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Autore: cioco_93    17/09/2016    1 recensioni
Una storia già sentita: Damon ed Elena migliori amici, ma spero comunque di renderla diversa nel suo svolgersi e di interessarvi come in passato.
.Tratto dal 1° cap.
Damon ed io eravamo amici da sempre, per quanto questo risultasse incomprensibile per praticamente tutti coloro che ci conoscevano.
Ero cresciuta in casa Salvatore data l’incredibile amicizia delle nostre madri fin dai tempi del liceo, e per quanto lui fosse di due anni più grande di me, appena ebbimo le facoltà di capire cosa volesse dire essere amici, noi lo diventammo subito. Più o meno.
Nessuno osava mettersi in mezzo al nostro rapporto, nonostante per quasi tutti fosse un mistero anche solo il fatto che esso esistesse.
Io agli occhi di tutti ero la classica ragazza della porta accanto: educata, brava a scuola, sempre intenta a seguire le regole.
Damon invece sembrava uscito da “Gioventù bruciata”: spregiudicato, menefreghista, intelligente ma senza troppa voglia di impegnarsi, e sempre pronto a combinare qualche bravata.
Il punto era che quando stavamo insieme, ci trasformavamo: lui con me mostrava il suo lato buono, lasciando a casa la sua parte stronza ed egoista, mentre io rinunciavo, senza troppa fatica, al voler risultare perfetta.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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17. Merry Christmas Bambi

- Dai mamma, passami il ketchup.!! - si lamentò Jeremy cercando di allungarsi inutilmente a prendere la salsa dall'altra parte del tavolo.
- Non ho cucinato il pesce tutto il pomeriggio perché tu lo possa rovinare con del ketchup sopra.!! - lo rimproverò con finti toni offesi mia madre.
- Dai Miranda, la cena rimarrà squisita in ogni caso – cercò di spronarla ridente mia zia Jenna.
Era il 24 dicembre, e come tradizione, mamma aveva riunito la famiglia per la cena della Vigilia.
Zia Jenna con il suo fidanzato, zio John con sua moglie e il piccolo Luke, e ovviamente tutti noi Gilbert.
-Papà posso provarlo anch’io con il ketchup il pesce della zia.?? – chiese innocentemente il piccolo Luke.
- Però questa è una congiura.!!! – replicò esasperata mamma alzandosi dal tavolo iniziando a sparecchiare, facendo scoppiare a ridere tutto il tavolo, e mi alzai in automatico anch’io per aiutarla.
- Tranquilla tesoro, torna pure con gli altri – mi disse dolcemente lei.
- Sono quasi due ore che siamo seduti. Dovevo comunque sgranchirmi le ossa – affermai – e comunque il pesce era squisito – aggiunsi sorridente, facendo sorridere anche lei.
Il clima in casa era nettamente cambiato dagli ultimi mesi. Era stato un anno e mezzo difficile, fatto di alti e bassi, soprattutto a causa miei malumori, ma le cose stavano finalmente prendendo, nonostante tutto, una direzione più serena. Mamma aveva sempre avuto ragione: finché non avessi fatto scoppiare quella bolla, non sarei mai potuta riprendermi.
Quando infatti avevo fatto crollare il mio castello di sabbia, ed ero stata finalmente sincera con me stessa e di chi e cosa avessi realmente bisogno, stavo meglio. Anche se poi niente era andato come desideravo, io incredibilmente ero finalmente più serena, e anche in casa si respirava un aria più leggera, più di famiglia felice.
- Allora Elena, raccontaci, come sta andando quest’ultimo anno.?? – mi chiese d’un tratto lo zio John, quando arrivò il momento del dolce.
- Un po’ stressante, ma va bene – risposi pacata.
- È la più brava della scuola – commentò con la bocca piena mio fratello – oramai è cosa certa che il discorso dei diplomi sarà lei a tenerlo – aggiunse.
- La nostra ragazza non si smentisce mai – affermò fiera zia Jenna.
- Vedo che hai preso anche un po’ di chili – constatò poi la moglie dello zio, facendo gelare nell’immediato mia madre.
