Eternal
city… Eternal love…
(sequel
di Parole di ghiaccio)
Sora
non ce la faceva più. Un anno.
Era passato quasi un anno da quel fatidico addio.
Se così si poteva definire visto che Taichi non si era
degnato nemmeno di
salutarla.
Ma la vita di Sora era rimasta tale e quale al giorno in cui aveva
appreso la
triste realtà sul trasferimento di Taichi in Italia. E
sicuramente i media non
la stavano aiutando ad andare avanti. TV, giornali, social. Tutto
parlava di
lui, di quel giovane ragazzo di Odaiba che aveva realizzato il suo
sogno
andando a giocare nella città eterna.
-Ragazzi,
ma avete visto Taichi su Weeky Morning? Guardatelo
in mezzo a queste due modelle Italiane… Chissà
quante se ne fa ogni giorno!- L'insensibilità
di Yamato era rivoltante. Mimi gli mollò un calcio da sotto
il tavolo del bar
facendogli cambiare quell'espressione da divertita a sofferente,
riuscendo a
zittirlo una volta per tutte.
Lo
sguardo di Sora guardando quella foto si spense
totalmente mentre allontanava il tè matcha che stava
sorseggiando.
-Hey tesoro, vuoi che usciamo a prendere una boccata d'aria?- Nemmeno
il tono
confortante di Mimi le era d'aiuto in quel periodo.
-No Mimi, non mi sento tanto bene. È meglio che torno a
casa.-
-Vuoi che venga con te?-
-No ti ringrazio. Ho bisogno di stare da sola.-
-D'accordo, allora ti chiamo più tardi.- Sora la
ringraziò con lo sguardo, salutò
i suoi amici per poi lasciare il locale e tornare a casa.
-Perché
prima mi hai dato un calcio?-
-Perché sei uno stronzo! Sai quanto Sora stia soffrendo per
il trasferimento di
Taichi. Ti riesce così difficile evitare di tirarlo in ballo
in sua presenza?-
-Ma io non...-
-Sta zitto! Hai già parlato troppo per oggi.-
(NB.
Da questo momento entrano in scena i pensieri e
tutto ciò che sta vivendo Sora.)
Finalmente sono a casa, nel mio letto. Il letto, ormai più
della metà dei miei
giorni li passo qui, l'unico posto dove chiudo gli occhi e non penso
più a
nulla. Vorrei dormire per sempre.
Un rumore. La porta d'ingresso si era aperta. È tornata
mamma.
-Sora sei a casa?- Non rispondo. Ho pianto un'altra volta e non voglio
farglielo
capire. Ma lei viene nella mia stanza, si siede accanto a me e mi
accarezza i
capelli.
-Sora, tesoro mio, non posso più vederti così.
Non sei più la stessa persona, sono
stanca di vederti soffrire.-
Ricomincio a piangere. Di nuovo. E lei mi stringe forte a se.
Stare tra le sue braccia mi dà un po' di conforto.
-Dovresti alzarti e combattere!-
-Mamma non ci riesco, mi manca da morire!- Le lacrime aumentano sempre
di più.
-Tieni!- Alzo il viso dalla spalla di mamma e vedo che mi sta porgendo
una
busta. La apro confusa.
Rimango quasi di sasso vedendone il contenuto: un biglietto aereo di
sola
andata per l'Italia.
-Ma mamma che...- Non mi fa finire di parlare.
-Vai tesoro.. devi andare da lui. Prima di arrenderti devi alzarti e
combattere!- La mamma, come mi capisce lei nessuno.
-Mamma ti adoro!- Questa volta le mie lacrime sono di
felicità.
-L'aereo parte domani alle sette del mattino dovresti preparare la
valigia e
farti dare l'indirizzo.-
-Sì, inizio subito!- Mi sorride.
-Mamma…-
-Dimmi Sora.-
-Ti voglio bene. Grazie infinite- È Felice di vedermi
finalmente sorridente, lo
leggo nei suoi occhi.
Mi ha fatto un regalo grandissimo. Ora sta a me riuscire a farmi
perdonare da
Taichi.
***
Mentre
preparo la valigia chiamo Mimi. Non
appena le do la notizia urla quasi da rompermi i timpani.
-Domani vengo a salutarti all'aeroporto.-
-Mimi non parto per sempre.- Scoppiamo a ridere.
Sono
a casa Yagami e iniziano le paranoie. E se Hikari
non volesse darmi l'indirizzo di suo fratello? È proprio lei
ad aprire la porta
e vedendomi rimane sorpresa. Effettivamente non le do tutti i torti,
sono
secoli che non vengo qui.
-Ciao Sora.-
-Ciao Hikari. Ti chiedo scusa per la tarda ora. Io... ecco, devo
chiederti un
favore!-
-Certo, entra pure.-
-Cooosa?- Appena le do la notizia e le mostro felice il biglietto aereo
che mi
ha regalato mamma urla quasi più di Mimi al telefono. Si
alza per prendere un
foglio dalla scrivania e con un pennarello di colore viola mi scrive
l'indirizzo per poi porgermelo con un sorriso a trecentosessanta gradi.
-Ho sempre fatto il tifo per voi!-
-Grazie Hikari.- La luce che emana Hikari dai suoi occhi mi infonde
tanto
coraggio. Raggiungo la porta d'ingresso e saluto i signori Yagami che
sono sul
divano rosso della cucina intenti a vedere un film in TV sulla Yakuza.
Sulla soglia della porta Hikari mi blocca.
