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Autore: Victoria93    18/09/2016    4 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Sai cosa sei? Una stronza. Una MALEDETTA stronza. Ti piace giocare a fare Dio, ti piace fingere d'essere perfetta, ti piace fingere di odiarmi, ti piace ripetere che ti faccio schifo, ma sono tutte STRONZATE. La verità è che tu non riesci a staccarti da me, non riesci a disprezzarmi come vorresti, non riesci a smettere! Proprio come me, Eliza. IO NON RIESCO A SMETTERE. Chiamala come vuoi; chiamala mania, ossessione, disturbo, non me ne frega niente! Ma smettila di raccontarmi balle, smettila di rendermi le cose ancora più difficili!".
"Che cazzo di problema hai, Mello?!".
"Maledizione, ragazzina, TU sei il mio problema!!".
"Perché?!".
"Perché ti amo!!".
SEGUITO DI 'SUGAR AND PAIN': non leggetela se non avete letto la prima storia.
Vent'anni dopo il caso Kira, Eliza, convocata da Near, si reca in Inghilterra per risolvere un caso di omicidi seriali. Qui fa la conoscenza di un uomo cupo, tormentato, taciturno e irascibile, che le sconvolgerà per sempre la vita.
Riusciranno Eliza e Mello a superare le loro diversità, a combattere per il loro amore e a vincere contro un nuovo, temibile avversario?
Combattere contro un mostro è difficile: combattere contro se stessi è molto peggio.
SOSPESA.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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Capitolo 4- Partner
 
Per un paio di secondi interminabili, i loro sguardi continuarono a rimanere incatenati l’uno all’altra, incapaci di spostarsi su qualsiasi altra cosa.
Gli occhi di Mello erano colmi di qualcosa a cui non sapeva dare un volto, né un nome; era come se stesse cercando di scorgere qualcosa di cui era disperatamente alla ricerca, senza essere sicuro che avrebbe trovato ciò che bramava.
Probabilmente, come tutti gli altri, stava solo tentando di immaginarsi un dettaglio che potesse ricordargli qualcosa del contegno freddo e distaccato di una persona che non aveva mai neppure visto in faccia. Come chiunque altro, in lei stava cercando Elle.
Prese un bel respiro profondo, spostando lo sguardo sul resto della platea, che la fissava impassibile, in attesa. Bene. Volevano la figlia di Elle? Gli avrebbe dato ciò a cui ambivano.
“Molto bene” iniziò, accavallando meglio le gambe e iniziando a tamburellare sul bracciolo della sedia, lo sguardo fisso sulla tazza di caffè che Gevanni le aveva appena versato; con lentezza inesorabile, prese a riempirla di zollette di zucchero.
“Come vi stavo accennando, direi che è troppo presto per trarre conclusioni affrettate. Quindi, vi pregherei di non fissarvi troppo su quanto sto per dirvi, dato che si tratta di ipotesi da verificare. Stando a quanto ho letto dal vostro verbale, e secondo il parere del Dottor Forester, l’assassino sarebbe un emulatore, un individuo scaltro e pronto a non lasciarsi condizionare da niente, pur di raggiungere il suo obiettivo. Sociopatico, ergo tendenzialmente solitario, noncurante della metodologia d’azione. In altre parole, credete che sia un folle privo di scopo apparente, salvo quello della ricerca di notorietà. Naturalmente, immagino che queste conclusioni siano state tratte prima che le ultime tre vittime facessero la loro comparsa sulla scena. Da quanto vedo, proporrei alla vostra attenzione un profilo psicologico diverso, soprattutto considerando il collegamento con il caso Kira”.
Eliza fece una pausa, bevendo elegantemente un sorso di caffè e continuando a tamburellare le dita della mano destra sulla superficie del tavolo.
Mello, dal canto proprio, cominciò ad accorgersi che era difficile che il suo corpo stesse effettivamente fermo del tutto per più di un paio di secondi; Eliza sembrava sempre scossa da una frenesia indescrivibile, come se ogni centimetro della sua figura, per pensare, non potesse permettersi di adagiarsi del tutto. Osservarla era come assistere allo scoppiettio di una fiamma viva; si muoveva in maniera ritmica, come di chi sta ascoltando un pezzo di musica, picchiettando le dita e al tempo stesso dondolando le gambe snelle, ancora accavallate. Con la mano libera, si spostava spesso i capelli dietro l’orecchio sinistro, tormentandosi il mento mentre parlava e mentre indugiava fra un tassello e l’altro del ragionamento.
Suo malgrado, doveva ammettere che quello spettacolo era quasi intrigante.
*Intrigante? Mells, devi integrare gli zuccheri* finì per pensare, mordendo la sua cioccolata.
“A prima impressione, direi che l’assassino è molto simile all’omicida del caso Kira sotto alcuni aspetti, quanto infinitamente diverso sotto altri. Tanto per cominciare, è infinitamente teatrale. La prova di questo è data dal messaggio che ha lasciato sugli ultimi tre cadaveri. In secondo luogo, agisce in modo simile a Kira per quanto riguarda la scelta delle vittime; dalle vostre indagini, risulta che tutti i morti con cui abbiamo a che fare avessero una fedina penale discretamente lunga. Ma al tempo stesso, sono criminali differenti da quelli giustiziati da Kira. È vero che i loro precedenti penali erano notevoli, ma per lo più si trattava di individui coinvolti in reati finanziari o di natura sessuale. Kira prediligeva gli assassini più di qualsiasi altra categoria: non faceva molti sconti agli altri, ma se proprio fosse vera la pista secondo cui abbiamo a che fare con una sorta di emulatore, direi che avrebbe puntato su bersagli del genere. Fra le vittime, c’è qualche killer, ma si tratta di omicidi colposi o provvisti di attenuanti. Non è esattamente lo stile di Kira. Per tornare al profilo psicologico più nel dettaglio, io lo riassumerei in poche righe. È un sociopatico, con il vizio della teatralità, infantile quanto lo era Kira. Confrontando l’ora dei decessi delle vittime, direi che è anche maniacalmente metodico; ogni omicidio si è svolto alla stessa ora, fra mezzanotte e l’una del mattino, con un margine di mezz’ora al massimo. Il nostro uomo si comporta un po’ come se dovesse compilare un documento da inviare in ufficio: cura ogni dettaglio, dal modo in cui colloca il cadavere in attesa che la polizia lo trovi agli indizi che lascia lungo la strada per far sì che ci accorgiamo del suo operato. Sta giocando con noi. È un narcisista, probabilmente con manie ossessivo compulsive e…beh, non escluderei un disturbo bipolare, a giudicare dal contrasto fra la brutalità degli omicidi e la posa composta in cui vengono ritrovati i corpi. L’ultimo, a quanto mi risulta, era perfino seduto a tavola”.