Il mio peso nel tempo era diventato un argomento tabù. Non so se per cancellare il ricordo di quei mesi al limite, o per paura che qualsiasi tipo di commento sul mio fisico mi avrebbe fatto tornare a impazzire di nuovo, fatto sta che più lo si evitava, meglio era. Ma io mi sentivo più forte, meno fragile, e non mi andava che in famiglia ci fossero ancora problemi o ansie a causa mia.
- Ho preso 7 Kg da fine settembre. Adesso vediamo quanto prendo con le feste, teoricamente ancora qualche chilo, e non sarò più sottopeso – risposi sorridente, come se nulla fosse, e come se l’idea d’ingrassare a forza non mi facesse rabbrividire. Parliamoci chiaro, era così, ma oramai avevo imparato a conviverci.
- Miranda cara, non irrigidirti troppo, guarda che il mio era un complimento, Elena al momento è più bella che mai – aggiunse la donna poi per tranquillizzare tutti e mi venne spontaneo sorridere come ringraziamento. I miei parenti non sapevano per filo e per segno cosa fosse successo, ma diciamo che abitando nella zona, le voci di quartiere sul mio ricovero di fine settembre, avevano fatto presto a girare.
Passammo così, in totale tranquillità tutta la sera. Ridemmo e scherzammo tutti insieme, tornai dopo tanto tempo a suonare al pianoforte, e per le 23.00 ci stavamo godendo il famigerato punch di zia Jenna, quando d’un tratto la neve iniziò a scendere copiosa fuori dalla finestra.
- Elena guarda, sta nevicando – mi fece notare sorridente mio padre, sapendo quanto la cosa solitamente mi avesse sempre resa felice, ma purtroppo il mio entusiasmo quell’anno non fu paragonabile al passato.
- Ho notato – risposi con un sorriso tirato, procurandomi gli sguardi di tutta la famiglia addosso.
- Che succede cara.?? È da quando sei piccola che non c’è cosa che ti renda più felice della neve – chiese perplessa zia Jenna notato il mio strano comportamento – hai sempre detto che solo cose belle accadano con essa – aggiunse, e io non seppi davvero come rispondere.
Come dirle che era vero, che avevo sempre detto e creduto in quello che aveva appena detto, ma da quando all’ultima nevicata avevo perso ufficialmente il ragazzo che avevo finalmente capito d’amare, perché la sua ragazza era incinta e non voleva coinvolgermi in questo guaio, io non riuscivo più a vedere la bellezza nella neve.?
- Avete ragione, e solo che la neve ultimamente mi ha portato qualche guaio, diciamo che siamo in lite – dissi cercando distogliere con una battuta l’attenzione.
- In lite con la neve, questa è epica – commentò mio zio John divertito, al che capì che onde evitare ulteriori domande, era meglio tagliare la corda.
- Eh già… anzi sapete che vi dico.?? Vado a fare una passeggiata, magari riesco a farci pace – dissi alzandomi dal divano un po’ troppo iperattiva.
- Tesoro, sono le 23.10, vedi di tornare per la mezzanotte, che ci facciamo gli auguri – commentò semplicemente mia madre, mentre già mi imbacuccavo per affrontare il gelo fuori da casa.
- Tranquilla, a dopo – affermai chiudendomi veloce la porta dietro di me.
( https://www.youtube.com/watch?v=5Vwu-t7QRaE )
Una volta fuori presi un profondo respiro, mi guardai intorno e iniziai a camminare.
Teoricamente andai senza meta, praticamente mi ritrovai alla piazza principale della città, spinta probabilmente dall’istinto.
Tradizione era infatti, che ogni Vigilia sgattaiolassi sempre da casa prima della mezzanotte, per appollaiarmi sul bordo della fontana principale e aspettare Damon. Lui portava di nascosto un po’ del Panettone fatto in casa da sua mamma, tipico dolce Natalizio di tradizione italiana di cui Lily amava rispolverare la ricetta ogni Natale, mentre io mi presentavo con un po’ di punch di zia Jenna travasato di nascosto. Quell’anno però mi ritrovai li per caso, senza punch e senza speranza di vederlo.
