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Autore: Fin Fish    04/05/2009    2 recensioni
"Kagome, giovane ladra in grado di rubare qualsiasi cosa con riflessi e agilità pari ai demoni. Custode non riconosciuta di un piccolo tempio circondato di leggende. La più spaventosa narra della sfera degli Shikon, un artefatto pericoloso in grado di portare sventura. Si credeva estinto...". Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!

Eccomi qui, come sempre, pronta con un nuovo capitolo da mostrarvi =).
Allora, eravamo rimasti al risveglio di Kagome, giusto?

Bene, ora vi lascio a questo piccolo capitolo con una piccola entrata in scena di…
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

21° Capitolo: Un peccato non svanisce con le lacrime.

 

Kikyo e Kagome rimasero a fissarsi per un lungo istante.
La giovane miko non si era aspettata di vederla comparire, assieme ad Inuyasha come se non bastasse.

Con un cenno del capo, Kikyo le indicò l’uscita della capanna.
Kagome, benché titubante, decise di seguire la sorella.
Il maleficio non era ancora cancellato, avvertiva il peso dovuta all’assenza del sigillo sul collo.
Inuyasha era stato bravo, era riuscito a spezzare quello senza ucciderlo.
Ora veniva la parte più difficile, riuscire a vincere la maledizione con le sue sole forze altrimenti sarebbe morta.

-Immagino che tu l’abbia capito-, prese parola Kikyo, fermandosi poco distante dalla capanna.
Kagome annuì.  –La maledizione è ancora presente, la sento nella mia anima-, spiegò Kagome, portandosi una mano al petto.
Indossava ancora il suo abito ninja, ma non aveva avuto modo di cambiarsi in quel breve lasso di tempo.

-Inuyasha è stato in grado di spezzare il sigillo, ma non può veramente salvare la tua anima-, continuò Kikyo, mentre alcuni Shinidamachou la affiancavano, portando con loro le anime dei morti.

Kagome la fissò imperscrutabile, mentre centinaia di anime danzavano attorno al corpo della sorella.

-Kagome, cosa hai intenzione di fare d’ora in poi?-, domandò Kikyo, avvicinando a se alcune anime.
-Cosa intendi?-.

-Riuscirai a vivere portando con te il peso dei tuoi peccati?-, chiese, esplicitando meglio il soggetto della sua domanda.
Kagome chinò il capo, fissando un punto indefinito del suolo e chiudendosi a riccio.

Kikyo non la incoraggiò a parlare, conoscendo il carattere della sorella probabilmente l’avrebbe soltanto fatta chiudere in se stessa ancora di più.

Kagome si morse il labbro inferiore, serrando le mani in pugni e sollevò di scatto il capo.
Ricambiò con intensità lo stesso sguardo serio e posato della sorella.

-Un peccato non può svanire con le lacrime-, disse, risoluta e senza scostare lo sguardo da quello della miko davanti a lei.

-Questo mi ripeteva il mio maestro. Per quante lacrime io versi, per quante ne abbia versate… Quello che ho fatto non può essere cambiato-.
In quel momento, l’immagine del massacro si ripropose davanti ai suoi occhi.
L’agghiacciante scena di morte e sangue la colpì in pieno, scuotendo la sua anima.
Sentiva il suo corpo tremare, mentre il cuore batteva furioso nel petto.

Tuttavia, stavolta era diverso dal passato. Stavolta non avrebbe scostato lo sguardo, avrebbe continuato a guardare quella scena fino in fondo.

Chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro.
Riaprì lentamente gli occhi; la scena di morte era sparita del tutto.
L’ombra di un sorriso si mostrò sul volto di Kikyo, mentre si avvicinava alla sorella.
Con un movimento rapido, raccolse la faretra poggiata in terra poco distante da loro; aveva previsto ogni cosa.
Estrasse una freccia e, con un movimento fluido, ferì la mano sinistra seguendo la linea bianca su di essa.
Kagome sgranò gli occhi, intuendo finalmente quali fossero le intenzioni della sorella maggiore.

Con un gesto brusco, Kikyo afferrò la mano destra di Kagome e con un dito tracciò una linea sulla cicatrice biancastra su di essa.
-Il nostro legame…-, mormorò Kikyo, mentre il sangue continuava a scendere lentamente dal taglio aperto.
-Kagome, il nostro legame è l’unica cosa che possa sciogliere quella maledizione. Ma dovrai dimostrare fede e coraggio-.
Kagome annuì leggera con il capo, afferrando la mano chiusa a pugno della sorella.
-Non intendo scappare-, proclamò seria.
Kikyo le sorrise, liberandosi senza sforzo dalla stretta leggera della sorella e, con un gesto rapido, la ferì alla mano.
-Combatti, altrimenti morirai-.
Kagome annuì, mentre lentamente chiuse gli occhi.
Le loro mani s’intrecciarono, unendo il loro sangue e creando un legame profondo, indissolubile che non poteva essere in nessun modo cancellato.

