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Autore: piperina    03/05/2009    9 recensioni
Durante la guerra, al settimo anno, Hermione Granger viene rapita da Lucius Malfoy per indebolire sentimentalmente Harry Potter e strategicamente l’Ordine della Fenice...
*AU l'ho messo perchè la storia si svolge fuori da Hogwarts*
Dedicata a tutti i miei lettori.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lucius&Hermione - Wild Rose'
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Salve a tutti

Scritta per un contest.

 

 

Titolo: “Other Side”
Autore: °piperina°
Personaggi (pairing principale): Lucius Malfoy - Hermione Granger
Generi: drammatico
Rating: arancione
Avvisi: angst, AU (inteso come “fuori Hogwarts”)
Sintesi: Durante la guerra, al settimo anno, Hermione Granger viene rapita da Lucius Malfoy per indebolire sentimentalmente Harry Potter e strategicamente l’Ordine della Fenice...
Desclaimers: L’unica cosa mia di questa fiction è la trama, tutto il resto è di J.K.Rowling.

Obblighi scelti dal forum: angst, vecchia copia della Gazzetta del Profeta
Obblighi del contest: terminare la fiction con la parola “moneta”

 

 

 

 

 

*Only Act*

- Other Side -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dling.

 

Dling.

 

Dling.

 

“Ne hai ancora per molto?”

“Ti interessa davvero?”

“Sì. Smettila, per favore.”

Una risata sommessa, neanche troppo. Si stava divertendo, lo sapeva. Lo faceva ogni volta. Ogni giorno, quando andava a trovarla.

Pochi attimi di silenzio.

Che se ne fosse andato? Che fosse semplicemente sparito nel nulla?

Hn, troppo bello per essere vero. Non sarebbe mai successo, purtroppo.

“Ci vediamo domani.”

Non rispose. Non si voltò neanche.

Fuori nevicava, ma nella sua piccola stanzetta non si avvertiva minimamente il freddo della coltre di neve bianca, né il gelo del vento sferzante sul viso.

Le mancava la neve.

Il suono dei suoi passi erano ovattati dal tessuto del prezioso tappeto persiano che copriva quasi interamente il pavimento. Chiuse gli occhi e li riaprì solo quando sentì la serratura della porta.

Li riaprì e fissò il vetro della finestra, ma non guardò oltre.

Si era fermata al proprio riflesso.

I capelli erano molto lunghi. Li aveva sempre portati appena sotto le spalle, e adesso invece arrivavano quasi a toccare i fianchi. I ricci che un tempo erano ribelli erano ora troppo pesanti per circondarle il viso come una criniera o un cespuglio, ed erano più composti.

Era molto dimagrita in quel lungo periodo. Aveva perso una taglia di quel seno che le piaceva tanto e aveva guadagnato un paio di centimetri in altezza.

Il viso era diventato giorno dopo giorno sempre più adulto e sempre meno fanciullesco.

Tutte le sere fissava il suo riflesso sul vetro della finestra o nello specchio a figura intera che occupava uno degli angoli della stanza.

Chiuse di nuovo gli occhi e lasciò andare il fiato che aveva involontariamente trattenuto, poi si voltò, li riaprì e si incamminò verso il letto.

Era matrimoniale, morbido e comodo, con tanti cuscini. Ci aveva sempre dormito da sola, sebbene all’inizio avesse avuto paura che dovesse ospitare più di una persona.

Non era mai successo, e nel tempo aveva imparato a non avere più quella paura.

Slacciò il nodo della vestaglia e indossò una camicia da notte, legò i capelli con un nastro e poi si mise a letto.

Si sistemò sotto le coperte e spense la luce.

“Buonanotte, Hermione Granger.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un rumore improvviso e assordante la svegliò.

In pochi istanti, Hermione si rese conto, come ogni mattina, di che cosa fosse appena successo.

Sospirò stancamente e si mise seduta in mezzo al letto. Le lenzuola erano scese fino ai fianchi, ma non se ne curava. Non più.

“Alla buon’ora.”