Erano passate poco più di due settimane dall’ultima volta che ci eravamo visti. Stavo male, ma rispetto ai mesi passati la stavo vivendo decisamente in modo diverso. Mi mancava Damon, come l’aria quando sei sott’acqua, ma sopravvivevo. Forse perché il nostro ultimo saluto non era fatto di urla e rancore, forse perché per la prima volta non c’erano frasi non dette o sentimenti nascosti tra noi, ma estrema consapevolezza di quello che ci stava capitando. O forse perché sapevo che qualora avessi deciso di chiamarlo una sera per sfogarmi, lui avrebbe risposto e ci sarebbe stato semplicemente il mio migliore amico ad ascoltarmi. Non l’avevo mai fatto in quelle due settimane, ma sapere che avrei potuto farlo era come se mi avesse rassicurato.
Mi sedetti sul bordo della fontana, e mi fissai sul paesaggio. Avevamo notato che la neve aveva iniziato a scendere quando oramai aveva iniziato ad attaccare al terreno, e il tempo di arrivare alla piazza che già tutto era ricoperto di una leggera coltre bianca.
Nonostante fosse la Vigilia però, la città non era desolata. C’era chi fumava una sigaretta alle porte del Grill, un gruppo di coristi che intonavano le canzoni di Natale non troppo distanti da me, dei bambini che già giocavano a palle di neve con i propri genitori, e qualche gruppo di amici che già belli brilli percorrevano le strade. Non c’era che dire: la neve rendeva tutto molto più magico, nonostante fossi così offesa con lei.
D’un tratto socchiusi gli occhi, e provai a rilassarmi godendomi i suoni e l’allegria che pervadeva la piazza, quando venni colpita da una palle di neve in testa.
- Ahia.!! – urlai scocciata, togliendomi nell’immediato il mio cappellino infradiciato e girandomi di scatto verso il colpevole, già pronta a cercare di trattenermi dall’uccidere qualche bambino scalmanato, quando la ramanzina al povero malcapitato mi morì in gola.
- Andiamo Gilbert, ahia.?? Te l’ho tirata pure male, non avrebbe fatto male neanche a una mosca – mi rimproverò divertito il mio aggressore, ma io rimasi pietrificata come se avessi appena visto un fantasma.
- Damon… - sospirai ancora incredula mentre si avvicinava lentamente alla sottoscritta.
- Si effettivamente mi chiamano così in giro – disse lui divertito, facendomi destare dal mio stato di trans e tirandogli di scatto a mia volta una palle di neve in faccia – Hej.!! Questa non vale.!! – rispose lui contrariato, per poi accorciare quei pochi metri che ci dividevano correndomi incontro e buttandomi a terra tra la neve.
Iniziammo a rotolarci come due bambini, lanciandoci addosso più neve possibile, totalmente a caso, giusto per giocare almeno per dei buoni 5 minuti. Solo quando finimmo entrambi sdraiati l’uno accanto all’altra, sfiniti e ridenti, capimmo che la guerra era finita.
- Si vede che stai guarendo, l’anno scorso ti avevo battuta dopo i primi 60 secondi – affermò divertito Damon alzandosi e porgendomi il braccio
- Sei il solito esagerato – gli risposi piccata tirandogli un pugno sulla spalla non appena fui di nuovo in piedi - Cosa ci fai qui Damon.?? – domandai poi spaesata non appena ritornai mentalmente alla realtà.
- Sulla carta d’identità c’è scritto che ci abito – disse lui con un’alzata di spalle.
- Damon… - lo ripresi io severa.
- Ok, ok faccio il serio – affermò lui ridente con le braccia a mo di resa – E che… non lo so, è sempre stata la nostra tradizione, e quindi sono uscito, probabilmente sperando inconsciamente di vederti – aggiunse impacciato, e io sorrisi come una bambina, perché era esattamente quello che era capitato a me.
