Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Ricorda la storia  |      
Autore: Wendy_88    15/09/2016    6 recensioni
Sequel della one shot “Parole di Ghiaccio” partecipante al contest Power of love, indetto da EleCorti sul forum di Efp.
Un lieto fine un po' particolare per Tai e Sora nella città eterna.
Nella speranza sia riuscita a creare un contesto diverso e fuori dagli schemi!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eternal city… Eternal love…

(sequel di Parole di ghiaccio)

                                                                                                                            https://i.postimg.cc/W4YSkNPw/collage-eternal-city-eternal-love.jpg

Sora non ce la faceva più. Un anno.
Era passato quasi un anno da quel fatidico addio.
Se così si poteva definire visto che Taichi non si era degnato nemmeno di salutarla.
Ma la vita di Sora era rimasta tale e quale al giorno in cui aveva appreso la triste realtà sul trasferimento di Taichi in Italia. E sicuramente i media non la stavano aiutando ad andare avanti. TV, giornali, social. Tutto parlava di lui, di quel giovane ragazzo di Odaiba che aveva realizzato il suo sogno andando a giocare nella città eterna.

-Ragazzi, ma avete visto Taichi su Weeky Morning? Guardatelo in mezzo a queste due modelle Italiane… Chissà quante se ne fa ogni giorno!- L'insensibilità di Yamato era rivoltante. Mimi gli mollò un calcio da sotto il tavolo del bar facendogli cambiare quell'espressione da divertita a sofferente, riuscendo a zittirlo una volta per tutte.

Lo sguardo di Sora guardando quella foto si spense totalmente mentre allontanava il tè matcha che stava sorseggiando.
-Hey tesoro, vuoi che usciamo a prendere una boccata d'aria?- Nemmeno il tono confortante di Mimi le era d'aiuto in quel periodo.
-No Mimi, non mi sento tanto bene. È meglio che torno a casa.-
-Vuoi che venga con te?-
-No ti ringrazio. Ho bisogno di stare da sola.-
-D'accordo, allora ti chiamo più tardi.- Sora la ringraziò con lo sguardo, salutò i suoi amici per poi lasciare il locale e tornare a casa.

-Perché prima mi hai dato un calcio?-
-Perché sei uno stronzo! Sai quanto Sora stia soffrendo per il trasferimento di Taichi. Ti riesce così difficile evitare di tirarlo in ballo in sua presenza?-
-Ma io non...-
-Sta zitto! Hai già parlato troppo per oggi.-


(NB. Da questo momento entrano in scena i pensieri e tutto ciò che sta vivendo Sora.)


Finalmente sono a casa, nel mio letto. Il letto, ormai più della metà dei miei giorni li passo qui, l'unico posto dove chiudo gli occhi e non penso più a nulla. Vorrei dormire per sempre.
Un rumore. La porta d'ingresso si era aperta. È tornata mamma.
-Sora sei a casa?- Non rispondo. Ho pianto un'altra volta e non voglio farglielo capire. Ma lei viene nella mia stanza, si siede accanto a me e mi accarezza i capelli.
-Sora, tesoro mio, non posso più vederti così. Non sei più la stessa persona, sono stanca di vederti soffrire.-
Ricomincio a piangere. Di nuovo. E lei mi stringe forte a se.
Stare tra le sue braccia mi dà un po' di conforto.
-Dovresti alzarti e combattere!-
-Mamma non ci riesco, mi manca da morire!- Le lacrime aumentano sempre di più.
-Tieni!- Alzo il viso dalla spalla di mamma e vedo che mi sta porgendo una busta. La apro confusa.
Rimango quasi di sasso vedendone il contenuto: un biglietto aereo di sola andata per l'Italia.
-Ma mamma che...- Non mi fa finire di parlare.
-Vai tesoro.. devi andare da lui. Prima di arrenderti devi alzarti e combattere!- La mamma, come mi capisce lei nessuno.
-Mamma ti adoro!- Questa volta le mie lacrime sono di felicità.
-L'aereo parte domani alle sette del mattino dovresti preparare la valigia e farti dare l'indirizzo.-
-Sì, inizio subito!- Mi sorride.

-Mamma…-
-Dimmi Sora.-
-Ti voglio bene. Grazie infinite- È Felice di vedermi finalmente sorridente, lo leggo nei suoi occhi.
Mi ha fatto un regalo grandissimo. Ora sta a me riuscire a farmi perdonare da Taichi.

 

***

 

 Mentre preparo la valigia chiamo Mimi. Non appena le do la notizia urla quasi da rompermi i timpani.
-Domani vengo a salutarti all'aeroporto.-
-Mimi non parto per sempre.- Scoppiamo a ridere.