Un altro sospiro.

“Buongiorno anche a te.”

Quella mattina era molto calma.

L’uomo rispose sfoderando un ghigno. Non era mai gentile quando entrava nella sua stanza, e dopo tanto tempo lei pensò che avrebbe dovuto esserci abituata ormai, ma ogni volta le faceva saltare il cuore.

 

Dling.

 

Di nuovo quel dannato tintinnio.

L’aveva detestato fin dalla prima volta in cui quel suono - acuto e pungente - le aveva riempito la testa come mille aghi conficcati nella carne.

“Vedi...”- disse lui giocando con la fonte di quel rumore -“...è questa la differenza tra me e te.”

Senza aspettare risposta voltò le spalle alla ragazza ed uscì dalla stanza.

 

Quello era il buongiorno di Lucius Malfoy.

 

Da quanto tempo era rinchiusa lì dentro? Non lo sapeva... aveva perso il conto dei giorni, delle settimane, dei mesi... degli anni?

Strinse con forza la stoffa candida e immacolata delle lenzuola. Una rabbia crescente si stava impossessando di lei, sostituendo la calma iniziale di quella mattina appena iniziata.

Hermione aveva smesso di contare i giorni che passavano perché non sapeva più che cosa contare. La finestra della sua stanza era incantata e rifletteva ciò che c’era al di fuori del posto dove si trovava, ma come poteva esserne certa?

Inizialmente si era affidata a quello che vedeva attraverso il vetro lucido della finestra, ma poi era stata assalita dai dubbi e non aveva più creduto a quello che le veniva mostrato.

“Harry verrà a prendermi.”- disse in un soffio.

I suoi sbalzi di umore repentini mettevano quasi paura. Lucius ne era divertito, e anche soddisfatto. Non si curava minimamente di nasconderlo, anzi.

Hermione era sicura che fossero passati almeno due anni da quel giorno. Ne ricordava in modo maniacale ogni singolo dettaglio.

 

 

 

Combatteva al fianco di Harry, quando all’improvviso fu colpita alle spalle. Che mossa meschina, aveva pensato.

L’albero contro cui aveva sbattuto era lontano da dove si trovava prima. Aveva fatto un bel volo.

Harry aveva cercato di raggiungerla, ma i Mangiamorte con cui stava combattendo non glielo avevano permesso.

Bastardi.

Poi, un’ombra aveva catturato la sua attenzione. Era lui.

Alto e fiero sopra di lei, ferita e priva della bacchetta.

“Che vergogna...”- aveva sputato con cattiveria -“...un uomo grande e grosso che se la prende con una ragazzina disarmata.”

Dopo quelle parole, il buio.

 

 

 

“Harry verrà a prendermi!”- gridò con più forza, ricordando per l’ennesima volta i primi mesi di prigionia in quel luogo dimenticato da Dio.

Poco cibo, niente luce e tante torture.

Lucius non aveva alzato altro che la bacchetta su di lei. Nonostante tutto, non l’aveva mai sfiorata neanche con un dito. Lei non sapeva se esserne contenta o no.

Non l’aveva mai colpita con le sue mani perché non faceva cose del genere o perché, cosa più probabile, solo l’idea lo schifava?

Un’altra ondata di rabbia si impossessò di lei. Gettò le coperte in aria e corse alla porta.

“HARRY VERRA’ A PRENDERMI!!”- gridò con tutte le sue forze -“Hai capito, razza di bastardo psicopatico?! Harry mi sta cercando, e appena mi avrà trovata per te sarà la fine!”

Sapeva che lui poteva sentirla. Forse non si era neanche allontanato dalla sua stanza. Probabilmente era rimasto appena fuori, ad aspettare un suo scoppio d’ira.

Poco dopo, infatti, la porta della camera di Hermione venne bruscamente aperta e lei fece un salto indietro per non cadere a terra.

Lui era lì, perennemente vestito di nero, con le mani coperte da preziosi guanti e il lungo mantello alle sue spalle.