“Stiamo parlando di bipolarità o di schizofrenia?” le domandò Near, con il suo consueto tono piatto.
“Questa diagnosi è più complicata di quanto non sembri. Direi bipolarità con manie di controllo ossessivo-compulsive accompagnate a un complesso di persecuzione, ma, come dicevo prima, è troppo presto per affidarci a una conclusione concreta. Per farlo, suggerirei di confrontarci maggiormente sull’analisi delle vittime. Il modus operandi e il suo esame verrebbero di pari passo”.
“Cosa ne pensa dei cuori mancanti? Ritiene che abbiano un significato particolare per il killer?” domandò Rester, ascoltandola con la massima concentrazione.
“No, sicuramente li usa per giocarci come fa il tuo capo con i suoi pupazzi”.
Il tono sprezzante e sarcastico di Mello costrinse Eliza a sospirare profondamente, nonché a continuare a tamburellare le dita sulla superficie del tavolo, così da evitare di mettere mano alla pistola.
Gli sguardi di tutti i presenti si indirizzarono verso di lui, che nel frattempo aveva allungato le gambe sul tavolo, continuando ad addentare sprezzante la sua amata cioccolata; senza riuscire a trattenersi, Eliza lo fulminò con uno sguardo.
“Tu hai qualche idea, genio?” gli domandò, con tono irritato “Qualche ipotesi su questo singolo dettaglio che possa rivelarsi oggetto d’interesse?”.
“Il killer è metodico. Non fa mai niente senza una ragione precisa. È scrupoloso, meticoloso, attento perfino alla posizione del cadavere della vittima. Il cuore ha probabilmente un rimando di natura psicoemotiva; non escluderei un disturbo della personalità dato da mania di persecuzione. Caso Parker, 2020. L’assassino falcidiava la vittima perché convinto che potesse tornare a perseguitarlo dopo la morte; pertanto, faceva a pezzi i cadaveri per assicurarsi che questi non potessero effettivamente ‘tornare in vita’. Se fossimo di fronte a qualcosa del genere, allora parleremmo con molta più probabilità di schizofrenia, piuttosto che di bipolarità. L’altra pista che abbiamo è quella di un rituale da compiere, ma escluderei la componente religiosa”.
“E perché?” domandò Gevanni.
“Perché i rituali religiosi non sono così puliti. E non sono così metodici” lo liquidò Mello, scartando una nuova tavoletta di cioccolata “In ogni caso, quei cuori sono stati estratti per qualcosa di più che una semplice fobia psicotica, o il resto del cadavere, con ogni probabilità, sarebbe stato ridotto peggio. La pista più interessante a disposizione è un assassino con uno scopo preciso. Uccidere le vittime non è l’unica cosa che gli interessa”.
“Un omicida convinto che i suoi delitti possano realizzare un obiettivo più grande…è…è folle, ma interessante” convenne Eliza, scatenando la reazione sorpresa di tutti i presenti, esclusi Mello e Near “Avrebbe senso. E coinciderebbe bene con l’ipotesi che ci stia sfidando a tutti gli effetti”.
Mello le lanciò uno sguardo indecifrabile, quasi nel tentativo di cogliere la minima traccia di sarcasmo nella sua voce; inspiegabilmente, capì a un tratto che non ce n’era. Dal canto proprio, la ragazza ricambiò il suo sguardo, l’aria stranita e sorpresa, quasi come se non credesse realmente che fosse stato lui a pronunciare quelle parole.
*Pensavi che solo quel maledetto nano per cui lavori fosse in grado di usare il cervello? Troppo ingenua, ragazzina*.
“Bene”.
La voce di Near lo riscosse dai suoi pensieri, provocandogli una sensazione fastidiosa tanto quanto il rumore di un gessetto rotto intento a scrivere sulla lavagna.
“Il profilo psicologico è completo, almeno sulla base dei nostri elementi attuali. La vostra analisi mi è soddisfacente. Eliza, Mello, vi ringrazio”.
Quell’atteggiamento gli provocò uno scatto d’ira che lo portò a sbattere un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare l’assemblea nel suo complesso.
Gli unici che lo fissarono impassibili furono Near ed Eliza.
“Cos’era, uno dei tuoi giochetti, Near? Ti diverti a recitare la parte del capo che si complimenta con i suoi impiegati?!”.
“A dire il vero, Mello, il mio era un complimento sincero. E, considerando il fatto che ti pago per questo lavoro…tecnicamente, tu sei un mio dipendente”.
Le sue parole lo fecero definitivamente scattare in piedi ed estrarre la pistola, puntandola contro il capo dell’SPK e facendo sì che anche Rester e Gevanni facessero lo stesso nei suoi confronti.
“NEAR!! Tu prova un’altra volta anche solo a pensare una puttanata del genere, e posso assicurarti che ammirerai di persona le cervella di cui vai tanto fiero!!”.
Near lo squadrò impassibile per un paio di secondi, prima di riabbassare gli occhi sulla documentazione del caso.
“Rester, Gevanni, abbassate le armi” disse noncurante ai suoi sottoposti, senza degnarli di uno sguardo.
“Ma Near…”.
“Le armi. Mettetele via” ripeté Near, sfogliando alcuni fascicoli “Se Mello decidesse di spararmi, seguirete la procedura prevista per la fattispecie. Nel frattempo, concentriamoci sul caso. Al momento, il killer è svariati passi avanti a noi”.
“Oh, e se ha anche solo metà del tuo sangue freddo, è possibile che ci rimanga” commentò Eliza, reprimendo un sorrisetto che non fece altro che danneggiare ulteriormente i nervi del biondo.
Ancora in piedi, Mello spostò lo sguardo dall’uno all’altra, indeciso su dove puntare il grilletto; dal canto proprio, entrambi lo ignorarono diplomaticamente, riprendendo a riflettere in silenzio sulla documentazione che avevano di fronte.
Per la prima volta, mise in dubbio il fatto che Near fosse l’essere umano che meno tollerava sulla faccia della Terra. La mano libera ancora stretta a pugno, fissò lo sguardo su Eliza, focalizzando tutta la sua furia su di lei, come nel tentativo d’incenerirla con una semplice occhiata.
