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Autore: JKiryu    16/09/2016    2 recensioni
"Eppure nell'ultimo anno qualcosa era cambiato. Non che Iwaizumi volesse davvero rendere San Valentino una data speciale, visto che l'unica cosa che desiderava non era del cioccolato, ma che qualcosa potesse cambiare. Qualcosa in sé stesso, qualcosa nel suo atteggiamento o nei suoi modi di pensare. E se questo fosse stato impossibile a causa della posizione che aveva preso nei confronti di questa ricorrenza, sperò che qualcosa potesse cambiare in colui che era la fonte dei suoi problemi, e che finalmente tutta quella storia in cui si era cacciato da mesi potesse trovare uno sbocco per mutare e progredire.
Sì, forse attendeva una qualche sorta di dichiarazione, ma era certo che sarebbe stata molto più contorta e difficile da ottenere rispetto a qualsiasi altra."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[NdA: Questa fanfiction è stata trasferita qui su EFP da Ao3 dopo essere stata un po' revisionata, perciò è un po' vecchiotta! Scusatemi e buona lettura!]




Iwaizumi si coprì la bocca distrattamente e sbadigliò, massaggiandosi poi con il pollice e l'indice in mezzo agli occhi per cercare di calmare il lieve mal di testa che durante l'ultima ora di lezione non gli aveva dato tregua, complici le poche ore di sonno che la notte precedente gli erano state concesse. Camminando per i corridoi affollati della scuola, diretto verso la palestra per gli allenamenti giornalieri, non potè fare a meno di notare quante coppiette si erano formate quel giorno. All'inizio della mattinata non ci aveva fatto troppo caso, ma forse il motivo era che era stato troppo impegnato a maledire il suo caro migliore per averlo tenuto sveglio fino a tardi.

 

La sua mente infatti stava ancora ripensando alla sera prima, a quando Oikawa si era presentato a casa sua. Ripensava a come la propria madre lo aveva fatto entrare senza pensarci due volte e a come aveva invitato l'altro ragazzo a cena, chiedendogli addirittura se voleva rimanere a dormire da loro nel caso i due amici di infanzia avessero fatto tardi. Iwaizumi non era neanche stato interpellato in quella decisione, ma che poteva farci? Sapeva bene che la parte negativa di essere amici sin da piccoli stava proprio in quello. Tutto viene dato per scontato, tutto sembra già scritto; ogni sguardo, ogni parola, ogni battuta, ogni gesto o avvenimento.

 

Iwaizumi si lasciò andare in un profondo sospiro e si sistemò meglio la borsa in spalla, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni mentre il suo sguardo ricadeva su una coppia che timidamente si teneva per mano. Sbuffò e tirò a dritto a passo svelto, con una vena di irritazione che trapelava dalle sopracciglia appena aggrottate.

 

Stupido San Valentino, pensò tra sé e sé.

 

Non ce l'aveva di certo con le coppie di innamorati, in fondo sarebbe stato stupido innervosirsi per qualcosa di simile, ma Iwaizumi aveva sempre avuto la convinzione che San Valentino fosse una festività superflua, a tratti fastidiosa. Ancora ricordava infatti quando alle elementari non riusciva a capire perché tutti i compagni di classe fossero eccitati alla sola idea di poter ricevere del cioccolato dalle bambine, quando in realtà ci teneva davvero a comprendere che cosa spingesse le persone ad attendere con così tanta trepidazione quella data, che cosa le portasse a gioire nel ricevere del normalissimo cioccolato – seppur il piccolo Hajime andasse matto per il cioccolato, di certo non avrebbe avuto bisogno di un motivo per essere felice nel mangiarne – o anche perché non riceverlo le rattristasse o le facesse arrabbiare. Continuò per un bel po' di anni a pensare che fosse stupido dargli così tanto peso e, avendo ricevuto ben poche dichiarazioni in quello specifico giorno, si era convinto che la causa fosse la sua cinicità e che fosse colpa sua se non riusciva a capirne il vero significato.

 

Eppure nell'ultimo anno qualcosa era cambiato. Non che volesse davvero rendere San Valentino una data speciale, visto che l'unica cosa che desiderava non era del cioccolato, ma che qualcosa potesse cambiare. Qualcosa in sé stesso, qualcosa nel suo atteggiamento o nei suoi modi di pensare. E se questo fosse stato impossibile a causa della posizione che aveva preso nei confronti di questa ricorrenza, sperò che qualcosa potesse cambiare in colui che era la fonte dei suoi problemi, e che finalmente tutta quella storia in cui si era cacciato da mesi potesse trovare uno sbocco per mutare e progredire.

 

Sì, forse attendeva una qualche sorta di dichiarazione, ma era certo che sarebbe stata molto più contorta e difficile da ottenere rispetto a qualsiasi altra.

 

Iwaizumi sollevò il braccio sinistro per controllare l'ora sull'orologio da polso, lasciandosi sfuggire un verso stizzito quando notò che era già in ritardo. Non solo Oikawa per qualche strano motivo non era passato a chiamarlo, ma attardandosi ancora di più avrebbe sicuramente dovuto sopportare anche le sue frecciatine riguardo al rispettare gli orari.

 

Fantastico. Davvero fantastico.

 

Accelerò il passo e girò l'angolo per scendere le due rampe di scale che lo avrebbero portato nel cortile. Era ancora in tempo ad arrivare puntuale se si sbrigava, ma una voce alle sue spalle lo colse totalmente alla sprovvista.

 

«Iwaizumi-san!»

 

All'inizio non riconobbe il tono, ma quando si voltò e studiò il viso della ragazza che aveva di fronte, si chiese se non l'avesse già vista da qualche parte. Non era di certo un tipo che spiccava, anzi, ma c'era qualcosa di familiare in lei che per un istante mise Iwaizumi a disagio, intimorito dalla possibilità che si stesse dimenticando di qualcuno o qualcosa di importante. Solo successivamente si ricordò che era una delle studentesse che veniva spesso a guardare gli allenamenti della squadra.

 

«Mh? Posso fare qualcosa per te?»

 

Non sapendo che dirle, né perché lo avesse chiamato, il vice-capitano preferì non addentrarsi troppo in chissà quale domanda specifica, risalendo quei pochi scalini che aveva sceso e fermandosi vicino a lei. Aveva visto troppe situazioni simili per non capire ciò che stava succedendo, ma per un attimo sospettò che quella ragazza volesse solo chiedergli di consegnare qualcosa ad Oikawa, visto che succedeva in continuazione. Un sospetto che però svanì non appena quella stessa studentessa dai capelli corvini lo scrutò imbarazzata e distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore e spostando il peso del corpo da un piede all'altro con nervosismo.

 

«Sono Ishihara della classe tre, secondo anno.» Quel bisbiglio fu così basso che Iwaizumi dovette avvicinarsi ulteriormente a lei per capire quello che stava dicendo. Questo parve prenderla in contropiede, perché indietreggiò all'istante con il viso paonazzo. «Cioè, so che non è importante! Scusami!»

«No, no, non sto dicendo questo!» Iwaizumi portò le mani di fronte a sé con l'intento ben preciso di farla calmare. Non era per niente bravo con quel genere di cose, ne era consapevole, ma di certo non voleva farle intendere che neanche gli importasse del suo nome. Questo sembrò calmarla, poiché Ishihara si portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e si inumidì le labbra, un gesto che Iwaizumi trovò estremamente femminile e piacevole da guardare.

«Quello che intendo è che... ecco, molte volte vengo ai vostri allenamenti e ho sempre apprezzato come ti impegni e come riesci a mantenere unita la squadra, e insomma... ecco, quello che voglio dire è che...» Lei deglutì e allungò di fronte all'altro un piccolo pacchetto rosso in velluto. «Questi sono per te! Se non ti piacciono sei libero di gettarli, volevo solo augurarti buona fortuna con gli allenamenti! Farò il tifo per voi e verrò a vedervi ad ogni partita!»

 

Iwaizumi fissò quel regalo per una manciata di secondi. Sbatté un paio di volte le palpebre, preso alla sprovvista, dopodiché con un po' di incertezza allungò la mano per accettare il dono che l'altra gli stava offrendo.

 

«Non dovevi, voglio dire... grazie mille.»

 

La sua fu una risposta di circostanza, ma i loro occhi si incrociarono e Iwaizumi non poté fare a meno di vedere in quelli di lei la gioia che quelle parole le suscitarono. Addirittura se ne stupì, perché non credeva possibile che un semplice grazie potesse far felice qualcuno a quel modo.

 

«Sono contenta che tu abbia apprezzato.»

 

I due rimasero per qualche secondo a studiarsi, finché lei non guardò oltre il corridoio e fece un gesto a quelle che probabilmente erano le sue amiche, pronte a supportarla in lontananza. Così come era arrivata, Ishihara salutò Iwaizumi e gli disse di farle sapere se i cioccolatini gli erano piaciuti, che tanto l'avrebbe rivista durante gli allenamenti e che, ripetendosi, avrebbe fatto il tifo per la squadra... e per lui in particolare, aggiunse infine. Quando il vice-capitano del club di pallavolo fu di nuovo solo, si rese conto che era rimasto in piedi sulle scale ad osservare il punto vuoto che la ragazza aveva lasciato, con del cioccolato di San Valentino tra le mani e un ritardo ingiustificabile per il quale Oikawa sarebbe diventato probabilmente il peggiore dei suoi problemi.

 

 

Corse più veloce che potè, venendo persino ripreso dai professori nel corridoio, ma, nonostante lo sforzo, arrivò agli spogliatoi con un ritardo di più di dieci minuti. Si tolse giacca e camicia in fretta e furia, facendo poi lo stesso con i pantaloni per cambiarsi e mettersi un paio di pantaloncini corti e una t-shirt, il tutto mentre i suoi occhi rimanevano puntati su quella piccola scatola che aveva posato sulla borsa.