“Ancora con questa storia?”- chiese, con disprezzo nel tono e nell’espressione.

Ogni volta che si parlava di Harry, Lucius tirava fuori il peggio di sé. Si mostrava sempre ostile e cattivo nei confronti di Hermione.

“Harry è il mio migliore amico.”- disse lei -“So che mi sta cercando, e,appena avrà scoperto dove sono,correrà qui a salvarmi.”

L’uomo le regalò uno sguardo scettico e divertito.

“Secondo te perché non ti ha ancora trovata?”- chiese.

La ragazza si morse il labbro inferiore. A dire il vero anche lei, più di ogni altra cosa, desiderava conoscere la risposta a quella domanda.

“Ti sei nascosto bene.”

A questo punto Lucius rise apertamente. Fece un passo verso di lei, che in risposta ne fece uno indietro.

“Non ti sembra passato troppo tempo?”- chiese avvicinandosi -“Credi davvero che il tuo caro Harry ti stia cercando così disperatamente?”

“Sì.”- ribatté lei a testa alta -“So che verrà a salvarmi. Me lo sento.”

Di nuovo, lui rise. Lei odiava la sua risata. Non era mai sincera.

“Da quanto tempo credi di essere chiusa qui dentro, Hermione?”

Quella domanda la spiazzò per qualche secondo. Prigionia e torture avevano danneggiato le facoltà intellettive per le quali era tanto famosa.

“Non lo sai?”- continuò l’uomo, sfidandola con lo sguardo -“Te lo dico io.”

Fissò gli occhi grigi sul suo viso pallido e si avvicinò ancora di più a lei, che non mosse un muscolo.

“Tre anni.”

 

L’eco di quelle parole riempì la stanza e rimbalzò nella mente di Hermione.

Orrore e stupore si dipinsero sul suo volto. Le mani e le braccia formicolavano, e sentiva un fortissimo ronzio in testa.

Tre anni... erano un’eternità.

Lucius non perse il ghigno che aveva sfoderato poco prima. La fissava in silenzio, aspettando la sua reazione. Sicuramente le sarebbe venuta un’altra crisi di nervi e lui non aveva la minima intenzione di perdersela.

“Io ho vent’anni...”- mormorò la ragazza in un sussurro appena udibile.

“Vedo che sei ancora in grado di contare.”- la provocò lui -“Sì, hai vent’anni, Miss Granger.”

Gli occhi di lei sembrarono riprendere coscienza della situazione. In un attimo gli fu addosso.

Urlava insulti e bestemmie sconnesse battendogli i pugni sul petto. L’uomo non fece niente per qualche istante, poi la spinse indietro e lei cadde seduta sul pavimento.

 

Dling.

 

Quel suono la ipnotizzava. I suoi occhi furiosi si fissarono sul piccolo oggetto dorato che Lucius faceva roteare sulle dita.

La moneta con lo stemma dei Malfoy.

“E’ questa”- disse lui gelido -“la differenza tra noi due. Ricordatelo, Sanguesporco.”

Hermione quasi non si accorse dei suoi passi sempre più lontani e della porta che sbatteva.

Se ne rese conto solo qualche minuto più tardi, e fu in quel momento che ricominciò l’inferno. Iniziò a gridare come una dannata. Come neanche la maledizione Cruciatus era in grado di farla gridare.

Con gli occhi sbarrati e le mani tra i capelli, Hermione Granger si lasciò sopraffare dalla follia che lentamente si era impadronita di lei durante la prigionia.

Sembrava posseduta dal Diavolo.

Gridò, si strappò i capelli e distrusse tutto ciò che le capitava davanti agli occhi. Urlò la sua pazzia per ore intere fin quando il suo corpo, stremato, la abbandonò.

Cadde a terra priva di sensi.

 

Nella stanza accanto, Lucius Malfoy non si era perso un respiro di quella scenata.

Aveva bevuto un drink e fumato un sigaro nel frattempo, figurandosi perfettamente davanti agli occhi il volto della ragazza.