Sono a casa Yagami e iniziano le paranoie. E se Hikari non volesse darmi l'indirizzo di suo fratello? È proprio lei ad aprire la porta e vedendomi rimane sorpresa. Effettivamente non le do tutti i torti, sono secoli che non vengo qui.
-Ciao Sora.-
-Ciao Hikari. Ti chiedo scusa per la tarda ora. Io... ecco, devo chiederti un favore!-
-Certo, entra pure.-


-Cooosa?- Appena le do la notizia e le mostro felice il biglietto aereo che mi ha regalato mamma urla quasi più di Mimi al telefono. Si alza per prendere un foglio dalla scrivania e con un pennarello di colore viola mi scrive l'indirizzo per poi porgermelo con un sorriso a trecentosessanta gradi.
-Ho sempre fatto il tifo per voi!-
-Grazie Hikari.- La luce che emana Hikari dai suoi occhi mi infonde tanto coraggio. Raggiungo la porta d'ingresso e saluto i signori Yagami che sono sul divano rosso della cucina intenti a vedere un film in TV sulla Yakuza.
Sulla soglia della porta Hikari mi blocca.
-Sora.. io devo chiederti scusa per non averti avvisato della sua partenza. Ma Taichi era arrabbiato con te e sono stata costretta a non dirti nulla.-
-Non preoccuparti Hikari, non è colpa tua!- Mi sorride.

Torno a casa con l'ansia.
Non vedo l'ora di essere a Roma.
Dubito fortemente che questa notte dormirò.

 

***

 

Ore 6:45
-Mi raccomando Sora, datti da fare. Lo sai che non sarà una passeggiata vero?-
-Sì Mimi lo so. Ma comunque vada voglio chiedergli scusa e soprattutto voglio fargli capire che senza di lui la mia vita non ha un senso.-

SIGNORI E SIGNORE, BUONGIORNO, INIZIAMO L'IMBARCO DEL VOLO AIRFRANCE IN PARTENZA PER ROMA...

La voce degli altoparlanti dell'aeroporto mette fine alla nostra conversazione. Cerco la carta d'imbarco dalla borsa quando mi accorgo che Mimi mi sta porgendo una sacchetto di carta rosa.
-Qui c'è un po' di roba che ho preparato per affrontare questo lungo viaggio nel migliore dei modi.-
-Grazie Mimi. Come farei senza di te.- Saluto lei, Hikari e mamma. Le tre persone a me più care insieme a Taichi. Non ho detto nulla della mia partenza a nessun altro.

 

Stiamo per partire e mi sta prendendo l'ansia. Non ho mai preso un aereo in vita mia. Finalmente decolla. Improvvisamente mi fanno male le orecchie, ma per fortuna dopo un po' passa tutto.

Sono incollata da oltre due ore agli oblò e vedo soltanto nuvole e cielo. Sotto di me ci saranno chilometri e chilometri di oceano. Se adesso l'aereo dovesse precipitare non servirebbe a niente seguire le istruzioni della hostess o indossare il salvagente, l'impatto con l'acqua sarebbe così forte che verremmo inghiottiti senza lasciare traccia e la mia unica possibilità di sistemare le cose con Taichi svanirebbe insieme a me. Sospiro. Che razza di pensieri che mi vengono.

Lo sguardo mi cade sulla busta che mi ha dato Mimi. La apro: ci sono tre bottigliette di acqua naturale, quattro energy drink, una confezione di Dorayaki, un Bentō” rosa”, tipico di Mimi, una rivista e un iPod anche quello di colore ”rosa”.

Decido di iniziare a sfogliare la rivista, e a pagina 22 come ormai all'ordine del giorno, c'è un articolo che parla di Taichi, e ovviamente delle foto. Una lo ritrae dopo un goal con la maglia giallorossa circondato dai suoi compagni di squadra, e un'altra con una bionda mozzafiato con un vestito praticamente inguinale avvinghiata a lui all'uscita di una discoteca rinomata della città.

Sono in preda alla mia abituale gastrite nervosa quando mi accorgo che accanto alla foto c'è un post-it rosa.

MI RACCOMANDO, FAI CAPIRE ALLA BIONDINA OSSIGENATA DI CHI È TAICHI!
Scoppio a ridere da sola, con lo sguardo indagatore dell'anziana signora seduta accanto a me. Ah Mimi, come vorrei fosse così semplice!

Vista ormai l'ora di pranzo prendo dalla busta il Bentō che mi ha preparato Mimi. Rimango estasiata nell'aprirlo e nel vedere che con il riso e gli altri ingredienti è riuscita a creare addirittura Yokomon e Tanemon.
-Signorina le è caduto qualcosa!-
L'anziana signora mi fa segno verso terra.
-Oh la ringrazio signora!-
Mi abbasso per prendere un altro post-it di Mimi:
QUESTO TI SERVIRÀ PER METTERTI IN FORZA PER AFFRONTARE L'OSSIGENATA! XD
Un'altra risata esce spontanea.

Finisco di mangiare e prendo anche l'iPad rosa dalla busta.
E non poteva mancare il post-it anche li.
PRIMA DI ARRIVARE IN ITALIA DEVI ESSERE PREPARATA. TI HO MESSO UN PO’ DI MUSICA ITALIANA, VISTA L'OCCASIONE!
Premo play, chiudo gli occhi e quelle note mi rilassano fin da subito.

Pomeriggi giù in cortile
Con il sole fermo e le ringhiere
Mi ricordo ancora il freddo
Le tue guance rosse, il mio maglione
Giocavamo ad esser grandi
Ma mai grandi quanto i nostri sogni

Questo Lorenzo Fragola è una forza.

