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Autore: Phoenix Mars Lander    18/09/2016    2 recensioni
Imprecate mentre vi sposto verso un piano che non è quello previsto. Alle mie scale piace cambiare e a voi no, voi state bene dove siete, o forse state male dove siete, ma non lo ammettete.
~ Drarry. Hogwarts POV, perché scrivere deliri è sempre bello.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Infradiciarsi d'impronte digitali









Mi hanno guarito, dopo la guerra, come ha fatto Madama Chips per anni con le vostre ossa, mi hanno fatto ricrescere le aule, somministrandomi incantesimi su incantesimi, e sono venuti a visitarmi tutti i giorni, borbottando diagnosi e stime sui tempi: a quanto pare la mia convalescenza dava sempre grandi risultati. Mi hanno fatto incessanti trasfusioni di mattoni, iniezioni di cardini e soprammobili e tavoli, trapianti di calderoni e letti e gradini nuovi.
Poi siete arrivati voi. Direttamente dall'Espresso scarlatto, con le braccia appesantite dai bauli, dai gufi recentemente acquistati e da Marchi Neri mai completamente svaniti.
Siete arrivati voi e ora vi studiate fuori dai miei cancelli, come due animali feriti che non sanno se valga ancora la pena attaccarsi, azzannarsi, incolparsi. Vi studiate nella mia Sala Grande il primo giorno del vostro ottavo anno di scuola, durante la cerimonia di Smistamento, da una parte all'altra della stanza, come se il resto del mondo fosse trasparente, fosse fantasma.
Vi studiate nelle aule mentre altre persone vi parlano, vi cercano, vi idealizzano, vi odiano. Vi trovate nei miei corridoi mentre i vostri amici vi danno per dispersi, per irrecuperabili, per persi. Eppure voi vi sforzate di accontentarli, per un mese o due, vi sforzate di essere chi dovete essere, vi sforzate di mettere a fuoco il mondo con le iridi spente e i muscoli che vanno avanti meccanicamente e le risposte che vi escono automatiche.
Vi sforzate di non parlarvi, perché tornare a litigare e ad ammazzarvi sarebbe come ridurmi di nuovo in macerie, sarebbe vanificare la mia ricostruzione. Ma siete umani, voi, dopotutto, nonostante tutto, ed esplodete a un certo punto, per una cosa minima, un commento, una presa in giro, e vi spingete a vicenda le scapole contro i miei muri, con qualcosa di feroce e furioso e vivo che vi brucia negli occhi.
Il Platano Picchiatore si dimena e sferra colpi in lontananza, a qualche studente poco accorto dei primi anni, e voi qui che non siete da meno, che vi massacrate, vi schiantate per terra, v'incassate nelle mie porte di legno, lasciandomi aloni di sangue addosso, facendo scorrere lungo le mie pareti dei lamenti di dolore, degli insulti buttati fuori a polmoni ansimanti, dei gemiti gutturali mal soffocati.
Li vedo da metri e metri di distanza, io, i bolidi che vi colpiscono, ma il crack delle vostre ossa posso immaginarlo, anzi, posso ricordarlo, perché l'ho sentito tante di quelle volte che ho perso il conto, lo sento quando vi distruggete gli zigomi e le mascelle e lo sterno. E vi sento anche quando camminate stretti l'uno all'altro sotto il Mantello dell'Invisibilità e mi calpestate frettolosamente, convinti che nessuno possa percepirvi, mi attraversate quasi tutte le notti per raggiungere la Stanza delle Necessità, la Sezione Proibita, le aule vuote.
Imprecate mentre vi sposto verso un piano che non è quello previsto. Alle mie scale piace cambiare e a voi no, voi state bene dove siete, o forse state male dove siete, ma non lo ammettete.
Poi vi dividete e rimanete nei sotterranei o nella torre di Grifondoro ad occhi spalancati, a guardare i miei soffitti finemente decorati e vederci voi stessi. Vederci i vostri movimenti, i vostri abbracci che per voi non valgono veramente, che non sono reali, vi dite, vi ripetete, vi mentite, perché i gesti d'amore non sono mai totalmente autentici se nascono cavalcando gli orgasmi.
Mi fate male, vi fate male, quando rimbombano nei miei corridoi deserti le parole Ginny Weasley, Astoria Greengrass, Lucius Malfoy. Sbattete le mie porte e mi fate esplodere addosso ampolle piene di pozioni che avrebbero dovuto colpire i vostri corpi, mi assordate mentre urlate nelle stanze insonorizzate, mentre vi gridate vaffanculo e tu non sei niente per me e il resto del mondo non vi sente, non vi trova, non vi vede.
Fuori nevica e voi ve ne state ai bordi, non v'incontrate mai, restate seduti ai miei antipodi. Harry mi fa cadere addosso qualche frammento di cioccolato, quello che gli ricorda il lupo mannaro. Draco ricomincia ad avere boccette di vetro vuote sul comodino. L'Incanto Patronus ancora non gli riesce.