Sapere che esistevano persone ancora così oneste coi loro sentimenti un po' lo ingelosiva. Lui non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, non nella situazione di stallo completo in cui si era trovato, ma scosse la testa per scacciare quelle idee non appena fecero capolino nella propria mente. Non era ciò di cui aveva bisogno in quel momento, non quando di lì a poco avrebbe di nuovo dovuto fare finta che niente fosse mai accaduto tra lui e il diretto interessato. Iwaizumi non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito ad andare avanti a quel modo, ma sapeva anche che non poteva fare altrimenti mentre chiudeva la porta degli spogliatoi alle sue spalle e si avviava in palestra, sistemandosi la maglia nei pantaloncini mentre in lontananza già sentiva le grida dei compagni di squadra.

 

Si bloccò sulla soglia dell'ingresso secondario della palestra e si portò le mani sui fianchi, socchiudendo gli occhi e respirando lentamente per calmarsi. Non era stata solo la corsa a stancarlo; quel regalo da parte di Ishihara, seppur indirettamente, aveva riportato a galla pensieri a cui era convinto di essere riuscito ormai a fare l'abitudine. Pensieri che lo mettevano in agitazione, perché riguardavano Oikawa Tooru, la persona per cui Iwaizumi si era reso conto di provare qualcosa ben oltre l'amicizia.

 

Come lo aveva compreso? Non era stato difficile. In fondo erano già da due anni che si erano spinti ben oltre il semplice bacio. Ricordava ancora la prima volta che era successo, totalmente per caso, durante una sera in cui Iwaizumi e Oikawa stavano festeggiando una vittoria e in cui entrambi erano un po' troppo su di giri per le troppe bevute per capire che cosa stesse accadendo. Lo capirono solo quando la mattina seguente si erano ritrovati entrambi nudi nel letto di Iwaizumi, con qualche tassello di memoria ciascuno che tuttavia non permise loro neanche di ricostruire l'intera faccenda.

 

Buongiorno Iwa-chan” gli aveva detto Oikawa, con quel suo tono di voce tranquillo e pacato. Anche dopo aver ricordato tutto, lui non perse mai la calma. Tutto il contrario di Iwaizumi del resto, che sembrò impazzire quando si rese conto di ciò che probabilmente era accaduto in quella stanza.

 

Dopo quella volta dovettero passare altri due mesi prima che succedesse di nuovo. Perché sì, accadde ancora, e in quei due mesi Iwaizumi riflettè, dal motivo che lo aveva spinto a compiere un gesto simile – ubriacarsi non era di certo una scusa valida per andare a letto con il proprio amico di infanzia – al perché Oikawa non era sembrato turbato. Tuttavia quei dubbi vennero spazzati via la sera in cui Oikawa osò una battuta di troppo, un ammiccamento in più, che innescarono di nuovo quei gesti incomprensibili, ma piacevoli.

 

Piacevole. Già, lasciarsi toccare a quel modo lo era.

 

Eppure Iwaizumi non riusciva ad accettarlo senza provare ribrezzo per sé stesso. Sapeva che era sbagliato, che non era normale, che doveva smetterla di pensarci e di crederci. Ma credere a che cosa in fondo? Neanche lui lo sapeva, fino a che tutto non accadde di nuovo per la terza volta, la volta in cui tutto acquisì un senso e lo perse allo stesso tempo.

 

Iwaizumi aveva ancora impressa nella mente la notte in cui il suo migliore amico aveva dormito al suo fianco, al riparo dalla neve che era solita cadere a Dicembre nelle zone della Prefettura di Miyagi. Oikawa aveva steso il futon e Iwaizumi si era coricato sotto le coperte del suo letto, ma nel momento stesso in cui quest'ultimo aveva sentito il materasso affondare, già aveva realizzato cosa sarebbe successo di lì a poco. Le coperte che si alzavano, il calore dei loro corpi così vicini, poi le labbra di Oikawa sul suo collo e quella mano che lentamente scivolava oltre l'elastico dei pantaloni.

 

Dopo quella sera, in Iwaizumi nacque una convinzione che prese sempre più il sopravvento e si insinuò in pianta stabile nella sua mente e nel suo cuore.

 

Provava qualcosa per Oikawa Tooru.

 

Che cosa non lo sapeva, ma non poteva fare finta di niente. Non se la sentiva di nascondere i propri sentimenti, ma confessarlo? Non poteva avere quel lusso. Era normale avere paura di dichiararsi al proprio migliore amico temendo di perderne l'amicizia, ma non nel suo caso. Non solo perché erano entrambi due ragazzi, ma perché insieme ai quei sentimenti vi era anche una sensazione di turbamento che non riusciva a spiegarsi.

 

Per questo quando la mattina seguente Iwaizumi aprì gli occhi e sentì l'abbraccio di Oikawa cingergli la vita non si sconvolse. Ciò che lo lasciò di sasso fu quello che accadde poco dopo.

 

Ormai conscio di non poter stare in silenzio a riguardo dei propri sentimenti, si decise a fare la domanda fatidica.

 

Ehi. Perché proprio con me? Le ragazze di certo non ti mancano” aveva chiesto ad Oikawa con ingenua curiosità.

Perché mi piace, che altro? A te non piace quando lo facciamo?”

 

Fu quella la sua risposta. Una semplice e brutale verità che fece cessare il battito del cuore di Iwaizumi.

 

Che cosa si aspettava in fondo? Che anche l'altro provasse qualcosa? Che ci fosse chissà quale sentimento nascosto dietro a quei gesti? No, erano tutte fantasie che Iwaizumi aveva alimentato con il tempo. Aveva sbagliato a crederci e forse, se avesse posto quella domanda la prima volta, molte cose sarebbero potute andare diversamente. Forse fu per questo, o forse fu per nascondere la propria delusione, che Iwaizumi ribattè con l'unica risposta che in quel momento gli venne da dire.

 

Non ti montare la testa, quando troverò una ragazza ti scaricherò subito!” aveva esclamato per scherzo, ma Oikawa rise e ammise che lo stesso sarebbe valso per lui, con quel suo sorrisetto irritante a contornare la sua espressione divertita.

 

Iwaizumi non seppe mai che cosa provocarono le sue parole in Oikawa, ma quelle di Oikawa cancellarono ogni speranza che lui aveva nutrito fino a quel giorno.

 

L'unico fatto che lo consolava davvero era che nessuno di loro aveva ancora trovato una ragazza fissa. O almeno, Iwaizumi non lo aveva fatto. Quasi sei mesi dopo aver iniziato quel "rapporto", Oikawa aveva frequentato una sua compagna di classe, ma lei lo aveva scaricato dopo neanche una settimana. Dopo di lei, ci furono altre due o tre ragazze che uscirono con lui, ma anche loro durarono ben poco, e da lì in poi, i rapporti tra i due amici d'infanzia ripresero con sempre più frequenza, fino a che quei momenti di intimità tra loro non divennero quasi un'abitudine.

 

Iwaizumi odiava ammetterlo, ma dopo quanto successo con Oikawa, disprezzare San Valentino acquisì ancora più senso di prima.

 

Detestava vedere le ragazze dichiararsi ad Oikawa, ma ancora di più detestava vedere il sorriso ebete sul viso del proprio amico d'infanzia mentre accettava quei regali. Se era geloso? Sì, dannatamente geloso di chi poteva mettere in mostra i propri sentimenti senza correre alcun rischio. E nonostante sapesse che molte di loro avrebbero pagato pur di essere al suo posto, sempre al fianco di Oikawa, Iwaizumi non si sentiva per niente fortunato. Ogni anno era una dannazione, gli ricordava la sua codardia quando quella fatidica sera era rimasto in silenzio e aveva accettato quella situazione senza ammettere che in realtà provava molto di più. Gli ricordava, come una pugnalata, che ogni ragazza che si avvicinava all'altro sarebbe potuta essere quella che glielo avrebbe portato via.

 

Iwaizumi sospirò e cercò di scacciare quei pensieri, aprendo la porta della palestra senza dare nell'occhio. Quando il vice-capitano entrò, la prima voce che arrivò alle sue orecchie fu quella del coach. Si scusò con il più anziano per il ritardo, il quale lo spronò comunque ad iniziare subito il riscaldamento e ad unirsi agli altri. La seconda cosa che notò, invece – in fondo i suoi occhi vagarono subito per la palestra in cerca di lui – fu che Oikawa se ne stava in disparte. Gli dava le spalle e all'inizio non ne capì il motivo, ma quando Iwaizumi si avvicinò, scorse con la coda dell'occhio lo smartphone che l'altro aveva in mano.

L'insicurezza che Iwaizumi aveva avuto fino a quel momento scomparve in un turbinio di irritazione. Senza ulteriori indugi assestò un calcio sul fondoschiena del proprio capitano, il quale sarebbe di certo caduto se non fosse stato per il suo equilibrio eccellente.

 

«Ehy, Shittykawa! Se hai tempo da perdere, vedi di usarlo per allenarti!» gli gridò contro Iwaizumi, iniziando lo stretching, mentre Oikawa tirava un sospiro di sollievo, probabilmente per aver salvato da una possibile caduta il proprio telefono. Si voltò poi verso Iwaizumi con un ghigno compiaciuto, fiero della sua grande impresa e di sicuro felice per non aver dato la soddisfazione all'altro di vedere l'apparecchio sfracellarsi al suolo.

 

«Buonasera anche a te, Iwa-chan! Il ritardo aggrava il tuo caratteraccio, sai?» Solo a causa dei suoi insensati riflessi sfuggì al pugno che Iwaizumi cercò di assestargli, dopodiché riprese una postura perfetta, con schiena dritta e mani sui fianchi. Stringeva ancora il telefono in mano, quasi temesse che Iwaizumi potesse romperglielo se se ne fosse allontanato. «Dammi tregua, non sai neanche che cosa sto facendo!»

 

«Come se potesse importarmene. Sicuramente saranno altri messaggi da parte di chissà quale tua fan, caduta nella tua rete diabolica di bravo ragazzo.» Iwaizumi sbuffò e si chinò con il busto in avanti fino ad afferrarsi le caviglie, rimanendo in posizione per tutto il tempo necessario a sgranchire i muscoli.