Chiuse gli occhi, permettendo ad una luce rosata di avvolgere il suo corpo e la sua anima.
Kikyo aveva chiuso gli occhi, l’espressione del volto era tesa e concentrata.
Kagome l’imitò, cercando di focalizzare la mente sulla sua risolutezza. Risolutezza che avrebbe potuto spezzare la maledizione.

Per un secondo la sua mente vagò nel nulla, cercando di riordinare i suoi ricordi per trovare quello che cercava.
Il momento della separazione.
Quando era stato il momento in cui, per la prima volta, si erano allontanate così tanto?

Era stato allora? Quando aveva saputo della maledizione?
No, era accaduto in due momenti diversi ma, sicuramente, era cominciato tutto da quando era tornata al villaggio di Musashi poco dopo la morte di Inu no Taisho.

 

Il piccolo tempio era avvolto da una forte cappa di silenzio.
Kikyo, l’ultima miko rimasta di guardia ad esso, stava rientrando nella sua capanna dopo aver compiuto le abituali preghiere del mattino.
Stava per accedervi, quando una figura poco distante la sorprese.
Era una ragazza di circa quindici anni.
I lunghi capelli scuri erano lasciati liberi sulle spalle, incorniciando un volto dai tratti malinconici e gentili.

Sgranò gli occhi per lo stupore, mentre osservava quella ragazza avanzare verso di lei.

Sentì gli occhi bruciare, prossimi alle lacrime, mentre osservava la sorella appena tornata  a casa.

<< Kagome >>.
Raggiante come non mai abbracciò di slancio la sorella, sentendo le lacrime solcarle il volto.
Non se ne curò.
Dopotutto erano lacrime di gioia.
Kagome rimase impassibile davanti a quella dimostrazione di affetto, anzi, sarebbe più coretto dire che si sentiva a disagio.

Era passato poco tempo dalla morte del nobile Inu no Taisho; sentiva ancora le sua mani lorde del suo sangue.
Un movimento rapido e preciso, allontanò la sorella maggiore da lei e la guardò indifferente.

<< Kikyo nee-sama, cosa desideri da me? >>, domandò Kagome, senza mostrare il minimo accenno di gioia.
Kikyo rimase stupita da quel comportamento, così diverso da quello con cui era partita.

<< Kagome, sono felice che tu sia tornata >>, disse, mostrandosi in ogni caso cordiale nei suoi confronti. << Nostra madre, sfortunatamente è venuta a mancare qualche tempo fa. Non c’è stato modo di rintracciarti, mi dispiace >>.
Kikyo scostò il capo, colpevole per aver nascosto alla sorella una simile notizia per così tanti anni.

<< E allora? >>, rispose semplicemente, portando una mano alla corda che reggeva la faretra sulle spalle.
Kikyo sollevò il capo sconvolta.
Gli occhi nocciola di lei, un tempo carichi di gioia e calore, ora erano molto più simili ad un lama di ghiaccio impenetrabile.

La miko si allontanò di qualche passo dalla sorella, fissandola di sbieco.

<< Kagome, come puoi essere così tranquilla? >>, chiese, visibilmente scossa dal comportamento della ragazza.

<< Semplice. Ho visto molte persone morire, persone a me care andarsene senza che io potessi fare nulla…>>. Una nota di malinconia velò la sua voce, per la prima volta, donandole un pochino di umanità.

<< Ho ferito molte persone. Kikyo nee-sama, io non sono più la bambina che ha lasciato questi luoghi. Ora sono cambiata, ma non temere. Come da accordi, prometto che ti proteggerò sempre >>.

<< Kagome…>>. Kikyo scosse il capo più volte, mentre continuava a indietreggiare, quasi a voler sfuggire allo sguardo di qualche youkai.
Cos’era accaduto alla sorella a cui era tanto legata?
Chi era quella ragazza dall’aspetto freddo e sicuro di se?

Kagome si allontanò nel folto della foresta, senza aggiungere altro.
Dopotutto, quello che era necessario da dire era stato detto e non aveva motivo di trattenersi oltre.
Aveva deciso; sarebbe divenuta una ladra, riuscendo a sfruttare gli allenamenti fatti con il nobile Inu no Taisho; senza dover uccidere più nessuno.
Una lacrima solitaria solcò il suo volto, mentre proseguiva per una meta indefinita.