Poi le lezioni riprendono e voi riprendete a inseguirvi, istintivamente, inconsciamente, e andate sempre più veloci, andate a cento chilometri orari e vi scontrate come due Firebolt in corsa nel bagno dei prefetti, i boccini d'oro attaccati ai vostri rispettivi palati.
Sgattaiolate fuori tremanti per il freddo, coi nasi rossi e le mani nelle tasche dei cappotti e poi tornate tre, quattro ore dopo con l'equilibrio precario, le labbra che sanno di Whiskey Incendiario, mi sbattete contro in continuazione, vi accasciate nelle cucine e vi sciogliete lì, gli occhi chiusi e le mani sotto i vestiti. È per scaldarvi, vi dite, è perché l'alcool vi congela le falangi. Eppure le vostre dita erano bollenti, prima, contro i miei mattoni.
È buio nei miei corridoi ma voi vi vedete lo stesso, come se aveste un Lumos perenne addosso, una capacità innata di Materializzarvi sempre davanti allo sguardo dell'altro.
Mi tenete sveglia quasi tutte le notti, mentre parlate dei Cannoni di Chudley, degli impieghi al Ministero, dei Thestral che potete osservare entrambi, dei Dissennatori che hanno divorato l'anima di Lucius. Vi divorate anche voi, sul pavimento della Torre d'Astronomia, con le stelle che vi guardano e cercano di capire quale forma abbiate, se siete uno o siete due.
Quando le mie pareti vengono illuminate dai raggi del sole, voi vi sussurrate insulti, maledizioni, minacce, e poi le parole d'ordine delle vostre Case.
A volte vi scambiate un paio di battute, interagite civilmente durante le lezioni e gli altri vi scrutano, vi lanciano sguardi di cui non vi accorgete, occhiate che vi trapassano e colpiscono me. Lumacorno vi mette insieme a lavorare a Pozioni e i calderoni di Harry non esplodono più. Per questo risultato potreste ottenere una Felix Felicis, si congratula l'insegnante un giorno, e voi stringete la presa sul tavolo, le labbra che trattengono a forza il sorriso. Forse non vi serve, la Felix, adesso.
Gli studenti parlano, esaminano, ipotizzano una tregua ambigua fra un ex Mangiamorte e il Salvatore del Mondo Magico, spettegolano. Ma, se anche vi cercassero sulla Mappa del Malandrino, ci sarebbe sempre una stanza che non vedrebbero.
Sussultate mentre vi sposto verso un piano che non è quello previsto. Alle mie scale piace cambiare e voi non lo sapete, se state bene o state male dove siete, non sapete se chiedervelo o tacere.
Perché la Sezione Proibita è eccitante, è intrigante, ma diventa un problema quando tutti i libri che cercate sembrano essere finiti lì, e voi potete tornarci solo di notte, di nascosto, mentre temete di essere scoperti da qualcuno.
Quando rigettate i vostri sentimenti nei sotterranei e accanto ai drappi oro e rossi, lo fate davanti a persone che non sono i diretti interessati. Mi colpiscono di striscio due Expelliarmus, tre insulti mirati e poi quattro abbracci addossati a un paio dei miei muri.
V'incontrate a metà strada e Ron digrigna i denti e sibila Malfoy, se gli spezzi il cuore ti spezzo le gambe. Blaise risponde con le stesse identiche parole, solo sostituendo Malfoy con Potter. Pansy alza gli occhi al cielo. Hermione sorride.
La Sala Grande sussurra, bisbiglia, mormora, mentre oltrepassate la soglia e vi salutate con un cenno della testa e basta, perché il pensiero di tenervi per mano è vomitevole e scambiarvi parole melense vi farebbe rimettere la colazione, ma alla fine dirvi ti amo non è poi così male.
L'ultimo giorno di giugno eseguite due Incanti Patronus per avvertire i vostri amici che siete solo un po' in ritardo. Due cervi splendenti mi attraversano.
Ridete mentre vi sposto verso un piano che non è quello previsto. Alle mie scale piace cambiare e voi lo sapete, che state meglio dove siete arrivati insieme.












Author's corner ~
Dopo aver scritto una Drarry basata su un errore di battitura e un'altra incentrata su un Pensatoio, mi sembrava giusto completare questa trilogia di deliri con una Hogwarts POV. Beh, finché non m'internano io continuo :')
Dedico questa fanfic a tutti coloro che hanno recensito le mie storie o mi hanno scritto per farmi sapere cosa ne pensassero: sto per iniziare la seconda metà di un percorso da cui dipendono le sorti del mio sogno più grande e dire che sono alquanto agitata e insicura e terrorizzata è dire niente. Perciò grazie per le vostre bellissime parole e rassicurazioni, sono servite più di quanto immaginiate.

 
  
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