.»
Tanaka rispose evitando di guardarlo negli occhi, provava imbarazzo ad ammettere di averci realmente pensato a lungo; lui e Nishinoya non erano certo semplici conoscenti, erano amici fidati, eppure era una novità affrontare un argomento così intimo.
Forse perché non si tratta di una ragazza – Ryuunosuke se lo ripeté un paio di volte prima di ritornare ad osservare il viso dell'altro; forse si era sentito sin troppo incuriosito dalla nuova confessione di Yuu e voleva capire, a modo suo, che cosa il libero ci avesse trovato di così tanto speciale in un altro ragazzo.
«Oddio, ma allora sono davvero ore. Sei imbarazzante, Ryuu.»
Noya lo guardò con un sorriso ironico, sapeva che alle volte bastava poco per metterlo in imbarazzo, probabilmente solo lui era capace di vederlo combattere contro un genuino senso di vergogna che gli fece – in quel momento – imporporare le guance.
Sì, Noya era divertito dalla sua curiosità, ma in segreto anche lui tentava di nascondere l'imbarazzo del momento; si rendeva ora conto di quale argomento stessero trattando e sopratutto con chi.
La trovava una situazione buffa e le numerose coincidenze lo avevano portato a parlare dei propri sentimenti alla persona della quale era innamorato.
Ryuunosuke non poteva saperlo, almeno non ancora, ma Yuu in questo modo poteva poco a poco comprendere quali fossero i pensieri dell'altro, le sue opinioni e ciò che trovava fastidioso in tutta quella storia.

«Non è così grave, è quello che un fratello farebbe per un altro fratello, lo faccio per il tuo interesse.»
Tanaka incrociò le braccia al petto e sul suo viso comparì una finta smorfia per mostrarsi offeso; sapeva quanto Yuu apprezzasse la sua sincerità, la loro amicizia si basava proprio su di essa e non avrebbe smesso di preoccuparsi per lui neppure se battuto dall'eccessivo imbarazzo.
«E poi questo tipo deve essere davvero figo per averti conquistato. Non sarà mica un city-boy
Trovò la sua pronuncia inglese piuttosto pessima, ma bastò per farlo rallegrare e per alleggerire l'atmosfera attorno a loro.
Noya lo guardò e sul suo viso si dipinse un ghigno divertito; sapeva che Tanaka non l'avrebbe mai dichiarato apertamente, ma era curioso e quelle finte domande retoriche nascondevano il suo reale interesse nello scoprire qualcosa di più di quel ragazzo misterioso.
«Non è un city-boy.» Iniziò a parlare per provocarlo ancora di più; «Però è figo, è divertente e alle volte sin troppo testardo.» Continuò infine, riprendendo tra le mani il manga per nascondere l'improvviso imbarazzo che gli si leggeva in volto.
Trovava strano descrivere Tanaka in quel modo, probabilmente il diretto interessato era così sciocco da non rendersene neppure conto, ma per Yuu era un bene; considerava l'ingenuità di Ryuunosuke esilarante, anche se era pericolo continuare con quello stupido gioco.
«Dubito che ti faccia ridere quanto me. Anche i primini mi trovano simpatico.»
Noya alzò un sopracciglio piuttosto perplesso; era chiaro che l'ego di Tanaka non fosse esattamente così piccolo ed era piuttosto semplice per quest'ultimo storpiare la realtà per fare colpo su Yuu.
«Yamaguchi probabilmente ha paura di te, Tsukishima e Kageyama ti odiano.»
Lo bisbigliò divertito dallo scoprire la sua reazione, ma Ryuu si limitò a ridere apertamente – reazione che stupì del tutto il libero.
Sapeva che l'umorismo di Tanaka non fosse dedicato solamente agli altri, sapeva scherzare anche su sé stesso e invidiava la sua ironia proprio perché capace di auto-criticarsi; accettava le sorprese degli altri senza mai lamentarsi, anzi, riusciva a stare al gioco anche se era stato lui stesso vittima di uno scherzo.
«Ma c'è anche Hinata e poi anche tu vali, anche se non sei un mio kohai.»
Ryuu lo guardò con un sorriso sincero; non era poi così diverso essere del secondo anno, anche se si divertivano ad essere chiamati senpai, non lo consideravano un modo per ottenere più potere o per essere più rispettati.
«Anche se sei più grande di me di qualche mese non significa che devi trattarmi come un bambino.»
Yuu rispose con tono divertito, riconoscendo una delle più grandi qualità dell'amico: riusciva a parlare con chiunque, alle volte si mostrava un po' intimidatorio, ma alzava sempre il morale della squadra ed era per questo che i due andavano così tanto d'accordo.
«Ma sei alto come un bamb-»
«La forza del mio spirito colma la mancanza di centimetri in altezza.»
Yuu lo interruppe balzando subito in piedi sul letto dell'altro e mettendosi in posa per poter attirare la sua completa attenzione; Ryuu, da parte sua, finì con rotolare sul tatami di camera sua senza trattenere una grossa e fragorosa risata.
Segretamente, però, pensava che Noya avesse completamente ragione: molti lo sottovalutavano perché d'aspetto delicato, ma il suo caratteraccio era capace di intimorire chiunque.

