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Autore: Letizia25    17/09/2016    2 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Ventinove
 
 
 
Una libertà a cui a volte si rinuncia perché ci si sente troppo incapaci, deboli.
Troppo deboli per affrontare la vita a testa alta.
Troppo deboli per combattere davvero per ciò a cui si tiene più di tutto il resto.
 
 
 
Avete presente il rumore che fa un vaso quando cade per terra? Rumoroso, improvviso. E i battiti del cuore che corrono nel vostro petto per la sorpresa? O i grossi respiri per riacquistare la calma? O ancora il dolore del taglio che procurano i cocci, se presi in mano nel modo sbagliato? O il senso di vuoto lasciato da quel vaso che, anche se dovesse essere riparato, non sarà mai più lo stesso?
Avete presente tutto questo?
Perché è proprio con quel vuoto che Letizia sta cercando di fare i conti, adesso. Un vuoto che sperava di non dover affrontare ancora una volta. Un vuoto a cui aveva smesso di pensare grazie a Calum, da quando lui aveva continuato a sconvolgerle ulteriormente la vita da quando si erano messi insieme, ormai ben tre mesi prima. Un vuoto che, ora, le sta di nuovo portando via quel poco di buono che era riuscita a far ricrescere dentro di sé. Un vuoto che sembra destinato ad accompagnarla per tanto tempo, nonostante la sua lotta continua per tenerlo lontano il più a lungo possibile. Una lotta che sembra non avere mai esiti a suo favore.
 
Quel pomeriggio, mentre rincasava passando dal solito posto, si era sorpresa nel notare dalla finestra della camera di Calum la tenda tirata, come se niente e nessuno dovesse entrare. Non si era fatta domande; in fondo, sapeva che il moro e sua madre sarebbero stati fuori casa tutto il pomeriggio, quindi non aveva alcun motivo di preoccuparsi. Eppure… Mentre studiava, non aveva fatto altro che combattere contro un brutto presentimento che le era nato dentro il cuore non appena aveva visto quella barriera. Un brutto presentimento che le diceva che qualcosa non tornava, che c’era qualcosa di sbagliato. Aveva tentato di non pensarci, di fare altre cose, ma non era servito a niente. Alla fine, quella brutta sensazione aveva avuto la meglio su di lei, e la mora si era ritrovata davanti la finestra di Calum ancor prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo davvero.
Aveva sospirato, come se solo così facendo i suoi nervi si sarebbero rilassati. Poi aveva scostato la tenda per entrare meglio da quella finestra sempre aperta. Solo che non era preparata a ciò che le si sarebbe presentato davanti agli occhi, all’improvviso.
 
Guarda il ragazzo davanti a sé come se fosse non fosse davvero lì, cercando di convincersi che non è reale, che è soltanto un incubo; cercando di trovare una spiegazione che sembra non esserci mai stata; tentando di tenere insieme i pezzi della sua anima che è andata ancora una volta in frantumi nella semplice frazione di un istante, capace di farla cadere nuovamente in quel buio che aveva creduto di essersi lasciata completamente alle spalle.
Guarda Calum, cerca i suoi occhi color caffè, sperando di trovarci almeno una risposta, sperando che lui la aiuti a capire e che le confermi che ciò che sta succedendo è soltanto un brutto sogno, dal quale si sveglierà presto. Perché si deve svegliare, Letizia. Deve aprire gli occhi e tornare alla realtà, alla vita in cui, finalmente, lei ed il ragazzo a cui tiene più di tutto il resto stanno bene e non devono più preoccuparsi del passato.
Perché, fino a pochi minuti prima, per la mora era davvero così: per lei, durante quei tre lunghi mesi, le ferite di entrambi sembravano essersi rimarginate, lentamente ma costantemente, facendo così spazio a qualcosa di migliore, di più luminoso e bellissimo. Ne era convinta, con tutta se stessa. Era convinta che tutte le cicatrici stessero scomparendo passo dopo passo, cancellando il marchio dei ricordi da dentro i loro cuori.