Più osservava insieme quei due, più arrivava alla conclusione che fossero disgustosamente simili. Stessa spocchia, stesso atteggiamento di superiorità, stessa indifferenza verso il genere umano.
*O magari, è questo che mi piace pensare*.
La osservò per un altro paio d’istanti, ricordandosi quanto facilmente avesse risposto alle sue provocazioni, il giorno prima. Era davvero capace di mostrare due aspetti così diversi del suo carattere? O era figlia di due individui tanto simili quanto diversi fra loro, oppure l’unica soluzione era la schizofrenia pura.
Senza neppure sapere perché, decise di abbassare la pistola. Dopotutto, sparare a quella ragazzina gli avrebbe procurato non pochi grattacapi. E se proprio doveva farlo, meglio non di fronte a tutto l’SPK.
“Una volta appurato tutto quanto abbiamo esposto finora, dovremmo concentrarci maggiormente sulla componente paranormale. A quanto mi risulta, i decessi delle vittime presentano più di una componente connessa a questo particolare aspetto” proseguì Eliza, osservandolo sedersi nuovamente con la coda dell’occhio.
“Esatto. I decessi delle vittime solevano situarsi a un’ora di distanza l’uno dall’altro. Una ritmica progressione di morte che si è succeduta nelle scorse due settimane. Ma con gli ultimi tre omicidi le cose sono cambiate” decretò Near.
“Sono avvenuti in contemporanea…tutti e tre…” mormorò Eliza, picchiettando nervosamente su una delle fotografie che la interessavano.
“Proprio così. Uno di loro si trovava a Trafalgar Square, a Londra. Gli altri due sono stati uccisi a Parigi; uno si trovava all’Opera, mentre l’altro è stato rinvenuto a pochi metri di distanza dalla Torre Eiffel”.
“E tutti e tre presentano ferite identiche a quelle delle vittime precedenti. Il medico legale afferma che lo sterno è stato lacerato completamente, e che le ferite non sono riconducibili a un’arma da taglio. Quantomeno, non a un’arma che sia mai stata impugnata da un serial killer, prima d’ora. Se non si trattasse di qualcosa che a che fare con Kira, probabilmente non ci crederei, ma…”.
“Glieli ha strappati dal petto a mani nude” la interruppe Mello, con tono sprezzante.
“Così sembrerebbe” convenne Near “E la cosa non è stata fatta senza premura per i dettagli; il medico legale afferma che le lacerazioni proseguono per trenta centimetri esatti, fino al superamento dell’apparato gastroesofageo. Questo dettaglio è comune a tutti gli omicidi”.
“Le sue opinioni cliniche in merito? Qualche precedente?” domandò Eliza, ingollando un lungo sorso di caffè.
“Nessuno con un’attenzione così maniacale. Ad ogni modo, il nostro medico legale ha deciso di rassegnare le dimissioni una settimana fa” la informò piattamente Near, riprendendo a giocherellare con i suoi capelli.
“Sei senza un coroner? Sul serio?” chiese Eliza, sorpresa per la prima volta.
“Non ho detto questo. L’Interpol ci ha appena fornito un sostituto, approvato direttamente dallo stesso Elle. A quanto mi risulta, oltre ad avere una qualifica in tanatologia forense, è anche cardiochirurgo. Pertanto, se qualcuno della nostra squadra dovesse averne bisogno, possiamo sempre contare sul suo appoggio e su quello della nostra equipe d’emergenza”.
“Un cardiochirurgo che è anche tanatologo forense? Beh, non mi viene in mente nessuno, a parte…” iniziò Eliza.
“La Dottoressa Cooper. O Starling, se preferisci. Ci raggiungerà la prossima settimana. Confido che troverai costruttivo lavorare con lei, Eliza; da quello che mi risulta, voi due vi conoscete molto bene”.
“Già…è proprio strano che Elle le abbia assegnato il caso” bofonchiò Eliza, visibilmente irritata.
“È la migliore di cui disponiamo” le ricordò Near, atono come sempre.
“Sì, sì, lo so” lo zittì Eliza, scuotendo brevemente la testa e liquidando il discorso con un gesto della mano.
Spostando appena lo sguardo su Near, Mello si accorse improvvisamente che quell’atteggiamento sembrava averlo leggermente infastidito, ragion per cui non poté fare a meno di sorridere dinanzi al comportamento della giovane.
*Ha carattere, la piccola*.
“Bene, appurato questo dovremmo analizzare maggiormente le componenti del rapporto del coroner e confrontarle con l’analisi del fenomeno paranormale legato alle lesioni. Possiamo accedere alla documentazione del caso Kira e confrontare i dati con ciò di cui disponiamo al momento…anche se, devo ammetterlo, per adesso non è molto su cui basarsi” dichiarò Eliza.
“È praticamente niente su cui basarsi” la interruppe Mello, sbuffando e alzando gli occhi al cielo “Senti, omino bianco, possibile che con tutta questa tecnologia di cui disponi tu non riesca a fare di meglio? Non hai neanche un sospettato? Uno straccio di telecamera che possa monitorare la situazione nelle aree interessate? Il bello è che ti pagano pure, per quello che fai”.
“Così come pagano te!” sbottò Gevanni, visibilmente contrariato.
“Già, ma io almeno sono in grado di gestire un’operazione, quando me l’affidano” lo rimbeccò Mello, accendendosi l’ennesima sigaretta.
“Che cosa vorresti…?!”.
“Gevanni, ora si calmi” sospirò Near, appena irritato da quella nuova lite “Quanto a ciò che dicevi, Mello, t’informo che il nostro sistema di sorveglianza satellitare sta monitorando le aree che potrebbero effettivamente costituire una tentazione per il nostro uomo, ma al momento non disponiamo d’informazioni sufficienti su di lui per poter restringere il campo d’azione in maniera significativa. In merito ai sospettati, ci stavo giusto arrivando. Quattro giorni fa, il comandante Rester si è recato in Giappone: gli ho chiesto di svolgere delle indagini riguardanti l’operato di Kira e quello di tutti i personaggi della scena pubblica che si siano mai schierati a suo favore. Abbiamo una lista interessante da cui partire. Lo stesso è stato fatto da altri agenti dell’SPK in Francia e in Inghilterra, e presto ho intenzione di inviare anche una squadra negli Stati Uniti. La nostra base di riferimento a New York ci servirà allo scopo: considerando che il Presidente in carica all’epoca del caso Kira non sembrava propenso a proseguire le indagini, ritengo che ci sia il 56 % di possibilità che lo stesso Kira avesse ottenuto appoggio al Congresso, tramite le minacce o tramite una convinzione vera e propria. Forse ha persino comprato i senatori. Chi può dirlo”.