 

Kagome sorrise mesta a quel ricordo.
Era stato allora.
In quel momento aveva detto addio a Kikyo, aveva detto addio alla sorella per dedicarsi alla sua vita e trovare il modo per espiare i suoi peccati.
La luce andò lentamente ad affievolirsi.
Un sottile filo di vento mosse i suoi capelli, mentre lentamente riprendeva coscienza della realtà.
La maledizione era stata tolta, ma non per questo avrebbe potuto veramente rilassarsi.

-Kikyo ascolta…-, esordì Kagome, ma quando sollevò il volto per cercare quello della sorella scoprì, suo malgrado, che non c’era più.
Si guardò intorno perplessa, ma della sorella non vi era più traccia.

Kagome sorrise mesta, mentre si diceva che, infondo, era meglio così.
Dopotutto, non avrebbe mai saputo ringraziarla come si deve però, forse, non sarebbe mai stato neanche necessario farlo.
I primi di raggi sole spuntarono da dietro le montagne circostanti, lambendo con il loro tenue abbraccio la foresta dove si trovavano.
Kagome tornò verso la capanna, scoprendo con sua gioia che non era la sola ad essersi svegliata tanto presto.

Inuyasha era poggiato con la schiena contro la parete della capanna, le braccia conserte sorreggeva Tessaiga.
Sentendo il rumore dei passi della ragazza, aprì lentamente un occhio e la osservò con attenzione.
Sembrava stesse bene, almeno dall’apparenza era così.

-Buongiorno-, annunciò la ragazza sorridendo, mentre si avvicinava a passo felpato all’hanyou.
Sango e Miroku dormivano ancora, quindi decise di parlare a bassa voce per non disturbarli.

Inuyasha non le rispose, ma alla ragazza andava bene così.
Si accovacciò davanti a lui, perdendosi nelle sue iridi ambrate come non faceva da tanto tempo ormai.
Mantenendo il sorriso in volto, Kagome tese la mano verso il suo viso e sfiorò delicata i lineamenti per poi fermarsi alle sue orecchie.
Le carezzò delicatamente, cercando di non arrecare fastidio all’hanyou.
-Mi sono mancate, sai-, disse sorridendo, lasciando lentamente la presa da esse.
Inuyasha la scrutò ancora, cercando di capire se quello che stava mostrando in quel momento fosse il suo verso aspetto.

Kagome si accorse dello sguardo intenso di Inuyasha, se ne sentì imbarazzata per un istante ma comprese subito che non poteva farci nulla.
Dopo quello che aveva visto nella sua anima, era chiaro che dubitasse della sincerità delle sue espressioni facciali.
Lei stessa ne era sorpresa.

-Va tutto bene, Inuyasha-, incalzò Kagome, notando che l’hanyou non si decideva a parlare.

-Sei proprio sicura?-, domandò, sollevando un sopracciglio e fissandola scettico.
Kagome non scostò il viso, continuando a fissarlo con la stessa intensità gli sorrise dolcemente.

-Certo-, rispose tranquilla, mentre posava una mano sul petto.  –Ti posso garantire che va tutto bene. Ora sono veramente in pace-.
Inuyasha sembrava ancora reticente a credere alle sue parole, ma dopotutto non valeva la pena insistere.
Se Kagome diceva che andava tutto bene, quale ragione poteva avere per negare quella realtà?.

Si guardò intorno, notando che Kikyo era sparita nel nulla.
Il suo odore era scomparso con lei.
Si morse il labbro inferiore, mentre si malediceva per non averla ringraziata in anticipo.

La miko si accorse dello sguardo spaesato e perplesso dell’hanyou, mentre vagava con lo sguardo alla ricerca di Kikyo.
Un moto di rabbia le salì nel petto, mentre serrava le mani in pugni.
-Se è Kikyo nee-sama che cerchi è andata via, non ha nemmeno aspettato che la ringraziassi-, mormorò acida Kagome, mentre l’hanyou la guardava perplesso.
-Capisco-, rispose affranto, trovandosi subito nella stessa situazione di Kagome.
Avrebbe voluto ringraziarla, infondo era merito suo se Kagome si era salvata.

La rabbia della miko aumentò, ma lei stessa non sapeva come spiegare quello strano sentimento che le divampava nel petto.