Perché, in quell’ultimo mese, ha sempre osservato attentamente il moro, lei; non l’ha mai perso di vista da quando lui le ha parlato della sua ex – una storia che, al solo pensarci, ogni volta le fa nascere nel petto una strana sensazione che non riesce mai a spiegarsi, una sensazione che la fa rabbrividire e preoccupare allo stesso tempo, come se ci fosse altro oltre quella storia, come se fosse successo altro di cui lui non le ha parlato. Gli è sempre stata vicina, attenta, silenziosa, pronta a notare qualsiasi cosa, anche la più piccola ferita; pronta a dare tutto senza riserva alcuna pur di farlo stare bene. Pronta a perdere tutto, anche se stessa, pur di salvare Calum da se stesso. Gli ha donato ogni grammo della sua anima, pur di fargli capire che non doveva mollare, che doveva continuare a lottare; per fargli capire che lei gli sarebbe rimasta accanto in ogni caso, pur di aiutarlo a voltare pagina senza affrettare troppo le cose, pur di ricordargli che ci sarebbe stata sempre una possibilità per ricominciare da zero.
E ci ha provato, Letizia, Dio solo sa quanto abbia provato, quanto abbia cercato di essere forte sia per Calum che per se stessa – perché i rapporti tra lei ed Azura che lentamente stanno tornando ad avere una forma lievemente più definita la stanno lentamente mandando al tappeto, confondendola e tenendola costantemente sul filo del rasoio, come se per la vita fosse divertente vederla sempre in difficoltà, in bilico tra l’equilibrio ed una caduta.
Ci ha provato tanto, senza fermarsi mai, ogni volta scontrandosi sempre più violentemente contro i suoi stessi limiti. Dopotutto, sa di essere soltanto un essere umano, e sa che occuparsi di troppe cose insieme può diventare veramente rischioso, e non soltanto per se stessa.
Eppure, adesso che Calum è davanti a lei, è chiaro come la luce del sole che i suoi sforzi non sono serviti a niente.
Perché potrebbe fare qualsiasi cosa, lei. Ma non può ignorare il fatto che Calum ha di nuovo una siringa in mano.
E non può neppure negare il fatto che cadere di nuovo fa molto più male di quanto avesse creduto.
 
Avete presente quanto invece faccia male sapere che una persona in cui si ripone completamente la propria fiducia non ha rispettato una promessa? E il senso di delusione e di vuoto? O il dolore sordo, nascosto in un angolo, relegato lì proprio per evitare di pensarci? O ancora quel senso di perdita, come se all’improvviso qualcuno avesse strappato via un pezzo di anima e di cuore; pezzi che non torneranno più; pezzi la cui assenza continuerà costantemente a farsi sentire? Avete presente cosa voglia dire sapere di essere la causa della propria rovina?
Calum lo sa anche troppo bene.
Lo sta vivendo sulla sua pelle proprio adesso, con gli occhi color cioccolato di Letizia puntati su di lui; sul laccio emostatico stretto attorno al braccio; sulla sua mano che tiene la siringa pronta per entrare in vena. Occhi puntati nei suoi, capaci di leggergli l’anima e di farlo sentire un niente nella frazione di un attimo, capaci di farlo sentire ancora più in colpa, ancora più debole, ancora più incapace e inetto di prima. Occhi che il moro non ha il diritto di guardare; non quando dentro di lui c’è quel marcio che non è mai andato via davvero.
Un marcio a cui Calum non ha dato la giusta attenzione, la giusta importanza. Un marcio che, alla prima opportunità, lo ha fatto cadere ancora una volta. Un marcio che ha annullato tutto quello che, in quei lunghi otto passati da quando Letizia è entrata nella sua vita, lui era riuscito a rimettere un po’ in sesto. Un marcio che lo ha fatto tornare in quel circolo vizioso da cui credeva, sperava di essere completamente uscito.
