L. A. Confidential
Confidenzialmente Levi Ackerman
l’unicorno
Il colpo era andato a buon fine e il bottino si era rivelato
davvero cospicuo, così dopo esserselo spartito, Miguel, il loro contatto, li
aveva invitati a festeggiare con una bevuta e Farlan era rimasto piuttosto
sorpreso nel vedere Levi accettare. Non si univa mai a loro in certi frangenti
ma pensò che probabilmente, questa volta costituiva quella che viene denominata
come la famosa eccezione che conferma la regola. Così si diressero tutti allo
spaccio, uno dei pochi posti del Ghetto dove servivano alcolici e ordinarono
tutti un boccale di birra, tranne Levi che ordinò un tè nero, senza zucchero e
senza l’aggiunta di limone, o latte.
Poco prima che finissero di bere venne proposto di andare al vicino bordello a finire
di festeggiare in pompa magna, ovvero, con una
bella scopata, di quelle come si deve. Del resto di soldi ne avevano presi
molti per quel lavoretto e potevano anche concedersi questo lusso.
Farlan declinò subito l’invito. Frequentava da tempo la figlia del mugnaio e
disse che avrebbe approfittato per vederla.
Levi non disse niente, ma piuttosto scuro in volto, si alzò e fece per
andarsene, quando Miguel esordi ridacchiando: «Certo che sei strano forte
piccoletto. Non bevi alcolici e preferisci il tè, si parla di figa e scappi…
non è che sotto sotto sei più femmina
che maschio? ».
Lo stava stuzzicando e Farlan gli fece subito cenno di finirla, ma quello era
allegro e forse un po’ troppo su di giri. Aveva voglia di dar fastidio, così non
tenne affatto conto dell’avvertimento appena ricevuto, anzi incautamente decise
di rincarare la dose continuando a parlare a sproposito in modo volgare e beffardo.
Molto più tardi, a notte inoltrata, Levi, seduto nel piccolo salottino della
loro abitazione, era intento a lucidare con manicale precisione il suo coltello.
Compiva assorto un movimento secco, deciso che scivolava dal manico alla punta.
L’arma appariva lustra tanto da brillare, mentre lui era come perso in una
sorta di catarsi.
Quel rito ossessivo di lucidare la lama era un gesto che Farlan risultava assai
familiare, infatti gli era ormai noto che quando faceva così, significava che
stava rimuginando su qualcosa.
Conosceva ormai da tempo Levi e le sue stranezze, sapeva che alternava momenti di
silenzio glaciale, a momenti in cui era capace di sfoderare un'ironia
sarcastica che tagliava e feriva più del suo stesso coltello. Quando però doveva
organizzare un piano la favella gli si scioglieva, anche se spesso non aggiungeva mai una parola
in più che non fosse necessaria allo scopo.
Per certi versi era un vero enigma, soprattutto per via delle numerose
contraddizioni che convivevano in lui.
Sboccato e volutamente volgare, a volte in modo davvero fastidioso, si vestiva
in maniera impeccabile, con la camicia che sembrava sempre uscita linda e
fresca dal negozio, che era solito portare vezzosamente con il colletto
rialzato.
Ossessionato dallo sporco, dedicava in maniera metodica una parte della
giornata alla pulizia della casa, e lo faceva sempre alla stessa ora, puntuale.
Una volta al mese invece procedeva con la sanificazione delle muffe e
disinfestazione topi. Poteva cascare il mondo, ma non si esimeva mai dal compiere
queste due particolari incombenze e in effetti, la loro abitazione era una
delle meglio tenute e più pulite di tutto il Ghetto.
Sembrava un tipo distaccato, algido, e per certi versi lo era davvero, ma talvolta
bastava poco per fargli salire il sangue alla testa e reagire anche molto male,
in modo sconsideratamente violento.
Non sopportava il contatto fisico, non ammetteva la strafottenza e non
tollerava la gente curiosa. Per questo motivo alcune ore prima aveva fatto un
macello.
«Potevi anche evitare di pestarlo a sangue!» si risentì Farlan rompendo un
silenzio greve che era calato tra loro.
Levi rimase impassibile, salvo corrucciare appena lo sguardo come se fosse
infastidito.
«Dobbiamo fare altri affari con lui, ora potrebbe anche ripensarci, o peggio
giocarci qualche tiro mancino, dovresti imparare a trattenerti».