«Non è che il ragazzo che ti piace è più alto di te così da poter fare il kabe-don?»
La domanda di Ryuu giunse improvvisa e Yuu si abbandonò contro il materasso incurante di disfare le lenzuola dell'amico; Tanaka gli stava sorridendo, ma in contrasto a quell'espressione spontaneo sul volto, il silenzio che ricadde subito dopo tra di loro fece irrigidire velocemente il libero.
«Non che l'abbia scelto.»
Noya mormorò a bassa voce, nascondendo il viso arrossato contro il cuscino morbido dell'altro; lo trovava un gesto stupido poiché più cercava di dimenticarsi di Tanaka più tutto attorno a lui glielo ricordava continuamente.
Era sempre stata una routine passare del tempo a casa sua, addormentarsi nel suo letto o mangiare insieme alla sua famiglia, ma per la prima volta da quando lo conobbe, Yuu cercò di ignorare volontariamente il profumo del compagno che impregnava la federa del cuscino, la sensazione di essere sdraiato esattamente dove lui dormiva e il riecheggiare della sua risata tra le mura della sua camera.
«Perché non ti dichiari?» Iniziò a domandare Tanaka, passandosi una mano dietro alla nuca imbarazzato. «Hai detto che è di un'altra scuola, no? Se ti dovesse andare male non è detto che le voci possano girare sino da noi.» Quelle parole non lo aiutavano di certo a sentirsi meglio, ma apprezzava lo sforzo dell'amico e così decise di incontrare il suo sguardo, incurante di quanto potesse essere buffa l'espressione sul suo volto.
«E poi sarebbe uno stupido se ti dicesse di no. Insomma, sei un tipo forte, quindi non vedo perché dovrebbe rifiutarti.»
La semplicità che trapelava dal suo tono di voce faceva sentire Yuu ancora più in colpa; odiava vedere Tanaka imbarazzarsi nel cercare di consolarlo, non erano esattamente quel genere di amici abituati ad affrontare momenti di quel calibro.
La sua gentilezza non lo aiutava a sbarazzarsi dei suoi sentimenti, anzi, Noya sentiva sempre più il bisogno di dire la verità e di affrontare le conseguenze.
«Perché a lui piacciono le ragazze, è semplice.»
Ed è la normalità – Pensò subito dopo, anche se si trattenne dal dirlo; si fidava ciecamente di Tanaka, ma considerava ancora una fortuna avere incontrato un amico come lui.
Non voleva rovinare il loro rapporto per delle stupidi emozioni a cui non voleva dare ancora un nome e preferiva rimanere così, in quel limbo che non lo faceva sentire né al sicuro né gratificato.

