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Autore: Maggie_Lullaby    04/05/2009    6 recensioni
Lexi è una sedicenne testarda e dalla lingua affilata che vive in un mondo tutto suo pieno di ideali e stili di vita.
Maggie è una ragazza timida a innocente, incapace di dire di no e di vivere tranquillamente la sua vita.
Maryl è una ventenne che aspira a una grande carriera, ma è bloccata da un padre testardo e da due sorelle che hanno bisogno di lei.
La vita di tre sorelle si mescola a quella dei Jonas Brothers
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Ciao ragazze!!

Scusate il ritardo ma non sono riuscita ad aggiornare prima, sono tornata mercoledì sera da una gita di tre giorni a Strasburgo che non consiglio in questi giorni, fa un freddo cane!! Per di più la mia mammina ha avuto la splendida idea di ripartire e non ho portato il computer ... Comunque questo è un altro capitolo un po' triste soprattutto per … no aspettate non vi dico altro, è meglio se leggete. Ho come l'impressione che voi però al posto di essere tristi ve ne rallegrerete …

Ho notato che le recensioni sono ancora calate … vorrei capire il motivo.

Ecco qui i ringraziamenti:

Potterina Weasley: allora siamo daccordo, facciamo giovedì alla fontana di Trevi va bene? Sono curiosa di incontrare tua figlia, allora la nascondiamo sotto i tuoi abiti premam? Perfetto! Spero che il mal di testa ti sia passato presto … un bacione amore!! Ti amo di bene!!

DarkViolet92: sta tranquilla la reazione di Lexi di fronte alla rivelazione di Maggie sulla partenza del padre sarà … è meglio se leggi. Un bacione!

jeeeee: che ti posso dire tesoro?? Joe ha due fette di cetrioli sugli occhi, ma aspetta e vedrai, mi sa che questo capitolo ti piacerà. Un bacione amor!!

EllieGoodman: come ti ho già detto fa niente per la recensione microscopica. Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche per questo sia uguale. Un bacione!!

ada12: sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche per questo sia uguale!! Un bacio!

Capitolo 12. Goodbyes

Lexi non sapeva neanche perchè si trovava lì, in aeroporto, per salutare suo padre che stava partendo per Miami e lasciarle per sempre.

Da due settimane Lexi e Peter si evitavano, a mala pena si incrociavano e le cose erano semplificate dal fatto che il signor Campbell era immerso nel trasloco per Miami.

- Non ci voglio andare! - aveva detto la rossa a Maryl incrociando le braccia al petto, - dovessi incatenarmi a questa sedia per il resto della mia vita – fece come per ripensarci – beh tutta la vita no, magari finché nostro “padre”, se lo si può definire tale, non sparisce e se ne va da questa casa.

La bionda l'aveva guardata di traverso.

- Lexi nonostante il suo comportamento è comunque nostro padre, non devi fare tanto, devi solo accompagnarmi in aeroporto insieme a Maggie, dirgli un semplice “ciao” e poi, se vuoi, abbracciarlo – vide la smorfia della sorella, - ho detto se vuoi.

E così Lexi si era ritrovata nell'aeroporto di Los Angeles davanti a una Maryl fintamente disperata, era sempre stata brava come attrice, che piangeva sommessamente sulla spalla del padre e una Maggie realmente triste che cercava di trattenere le lacrime davanti alla gemella e teneva in mano una delle valigie del genitore, gli occhi gonfi e arrossati.

- Sicura che non vuoi venire con me, pulcina? - chiese Peter stringendo la figlia maggiore, ancora appoggiata alla sua spalla.

- Si … si papino, sono ...sicura, Maggie e Lexi hanno bisogno di me – disse Maryl con risolutezza, trattenendosi appena dal sussultare alle parole “venire con me”.

- Daccordo figlia mia, ti chiamo quando arrivo – la abbracciò, - ti voglio bene.

- Anche io papà, tanto – disse la bionda, sincera. Nonostante tutti i suoi difetti, Peter era sempre suo padre e gli voleva bene, in fondo.

L'uomo si staccò da lei e si avvicinò a Maggie, gli occhi ancora ben abbassati a terra.

- Maggie – disse Peter, - abbracciami.

La ragazza obbedì all'istante e lo strinse forte.

- Ti voglio bene, papà – ammise, - tanto.