-Sora.. io devo chiederti scusa per non averti avvisato della sua
partenza. Ma
Taichi era arrabbiato con te e sono stata costretta a non dirti nulla.-
-Non preoccuparti Hikari, non è colpa tua!- Mi sorride.
Torno a casa con l'ansia.
Non vedo l'ora di essere a Roma.
Dubito fortemente che questa notte dormirò.
***
Ore
6:45
-Mi raccomando Sora, datti da fare. Lo sai che non sarà una
passeggiata vero?-
-Sì Mimi lo so. Ma comunque vada voglio chiedergli scusa e
soprattutto voglio
fargli capire che senza di lui la mia vita non ha un senso.-
SIGNORI
E SIGNORE, BUONGIORNO, INIZIAMO L'IMBARCO DEL
VOLO AIRFRANCE IN PARTENZA PER ROMA...
La
voce degli altoparlanti dell'aeroporto mette fine
alla nostra conversazione. Cerco la carta d'imbarco dalla borsa quando
mi
accorgo che Mimi mi sta porgendo una sacchetto di carta rosa.
-Qui c'è un po' di roba che ho preparato per affrontare
questo lungo viaggio
nel migliore dei modi.-
-Grazie Mimi. Come farei senza di te.- Saluto lei, Hikari e mamma. Le
tre
persone a me più care insieme a Taichi. Non ho detto nulla
della mia partenza a
nessun altro.
Stiamo
per partire e mi sta prendendo l'ansia. Non ho
mai preso un aereo in vita mia. Finalmente decolla. Improvvisamente mi
fanno
male le orecchie, ma per fortuna dopo un po' passa tutto.
Sono
incollata da oltre due ore agli oblò e vedo
soltanto nuvole e cielo. Sotto di me ci saranno chilometri e chilometri
di
oceano. Se adesso l'aereo dovesse precipitare non servirebbe a niente
seguire
le istruzioni della hostess o indossare il salvagente, l'impatto con
l'acqua
sarebbe così forte che verremmo inghiottiti senza lasciare
traccia e la mia
unica possibilità di sistemare le cose con Taichi svanirebbe
insieme a me. Sospiro.
Che razza di pensieri che mi vengono.
Lo
sguardo mi cade sulla busta che mi ha dato Mimi. La
apro: ci sono tre bottigliette di acqua naturale, quattro energy drink,
una
confezione di Dorayaki, un Bentō” rosa”, tipico di
Mimi, una rivista e un iPod
anche quello di colore ”rosa”.
Decido
di iniziare a sfogliare la rivista, e a pagina
22 come ormai all'ordine del giorno, c'è un articolo che
parla di Taichi, e
ovviamente delle foto. Una lo ritrae dopo un goal con la maglia
giallorossa circondato
dai suoi compagni di squadra, e un'altra con una bionda mozzafiato con
un
vestito praticamente inguinale avvinghiata a lui all'uscita di una
discoteca rinomata
della città.
Sono
in preda alla mia abituale gastrite nervosa
quando mi accorgo che accanto alla foto c'è un post-it rosa.
MI
RACCOMANDO, FAI CAPIRE ALLA BIONDINA
OSSIGENATA DI CHI È TAICHI!
Scoppio a ridere da sola, con lo sguardo indagatore dell'anziana
signora seduta
accanto a me. Ah Mimi, come vorrei fosse così semplice!
Vista
ormai l'ora di pranzo prendo dalla busta il
Bentō che mi ha preparato Mimi. Rimango estasiata nell'aprirlo e nel
vedere che
con il riso e gli altri ingredienti è riuscita a creare
addirittura Yokomon e
Tanemon.
-Signorina le è caduto qualcosa!-
L'anziana signora mi fa segno verso terra.
-Oh la ringrazio signora!-
Mi abbasso per prendere un altro post-it di Mimi:
QUESTO TI SERVIRÀ PER METTERTI IN FORZA PER AFFRONTARE
L'OSSIGENATA! XD
Un'altra risata esce spontanea.
Finisco
di mangiare e prendo anche l'iPad rosa dalla
busta.
E non poteva mancare il post-it anche li.
PRIMA DI ARRIVARE IN ITALIA DEVI ESSERE PREPARATA. TI HO MESSO UN
PO’ DI MUSICA
ITALIANA, VISTA L'OCCASIONE!
Premo play, chiudo gli occhi e quelle note mi rilassano fin da subito.
Pomeriggi
giù in cortile
Con il sole fermo e le ringhiere
Mi ricordo ancora il freddo
Le tue guance rosse, il mio maglione
Giocavamo ad esser grandi
Ma mai grandi quanto i nostri sogni
Questo
Lorenzo Fragola è una forza.
Centomila
vite fa inseparabili, ora dove sei, adesso
cosa fai?
D'improvviso penso a te, d'improvviso penso
Che ti vorrei sentire anche per un istante
Ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre
Ti vorrei guardare senza dire niente
Lasciare indietro quello che non serve
Anche se qui in fondo non è così male
E anche se non è il giorno di Natale
Ti vorrei sentire anche per un istante
Capire che anche per te è importante"
Sto
piangendo. Questa canzone è stupenda. Sembra
parlare di me e di Taichi. Guardo, senza farmi vedere verso la signora
accanto
a me, ma per fortuna si è addormentata.
Decido di provare a dormire anch'io accompagnata da quelle dolci
melodie
Italiane.
***
Mi
sveglia l'hostess con l'annuncio che tra pochi
minuti atterreremo all'aeroporto di Roma-Fiumicino.