«Esatto, è semplice. Non dovresti essere così prevenuto; alle volte non è solo questione di chi si ha di fronte, di una persona bisogna anche apprezzare la compagnia e quello che è disposta a sacrificare per te.»
Noya incontrò lo sguardo di Tanaka, ma quest'ultimo poco dopo si alzò, tenendosi occupato nel sistemare il manga abbandonato ormai sul letto e gli ultimi cd che avevano finito di ascoltare poco prima.
«Almeno, questo è quello che mi ha detto mia sorella, credo che le donne abbiano un sesto senso per certe cose.»
Yuu non sapeva più che aggiungere; non poteva dare del tutto torto a ciò che l'altro gli aveva appena detto, ma impulsivo com'era, non aveva mai riflettuto abbastanza sulla sua situazione.
Aveva passato momenti peggiori di questo, una semplice cotta non poteva rovinare i tre anni passati alla Karasuno e voleva credere nell'amicizia che lo legava a Ryuu perché – da quando avevano iniziato a frequentarsi – non era mai rimasto deluso dalle sue scelte e dal suo comportamento.
«Penso che glielo dirò, grazie Ryuu.»
La risposta del libero bastò per riportare la tranquillità tra di loro; non era esattamente una promessa – quella appena fatta all'amico – ma Yuu voleva seguire il suo istinto e nessuna sfida era troppo complicata per un ragazzo come lui.
 
* * *

Pioveva ormai da ore, quel giorno si era preannunciato sin da subito diverso dagli altri, ma nessuno pareva accorgersi del nervosismo che sfidava l'autocontrollo del piccolo libero della Karasuno.
Gli allenamenti proseguivano come solito, tutti i giocatori erano concentrati per dare il meglio di loro stessi nelle partite pianificate nei giorni successivi e persino gli occhi attenti di Ukai erano stati ingannati dalla maschera di normalità che Yuu aveva deciso di indossare quel giorno.
Si era ripromesso di accantonare la questione sulla soglia della palestra, non poteva lasciarsi influenzare dai propri sentimenti poiché la squadra si aspettava un'ottima prestazione da lui e l'unico pensiero che doveva occupare la sua mente era la palla che volteggiava da una parte all'altra della rete.
Tanaka era in splendida forma, le sue schiacciate dal lato del campo risuonavano ogni qualvolta il pallone toccava terra e i suoi compagni si congratulavano con lui; pareva metterci più forza del solito, le sue non erano le schiacciate più eleganti che Noya avesse mai visto, ma vederlo nell'attimo in cui allontanava i piedi per saltare bastava per lasciarlo con il fiato sospeso.

Alcuni attacchi erano rivolti verso di lui, forse volontariamente o forse per caso, e Yuu si preparava subito con le ginocchia piegate, portava le mani nella posizione per ricevere il pallone e poi lo rispingeva verso l'alto.
Si concedeva un momento di distrazione solamente quando erano gli altri a palleggiare al posto suo; osservava Ryuunosuke attraverso la trama geometrica della rete e qualche volta i loro sguardi si incontravano di sfuggita.
Tanaka sorrideva, sorrideva a lui in particolare, e in quegli attimi Yuu sentiva solo il bisogno di dedicargli la medesima espressione; sorrideva perché lo trovava fantastico, riusciva a riscaldare l'atmosfera attorno a loro e il libero aveva quasi l'impressione che fossero solamente loro due a giocare.
Tanaka schiacciava, batteva e la palla giungeva a lui aggressivamente; rappresentava l'animo indomabile di quella testa calda che lo sfidava ogni volta come se non conoscessero l'uno le debolezze dell'altro; Yuu rispondeva con più foga e capiva persino che anticipasse le mosse di qualche suo compagno semplicemente per sentire il pallone sfiorargli le mani.
Era un incanto – se così poteva essere definito – perché Nishinoya si accorse solo in quel momento di essere impegnato a fare ciò che più amava al mondo con la persona con cui si sentiva più legato; non c'era nessuna linea a segnare la fine del campo, nessun ostacolo a dividerli, tutto faceva parte in modo perfetto di quella realtà alla quale Yuu non voleva allontanarsi mai.
Eppure, l'illusione finì quando il coach richiamò tutti a concludere la partita; l'allenamento era finito e quello che rimaneva nella palestra non erano altro che i loro sospiri profondi, goccioline di sudore che andavano ad infrangersi sul pavimento lucido e i litigi abituali tra i compagni più giovani della squadra.