Quando le urla cessarono, si alzò dalla sua comoda poltrona di pelle nera e si diresse verso l’altra stanza. Aprì la porta e vide il mobilio distrutto ed Hermione a terra, svenuta.

C’erano tracce di sangue intorno a lei.

Doveva essersi morsa la lingua e le labbra. Sicuramente si era anche ferita nel processo di distruzione di mobili e oggetti.

L’uomo chiamò un elfo domestico ormai abituato a certi scenari e gli ordinò di pulire tutto e curare la ragazza, poi uscì e tornò nel suo studio.

Hermione non sapeva che le stanze del suo carceriere erano adiacenti alla sua. A sinistra c’era lo studio, a destra la camera da letto.

Lui aveva ascoltato ogni suo singolo respiro, ogni lacrima versata di notte o preghiera recitata nel sonno.

Catturare Hermione Granger, tre anni prima, gli era sembrata un’ottima idea. Avrebbe indebolito Harry Potter e avuto una scusa per nascondersi.

Non era certo un segreto che la mente del Trio, se non di tutto l’Ordine, era proprio lei. Tra l’altro Potter la adorava e la considerava una sorella.

L’avrebbe colpito sia emotivamente che strategicamente.

Ghignò a quel pensiero e raggiunse la scrivania, aprendo il primo cassetto. Ne osservò il contenuto con puro disgusto.

Si mise comodo sulla poltrona e giocò con la sua preziosa moneta. Ghignò istintivamente. Adorava insultare quella ragazza usando il sangue come argomento.

Lui era un razzista convinto, lei sosteneva che non c’era alcuna differenza tra le persone.

Quale che fosse la verità, a lui non importava. La distruzione psicologica di Hermione Granger riempiva i suoi pensieri e le sue giornate.

Da tre anni ormai la osservava, giorno dopo giorno, testimone di ogni suo più piccolo passo verso il nero abisso della follia. E ne era compiaciuto. Assolutamente soddisfatto.

Sua moglie e suo figlio erano morti e non era riuscito ad arrivare direttamente a Potter. Per questo aveva colpito alle spalle, e ci stava riuscendo benissimo, per ora.

Strinse la moneta tra le mani e pensò a tutte le volte in cui si divertiva a mostrarla alla sua ospite.

 

 

“E’ questa la differenza tra me e te.”- le diceva sempre -“Il mio sangue è oro puro.”

 

“Giuro che te lo farò versare tutto sul tuo prezioso tappeto.”- rispondeva lei, con il fuoco negli occhi.

 

 

Oh, di certo la piccola Sanguesporco parlava seriamente.

Peccato che non ci sarebbe mai riuscita.

Vederla spezzarsi, giorno dopo giorno... non aveva prezzo. E il pensiero di essere lui l’artefice del crollo di una delle menti più brillanti dell’Ordine della Fenice lo rendeva pienamente soddisfatto del suo operato.

All’inizio la ragazzina aveva temuto per la propria... incolumità fisica.

Lucius ne era stato quasi disgustato. A lui non interessavano le ragazzine, e poi lei era la Sanguesporco amica di Potter... che pensiero orrendo.

Un ghignò gli increspò le labbra: la Granger si stava lamentando nel sonno.

Ogni giorno lui faceva un passo avanti e lei uno indietro. Le frequenti crisi isteriche della ragazza e i suoi repentini sbalzi di umore erano il chiaro segno della sua pazzia.

In tre anni non le aveva mai dato qualcosa da leggere, né materiale per scrivere. La sua mente sarebbe rimasta allenata, e lui non voleva questo.

L’unico scopo della sua vita, ormai, era uccidere mentalmente Hermione Granger.

E aveva ancora un asso nella manica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione era stesa sul letto, immobile, con gli occhi aperti.

Pensava. Ricordava.

 

I primi mesi di prigionia erano stati i peggiori di tutta la sua giovane vita.

Lucius Malfoy non aveva fatto sconti.

Era stato cattivo e crudele con lei ogni singolo istante da quando l’aveva rapita. L’aveva tenuta in una cella piccola e umida, senza luce, con poco da mangiare, poco da bere e tante Cruciatus a farle compagnia.