- Anche io Maggie – si sciolse da lei, - stammi bene.

Toccava a Lexi, si fissarono guardandosi per qualche secondo, poi Peter si avvicinò alla figlia minore e le diede un leggero buffetto sulla testa.

- A presto Alexandra – borbottò. - Bene ora devo andare, perdo il volo altrimenti.

La rossa ignorò il fatto che mancava ancora un'ora alla partenza dell'aereo per Miami.

- A presto ragazze! - urlò andandosene e confondendosi nell'infinità di persone che stavano prendendo un volo.

Maryl e Maggie osservarono la folla di passeggeri pronti a imbarcarsi, gli sguardi concentrati a trovare il genitore.

- Ehi! - le distrasse Lexi. - Andiamo via, per favore? Non ci tengo a stare ancora nello stesso luogo con nostro padre.

Maggie avrebbe tanto voluto ribattere, dire che voleva ancora stare lì per qualche istante, salutare decentemente il padre e vederlo sorridere nella sua direzione. Ma come al solito rimase in silenzio, incapace di ribellarsi e annuì rigida.

Maryl sbuffò, fissò la sorella dai capelli ramati, si scostò una ciocca di capelli dagli occhi e le appoggiò con delicatezza una mano sulla spalla.

- Va bene, andiamocene, Maggie sei pronta? - chiese avvicinandosi alla mora e stringendola a sé.

- Si, ci sono, perché non dovrei? - chiese con un falso sorriso e si avviò per prima.

Le altra due sorelle la seguirono a poca distanza.

- Finalmente papà se n'è andato – disse Lexi, insensibile, - non ce la facevo più a sopportarlo, gli vorrò anche bene, nel profondo, molto, molto nel profondo, ma è asfissiante come genitore.

Maryl la guardò con un'espressione mista fra incredulità e una smorfia.

- Per noi due sarà ancora così, ma per Maggie no, le ci vorrà del tempo per abituarsi e tu non fare battutine sulla partenza di papà, chiaro? - chiese la bionda, severa.

- Io fare battutine?! - domandò sarcasticamente Lexi. - Come puoi dire che farei una cosa del genere, non sono Joe io … - si perse nei suoi pensieri.

- Lexi, tutto okay? - chiese la maggiore.

-Si, si, andiamo? - e aumentò il passo per uscire dal aeroporto.

La ventenne la seguì con passo svelto e non rallentò finché non raggiunse le due sorelle, che camminavano fianco a fianco a braccetto.

Maryl non ne era certa, ma a suo parere la cose sarebbero cambiate, e in meglio.


Non posso giurare

che ogni giorno sarò

bello, eccezionale, allegro

sensibile, fantastico

ci saranno dei giorni grigi

ma passeranno sai

e spero che tu mi capirai

(Io ci sarò, Max Pezzali)


- Intervista alle undici? Fatto. Meeting con le fan all'una? Fatto. Concerto promozionale per promuovere il nostro nuovo disco alle quattro? Fatto. Bene, sono le cinque e possiamo divertirci, che facciamo? - chiese Joe in camera di Kevin saltando dal letto del fratello maggiore alla scrivania per poi tornare a saltare come un bambino sul materasso.

- Joe ti fermi un momento? Mi fai venire mal di testa – si lamentò Nick appoggiando la testa alla finestra. - Sono esausto.

- Concordo – ammise Kevin, seduto sul tappeto, la schiena appoggiata a una parete. - Non potremmo rilassarci? Solo per qualche ora, giusto il tempo prima del servizio fotografico di questa sera.

- Femminucce – commentò il mezzano. - Io sono pieno di energia!

- Ecco perchè non esci, allora? E lasci dormire noi? - domandò il minore alzandosi barcollando a causa del sonno.

- Bravo Nick, hai ragione, Joe sparisci – ordinò il maggiore.

- Ma … - iniziò Joe.

- No.

- Neanche se …

- No.

- Ma potrei …

- No.

- Che palle che sei Kevin! - borbottò Joe. - E io con chi dovrei uscire?

Nick e Kevin alzarono gli occhi al cielo.

- Sai Joe hanno inventato un nuovo apparecchio chiamato amico. Ne hai mai sentito parlare? Chiama Lexi o Maggie o Maryl o un altro della tua moltitudine di amici e esci con loro, poi tu non avevi una ragazza? - chiese acido Nick.