“Ci terrei a farti notare un piccolo dettaglio, Near” intervenne Eliza, continuando a picchiettare sulla superficie del tavolo.
“Sarebbe a dire?” ribatté Near, iniziando a costruire uno dei suoi piccoli castelli fatti di dadi da gioco.
“È evidente che stiamo cercando di ottenere un bel po’ di informazioni tutt’altro che pulite. Non penso proprio che basterà fare un bel sorriso alla Casa Bianca perché ci consegnino quello che ci serve. Stessa cosa per quanto riguarda Parigi e Londra. Le possibilità che l’MI6 ceda dati del genere senza essere prima trascinata in un duello giudiziario sono pari a quelle che il nostro killer venga a costituirsi a Winchester o a New York. E naturalmente, non abbiamo tempo d’attendere i comodi di qualche magistrato per mesi e mesi”.
“Beh, se Elle potesse intercedere…” tentennò Halle.
“Il caso è dell’SPK” ringhiò Eliza, muovendo nervosamente la gamba accavallata “Non possiamo andare a piagnucolare da lui alla prima difficoltà tecnica”.
“Eliza ha ragione” affermò Near, continuando a impalcare i suoi dadi “Ci serve un metodo più rapido”.
“In pratica, l’hacking è la soluzione migliore” affermò la giovane, lasciandosi andare leggermente contro lo schienale della poltroncina su cui era seduta.
“Ottenere informazioni illegalmente? Ma, Miss Havisham…” protestò Rester, incrociando le braccia.
“L’SPK è un’organizzazione governativa. Se iniziassimo ad agire in questo modo, perderemmo credibilità di fronte all’autorità internazionale” rincarò la dose Gevanni.
“E noi non facciamoci beccare” si strinse nelle spalle la ragazza “Basta solo essere più bravi di loro; tu spari un colpo, e il bersaglio si scansa. O magari no. Dipende dalla tua mira. Allora? Potremmo avere la persona che fa per noi?”.
“Se anche trovassimo qualcuno con le competenze opportune…”.
“Non sarebbe disposto a sporcarsi le mani” completò la frase Mello, la bocca contorta in un’espressione a metà fra il compiaciuto e l’irritato.
“Direi che è questione di priorità. Vogliamo quest’assassino in galera, sì o no?” insistette Eliza.
“Lo vogliamo, ma alle nostre condizioni” affermò Rester.
“Considerando che c’è solo un anno di tempo, direi proprio che siete sull’ottima strada per farvi fottere il caso” aggiunse Mello, accavallando le gambe a sua volta.
Con la massima stizza, Eliza dovette ammettere con se stessa che Mello aveva ragione. Ancora non capiva il perché di tutti quegli scrupoli.
“Fortunatamente, ho la soluzione ai vostri piccoli problemi di coscienza del cazzo” dichiarò Mello, scartando l’ennesimo involucro di una tavoletta di cioccolata.
A quelle parole, Eliza alzò un sopracciglio, colpita da quella rivelazione.
“Sapresti penetrare il sistema di sicurezza e i firewall di tutti i servizi segreti d’Europa e del Giappone?” gli domandò “Sul serio?”.
“Potrei, ragazzina, ma, non trascorrendo la vita di fronte a un monitor, ci impiegherei un paio d’ore di troppo. Ma conosco la persona appropriata per l’incarico. Sempre che Near sia disposto a sganciare altri soldi” le rispose Mello.
“Immagino che tu ti stia riferendo a Matt. Sapevo che mi avresti chiesto di considerare la sua collaborazione alle indagini” replicò Near, voltando la propria sedia verso il bersaglio per le freccette e impugnandone mollemente una, con il solito fare svogliato.
“Io non ti ho chiesto un bel niente. Ti ho detto come spendere al meglio i milioni di cui disponi al momento; se poi preferisci ficcarti un’ottima dritta su per il culo, non sono cazzi miei. Tu e la ragazzina volete sapere chi davvero era vicino a Kira e se potrebbe entrarci con tutta questa storia? Allora Matt è la persona che fa al caso vostro. Per il giusto prezzo, questo è scontato”.
“Naturalmente” sentenziò Near, senza aggiungere nient’altro.
Senza sapere se irritarsi o meno per l’atteggiamento di Mello, Eliza spostò lo sguardo dall’uno all’altro, in attesa che il capo dell’SPK si decidesse ad aprire bocca; più trascorrevano i secondi, più il movimento delle sue dita sulla superficie del tavolo si faceva frenetico, mentre i suoi occhi color cobalto scrutavano l’espressione impenetrabile di Near, la cui mente dispotica e razionale oltre l’immaginabile era intenta a riflettere sul da farsi.
“Molto bene. Ho preso la mia decisione” sentenziò infine Near “Assolderemo Matt per occuparsi della faccenda”.
“Sei…sei certo che sia la cosa giusta?” insistette Rester, subito fulminato dallo sguardo in cagnesco di Mello.
“Sì. Matt ha capacità deduttive di poco inferiori a quelle di Mello; inoltre, è scaltro, veloce e con un’ottima propensione per la tecnologia e l’informatica. Le probabilità che i sistemi di sicurezza che violerà lo individuino sono inferiori al 5 %. D’altro canto, se agissimo secondo vie legali, otterremmo ritardi nelle indagini che non possiamo assolutamente permetterci: ci servono risultati, e ci servono entro pochi giorni, non entro mesi”.
“Bene, allora direi che è perfetto” affermò Eliza, trattenendosi dal tirare un sospiro di sollievo “Quando pensi che potrà essere qui?” domandò poi a Mello, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
“Quando gli farà comodo alzare il culo dal divano e spegnere il game-boy per ascoltare quello che ho da dire” si strinse nelle spalle Mello, con espressione annoiata “Ma se intanto gli citassi la questione ‘soldi’, magari potrebbe prendere in considerazione l’idea di accelerare i tempi”.
“Gli offrirò la stessa cifra che ho promesso a te. Non un centesimo di più” sottolineò Near, senza guardarlo in faccia.