Spesso l’aveva privata del cibo, o dell'acqua, per puro sadismo.

Lei aveva cercato di restare lucida e attenta il più a lungo possibile, ma non ci era riuscita. Dopo alcuni mesi la sua mente si era indebolita, i suoi nervi spezzati e le sue difese distrutte.

Aveva rifiutato volontariamente di nutrirsi in un disperato tentativo di suicidio, ma Lucius l’aveva rimessa in forze con la magia.

Non era neanche più padrona di decidere se continuare quella parvenza di vita o liberarsi dalle torture con la morte.

La sua mente l’aveva ormai abbandonata, ma c’era un pensiero che era con lei giorno dopo giorno.

Harry.

Il suo Harry, il fratello che non aveva mai avuto, era tutto ciò che ricordava nitidamente e che l’aiutava a lottare, la incitava a combattere e non arrendersi mai, neanche dopo tre anni di torture fisiche e psicologiche.

Per Harry e per lui soltanto non si era lasciata morire.

In quel momento sentì la porta della sua stanza aprirsi e vide che qualcosa veniva lanciato sul letto. Si mise seduta e scrutò l’uomo immobile sullo stipite.

“Leggi.”- si limitò a dire.

Non sapeva perché, ma sembrava che Lucius fosse... irritato? No, forse era indispettito, o più arrabbiato del solito. Ma lei non aveva fatto niente... anzi, non lo vedeva da giorni, quindi non poteva assolutamente essere colpa sua.

“Mi hai sentito?”- quella voce gelida la riscosse dai suoi pensieri.

Allungò un braccio e afferrò quella che sembrava una vecchia copia della Gazzetta del Profeta.

Un titolo enorme catturò subito l’attenzione dei suoi tristi occhi dorati.

 

 

 

 

 

HARRY POTTER VINCE LA GUERRA

- Il Signore Oscuro è stato finalmente sconfitto -

 

 

 

 

 

Seguivano pagine e pagine di interviste, articoli, foto rubate e nomi di persone decedute durante le varie battaglie contro l’esercito dei Mangiamorte.

Un sorriso spuntò finalmente sul suo volto, ma non riuscì a vedere il ghigno che si apriva su quello di Lucius Malfoy.

“Harry ha vinto...”- mormorò senza voce la ragazza.

“Leggi la data.”- suggerì lui.

Non capì subito. Lo guardò confusa, poi abbassò nuovamente gli occhi sul giornale e scrutò i bordi della prima pagina in cerca della data di pubblicazione.

Shock, orrore e un dolore immenso si dipinsero sul suo viso.

Era vecchia di tre anni.

Risaliva a pochi mesi dopo il suo rapimento. Era passato così tanto tempo...

La testa iniziò a girare vorticosamente e Hermione ringraziò di essere seduta invece che in piedi, perché era sicura che le gambe non l’avrebbero retta neanche per un secondo, dopo quella notizia.

Si portò una mano alla fronte, gli occhi incollati a quella dannatissima data.

Erano passati tre anni, perché Harry non era venuto a prenderla? Possibile che si fosse arreso? Che credesse che lei... che la pensasse morta?

Ma lei non era morta! Era lì, chiusa in una stanza, torturata giorno dopo giorno da quel pazzo sadico di Lucius Malfoy, e resisteva solo perché credeva che Harry l’avrebbe salvata... perché non l’aveva fatto?

Sentì la risata sommessa del suo carceriere provenire da un angolo della stanza. Alzò gli occhi su di lui e lo vide sempre lì, immobile sullo stipite della porta, che la fissava con un divertimento malato negli occhi.

 

 

Chi era il pazzo, lui o lei?

 

 

“Sei un bastardo!”

Gridò quelle parole e saltò giù dal letto, lanciando il giornale dietro di sé. Si avventò sull’uomo dandogli calci e pugni, graffiando il più possibile la poca pelle scoperta.