Non posso crederci che finalmente siamo arrivati.
Sono già le 9 di sera.
Appena
recupero la valigia cerco subito un taxi. Maledizione
sta piovendo. Finalmente ne trovo uno libero e do all'autista
l'indirizzo.
La pioggia sembra peggiorare, iniziano anche lampi e tuoni.
Sbuffo, osservando dal finestrino le gocce perdersi nelle pozzanghere
sul
marciapiede.
L'autista mi lascia vicino Ponte Sant'Angelo. Da qui in poi proseguo a
piedi. Uffa,
perché deve piovere proprio adesso.
Mostro l'indirizzo ad un passante e lui mi indica gentilmente la strada
da
fare. Per fortuna non manca molto.
Attraverso
il ponte e mi trovo davanti un monumento
enorme che sembra un castello. Vado sulla sinistra e vedo delle piccole
stradine. Finalmente sono arrivata a destinazione. Ecco la via indicata
da
Hikari, entro e mi trovo in un vicolo chiuso e alberato pieno di
appartamenti a
schiera. Ferma sul marciapiede al civico 117 fisso alcuni gradini di
pietra che
salgono fino alla grande porta marrone nella cui cunetta di legno
è inciso il
numero 21.
Le case sono completamente diverse da quelle di Tokyo.
Esce
un ragazzo e pensando che potesse essere Taichi
rimango bloccata. Un ragazzo magro, alto circa quanto Taichi, i capelli
biondo-rossicci un po' scarmigliati, gli occhi color nocciola. Indossa
un paio
di jeans blu indaco e una polo bianca di Ralph Lauren. É
così gentile da
lasciarmi il portone d'ingresso aperto.
Salgo
le scale. Ho la gola secca ed esito a premere il
campanello del pianerottolo. Dopo un po’ ci riesco ed aspetto
con il cuore in
gola. Ho paura.
Poi distinguo un suono sordo di passi che si avvicinano e non appena la
porta
si apre mi trovo davanti un ragazzo dai capelli castani con un ciuffo
ribelle
tirato indietro, le braccia che spuntano da una t-shirt nera sono
ricoperte di
tatuaggi, ha un piercing sul sopracciglio, e due occhi blu cobalto che
mi
scrutano dall'alto al basso con fare confuso.
Sono
un disastro: bagnata fradicia dal temporale, la
felpa e i jeans sgocciolano da tutte le parti, i capelli avvolti in una
treccia
tutta spettinata, il trucco di ieri ormai sbavato.
-Ciao.. io sto cercando..- Non finisco la frase che sento una porta che
si apre
dall'interno e una voce familiare: ”Marco chi era
alla porta?” Inizio a
sudare freddo quando me lo ritrovo davanti e con un solo asciugamano
addosso di
colore giallo. La pressione va a zero.
Anche lui diventa paonazzo nel vedermi.
-E tu che diavolo ci fai qui?-
Quel tono, quello sguardo, quella rabbia... mi sembra di tornare al
momento
della sua sfuriata in quella stanza al bar di Mabuchi. Forse ho fatto
una
stronzata a venire fin qui.
-Bene
ragazzi io tolgo il disturbo, vi lascio soli.-
Il ragazzo di prima rompe quel silenzio imbarazzante , ma Taichi lo
blocca.
-No Marco non hai capito, quella che deve andarsene è lei.-
Mi sento una stupida, un' illusa, vorrei sparire nel nulla.
Riprendo
la valigia e corro verso l'uscita. Riesco a
sentire il ragazzo inveire contro Taichi:
“Sei
impazzito? Dopo tutte le ore di viaggio che
quella ragazza si sarà fatta per te?”
”Non me ne frega un cazzo!”
Poi il rumore della porta che si chiude.
Sono
distrutta. Il temporale non smette e non so dove
andare. Corro sotto la pioggia senza meta fino a quando a pochi isolati
vedo un
piccolo Hotel. Chiedo una stanza e finalmente sono al caldo. Mi tolgo
subito i
vestiti fradici e faccio una doccia con l'acqua bollente sfogando tutto
il mio
nervosismo in un pianto quasi isterico. Quando tocco il letto mi
addormento in
men che non si dica.
Suona
la sveglia alle 8:30. Mi guardo intorno
inizialmente non capendo dove sono. Poi realizzo. “Che cosa
ci fai qui a Roma,
Sora? Hai fatto una grandissima cazzata!” Faccio a botte col
mio subconscio.
Apro
la finestra. Il temporale è solo un lontano
ricordo e ha lasciato spazio ad uno splendido e tiepido sole. In quella
sorta
di castello enorme che ho intravisto ieri superando il ponte, sgorgo un
angelo
con la spada in alto che mi fa gelare, sembra faccia da guardiano a
quel
vecchio castello. Non so perché ma ne sono affascinata. Mi
rassicura.
Accendo
la musica dal cellulare e mentre sono immersa
sotto l'acqua calda che mi accarezza, parte quella canzone: it must
have been
love di Roxette.
It
must have been love
but it’s over now.
It must have been good
but I lost it somehow.
It must have been love
but it’s over now.
From the moment we touched
‘til the time had run out.
Make-believing
we’re together
that I’m sheltered
by your heart.
Quelle
parole fanno profondamente male nell'anima.
Maledizione… basta! La musica sembra avercela con me.
Devo tornare a casa. Adesso vado a fare colazione e poi vado ad
informarmi. Prenderò
il prossimo volo per Odaiba.