Centomila vite fa inseparabili, ora dove sei, adesso cosa fai?
D'improvviso penso a te, d'improvviso penso
Che ti vorrei sentire anche per un istante
Ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre
Ti vorrei guardare senza dire niente
Lasciare indietro quello che non serve
Anche se qui in fondo non è così male
E anche se non è il giorno di Natale
Ti vorrei sentire anche per un istante
Capire che anche per te è importante"

Sto piangendo. Questa canzone è stupenda. Sembra parlare di me e di Taichi. Guardo, senza farmi vedere verso la signora accanto a me, ma per fortuna si è addormentata.
Decido di provare a dormire anch'io accompagnata da quelle dolci melodie Italiane.

 

***

 

Mi sveglia l'hostess con l'annuncio che tra pochi minuti atterreremo all'aeroporto di Roma-Fiumicino.
Non posso crederci che finalmente siamo arrivati.
Sono già le 9 di sera.

Appena recupero la valigia cerco subito un taxi. Maledizione sta piovendo. Finalmente ne trovo uno libero e do all'autista l'indirizzo.
La pioggia sembra peggiorare, iniziano anche lampi e tuoni.
Sbuffo, osservando dal finestrino le gocce perdersi nelle pozzanghere sul marciapiede.

L'autista mi lascia vicino Ponte Sant'Angelo. Da qui in poi proseguo a piedi. Uffa, perché deve piovere proprio adesso.
Mostro l'indirizzo ad un passante e lui mi indica gentilmente la strada da fare. Per fortuna non manca molto.

Attraverso il ponte e mi trovo davanti un monumento enorme che sembra un castello. Vado sulla sinistra e vedo delle piccole stradine. Finalmente sono arrivata a destinazione. Ecco la via indicata da Hikari, entro e mi trovo in un vicolo chiuso e alberato pieno di appartamenti a schiera. Ferma sul marciapiede al civico 117 fisso alcuni gradini di pietra che salgono fino alla grande porta marrone nella cui cunetta di legno è inciso il numero 21.
Le case sono completamente diverse da quelle di Tokyo.

Esce un ragazzo e pensando che potesse essere Taichi rimango bloccata. Un ragazzo magro, alto circa quanto Taichi, i capelli biondo-rossicci un po' scarmigliati, gli occhi color nocciola. Indossa un paio di jeans blu indaco e una polo bianca di Ralph Lauren. É così gentile da lasciarmi il portone d'ingresso aperto.

Salgo le scale. Ho la gola secca ed esito a premere il campanello del pianerottolo. Dopo un po’ ci riesco ed aspetto con il cuore in gola. Ho paura.
Poi distinguo un suono sordo di passi che si avvicinano e non appena la porta si apre mi trovo davanti un ragazzo dai capelli castani con un ciuffo ribelle tirato indietro, le braccia che spuntano da una t-shirt nera sono ricoperte di tatuaggi, ha un piercing sul sopracciglio, e due occhi blu cobalto che mi scrutano dall'alto al basso con fare confuso.

Sono un disastro: bagnata fradicia dal temporale, la felpa e i jeans sgocciolano da tutte le parti, i capelli avvolti in una treccia tutta spettinata, il trucco di ieri ormai sbavato.
-Ciao.. io sto cercando..- Non finisco la frase che sento una porta che si apre dall'interno e una voce familiare: ”Marco chi era alla porta?” Inizio a sudare freddo quando me lo ritrovo davanti e con un solo asciugamano addosso di colore giallo. La pressione va a zero.
Anche lui diventa paonazzo nel vedermi.
-E tu che diavolo ci fai qui?-
Quel tono, quello sguardo, quella rabbia... mi sembra di tornare al momento della sua sfuriata in quella stanza al bar di Mabuchi. Forse ho fatto una stronzata a venire fin qui.

-Bene ragazzi io tolgo il disturbo, vi lascio soli.-
Il ragazzo di prima rompe quel silenzio imbarazzante , ma Taichi lo blocca.
-No Marco non hai capito, quella che deve andarsene è lei.-
Mi sento una stupida, un' illusa, vorrei sparire nel nulla.

Riprendo la valigia e corro verso l'uscita. Riesco a sentire il ragazzo inveire contro Taichi:

“Sei impazzito? Dopo tutte le ore di viaggio che quella ragazza si sarà fatta per te?”
”Non me ne frega un cazzo!”
Poi il rumore della porta che si chiude.

Sono distrutta. Il temporale non smette e non so dove andare. Corro sotto la pioggia senza meta fino a quando a pochi isolati vedo un piccolo Hotel. Chiedo una stanza e finalmente sono al caldo. Mi tolgo subito i vestiti fradici e faccio una doccia con l'acqua bollente sfogando tutto il mio nervosismo in un pianto quasi isterico. Quando tocco il letto mi addormento in men che non si dica. 

Suona la sveglia alle 8:30. Mi guardo intorno inizialmente non capendo dove sono. Poi realizzo. “Che cosa ci fai qui a Roma, Sora? Hai fatto una grandissima cazzata!” Faccio a botte col mio subconscio.

Apro la finestra. Il temporale è solo un lontano ricordo e ha lasciato spazio ad uno splendido e tiepido sole. In quella sorta di castello enorme che ho intravisto ieri superando il ponte, sgorgo un angelo con la spada in alto che mi fa gelare, sembra faccia da guardiano a quel vecchio castello. Non so perché ma ne sono affascinata. Mi rassicura.

Accendo la musica dal cellulare e mentre sono immersa sotto l'acqua calda che mi accarezza, parte quella canzone: it must have been love di Roxette.