«Avevo l'impressione che mi avresti ammazzato con quella palla, Noya.»
Tanaka fu il primo ad avvicinarsi dei due, poggiò una mano sulla sua spalla e finì di parlare per potersi rinfrescare con una delle bottigliette d'acqua gentilmente offerte dai più piccoli.
Noya balzò per un attimo nel vederlo giungere all'improvviso, ma cercò subito dopo di ricomporsi per non insospettirlo troppo.
«Eri tu che continuavi a fissarmi, era solo un modo per dirti "Guarda la palla e non me.
Le parole del libero fecero ridere di gusto Ryuu che, pur di non dare ragione all'amico, preferì rispondere con altrettanta foga.
«Guardavo la palla e te, che c'è di male? Gli avversari non vanno temuti, ma affrontati.»
Alla conversazione dai toni piuttosto assurdi si unì subito dopo Hinata; il più piccolo dei tre venne attirato dall'abituale e feroce modo di parlare dei due senpai e deciso a non interromperli, si accontentò inizialmente di osservarli con ammirazione.
«Non mi faccio intimorire con così poco, anzi, il libero è il più figo della squadra e lo sanno tutti.»
Noya puntò il pollice contro il proprio petto e in poco tempo osservò come gli occhi dei suoi compagni brillassero colmi di entusiasmo; erano parole forti, le sue, e sebbene né Hinata né Tanaka appoggiassero la dichiarazione appena fatta, si trovavano d'accordo nel dire che Nishinoya meritasse la loro e ben altre attenzioni.
«Anche io voglio essere così figo, Noya-senpai.» Hinata iniziò a saltare sul posto imitando tutte le posizione che spesso aveva visto eseguire dall'altro per poter salvare la palla durante una partita.
«E voglio spaventare i nostri avversari come fai tu, Tanaka-senpai
Ancora una volta cercò di copiare le espressioni minacciose del più grande, ma il volto di Shouyou pareva sin troppo delicato per poter intimorire qualcuno; questo non significava che fosse più debole, anzi, Tanaka e Nishinoya lo consideravano un'arma letale contro le squadre che lo sottovalutavano.

«Non riempirli troppo di complimenti, Hinata, o finirai con il fomentare il loro ego.»
Sugawara giunse ad interrompere l'importante scambio di battute prima che degenerasse; i tre non sapevano parlare a bassa voce ed era raro che il resto della squadra si mostrasse indifferente al baccano che riuscivano ogni volta a creare in palestra.
«Ma ovviamente non volevo disturbarvi; Noya, non dovevi mica parlare a Tanaka di una cosa importante?»
La domanda improvvisa del più grande spiazzò il libero lasciandolo del tutto impreparato; oramai era troppo tardi per coprire la faccenda con una bugia, forse ci sarebbe persino riuscito, ma non voleva aggiungere un'altra menzogna alla lista di quelle che aveva già precedentemente detto all'amico.
«Ok, ok, ho capito, grazie mille, Suga
Si mostrò più stizzito di quanto volesse realmente essere, ma Koushi non si offese per la sua risposta secca; sapeva di averlo messo in difficoltà, ma era per il suo bene ed era certo che Noya l'avrebbe ringraziato poco dopo.
Hinata e Sugawara si congedarono senza proseguire oltre; anche il più piccolo dei due non fece domande scomode – forse perché già lo sapeva? - e Yuu fu più che contento nel rendersi conto che la situazione non si sarebbe prolungata a lungo, non di nuovo.