“Immagino che gli starà bene” ringhiò Mello, con tono di sfida “Ma soltanto perché Matt è un tipo molto più paziente di me. Per quello che gli chiedi di fare, potresti degnarti di rinunciare a qualche raro trenino che compri con la grana di Washington, Near”.
“Ti ricordo che coinvolgerlo nelle indagini è stata un’idea tua, Mello. Mi sto limitando a cogliere i vantaggi della prospettiva di collaborazione con Matt, ma ci tengo a ricordarti che non posso disporre oltre un certo limite dei soldi dell’organizzazione”.
“Sì, come no” lo liquidò Mello.
“Ricapitolando: abbiamo una bozza di profilo psicologico su cui lavorare e un’analisi del coroner da integrare al più presto. Direi che il prossimo passo è fare più chiarezza su questo elemento e confrontare quello che abbiamo con il profilo psicologico di Kira e dei suoi omicidi. I dati che otterremo da questo raffronto ci porteranno più vicino a restringere il campo per quanto ci serve. Non è escluso che ci serva una copertura con i governi a cui andremo a dare fastidio” dichiarò Eliza, ticchettando a tempo la gamba sinistra.
“Come sarebbe?” intervenne Gevanni.
“Abbiamo deciso di puntare sull’hacking: questo comporta, com’è ovvio, ottenere informazioni coperte da segreto nazionale in modo illegale. Ma quelli di Washington non sono stupidi, e lo stesso vale per Londra o per Tokyo: si faranno delle domande, si chiederanno perché non avanziamo nessuna richiesta. Potrebbero insospettirsi e incrementare le misure di sicurezza dei firewall: per questo motivo, suggerirei di effettuare un paio di telefonate ai piani alti. Posso pensarci io, a Mosca ci siamo creati un paio di contatti utili nel Consiglio di Gabinetto. Chiamarli eviterà di destare sospetti indesiderati”.
“Dal momento che sei la nostra agente più qualificata nelle relazioni internazionali, immagino che sia meglio che te ne occupi tu. Naturalmente, sei autorizzata a disporre di qualsiasi mezzo di cui l’SPK possa fornirti” le disse Near, senza togliere gli occhi dal bersaglio.
“Ti ringrazio” disse Eliza, senza guardarlo in volto.
“Qualcuno ha qualcosa da aggiungere?” proseguì Near, con la massima indifferenza.
“Quanti uomini hai intenzione di impiegare per l’operazione?” chiese Mello, con tono diffidente.
“Tutti quelli che saranno necessari. Al momento, abbiamo dislocato un paio di squadre in Alaska per il caso Jerkins, ma ho già dato loro ordine di rientrare: la faccenda sarà archiviata fino a che non avremo risolto il caso Adherent. Voglio la massima priorità, per queste indagini”.
“Stiamo parlando di uomini validi o dei soliti bambocci che spedisci ai Galà di Capodanno, Near?” insistette Mello, con espressione disgustata.
“Confido che saranno all'altezza delle tue aspettative, Mello”.
Il biondo si pronunciò in un’altra espressione disgustata e si accese l’ennesima sigaretta.
“Bene. Allora monitoreremo la situazione via satellite e procederemo con l’analisi del profilo psicologico. Che mi dici dei corpi delle vittime, Near?” concluse Eliza.
“Il nostro dipartimento di tanatologia forense, insieme alla Scientifica, se ne sta occupando in questo momento. Immagino che tu voglia assistere alle autopsie che si svolgeranno a breve, Eliza”.
“Sì, è esattamente quello che avevo in mente” annuì Eliza.
“Bene. Conserveremo i cadaveri tramite crio-congelamento fino all’arrivo della dottoressa Starling. Le informazioni che necessitavamo ottenere di primo acchito riguardo ai post mortem degli assassinati sono già in nostro possesso”.
“Quindi, il tuo piano consiste nell’aspettare che il killer agisca nuovamente? Da quello che vedo, sei in un vicolo cieco, Near” gli fece notare Mello.
Siamo in un vicolo cieco” sottolineò Near, alzando appena un sopracciglio “Non ho mai parlato di un caso semplice, o non avrei chiamato convocato te ed Eliza. A proposito di questo, naturalmente ogni squadra operativa si dividerà i ruoli da svolgere; al vertice dell’operazione” spiegò il detective, piazzando due dadi in cima alla fila composta in precedenza “Ci sarà il nucleo di comando, composto da Rester, Gevanni, Ridner e me, naturalmente. Inviterei entrambi a considerarvi parte di esso”.
“Questo mi pareva evidente” sottolineò Mello, con aria minacciosa.
“In particolar modo, vorrei che voi due vi concentraste con maggior insistenza sulla psicologia del killer. In altre parole, ritengo che le rispettive competenze lavorerebbero bene, fianco a fianco. Questo ci farebbe risparmiare tempo. Le capacità intuitive e deduttive di cui disponete, secondo la mia analisi, si completano a vicenda. Inoltre, entrambi conoscete il caso Kira meglio di chiunque altro…se si escludono il sottoscritto, Elle e la dottoressa Dakota”.
“In altre parole, vuoi che…vuoi che lavoriamo strettamente insieme al caso?!” sbottò Eliza, assumendo di nuovo un’espressione disgustata.
“Sì. Vi pregherei di considerarvi…partner. Spero che non troviate la cosa inopportuna” sentenziò Near.
Prima che uno di loro potesse aggiungere una singola parola, Mello scattò in piedi, la mano pericolosamente vicina alla pistola che portava alla cintura.
“Vediamo di mettere subito in chiaro un paio di cose, caro il mio omino bianco del cazzo” sibilò il biondo, la presa delle dita ben stretta intorno al bordo del tavolo “Io ho accettato questo lavoro, ma non ho mai parlato di giocare secondo le tue regole. Pertanto, sbatterò questo assassino in galera, ma nel frattempo non ho nessuna intenzione di fare il babysitter!”.
“IL BABYSITTER?!?” sbottò Eliza, balzando in piedi a sua volta ed estraendo la pistola, subito imitata da Mello, così che le rispettive canne andassero a sfiorarsi reciprocamente “TU CI TIENI VERAMENTE TANTO A GUADAGNARTI UN BUCO IN FRONTE, NON È VERO?!?”.
“FACCIAMO A CHI ARRIVA PRIMA?!?” replicò Mello, il dito già pronto sul grilletto.