«Farlan mi sei sempre piaciuto perché parli poco e ti fai i cazzi tuoi, oggi però
stai sfatando questo mito» sentenziò secco continuando a lustrare quella lama
ormai luccicante.
«Non capisco perché prendersela tanto» commentò l'altro, che era diventato, da
tempo, il compagno inseparabile di uno dei più temuti delinquenti del luogo.
Uno la cui fama raccontava che non ci impiegasse niente fracassarti la
mascella, o a piantarti una lama in corpo se gliele facevi girare. Solo che lui
sapeva bene che la sua reputazione risultava molto peggiore di come fosse poi
nella realtà. Levi era sì un violento con problemi comportamentali e
relazionali, ma per pestarti a morte, o accoltellarti, dovevi averla fatta
davvero grossa, altrimenti da apatico misantropo qual era, tendeva a non considerare
neppure chi avesse davanti, limitandosi semplicemente ad ignoralo.
«Non c'è niente da capire, sai quanto non mi piacciano i ficcanaso, né chi mi
mette le mani addosso» rispose secco.
«Ma ti ha solo dato una pacca sulla spalla per rafforzare un concetto idiota,
una cosa innocua».
Levi con gli occhi ridotti a due fessure, smise di colpo di lustrare il
suo coltello. Un gesto che tradiva apertamente un forte fastidio ma Farlan non
aveva mai paura di lui. Era uno dei pochi che si poteva permettere di trattarlo
da pari a pari. Si rispettavano a vicenda e non se le mandavano mai a dire dietro,
per questo non indugiò, né tacque.
«Per me sei esagerato e non dovresti prendertela quando ti sfottono su
quell'argomento. Dovresti fare il superiore e fregartene».
Fu a quel punto che Levi, con espressione furiosa, ma con voce gelidamente calma gli disse: «Ci
sono cose su cui non transigo, lo sai molto bene, quindi ti prego, torna ad
essere quello che si fa i cazzi suoi e smettila con queste prediche». Poi
aggiunse: «E per tua norma e regola non me frega niente di fare il superiore».
«Non mi vorrai far credere che davvero ti da fastidio che facciano allusioni, o
illazioni sulla tua sessualità? Perché la cosa mi lascia alquanto perplesso e
mi dipinge un quadro che non ritrae il Levi che conosco. Ti ritenevo immune a
queste sciocchezze».
Farlan non poteva saperlo ma quello che aveva mandato fuori di testa Levi, al
punto di fargli pestare a sangue Miguel, era stato quando aveva fatto una
battuta pesantemente volgare sulle prostitute del bordello del Ghetto e sulle
loro abilità amatorie, consigliandolo
Levi di provare la merce per darsi,
una volta per tutte, una svegliata, assentandogli infine una sonora pacca d’incoraggiamento
sulla schiena. A quel punto Levi aveva visto rosso come un toro e lo aveva
preso a pugni e calci lasciandolo a terra più morto che vivo.
Quel tapino scellerato era come se avesse infamato sua madre, che era stata
costretta a fare quella vita indegna e lui questo, non poteva tollerarlo.
Provava profondo disprezzo per ogni uomo che andasse a prostitute, ma di
quell'argomento non ne aveva mai parlato neppure con Farlan. Sua madre, la sua
vita, il suo passato e sopratutto le sue ferite, erano terreno inviolabile e un
argomento troppo intimo per condividerlo anche con il suo amico più caro.
Quindi che pensasse pure che si fosse incazzato perché quell'idiota aveva messo
in dubbio la sua virilità, a lui non interessava, né lo toccava minimamente, l’importante
era aver dato una lezione a quel maiale dalla bocca troppo larga.
Purtroppo dentro di lui c’era un baratro nero da cui, come mostri, emergevano all’improvviso
brutti ricordi. Erano cose che da bambino, sebbene gli creassero un forte
disagio, non poteva comprendere, ma l’età della ragione gli aveva svelato una
realtà squallida, amara, orrida e sudicia, che gli aveva procurato un vero e proprio trauma e lo
aveva ferito ed inasprito fino farlo chiudere totalmente in se stesso,
rendendolo un asociale misantropo.
Alla fine Farlan sembrò arrendersi. Levi era molto schivo, parlava pochissimo
di sé e mai di argomenti così intimi e personali. Non lo aveva mai visto
insieme ad una donna, né lo aveva sentito mai fare apprezzamenti, o commenti su
qualcuna e la cosa, a dire il vero, non lo aveva mai impensierito più di tanto,
anche perché non intaccava di una virgola i loro rapporti e i loro affari.