 

«Che cattiveria, non uso nessuna rete diabolica io, sono davvero un bravo ragazzo!»

 

Il vice-capitano si voltò giusto quel poco per guardare Oikawa con la coda dell'occhio, per capire se credeva sul serio alle proprie parole. Quando però il giovane alzatore gonfiò appena le guance in un chiaro gesto di apparente offesa, facendo spallucce e lasciando da parte il discorso, Iwaizumi decise che la risposta in fondo non gli interessava affatto.

 

Oikawa piegò le gambe e si abbassò all'altezza dell'altro, potendo così parlargli faccia a faccia.

 

«Che c'è, sei geloso?»

 

La prima cosa che pensò Iwaizumi fu che se con quel suo sorrisetto divertito sperava di innescare in lui qualche tipo di reazione, si sbagliava di grosso. Oikawa ci provò persino sventolandogli davanti alla faccia il telefono aperto sulla lista di messaggi ricevuti, gli stessi messaggi che Iwaizumi era abituato a vederlo ricevere ogni anno. Una volta era persino capitato che Oikawa lo avesse costretto a leggere con lui alcune lettere, ma a Iwaizumi non importava; se l'altro si vantava, allora non c'era da preoccuparsi. Voleva dire che non provava interesse.

 

Oikawa comprese che non avrebbe ricevuto alcuna reazione, perciò sospirò e tornò a parlare.

 

«Si da il caso che oggi sia un giorno estremamente particolare per le persone come il sottoscritto. In questo fatidico giorno, la popolarità si rivolta contro di noi e diventa nostra nemica!» Iwaizumi alzò gli occhi al cielo nel sentirlo dire tante sciocchezze in una sola frase, ma lo lasciò continuare, curioso di sapere dove l'altro volesse andare a parare. «Come puoi vedere dall'ingresso, che tu avresti dovuto attraversare in orario invece di entrare come un ladro dalla porta secondaria, permettendomi di rinfacciart- Aspetta! Non guardarmi così, scherzavo!! Come puoi vedere dalla calca femminile che piano piano si sta ammassando, in questo giorno la palestra diventa un po' troppo affollata. In data di oggi, ho deciso che il magnanimo Oikawa-san rimarrà comodamente seduto in disparte affinché tutta l'attenzione ricada su di voi!»

 

Iwaizumi rimase a guardarlo per una manciata di secondi, quindi inarcò appena un sopracciglio come a chiedergli un implicito “e quindi?”, al quale Oikawa rispose allargando le braccia e sedendosi di fronte all'altro, ghignando entusiasta.

 

«Suvvia! È un piano perfetto, Iwa-chan! Così facendo potrò stare tranquillo e non dovrete sentire gridare il mio nome in continuazione. I miei adorati compagni di squadra non saranno gelosi e quindi saranno più focalizzati sul gioco! È o no geniale?» Con un sorriso disarmante aggiunse inoltre, «Almeno datemi una mano a gestirle, no?»

«Non mi stupisce la tua idiozia, mi stupisce invece che il coach ti lasci fare come se niente fosse» sospirò Iwaizumi esasperato, mentre Oikawa già annuiva soddisfatto di sé stesso e sfoderava con le dita il segno della vittoria.

 

Iwaizumi si ricompose e fece schioccare il collo, quindi si afferrò la gamba da dietro e continuò lo stretching. Stavolta però si permise di scrutare il gruppo di ragazze che si stava accalcando all'ingresso, incuriosito dalle parole di Oikawa. Fu quindi sul punto di tornare con lo sguardo sull'altro, quando notò di sfuggita la ragazza che aveva incontrato nei corridoi poco prima, che lo osservava da dietro quella che doveva essere una sua compagna di classe. Quando i loro occhi si incrociarono, Ishihara sussultò e sorrise timidamente. Di istinto Iwaizumi alzò la mano per salutarla e lei ricambiò in mezzo ai ghigni e agli strattoni delle amiche, ricordandogli come una doccia gelata che prima o poi avrebbe dovuto spiegarle che non avrebbe potuto ricambiare in alcun modo i suoi sentimenti. Non voleva darle false speranze e avrebbe potuto mettere in chiaro la situazione persino sulle scale se lei non fosse fuggita via senza dargli il tempo di dire alcunché.

Iwaizumi sospirò e cambiò gamba, voltandosi solo quando percepì chiaramente lo sguardo del suo migliore amico su di sé. Quando infatti incrociò i suoi occhi, Oikawa si accigliò e piegò di poco la testa. Quest'ultimo guardò Iwaizumi, poi Ishihara, poi di nuovo Iwaizumi, ed infine mostrò quel sorrisetto che significava solo una cosa: guai.

 

«È tua amica? Non l'avevo mai vista prima!»

«A dire la verità non l'avevo mai vista neanche io. Mi ha fermato prima che io arrivassi qua, per questo sono arrivato in ritardo.»

 

Oikawa si voltò verso la porta, schiudendo le labbra come a pronunciare un muto “ah”, quindi parlò solo dopo aver scrutato di nuovo a lungo il gruppo di ragazze.

 

«Hai fatto colpo, Iwa-chan?»

 

Stavolta niente e nessuno impedì a Iwaizumi di dargli un calcio nelle costole. Oikawa si stese a terra e si afferrò la parte dolorante, chiedendo all'altro che diavolo gli fosse preso, ma quest'ultimo non sembrò preoccuparsi molto delle sue condizioni. Gli aveva dato colpi peggiori e Oikawa si era sempre rialzato, lo avrebbe fatto di nuovo.

 

«Anche se fosse?» Iwaizumi guardò Ishihara con la coda dell'occhio, quindi tornò a focalizzare l'attenzione sul capitano. In tutta risposta, Oikawa si alzò e raggiunse la panchina per riporre il telefono nella sua borsa, dopodiché tornarono l'uno di fianco all'altro.

«Non è questo granché, non ha niente di speciale.»

 

Iwaizumi si trovò irritato da quell'affermazione, ma in fondo avrebbe potuto incontrare la ragazza perfetta, carina e gentile, femminile e con i suoi stessi gusti, e non sarebbe comunque mai riuscito ad innamorarsi di lei. All'inizio aveva davvero creduto possibile riuscire a trovare qualcuna con cui uscire e porre fine al suo rapporto con Oikawa, ma arrivato ad un certo punto aveva realizzato che non sarebbe mai potuto accadere. La sua mente era rivolta al suo migliore amico e ugualmente lo erano le sue emozioni. Era lui la causa dei suoi sporadici sorrisi e quella della sua rabbia perenne, lui che gli faceva dannare l'anima e che a volte gli faceva venire voglia di ucciderlo con le sue stesse mani. Nonostante tutto sapeva però che non sarebbe riuscito a trovare nessun'altra che avrebbe avuto su di lui più influenza di Oikawa e qualcosa gli diceva che anche quest'ultimo lo sapeva – e forse era per questo che non si preoccupava di lanciargli certe frecciatine.

 

Forse per questo Iwaizumi decise di ripagarlo con la stessa moneta quel giorno.

 

«Non saprei. Perché sai, non essendo stato con nessuno di così speciale, non saprei bene con chi fare il confronto» rispose con un sorrisetto, allontanandosi infine da Oikawa per dirigersi verso il centro del campo. Gli lanciò giusto un'occhiata per vedere la sua reazione, e davvero, quasi non credette a che cosa successe.

 

Oikawa era rimasto in piedi a fissarlo, con le braccia incrociate al petto e un'espressione stupita – quasi sconvolta – stampata in volto. Guardò verso la porta e poi di nuovo Iwaizumi, che in quel momento fu tentato di tornare da lui per chiedergli che diavolo stesse pensando di fare, ma il capitano lo anticipò su tutti i fronti, avvicinandosi con passo tranquillo al gruppo di ragazze. Dietro di sé Iwaizumi udì bisbigli divertiti e domande su quello che stava accadendo, ma l'unica cosa che riusciva a provare Iwaizumi era una brutta, terribile sensazione.

Una volta di fronte alle studentesse, Oikawa sorrise, ma Iwaizumi fu certo di essere stato il solo a cogliere una sfumatura inquietante sulle sue labbra, nel momento in cui dal gruppo si levarono invece gridolini estasiati ed eccitati.

 

«So che siete venute per motivi importanti. San Valentino è un giorno speciale e tutte voi starete aspettando il momento ideale per dichiarare i vostri sentimenti al ragazzo di cui siete innamorate.» Oikawa rise in maniera cristallina e qualche ragazza addirittura provò ad allungargli un pacchetto o una lettera, cercando di approfittare della sua vicinanza. Ad Oikawa questo però non sembrò importare molto. «Sono certo però che non sia nei vostri interessi distrarre il team, vero? No, certo che no, siete tutte quante in gamba. Spero che comprendiate che davvero non possiamo permetterci distrazioni. Perdonatemi quindi, ma per oggi non potrete assistere agli allenamenti, sono davvero dispiaciuto.»

 

Detto questo, in completo contrasto con il suo tono gentile,Oikawa sbatté la porta con violenza. Il rumore fu così forte che persino il coach si voltò per capire che cosa era appena successo, mentre il silenzio era calato tra tutti gli altri membri della squadra.

 

«Che c'è da guardare? Forza, forza! Al lavoro!» esclamò il ragazzo, con un sorriso all'apparenza tranquillo, ma che tuttavia nascondeva qualcosa che metteva i brividi.

 

Iwaizumi era certo che non era stata una casualità se per tutta la durata del suo discorso Oikawa si era messo proprio di fronte a Ishihara, ma non era certo se questo lo rendesse tremendamente felice o profondamente arrabbiato. Ammise a sé stesso che vederlo reagire a quel modo non gli era dispiaciuto, ma la sua ragione stava cercando di dirgli di smetterla con certi pensieri idioti. L'unica cosa certa era che, al contrario di quello che Oikawa aveva sperato di fare con il suo “piano perfetto”, aveva appena attirato l'attenzione di chiunque.

Iwaizumi deglutì a vuoto e spostò fugacemente lo sguardo su Matsukawa, che in silenzio e lentamente gli si era avvicinato.