“SAI UNA COSA?! ADESSO LE METTO IO LE COSE IN CHIARO, SOTTOSPECIE DI DONNETTA ISTERICA CON LE MANIE DI PROTAGONISMO!!! NON M’INTERESSA CHI SEI O CHE COSA HAI FATTO IN QUESTI ANNI, LAVORO CON LA CIA E L’FBI DA QUANDO SONO ENTRATA IN PUBERTÀ! HO MOLTE PIÙ QUALIFICHE DI MOLTI DEGLI IDIOTI CHE LAVORANO AL PENTAGONO! QUINDI, O LA PIANTI CON QUESTO ATTEGGIAMENTO DA FIGLIO DI PUTTANA, O IL PROSSIMO CADAVERE NEI PARAGGI SARÀ IL TUO!!!” sbottò Eliza, l’espressione omicida.
Mello scrutò per un istante i suoi occhi fiammeggianti, provvisti di un’ombra che trovò a un tratto familiare, come se l’avesse già vista da qualche altra parte: la cosa lo lasciò sorpresa per un momento, considerando che era certo che Eliza avesse gli occhi più fuori dal comune di fronte a cui si fosse mai trovato. Lasciò che il suo sguardo corresse sulla rabbia incisa a fuoco nei suoi tratti, nei lineamenti del suo viso, persino nel suo corpo, attraversato da un tremito quasi incontrollabile.
Ad un tratto, capì perché si sentiva così stranito da quella situazione così assurda: la verità era che non aveva mai incontrato prima una persona che gli tenesse testa come quella ragazzina. Non con la stessa grinta e con un atteggiamento paragonabile al suo.
Così come un istante prima la trovava simile a Near, con la sua logica e la sua freddezza, concentrata sul caso, quasi indifferente a ciò che le accadeva intorno, adesso sembrava un vulcano in procinto d’esplodere. O una mina impossibile da disinnescare.
*Eliza Havisham. Una bomba a orologeria. Peccato che io sia il mago degli esplosivi, insopportabile mocciosa*.
“Mettiamola così” decretò il biondo, continuando a tenerla sotto tiro “Prima di tutto, se davvero decidessi di ucciderti, non faresti neanche in tempo a mettere mano alla pistola. Numero uno: io sono il re della balistica. Numero due: tu sei effettivamente una mocciosa, ergo, è realmente di un babysitter di cui hai bisogno. Numero tre: io lavoro da solo”.
“Sono spiacente di doverti informare, Mello, che non possiedi le credenziali necessarie per accedere alle informazioni di cui necessiti per delineare un quadro più preciso del serial killer” intervenne Near, che nel frattempo aveva continuato a giocare con le sue freccette con la massima noncuranza.
“Che cosa vorresti dire?!” sbottò Mello.
“Che dovrai accedere agli archivi dell’SPK riguardanti il caso Kira e che ti servirà supporto operativo, quando opererai sul campo. Inoltre, c’è la probabilità del 27% che tu debba infiltrarti in zona nemica per ottenere ulteriori informazioni: fra tutti i miei agenti, sei quello che sceglierei senza troppi dubbi…”.
“Io non sono uno dei tuoi fottuti agenti” ringhiò Mello, incerto se spostare la mira della pistola da Eliza a Near.
“Ma avrai bisogno di qualcuno che ti copra le spalle. Qualcuno di cui tu possa fidarti” proseguì Near, come se niente fosse.
“Per quello ci sarà Matt, al momento opportuno!” precisò il biondo.
“Il lavoro di Matt prevedrà una componente molto più sedentaria della tua. Ho valutato la questione basandomi sulle rispettive inclinazioni; d’altro canto, vi servirà un supporto tecnico dalla base, e Matt farà alla bisogna, in questo senso. Ma sul campo, dovrai essere operativo insieme a un agente dotato delle tue stesse attitudini”.
“Oh certo, e tu hai pensato bene di appiopparmi la ragazzina!” ribatté Mello.
“La ragazzina di cui parli tu” sbottò Gevanni, muovendo un passo in avanti, mentre Eliza toglieva definitivamente la sicura alla pistola “Parla sette lingue, è esperta nell’uso delle armi da fuoco e delle armi bianche, sa pilotare un elicottero, sa come disinnescare una bomba, è addestrata nelle arti marziali e studia criminologia, matematica avanzata, algebra, fisica quantistica e biologia molecolare da quando aveva sei anni! Direi che hai ben poco di cui lamentarti, con una collaboratrice del genere”.
“E so anche come si castra un esemplare di sesso maschile” precisò Eliza, lasciando a bocca aperta sia Rester che Gevanni “Sai, no? Una granata nel punto giusto e…BOOM BOOM”.
Per tutta risposta, anche Mello tolse la sicura alla sua pistola.
“Prima della fine, hai la mia parola che ti sparerò sul serio, costasse quello che costasse” sibilò Mello, gli occhi ridotti a fessura.
“Non vedo l’ora di fartela mangiare, quella pistola” replicò Eliza, affatto impressionata.
“Come ti è appena stato illustrato, Eliza ha tutte le competenze del caso per il ruolo che le ho affidato, Mello. D’altro canto, non ti sarai aspettato che la sua preparazione non comprendesse tutto ciò di cui Gevanni ti ha appena parlato. In effetti, sospetto che troverai molto…stimolante, lavorare con lei” affermò Near, scagliando l’ennesima freccetta perfettamente nel centro del bersaglio.
“Già, come un fuoco d’artificio infilato su per il…”.
La canna della pistola di Eliza accorciò ulteriormente la distanza che la separava dal volto di Mello, cogliendolo impreparato per la prima volta.
“Avanti, finisci la frase. Finisci quella cazzo di frase!” sbraitò la ragazza, la mano libera sul fianco e gli occhi di nuovo fiammeggianti.
“Adesso basta, Eliza. Devo chiederti di controllarti” la interruppe Near, lanciandole un’occhiata vagamente interessata “Se sparassi a Mello, non ne otterresti assolutamente nulla. Perderesti del tempo prezioso, così come lo perderebbe ciascuno di noi. Lo stesso vale per te, Mello: hai bisogno di Eliza quanto lei ha bisogno di te”.
“Patetico” sbuffarono entrambi all’unisono, riponendo finalmente le armi.
“Potete mettere da parte le vostre divergenze e fare quanto vi ho chiesto?” domandò Near, spostando lo sguardo dall’uno all’altra, in attesa.
Eliza emise un sospiro sprezzante, portando Mello a digrignare i denti per l’ennesima volta.
