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Autore: Angel TR    16/09/2016    1 recensioni
She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine

Lana del Rey - Summer Wine.
{Avvertimenti e note all'interno | Raccolta disomogenea | LilixAsuka}
{Storie partecipanti alla "Le situazioni di lei&lei" indetta da starhunter Challenge indetta su EFP}
{Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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Questa fiction partecipa anche alla "About Sex Challenge" (*qualche pollo ride*) con il prompt "Al telefono".
16. La loro prima volta
Partecipa alla Challenge "Quella volta in cui" indetta da MissChiara sul forum di Efp con il prompt "Cerca di concentrarti di più sulla tua vita e meno sulla mia." (lieve modifica)
Titolo: Hotline Bling
Genere: lievemente erotico(?), fluff(?)
Rating: Arancione
N/D: Questi prompt mi stanno facendo buttare l'anima xD ora assumo un ghostwriter per scrivere ste cose x___x


«Lasciati andare.»

Era stata almeno la millesima volta che Asuka se lo era sentita dire, durante quella pausa pranzo a scuola.
La dolce voce di Lili, in un rollio ipnotico e gentile, le aveva invaso la mente come miele, piantando i semi delle sue idee pazze.

Perché la bionda è pazza.

A pensarci bene, Lili, più che pazza, era annoiata.

Otteneva sempre tutto ciò che voleva e, così, le sue vittorie perdevano sapore e risultavano sciapite. Asuka era l'unica vera sfida che le era capitata: la bionda aveva affilato tutte le sue armi per conquistarla.

Ma proprio tutte, pensò Asuka, osservando il telefono nuovo di zecca poggiato sul comodino. Asuka si ritrasse, manco fosse una bomba pronta ad esplodere.

Le era stato consegnato da una guardia del corpo — cosa diavolo se ne fa? — di Lili, un pacchetto rosa bubblegum con un fiocco fucsia in cima.

Lei e Lili seguivano corsi diversi per cui Asuka era uscita da scuola l'ora dopo. Si era diretta a casa tranquilla e, sull'uscio della porta, si era ritrovata l'omone che spesso attendeva Lili fuori scuola per scortarla a casa.

Aveva accolto quel regalo insperato inarcando un sopracciglio.

«Sicuro che non sia una bomba?» aveva chiesto alla guardia. Quello era rimasto impassibile.

Che noia.

«E va bene. Mi fido» aveva acconsentito prima di afferrare il pacchetto ed entrare in casa. Si era sfilata le scarpe ed era corsa in cameretta.

Perché sono una curiosa ficcanaso che finisce sempre nei guai.

Lo scatolo era rettangolare e, quando Asuka aveva stracciato la carta, davanti a lei era comparsa una marca famosa.

«Cosa dovrei farmene di un telefono da novecento... euro? Quanto vale un euro?» si era chiesta Asuka ad alta voce. Poi si era ricordata del papà, che era in cucina a bere il saké, e aveva abbassato la voce.

L'oca vuole una nuova linea privata?

All'interno dello scatolo vi era una scheda telefonica con le relative password. Con una graffetta rosa vi era stato affiancato un altro foglio.

«Accendilo subito. Xoxo, la tua Lili» lesse Asuka con un filo di voce. Restò a fissarlo per un paio di minuti buoni.

Iniziando seriamente a dubitare della possibile esplosione dell'aggeggio, Asuka lo prese delicatamente tra le mani e premette il minuscolo tasto d'accensione.
Inserì le password e lo schermo si illuminò di mille colori, inondando il viso di Asuka la quale strizzò gli occhi per ripararsi dalla luminosità del display.

Subito, comparve un messaggio.

"Ma chérie! Ho sempre sognato avere una linea privata con te! Non sei felice? Bisous, ta meilleure amie."

Lili è completamente fuori di testa.

Asuka decise di rispondere, quantomeno per informarla che avrebbe restituito il regalo. Non poteva accettare.

"Oca pazza, riprenditi il telefono. È davvero troppo." Immaginando le mosse che Lili si sarebbe fatta venire, aggiunse "Mi tengo la scheda, se vuoi."

Inviò. Non dovette aspettare molto per ricevere la risposta.

"È solo un regalo di una mia zia per i buoni voti a scuola. Cerca di concentrarti di più sulla nostra vita e meno sulla sua! E poi lo sai che non ho problemi a regalarti il mondo! Considerando che sto facendo anche un regalo a me, meriterei un Oscar per la mia furbizia!"

Un regalo a lei? Asuka si insospettì. Cos'aveva intenzione di fare con quell'aggeggio infernale?
Forse non aveva tanta voglia di scoprirlo.