It must have been love
but it’s over now.
It must have been good
but I lost it somehow.
It must have been love
but it’s over now.
From the moment we touched
‘til the time had run out.
Make-believing
we’re together
that I’m sheltered
by your heart.

Quelle parole fanno profondamente male nell'anima.
Maledizione… basta! La musica sembra avercela con me.
Devo tornare a casa. Adesso vado a fare colazione e poi vado ad informarmi. Prenderò il prossimo volo per Odaiba.

Mi asciugo i capelli e li avvolgo in un morbido Chignon, metto un po' di rimmel e di lucidalabbra, indosso un leggings nero, una t-shirt bianca, le Superga bianche ed esco alla ricerca di un bar nei dintorni. Non mi viene difficile trovarne uno.

Mi siedo e ordino brioche e cappuccino. Mentre sto sorseggiando il mio cappuccino mi accorgo di essere osservata e rimango stupita nel vedere due ragazzi al bancone che mi stanno fissando e uno dei due mi sta anche indicando. Mi sembrano due visi familiari e lo confermo subito dopo a me stessa. Uno è il biondo che mi ha lasciato il portone aperto ieri sera. E l'altro il coinquilino tatuato di Taichi che mi ha aperto la porta. Quest'ultimo si sta avvicinando a me. Mi giro dall'altra parte non curante della cosa.

-Ciao, tu sei l'amica di Taichi, vero?- Oh mio Dio non ci credo, è venuto sul serio? E adesso come mi comporto?
-ehm.. sì, sono io!-
-posso sedermi?- Sono spiazzata e totalmente imbarazzata.
-Sì ce..certo!- inizio a balbettare.
-Sono Marco, piacere, sono il coinquilino e compagno di squadra di Taichi.-
-Piacere Sora.- sforzo un sorriso di circostanza.

Iniziamo a parlare del più e del meno. I suoi occhi blu hanno il potere di calmarmi.
-Mi è dispiaciuto per ieri. Non conoscevo quel lato del carattere di Taichi.-
-Lo so. Lui non è così. Ma posso giustificare quel comportamento.-

E così senza rendermene conto inizio a confidarmi con Marco, dal bacio alle mie ”parole di giaccio”, dalla sua sfuriata a come sono stata io nell'ultimo anno, fino ad arrivare al tanto atteso viaggio a Roma.
-Ecco quindi perché sono a Roma adesso.- Lui mi ascolta e mi consola proprio solo come un amico di una vita potrebbe fare. Non pensavo che in Italia fossero così calorosi.

-Senti Marco, sai dove potrei informarmi per il prossimo volo per Tokyo?-
Cosa? Vorresti tornare a casa senza averci parlato?-
-E cosa dovrei fare? Hai visto tu stesso la sua reazione!-
-No, no e no! Tu non puoi partire. Ti aiuterò io. Intanto sei ospite a pranzo da noi. E non accetto rifiuti.- gli sorrido e nonostante la mia paura accetto l'invito di Marco.

Facciamo un giro, mi fa vedere un po' la zona di Trastevere e Campo de' fiori e poi andiamo nell'appartamento.
Davanti alla porta mi blocco.
-Tranquilla se non sono le 14:00 non si sveglia!- Ride di gusto. Aiuto Marco a preparare il pranzo. Gli ingredienti che utilizza sono una novità per me: il guanciale e il pecorino. Dice che mi farà assaggiare una “carbonara” da paura. E visti gli odorini che emana la cucina ho già l’acquolina in bocca.

Ad un certo punto sento la porta d'ingresso aprirsi e mi trovo davanti ancora il biondo. Ma allora abita qui anche lui!
-Sora, ti presento Edoardo!- Ci presentiamo. Sembra simpatico anche lui. Dopo un bel po' a parlare, Edoardo mi fa una domanda a bruciapelo:
-Come mai sei qui in Italia Sora?-
-Perché l'amore fa fare cose pazzesche alle persone!- rispondo d'istinto. Vedo Marco che ride sotto i baffi e poi d'improvviso s'incupisce. Mi giro di scatto capendo il motivo. Taichi è dietro di me.
-Che ci fa lei qui?- chiede a Marco guardandolo in cagnesco.
-È nostra ospite a pranzo!- risponde il suo amico con nonchalance. Non dice nulla e se ne va in bagno.

Il pranzo è ormai pronto! Edoardo lo chiama e lui viene a sedersi senza degnarmi di uno sguardo. La carbonara è deliziosa, ma non dico nulla perché non ho nemmeno il coraggio di aprire una qualsiasi conversazione. E quando finiamo di pranzare Marco chiama con una scusa Edoardo in una stanza.

Oh mio Dio, questa non me l'aspettavo!
Non c'è rumore più assordante di quel silenzio.
Che faccio? Mi guardo intorno, poi è lui a parlare.
-Che sei venuta a fare Sora?- Bene, è arrivato il momento. Adesso o mai più. Prendo coraggio.
-Taichi, io sono venuta a chiederti scusa! Sì, ho fatto un enorme sbaglio, so che è imperdonabile quello che ho fatto e che ho detto, ma io senza di te non sono più la stessa. Da quando te ne sei andato la mia vita è ferma. Si è fermata esattamente a quel maledetto giorno. Ero convinta di non provare nulla per te solo perché non ero capace di ascoltare il mio cuore. Vorrei poterti spiegare come mi sono sentita dal giorno in cui sei partito, perché ho passato ogni singolo istante a pensare a te!-

Non ha mai spostato la sguardo dal bicchiere. Non riesce nemmeno a guardarmi. Il campanello ha fatto sussultare entrambi.