 

«Si può sapere che cavolo gli hai detto per farlo arrabbiare a quel modo?»

«Credo di aver ferito il suo maledetto lato narcisista.»

«Ferito? Lui?» intervenne Hanamaki poco lontano dai due, sbuffando un ghigno. «Le sue fan piangeranno per almeno un mese!»

 

Era proprio quello il motivo per cui quel comportamento da parte di Oikawa era stato così sconvolgente. Di solito non avrebbe mai messo in dubbio la sua immagine così facilmente.

Iwaizumi fissò l'amico che nel frattempo si era avvicinato al coach. L'intensità nello sguardo del capitano era inquietante, ma ancora di più lo fu vedere quegli occhi rivolti proprio contro Iwaizumi stesso.

 

«Che ti prende, Oikawa?»

«Coach, le dispiace se facciamo una partita di allenamento? Vorrei fare dei test e non sarei concentrato con le ragazze presenti.»

 

Il coach lo osservò, poi fissò l'attenzione sulla porta appena chiusa ed infine guardò gli altri, soffermandosi in particolar modo su Iwaizumi, in quanto vice-capitano. Quest'ultimo incrociò le braccia al petto e sospirò, spostando gli occhi sui compagni per controllare che fossero d'accordo. Ovviamente nessuno ribatté e anzi, molti furono così entusiasti che già si stavano preparando ad una corsa di riscaldamento.

 

«Per me va bene» annunciò Iwaizumi, avvicinandosi all'allenatore e perciò anche ad Oikawa, che lo fulminò con un ghigno sulle labbra.

«Come volete. Dividetevi in squadre da sei, singoli set di venticinque punti, la squadra perdente ogni volta dovrà fare cinque giri di campo.»

«Io e Iwaizumi faremo le madri, spero che non ci sia nulla in contrario... ma no, andrà benissimo. Avanti, iniziamo.»

 

 

Inutile dire che la brutta sensazione di Iwaizumi divenne presto realtà, quando si rese conto che quell'allenamento all'apparenza di poco diverso dal solito, stava diventando invece uno dei più massacranti che avesse mai fatto. Non solo perché stava giocando ogni singola partita per colpa di Oikawa, che aveva convinto il coach con qualche bugia come “Voglio giocare con tutti miei compagni per studiare nuovi schemi” o “Iwaizumi vuole migliorarsi e abbiamo pensato che l'idea migliore fosse quella di andare uno contro l'altro, così non potrà affidarsi a me come alzatore”. Non si spiegava come il coach avesse potuto anche solo credere a scuse simili, ma probabilmente lo fece solo perché a chiederlo era stato proprio Oikawa, visto che era il capitano.

 

Quando non giocava, Iwaizumi era impegnato a fare i giri di corsa lungo il perimetro della palestra sotto lo sguardo divertito dell'altro e il ghigno che lo accompagnava. Quando non doveva scontare la sconfitta, invece, non poteva permettersi il lusso di fermarsi, perché entro pochi minuti avrebbe dovuto giocare un altro set. Già a metà allenamento aveva il respiro smorzato e la maglietta fradicia.

 

«Sei al capolinea, Iwa-chan?» Iwaizumi udì la voce irritante di Oikawa in lontananza e si rifiutò di voltarsi anche solo per dargli soddisfazione. Si limitò ad alzargli il medio e quella risata alle sue spalle gli arrivò come una pugnalata all'orgoglio, facendogli promettere a sé stesso che entro la fine della giornata gli avrebbe fatto fare quei giri di campo, volente o nolente, seguendolo passo passo al solo scopo di deriderlo.

 

Durante la pausa di dieci minuti in molti si sdraiarono a terra per riposarsi il più possibile, ma Iwaizumi corse via per andare in cortile e rinfrescarsi, con ancora la dignità che bruciava. Neanche ebbe il tempo di far scorrere l'acqua della fontanella che subito infilò la testa sotto al getto, godendo di quell'improvvisa beatitudine causata dalle gocce fredde che scesero lungo il collo e si insinuarono oltre la maglietta. Si concesse qualche altro minuto all'aperto, poi tornò indietro sui suoi passi, fermandosi però quando incrociò Oikawa che se ne stava seduto sugli scalini davanti alla porta sul retro della palestra. Il vice-capitano stava per attirare l'attenzione dell'altro con qualche provocazione, ma fu in quell'istante che Iwaizumi notò quello sguardo intenso, perso su un punto indefinito del terreno. Non voleva crederci, ma Oikawa sembrava troppo immerso nei suoi pensieri, con le sopracciglia corrugate in un'espressione che a tratti pareva arrabbiata, anzi no, furiosa. Solo poche volte aveva visto quella scintilla nei suoi occhi, che sparì tuttavia non appena Oikawa notò la presenza dell'amico. Quell'espressione dura che aveva albergato su quel volto, venne sostituita in un istante da un sorrisetto divertito.

 

«Stanco, Iwa-chan?» Le dita di Oikawa giocherellavano distrattamente con la bottiglietta d'acqua che aveva in mano, che venne posata al fianco del ragazzo quando Iwaizumi si avvicinò a lui. «Mi dispiace, forse sono stato troppo duro?»

«Come se ti dispiacesse davvero, si vede lontano un miglio che ti stai divertendo ad usarmi come bersaglio mobile, sai?»

 

Oikawa stese le gambe e poggiò le mani dietro di sé, facendo ricadere il proprio peso su di esse.

 

«Non prendertela, sono cose che capitano!»

 

Iwaizumi si fermò di fronte a lui e appoggiò le mani sui fianchi, guardandolo dall'alto in basso con le labbra arricciate in una smorfia di fastidio. Avrebbe anche potuto crederci, se non lo avesse detto la persona con più controllo di palla che conosceva, per questo si chinò per poterlo osservare meglio da vicino e sussurrare quelle parole che pungevano la lingua tanto bramavano di essere dette.

 

«Non riderai più quando perderai e stai certo che mi godrò lo spettacolo.»

«Provaci, Iwa-chan.»

 

Detto ciò, Oikawa si alzò e concesse all'altro una lieve pacca sulla spalla. Si chinò solo per riprendere la bottiglia d'acqua prima di rientrare in palestra e Iwaizumi non potè far altro che guardarlo allontanarsi. Quest'ultimo stava per rientrare a sua volta, quando vide il capitano voltarsi e ghignare con quel suo fare strafottente nella sua direzione.

 

 

Una volta ripreso l'allenamento non passò molto prima che a Iwaizumi toccassero di nuovo quei dannati cinque giri di campo. Sapeva che la colpa era stata sua, che non era riuscito a fermare Oikawa e i suoi maledetti servizi, quindi alla fine se la prese più con sé stesso che con il suo amico d'infanzia – anche se voleva strappargli quel sorriso dalla faccia a suon di pugni.

 

Fu però colpa della stanchezza e un po' anche per il comportamento irritante di Oikawa, che Iwaizumi ebbe un fatale attimo di distrazione, un istante che gli costò un susseguirsi di eventi che mai avrebbe immaginato. Oikawa infatti aveva fatto di nuovo una battutina delle sue, rinfacciandogli le sue stesse parole sul godersi lo spettacolo, e Iwaizumi si era così adirato che non aveva fatto caso alla palla che aveva finito con il colpirlo in pieno volto. Il dolore fu così improvviso che neanche si rese conto di come fosse successo, o almeno fino a quando non sentì il sapore metallico del sangue in bocca.

 

«IWAIZUMI! Tutto bene?» Il coach arrivò subito al suo fianco e chiese agli altri compagni di allontanarsi. Iwaizumi annuì, ma Matsukawa e Hanamaki lo fermarono prima che potesse anche solo fare un passo.

 

«Non dire idiozie, stai sanguinando. Vai in infermeria!»

 

Il vice-capitano si portò il dorso della mano al viso per pulirsi e constatò che effettivamente persino il suo naso stava sanguinando. Sapeva che non era davvero niente di grave, solo una piccola emorragia, ma venne comunque costretto a fermarsi se proprio ci teneva a non essere spedito in infermeria a farsi dare una controllata. A quello non replicò, perché non era ancora arrivato a livelli così alti di masochismo da negarsi una pausa. L'unica cosa di cui si pentiva è che così facendo l'avrebbe data vinta a Oikawa.

Hanamaki gli passò un asciugamano pulito e lentamente Iwaizumi andò a sedersi a bordo campo, appoggiandosi con la schiena alla parete. Tirò indietro le gambe per chinarcisi, quindi tamponò il sangue con una smorfia di dolore quando sfiorò la parte già dolorante del suo viso. Socchiuse gli occhi e schiuse le labbra per riprendere fiato, a corto di ossigeno dopo così tanto movimento, ma subito li riaprì quando dei cori di “ti vendicheremo!” e “gliela faremo vedere noi” invasero la palestra. Gli venne da ridere e scosse incredulo la testa, ma per quanto apprezzasse ciò che i suoi compagni di squadra volevano fare, Iwaizumi non potè far altro che cercare con lo sguardo lui, il colpevole di tutto quanto.

 

Se Oikawa era preoccupato per la salute del suo amico, di certo non lo faceva notare, ma in fondo per quale motivo avrebbe dovuto esserlo? Era stato proprio lui a colpirlo con tutta la sua forza, ed era già tanto se Iwaizumi se l'era cavata con solo una lieve emorragia. L'unica cosa certa era che il capitano dell'Aoba Johsai sembrava fin troppo soddisfatto del suo operato.

Oikawa lo salutò con un cenno della mano, al quale Iwaizumi rispose con un “muori” appena sussurrato. Il vice-capitano fu certo che l'altro avesse letto il labiale quando mise un broncio innocente, prima di fargli l'occhiolino e tornare a concentrarsi sulla partita.
 