Perché, nonostante gli sforzi, nonostante la sua voglia irrefrenabile di tornare a stare bene e voltare pagina una volta per tutte, Calum ha ripreso a drogarsi. Ha ripreso ad essere l’ombra di se stesso, nascondendosi dietro sorrisi finti e vuoti con cui ha fatto pratica talmente bene senza rendersene neppure conto, che nessuno è stato in grado di cogliere alcun cambiamento – neppure Letizia, Luke o Madison, che sono sempre stati al suo fianco, dimostrandogli costantemente il loro affetto ed il fatto che lui, per loro, sarà sempre importante.
E Calum ci ha provato, ha provato davvero a farsi trascinare da quell’idea, da quella visione di un nuovo se stesso in grado di cavarsela, capace di sapere affrontare a piene mani i problemi senza dare di matto, senza perdere la bussola. Ha provato a ripartire da zero, a rimettere delle basi solide su cui poter costruire da capo la sua vita. E, per un primo periodo, le cose erano andate addirittura meglio di quanto si fosse aspettato.
E questo solo e soltanto grazie a Letizia e al fatto che la mora ha sempre fatto di tutto pur di farlo stare bene, pur di farlo sorridere, riuscendoci in pieno. Perché è grazie alla ragazza che ama se, pian piano, ha provato a muovere i primi passi per uscire completamente dal buio; è grazie a lei se ha cercato di non darsi per vinto e ha continuato ad andare avanti. E ci stava riuscendo, ci stava riuscendo davvero.
Poi, un pomeriggio, tutto è andato a puttane nella frazione di un istante.
 
Era tornato a casa alla stessa ora; aveva salutato Letizia con il solito bacio prima di entrare in camera sua passando dalla finestra tenuta costantemente aperta. Si era tolto le scarpe ed aveva lasciato cadere lo zaino sulla sedia, come al solito. Era andato in bagno, si era rinfrescato il viso guardandosi allo specchio senza notare niente di strano, senza vedere maschere di troppo o ferite nate da poco che non potevano essere curate. Stava bene, come non si sentiva da tanto, troppo tempo. Neppure il ricordo della sua ex faceva più così tanto male. La Moleskine nera era ben chiusa in un cassetto e lui da un mese non l’aveva mai ripresa in mano per leggerne anche solo qualche riga.
Aveva sorriso divertito alla sua immagine riflessa nello specchio ed era tornato in camera. Di sfuggita aveva notato il cassetto della biancheria aperto. Aveva indugiato un attimo di troppo. Un attimo che aveva mandato in fumo tutto il resto con una facilità tale che Calum ancora fatica a capire.
Un secondo dopo, un ago con la solita dose di morfina era conficcato nel suo braccio. E la sensazione di pace, di tranquillità che solo la droga sapeva dargli era tornata a fargli compagnia, facendolo stare ancora meglio.
 
E Calum sa che quel gesto è ben più grave di tutto il resto. Sa, è cosciente che non si è drogato perché aveva bisogno di dimenticare; non ha ripreso a drogarsi perché si sentiva in colpa; non ha ripreso a farsi del male perché crede di meritarlo. Ha ricominciato a drogarsi perché il suo corpo anelava una dose da troppo tempo.
Una dose a cui ormai si era abituato e dalla quale non si sarebbe distanziato tanto facilmente. Aveva creduto di poter arginare la dipendenza che quella piccola quantità di droga a lungo andare gli avrebbe causato. Aveva cercato di non cadere così in basso, di mettere un muro dentro se stesso per non fare un passo troppo lungo senza certezza di ritorno. Aveva anche tentato di non considerare minimamente i segnali che il suo corpo gli mandava senza neppure rendersene conto: prurito alle braccia, brividi, nausea. Non era andato in crisi d’astinenza perché la dose che assumeva era davvero esigua. Ma il suo corpo si era ormai abituato. E sa che non riuscirà a trovare tanto facilmente una via d’uscita definitiva.