Si alza per andare ad aprire e quello che vedo mi sconvolge parecchio: la bionda della foto sulla rivista di ieri le è appena saltata al collo e sta urlando ”allora sei pronto?”
Da come è vestita si direbbe che stia andando a fare un lap dance o roba del genere: gonna, se così si può definire, viste le piccolissime dimensioni della stoffa nera lucida, e un top corto argentato molto simile ad un reggiseno, e per finire non possono mancare sandali con strass e paillettes abbinati al top con tacchi vertiginosi.

Finalmente si rende conto che ci sono anch'io.
-Chi è quella Taichello?-
-Nessuno, un'amica di Marco ed Edoardo. Aspetta un attimo, prendo il borsello e andiamo.- Non so se sono più sconvolta per quel nomignolo così assurdo o per aver ignorato le mie scuse, o peggio ancora se sono amareggiata per avermi definita ”nessuno”.

Sentendo il campanello Marco ed Edoardo tornano in cucina. Mentre Taichi entra nella sua stanza lei lo aspetta davanti alla porta, scrutandomi mentre tolgo i piatti dal tavolo. La vedo che continua a seguirmi con lo sguardo.
-Come va Barbie?- Dal tono della voce di Marco non sembrano essere in buoni rapporti.
-Sono sempre Rebecca, non Barbie, e va tutto a meraviglia grazie!- Poi arriva Taichi ad interrompere la loro conversazione e se ne vanno senza nemmeno salutare.

-Mi dispiace Sora!- Il tono triste di Marco è sincero.
-Comunque per Taichi è solo un passatempo, non stanno insieme!-
Dalla frase di Edoardo intuisco che Marco gli ha raccontato tutto, e anche se in modo lieve, quell'affermazione mi conforta. Mentre finiamo di asciugare i piatti i ragazzi parlano di un certo “Art Cafè”. Poi mi guardano e all'unisono mi dicono:
-Tu ovviamente sei dei nostri stasera!- Li guardo confusa.
Edoardo allora continua:
-Ti spiego meglio: questa sera ci sarà una serata dedicata alla squadra viste le nostre ultime ventisei vittorie consecutive in campionato, che si terrà all'Art Cafè, una discoteca importante di Roma.-

Ovviamente ci sarà Taichi, ma ci sarà anche Rebecca, non so se sia il caso di andarci, vederla attaccata come una sanguisuga a Taichi mi farebbe stare per tutta la serata malissimo.
-Forse sarebbe meglio evitare ragazzi.-
-Assolutamente no! Sora, torna in hotel a riposare un po'. Alle 21:00 passiamo a prenderti!- Marco è sempre così gentile. Sta facendo di tutto per aiutami a risolvere con Taichi.
-D'accordo, ci vediamo stasera.- Mi lascio convincere.
Sorrido, li saluto e raggiungo l'uscita.

Mentre mi avvio all'hotel mi vengono in mente ancora Rebecca e i suoi mini vestitini. Chissà come si vestirà questa sera, visto che già dal primo pomeriggio sfoggia quegli abiti provocanti. Ora che ci penso io in valigia non ho messo nulla per andare in un posto del genere. Forse sarebbe meglio fare un po' di shopping. E senza rendermene conto cammino nei posti che mi ha fatto vedere stamattina Marco.

Tutta l'area che va dal Pittoresco quartiere di Trastevere a Piazza di Campo de' fiori è un intricato labirinto di strade e stradine piene di piccoli e grandi negozi di abbigliamento.
Guardo le vetrine ma già da fuori nessuno dei negozi in cui mi fermo mi colpisce.

D'un tratto, quando ho quasi perso le speranze ne vedo uno, posto su una via alberata. Si chiama ”Beverly Hills”.
Forse è stato quel cartellone nella vetrina a richiamare la mia attenzione: una foto di Cara Delevingne con una tuta di chiffon bianca con dei riporti rossi oro e blu, e con in mano un pallone da calcio col brand Victoria's secret. Forse proprio quest'ultimo particolare mi ha richiamata ad entrare.

Guardo degli abiti lunghi a fantasia quando la commessa, una ragazza di qualche anno più grande di me, con dei magnifici capelli nero corvino, gli occhi marroni tendenti un po' al verde, il colore della pelle olivastra, con un bellissimo tailleur nero e un paio di décolleté giallo fluo, si avvicina e mi sussurra:
-Mi scusi se sono indiscreta ma con un fisico così perché guarda solo abiti lunghi?- sorrido un po' imbarazzata.
Vorrei risponderle che non sono il tipo da vestiti corti ma non lo faccio.
-Posso consigliarle qualcosa io?- Rispondo di sì.

Lei mi fa vedere alcuni capi alla Rebecca. Ormai Rebecca è diventato uno stile per me. Li guardo con aria dubbiosa. 
-Non deve soffermarsi alle dimensioni delle gonne, la differenza sta nel saper portare questi abiti. Deve risultare elegante non volgare.- Così mi lascio convincere e provo alcuni dei capi che mi ha mostrato.