Da quel momento in poi Oikawa continuò ad allungare lo sguardo sul suo migliore amico, o sorridergli in quella maniera che Iwaizumi trovava fin troppo irritante – nonostante quest'ultimo cercasse con tutto sé stesso di non dargli peso, infatti peferì di gran lunga seguire i match e segnarsi mentalmente quello che c'era da migliorare e dare consigli. Ovviamente quando Oikawa andò a chiedergli con un sorriso smagliante se avesse indicazioni da dargli, Iwaizumi gli augurò più e più volte di strozzarsi e soffocare. Per il resto, il tempo trascorse velocemente, nonostante Iwaizumi non potesse far altro che starsene seduto in disparte.

Quando finalmente il coach si congedò e disse alla squadra di risistemare tutto quanto, Iwaizumi si rimise in piedi e raccolse un pallone nelle vicinanze. Poteva anche essere stanco morto o infortunato, ma essere costretto a stare lontano dal campo mentre tutti gli altri si allenavano non faceva altro che fargli venire ancora più voglia di giocare.

 

«Iwaizumi, resti?» domandò Kindaichi, e lui annuì senza però voltarsi.

«Sì, almeno un'altra trentina di minuti.» Fece rimbalzare la palla a terra e, mentre i ragazzi intorno a lui si salutavano e se ne andavano, si concesse quel servizio in totale libertà. Si voltò per prendere un altro pallone, ma fu Kindaichi a passarglielo.

«Sicuro di stare bene?»

«Benissimo, non devi preoccuparti.» Iwaizumi roteò la palla tra le mani e portò a termine un altro servizio, sospirando e imprecando sotto voce nel notare che ci aveva messo troppa forza.

 

All'inizio Kindaichi non sembrò molto convinto, ma nonostante tutto si inchinò appena in un saluto formale. Il vice-capitano seguì l'altro con lo sguardo fino a che non varcò la soglia della porta, poi raccolse la palla ai suoi piedi e la lanciò in aria un paio di volte, facendola poco dopo rimbalzare a terra.

Era intento a fissare un punto indefinito di fronte a sé, quando un fastidioso rumore elettronico di tasti che venivano premuti lo distrasse per un attimo. Ad ogni “bip” l'irritazione cresceva, alimentata anche dai ricordi della sessione di allenamento appena trascorsa. Strinse con forza la palla tra le mani, facendo un profondo respiro, ma fu tutto inutile. Alla fine Iwaizumi si voltò di scatto comunque, scagliando il pallone contro l'idiota che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

 

«Ti ammazzo, Trashykawa!!»

 

Oikawa fece cadere il telefono in borsa per portarsi subito le mani alla testa, massaggiandosi il punto in cui era stato colpito.

 

«Iwa-chan, questa faceva male!» piagnucolò.

«No, sono io che ti faccio male!!»

 

Iwaizumi si avvicinò ad Oikawa e si fermò solo quando gli fu davanti, mettendosi con la schiena ben dritta per cercare di far fronte a quei pochi centimetri che li differenziavano. Oikawa parve riflettere su qualcosa e per un attimo l'altro sperò davvero fosse qualcosa di intelligente, ma ogni speranza si perse quando quel broncio divenne in un istante un ghigno.

Oikawa infatti allungò una mano e picchiettò sulla guancia di Iwaizumi con l'indice, allontanandola prima che venisse scacciata.

 

«Sei tu che hai iniziato o sbaglio? Pensavi che avrei lasciato correre solo perché c'erano gli altri?»

«Dovresti seriamente fare qualcosa per quella tua testa, sta diventando problematico parlare con qualcuno che non la usa.»

«Mi stai dando dello stupido? Non è carino, Iwa-chan.» Il ghigno di Oikawa sparì in un istante, mentre fissava Iwaizumi con una serietà che lo spiazzò completamente.

«Sei così stupido che adesso non riesci neanche a ricordarti quante volte ti ho dato dello stupido, stupido Shittykawa?»

 

Per una manciata di secondi rimasero ad osservarsi l'un l'altro, poi Iwaizumi sospirò e scosse la testa esasperato, alzando gli occhi al cielo. Si avvicinò alla cesta per raccogliere un altro pallone, si posizionò vicino alla rete, ma prima che potesse voltarsi per cercare di capire che cosa stesse facendo Oikawa, con la coda dell'occhio lo vide passargli accanto. Lo seguì con lo sguardo, osservandolo mentre superava la rete e sospirava, fermandosi infine ad un paio di metri da essa in posizione per ricevere.

 

«Quindi sarei io lo stupido, eh?» Non c'era neanche bisogno di gridare nonostante la lontananza, perché essendo rimasti solo loro in palestra, non c'erano rumori esterni che avrebbero potuto attutire le loro voci.

 

Iwaizumi lanciò in aria la palla e senza indugiare oltre, la passò ad Oikawa, il quale ricevette come se niente fosse, indirizzandola di nuovo verso l'altro affinché potessero dare il via a quella serie di passaggi.
 

«Sei tu quello che ha chiuso la porta in faccia a quelle povere ragazze. Erano venute solo ad assistere e tu le hai trattate malissimo.»

«Non le ho trattate male! Forse sono stato un po' brusco, è vero, ma il loro continuo vociare era diventato fastidioso.»

«Ma se neanche si sentivano!» Dannato bugiardo, pensò Iwaizumi. «E comunque sono assolutamente sicuro che entro stasera ti pentirai di averlo fatto, sappiamo entrambi quanto tu tenga a mantenere quella tua facciata che ti sei costruito. Sia mai che il grande Oikawa Tooru venga visto come un demone, per quanto un demone sia di gran lunga migliore in confronto alla sua personalità.»

 

I loro movimenti si armonizzavano in una sintonia perfetta, come se entrambi potessero leggersi nella mente a vicenda. Andarono avanti a quel modo per una decina di minuti nella più totale calma e parlando del più e del meno, cancellando in un attimo le ore appena trascorse, quando il loro unico scopo era stato solo quello di provocarsi a vicenda.
 

«Sei tu che non capisci niente, Iwa-chan! E poi dai a me dello stupido?» sbottò Oikawa, schiacciando all'improvviso. Per fortuna Iwaizumi ebbe i riflessi di ricevere e rispedirgli la palla.

«Certo che sei stupido. Come hai potuto credere che potessi interessarmi a qualche ragazza che si era presentata da neanche venti minuti?»

«Avevo fatto solo una domanda, neanche mi interessava davvero, sai? Piuttosto sei tu quello che dovrebbe scusarsi con me.»

 

Il vice-capitano bloccò al volo la palla, fissando Oikawa come se non potesse credere alle proprie orecchie.

 

«Il giorno in cui mi scuserò con te per qualcosa che so di non aver fatto, cadrà il mondo» sbuffò seccato. «E sai una cosa? Mi è salito un gran mal di testa dopo quella pallonata, quindi scusami se per oggi me ne andrò a riposare, visto che il tuo tocco non è stato dei più delicati.»

 

Senza aggiungere altro si incamminò verso l'uscita delle palestra, bloccandosi solo quando fu sulla soglia della porta, quando udì un rumore di passi dietro di sé.

Si voltò il minimo necessario per incrociare quegli occhi marroni, notando che nello stesso momento Oikawa si era fermato e aveva posato le mani sui fianchi. Sembrava già in attesa di una qualche sfuriata, ma Iwaizumi cercò di trattenersi e mantenere la voce calma.

 

«Non provare a seguirmi e mettere piede nello spogliatoio fino a che non avrai riordinato tutto quanto o una pallonata in faccia sarà niente in confronto a quello che subirai. Vedi di far fronte alle tue colpe un volta tanto.»

«E mi lasci qua da solo? Potresti anche aspettarmi prima di andartene!»

 

Iwaizumi riuscì a non gridargli contro solo perché, in più di dieci anni di conoscenza, aveva imparato a sviluppare una volontà di ferro nei suoi confronti. Distolse lo sguardo e si morse appena il labbro inferiore, voltandosi e stringendo le mani a pugno per cercare una valvola di sfogo. Senza aggiungere altro, neanche un saluto, uscì dalla palestra a passo svelto.

Il problema con Oikawa stava proprio in quello. Il capitano dell'Aoba Johsai sapeva ciò che provocava ad Iwaizumi ed entrambi eravamo a conoscenza che ci voleva ben poco a far scattare la scintilla che li avrebbe definitivamente portati all'inevitabile, non importava dove o come. Era una reazione a catena a cui nessuno di loro sapeva – o voleva – resistere. Sarebbe bastato un tocco, uno sguardo, un ghigno o persino un momento di esitazione come quello di poco prima in cui nessuno dei due sapeva cosa dire, e le barriere tra di loro, le litigate, qualsiasi cosa sarebbe svanita.

 

Iwaizumi arrivò negli spogliatoi avvolto nei dubbi e si richiuse la porta alle spalle con ancora più pensieri in testa di quelli che aveva avuto prima degli allenamenti. Sospirò e si appoggiò al suo armadietto, quindi fece leva sulle gambe e si chinò affinché potesse rilassarsi in completa solitudine. Socchiuse quindi gli occhi e scacciò i propri drammi personali dalla testa, iniziando a fare chiarezza per bene su tutto quello che era successo e su ciò che avrebbe dovuto fare.

 

Prese una decisione.

 

Quando Oikawa fosse tornato, gli avrebbe domandato il reale motivo per cui aveva instaurato quella sua scenata con le ragazze. Gli avrebbe chiesto perché pretendeva le sue scuse e soprattutto lo avrebbe costretto a rivolgergli le sue. Solo così facendo tutto sarebbe potuto tornare alla normalità. Niente più litigi e niente più provocazioni per quel giorno.

Si tolse la maglietta e la gettò in un angolo della stanza, poi si sedette a terra e incrociò le gambe prima di afferrare la scatola di velluto che era rimasta sepolta sotto i vestiti quando si era cambiato. Avrebbe potuto mangiare quei dolci e non preoccuparsi di niente, eppure cercò una qualche scusa o un motivo che lo avrebbe potuto far desistere. Perché? Non ne aveva idea.

