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Autore: Follow The Sun    16/09/2016    1 recensioni
Sono sopraffatta... Il corpo ridotto al limite, la mente vuota e le mie emozioni sparse al vento. Allunga una mano dietro di sé, toglie l'umido lenzuolo dal fondo del letto e me lo avvolge intorno al corpo. 
La stoffa fredda ed estranea mi fa rabbrividire.
Lui mi circonda con le braccia, tenendomi stretta, cullandomi possessivamente avanti ed indietro.
«Perdonami» mormora vicino al mio orecchio, la voce sciolta e desolata.
Mi bacia i capelli, un bacio, e un altro.
«Scusa, davvero»
Gli affondo la faccia nel collo e continuo a piangere, uno sfogo liberatorio.
Uso un angolo del lenzuolo per asciugarmi la punta del naso e a poco a poco mi rendo conto che quella visione non è poi tanto male.
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Questo è il remake della storia "she's a good girl", quella vecchia è stata cancellata, dati gli scarsi progressi.
Spero che questa versione sia meglio di quella vecchia :)
Se vi va fatemi sapere come vi sembra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"She's a good girl." 
Capitolo 27.
 
-Che cosa?!- esclamai, incredula.
Allison annuì, stringendo le labbra in una linea sottile e spostando il suo sguardo in basso, verso il pavimento.
-Sei completamente andata fuori di testa!-.
Mi alzai, presi Michael per un braccio e lo portai il più lontano possibile.
Ero furiosa, sentivo le guance andare a fuoco e, nel frattempo, la mia mano stringeva sempre di più il braccio del mio migliore amico, il quale mi seguiva senza capire il motivo.
 
-Emma, va tutto bene?- chiese, quando arrivai quasi di fronte alla classe di Matematica.
-No che non va tutto bene! È un casino-. Mi passai una mano sulla fronte, raccogliendo all'indietro alcuni ciuffi ribelli.
-A cosa ti riferisci, scusa?-.
Corrugai la fronte, alzando in modo smisurato le mie sopracciglia.
-Allison. Si è dichiarata quando ha già in programma di uscire con Calum. Finirà tutto male, te lo assicuro- spiegai, sicura di me e della mia tesi.
-Ti sbagli- rise. -Allison mi stava dicendo che qualche volta vorrebbe assistere alle prove della band. Non eri ancora arrivata, così l'ha chiesto a me-.
 
Improvvisamente, tutta la tensione accumulata scivolò via dal mio corpo come acqua corrente.
Spalancai di poco la bocca, cercando le parole, e soprattutto le scuse, più adatte.
-Ma lei… Prima… Non capisco-.
Michael rise di gusto ancora, e ancora, finché non guardò l'ora sul suo orologio e sbiancò.
-Vieni, dobbiamo andare in un posto-.
-Mike, le lezioni?!-.
-Non preoccuparti, l'ultimo giorno non si fa mai lezione!-.
 
[…]
 
-Qui dentro, ragazzi,- Michael fece una pausa, portando teatralmente una mano sulla porta metallica chiusa. -Si nascondono i più rari tesori presenti sull'intero pianeta Terra-. Allargò le braccia e disegnò un semicerchio con queste.
Luke, al mio fianco, alzò gli occhi al cielo, mentre Ethan e Jake saltellavano come canguri euforici.
Iris stava intraprendendo un profondo discorso con Calum, il quale si teneva la pancia dal ridere, ed io me ne stavo in disparte, aspettando l'arrivo di Allison.
 
Michael non indugiò oltre, premette sul pomello della maniglia e aprì la porta molto lentamente. Un rumoroso cigolio invase le orecchie di tutti i presenti. Ci girammo contemporaneamente per assicurarci che nessuno ci avesse sentito, o visto.
Quando fummo certi di essere al sicuro, puntammo i nostri occhi sulla stanza scura davanti a noi.
-Benvenuti nella stanza degli oggetti smarriti-.
 
 
Venti secondi dopo ci eravamo già fiondati dentro alla grande stanza piena di mensole e scatoloni. Le piastrelle grigie erano sporche e piene polvere, i muri quasi neri a causa dell'umidità, ma nascosti grazie alle numerose mensole colme di oggetti vari e scatoloni. Un fastidioso odore di vecchio e muffa mi arrivò alle narici e mi fece storcere il naso. Nonostante tutto ero molto incuriosita da quel posto che mai avevo notato tra le altre porte.
 