Alla fine opto per una gonna a vita alta stretta di colore nero non troppo corta, che arriva fin sopra il ginocchio, un top corto che si allaccia dietro al collo, in un morbido tessuto di lycra nero, completamente aperto sulla schiena, sexy grazie alla profonda scollatura anteriore con drappeggio, un paio di sandali di colore oro con tacco 12 e per finire un bolerino corto anch'esso nero abbellito lungo i bordi da tre file di strass e decori dorati. Ringrazio la commessa che è stata più che gentile e torno in hotel.

Arrivata in hotel mi accorgo che sono già le 19:30, quindi inizio a prepararmi. Lascio i capelli lisci tutti tirati tutti sul lato destro. Al mio solito trucco leggero questa volta aggiungo un filo di matita ed un rossetto rosso opaco.
Un po' di profumo La vie est belle e sono pronta. Inizio a scendere e dopo qualche minuto vedo una Renault Captur bianco avorio che si ferma davanti l'hotel.
-Sora non ti avevamo riconosciuta.. wow.-
-Devo prenderlo per un complimento?- Rispondo con un sorriso sornione ad Edoardo che mi guarda estasiato.
Salgo in macchina e ci avviamo in direzione Villa Borghese.

Non appena entro, rimango colpita da quel locale con arredamento classico in stile decadente. Subito dopo mi accorgo della massa di persone che ci sono. Sono in mezzo a Marco ed Edoardo che mi fanno strada verso un privè pieno di gente, ma ai miei occhi ne emerge solo una: Taichi.
Mi guarda come se avesse visto un fantasma. Forse lo sono davvero per lui. I nostri occhi continuano a scrutarsi a vicenda fino a quando la voce stridula di Rebecca fa abbandonare il suo sguardo dal mio.

-Sei così bella che si starà mangiando le mani per non essere in questo momento con te!- Il complimento di Marco mi fa arrossire.

Iniziamo a fare diversi brindisi. In quel privè non mancano di certo champagne e drink vari. Inizia a girarmi un po' la testa. I miei due nuovi amici si sono spostati un attimo per finire un discorso con il presidente della loro squadra.

Sono seduta sul divanetto nero scamosciato quando vedo un tizio dai capelli castani a spazzola, labbra carnose, occhi da gatto, fisico asciutto e coperto da abiti firmati che mi si avvicina.
-Ciao tu devi essere la fidanzata di Marco!-
-No, siamo solo amici!- Rispondo subito per evitare equivoci.
-Vi ho visti tutta la sera insieme e ho pensato male. Allora posso sedermi?- Non mi fa nemmeno rispondere che già me lo trovo seduto accanto. Non solo l'aspetto fisico ma anche la sua stronzaggine mi fanno pensare al Chuck Bass di quella serie TV statunitense.
-Io sono Stefano! Allora... che mi dici di te, di dove sei? Di certo non sei Italiana.- Il suo alito puzza terribilmente di Alcool.
-Io sono di Tokyo!- Non faccio in tempo a finire la frase che già sento la sua viscida mano sul ginocchio. E pian piano inizia a salire fin sotto la gonna. Sto per mollargli uno schiaffo quando sento parlare qualcuno.

-Toglile le mani di dosso!- Inizialmente penso sia Marco. O Edoardo. Ma quando mi giro mi rendo conto che è stato Taichi a fermarlo.
-Perché se no che mi fai?- Lo sfida con fare prepotente.
Taichi non risponde. Allora Stefano mi prende dal braccio e mi trascina fuori dal privè con lui. Cerco di divincolarmi dalla sua stretta ma non ci riesco. Vedo Taichi che ci viene dietro e quando siamo quasi all'uscita lo prende dalla sciarpa e sta quasi per sferrargli un pugno, quando arriva Marco a bloccarlo.
-Taichi sei impazzito? Se ti vede il presidente sei fuori dalla squadra!- Lui ritira il pugno, ringrazia con lo sguardo Marco per averlo fermato e mi prende per mano portandomi con lui fuori dalla discoteca. Mi volto per mimare un grazie a Marco ma mi accorgo che sta tentando di dissuadere Stefano a venire fuori, contrariato dal fatto che Taichi mi abbia sottratta a lui.

Camminiamo mano nella mano come non facevamo da tempo. Villa Borghese: quella villa immensa comprende edifici, piccoli fabbricati, fontane, laghetti e spazi di verde dal giardino all'italiana ad ampie aree di stile inglese.
Essere con lui sotto quei lampioni e con un ambiente così bello mi fa venire una stretta al cuore. L'unico ostacolo tra noi è il silenzio.

Devo fare qualcosa, o meglio devo dire qualcosa. Nel bene o nel male ma devo farlo.

-Taichi se vuoi che me ne vada basta dirlo una volta per tutte! Se vuoi stare con Rebecca, fallo e basta. Falla finita se è ciò che vuoi.-
-Non posso...-
-Certo che puoi. Ecco come si fa: "Sora, non voglio più vederti. Tornatene a Tokyo. Non dovevi nemmeno venire a Roma. Sora, non ti amo più...-
-Sora... io ti amo. Non lo vedi? Non lo capisci? Sei l'amore della mia vita da sempre. Non voglio lasciarti andare. Non posso. Ma sei tu quella che mi ha allontanato. Quella che mi ha detto che non provava niente per me. Quella che ha considerato il nostro bacio un errore. Quindi sono io a chiederti.. se non vedi un futuro per noi, se non ti senti coinvolta... per favore... per favore chiudila qui tu, perché io non posso. Io sono sempre stato coinvolto. Toglimi da questa situazione miserabile.-

I miei occhi iniziano a diventare lucidi. Adesso inizio a sentire anche delle piccole lacrime che scorrono sulle mie guance. Sono al settimo cielo. Mi ha detto che mi ama ancora. Non voglio fare nessun altro tipo di errore.