 

Lucius si ritrovò a combattere contro una furia. In tre anni non l’aveva mai vista in quello stato. Sicuramente la notizia della fine della guerra le aveva fatto piacere. Un po’ meno scoprire il periodo a cui risaliva.

Potter aveva vinto, e in tre anni non l’aveva mai trovata.

L’uomo sapeva che era solo grazie a lui se la Granger e il suo amico del cuore non si erano riabbracciati in tanto tempo. Aveva costantemente monitorato le mosse del ragazzino, attivato quante più barriere magiche possibili intorno al Manor dove risiedeva con la sua prigioniera, ben attento a non farsi mai scoprire.

Harry Potter non aveva mai smesso di cercare la sua amica, ma non era necessario che lei lo sapesse.

All’ennesimo graffio sul suo viso perfetto l’uomo si irritò notevolmente e spinse la ragazza con forza. La vide cadere malamente a terra e approfittò di quei pochi istanti di confusione per lasciarla di nuovo sola. Di certo avrebbe avuto molto a cui pensare.

Hermione non smise di piangere e gridare per quasi un giorno intero.

Lucius le aveva rubato tre anni di vita. Se la guerra non fosse finita avrebbe anche avuto un senso, ma così... per puro sfizio, per sadismo... per noia... per tenersi occupato mentre cercava di non farsi arrestare dalle autorità... no, non poteva sopportarlo.

 

Questo no.

 

Cercò di soffocare la delusione per aver scoperto che in tre anni i suoi amici non l’avevano trovata. Aveva piena fiducia in loro, e se ancora non l’avevano salvata la colpa era solamente di Lucius Malfoy. Lui e le sue dannate Arti Oscure... sicuramente aveva reso impenetrabile quel luogo orrendo.

Ma lei, con la poca lucidità di cui ancora disponeva, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvarsi dalle grinfie di quel sadico. Qualunque cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passarono molti giorni da quell’ultimo incontro tra prigioniera e carceriere. Lucius non era più andato a infastidirla, sicuro - troppo sicuro - che l’ultima notizia l’avesse distrutta. Lei ne era solo contenta. Meno lo vedeva, meglio si sentiva.

Dopo quasi due settimane di silenzio, senza pianti, crisi isteriche, urla o incubi, l’uomo si insospettì. Che la Granger fosse morta di dispiacere? Che si fosse lasciata andare per la delusione ricevuta dal suo eroe?

Non era esattamente la fine che aveva immaginato per lei, ma non si sarebbe lamentato.

A metà mattinata, dopo una sostanziosa colazione, Lucius Malfoy aprì la porta della stanza di Hermione Granger.

Lei non c’era.

Sgranò gli occhi, sorpreso, e mosse qualche passo avanti. Com’era possibile che non fosse lì?

Non fece in tempo a voltarsi nella direzione dove c’era il piccolo bagno che lei aveva a disposizione, perché la porta di quest’ultimo venne bruscamente aperta e lo colpì in pieno viso.

Bestemmiò tenendosi il naso, che aveva subito preso a sanguinare copiosamente, ma non mancò di notare, con la coda dell’occhio, la puttanella che correva alle sue spalle.

Non poteva permetterlo. Non l’avrebbe permesso. L’avrebbe uccisa con le proprie mani piuttosto che lasciarla scappare.

Le corse dietro, tese una mano e le afferrò i capelli. Lei gridò per il dolore e cercò di liberarsi dalla presa, ma era molto debole e lui non aveva intenzione di lasciarla andare, ora più che mai.

“Dove credi di andare?!”

“Sei un pazzo!”

La spinse contro il muro ma lei mise le braccia avanti ed evitò di sbatterci con il viso. Si voltò di scatto, con i capelli finalmente liberi si abbassò velocemente. Sgattaiolò via da lui e corse verso le scale, ma un colpo nel fianco sinistro le mozzò il fiato in gola.

Fu costretta ad appoggiarsi alla balaustra delle scale. Si trovavano al primo piano.