Mi
asciugo i capelli e li avvolgo in un morbido
Chignon, metto un po' di rimmel e di lucidalabbra, indosso un leggings
nero, una
t-shirt bianca, le Superga bianche ed esco alla ricerca di un bar nei
dintorni.
Non mi viene difficile trovarne uno.
Mi
siedo e ordino brioche e cappuccino. Mentre sto
sorseggiando il mio cappuccino mi accorgo di essere osservata e rimango
stupita
nel vedere due ragazzi al bancone che mi stanno fissando e uno dei due
mi sta
anche indicando. Mi sembrano due visi familiari e lo confermo subito
dopo a me
stessa. Uno è il biondo che mi ha lasciato il portone aperto
ieri sera. E
l'altro il coinquilino tatuato di Taichi che mi ha aperto la
porta. Quest'ultimo
si sta avvicinando a me. Mi giro dall'altra parte non curante della
cosa.
-Ciao,
tu sei l'amica di Taichi, vero?- Oh mio Dio non
ci credo, è venuto sul serio? E adesso come mi comporto?
-ehm.. sì, sono io!-
-posso sedermi?- Sono spiazzata e totalmente imbarazzata.
-Sì ce..certo!- inizio a balbettare.
-Sono Marco, piacere, sono il coinquilino e compagno di squadra di
Taichi.-
-Piacere Sora.- sforzo un sorriso di circostanza.
Iniziamo
a parlare del più e del meno. I suoi occhi
blu hanno il potere di calmarmi.
-Mi è dispiaciuto per ieri. Non conoscevo quel lato del
carattere di Taichi.-
-Lo so. Lui non è così. Ma posso giustificare
quel comportamento.-
E così senza rendermene conto inizio a confidarmi con Marco,
dal bacio alle mie
”parole di giaccio”, dalla sua sfuriata a come sono
stata io nell'ultimo anno,
fino ad arrivare al tanto atteso viaggio a Roma.
-Ecco quindi perché sono a Roma adesso.- Lui mi ascolta e mi
consola proprio
solo come un amico di una vita potrebbe fare. Non pensavo che in Italia
fossero
così calorosi.
-Senti
Marco, sai dove potrei informarmi per il
prossimo volo per Tokyo?-
Cosa? Vorresti tornare a casa senza averci parlato?-
-E cosa dovrei fare? Hai visto tu stesso la sua reazione!-
-No, no e no! Tu non puoi partire. Ti aiuterò io. Intanto
sei ospite a pranzo
da noi. E non accetto rifiuti.- gli sorrido e nonostante la mia paura
accetto
l'invito di Marco.
Facciamo
un giro, mi fa vedere un po' la zona di
Trastevere e Campo de' fiori e poi andiamo nell'appartamento.
Davanti alla porta mi blocco.
-Tranquilla se non sono le 14:00 non si sveglia!- Ride di gusto. Aiuto
Marco a
preparare il pranzo. Gli ingredienti che utilizza sono una
novità per me: il
guanciale e il pecorino. Dice che mi farà assaggiare una
“carbonara” da paura.
E visti gli odorini che emana la cucina ho già
l’acquolina in bocca.
Ad
un certo punto sento la porta d'ingresso aprirsi e
mi trovo davanti ancora il biondo. Ma allora abita qui anche lui!
-Sora, ti presento Edoardo!- Ci presentiamo. Sembra simpatico anche
lui. Dopo
un bel po' a parlare, Edoardo mi fa una domanda a bruciapelo:
-Come mai sei qui in Italia Sora?-
-Perché l'amore fa fare cose pazzesche alle persone!-
rispondo d'istinto. Vedo
Marco che ride sotto i baffi e poi d'improvviso s'incupisce. Mi giro di
scatto
capendo il motivo. Taichi è dietro di me.
-Che ci fa lei qui?- chiede a Marco guardandolo in cagnesco.
-È nostra ospite a pranzo!- risponde il suo amico con
nonchalance. Non dice
nulla e se ne va in bagno.
Il
pranzo è ormai pronto! Edoardo lo chiama e lui
viene a sedersi senza degnarmi di uno sguardo. La carbonara
è deliziosa, ma non
dico nulla perché non ho nemmeno il coraggio di aprire una
qualsiasi
conversazione. E quando finiamo di pranzare Marco chiama con una scusa
Edoardo
in una stanza.
Oh
mio Dio, questa non me l'aspettavo!
Non c'è rumore più assordante di quel silenzio.
Che faccio? Mi guardo intorno, poi è lui a parlare.
-Che sei venuta a fare Sora?- Bene, è arrivato il
momento. Adesso o mai
più. Prendo coraggio.
-Taichi, io sono venuta a chiederti scusa! Sì, ho fatto un
enorme sbaglio, so
che è imperdonabile quello che ho fatto e che ho detto, ma
io senza di te non
sono più la stessa. Da quando te ne sei andato la mia vita
è ferma. Si è
fermata esattamente a quel maledetto giorno. Ero convinta di non
provare nulla
per te solo perché non ero capace di ascoltare il mio cuore.
Vorrei poterti
spiegare come mi sono sentita dal giorno in cui sei partito,
perché ho passato
ogni singolo istante a pensare a te!-
Non
ha mai spostato la sguardo dal bicchiere. Non riesce
nemmeno a guardarmi. Il campanello ha fatto sussultare entrambi.
Si
alza per andare ad aprire e quello che vedo mi
sconvolge parecchio: la bionda della foto sulla rivista di ieri le
è appena
saltata al collo e sta urlando ”allora sei pronto?”