Stavo osservando alcuni CD che, al momento, erano completamente introvabili nei negozi, facendo attenzione a non toccare le gomme da masticare attaccate ogni tanto ad essi, quando Calum attirò la mia attenzione.
-Michael, possiamo prendere questa roba?- chiese, sventolando una calzamaglia verde davanti ai nostri occhi.
Il tinto rise, mordendo si poi il labbro inferiore.
-Potete prendere tutto quello che volete. Dove credi che io abbia preso il tuo regalo di Natale dell'anno scorso?!-.
I due ragazzi iniziarono a discutere, con Calum che prendeva a colpi di calzamaglia Michael, e questo che si difendeva con un scudo di Iron Man fatto di carta pesta.
Scossi la testa, infilandomi un disco dei Twenty One Pilots nella tasca inferiore dello zaino e mi piegai per aprire uno scatolone ai miei piedi.
-Certo che ci sono davvero tante cianfrusaglie, qui- ammisi. Un grosso polverone mi si fiondò addosso, facendomi tossire.
Afferrai alcuni indumenti, tra cui un calzino verde che Luke riconobbe come “il calzino speciale di Jade”, e mi procurai una maglia nera con lo stemma di Batman. 
-Non credi che, un giorno, i proprietari possano riconoscere le proprie cose addosso a uno di noi?- domandò Iris, che aveva già afferrato diverse maglie, libri e portachiavi.
-Nah, non credo- rispose, spolverando un tubetto di lacca per capelli. -Una volta Dominik, quello strano che veste sempre di nero, ha perso un beanie grigio. Inutile dire che dopo un paio di settimane era di mia proprietà. E mi ha pure detto:“Bel cappello, ne avevo uno simile anche io”-.
-È come se stessimo rubando, ma in un modo meno losco- ammise Ethan.
Sospirai, aveva ragione.
-Andiamo, ragazzi, nessuno oltre a me avrà mai il coraggio di venire qui negli anni successivi. Tutta questa roba marcirà a causa dell'umidità e andrà persa per sempre-.
 
Luke aveva rimediato una corda nuova per la sua chitarra, strano ma vero. Iris aveva una nuova collezione di libri e portachiavi a tema Pokémon. Calum non aveva preso molto, rimaneva molto scettico su “ciò che è degli altri, resta degli altri”, ma lo avevo sorpreso a infilarsi la calzamaglia verde nello zainetto; ovviamente non avevo detto nulla. Ethan e Jake si erano improvvisati ballerini di danza classica con tutù di svariati colori, guanti a strisce e cappellini con decori delle festività.
Io, invece, dopo aver rimuginato sulla faccenda per infiniti secondi, avevo preso alcuni quaderni e delle penne colorate, oltre alla maglia e al CD.
 
Quando rimanemmo solo io ed il mio migliore amico, e gli altri se ne stavano tornando nell'atrio, mi circondò le spalle con un braccio e si fece un po' più serio.
-Hey, Emma, ti interessa uno scambio?- fece danzare le sue sopracciglia alzandole e abbassandole, poi accennò al mio zaino.
-Il tuo CD dei Twenty One Pilots per questa magnifica penna da ben dodici colori. Che ne dici?- ammiccò. 
 
La decisione fu difficile, ma rifiutai. Dovevo fare una sorpresa ad una persona speciale.
 
[…]
 
-Sono tornata- dissi non appena la porta alle mie spalle fu completamente chiusa.
Mi guardai attorno: le tapparelle erano abbassate e le luci spente.
-Nick? Ci sei?-.
Lanciai un'occhiata veloce alle scale che portavano alla taverna, ma anche da lì non scorgevo nessuna luce che non fosse quella della finestra.
Sbuffai, abbattuta dal dover rimanere sola anche nel mio primo giorno di completa libertà.
Improvvisamente il suono dello sciacquone del piano di sopra rimbombò attraverso i muri; tirai un sospiro di sollievo.
 
Mi sedetti sul divano, sprofondandoci, e accesi la televisione alla disperata ricerca di qualche programma interessante.
Mi sentivo stanca, spossata e disperata, ma al tempo stesso sapevo di essere libera, o almeno per qualche mese.
Pensai al fatto che anche Nicholas, a Gennaio, avrebbe iniziato la scuola, e che lo avrei dovuto accompagnare io; tutti i giorni.
 
-Ciao, Emma-. 
Mi girai, notando Nicholas stropicciarsi gli occhi sull'ultimo gradino delle scale.
Lo salutai con la mano e mi alzai per poter parlare per bene.
Indossava una maglietta nera con delle righe più chiare, dei blue jeans e un paio di Converse scure.
-Devi andare ad un appuntamento galante? I miei ne sarebbero orgogliosi-.
Nicholas arrossì, si mise una mano tra i capelli ben pettinati e fece una faccia buffa.
-No, non proprio. Quando tornano?-.
-Non ne ho idea. Forse domani, non si sa mai- spiegai, gesticolando.
 