Quella sera però dopo l’accaduto, una certa curiosità, alimentata forse dalla reazione
spropositata di Levi, gli si era affacciata alla mente, tanto da fargli porre
interiormente delle domande su quell’aspetto dell’amico che cominciava in
qualche modo a destare delle perplessità anche in lui. Il suo sguardo, durante
la loro breve conversazione, era stato leggermente indagatore e questo particolare
non era sfuggito a Levi, che era sì burbero, chiuso ed introverso, ma non
sciocco. Così lo fissò per qualche secondo, sempre più in grugnito. Era certo
che Farlan non gli avrebbe mai rotto le scatole in proposito, ma preferì
prevenire per darci un taglio una volta per tutte e quindi parlò: «Credi anche
tu anche che sia ancora vergine?» gli chiese senza girarci tanto attorno e
prima che potesse aprire bocca aggiunse in modo smaccatamente sarcastico «Rasserenati,
non è così».
Farlan fece per parlare ma Levi con un’occhiataccia lo fulminò. «Ora taci e
fammi parlare» gli intimò, quindi riprese a raccontare.
«Tempo fa ho voluto provare questo sesso tanto decantato da tutti e sai che cosa
ho scoperto?».
«No, non posso saperlo e comunque Levi non è necessario…».
«Sì che lo è, così la finirete di rompermi il cazzo!».
«Io non ti ho mai detto niente in proposito».
«Tu no, ma i tuoi occhi parlano per te Farlan».
Il ragazzo allora sospirò e tornò a tacere, forse l’amico, in un momento più
unico che raro aveva solo voglia di sfogarsi, o di parlare. Era un evento straordinario
per uno come Levi, dopo tutto era umano anche lui.
«Avanti, allora dimmi che cosa hai scoperto» lo esortò.
«Non è altro che una pulsione che domina l'uomo rendendolo molto stupido.
L’amplesso in realtà è solo uno scambio di fluidi corporei che mescola muchi in
modo poco igienico, che regala sì qualche attimo di piacere, ma che ti
ottenebra la mente, togliendoti il dominio di te stesso. Il nostro orgasmo che
è funzionale alla riproduzione è solo una mera serie di contrazioni che ti
scuotono lombi e viscere, per finire tutto in una rapida eiaculazione
e sudore!» concluse quasi con disgusto e lo sguardo molto severo.
Farlan era piuttosto basito di fronte a quella spiegazione così desolatamente tecnica
che Levi aveva appena fatto.
«Non è proprio così amico…» provò a dire.
«Oh si che lo è! Siete voi che come animali in calore non sapete tenere a bada
i vostri istinti e praticate sesso con chiunque pur di provare piacere e svuotarvi
le gonadi!».
Le sue parole erano dure come sassate e il suo guardo sembrava lanciare dardi
infuocati.
«Stai esagerando» provò ad articolare, ma l’atro ormai era partito per la
tangente.
«Credi? Piuttosto dimmi allora che cosa sarebbe questa gran cosa di cui tutti
parlate e per cui tutti sbavate? Un piacere che andate sovente comprando,
usando corpi di donne sconosciute, in cui vi infilate senza ritegno e di cui
abusate solo perché pagate. Non so se mi fa più schifo l'idea dei fluidi che si
mischiano, o di voi, che per un paio di scosse di godimento acquistate carne
umana per soddisfare un vostro bisogno fisiologico, un istinto che vi toglie il
pudore e la ragione».
Farlan rimase molto turbato, non avrebbe mai pensato di sentirlo parlare così,
ma Levi non aveva ancora finito.
«Quello che mi rende realmente diverso da voi, e che vi fa paura, è che io ho
il perfetto dominio su me stesso, sui miei appetiti e sulle mie pulsioni. Esercitare
questo tipo di controllo mi rende forte,
anzi invincibile, perché riesco a fare a meno di qualcosa a cui voi non sapete
resistere. E questo vi rende vulnerabili e deboli» disse poco prima di alzarsi.
Poggiò con cura il coltello sul tavolo, si infilò il fazzoletto con cui lo
stava lucidando in tasca, poi si girò e mentre stava per andarsene aggiunse: «La
verità è che c’è una netta differenza tra me e voi, perché siete solo degli stalloni
schiavi del vostro testosterone, mentre io sono un fottuto unicorno».