Da come è vestita si direbbe che stia andando a fare un lap
dance o roba del
genere: gonna, se così si può definire, viste le
piccolissime dimensioni della
stoffa nera lucida, e un top corto argentato molto simile ad un
reggiseno, e
per finire non possono mancare sandali con strass e paillettes abbinati
al top
con tacchi vertiginosi.
Finalmente
si rende conto che ci sono anch'io.
-Chi è quella Taichello?-
-Nessuno, un'amica di Marco ed Edoardo. Aspetta un attimo, prendo il
borsello e
andiamo.- Non so se sono più sconvolta per quel nomignolo
così assurdo o per
aver ignorato le mie scuse, o peggio ancora se sono amareggiata per
avermi
definita ”nessuno”.
Sentendo
il campanello Marco ed Edoardo tornano in
cucina. Mentre Taichi entra nella sua stanza lei lo aspetta davanti
alla porta,
scrutandomi mentre tolgo i piatti dal tavolo. La vedo che continua a
seguirmi
con lo sguardo.
-Come va Barbie?- Dal tono della voce di Marco non sembrano essere in
buoni
rapporti.
-Sono sempre Rebecca, non Barbie, e va tutto a meraviglia grazie!- Poi
arriva
Taichi ad interrompere la loro conversazione e se ne vanno senza
nemmeno
salutare.
-Mi
dispiace Sora!- Il tono triste di Marco è sincero.
-Comunque per Taichi è solo un passatempo, non stanno
insieme!-
Dalla frase di Edoardo intuisco che Marco gli ha raccontato tutto, e
anche se
in modo lieve, quell'affermazione mi conforta. Mentre finiamo di
asciugare i
piatti i ragazzi parlano di un certo “Art
Cafè”. Poi mi guardano e all'unisono
mi dicono:
-Tu ovviamente sei dei nostri stasera!- Li guardo confusa.
Edoardo allora continua:
-Ti spiego meglio: questa sera ci sarà una serata dedicata
alla squadra viste
le nostre ultime ventisei vittorie consecutive in campionato, che si
terrà
all'Art Cafè, una discoteca importante di Roma.-
Ovviamente
ci sarà Taichi, ma ci sarà anche Rebecca,
non so se sia il caso di andarci, vederla attaccata come una sanguisuga
a Taichi
mi farebbe stare per tutta la serata malissimo.
-Forse sarebbe meglio evitare ragazzi.-
-Assolutamente no! Sora, torna in hotel a riposare un po'. Alle 21:00
passiamo
a prenderti!- Marco è sempre così gentile. Sta
facendo di tutto per aiutami a
risolvere con Taichi.
-D'accordo, ci vediamo stasera.- Mi lascio convincere.
Sorrido, li saluto e raggiungo l'uscita.
Mentre
mi avvio all'hotel mi vengono in mente ancora
Rebecca e i suoi mini vestitini. Chissà come si
vestirà questa sera, visto che
già dal primo pomeriggio sfoggia quegli abiti provocanti.
Ora che ci penso io
in valigia non ho messo nulla per andare in un posto del genere. Forse
sarebbe
meglio fare un po' di shopping. E senza rendermene conto cammino nei
posti che
mi ha fatto vedere stamattina Marco.
Tutta
l'area che va dal Pittoresco quartiere di
Trastevere a Piazza di Campo de' fiori è un intricato
labirinto di strade e
stradine piene di piccoli e grandi negozi di abbigliamento.
Guardo le vetrine ma già da fuori nessuno dei negozi in cui
mi fermo mi
colpisce.
D'un
tratto, quando ho quasi perso le speranze ne vedo
uno, posto su una via alberata. Si chiama ”Beverly
Hills”.
Forse è stato quel cartellone nella vetrina a richiamare la
mia attenzione: una
foto di Cara Delevingne con una tuta di chiffon bianca con dei riporti
rossi
oro e blu, e con in mano un pallone da calcio col brand Victoria's
secret. Forse
proprio quest'ultimo particolare mi ha richiamata ad entrare.
Guardo
degli abiti lunghi a fantasia quando la
commessa, una ragazza di qualche anno più grande di me, con
dei magnifici
capelli nero corvino, gli occhi marroni tendenti un po' al verde, il
colore
della pelle olivastra, con un bellissimo tailleur nero e un paio di
décolleté
giallo fluo, si avvicina e mi sussurra:
-Mi scusi se sono indiscreta ma con un fisico così
perché guarda solo abiti
lunghi?- sorrido un po' imbarazzata.
Vorrei risponderle che non sono il tipo da vestiti corti ma non lo
faccio.
-Posso consigliarle qualcosa io?- Rispondo di sì.
Lei
mi fa vedere alcuni capi alla Rebecca. Ormai
Rebecca è diventato uno stile per me. Li guardo con aria
dubbiosa.
-Non deve soffermarsi alle dimensioni delle gonne, la differenza sta
nel saper
portare questi abiti. Deve risultare elegante non volgare.-
Così mi lascio
convincere e provo alcuni dei capi che mi ha mostrato.
Alla
fine opto per una gonna a vita alta stretta di
colore nero non troppo corta, che arriva fin sopra il ginocchio, un top
corto
che si allaccia dietro al collo, in un morbido tessuto di lycra nero,
completamente aperto sulla schiena, sexy grazie alla profonda
scollatura
anteriore con drappeggio, un paio di sandali di colore oro con tacco 12
e per
finire un bolerino corto anch'esso nero abbellito lungo i bordi da tre
file di
strass e decori dorati. Ringrazio la commessa che è stata
più che gentile e
torno in hotel.