Arricciò le labbra in una smorfia e sbuffò seccato, aprendo la scatola. Non aveva alcun obbligo nei confronti di Oikawa, non quando gli aveva fatto fare la figura dello stupido di fronte a tutta la squadra. Senza pensarci di nuovo, forse per il rischio di cambiare di nuovo idea, afferrò un cioccolatino e se lo mise in bocca. Ne mangiò poi un altro e si appoggiò con la schiena nuda a contatto con l'armadietto freddo, mentre finalmente la maniglia della porta si abbassava.

 

«Potevi anche darmi una mano, sei crudele!» si lamentò Oikawa, al quale neanche gli era venuto in mente che Iwaizumi avrebbe davvero potuto avviarsi a casa da solo.

Il giovane alzatore sospirò e si stiracchiò, poi chiuse la porta alle spalle con un calcio e finalmente spostò lo sguardo sull'amico.


Vedere quelle labbra contorcersi in una smorfia di disappunto fu forse per Iwaizumi la scena più appagante della giornata.

 

«Ti sei dato alla bella vita mentre faticavo, eh?»

«Osi lamentarti dopo tutta la faticaccia che mi hai fatto fare oggi? E non dirmi che è stato stancante pulire, perché gli altri avevano già riordinato praticamente tutto, dovevi solo riempire la cesta e chiudere lo sgabuzzino.» Iwaizumi lo guardò dritto negli occhi e sogghignò, prendendo un terzo cioccolatino e mangiandolo prima di alzare la scatola verso Oikawa. «Vuoi assaggiare? Sono buoni.»

 

Lo sguardo gelido che gli rivolse Oikawa fu più esaustivo di mille risposte. Quest'ultimo gli si avvicinò e si bloccò di fronte a lui, guardandolo dall'alto con evidente fastidio.

 

«La prossima volta eviterei di farmi distrarre durante gli allenamenti, Iwa-chan. Se proprio vuoi pensare alle ragazze vedi di farlo fuori dalla palestra.»

«Credimi quando dico che la mia attenzione era totalmente focalizzata sul gioco. Pensi davvero che contro di te, pensassi di potermi prendere il lusso di pensare ad una ragazza?»

 

Quello che davvero aveva distratto in campo Iwaizumi, era lui. Era così abituato a vederlo ridere e scherzare, farneticare su qualsiasi cosa, che notarlo così alterato lo aveva per un attimo spiazzato.

 

«Lo spero per te, ma quel tuo incidente mi dice l'esatto contrario, sai?» Oikawa si accucciò con un sorrisetto sulle labbra, guardando l'altro dalla sua stessa altezza. Iwaizumi non seppe se ricambiare lo sguardo o evitarlo accuratamente, ma alla fine optò per rimanere incatenato a quegli occhi. Fu conscio di aver preso la decisione sbagliata quando il magnetismo di quello sguardo lo fece perdere per una manciata abbondante di secondi, riuscendo a parlare solo quando si obbligò a non fare la figura del cretino.

 

«E di chi credi sia la colpa, eh? Solo perché ho detto che una ragazza è carina e che potrebbe piacermi hai dato di matto!»

«Non ho dato di matto.»

 

Il silenzio calò su di loro di nuovo e per tutta la durata di esso Oikawa di lasciò sfuggire le più svariate espressioni. Sembrò dubbioso, poi arrabbiato, poi sollevato ed infine preoccupato. Alla fine, per fortuna, ebbe la buona idea di esporre i suoi pensieri e parlare.

 

«Quindi? Ti piace?»

 

L'unica teoria a cui Iwaizumi riusciva a pensare era al tempo stesso la più semplice e quella più folle, perché non poteva davvero credere che fosse gelosia quella che stava vedendo. Oikawa Tooru, il ragazzo che aveva da sempre il mondo ai suoi piedi e che con uno schiocco di dita avrebbe potuto avere una fila infinita di ragazze, non poteva in alcun modo, in nessuna galassia, essere geloso di Iwaizumi Hajime. Avrebbe significato che quei due anni erano stati sprecati su dubbi infondati, perciò il vice-capitano preferì pensare ad un'alternativa come che fosse solo possessività, o forse fastidio dovuto al fatto che Iwaizumi avrebbe potuto trovare qualcuno, mentre lui sarebbe rimasto solo.

 

«Perché? Che problema ci sarebbe?»

«Oh, nessuno, sto solo chiedendo! In fondo ti trovo qua a mangiare della cioccolata, regalata il giorno di San Valentino, da una ragazza che chiaramente prova qualcosa per te. Le mie domande hanno un senso, no?»

 

Iwaizumi conosceva Oikawa da troppi anni per non capire che in quel momento la rabbia stava scorrendo in lui come un fiume in piena, ma così come Oikawa era cocciuto, Iwaizumi era un tipo troppo orgoglioso. Non era da lui lasciar cadere il discorso per arginare quel fiume che, come colpito da una tempesta, sarebbe traboccato da un momento all'altro a causa di ogni parola che usciva dalla sua bocca.

 

«Le tue domande sono inutili e senza alcun senso, quindi smettiamola di prenderci in giro e dimmi chiaramente che cosa ti infastidisce tanto.»

 

Oikawa lo fissò, poi senza dire niente gli prese la scatola che ancora aveva in mano e la appoggiò al suo fianco. Iwaizumi la seguì con gli occhi, ma facendo ciò non si accorse di quanto Oikawa gli si era avvicinato e quindi non fu in grado di reagire in tempo a ciò che fece subito dopo.

Con una velocità fulminea il capitano sbatté una mano all'armadietto alle spalle dell'altro e gli afferrò il mento, stringendo la presa nel fargli alzare il viso verso di sé. Un secondo dopo le sue labbra furono su quelle di Iwaizumi e catturarono con avidità il suo respiro, così improvvisamente che, quando la lingua si addentrò in quella bocca, l'aria scarseggiava già.

Iwaizumi gli strinse con forza una mano intorno al polso e con l'altra si aggrappò alla sua maglietta, strattonandola per fargli capire che doveva allontanarsi e che non sarebbe resistito a lungo, anche se sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Era sempre così con Oikawa, non avrebbe lasciato dettare i ritmi a nessun altro. Suo il bacio, suoi i tempi, suo il desiderio di continuare o di allontanarsi.

 

«Oik...» Iwaizumi annaspò, approfittando di un singolo istante per prendere una boccata di ossigeno, ma quelle labbra tornarono sulle sue in un baleno.

 

Scalciò, ma Oikawa si avvicinò ulteriormente e lo schiacciò contro il metallo alle spalle di Iwaizumi. Quest'ultimo aveva la salivazione alle stelle, tanto che si sentì bagnare le labbra e lungo il mento mentre la lingua di Oikawa continuava a cercare famelica la sua. Si sentiva in trappola, con il corpo accaldato, il cuore che batteva a mille e un incessante bisogno di regolarizzare il respiro. Quando finalmente Oikawa si allontanò ed Iwaizumi aprì gli occhi, il vice-capitano dovette sbattere le palpebre un paio di volte per rimettere a fuoco tutto quanto.

Sentì Oikawa scivolare con la mano sul collo e risalire sulla nuca, intrecciando poi le mani tra i capelli. A quel punto il più alto si chinò e lo guardò, ma non vi era neanche un accenno di sorriso ad illuminargli il volto. Solo il respiro spezzato quanto quello di Iwaizumi gli faceva capire che non era stato l'unico a subire le conseguenze di quel bacio improvviso.

 

«Vuoi sapere cosa mi infastidisce? Che tu non mi consideri degno di nota. Non sono abbastanza speciale tra “quelli con cui sei stato”? Eh?»

 

Iwaizumi deglutì, inspirando ed espirando con lentezza per calmarsi, quindi si ripulì la bocca con il dorso della mano. Si sentiva bruciare. Ogni singolo centimetro del suo corpo fremeva per la sola presenza di Oikawa e la sua mente era immersa in una coltre di nebbia che neanche gli permetteva di ragionare.

 

«Tu e il tuo egocentrismo andrete poco lontano. Chi ti dice che non sia stato con altri? Altri... migliori di te?»

 

In risposta a quella provocazione Oikawa ghignò con evidente irritazione ed Iwaizumi fremette di conseguenza, mordendosi l'interno della guancia pur di mantenersi lucido e non fare o dire niente di cui si sarebbe potuto pentire. Come aveva già fatto con l'ultima frase, d'altronde.

 

«Non lo faresti mai.»

 

Iwaizumi strinse entrambe le mani sulla maglietta dell'altro e lo strattonò verso di sé, affinché fossero così vicini da sfiorarsi le labbra, eppure abbastanza distanti per non doverlo chiamare “bacio”.

 

«Potrei stupirti.»

 

Non era vero, niente di quello che diceva conteneva un briciolo di verità. Non sapeva dove sarebbe andato a parare continuando a quel modo, ma non voleva smettere. Sarebbe potuto sfociare in un disastro totale o sboccare finalmente in una nuova strada, una diramazione rispetto a quella via lunga e monotona che da due anni a quella parte Iwaizumi aveva percorso senza possibilità alcuna di deviare. Neanche sapeva se il gioco valeva la candela, ma a quel punto non avrebbe potuto tirarsi indietro neanche volendo.

 

«Si può sapere perché oggi ti diverte così tanto mettermi da parte? Cos'è, stai cercando di dirmi qualcosa? Avanti, dilla!» gridò Oikawa.

«Non ti sto mettendo da parte. Sei tu che ti comporti in modo strano da quando ho messo piede in palestra, anzi no, da questa mattina presto. Mi sono svegliato che te ne eri già andato e posso capirlo, dovevi passare da casa a prendere la tua roba prima di venire a scuola. Poi però non sei passato a chiamarmi a fine lezione e oltretutto ti sei comportato in maniera assurda agli allenamenti, solo perché ti avevo detto di una ragazza che mi aveva fermato per darmi degli stupidi cioccolatini.» Rendendosi conto di quanto patetico suonasse, Iwaizumi si affrettò ad aggiungere, «Insomma, se proprio vuoi far finta che tra di noi non accada niente, almeno fallo bene! Si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che non va!»

«Vuoi metterti nella testa che non mi importa niente di quella ragazza!? Mi importa di ciò che hai detto sul mio conto!»