Calum Hood sa di essere caduto in una trappola peggiore di quella del suo passato; sa che stavolta colerà davvero a picco e che non c’è modo di tornare indietro, se non è lui stesso il primo ad ammettere di aver bisogno di aiuto. Sa di aver incasinato ogni cosa ancora una volta. Sa di aver rovinato tutto. Eppure, di quella dose, lui non riesce a fare a meno; anche se non si buca tutti i giorni, la voglia di quella sensazione di estraneità dal mondo c’è, ed aumenta ad ogni dose, famelica, come se non fosse mai abbastanza, come se volesse sempre di più, come se volesse cibarsi di parti del suo stesso essere sempre più grandi. Sa di aver perso davvero quella luce che finalmente, dopo troppo tempo rimasto senza, era quasi riuscito a raggiungere. Sa di aver ferito Letizia ancora una volta.
Ed ora eccolo lì, che non ha neppure il coraggio di guardarla in faccia; che non sa come affrontare quella vergogna che si sta prendendo gioco di lui e che sta peggiorando tutto quanto. Eccolo lì, che non dice niente a sua discolpa, che non tenta di spiegare. Eccolo lì, in silenzio, gli occhi scuri rivolti a terra ed il cuore che sembra volergli esplodere nel petto da un momento all’altro.
Perché deve sempre rovinare tutto quanto?
 
«Calum?»
La voce di Letizia cattura la sua attenzione e, prima che lui riesca a capacitarsene, i suoi occhi si ritrovano incatenati a quelli scuri della mora, velati da lacrime che non hanno intenzione di uscire, non ancora.
«Che cosa ti sta succedendo?» sussurra lei; la voce flebile, rotta.
La voce di chi non riesce a credere a ciò che vede; di chi ha appena perduto tutto all'improvviso ancora una volta; di chi non sa più cosa fare per affrontare la realtà. La voce di un'anima distrutta, devastata, fatta diventare polvere da forze più grandi e incontrollabili. La voce di una ragazza completamente innamorata, senza alcuna riserva, del ragazzo che ha davanti e che sta cercando di capire con tutte le sue forze.
Calum però non risponde. Resta lì, muto, in balia di quel circolo vizioso che lo ha riportato al punto di non ritorno. Un punto da cui stavolta non partirà nessun viaggio per tornare indietro, per tornare a stare bene, ne è sicuro. Sente fin dentro le ossa che adesso non c'è davvero più niente da fare. Non c'è niente, nemmeno l'amore che prova verso Letizia, che potrebbe riportarlo sulla giusta strada. E intanto, sente il cuore e battergli forte dentro al petto, lo sente protestare a gran voce dentro la sua testa, lo sente contorcersi e cercare di scappare da quel buio che è tornato e che cerca di tirarlo nuovamente a fondo, senza che il ragazzo possa fare qualcosa per difendersi.
Letizia gli si avvicina piano, come se ad ogni passo avesse paura di fare la mossa sbagliata. E intanto lo osserva attenta, a lungo. Osserva il suo viso, gli occhi color caffè stranamente vuoti, l’espressione incolore. Osserva le sue braccia scoperte, le cicatrici delle vecchie punture ormai guarite e sparite quasi del tutto e quelle nuove, contornate da piccoli lividi che da lontano nessuno potrebbe notare sulla carnagione ambrata del moro. Osserva quel ragazzo che aveva creduto di aver iniziato a capire almeno un po', ma che ancora una volta si è rivelato un estraneo, un muro impossibile da valicare.
«Parlami, ti prego!» lo supplica, cercando i suoi occhi scuri; cercando di non dare troppa importanza al dolore sordo che sente dentro al cuore; cercando di relegare in un angolo la paura che le sta attanagliando l'anima.
Calum si alza in piedi, si allontana da lei. Si toglie il laccio emostatico dal braccio e svuota il contenuto della siringa nel lavandino del bagno, per poi tornare in camera e aprire del tutto la finestra, facendo entrare nella stanza la brezza fresca di inizio autunno. Fa di tutto pur di sfuggire allo sguardo della minore, pur di sfuggire a quella realtà che sembra essere tornata a divertirsi del suo dolore e della sua debolezza. Fa di tutto, pur di non aumentare il senso di vergogna che si è nuovamente impadronito di lui.