Arrivata
in hotel mi accorgo che sono già le 19:30,
quindi inizio a prepararmi. Lascio i capelli lisci tutti tirati tutti
sul lato
destro. Al mio solito trucco leggero questa volta aggiungo un filo di
matita ed
un rossetto rosso opaco.
Un po' di profumo La vie est belle e sono pronta. Inizio a scendere e
dopo
qualche minuto vedo una Renault Captur bianco avorio che si ferma
davanti
l'hotel.
-Sora non ti avevamo riconosciuta.. wow.-
-Devo prenderlo per un complimento?- Rispondo con un sorriso sornione
ad
Edoardo che mi guarda estasiato.
Salgo in macchina e ci avviamo in direzione Villa Borghese.
Non
appena entro, rimango colpita da quel locale con
arredamento classico in stile decadente. Subito dopo mi accorgo della
massa di
persone che ci sono. Sono in mezzo a Marco ed Edoardo che mi fanno
strada verso
un privè pieno di gente, ma ai miei occhi ne emerge solo
una: Taichi.
Mi guarda come se avesse visto un fantasma. Forse lo sono davvero per
lui. I
nostri occhi continuano a scrutarsi a vicenda fino a quando la voce
stridula di
Rebecca fa abbandonare il suo sguardo dal mio.
-Sei
così bella che si starà mangiando le mani per non
essere in questo momento con te!- Il complimento di Marco mi fa
arrossire.
Iniziamo
a fare diversi brindisi. In quel privè non
mancano di certo champagne e drink vari. Inizia a girarmi un po' la
testa. I
miei due nuovi amici si sono spostati un attimo per finire un discorso
con il
presidente della loro squadra.
Sono
seduta sul divanetto nero scamosciato quando
vedo un tizio dai capelli castani a spazzola, labbra carnose, occhi da
gatto,
fisico asciutto e coperto da abiti firmati che mi si avvicina.
-Ciao tu devi essere la fidanzata di Marco!-
-No, siamo solo amici!- Rispondo subito per evitare equivoci.
-Vi ho visti tutta la sera insieme e ho pensato male. Allora posso
sedermi?- Non
mi fa nemmeno rispondere che già me lo trovo seduto accanto.
Non solo l'aspetto
fisico ma anche la sua stronzaggine mi fanno pensare al Chuck Bass di
quella
serie TV statunitense.
-Io sono Stefano! Allora... che mi dici di te, di dove sei? Di certo
non sei
Italiana.- Il suo alito puzza terribilmente di Alcool.
-Io sono di Tokyo!- Non faccio in tempo a finire la frase che
già sento la sua
viscida mano sul ginocchio. E pian piano inizia a salire fin
sotto la
gonna. Sto per mollargli uno schiaffo quando sento parlare qualcuno.
-Toglile
le mani di dosso!- Inizialmente penso sia Marco.
O Edoardo. Ma quando mi giro mi rendo conto che è stato
Taichi a fermarlo.
-Perché se no che mi fai?- Lo sfida con fare prepotente.
Taichi non risponde. Allora Stefano mi prende dal braccio e mi trascina
fuori
dal privè con lui. Cerco di divincolarmi dalla sua stretta
ma non ci riesco. Vedo
Taichi che ci viene dietro e quando siamo quasi all'uscita lo prende
dalla
sciarpa e sta quasi per sferrargli un pugno, quando arriva
Marco a
bloccarlo.
-Taichi sei impazzito? Se ti vede il presidente sei fuori dalla
squadra!- Lui
ritira il pugno, ringrazia con lo sguardo Marco per averlo fermato e mi
prende
per mano portandomi con lui fuori dalla discoteca. Mi volto per mimare
un
grazie a Marco ma mi accorgo che sta tentando di dissuadere Stefano a
venire
fuori, contrariato dal fatto che Taichi mi abbia sottratta a lui.
Camminiamo
mano nella mano come non facevamo da tempo.
Villa Borghese: quella villa immensa comprende edifici, piccoli
fabbricati,
fontane, laghetti e spazi di verde dal giardino all'italiana ad ampie
aree di
stile inglese.
Essere con lui sotto quei lampioni e con un ambiente così
bello mi fa venire
una stretta al cuore. L'unico ostacolo tra noi è il silenzio.
Devo
fare qualcosa, o meglio devo dire qualcosa. Nel
bene o nel male ma devo farlo.
-Taichi se vuoi che me ne vada basta dirlo una volta per tutte! Se vuoi
stare
con Rebecca, fallo e basta. Falla finita se è ciò
che vuoi.-
-Non posso...-
-Certo che puoi. Ecco come si fa: "Sora, non voglio più
vederti. Tornatene
a Tokyo. Non dovevi nemmeno venire a Roma. Sora, non ti amo
più...-
-Sora... io ti amo. Non lo vedi? Non lo capisci? Sei l'amore della mia
vita da
sempre. Non voglio lasciarti andare. Non posso. Ma sei tu quella che mi
ha
allontanato. Quella che mi ha detto che non provava niente per me.
Quella che
ha considerato il nostro bacio un errore. Quindi sono io a chiederti..
se non
vedi un futuro per noi, se non ti senti coinvolta... per favore... per
favore
chiudila qui tu, perché io non posso. Io sono sempre stato
coinvolto. Toglimi
da questa situazione miserabile.-
I
miei occhi iniziano a diventare lucidi. Adesso
inizio a sentire anche delle piccole lacrime che scorrono sulle mie
guance.