 

Iwaizumi abbassò lo sguardo, riflettendo attentamente sugli eventi che si erano susseguiti quel giorno. Cercò il momento in cui davvero Oikawa aveva cambiato atteggiamento, in cui aveva perso le staffe e aveva gettato la maschera per tirar fuori il suo vero io.

 

«Aspetta, mi stai dicendo che te la sei presa per la battuta del “non essere speciale”? Non stavi scherzando quando prima me l'hai rinfacciato? Non credevo possibile tu potessi arrabbiarti per una cosa simile!»

«Ero serio, Iwa-chan! E poi sarei io lo stupido?» Oikawa sospirò e si liberò della presa dell'altro, rimettendosi in piedi per poi posare le mani sui fianchi. Ci fu uno scambio di sguardi che sembrò durare un'eternità, poi un sorriso spuntò su quelle labbra.

«Suvvia! Ovvio che fosse una battuta! Ammetto che volevo fartela pagare per quello che mi hai detto, ma sappiamo entrambi che non potresti mai considerarmi “speciale” in quel senso! Le cose sarebbero parecchio diverse altrimenti! Non fare quella faccia seria!»

 

Contare fino a dieci fu inutile, e neanche farlo fino a venti. Niente però impedì a Iwaizumi di alzarsi in piedi e avvicinarsi a Oikawa, spintonandolo contro gli armadietti alle sue spalle.

 

«Risparmiami le tue stronzate perché non sono in vena. Ho avuto una giornataccia difficile di mio, non mettertici anche tu con queste battute sarcastiche e prive di senso.»

 

Svegliarsi e realizzare che di lì a poco avrebbe visto il ragazzo che gli interessava, con cui andava a letto, ma con il quale non aveva alcun legame sentimentale se non quello di migliore amico, sommerso di lettere e regali da parte di coloro che avrebbero potuto soffiarglielo via da un momento all'altro era già stato abbastanza difficile da accettare. Ma dover essere pure preso in giro da quello stesso ragazzo? No, non lo accettava.

Il vice-capitano gli lanciò un'ultima occhiata, ma lo lasciò andare e tornò al suo armadietto per iniziare a sistemare la propria roba.

Fu grato ad Oikawa quando finalmente parlò, andando a smorzare il silenzio opprimente che si era andato a creare, ma non quando processò il vero significato di quelle parole.

 

«Ti sei stancato di me?»

 

Iwaizumi si bloccò con la mano ancora appoggiata allo sportello e l'altra a mezz'aria, fissando un punto di fronte a sé. Il cuore gli rimbombava nelle orecchie ed era certo che sarebbe potuto esplodergli nel petto da un momento all'altro, ma dovette convincersi a bloccare quel flusso di pensieri che già aveva preso a scorrere.

Si inumidì le labbra e le schiuse per rispondergli, ma preferì non voltarsi. Era l'unico modo che aveva per mantenere la calma, perché conosceva bene il significato di quelle cinque, semplici parole, ma aveva bisogno di sentirlo da lui. Voleva che fosse Oikawa a parlare, non la voce nella propria testa.

 

«Che intendi dire?»

«Sai cosa intendo. Prima la ragazza, poi quella frecciatina e ora il “conoscere qualcuno migliore di me”. Abbi almeno il coraggio di dire le cose come stanno una volta per tutte.»

 

Coraggio.

 

Aveva visto con i suoi occhi Oikawa frequentare ragazze e ignorarlo per mesi, tornando poi da lui come se niente fosse. Lo aveva visto baciare altre la mattina e fare sesso con lui la sera stessa. Su quale base Iwaizumi doveva trovare il “coraggio” di dire quelle parole che gli frullavano in testa?

 

È piacevole” Oikawa aveva detto quella sera di tanti anni prima.

Fino a che non troverò una ragazza” aveva aggiunto Iwaizumi. L'altro era stato d'accordo.

 

Avevano entrambi acconsentito a portare avanti una storia malata che in nessun modo sarebbe potuta andare avanti. Era nata senza fondamenta e neanche ricordavano come era davvero successo. Non si eravano fatti domande, non si erano chiesti se era giusto o se era sbagliato.

Iwaizumi aveva speso due interi anni a processare la questione e venire a patti con essa. Dopo così tanto tempo, per una battuta fatta al momento sbagliato, quegli stessi anni rischiavano di crollare. Il muro che aveva costruito con così tanta cura affinché Oikawa non potesse mai vedere oltre si stava sbriciolando sotto le sue mani, le sue parole e i dubbi che aveva avuto.

 

«Stai zitto» mormorò il vice-capitano, deglutendo per schiarirsi la voce. Strinse con forza la presa sulla maniglia dell'armadietto e fece un profondo respiro. «Mi vieni a parlare di coraggio quando l'unica cosa che hai saputo fare per tutto questo tempo è stata fare finta di niente. Facevamo quello che volevamo, poi chiudevi gli occhi e tutto scompariva. Non hai mai affrontato la questione né hai mai cercato di capirci qualcosa, quindi non venirmi a parlare di coraggio perché tu sei tale e quale a me.»

 

Non si voltò, perché voltarsi avrebbe significato la fine del suo involucro, dello scudo dietro al quale si proteggeva. Avere quello sguardo puntato nel suo avrebbe dato il via ad una serie di eventi che sarebbero potuti finire in soli due modi, e uno di essi poteva solo essere definito come “la cosa peggiore che sarebbe potuta accadere nella sua vita”.

La presa sulla maniglia si strinse, così tanto che le nocche gli divennero bianche.

 

Perché non parli? Dannazione, devi parlare! Dimmi qualcosa, Oikaw-

 

Ma si irrigidì quando avvertì le braccia di Oikawa chiudersi piano intorno alla vita e il suo respiro sulla nuca. Iwaizumi socchiuse gli occhi e nel giro di pochi secondi, la sua mente sondò un centinaio di possibili risvolti, di possibili frasi e soprattutto possibili risposte a quello che l'altro gli domandò subito dopo.

 

«Iwa-chan, davvero... che c'è da capire?»

«Tutto è da capire, a partire dal perché continuiamo a farlo senza un motivo preciso, perché tu ti comporti da pazzo per colpa di una battuta e perché io mi senta così tanto in colpa a vederti reagire così. Perché devo essere l'unico che continua a fare finta di niente anche se ormai ho raggiunto il limite della sopportazione o perché tu sia così dannatamente idiota da non capire che non è normale fare sesso per due anni solo per il gusto di farlo, perché si inizia per forza a provare qualcosa!»

 

Non ebbe neanche il tempo di maledire le sue stesse parole che sentì la presa di Oikawa stringersi, poi quest'ultimo appoggiò il mento sulla sua spalla e gli sussurrò nell'orecchio.

 

«Quindi vuoi farla finita?»

«Voglio sapere cosa ti passa per la testa» sussurrò Iwaizumi a sua volta, girandosi il poco che bastava affinché i loro sguardi potessero incrociarsi. «È dalla nostra prima volta che non fai altro che comportarti come se fosse la cosa più normale del mondo e mai abbiamo affrontato la questione. Quindi sì, voglio sapere ciò che pensi di tutta questa storia.»

 

Fu però Oikawa il primo a tradirsi. All'iniziò sbuffò un sorriso, poi si accigliò, infine distolse lo sguardo, ridendo nervosamente.

 

«Avanti, Iwa-chan. Non ti facevo il tipo da arrovellarti tanto con questi dubbi! Non pensavo che... sì, insomma, che ti importasse così tanto!»

 

Per la prima volta, Iwaizumi si concesse un pensiero ottimista. L'Oikawa che faceva qualcosa solo per il gusto di farlo, avrebbe detto ciò che ne pensava senza problemi. Quello che invece era in quella stanza si stava dimostrando solo un pessimo attore.

Si voltò quindi per fronteggiarlo e lo costrinse a guardarlo negli occhi, prendendogli il viso tra le mani.

 

«Sei entrato nella mia vita a calci e hai preso un posto importante in essa, monopolizzando il mio tempo, i miei pensieri e ormai anche la mia vita sessuale. Ora che ti ho detto questo, dimmi: perché non dovrebbe importarmene?»

«Tu avevi detto che se avessi trovato una ragazza, avresti smesso.» In altre circostanze, lo sguardo serio di Oikawa avrebbe fatto venire i brividi. In quel momento però Iwaizumi gliene fu grato, perché gli concesse di capire che l'altro non stava affatto scherzando. «Adesso mi lanci tutti questi chiari messaggi e pretendi che non mi alteri?»

«Quindi l'unica cosa di cui ti importa è che io non trovi una ragazza perché altrimenti non potremmo più farlo? Solo questo?»

 

Oikawa abbassò lo sguardo e scosse la testa, accennando una risatina prima di guardare Iwaizumi di nuovo.

 

«Solo questo? Stai scherzando, vero? Dimmi che è una battuta perché non lo accetto.»

 

Iwaizumi ne aveva abbastanza. Di quei fraintendimenti, di quei dubbi, di quelle speranze, di tutto. Non ne poteva più di avere a che fare con una persona che neanche sembrava intenzionata a parlare e chiarire. Era vero che persino lui stesso ci aveva messo due anni per trovare il coraggio di affrontare la questione, ma in passato si era così convinto di avere così tanti buoni motivi per evitarla, che non era riuscito ad andar loro contro. Si erano instaurati nella sua mente, avevano affondato radici e bloccato qualsiasi altra idea. In quel momento però, l'unica cosa che sapeva era che quella storia sarebbe dovuta finire. Lì, in quel momento, in un modo o in un altro.

Si portò le mani sui fianchi e fece un bel respiro, quindi si lasciò andare in un sospiro così pesante che persino Oikawa fu preso alla sprovvista.