Posò il telefono sul comodino, lentamente, ritraendo le dita come se si fosse scottata.
Sapeva che la bionda avrebbe mandato un altro messaggio anche se lei avesse voluto terminare la conversazione. Così, per ingannare il tempo, iniziò a disfare la cartella, riponendo i libri sugli scaffali.

Aveva afferrato il quarto libro quando il telefono trillò di nuovo, annunciando l'ennesimo SMS.

"Non sei nemmeno un poco curiosa di sapere cos'ha ideato la mia geniale testa? Un pochino pochino pochino???"

Asuka già immaginava le dita di Lili che schiacciavano il display per la foga. Scosse la testa, come davanti ad un bimbo particolarmente vivace.

"No" digitò per risposta.

Mossa sbagliata. Lili si impegnò per far impallare lo smartphone nuovo di zecca che le aveva regalato.
La tempestò di messaggi.

"Sei una pessima amica."

"Cafona."

"Non mi vuoi bene!"

"Volevo solo divertirmi un po'!"

"Sei noiosa."

"Sei vecchia."

E così via.

Asuka roteò gli occhi prima di afferrare il telefono e silenziarlo. I messaggi continuarono ad arrivare, una valanga interminabile.

"È una cosa anche per te" era l'ultimo messaggio di Lili.

Asuka inarcò un sopracciglio: s'incuriosì. «Una cosa per me, eh?» chiese.

"In che senso?" replicò Asuka, digitando velocemente. Si accorse troppo tardi di aver scritto in maniera sbagliata 'senso'. Si batté una mano sulla fronte.

Era risaputo che Lili era una pervertita.

"Hai già indovinato! Ma che brava! Il tuo premio per essere tanto intelligente è risentirmi stasera. Al telefono" fu la serafica risposta di Lili. Asuka poté quasi vedere il sorrisetto compiaciuto della bionda.

Che i Kami mi risparmino questa tortura.

Asuka si stese sul letto, sconfitta. Diede un'occhiata all'orologio: le 17.45.

Cosa significava esattamente 'sera' per Lili?

Fa' che non mi chiami mentre sono a cena, pregò Asuka, rivolgendo uno sguardo supplicante al soffitto.

La porta si aprì piano, interrompendo le preghiere lamentose di Asuka.

«Niente allenamenti oggi? Lili non viene?»

Asuka si sollevò a sedere. Era suo padre. «Per carità, lascia la straniera fuori di casa: è pazza» rispose, alzando gli occhi al cielo.

Le labbra del Signor Kazama si strinsero in una linea stretta. «Non mi piace questo tuo modo di fare. Quella bambina ti vuole bene. Quante amiche hai? È l'unica disposta a sopportare quel caratteraccio che hai» la rimproverò.

Oltre la sua spalla, spuntò la testa della mamma di Asuka. Ci mancava. La mamma difendeva la piccola famiglia Rochefort a spada tratta.

«Quel pover'uomo ha cresciuto una figlia da solo! Nonostante il lavoro, le ha dedicato tutto il tempo e le attenzioni possibili. La piccola sarebbe potuta venir fuori completamente sbandata, invece è una figlia modello» era la sua filippica preferita, nemmeno Monsieur Rochefort fosse uno sciagurato senza soldi.

Lili è completamente sbandata! avrebbe voluto urlare Asuka. Niente, i suoi erano ciechi.

Per questo Asuka non si stupì quando la mamma strinse gli occhi, come se stesse mettendo a fuoco qualcosa, e chiese «Cos'è quello? Un regalo di Lili?»

Ecco. Un regalo per Asuka doveva per forza provenire da Lili. Chi altro avrebbe eseguito un tale gesto per un'attaccabrighe come lei?

«Sì» rispose Asuka a denti stretti.

I suoi genitori si scambiarono uno sguardo e Asuka si gettò di nuovo sul letto, con un ringhio. Vedeva già le nuvolette formarsi sulle loro teste: Che tesoro, Lili! e Asuka non sa tenersi un'amica così.

«Dobbiamo chiamare Monsieur Rochefort per ringraziarlo. Asuka, anche tu» dichiarò la mamma.

Santi Kami.

E, così, Asuka fu costretta a ringraziare il padre di Lili — «Ma cosa vuoi che sia, cara Asuka!» — e a cenare sentendosi gli sguardi severi dei suoi genitori addosso.

«Non capisco questo tuo atteggiamento» disse il papà, mentre aiutava la mamma a sparecchiare.

«Perché nessuno di voi conosce Lili» rispose Asuka, ripulendo le stoviglie e filando in cameretta sua.