Sono al settimo cielo. Mi ha detto che mi ama ancora. Non voglio fare
nessun
altro tipo di errore.
Mi
butto sopra di lui mettendogli le braccia intorno
al collo e lo bacio. Un bacio passionale che dimostra quanto mi
è mancato in
tutto questo tempo. Un bacio che dura a lungo.
Nessuno dei due ha intenzione di staccarsi.
-Ti amo Taichi!- gli sussurro.
Sento
il suo telefono che suona. Lo prende e leggo sul
display quel nome. Giusto, avevo per un attimo scordato Rebecca. Lo
rimette in
tasca e mi prende per mano.
-Ti faccio vedere un po' Villa Borghese, ti va?- Annuisco felice.
***
-Si
è fatto tardi, è meglio andare!-
-Sì, hai ragione.- annuisco sbadigliando. Stare con lui
è così piacevole che
quasi non mi sono resa conto che si sono fatte le 4:00 del mattino.
Andiamo
al posteggio della discoteca. E salgo nella
sua macchina: un audi a1 sportback nera con gli interni in pelle rossi.
Mi
accompagna davanti all'hotel.
-Sora perché non prendi le valigie e vieni da me?-
-Sei sicuro che non sia un problema?-
-Certo che non lo è!- Mi sorride.
Entriamo
in hotel. Alla reception non c'è nessuno.
-Questo è un problema. Devo ancora pagare. Sarebbe meglio se
venissi domani da
te a questo punto.
-Ti va se rimango qui con te stanotte?
-Sì che mi va!- mi dà un bacio sulla fronte e
saliamo in camera.
Siamo
distesi sul letto. Abbiamo dormito tante di quelle
volte da piccoli insieme, ma mai così stretti l'uno
all'altro, che quasi mi sta
uscendo il cuore dal petto.
Le
mani di Taichi scivolano lungo la mia schiena,
portando i nostri corpi ancora più vicini. Le nostre labbra
si sfiorano.
-Domani sarà una bellissima giornata e sai
perché?-
-Perché?- Rispondo curiosa.
-”Perché mi sveglierò accanto a te!-
Quelle
parole mi rendono la persona più felice del
mondo. Lo bacio. Un altro bacio passionale.
Mi abbandono completamente alle sue braccia.
Un bacio dopo l'altro senza concederci di respirare.
Iniziamo a spogliarci l'un l'altro, quasi fosse vitale riuscire a farlo
il più
velocemente possibile.
Le nostre mani e le nostre labbra sembrano non averne abbastanza l'uno
dell'altra. Non riusciamo a fare a meno di toccarci, di cercarci, di
esplorarci.
Stiamo facendo l'amore come se il mondo al di fuori di questa camera
non ci
riguardasse più.
Abbiamo l'affanno. Mi stringe e mi bacia ancora
-Ti amo Sora!-
-Ti amo anch'io Taichi!-
***
Apro
gli occhi e mi rendo conto di non essere stata la
prima a svegliarsi. Taichi è già sveglio e mi sta
fissando.
-Buongiorno!- I suoi occhi: la cosa più bella che potessi
vedere appena
sveglia.
Dopo
aver fatto una doccia metto tutto in valigia e
lasciamo l'hotel. Passiamo nel suo appartamento per portare la valigia
e dare
la bella notizia a Marco ed Edoardo. Sono felici. Marco mi sussurra
all'orecchio: “Te l'avevo detto io che ieri si sarebbe
mangiato le mani!”. Gli
sorrido grata per tutto quello che ha fatto per me.
-Noi usciamo. Le faccio vedere un po' Roma.- Io e Taichi soli in questa
magnifica città. Non sto quasi più nella pelle.
Ci
incamminiamo a piedi, passando dal quel castello
con quel magnifico angelo. Gli faccio presente di esserne affascinata.
-Sai
quell'angelo non è l'originale, sono passati
quasi 1500 anni ed è andato più volte
sostituito. Quando Roma era stremata
dalla peste e il neo-eletto Papa Gregorio Magno chiamò
l’intero popolo in
processione per scongiurare la fine della terribile epidemia.
Durante questa processione la leggenda narra che apparve a tutti
l'Arcangelo
Michele nell'atto di rinfoderare la sua spada. Gesto che fu
interpretato dal
Papa come l'annuncio della fine del flagello della peste.”
Rimango incantata da quella storia.
Prendiamo
la metro e arriviamo a ponte Milvio
quando lo vedo fissare un lampione.
-Si narra qualche altra leggenda sul quel lampione per caso?- Ride di
gusto.
-No. Ma pare qualche anno fa i giovani innamorati mettevano un
lucchetto al
lampione centrale del ponte e gettavano la chiave nel Tevere per
dimostrare
amore eterno.-
-E adesso dove sono?-
-Dopo l'eccessiva quantità di lucchetti che quindi
causò la rottura del
lampione, il comune di Roma installò dei pilastri con delle
catene. Ma nel 2012
furono rimossi definitamente.-
-Taichi, non so se mi fa più ridere questa cosa dei
lucchetti o il fatto che
sei diventato Romano a tutti gli effetti.-
Presa
dalle risate, non mi ero accorta che
sta farneticando col suo borsello.
-Taichi? Ci sei? Terra chiama Taichi!-
-Trovato!-
Ha lo sguardo fiero e felice come quello di un bimbo col suo giocattolo
in
mano. Mi sta mostrando qualcosa.