 

«Sai che c'è? Mi chiedo come abbia fatto ad innamorarmi di uno stupido come te. Uno stupido che, appena gli viene detto qualcosa che va contro il suo modo di pensare, da per scontato che sia una battuta o uno scherzo. No Tooru, non è uno scherzo, mi stai facendo scoppiare la testa con questi tuoi atteggiamenti ambigui! Mi alzo la mattina ripetendomi come un mantra che tra di noi non c'è niente ed invece c'è in ballo molto di più. Mi dico che non devo farmi illusioni, ma chiudi la porta in faccia ad una ragazza solo perché temi che possa innamorarmi di lei, preoccupazione abbastanza inutile dato che sono due anni che nella mia testa c'è solo il tuo ghigno irritante. Anche prima, mentre aspettavo che tu tornassi, mi ero deciso a domandarti per quale motivo tu volessi le mie scuse ed invece hai subito messo in mostra quell'atteggiamento che tanto odio non appena hai visto che stavo mangiando degli stupidi cioccolatini! Quindi, una buona volta, anche solo per ringraziarmi di essermi messo in ridicolo dicendoti tutto questo, e credimi quando ammetto che in questo momento vorrei solo togliermi di mezzo senza aspettare una tua risposta, vuoi, per una buona volta, dirmi che cavolo ti passa in testa?! Perché sono arrivato al limite!»

 

Iwaizumi sentì il viso prendergli fuoco. Aveva il respiro smorzato dopo quel lungo monologo, durante il quale neanche aveva preso fiato. Strinse le mani a pugno lungo i fianchi, ma dopo poco le incrociò al petto.

Nel notare che Oikawa era rimasto letteralmente senza parole, si morse il labbro nervosamente e indietreggiò, poi si voltò e si appoggiò all'armadietto, dando così le spalle all'altro. Fu sul punto di lasciare spazio alla negatività dopo l'ennesimo minuto passato nel silenzio, ma per fortuna – o sfortuna – quel momento non arrivò mai. Il motivo? Oikawa iniziò a ridere alle sue spalle. Scoppiò a ridere, senza contegno.

 

«Che diavolo hai da ridere!?»

«Hajime.» Iwaizumi arrossì nel sentirsi chiamare per nome. «Io credevo che fosse scontato, sai?»

«Scon-» 

 

Il vice-capitano si appoggiò con la schiena agli armadietti e si lasciò cadere a terra, ripiegando le gambe. Si tirò indietro i capelli, poi appoggiò le braccia sulle ginocchia e fissò un punto non ben definito ai suoi piedi. Tutto pur di non incrociare quegli occhi.
 

«Ho voglia di metterti le mani addosso e strapparti dalla faccia il ghigno che, sono sicuro, hai ancora stampato in faccia» borbottò Iwaizumi, appoggiando la fronte sulle braccia per nascondersi agli occhi di Oikawa. «Muori.»

 

Percepì la presenza dell'altro vicino a sé ancor prima che venisse afferrato per i polsi, in modo da togliergli quell'unico scudo che gli era rimasto. Oikawa si era chinato per arrivare all'altezza di Iwaizumi e in quel momento lo stava fissando con un sorriso.

 

«Non credi che sarebbe un peccato se morissi?»

«No, sarebbe un favore per l'umanità.»

«Ma non per te» aggiunse Oikawa con tono più sicuro, trasformando il sorriso in un ghigno. «Davvero pensavi che non me ne fossi accorto? Iwa-chan, mi consideri così tanto stupido da non capirlo? Sei un libro aperto.»

«Ti meriti tutto il male di questo mondo.»

 

Oikawa ridacchiò e si avvicinò di più, piegando appena la testa per fare in modo che i loro occhi si incrociassero.

 

«È così che ti rivolgi al tuo amato Tooru? Potrei offendermi.»

«Sta zitto.»

«Non farmi più irritare a quel modo, va bene?»

«Perché? Trovarmi qualcun altro sarebbe un ottimo modo per smetterla di pensare a te.» Iwaizumi era stato così concentrato a morire di imbarazzo che si era dimenticato del fatto che Oikawa neanche aveva accennato a quello che stava pensando. «Hai sempre saputo quello che provavo e non hai mai detto niente. Sapevi che con il mio carattere sarei riuscito ancora per poco a starmene zitto, ma nonostante tutto hai continuato a fare finta di niente. Perché dovrei continuare così?»

«Perché ci ho provato, con più persone, e credimi quando ti dico che non funziona. Se non ti fidi puoi provarci anche tu, ma ti dico per esperienza personale che non smetterai mai di pensare a me... proprio come ho fatto io con te.»

 

Non aggiunse altro.

 

Oikawa rimase lì a fissare Iwaizumi, mentre quest'ultimo immobile fissava l'altro con quella che, era sicuro, fosse un'espressione ridicola. Iwaizumi cercò un accenno di scherzo nei suoi occhi, qualcosa che potesse tradire la sua frase, ma tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere impalato con le labbra schiuse in totale sorpresa.

Tutte le tessere del puzzle trovarono il loro posto. Ogni avvenimento, ogni gesto, ogni parola acquisì un significato diverso. Le ragazze che Oikawa scaricava e persino quegli scatti d'ira vennero ricollegati alla verità. Iwaizumi era stato così focalizzato sulle proprie paure da non realizzare quanto cristalline fossero state le loro azioni.

 

«Perché te ne sei stato in silenzio per tutto questo tempo!?»

«Mi chiedi questo quando tu hai fatto lo stesso, che faccia tosta!»

«Tu sapevi dei miei sentimenti, avresti potuto chiarire la faccenda chissà quanto tempo fa. Ero io quello che si domandava di continuo cosa sarebbe potuto succedere se ti avessi detto quello che provavo, se avresti ricambiato o meno!»

«Ricambiare? Avevi ancora dubbi dopo la nostra quarta o quinta volta? Iwa-chan, forse ti ho sopravvalutato?»

«Tu dicevi di farlo solo perché ti piaceva!»

 

Oikawa alzò gli occhi al cielo, poi si scompigliò i capelli e arricciò le labbra con aria pensierosa.

 

«Tu sembravi volerlo negare, quindi io... insomma, sei mio amico, perciò...»

«Lo negavo solo perché tu ti comportavi come se niente fosse e...»

 

Iwaizumi si zittì. Si portò una mano alla fronte, scuotendo esasperato la testa.

 

Due anni. Non qualche giorno, neanche qualche mese. Due anni passati tra dubbi e ripensamenti, per colpa di uno stupido fraintendimento.

 

«Sei un caso perso. Io sono un caso perso. Siamo... due idioti. La tua stupidità è contagiosa.»

 

Iwaizumi era così esausto da tutta quella faccenda che neanche si lamentò quando Oikawa gli sorrise e si avvicinò, facendogli stendere le gambe per sedersi su di lui. Non lo fece neanche quando il capitano appoggiò le braccia sulle sue spalle, perché ormai tutto il nervosismo e il panico si erano sciolti, lasciando solo un piacevole vuoto allo stomaco.

 

«Credevo davvero tu ti fossi stufato di me» mormorò a malapena Oikawa, come il lamento di un cucciolo, solo che lui un cucciolo non era e il suo sorriso era ben lontano da un'espressione addolorata.

«Se avessi voluto scaricarti, l'avrei già fatto da molto tempo. Eri una palla al piede anche da piccolo. A dire la verità è tutta colpa tua se odio questo giorno dell'anno, sai?»

 

Immagini sporadiche presero ad alternarsi nella testa di Iwaizumi. Un bambino che lo prendeva in giro perché non aveva ricevuto delle lettere dalle compagne, un ragazzino che metteva in mostra la prima scatola di cioccolatini ricevuta, un giovane che con fare gentile, ma palesemente annoiato, rifiutava le dichiarazioni che riceveva. 

 

«Lo odi solo perché sei geloso della mia popolarità.» Oikawa lo osservò incuriosito, poi sogghignò. «Ti piace chiamarmi per nome?»

«Stai giocando un po' troppo con il fuoco, Shittykawa» rispose Iwaizumi con un ghigno nervoso.

«Ti dispiace se adesso festeggio il mio San Valentino?»

«Perché, non ti è bastata la fila di ragazze pronte a dichiarar-»

 

Oikawa non gli fece neanche finire la domanda, ma quella volta Iwaizumi seppe con esattezza cosa aspettarsi e si avventò su quella bocca nello stesso momento in cui l'altro fece lo stesso. L'intensità era pari a quella del bacio precedente, ma tutto era diverso. C'era molto di più in esso, ogni tocco e respiro sembrava catturare tutti i loro dubbi per frantumarli una volta per tutte.

 

«E affinché tu lo sappia...» Un altro bacio interruppe la frase, perciò il vice-capitano attese di riprendere fiato per concluderla. Non sembrando arrivare quel momento però, afferrò il viso di Oikawa e lo allontanò da sé, guardandolo negli occhi il più seriamente possibile – anche se il fiato corto e il viso arrossato rendevano vani i suoi sforzi. «La prossima volta che mi lanci una pallonata con tutta la tua forza, giuro che ti mando in infermeria tanto sarà crudele la mia vendetta.»

 

Oikawa si strinse più forte a lui e ghignò.

 

«Provaci, Iwa-chan.»

 

E con quel sussurro lo intrappolò di nuovo in un bacio che fece perdere a Iwaizumi il contatto con la realtà.

Oikawa gli aveva chiesto se si era stufato di lui e Iwaizumi neanche riusciva ad immaginare che cosa sarebbe successo se gli avesse detto la verità. Che si svegliava pensando a lui e si addormentava chiedendosi se era già andato a letto. Che stare con lui, per quanto irritante fosse, era una delle certezze a cui mai avrebbe voluto rinunciare. Si erano conosciuti che eravano solo due bambini ed erano cresciuti insieme, affrontando mille dubbi e diventando le persone che erano in quel momento. I loro modi di fare e di pensare, tutto dipendeva sempre dall'altro, e insieme avevano aperto gli occhi su sentimenti assopiti che avevano cambiato così tanto il loro rapporto.


Magari Oikawa sarebbe stato persino capace di fargli cambiare idea su quel giorno che tanto odiava. L'unica cosa certa per Iwaizumi, era che quel San Valentino non lo avrebbe dimenticato mai.

   
 
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