Lucius le fu immediatamente dietro e le afferrò di nuovo i capelli con una mano, tirando per farle piegare la testa all’indietro, e con l’altra le teneva un braccio stretto dietro la schiena.

“Che cosa pensavi di fare, eh?”- chiese con il respiro veloce -“Questo ti costerà caro, Sanguesporco.”

Sputò sul pavimento vicino ai suoi piedi e strinse maggiormente la presa sul suo polso. Hermione sentì quasi le ossa rompersi e si divincolò, ottenendo solo che le liberasse i capelli e le mettesse una mano intorno al collo.

Si sentì girare, la schiena era piegata contro la balaustra di legno pregiato. La metà superiore del suo corpo pendeva nel vuoto.

Con gli occhi sgranati guardava dritto il suo demonio, che aveva ora entrambe le mani sulla sua gola. Voleva soffocarla o spezzarle il collo? Entrambe, forse. Hermione non sapeva cosa pensare.

La vista iniziò a diventare sfocata, confusa, ma gli occhi grigi di quell’uomo erano nitidi davanti al suo viso. Respirava a fatica, il cuore pompava all’impazzata e le dolevano tutte le ossa del corpo.

Vide il ghigno di Lucius, sentì le sue dita premere contro la delicata pelle della sua gola, graffiarla e lacerarla. Poté sentire qualche goccia di caldo sangue scorrere dalle ferite.

Strizzò gli occhi e affondò le unghie nelle mani dell’uomo, facendolo sanguinare. Non sarebbe morta tanto facilmente. Non voleva morire. Non poteva permettergli di ucciderla.

 

 

Aveva ancora tanto da dare...

 

 

Davanti a sé vide il volto dell’unica persona che le aveva dato la forza di andare avanti.

Harry, il suo Harry, con quella chioma corvina perennemente in disordine, gli occhiali sul naso e gli occhi color della speranza. Lui era la sua speranza. Lui era la sua salvezza.

Che fosse stata la disperazione, l’ultimo slancio di vita, l’istinto di sopravvivenza o il volto del suo migliore amico, Hermione non seppe spiegarselo, e non avrebbe mai saputo spiegarlo neanche in futuro.

Riuscì a liberare la gola dalla presa di quell’abominio di uomo e lo spinse con tutta la forza che aveva lontano da sé.

Aprì gli occhi pieni di lacrime e lo vide cadere giù dalle scale, sbattere violentemente la testa e restare immobile ai piedi della grande gradinata. In pochi istanti si formò una grossa pozza di sangue intorno alla sua testa.

Con il fiato corto e tutte le ossa doloranti Hermione scese, una gamba che tremava più dell’altra, e ad ogni gradino cercava di calmare il battito impazzito del suo cuore.

Quando arrivò vicino al corpo dell’uomo l’orrore la colpì più del terrore di poco prima. Era morto.

Per qualche istante il tempo si fermò, per lei. Forse anche il suo cuore si era fermato.

Poi una risata isterica e acuta le riempì le labbra. Lucius Malfoy era morto... cadendo dalle scale. La sua bacchetta non gli era servita a niente. Non era neanche morto con la magia.

Era morto come uno dei comunissimi Babbani che lui disprezzava tanto.

La risata si trasformò in un pianto nervoso e disperato. Non aveva esaurito le lacrime in quei tre anni di inferno. Aveva ancora voglia e bisogno di piangere.

Per lei, a cui erano stati rubati tre anni di vita. Per Lucius, per il quale provava tanta pena. Per chi aveva subito le conseguenze di una guerra ingiusta. Per Harry, che era stato usato nei peggiori dei modi, e sulle cui spalle era stata riversata una responsabilità non sua.

Mosse un passo per andarsene, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Un piccolo, luccicante oggetto d’oro, che rifletteva la luce di un sole che lei desiderava vedere dopo aver vissuto nel buio per tanto tempo.

Un ghigno le increspò le labbra pallide.

“Hai commesso un errore, Lucius.”- disse fissando lo stemma dei Malfoy impresso nell’oro -“Non hai mai guardato l’altra faccia della moneta.”

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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