La ragazza si alza e lo raggiunge, intrappolandolo tra il davanzale ed il suo stesso corpo.
L’altro la guarda e sospira, mentre lunghi brividi cominciano a corrergli sulle braccia, lungo la schiena.
«Cosa vuoi che ti dica?»
Letizia resta in silenzio. Si limita a perdersi in quegli occhi grandi che ha sempre considerato un porto sicuro in cui poter trovare riparo; quegli occhi che la capiscono meglio di chiunque altro e che la fanno stare bene con poco, quasi come per magia; quegli occhi che lei non sopporta vedere in quello stato.
«Vorrei soltanto sapere cosa ti sta succedendo, Cal.» risponde poi; la voce che pare un sussurro ancora più difficile da udire, da comprendere. Un sussurro che, alle orecchie del ragazzo, tuttavia arriva forte e chiaro. Un sussurro capace di far crollare tutto quanto nella frazione di un istante.
«Hai visto da sola.» ribatte Calum, atono; lo sguardo ancora incatenato a quello dell’altra. «Non ti basta?»
La mora lo osserva allibita, senza sapere cosa dire o fare. Perché la persona che ha davanti non è il ragazzo di cui si è innamorata, che ha conosciuto, che nonostante tutto le ha curato ogni ferita. È qualcuno che Letizia non conosce; qualcuno che lei sa che deve andarsene, a tutti i costi. Perché Calum deve tornare, a tutti i costi.
«Io…» inizia, ma la sua voce incespica come un bambino che cammina per la prima volta. «Voglio saperlo da te.»
Calum vacilla a quella domanda, a quella preghiera più che lecita. Vacilla perché sa che sta mandando nuovamente tutto all’aria; sa a quali conseguenze andrà incontro, a quanto dolore provocherà a Letizia – perché di se stesso, della sua vita, al ragazzo non importa più niente. Non potrebbe mai dimenticare cosa è accaduto quando lei aveva scoperto il suo segreto per la prima volta; non potrebbe dimenticare il senso di sconfitta e di vuoto, il dolore e la solitudine, le ferite che aumentavano; non potrebbe dimenticare il disperato bisogno di avere Letizia al suo fianco ed il suo volerla tenere lontana per non farla stare troppo male; non potrebbe dimenticare il senso di pienezza e di sollievo quando poi si erano chiariti e la loro storia era cominciata.
«La merda non ha mai fine. Ti basta come spiegazione?» ribatte allora lui; la voce fredda, incolore; gli occhi vuoti e privi di quella luce che aveva fatto innamorare la ragazza davanti a sé; il dolore che intanto continua ad espandersi sempre più, senza che lui possa fare qualcosa per evitarlo.
Letizia lo guarda, inerme. E intanto, il cuore continua ad andare in frantumi, a fare male, a chiedere una tregua che non arriverà tanto facilmente; continua a contorcersi in quella prigione che il dolore ed il buio gli hanno nuovamente creato attorno, come se fossero tornati a divertirsi con il loro gioco preferito dopo una lunga assenza.
«No, non mi basta, Cal. Io… Voglio soltanto tirarti fuori da tutto questo, dannazione! Voglio aiutarti. Ma se tu continui a comportarti così, non so come fare…»
«A comportarmi così come?» chiede lui, lasciando che intanto ogni parola dell’altra gli entri dentro marchiandolo a fuoco, ricordandogli l’errore che sta commettendo ancora una volta, ricordandogli che potrebbe perdere di nuovo la persona più importante di tutte solo perché vuole proteggerla. Perché Letizia è importante, più di tutto il resto, più della sua stessa vita. E lui non vuole che soffra ulteriormente. Ecco perché sta cercando di allontanarla ancora una volta; ecco perché le sta rispondendo male, a denti stretti, come se non volesse più averla intorno quando invece è tutto il contrario – perché l’amore è così, e lui lo sa; ma sa anche che non merita qualcuno come la mora.