Invitò così l'altro ragazzo a seguirlo fuori dalla palestra e Tanaka, seppur piuttosto confuso, si limitò a fare ciò che il libero gli aveva domandato.
La porta che si lasciarono alle spalle rimase aperta ed entrambi erano consapevoli che qualcuno li stava osservando segretamente; non era una questione che Nishinoya voleva rendere pubblica, ma non poteva negare loro di assistere alla scena.
Erano i suoi compagni di squadra, i compagni di squadra di Tanaka ed era nella normalità vedere più di un paio di piccoli occhi spiarli da lontano.
Yuu cercò di non curarsene, pensò solamente al sorriso rassicurante di Koushi e quello più goffo di Asahi; aveva iniziato con loro due e il piccolo aiuto che aveva ricevuto lo aveva aiutato ad arrivare sino a quel punto.
Anche Tanaka, inconsapevolmente, aveva fatto la sua parte; lo aveva rassicurato nei momenti di bisogno, aveva alleggerito l'atmosfera quando si faceva più densa tra di loro e gli era rimasto accanto, come sempre d'altronde.

Non per questo però, Noya si mostrò del tutto immune al nervosismo che precedeva una qualsiasi confessione; sapeva controllare le sue emozioni, ma avere gli occhi di Tanaka puntati verso di sé lo obbligarono ad abbassare il capo, sospirando rumorosamente.
Sei tu il ragazzo che mi piace; ti ho mentito fino ad ora; credi che potremmo essere più di semplici amici? - Erano tanti i tipi di approccio che il libero voleva utilizzare, ma non voleva apparire né troppo formale né disinteressato.
Aveva immaginato per molto tempo una risposta negativa da parte dell'altro e per questo si ripromise di essere pronto a rinunciare anche alla loro amicizia.
Non era semplice, ma la trovava la soluzione più giusta da prendere; forse Tanaka non avrebbe mai compreso i suoi sentimenti ed era inutile ritornare alla vita di prima.
Nishinoya aveva resistito a quelle emozioni già da molto, aveva mentito a sé stesso ogni qualvolta Ryuunosuke si mostrava a lui in modo gentile, ma il meccanismo era già scattato mesi prima e Tanaka non era semplicemente un suo compagno di squadra o un amico con cui confidarsi.
Era lo stesso Ryuunosuke che lo faceva ridere, imbarazzare, con cui passava il tempo parlando delle cose più sciocche o concedendosi momenti in cui nessun letto era troppo scomodo o piccolo per riposare assieme; era lo stesso Ryuunosuke che si complimentava con lui a fine partita, che gli offriva dei Garigari-kun per le occasioni importanti e con cui neppure le sere più anonime apparivano nervose.
Per questo e per molti altri motivi, Yuu Nishinoya sapeva di doversi dichiarare: lo faceva per sé in primo luogo, ma anche per il bene che voleva per l'altro ragazzo.

«Non è successo nulla di grave spero. Sai, lo sguardo di Daichi è piuttosto inquietante visto da qui.»
Tanaka si passò una mano dietro al capo e vide Nishinoya muoversi per potergli ostacolare la visuale.
Voleva essere al centro della sua attenzione, non potevano lasciarsi influenzare dalla curiosità altrui e più passava il tempo, più Yuu sapeva che sarebbe diventato più ostico confessare la verità.
«Sarei uno stupido se ti obbligassi a fare promesse, quindi non mi mentire e dimmi solo ciò che senti davvero.»
Quelle parole cambiarono l'espressione dipinta sul volto di entrambi; Tanaka si irrigidì ormai consapevole che Nishinoya non stesse scherzando e anche quest'ultimo, a modo suo, cercò di concentrarsi per prepararsi al peggio.