Farlan, in preda alla più totale confusione, lo guardò mentre lasciava la
stanza. Non poteva capire e non poteva sapere, né a che cosa si riferisse, né
perché avesse scelto quella assurda e bizzarra metafora per delineare la
differenza tra lui e gli altri. Purtroppo non avrebbe mai fatto in tempo a saperlo.
Levi aveva ragioni profonde, legate ad una desolazione che suo malgrado aveva
assorbito e che lo aveva reso in qualche modo diverso, ma non nel senso che credeva
la gente.
Non era un caso che avesse scelto l’unicorno come termine di paragone con se
stesso, ma solo una profonda conoscenza dell’antica mitologia avrebbe potuto
svelare che cosa intendesse, cosa che a Farlan mancava, essendo uno dei tanti
ragazzi cresciuti per strada nel Ghetto, che pur essendosi elevato, non aveva
però mai studiato mitologia.
Levi del resto era fatto così: criptico e sfuggente, tagliente e volutamente sgradevole,
ma era anche profondo e sensibile, sebbene avrebbe preferito farsi tagliare una
mano, piuttosto che farlo capire agli altri, compreso il suo migliore amico.
Nota: Non è affatto un caso che io abbia paragonato Levi ad unicorno. Un animale mitologico, maestoso, simbolo di purezza nella sua accezione più alta, che quindi ha un significato ben preciso, che di certo non è quello diffuso ultimamente, che è totalmente stravolgente da ciò che esso rappresenta veramente.
ツ
L’angolo della scrivente…
MIIIIIIIIIIIII NON CI SI CREDE!!!!!
Ebbene sì sono di nuovo tra voi!
Prima di ogni altra cosa vorrei ringraziare tanto da chi preoccupato mi ha chiesto
che fine avessi fatto, beh, non sono sparita, solo che la mia vita ha avuto uno
grande stravolgimento che non mi permette più di poter dedicare molto tempo a
cose piacevoli, ma totalmente futili come EFP, insomma il tempo per il
cazzeggio è davvero quasi sparito del tutto, perché attualmente conduco una
vita densa e molto intensa.
Senza raccontarvi i fatti miei, che sono tali e tali restano, voglio però dire
che è uno stravolgimento super positivo e che quindi sono solo cose belle. Almeno
per ora ^_^
Non ho nessuna intenzione di lasciare EFP, né tanto meno la scrittura, ma avrò
tempi decisamente mooooooooolto più lunghi sia nella pubblicazione (come avete
già potuto constatare) che soprattutto nella lettura. Vi dico questo per onestà
intellettuale e mi rivolgo soprattutto alle mie amiche e colleghe scrittrici:
vi leggerò, ma davvero non so dirvi quando, abbiate fede che se non prima,
magari poi arriverò da tutte, ma se ritenete che sono troppo lenta e non vorrete
leggermi più fate voi, per me va bene tutto ;)
Ma ora bando alle ciancie e veniamo a noi.
In questa OS ho voluto trattare un argomento che per Levi sembra essere un tabù,
ovvero il sesso. Nonostante in questo fandom, me compresa, spesso lo si faccia passare
per un grande amatore (o peggio per un tromba
tutto e tutti) io mi sono voluta rifare a mio modo all’opera originale,
sfruttando anche qualche larvata indicazione che il sensei Isayama ci ha dato
su di lui, avendo sussurrato in modo
criptico e sibillino che Levi non ha mai avuto rapporti non specificando se di rapporti di coppia o di rapporti sessuali
si trattasse. Così mi sono immaginata questo scenario dando la mia versione dei
fatti e andando totalmente controcorrente. Spero che la gradiate e mi farebbe piacere
sapere che ne pensate, se avrete voglia e tempo di farlo.
Bene ho blaterato fin troppo quindi mi congedo.
Alla prossima!
Ancora una volta voglio ringraziare chi continua mettere tra le seguite, ricordate e preferite questa raccolta, ma anche tutte le mie altre fic presenti in questo fandom ♥
Disclaimer
Questa storia
non è stata scritta a scopo di lucro.
Levi e tutti i personaggi di SNK (purtroppo)
non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.
Invece le varie trame di questa raccolta, così come i personaggi originali e
qualsiasi altra cosa inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice
cioè me :)