Non capiva perché fosse così agitata. Il cuore le batteva come impazzito e Asuka dovette fare lunghi respiri per calmarsi. La bionda mi farà venire un infarto prima del tempo.

Uno squillo. Lili le aveva inviato una foto su quella maledetta app che le aveva scaricato.

Asuka inarcò un sopracciglio davanti all'estasiato messaggio vocale che diceva «Non è meraviglioso il mio nuovo baby doll?»
Cliccò sulla foto, scaricandola.
Le apparve il torace di Lili ricoperto da pizzi, merletti, fiocchetti... insomma, sembrava appena uscita dal cast di Downtown Abbey! I capelli biondi erano sparsi sul petto.

«Ti fa sembrare un'oca coi fiocchi» registrò Asuka, divertita.

Lili le mandò un'altra foto, questa volta delle sue gambe, il bordo di merletti del baby doll sfiorava metà coscia, lasciando il resto nudo.

"Non trovi le mie gambe semplicemente deliziose?" aveva scritto.

Tenta di provocarmi. Non ha capito che ho imparato a giocare al suo gioco, potenzialmente meglio di lei.

"A scuola ti hanno assegnato una ricerca sul corpo umano, ragazza?" rispose Asuka.

"Spiritosa. Ti sto premiando con questo spettacolo, non trovi?" digitò velocemente Lili. "Perché non mi fai vedere cosa indossi?"

Asuka ridacchiò. Non c'è niente di male nel mostrare ad un'amica il proprio pigiama.

Intrigata dalla piega che stava prendendo la serata, scattò una foto dall'alto, inquadrando il kimono leggero e comodo che indossava. La inviò.

In qualche modo, nascosta dallo schermo dello smartphone, si sentiva più spudorata, più leggera.
Più in vena di giocare.

«Lasciati andare» le aveva detto Lili.

Asuka si stava lasciando andare, contro ogni aspettativa.

"Mmh. L'inquadratura offre una veduta eccellente" scrisse Lili.

Un improvviso calore si fiondo sulle guance. Che ruffiana.

Eppure si sentì in vena di rispondere per le rime.

"Io sono tutta eccellente, cara bionda!"

La risposta di Lili fu altrettanto tagliente.

"Proprio tutta? Perché allora non mi fai vedere cosa indossi sotto a quel kimono? P.S. devi prestarmelo."

Il fuoco ribollì nelle vene della ragazza. In un angolino della sua mente, però, una vocina continuava a rimbrottarla. Mah, insomma, cosa sto facendo di male?

Scostò un lembo del kimono, rivelando la pelle bianca come alabastro. Il suo corpo reagì come se una ventata di gelo lo avesse investito: brividi sulla pelle, si tese.

Digitò velocemente. "Niente."

Le due spunte divennero blu e Asuka si morse un labbro, impaziente. Quale sarebbe stata la replica di Lili?

"Sei proprio una ragazzaccia! Dovrei sculacciarti. Sai, il mio chaffeur potrebbe sempre accompagnarmi da te... "

Asuka inarcò un sopracciglio. Si stava divertendo da morire; eppure non sapeva come avrebbe reagito alla presenza fisica di Lili.

"Provaci, bionda. Sarà il tuo culo a ritrovarsi zebrato."

Lili non si lasciò scoraggiare.

"Non vedo l'ora. Però, se tu tocchi il mio regal didietro, io devo poter toccare il davanti, così siamo pari."

Asuka roteò gli occhi. Lili era in fissa con il suo décolleté: la beccava continuamente a fissarlo. Il pensiero delle mani eleganti su di lei però...

Perché non farle credere che avrebbe potuto ottenerlo? Era solo una piccola vendetta personale.

"Accomodati pure."

Lili replicò velocemente, commettendo un sacco di errori ortografici. "Arrivo in un secondo."

Cosa? Asuka balzò giù dal letto. Il gioco era finito. Forse aveva esagerato...
Spalancò la porta della stanza e si diresse in cucina. I suoi genitori la squadrarono con interesse.

«Tutto bene?» chiesero.

«Ehm... Lili ha deciso di fare un pigiama party» annunciò, stupendosi del proprio respiro affannoso.

La mamma e il papà scrollarono le spalle. «Perfetto» commentarono.

Un tre quarti d'ora dopo, il campanellino di casa suonò. La mamma andò ad aprire e salutò Lili con un forte abbraccio.

«Konnichiwa, cara! Asuka sta preparando lo spuntino delle dieci» la sentì dire Asuka, tutta contenta.

Il frusciare dei passi leggeri di Lili le provocò un tremolio nelle mani.
Finì di riempire i sandwich e li richiuse proprio quando sentì la voce della bionda alle sue spalle.