-Una chiave?-
-Sì! Questa è la chiave della catena della mia
bicicletta.
Quella con cui ti venivo a prendere tutte le mattine per andare a
scuola.-
-Ma quella bicicletta te l'hanno rubata compresa di catena.
Perché hai ancora
la chiave?-
-Perché mi ricordava tutti i momenti che avevo passato con
te!- Sgrano gli
occhi.
Com'è possibile che sia stata così cieca a non
vedere i sentimenti che Taichi
provava per me?
Sta per gettare la chiave nel Tevere quando lo fermo.
-Taichi, guarda che è per sempre!- Mi prende per mano e
guardandomi negli occhi
con la chiave in bellavista mi sussurra:
-Per sempre? E per sempre sia!-
E lancia la chiave. Sono commossa. Lo stringo forte.
-Ti amo da morire Taichi!-
Continua
a mostrarmi Roma.
La Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, Piazza Navona, il Pantheon, il
Colosseo,
l’Altare della Patria, San Pietro.
È tutto magnifico.
Mi
porta a mangiare di fronte alla Fontana
dei Quattro Fiumi a Piazza Navona. Ordina lui per entrambi.
Questi spaghetti alla matriciana sono qualcosa di fantastico.
Completamente
diversi dai nostri Noodles.
Mentre
sto sorseggiando un buon bicchiere
di vino rosso vedo arrivare Rebecca con aria da prima donna. Non appena
si
accorge di noi si avvicina in fretta.
-Ma dico ti sembra questo il mondo di piantarmi alla festa e non
rispondere
alle mie chiamate? Per giunta adesso ti trovo con questa sciacquetta
come se
niente fosse.-
Lo vedo alzarsi di scatto e puntarle il dito.
-Io e te non abbiamo mai avuto niente da spartire, io non devo darti
nessuna
spiegazione, e questa è la mia ragazza, quindi bada a come
parli!- Al sentire
”la mia ragazza” credo che il mio cuore ha preso un
ritmo anormale. A
differenza di quello di Rebecca visto il pallore del suo viso e il suo
modo di
andarsene con la coda in mezzo alle gambe. Lo guardo felice per le cose
che
ha appena detto.
***
Facciamo
un'altra passeggiata. Stiamo ammirando
la fontana di Trevi, e tutti questi turisti. Avevo sempre sognato di
gettare
una monetina ed esprimere un desiderio. E finalmente l’ho
fatto sul serio. Ovviamente
il desiderio che ho espresso è quello di stare per sempre
con Taichi. Banale o
no era quello che desidero più al mondo.
-Taichi,
credo di essermi innamorata di Roma. Roma è
bella da impazzire. Monumenti, sole, voglia di vivere e calore della
gente.-
-Sono d'accordo con te, come disse un grande attore Romano, il grande
Alberto
Sordi: ”Roma non è una città come le
altre. È un grande museo, un salotto da
attraversare in punta di piedi.-
Mi
soffermo a pensare a quella magnifica
frase, quando mi accorgo che Taichi si è improvvisamente
incupito.
-Taichi, va tutto bene?-
-Sora, a tal proposito devo dirti una cosa.-
Il
suo sguardo preoccupato preoccupa anche
me.
-Ecco.. io come già saprai ho firmato il contratto con la
squadra per cinque
anni. Fra qualche giorno scade il primo anno ma ne restano ancora altri
quattro. E a te è rimasto l'ultimo mese di scuola
per diplomarti.
Che.. che ne pensi se tu finissi la scuola e ti trasferissi qui a Roma
con me?
Nel frattempo io potrei cercare un appartamento per noi due. Poi, visto
che ti
piace tanto la moda potresti iscriverti in un'accademia di moda. Se non
ti va, puoi
anche rifiutare… non voglio costringert…-
-Sì! I suoi occhi dapprima impauriti nel chiedermelo si sono
trasformati in due
occhi gioiosi, proprio come lo sono i miei.
Sembra quasi che la fontana abbia realizzato il mio desiderio
nell'istante in
cui l'ho desiderato. Adesso finalmente la mia vita ha un senso. E ha
senso
perché c'è Taichi al mio fianco. Grazie a lui
tutte le cose belle da questo
momento prenderanno forma.
E Roma, la città eterna sarà lo sfondo perfetto
del nostro amore.
E
vissero felici e contenti...
Note
dell'autrice:
Salve!!!
Dopo diverse notti insonni passate cercando di creare il lieto fine ai
nostri
amati Taichi e Sora, eccomi qua con un sequel un po' particolare. Mi
piaceva un
sacco l'idea di uscire fuori dagli schemi, tralasciando per un attimo
l'ambiente Giapponese, e portando i due protagonisti nella capitale
d'Italia.
Città tra l’altro perfetta per gestire una
bellissima storia d'amore. A tal
proposito, chiedo immense scuse ai Romani se ho scritto senza volerlo
qualche
idiozia su Roma, giuro che ho letto e studiato tanto su Roma in questi
giorni,
ma non essendo Romana non so se ho fatto qualche pasticcio! La zona
principale
che ho utilizzato “Trastevere” non è un
caso, bensì è la parte che amo più di
Roma. Stessa cosa per castel Sant’Angelo che amo
immensamente.
Chiedo
scusa come sempre per gli errori.
E ringrazio coloro che hanno letto e recensito “Parole di
Ghiaccio”.
Ma anche chi mi ha spinta a continuare la storia.
Detto questo.. alla prossima! :*
Wendy