“E sia. Quantomeno, avrò l’occasione per dimostrarti che non sei altro che un pallone gonfiato” disse la ragazza, indirizzandogli un’occhiata di sfida.
“E io di provarti che i poppanti dovrebbero rimanersene a scuola” sottolineò Mello “In ogni caso, sappi che lavoreremo a modo mio”.
“Oh, e sarebbe a dire?” chiese la giovane, già pronta a sputargli altro veleno in faccia.
“Ognuno lavorerà sulla sua parte della documentazione strettamente per conto proprio: ci aggiorneremo sui risultati raggiunti ogni tre giorni, tramite una riunione operativa, o quello che ti pare. Quando avremo qualcosa in mano, esporremo la faccenda ai tuoi amici parrucconi. E in tutto questo, mi starai fuori dai piedi e terrai chiusa quella maledetta boccaccia di cui sei provvista. Tutto chiaro, principessina?” elencò Mello, sotto il suo sguardo furibondo.
“Hai dimenticato di specificare che non devi azzardarti a invadere il mio spazio vitale e che devi piantarla una volta per tutte di trattarmi come se avessi cinque anni”.
“Perché, quanti ne hai? Sette?” ghignò il biondo, con aria di sfida.
Gli occhi di Eliza si ridussero a due fessure: con uno scatto improvviso, capì che si era trattenuta per poco dall’estrarre nuovamente l’arma.
“Sai che c’è, Marylin Monroe? Vai a farti fottere”.
Senza aggiungere un’altra parola, Eliza girò sui tacchi, afferrando la documentazione del caso e attraversando la sala monitor a grandi passi; arrivata in fondo, la porta automatica si spalancò al suo passaggio, facendo sentire ai presenti nella stanza l’eco dei suoi passi infuriati solo per qualche altro secondo, prima di chiudersi nuovamente.
“Immagino che questo concluda la riunione di oggi” sospirò stancamente Lidner.
“Non avevo altro da aggiungere” si strinse nelle spalle Near “Proseguiremo con l’analisi delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza geo-satellitare ed esamineremo tutto ciò di cui disponiamo riguardo agli ex adepti di Kira. Dopo l’analisi del nostro nuovo coroner, ci aggiorneremo sul da farsi. Naturalmente, questo accadrà anche quando tu ed Eliza avrete fatto dei passi avanti, Mello”.
“Sempre che i tuoi uomini sappiano isolare un raggio d’azione prima che il nostro killer faccia un’altra puntatina in una delle capitali” sottolineò Mello, avviandosi a sua volta verso l’uscita.
Poco prima di giungere a destinazione, si fermò per un momento, ma senza voltarsi nuovamente indietro.
“Near” pronunciò, con tono neutro.
“Mello” ribatté Near, giocherellando con uno dei suoi pupazzi.
“Voglio essere molto chiaro su un punto. Non farò da babysitter a quella ragazzina. Sotto nessun punto di vista” sottolineò il biondo.
“Questo me lo hai già detto”.
“Quello che intendo dire è che se salta in aria durante un’operazione di polizia, o se qualcuno le strappa il cuore dal petto, non è un problema che mi riguardi. Se vuoi che la principessa non si spezzi un’unghia, chiedi ai tuoi uomini di sacrificare il culo per lei. Io non ho intenzione di rimetterci la pelle” specificò Mello.
“Non ricordo di averti chiesto di farlo” disse Near, con estrema semplicità.
“Meglio così. Perché se Elle decide di far cadere qualche testa, sappi che non sarà la mia. Sono cazzi tuoi e dell’SPK. Sono stato sufficientemente chiaro?”.
“Cristallino” annuì Near “A ogni modo, scoprirai ben presto che Eliza Havisham è in grado di tenere testa a molti più ostacoli  e difficoltà di quanto non sembri. Ma volendo effettuare un’analisi di quello che si vede a prima impronta, direi che dovresti aver già capito che non è tipo da farsi mettere all’angolo facilmente. È un’agente addestrato a tutti gli effetti, Mello. E posso assicurarti che non ha niente da invidiare a qualsiasi membro dell’SPK”.
“Sarà…” si strinse nelle spalle Mello, con tono scettico “Avrai mie notizie quando ce ne saranno di significative. Nel frattempo, vedi di non seccarmi e di non starmi fra i piedi”.
“Come preferisci” concluse Near, con lo stesso tono inespressivo di sempre.
Ancor più irritato dal solito atteggiamento inumano del detective, Mello uscì dalla stanza a passo pesante, dirigendosi a sua volta verso l’ascensore.
“Near…sei sicuro di quello che fai?” gli domandò Rester, non appena Mello fu uscito.
“Perfettamente, comandante Rester. Sta mettendo in dubbio le mie decisioni?” replicò Near, fissando con attenzione il dado che aveva preso a rigirarsi fra le dita.
“No, sto solo…ecco, non avrei pensato che avresti considerato…ecco, opportuno che Miss Havisham e quell’individuo collaborassero così strettamente. A quanto mi pare di vedere, non c’è una grande sintonia, fra loro” dichiarò il militare, con tono più incerto del solito.
“A una prima analisi, questo potrebbe essere il risultato derivante da una semplice osservazione comportamentale” spiegò Near, riprendendo a costruire il suo castello di dadi “La psiche di entrambi non è semplice da analizzare. Entrambi sono individui votati al raziocinio nella sua forma più completa, ma la loro componente caratteriale è impulsiva e irruente. A quanto mi risulta dalle informazioni che ho ricavato dai brevi incontri avuti con lei, posso affermare con una certezza dell’86 % che Eliza Havisham ha molto in comune con sua madre. Ruri Dakota è una donna tanto intelligente quanto propensa ad azioni prorompenti e rischiose. Per contro, Eliza ha molto in comune con il genio di suo padre, da cui ha ereditato un certo spirito d’iniziativa. Un profilo psicologico del genere si adatta a quello di Mello e ai suoi metodi d’indagine al 96 %. L’unico rischio che corriamo è che i reciproci dissapori li portino a coltivare troppe schermaglie come quella a cui abbiamo appena assistito. Ma sono pronto a correre il rischio di un paio di proiettili conficcati nel nostro quartier generale, se questo è ciò che ci serve per catturare il killer. Voglio il caso Adherent chiuso entro il prossimo anno. In effetti, se ci riuscissimo per la fine dell’inverno sarebbe davvero un ottimo risultato”.