- Bene, allora andiamo – affermai prendendolo per un braccio e iniziando a trascinarlo attraverso la piazza.
- Elena ma cosa fai.?? – domando divertito, ma spaesato il ragazzo.
- Oh andiamo Salvatore. Già non abbiamo il punch e il Panettone, almeno per quel che vale, se dobbiamo fare i tradizionalisti, facciamolo bene.!! – gli risposi semplicemente ridendo, e non sentì più repliche.

1 anno prima

- Ancora arrabbiato.?? – chiese Elena al suo migliore amico seduta sul cornicione dell’orologio della città.
- Mi pare scontato. Capita quando dimentichi di dire al tuo migliore amico che sono mesi che esci con suo fratello – rispose secco Damon fissando l’orizzonte e prendendo un sorso di quel famigerato punch, per poi ripassarlo alla ragazza, senza guardarla.
- E allora perché sei qui.?? – gli rispose rabbuiata lei.
- Perché ti ho fatto una promessa. Ho promesso che sarei rimasto, perché è questo che fanno gli amici: rimangano anche quando avrebbero mille motivo per non farlo, e tu… tu sei la mia migliore amica, la mia famiglia, la mia casa, definisciti come ti pare, fatto sta che abbiamo una tradizione, e le tradizioni si mantengono anche quando si è arrabbiati – affermò serio il ragazzo volgendo il suo sguardo finalmente verso di lei.
- Ok – rispose semplicemente Elena tornando a fissare sorridente le stelle di fronte a lei – Ma curiosità, mi definisci famiglia perché tecnicamente siamo cognati o perché lo pensavi già prima.?? – chiese poi curiosa ridendo.
- Prova a definirmi tuo cognato un’altra volta e giuro che ti butto giù – rispose inorridito lui dalla sua affermazione.
- Bhè, se non ci fossi più non saresti più obbligato a mantenere la tradizione – disse semplicemente lei con un’alzata di spalle.
- Se non ci fossi più verrei lo stesso, anche solo per sperare di risentire il tuo profumo, o per sperare inutilmente di ritrovarti qui – ribatté lui serio destando nuovamente l’attenzione di Elena.
- Perché sono la tua migliore amica, la tua famiglia, la tua casa o come mi pare esser definita?? – chiese sorridente Elena.
- Esattamente per quello – disse lui cingendole le spalle e lasciandole un bacio tra i capelli.


Mancava sempre meno alla mezzanotte quando io e Damon ci sedemmo sul nostro cornicione. Non si sa perché ma i luoghi che sovrastavano il resto del mondo che ci circondava, finivano sempre per esser i nostri punti di riferimento.
- Allora racconta, cos’è capitato d’interessante in queste due ultime settimane – mi chiese semplicemente il ragazzo, come se non ci fossero mille altre cose più importanti di cui parlare.
- C’è stato il ballo di Natale questa settimana. Care ed io abbiamo organizzato una festa ultra coreografica, siamo riusciti perfino a strappare dei veri ed euforici complimenti alla preside – affermai raccontando la prima cosa che mi passò per la testa.
- Si, Klaus mi ha fatto vedere qualche foto che gli ha mandato Barbie. E chi ha vinto il titolo di reginetta d’inverno.?? – domandò curioso.
- Quella stronza di Vicky Donovan, con tanto di Tyler come re della serata – affermai fingendo disgusto.
- Vedo che rimane sempre la tua BFF – constatò Damon divertito.
- Non scherzare su questo cose – ribattei nell’immediato con toni finti seri.
- Chiedo venia.. - si scusò ancora ridendo – piuttosto… chi ti ha fatto da cavaliere.?? – chiese titubante.
- Caroline – risposi fissando le mie gambe penzolanti nel vuoto – Klaus non poteva raggiungerla e io … con Stefan sono rimasta in buoni rapporti, ma non mi pareva il caso chiedergli di farmi da accompagnatore – conclusi trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Allora è finita davvero – commentò quasi incredulo.