- Va bene, ho capito, evaporo – si arrese il mezzano.

- Bravo – dissero in coro Nick e Kevin.

- Ecco qual'è il bello di avere dei fratelli – disse Joe uscendo. - Ti cacciano di casa, voglio essere rimborsato per aver passato diciannove anni della mia vita con degli idioti.

Una voce trattenne rumorosamente il fiato, il mezzano si voltò e si ritrovò davanti a Frankie, i capelli spettinati e una mano davanti alla bocca.

Il piccolino indicò il fratello con una mano tremante.

- Hai detto una parolaccia! - lo accusò.

- Idiota non è una parolaccia – si difese lui.

Frankie trasalì nuovamente.

- L'hai detta di nuovo!

Joe sospirò, a volte si chiedeva in che razza di famiglia era cresciuto.

- Non lo dirai alla mamma, vero? - domandò Joe avvicinandosi al fratellino con dei saltelli che fecero sorridere il piccolo Frankie.

Il bambino scosse la testa.

- No.

Il diciannovenne tirò un sospiro di sollievo.

- A una condizione.

Condizione? Condizione?! Da quando esistevano delle condizioni con i propri fratelli?

- E quale sarebbe? - domandò Joe guardandolo con un occhiataccia e si trattenne a mala pena a dire “e quale sarebbe microbo?”.

- Beh – disse Frankie massaggiandosi il mento con aria furbetta. - Potresti accompagnarmi in questo momento da un mio amico.

- No c'è problema – accettò subito Joe, - se non ti spaventa la mia guida.

Era noto a tutti che la guida di Joe non era delle migliori, insomma era lui il ragazzo che aveva rischiato di distruggere il tour-bus quando aveva provato a guidarlo.

- Forse ti voglio chiedere un'altra cosa – aggiunse Frankie, - non lo so.

Il quel momento il cellulare del ragazzo lo salvò, lo afferrò con un movimento fulmineo e rispose senza guardare il numero del mittente.

- Pronto? - rispose.

- Ehi Joe, sono io – disse una voce femminile.

- Sasha amore mio, come stai? - chiese il ragazzo con rinnovato entusiasmo.

- Bene, bene – disse lei frettolosa.

- Mi hai salvato, ti devo un enorme favore, che ne dici se uno di questi giorni ceniamo al Louvre? E' un nuovo ristorante francese, si dice che si mangia benissimo e …

- Joe possiamo parlare? - chiese la ragazza. - E' importante.

Il ragazzo rimase un po' perplesso.

- Va bene ma perchè? - chiese grattandosi la testa.

- Non mi va di parlarne al cellulare, vengo io da te oppure …? - chiese Sasha con voce triste e malinconica, non era mai stata così, non con Joe perlomeno.

- Vengo io da te – disse subito il ragazzo.

- Oh, va bene – sussurrò la diciottenne.

- Sasha, va tutto bene? Sei … strana – notò il mezzano, preoccupato.

- E' una cosa urgente Joe, beh si tratta di noi due – mormorò triste lei, - della nostra relazione, ma, ti prego, non te ne voglio parlare al telefono.

A Joe venne un colpo, sentì la testa girargli all'improvviso e gli occhi pungergli di lacrime, di sicuro ciò di cui la sua ragazza voleva parlargli non era una bella cosa, per lui se non altro.

Ma amici mai

per chi si cerca come noi

non è possibile

odiarsi mai

per chi si ama come noi

basta sorridere

(Amici mai, Antonello Venditti)


- Voglio dormire – biascicò Nick stendendosi sul tappeto della camera del fratello maggiore.

Kevin borbottò qualcosa di indecifrabile e si rigirò nel suo letto in una posizione più comoda.

- Eh? - domandò il sedicenne confuso. - Che hai detto?

- Vai in camera tua a dormire – ripeté Kevin distrutto. - Così stai più comodo.

- Non ho la forza – sentenziò Nick.

Il maggiore grugnì.

- Fa come ti pare, buona notte.

- Ma se è pomeriggio!

- E chissenefrega, dormi Nick – ribatté Kevin.

Il minore chiuse gli occhi e fece per addormentarsi quando un suono cristallino, acuto e in quel momento infinitamente fastidioso suonò.