Lei sospira e si passa una mano tra i capelli, cercando di tranquillizzarsi, di trovare un senso tra quelle macerie che sono tornate ad essere le loro compagne di vita. Perché è così che si sente: è come se tutto intorno a lei fosse stato distrutto da una forza incontrollabile, capace di far scomparire ogni cosa nella frazione di un istante, come se quella poca luce che era riuscita ad entrarle dentro in realtà non fosse mai esistita.
Perché Letizia non riesce a credere che Calum abbia ricominciato a drogarsi; non riesce a capirlo, a trovare una spiegazione; non riesce ad accettarlo. Perché lui aveva smesso, dopo che si erano messi insieme; aveva smesso e le cose sembravano essere iniziate con il piede giusto – quei tre lunghi e bellissimi mesi passati insieme lo hanno dimostrato ad entrambi. Ma allora perché è successo di nuovo? Perché deve esserci sempre qualcosa nella loro vita che cerca costantemente di tirarli verso il fondo, verso il punto di non ritorno?
«Come se non ti importasse.» sussurra ancora, lei.
E intanto chiude gli occhi, perché non vuole vedere la realtà che ha davanti agli occhi. Non vuole, non ci riesce. E non le importa se ha diciotto anni – come non le importa se Calum ne ha venti. Non le importa se entrambi teoricamente dovrebbero comportarsi seguendo il senno, dato che ormai sono maggiorenni; non le importa se teoricamente dovrebbero essere più abili ad equilibrare sentimenti e ragione. In una situazione come la loro non c’è distinzione di niente, non c’è un punto fermo a cui ancorarsi per ripartire e vedere le cose con più chiarezza. Perché la loro, di chiarezza, è stata spazzata via quando tutte le loro certezze sono crollate, senza più ricostruirsi come avrebbero dovuto.
Non vuole più aprire gli occhi, Letizia. Proprio come i bambini, che credono che, se chiudono gli occhi, i mostri sotto al letto spariranno per sempre. Non li apre, non ancora, come se volesse tenere in piedi ancora per qualche istante quel poco del muro che le era rimasto dentro; quello stesso muro che il moro era riuscito a buttare giù. Un muro che adesso a lei serve per non andare completamente in pezzi.
Calum la guarda. Non riesce a dire niente, non riesce a sciogliere quel nodo che gli si è formato in gola, impedendogli persino di respirare, impedendogli di liberarsi di quel peso che lo sta nuovamente trascinando verso il fondo.
Perché non avrebbe mai immaginato che le parole della ragazza sarebbero potute essere così devastanti. Non avrebbe mai pensato che avrebbero potuto fargli così male. Non avrebbe mai creduto che l’avrebbero fatto cadere in un istante, senza dargli l’opportunità di proteggersi. Perché è vero; è vero che a lui non importa più di niente, se non della ragazza che ama più di se stesso: ha perso tutto, ha perso Letizia ancora una volta. Cos’altro gli resta?
«Io–» inizia; la voce atona e flebile. Ma non riesce a proseguire.
Perché Letizia agisce d’impulso, guidata da una forza che non sapeva di avere. Agisce e non si pente, perché sa, sente che è la cosa giusta, la sola che può fare in quel momento.
Zittisce Calum, all’improvviso, unendo le loro labbra in un bacio dolce, quasi timido; un bacio che li lega e che sembra avere vita propria. Un bacio che ricorda ad entrambi quell’amore, quella forza bellissima ed inspiegabile che li tiene insieme. Le loro labbra si muovono, si cercando, si accarezzano delicatamente, quasi avessero paura di farsi male a vicenda; si esplorano a fondo, arrivando a toccare l’anima dell’altro, facendolo rabbrividire, facendolo fremere sotto le dita, percependo distintamente i battiti irrefrenabili anche da sotto il tessuto che li divide. Lasciano che le loro mani si trovino e si completino, stringendosi talmente forte da far sbiancare le nocche, mentre i loro respiri accarezzano il viso dell’altro in modo talmente delicato da sembrare impercettibile.