- Bhè, mi sembrava di averti dimostrato di avere le idee piuttosto chiare a New York – gli feci notare seriamente offesa del fatto che avesse potuto dubitare delle mie parole.
- Non è quello e che… fa strano sentirlo dire da te – si spiegò con un’alzata di spalle, facendo calare il silenzio tra di noi.
- Quanto sarà imbarazzante la giornata di domani.?? - constatai d’un tratto rendendomi conto della situazione.
- Più di quanto credi. Ieri sera ho parlato con i miei riguardo alla questione di Katherine – affermò causandomi un colpo al cuore, come ogni santa volta che mi ritornava in mente il motivo per cui non stessimo finalmente insieme – Papà a stento mi guarda in faccia, mamma ha passato tutta la giornata a piangere ogni volta che si allontanava dai miei parenti in cucina, e Stefan…. Stefan non l’ha ancora realizzato. Se pensi che solo questa è la situazione adesso, figurati domani, quando ci saranno anche i tuoi a tener banco l’argomento su come “Damon abbia fatto un casino”, e tu, Stefan ed io in una stessa stanza dopo tutto quello che è successo. Insomma.. preferirei esser a miglia e miglia da qui domani – raccontò sconsolato Damon.
- Scappiamo allora – gli proposi senza pensarci un attimo – andiamocene via, da tutto, da tutti, e non so, non torniamo più o torniamo appena finit… - iniziai a parlare a raffica senza prender nemmeno fiato, quando furono le labbra di Damon, totalmente in modo inaspettato a fermarmi.
- Se scappassi con te domani, senza ritorno, non ti diplomeresti, e non esiste al mondo che tu non finisca la scuola – disse appoggiando la sua fronte contro la mia – E se scappassimo per tornare prima che tu riprenda le lezioni, sarebbe ancora peggio, perché vivrei il paradiso per poi tornare e vedere le cose ancora peggio di come già non siano, perché non potrei più fare a meno di te – mi spiegò con voce spezzata.
- Eppure adesso siamo qui insieme – gli feci notare sospirando e chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime, ma Damon rispose. Rimanemmo li, fronte contro fronte, in silenzio, finché il rintocco della mezzanotte non destò i nostri pensieri.
- Buon Natale Bambi – sussurrò sulle mie labbra, per poi posarci le sue.
Fu un bacio dolce, ma intenso, che lasciava quella voglia di non staccarsi mai, ma non appena mi scostai per riprendere fiato, Damon si alzò, e come suo solito, se ne andò in men che non si dica lasciandomi sola sul campanile, con la consapevolezza però che il giorno dopo l’avrei rivisto, e che per un motivo o per un altro quel bacio non era l’ultimo.
Infondo la neve l’avevo un po’ perdonata.

Buongiorno lettrici.!!
Eccomi qua, un po' fuori stagione con il capitolo natalizio.!
Sarà che amo il Natale, ma è come nella precendete storia e uno di quelli che ho amato scrivere maggiormente :D
Detto ciò torniamo a noi. Sono passate due settimane dagli avvenimenti di New York, ma nonostante la situazione abbiamo un'Elena finalmente più serena. Le cose non sono andate assolutamente come desiderava, ma almeno ora è più consapevole, e sa comunque, che nonostante i problemi, Damon è ritornato a far parte in qualche modo della sua vita. Inoltre siamo sotto le feste, e il nostro Salvatore è tornato anche lui a casa, e cosa che porterà per caso i nostri Delena a incontrarsi sotto la neve. Damon la ama, ed è difficile per lui scappare da i suoi sentimenti, quindi inaspettatamente la bacia, ma le ricorda che per ora, le cosa non possono funzionare tra loro, nonostante i loro sentimenti.
Elena è parecchio confusa riguard le sue azioni, ma per ora sa che avrà ancora un po' di tempo per godersi quantomento il suo migliore amico durante le feste, e provaremagari a fargli cambiare idea. Ci riuscirà.??
Lo scoprite tra qualche giorno.!!
Spero vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio sempre chi mi segue.
Un grosso bacio 
A.

 

  
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