«Ti ho mentito, l'ho fatto perché non sapevo come avresti reagito. So che il mio comportamento non è stato dei più corretti, ma mi piaci.» Iniziò a parlare non allontanando lo sguardo dal viso di Ryuu.
«Non c'è nessun altro ragazzo, sei tu quello di cui parlavo.»
L'imbarazzo ebbe per poco la meglio su di lui, ma si sforzò di mantenere il contatto visivo con Tanaka; non voleva mostrarsi vulnerabile, voleva poter decidere cosa provare – qualsiasi fosse stata la sua reazione – e si ripeté che si fidava del buon senso dell'altro.
Eppure un silenzio sgradevole ricadde subito dopo tra di loro; le gote di Tanaka erano rosse, non lo aveva mai visto così imbarazzato, e le sue iridi tremarono nell'osservare la minuta figura di Nishinoya davanti a sé.
Era confuso, disorientato e neppure il suo istinto lo stava aiutando ad abbandonare quello stato di torpore; Nishinoya rimaneva a guardarlo, le sue labbra erano serrate, ma la sua postura suggeriva a Tanaka il nervosismo che lo stava in quel momento attaccando.
Forse non bastano delle parole, forse Yuu si sta sbagliando – Ryuu lo pensò per poter riflettere sulle parole che aveva appena udito; non poteva essere lui il ragazzo di cui Noya gli aveva parlato, non voleva sminuirsi, ma non credeva di poter piacere al libero in un modo che non implicasse il semplice essere amici.
Erano simili, stavano bene l'uno in compagnia dell'altro, ma non aveva mai ricevuto segnali da parte sua o forse era stato troppo sciocco per non accorgersene prima.

Poi ripensò alle parole della sorella, ai momenti di semplicità passati insieme a Yuu e quel silenzio iniziò a colmarsi di mille altri significati: erano la passione per la pallavolo ad unirli, le battute scambiate per strappare una risata ai loro amici, le cene abituali in famiglie, Noya che indossava i suoi abiti quando dormiva in camera sua o i tardi pomeriggi quando vedeva la sua ombra allontanarsi per raggiungere casa.
Erano piccoli gesti, ma Tanaka era così tanto avvezzo alla presenza di Yuu da non rendersi neppure conto di quanto fosse irrimediabilmente legato a lui.

«Nessun city-boy?»
Domandò rilassando le spalle, anche se quella sciocca richiesta portò Noya ad arrossire più del dovuto.
«Nessun city-boy.»
Bisbigliò a bassa voce in risposta all'altro e sforzò un sorriso; increspò le labbra perché era ciò a cui riusciva a pensare in quel momento, si era liberato di quella preoccupazione ed era libero – proprio come quando riusciva a salvare una palla prima che potesse toccare terra.
«Sono figo?»
Chiese di nuovo, indicandosi per essere certo che Noya si ricordasse della breve descrizione detta in camera sua un paio di giorni prima.
«Beh, non figo quanto me.»
Ora era troppo imbarazzato per ammetterlo, ma lo pensava ed era certo che Tanaka potesse comprenderlo dal modo in cui il suo viso non smetteva di avvampare; era una di quelle espressione a cui Noya non poteva resistere perché aveva lo stomaco in subbuglio, la testa gli doleva e le mani gli fremevano nello stringere il tessuto della maglia.
«E sei testardo, mi fai ridere e ti piacciono le ragazze.»
Le ultime parole parvero un impercettibile bisbiglio alle orecchie dei compagni più lontani, ma Ryuu sapeva a che cosa si stesse riferendo e la gioia che provò nel poter dire il contrario era una sensazione che non aveva mai provato prima d'allora.
«Hai ragione, ma non completamente.»
Yuu lo guardò e il mondo sembrò roteare attorno alla sua figura; la sua mente iniziò a galoppare impazzita, seguendo la propria immaginazione e quello su cui fantasticava ricordava vagamente un qualche paesaggio apocalittico visto in chissà quale videogioco.

«Mi piaci anche tu Yuu, intendo dire, più di Shimizu e più di qualsiasi altra ragazza della Karasuno.»
Quella confessione parve sciocca, sin troppo semplice per qualsiasi altro scolaro del loro istituto, ma apparteneva solamente a Tanaka e Noya; quest'ultimo aspettava solo parole come quelle, una frase che potesse rincuorarlo e farlo sentire giusto assieme a lui.
Ancora una volta Tanaka si dimostrò essere ben oltre le aspettative del piccolo libero e un sorriso, un grande sorriso, si dipinse sul suo viso ancora arrossato.
 
  
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