Poi però Calum si allontana, conscio del fatto che entrambi preferirebbero che le cose andassero diversamente
«Io non vado bene per te, Leti, lo capisci? Con tutta la merda che ho dentro, merito solo di bruciare all’inferno.»
Lei lo guarda ancora; gli occhi lucidi, il respiro irregolare, le mani tremanti sul petto di lui, ferita da quelle parole dure, a cui non riesce a credere neppure volendo. Parole che mai avrebbe creduto di sentir pronunciare proprio da Calum, proprio da quella persona che le aveva insegnato a non mollare mai, a trovare una ragione per continuare a lottare nonostante tutto. Quella persona che si è dimostrata essere l’unica capace di dare un senso alla sua vita.
«Se tu bruci, io brucio con te.»
Lo dice a testa alta, a voce ferma, con gli occhi fissi in quelli del ragazzo. Perché è l’unica cosa di cui Letizia sarà sempre certa: seguirà Calum sempre, senza preoccuparsi minimamente del posto in cui dovrà andare per farlo tornare da lei. Non le importa se questo significa procurarsi ulteriori ferite, ulteriore dolore. Il ragazzo davanti a lei è una delle pochissime cose belle che la vita le ha concesso; non può permettersi di perderlo, non quando si è resa conto che quel moro è divenuto il tassello che le mancava per ricominciare. Quel tassello più importante di tutti gli altri, che Letizia difenderà con le unghie e con i denti, senza freni. Se lui dovesse andare al’inferno, lei lotterebbe pur di raggiungerlo.
«Non posso permettertelo.»
Le parole di Calum rompono all’improvviso il silenzio che si era creato tra loro. Parole che il moro deve dire per metterla in salvo, per tenerla lontana da un dolore che non merita, per preservare quella luce che ha ripreso ad illuminare quegli occhi scuri in cui lui adora perdersi ogni volta che ne ha l’occasione, perché sa che non gli succederà mai niente. Deve proteggerla, deve proteggere Letizia da se stesso e da tutto quello che lo circonda e lo compone; non può permettere che il suo buio la contamini, non lei che è la sua stella, la sola bussola in quel limbo fatto dei pezzi della sua stessa anima.
Entrambi vogliono proteggere l’altro. È l’amore che li guida verso le scelte che stanno facendo. Ma è anche l’amore che ha appena fatto andare in frantumi tutto ciò che i due ragazzi avevano costruito insieme
.





Letizia
Bellissime personcine, buon salve! <3
Spero che questi primi giorni stiano andando bene per tutti (e colgo l'occasione per fare un grandissimo in bocca al lupo a chi quest'anno dovrà affrontare l'Esame di maturità! <3)
Parlando di cose un po' più tristi(ssime), da dove comincio? :'(
I Lalum sono di nuovo punto e a capo. E' come se la loro vita fosse un disco rotto che, dopo un po' di tempo che gira, si ferma sempre sullo stesso punto, impedendo alla canzone di finire il suo corso.
Cal ha ripreso a drogarsi vuole tenere lontana Leti perché vuole saperla al sicuro, mentre lei non vuole lasciare da solo il nostro bel bassista per niente al mondo.
Cosa credete che succederà da ora in poi? (Informazione di servizio: tra qualche capitolo serviranno fazzoletti *^*)
Prima di scappare (perchè, come al solito, ho mille millanta cose da fare -.-"), voglio dirvi un'ultima cosa: è questa la scena chiave, quella che dà il titolo a tutta la storia (che poi è ripreso dalla canzone Burn with you di Lea Michele *^* - se non l'avete ascoltata, FATELO SUBITO U.U è meravigliosa *^*)
Detto questo, oggi chiudo qui, sperando che il capitolo nuovo vi sia piaciuto e ringraziando per tutto quanto. Siete pazzeschi!!!!! <3 <3 <3 *^*
Un bacione e a presto, Letizia <3
   
 
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