Nicholas si guardò un attimo in giro, sospirò e si diresse verso la porta d'entrata.
-Devo uscire, ho un appuntamento dallo psicologo. Sai… Per il fatto che sono orfano e tutte queste stronzate- spiegò, vago.
 
Spalancai di poco gli occhi, sorpresa dal tono che aveva usato.
-Strizza Cervelli-.
-Esatto- annuì. Mi mostrò un sorriso divertito, poi afferrò il pomello e aprì la porta, lentamente.
-Torno fra un paio d'ore. Se dovessi sbagliare autobus, o cose così, ti chiamo-.
-Non farti problemi-. Alzai con fatica una mano dal bracciolo del divano e gli lanciai un saluto veloce, agitandola.
E, come se mi venisse spontaneo farlo tutti i giorni, senza rendermene conto, corsi ad abbracciarlo, stringendolo forte e ascoltando, per poco il battito del suo cuore.
 
 
Un paio d'ore più tardi, nonostante Nicholas non fosse ancora arrivato, e dopo aver fatto una maratona di serie senza un senso apparente in televisione, decisi di andarmi a fare una doccia.
Finita la doccia, e dopo essermi vestita in modo comodo, afferrai il cellulare e mandai un messaggio ad Allison.
 
[ 4:57 p.m. ] Tu: Era tutto uno scherzo?
 
[ 4:57 p.m. ] Alli: Non posso credere che tu abbia davvero pensato che dicessi la verità.
 
[ 4:58 p.m. ] Alli: Insomma, mi ci vedi a confessare tutto a Michael?! Impossibile! Però la parte di Calum era vera.
 
[ 4:59 p.m. ] Alli: O almeno in parte.
 
[ 5:00 p.m. ] Tu: Cosa ti ha chiesto?
 
[ 5:00 p.m. ] Alli: Ha “insistito” affinché io partecipassi ad una vostra uscita di gruppo, il prossimo lunedì. Ha detto che andremo in centro. 
 
[ 5:02 p.m. ] Tu: Capisco.
 
{ Calum }
 
[ 5:03 p.m. ] Tu: Uscita in centro? A che gioco stai giocando?
 
Il campanello suonò, così fui costretta a posare il cellulare accanto a me sul divano e andare ad aprire.
-Chi… Ashton?-.
 
[…]
 
-Ti ho portato delle ciambelle. Ti piacciono le ciambelle?- chiese, radioso.
Mi porse una scatola e la aprì, rivelando due piccole Donuts glassate.
-Le adoro-.
Ashton sorrise, mi circondò le spalle con un braccio e mi accompagnò sul divano.
 
Sembrava così cambiato dal viaggio in America. Non aveva accenni di barba, i capelli avevano una vera forma e profumava di fresco, di sano.
 
-Stamattina non ero al massimo delle mie forze, devi scusarmi- prese una delle mie mani tra le sue, accarezzandola. -Dopo il lavoro sto frequentando un gruppo di supporto, in chiesa. Mi sta aiutando molto a stare meglio con me stesso-.
Strinse la mia mano, irradiandomi di calore; mi sentii molto meglio.
-Ne sono felice, Ash-. 
 
Non capivo dove volesse arrivare con quel discorso, non capivo quali fossero le sue intenzioni, ma lo lasciai fare. Era uno dei pochi momenti in cui si apriva completamente e lasciava uscire tutto. 
Era semplicemente se stesso.
 
-Penso di aver finalmente messo la testa a posto. Sto progettando di comprare un appartamento per conto mio. Penso, inoltre, che mi piaccia una ragazza-.
Sbiancai, trattenendo il fiato. Nonostante fossi felice della sua decisione, nel mio profondo più lontano, sperai che quella ragazza non fossi io.
 
Sorrisi, aggiungendo anche l'altra mano a quel groviglio di dita che si era formato e lo imitai, stringendole.
 
-Potrei fartela conoscere, forse, un giorno. Forse quando la casa sarà mia-.
I suoi occhi sognanti mi fecero inumidire gli occhi e spuntare il sorriso davvero spontaneo; mi sarebbe piaciuto se si fosse comportato sempre in quel modo. 
Non sapendo cosa dire, imbarazzata, abbracciai il biondo al mio fianco, facendo scontrare i nostri toraci.
Mi spostai solo quando sentii il suo corpo tremare a scatti, come se fosse scosso dal pianto.
Però, quando lo guardai in volto non stava piangendo, bensì sfoggiava un enorme sorriso, e la sua risata riempì le mura dell'abitazione.
-Sto scherzando!-.
  
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