Mi butto sopra di lui mettendogli le braccia intorno al collo e lo bacio. Un bacio passionale che dimostra quanto mi è mancato in tutto questo tempo. Un bacio che dura a lungo.
Nessuno dei due ha intenzione di staccarsi.
-Ti amo Taichi!- gli sussurro.

Sento il suo telefono che suona. Lo prende e leggo sul display quel nome. Giusto, avevo per un attimo scordato Rebecca. Lo rimette in tasca e mi prende per mano.
-Ti faccio vedere un po' Villa Borghese, ti va?- Annuisco felice.

 

***

 

-Si è fatto tardi, è meglio andare!-
-Sì, hai ragione.- annuisco sbadigliando. Stare con lui è così piacevole che quasi non mi sono resa conto che si sono fatte le 4:00 del mattino.

Andiamo al posteggio della discoteca. E salgo nella sua macchina: un audi a1 sportback nera con gli interni in pelle rossi. Mi accompagna davanti all'hotel.
-Sora perché non prendi le valigie e vieni da me?-
-Sei sicuro che non sia un problema?-
-Certo che non lo è!- Mi sorride.

Entriamo in hotel. Alla reception non c'è nessuno.
-Questo è un problema. Devo ancora pagare. Sarebbe meglio se venissi domani da te a questo punto.
-Ti va se rimango qui con te stanotte?
-Sì che mi va!- mi dà un bacio sulla fronte e saliamo in camera.

Siamo distesi sul letto. Abbiamo dormito tante di quelle volte da piccoli insieme, ma mai così stretti l'uno all'altro, che quasi mi sta uscendo il cuore dal petto.

Le mani di Taichi scivolano lungo la mia schiena, portando i nostri corpi ancora più vicini. Le nostre labbra si sfiorano.
-Domani sarà una bellissima giornata e sai perché?-
-Perché?- Rispondo curiosa.
-”Perché mi sveglierò accanto a te!-

Quelle parole mi rendono la persona più felice del mondo. Lo bacio. Un altro bacio passionale.
Mi abbandono completamente alle sue braccia.
Un bacio dopo l'altro senza concederci di respirare.
Iniziamo a spogliarci l'un l'altro, quasi fosse vitale riuscire a farlo il più velocemente possibile.
Le nostre mani e le nostre labbra sembrano non averne abbastanza l'uno dell'altra. Non riusciamo a fare a meno di toccarci, di cercarci, di esplorarci.
Stiamo facendo l'amore come se il mondo al di fuori di questa camera non ci riguardasse più.
Abbiamo l'affanno. Mi stringe e mi bacia ancora
-Ti amo Sora!-
-Ti amo anch'io Taichi!-

 

***
 

Apro gli occhi e mi rendo conto di non essere stata la prima a svegliarsi. Taichi è già sveglio e mi sta fissando.
-Buongiorno!- I suoi occhi: la cosa più bella che potessi vedere appena sveglia.

Dopo aver fatto una doccia metto tutto in valigia e lasciamo l'hotel. Passiamo nel suo appartamento per portare la valigia e dare la bella notizia a Marco ed Edoardo. Sono felici. Marco mi sussurra all'orecchio: “Te l'avevo detto io che ieri si sarebbe mangiato le mani!”. Gli sorrido grata per tutto quello che ha fatto per me.

-Noi usciamo. Le faccio vedere un po' Roma.- Io e Taichi soli in questa magnifica città. Non sto quasi più nella pelle.

Ci incamminiamo a piedi, passando dal quel castello con quel magnifico angelo. Gli faccio presente di esserne affascinata.

-Sai quell'angelo non è l'originale, sono passati quasi 1500 anni ed è andato più volte sostituito. Quando Roma era stremata dalla peste e il neo-eletto Papa Gregorio Magno chiamò l’intero popolo in processione per scongiurare la fine della terribile epidemia.
Durante questa processione la leggenda narra che apparve a tutti l'Arcangelo Michele nell'atto di rinfoderare la sua spada. Gesto che fu interpretato dal Papa come l'annuncio della fine del flagello della peste.”
Rimango incantata da quella storia.

Prendiamo la metro e arriviamo a ponte Milvio quando lo vedo fissare un lampione.
-Si narra qualche altra leggenda sul quel lampione per caso?- Ride di gusto.
-No. Ma pare qualche anno fa i giovani innamorati mettevano un lucchetto al lampione centrale del ponte e gettavano la chiave nel Tevere per dimostrare amore eterno.-
-E adesso dove sono?-
-Dopo l'eccessiva quantità di lucchetti che quindi causò la rottura del lampione, il comune di Roma installò dei pilastri con delle catene. Ma nel 2012 furono rimossi definitamente.-
-Taichi, non so se mi fa più ridere questa cosa dei lucchetti o il fatto che sei diventato Romano a tutti gli effetti.-