- Chi diavolo è a quest'ora?! - sbraitò Kevin.

- Kev sono le cinque, potrebbe essere chiunque! - esclamò Nick afferrando il proprio cellulare dalla tasca dei jeans.

- Chiunque sia sta rompendo le scatole! - borbottò il ventunenne coprendosi la testa con un cuscino.

Nick lo ignorò e rispose al telefono con aria scocciata.

- Pronto? - domandò.

- Ehi Nick, ti disturbo? - chiese una voce femminile, perfettamente riconoscibile.

Se fosse stata una persona chiunque, come un vecchio amico, avrebbe risposto che si, stava disturbando e tanti saluti, ma come rispondere così a Maggie?

- No, figurati – disse il ragazzo ancora sdraiato a terra.

- Ah bene, sai oggi mio padre è partito – il ragazzo avvertì una nota di disperazione nella voce della ragazza.

- Oh, cazzo è vero! - Nick scattò in piedi all'istante. - Mi dispiace Maggie, mi sono dimenticato! Come è andata? Tu stai bene?

- Si, sto bene, beh Lexi sta meglio di me di sicuro, ma è ovvio, non vedeva l'ora che partisse. Mi dispiace solo che, beh io e mio padre non abbiamo avuto il nostro lieto fine, sai come nella favole? … Scusa sto parlando a vanvera – lei arrossì imbarazzata.

- No, non stai parlando a vanvera e, ora come ora, potresti dire le più grandi cavolate del pianeta e non mi interesserebbe – rispose Nick uscendo della stanza del maggiore, che lo guardava malevolo.

- Grazie Nick, sei un amico – disse la ragazza.

Lui sorrise.

- Vuoi che venga da te? - domandò. - Ti faccio un po' di compagnia.

- No, voglio stare al telefono, parliamo un po' – consigliò la ragazza.

- Okay – disse Nick entrando nella propria camera e chiudendo la porta a chiave dietro di sé e sedendosi sul grande letto al centro della stanza.

- Che mi racconti? - chiese la ragazza imitando inconsapevolmente Nick e sedendosi sul suo letto avvicinando le gambe al petto.

- Beh non molto, oggi ho avuto un concerto, un incontro con le fans, un'intervista e fra qualche ora ho un servizio fotografico – spiego il cantante.

- Meno male che era non molto – sorrise la ragazza.

- Si, direi che noi due abbiamo due vediamo in modo diverso le cose – rifletté Nick.

- Già – mormorò Maggie. - Io invece fra poco vado in biblioteca per il mio turno, oggi a scuola è stato quasi un suicidio, dico sul serio, mi sa che uno di questi giorni uno dei miei compagni di classe verrà ritrovato morto suicida!

- Ah, e perché? - domandò lui.

- Dai! Ti ho raccontato della mia prof di arte, vero? Quella dalla personalità multipla – spiegò la ragazza.

- Si, mi ero dimenticato, ma perchè che ha fatto?

- La settimana scorsa aveva detto a tutta la mia classe che eravamo un disastro, che eravamo negati a disegnare e che ci voleva bocciare tutti, ha preso il mio disegno e ha detto che è orribile. Oggi, invece, continuava a elogiarci, dicendo che noi siamo i veri Futuristi e che vuole mandare i nostri disegni a una mostra. Questo mi riporta alla teoria della personalità multipla – continuò Maggie.

Nick rise, ridere con lei era facile, semplice come respirare.

- Certo che veniamo da due mondi diversi – notò la sedicenne. - Io ti racconto della mia lezione di arte e della mia prof pazza mentre tu dei tuoi concerti, servizi fotografici e interviste.

- Hai ragione, ma a me non interessa, tu che dici? - domandò il ragazzo.

- No, non mi interessa.


E …

vuoi da bere

vieni qui tu per me

te lo dico sottovoce amo te

come non ho fatto in fondo

con nessuna

resta qui un secondo

(E …, Vasco Rossi)

Joe si sedette sul letto di Sasha e la guardò fissa negli occhi, gli sembrava diversa dal solito, i capelli neri erano raccolti in una coda, non era truccata, vestita semplicemente con una tuta. Non era lei.

- Di cosa volevi parlarmi? - domandò il diciannovenne, da una parte desideroso di sapere e dall'altra nolente nell'apprendere la notizia.