«Buonasera! Non saranno mica avvelenati, quei sandwich?» Il suo tono era lievemente malizioso e più basso del solito.

«Ovviamente, oca» rispose Asuka.

«Beh, hanno un profumino delizioso» Questa volta la voce le giunse all'orecchio, provocandole un brivido lungo la spina dorsale. Lili si era decisamente avvicinata.

Perdi colpi, Asuka.

«L'odore inganna» disse Asuka, afferrando il vassoio per i manici.

Lili batté le mani: adorava essere servita. Poi le fece scivolare attorno alla vita di Asuka, che si ritrasse.

«Ehi, ehi, giù le mani, arpia» minacciò ma lo sguardo la tradì.

Lili ridacchiò. «Ci divertiremo un mondo!» dichiarò.

«Che i Kami mi aiutino» pregò Asuka, sarcastica, alzando gli occhi al cielo.

Si diresse in camera, con Lili che le trottorellava dietro, tutta felice come una pasqua. Asuka sbuffò, tanto per darsi un tono; tanto quella serata era tutta nelle mani della bionda.

Per colpa mia.

Un lieve cigolio informò Asuka che Lili si era chiusa la porta alle spalle.
La brunetta posò il vassoio con i sandwich sul letto e si voltò, tremante. Non appena i suoi occhi s'incrociarono con quelli sfavillanti di Lili, la bionda si sfilò lentamente il cappotto, ondeggiando i fianchi.

La guidava l'istinto e il rossore che aveva acceso le guance di Asuka la informava che il suo istinto ci aveva visto giusto.

«Cos'è, un tentativo di striptease o ti sei dimenticata come si toglie un cappotto?» borbottò Asuka, distogliendo lo sguardo.

Lili interruppe la sua esibizione per fulminarla con lo sguardo. Si ricompose immediatamente quando Asuka si appollaiò sul letto e batté la mano.

«Muoviti, oca, mangiamo» la invitò.

Lili gettò velocemente il cappottino su una sedia e si fiondò sul letto. Agguantò un sandwich e diede un morso, mugolando, in estasi, gli occhi chiusi.

«Delizioso!» commentò.

Asuka sollevò un sopracciglio. «Guarda, i colloqui per le pornostar non si tengono qui.»

Lili aprì gli occhi di scatto, seccata. Poi nell'azzurro balenò una scintilla divertita. «Come siamo sensibili, cara Mediatrice» scandì bene l'ultima parola.

Scivolò verso di lei, un sorrisetto malizioso sulle labbra.

Asuka indietreggiò. «Che fai!?»

La bionda avanzò e la spinse sul materasso. «Devo continuare il mio striptease. Assisti!» ordinò.

Si sollevò sulle ginocchia e fece scivolare prima una spallina del babydoll, poi un'altra. Asuka osservava terrorizzata eppure, suo malgrado, non riusciva a staccare gli occhi.

Lili fece scorrere le mano lungo la seta prima di afferrare la scollatura del babydoll e tirare.

Tirò — un centimetro di pelle visibile, tirò — ancora un altro po', tirò...

«Tutto bene, ragazze?» chiese la mamma di Asuka.

Asuka, gli occhi ancora sbarrati, osservò il viso di Lili andare a fuoco, le mani ancora ferme sul babydoll. La ragazza posò lo sguardo sul sandwich a pochi centimetri da lei. Lo afferrò e lo puntò su Asuka.

«Oui, signora Kazama! Stavo giusto dicendo quanto fossero buoni questi panini! Deve assolutamente svelare dove compra la maionese, è deliziosa!» esclamò. Aveva la voce affannata ed un po' roca ma la signora Kazama non sospettò niente.

Ovvio, lei impazzisce per Lili, pensò Asuka.

«Oh, cara Lili, mi lusinghi!» ridacchiò la mamma. «Volete un succo di frutta?»

«Non si scomodi, arriviamo noi» rispose Lili, agitando una mano con grazia. La mamma di Asuka annuì e uscì dalla stanza. Lili sistemò le bretelline del babydoll, lanciando un'occhiata eloquente verso Asuka.

La brunetta giaceva ancora scomposta sul letto, probabilmente in stato di shock. La scollatura del kimono si era leggermente aperta. Non aveva detto una parola.

Lili le puntò un dito contro, fissando la porzione di pelle nuda della brunetta con occhi famelici, minacciosa nonostante avesse i lunghi capelli che ricadevano in ciocche scomposte e fosse mezza nuda e scalza.

«Ti sei salvata in calcio d'angolo, Kazama!» soffiò. «Ma non finisce qui.»

  
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