Presa dalle risate, non mi ero accorta che sta farneticando col suo borsello.
-Taichi? Ci sei? Terra chiama Taichi!-
-Trovato!-
Ha lo sguardo fiero e felice come quello di un bimbo col suo giocattolo in mano. Mi sta mostrando qualcosa.
-Una chiave?-
-Sì! Questa è la chiave della catena della mia bicicletta.
Quella con cui ti venivo a prendere tutte le mattine per andare a scuola.-
-Ma quella bicicletta te l'hanno rubata compresa di catena. Perché hai ancora la chiave?-
-Perché mi ricordava tutti i momenti che avevo passato con te!- Sgrano gli occhi.
Com'è possibile che sia stata così cieca a non vedere i sentimenti che Taichi provava per me?
Sta per gettare la chiave nel Tevere quando lo fermo.
-Taichi, guarda che è per sempre!- Mi prende per mano e guardandomi negli occhi con la chiave in bellavista mi sussurra:
-Per sempre? E per sempre sia!-
E lancia la chiave. Sono commossa. Lo stringo forte.
-Ti amo da morire Taichi!-

 

Continua a mostrarmi Roma.
La Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, Piazza Navona, il Pantheon, il Colosseo, l’Altare della Patria, San Pietro.
È tutto magnifico.

Mi porta a mangiare di fronte alla Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona. Ordina lui per entrambi.
Questi spaghetti alla matriciana sono qualcosa di fantastico. Completamente diversi dai nostri Noodles.

Mentre sto sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso vedo arrivare Rebecca con aria da prima donna. Non appena si accorge di noi si avvicina in fretta.
-Ma dico ti sembra questo il mondo di piantarmi alla festa e non rispondere alle mie chiamate? Per giunta adesso ti trovo con questa sciacquetta come se niente fosse.-
Lo vedo alzarsi di scatto e puntarle il dito.
-Io e te non abbiamo mai avuto niente da spartire, io non devo darti nessuna spiegazione, e questa è la mia ragazza, quindi bada a come parli!- Al sentire ”la mia ragazza” credo che il mio cuore ha preso un ritmo anormale. A differenza di quello di Rebecca visto il pallore del suo viso e il suo modo di andarsene con la coda in mezzo alle gambe. Lo guardo felice per le cose che ha appena detto.

 

 ***
 

 Facciamo un'altra passeggiata. Stiamo ammirando la fontana di Trevi, e tutti questi turisti. Avevo sempre sognato di gettare una monetina ed esprimere un desiderio. E finalmente l’ho fatto sul serio. Ovviamente il desiderio che ho espresso è quello di stare per sempre con Taichi. Banale o no era quello che desidero più al mondo.

-Taichi, credo di essermi innamorata di Roma. Roma è bella da impazzire. Monumenti, sole, voglia di vivere e calore della gente.-
-Sono d'accordo con te, come disse un grande attore Romano, il grande Alberto Sordi: ”Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi.-

Mi soffermo a pensare a quella magnifica frase, quando mi accorgo che Taichi si è improvvisamente incupito.
-Taichi, va tutto bene?-
-Sora, a tal proposito devo dirti una cosa.-

Il suo sguardo preoccupato preoccupa anche me.
-Ecco.. io come già saprai ho firmato il contratto con la squadra per cinque anni. Fra qualche giorno scade il primo anno ma ne restano ancora altri quattro. E a te è rimasto l'ultimo mese di scuola per diplomarti.
Che.. che ne pensi se tu finissi la scuola e ti trasferissi qui a Roma con me? Nel frattempo io potrei cercare un appartamento per noi due. Poi, visto che ti piace tanto la moda potresti iscriverti in un'accademia di moda. Se non ti va, puoi anche rifiutare… non voglio costringert…-
-Sì! I suoi occhi dapprima impauriti nel chiedermelo si sono trasformati in due occhi gioiosi, proprio come lo sono i miei.

Sembra quasi che la fontana abbia realizzato il mio desiderio nell'istante in cui l'ho desiderato. Adesso finalmente la mia vita ha un senso. E ha senso perché c'è Taichi al mio fianco. Grazie a lui tutte le cose belle da questo momento prenderanno forma.
E Roma, la città eterna sarà lo sfondo perfetto del nostro amore.

                                                                                                                                                                  E vissero felici e contenti...


 

 

Note dell'autrice:

 

Salve!!!
Dopo diverse notti insonni passate cercando di creare il lieto fine ai nostri amati Taichi e Sora, eccomi qua con un sequel un po' particolare. Mi piaceva un sacco l'idea di uscire fuori dagli schemi, tralasciando per un attimo l'ambiente Giapponese, e portando i due protagonisti nella capitale d'Italia. Città tra l’altro perfetta per gestire una bellissima storia d'amore. A tal proposito, chiedo immense scuse ai Romani se ho scritto senza volerlo qualche idiozia su Roma, giuro che ho letto e studiato tanto su Roma in questi giorni, ma non essendo Romana non so se ho fatto qualche pasticcio! La zona principale che ho utilizzato “Trastevere” non è un caso, bensì è la parte che amo più di Roma. Stessa cosa per castel Sant’Angelo che amo immensamente.

Chiedo scusa come sempre per gli errori.
E ringrazio coloro che hanno letto e recensito “Parole di Ghiaccio”.
Ma anche chi mi ha spinta a continuare la storia.
Detto questo.. alla prossima! :*

Wendy

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: Wendy_88