L'attrice sospirò triste e si sedette affianco a lui, attenta a non sfiorarlo neanche con un dito.

- Sasha, per favore che sta succedendo? - chiese Joe.

Lei lo guardò con i suoi occhi color del cielo terso, ma che quel giorno sembravano velati da una strana ombra, il viso era più pallido del solito e aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi come se non avesse dormito per tutta la notte.

Mi ha tradito?, pensò inconsapevolmente il ragazzo ma scacciò quel pensiero dalla testa.

- Volevo parlarti di noi due – disse Sasha, - per una cosa molto urgente che è accaduta in questi giorni.

- Cioè? - domandò il vocalist.

- Prima fammi dire un'altra cosa – lo interruppe la diciottenne, - voglio dirti che noi due stiamo benissimo insieme e che io ti amo Joe.

- Anche io ti amo – disse subito il giovane. - Tantissimo.

Sasha abbassò il capo dispiaciuta.

- Ma si è verificato un problema – disse lei. - E io devo fare una scelta importante e credo di averne già fatta una.

Joe aspettò con ansia la notizia, ma ciò che ricevette fu un debole singhiozzo della ragazza.

- Oh amore! - esclamò lui e cercò di abbracciarla, ma lei si scansò e si alzò dal letto per non farsi avvicinare da lui.

- Non devi chiamarmi amore! - urlò lei. - Io ti sto per spezzare il cuore, lo capisci o no? Dovresti odiarmi per quello che ti sto per fare! - si coprì la faccia con le mani.

- Perchè spezzarmi il cuore? - chiese lui con voce roca mentre centinaia di possibilità iniziarono a vagargli per la testa.

Sasha fece un respiro profondo.

- Mi hanno offerto un ruolo in un famoso film che stanno per girare – alzò la testa verso il ragazzo – come protagonista.

Joe non capiva, era solo contento per lei, un film famoso, un'occasione come protagonista … era tutto quello che Sasha aveva sempre desiderato.

- Qual'è la complicazione? - domandò. - Stai per fare un film famoso, sono contento per te, non vedo problemi.

La diciottenne lo guardò con occhi compassionevoli.

- Non sarà girato a Los Angeles Joe.

- Cosa scusa? - chiede il ragazzo.

Lei fece un respiro profondo, come per prendere forza.

- Si tratta di un film girato nell'800, il mio sogno ti ricordi? Il mio agente ha scoperto di questa nuova realizzazione e mi ha fatto fare un provino come attrice non-protagonista. Qualche giorno fa mi hanno telefonato e mi hanno detto che mi hanno presa come protagonista!

Il cantante restò immobile, senza cambiare l'espressione del bel viso.

- Nella pellicola ci saranno vari attori famosi, come Leo di Caprio, George Clooney, Natalie Portman! E sarà girato in Sudafrica e in Australia – continuò la ragazza con un velo di tristezza mentre pronunciava l'ultima frase.

- Per quanto? - chiese Joe guardandola. - Tre mesi?

Sasha scosse la testa mentre una lacrima solitaria le attraversava il viso.

- Un anno.

- Ah – disse Joe semplicemente.

La diciottenne gli si avvicinò.

- Io non so te, ma non me la sento di avere una relazione a distanza. Si trattasse di pochi mesi, ma è un anno Joe. E' troppo, non riuscirei a tenere fede al mio impegno e lo sai, tu si ma io no – ammise la ragazza.

- Capisco – mormorò il vocalist sotto schock. - Fra quanto dovresti partire?

- Una settimana – sussurrò Sasha.

- Così presto – il ragazzo chiuse gli occhi.

- Non voglio che tu mi accompagni in aeroporto – disse lei. - Non voglio vederti per tutto il tempo che resterò qui, sarebbe troppo duro per entrambi.

- Perciò questo è un addio? - domandò Joe alzandosi e guardandola fissa.

- Si Joe, mi dispiace tanto – e lui capì che era la verità.

- Anche a me – sussurrò il diciannovenne.

Sasha si avvicinò e gli diede un leggero bacio su una guancia.

- Ti vorrò bene per sempre.

- Anche io Sasha, per sempre – si allontanò da lei e si voltò un'ultima volta prima di uscire dalla stanza. - Addio.


Continua ...

  
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