-Potevi seguirla, nessuno ti obbligava a restare-, replicò con rabbia, evitando accuratamente lo sguardo dell’hanyou.
Inuyasha continuava ad osservarla, mentre un sorriso ironico gli increspò le labbra.
Era buffa quando si arrabbiava in quel modo, anche perché era la prima volta che la vedeva comportarsi in quella maniera.
-Siamo gelose, vedo-, osservò l’hanyou, scrutandola con uno sguardo malizioso.
Kagome deglutì pesantemente.
Le sue guance cominciarono ad assumere una tonalità rossastra, tradendola completamente.
-Allora avevo ragione!-, esclamò l’hanyou, rincarando la dose.
Per la prima volta, dopo tanti anni, si sentiva scoperta e vulnerabile.
Era una sensazione spiacevole, ma allo stesso tempo sapeva che non sarebbe stata sola.
Inuyasha era lì per lei, come lo era sempre stato.
Serrando la mano in un pugno, si voltò verso di lui ricambiando il suo sguardo divertito con uno serio e deciso.

-Sì, hai ragione. La cosa ti disturba?-, chiese seria, lasciando senza parole l’hanyou.
Inuyasha rimase stupito per qualche minuto, ma poi sorrise e non poté trattenere una risata nel vedere il volto così serio di lei.
-Cosa ci trovi di divertente?-, domandò stizzita la ragazza.
Inuyasha tese una mano verso il suo viso, sfiorandolo con delicatezza per timore di ferirla ancora con i suoi artigli.
Kagome rimase paralizzata, mentre sentiva la mano di lui sfiorarle i contorni del viso per poi passare una mano tra i suoi capelli scuri.
Kagome chiuse gli occhi, abbandonandosi al dolce torpore che la stava invadendo e protese il volto contro la mano dell’hanyou, adagiandocisi meglio contro.

Inuyasha sorrise sincero, senza ilarità o altro, mentre osservava il volto di Kagome distendersi contro la sua mano.

In quel momento tanto tranquillo, il rumore sordo di qualcosa che cadeva a terra catturò la loro attenzione.

Il bastone di Miroku era scivolato dalle mani, cadendo a terra e interrompendo il contatto tra i due.
Il monaco li osservava con un sorriso ebete, mentre si passava una mano dietro la nuca.
Sango teneva il capo chino, mentre carezzava delicatamente Kirara al suo fianco.
-Non fate caso a noi, continuate pure senza problemi-, disse Miroku, ricevendo per tutta risposta un colpo in testa da Sango.
Kagome si sollevò da terra, mentre raccoglieva dal giaciglio il suo yukata.
Legò l’obi e raccolse la faretra e l’arco.

-Bene, io direi che è venuto il momento di riprendere le mosse-, annunciò Kagome, mentre osservava i suoi compagni osservarli pensierosi.
-Kagome-sama, non per essere disfattista, ma non abbiamo un percorso da seguire-, le ricordò Miroku.
Kagome si sedette ancora una volta a terra, trovandosi pienamente d’accordo con le parole del monaco.

-Io avrei una soluzione-, proclamò una voce anziana.
Inuyasha portò una mano al collo, sentendo qualcosa pungere e succhiare il suo sangue.

Con un gesto fulmineo e veloce schiacciò il piccolo insetto, lasciandolo ricadere lentamente sul palmo della sua mano.

-Ma guarda è Myoga-, esclamò sorpreso, mentre la piccola pulce si riprendeva.
-E’ passato molto tempo Inuyasha-sama-, disse la piccola pulce, mentre si ricomponeva.

Kagome si avvicinò per poter osservare meglio la piccola pulce, lo stesso fecero Sango e Miroku.
-Dimmi un po’ Myoga…-, esordì Kagome, mentre assottigliava lo sguardo contro l’anziana pulce. –Tu eri partito insieme a noi, si può sapere dove sei stato fino ad ora?-.
Myoga cominciò a sudare freddo, mentre gli sguardi di tutti si portavano su di lui.
-Eri fuggito in un luogo del tutto al sicuro, vero?-, continuò Kagome, mentre Myoga aveva preso anche a tremare leggermente.
-Bè…Ecco… in verità io stavo…-

-Scappando-, dissero in coro i ragazzi, lasciando la povera pulce senza parole.
-Ad ogni modo-, disse, tossicchiando leggermente per poter ottenere l’attenzione di tutti.
-Io credo di aver trovato qualcosa che vi possa tornare utile-.

 

**

 

L’alba si era alzata in fretta.
Era stato distratto da quell’inutile essere umano, tanto perdere completamente la cognizione del tempo.

Una inutile spreco di tempo, constatò disgustato Sesshomaru, mentre osservava i resti di quell’essere umano dalle dimensioni enorme.

L’aveva attaccato, ignorando a cosa andasse incontro e aveva avuto la fine miserabile che meritava.

Qualcosa attirò la sua attenzione, una lama dalla forte aura demoniaca si trovava legata alla cinta di quell’essere.
Quell’armava in se un qualche cosa che lo attirava, catturando la sua attenzione enormemente.

Aveva la lama lunga e affilata, l’impugnatura sembrava adattarsi enormemente alla sua mano.

L’aura demoniaca della spada fu soprafata dalla forza di Sesshomaru.
Di questo se ne compiacque, constatando che quella spada, pur non essendo all’altezza di Tessaiga, sarebbe stata il suo degno avversario.
Un odore catturò la sua attenzione.
Era diverso da quello che proveniva da quel patetico umano, ma ugualmente irritante.
Una  yasha comparve dal folto della foresta, reggendo tra le mani un ventaglio.
Indossava un kimono elegante sorretto da un obi giallo.
Dietro di lei, poco distante, si trovava un ragazzino umano.
-Tu sei Sesshomaru, vero?-, chiese la donna, mostrando un sorriso ironico sul volto.
Sesshomaru non le rispose, continuando a scrutarla con uno sguardo di ghiaccio.

-Ritira la tua spada, non ho alcun desiderio di battermi contro di te-, disse, indicando con un cenno del capo la spada tra le mani dello youkai.

Benché riluttante, Sesshomaru rinfoderò la spada ponendola assieme a Tenseiga.

-Sono lieta di constatare che l’aura demoniaca di Tokijin, la spada che hai appena ottenuto, sia stata sopraffatta dalla tua-, continuò, ma lo youkai restava freddo e silenzioso davanti a quella donna.

-Io sono Kagura, signora del vento e figlia di Naraku. Il mio padrone mi manda a dirti che sarebbe ben lieto di incontrarti di persona-.
Le ultime parole erano cariche di un velato avvertimento, ben colto dal fine udito dello youkai davanti a lei.
-Cosa vuole da me Naraku?-, domandò Sesshomaru.
Kagura scrollò le spalle, ignorando volutamente la domanda dello youkai.
In lontananza sentiva il ronzare dei Saimyosho, gli insetti che servivano Naraku.
Era chiaro che non si fidava di lei, quindi avrebbe dovuto fare molta attenzione a quello che avrebbe detto da quel momento in poi.

-Naraku si trova a nord, dovresti sentire la forza demoniaca che emana-.
Con un movimento fluido, Kagura aprì il ventaglio e in quel momento un forte vento si alzò da terra.
Un odore molto simile a quello della donna lo colpì in pieno.
La cosa lo attirava.
-Dì pure a Naraku che accetto il suo invito-, rispose Sesshomaru, cominciando a incamminarsi oltre Kagura.
-Un ultima cosa Sesshomaru-.
Lo youkai si volse verso la donna alle sue spalle.
Le sue iride rosso sangue erano lucide, come se stesse trattenendo le sue stesse emozioni.
Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere dentro di se le parole di avvertimento da dare a quello youkai.
Non poteva rischiare più di così, si era esposta moltissimo in quell’ultimo periodo.

-Se qualora dovessi riuscire a ucciderlo… Ti prego, fammi sapere che cosa si prova-.
Una ruga d’espressione solcò la fronte di Sesshomaru, mentre osservava quella donna andarsene assieme a quel ragazzino umano dallo sguardo vuoto.

 

**

 

Kohaku non aveva perso di vista per un solo istante il cadavere di Kyokotsu, uno dei membri degli Shinchitai.
Aveva provato un moto di orrore alla vista di quel corpo ferito a morte.
Qualcosa premeva nella sua mente, un ricordo lo perseguitava da qualche giorno ormai.
Una ragazza.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri legati in un coda con indosso un abito ninja come il suo, erano simili ma diversi.

Nel pensarla, sentiva la sua anima dilaniarsi e la mente si offuscava sempre di più.
Per quale motivo ricordarla procurava tanto dolore?

Questo si chiese Kohaku, mentre assieme a Kagura tornava verso il castello di Naraku.

 

E anche questo è andato *ouf*

Come avrete notato la battaglia contro Kyokotsu è stata volutamente evitata, dopotutto non ci sarebbe stato molto da descrivere infondo u.u.
Bene, ora passiamo all’angolo dei grazie:

Kaggy95:Grazie a te =), sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto =).

Indelebile:Evvai, sono doppiamente contenta di sapere che quella scena e il capitolo siano stati di tuo gradimento =). Spero si possa dire lo stesso di questo =).
Achaori:Grazie di cuore gioia =). Bè, devo dire che hai colto nel segno ma altre cose saranno svelate nei prossimi capitoli in modo più completo ed esplicito =).
Bene, al prossimo aggiornamento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

  
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