“E tu ti fidi di Mello al punto da chiedergli di guardare le spalle a Miss Havisham? Hai sentito cos’ha appena detto?” replicò Gevanni, incredulo.
“Non è importante che io mi fidi di Mello. È importante che Mello ed Eliza si fidino l’uno dell’altra; e due personalità come quelle di cui entrambi dispongono non possono che agire in questo modo, quando se ne presenta la necessità. Entrambi lavorano molto bene sotto pressione. Sono astuti, intelligenti, scaltri e privi d’inibizione. Perfino troppo, se consideriamo il contesto a cui queste qualità dovrebbero adattarsi. Ma considerando che ho deciso di non dare alla cosa il peso che le avrei attribuito in altre circostanze, va bene così. Vedrete che faranno un buon lavoro”.
“Speriamo in un ottimo lavoro, considerando che avere Mello fra i piedi ci costa venti milioni di dollari” sospirò Rester, passandosi una mano sotto la mascella squadrata “A proposito, vuoi che mi occupi di contattare Matt?”.
“Sì. Spiegagli che Mello ha bisogno del suo aiuto. Insieme ai soldi, questo dovrebbe costituire un incentivo sufficiente”.
 
Al piano di sopra, Eliza si diresse a passo di carica verso la sua stanza.
In altre circostanze, analizzando il suo stato d’animo, avrebbe detto d’essere furiosa, ma sapeva che quel termine non era sufficiente.
In passato, aveva incontrato individui capaci di farla innervosire, o persino arrabbiare; dopotutto, era consapevole di non avere un carattere facile e di dover avere a che fare con persone d’ogni genere, considerando il lavoro che faceva.
Si era scontrata con criminali, politici, banchieri, poliziotti, agenti federali. A volte, si era ritrovata a discutere perfino con Rester o con Gevanni, con cui di solito andava molto d’accordo.
C’erano state numerose persone, nel corso della sua vita, che le avevano fatto alzare il tono di voce, che le avevano persino messo voglia d’estrarre effettivamente la pistola, ma mai nessuno che le instillasse l’istinto di uccidere, se non per stretta legittima difesa.
Dopo sole ventiquattr’ore, Mello aveva abbondantemente superato un traguardo del genere.
*Non si conosce una persona dopo un giorno. Né dopo una settimana, un mese o un anno. Prima le informazioni, poi il profilo dell’individuo. Non c’è spazio per i colpi di testa*.
La sua mente continuava a ripeterle una delle tante dritte paterne (evocate ogni tanto come una sorta di mantra), nel tentativo di permetterle di calmare i battiti frenetici del suo cuore, ma, per la prima volta in vita sua, non sembrava riuscirci. Eppure, avrebbe dovuto essere tutto molto più semplice. Studiare la documentazione, gestire l’operazione, prendere il responsabile e chiudere il caso. Semplice.
Se non fosse stato per il balordo con cui avrebbe dovuto lavorare per i mesi successivi.
Con una smorfia, ripensò a quando sua madre le aveva parlato di quanto trovasse irritante Elle i primi tempi in cui avevano cominciato a convivere, relegati in quelle infinite suite d’albergo.
Ruri le aveva sempre raccontato che all’inizio lo aveva catalogato come la persona più assurda che avesse mai conosciuto.
*Era…completamente folle. Metodico e riflessivo quanto assolutamente inquietante. Se non avessi avuto ben chiaro chi avevo di fronte, avrei pensato a un individuo evaso da un ospedale psichiatrico. Ogni cosa che faceva era…pazzesca e al tempo stesso incredibilmente naturale. Sai qual è il punto? La verità è che Elle si comportava come una persona completamente diversa da tutte quelle che avevo conosciuto in precedenza. Non guardava in faccia nessuno pur di raggiungere un obiettivo, e non si faceva nessuno scrupolo per utilizzare qualsiasi mezzo gli aggradasse per ottenere quello di cui aveva bisogno. Tuo padre è sempre stato…capace di guardarmi dentro. Forse è questa la ragione per cui all’inizio lo odiavo. Magari anche perché invidiavo la sua capacità di sopravvivere al mondo da solo, senza bisogno dell’appoggio di nessuno. Aveva quello di Watari, ma in qualche modo se la sarebbe cavata anche senza. E io…provavo un forte senso d’inadeguatezza, di fronte a lui. Fidati, ci ho messo un bel po’ a capire qual era la sua vera natura. Ma sai una cosa? Per capire com’è fatta una persona, non c’è niente di meglio che risolvere un caso d’omicidi al suo fianco. Ti riserva sempre un sacco di sorprese. Positive o negative che siano*.
Scuotendo appena la testa, entrò nella sua camera da letto e si diresse verso la scrivania, gettando su di essa il materiale del caso Adherent e finendo per sdraiarsi a pancia in su sul pavimento, tamburellando nervosissimamente sulla superficie della moquette.
Mello.
Persino il suo nome era odioso. Il suo nome, i suoi capelli biondi da attricetta di Broadway, la sua voce sprezzante e intrisa di qualcosa a cui ancora non sapeva dare un nome, i suoi vestiti di pelle, i suoi maledetti stivali e i suoi occhi glaciali e inumani, dallo sguardo arrogante quanto la sua personalità.
*Psicopatico. Folle. Spocchioso. Presuntuoso. MALEDUCATO. CAFONE. FIGLIO. DI. PUTTANA*.
E così, Near le aveva giocato un altro brutto scherzo. Non solo doveva collaborare con lui al caso, ma doveva persino occuparsi del medesimo lavoro. Un lavoro che, nella maggior parte dei casi, era soltanto suo.
*Accidenti. Me la paghi, Near, fosse l’ultima cosa che faccio*.
Con un ulteriore sospiro scocciato, si alzò a sedere e lanciò uno sguardo per la stanza elegante, provvista di un bel letto matrimoniale, di una scrivania dove troneggiava un elegante vaso di fiori e di una libreria stracolma di volumi, situata poco prima dell’ingresso del suo lussuoso bagno.
Senza cancellare la sua aria truce, si tirò su in piedi e iniziò a sgranocchiare una tavoletta di cioccolato appena prelevata dal cassetto più vicino, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Paradossalmente, per la prima volta mangiare dolci non le serviva per sentirsi meglio: magari perché, a ogni morso, le tornavano alla mente gli schiocchi della bocca del motociclista balordo e i ghigni beffardi con cui li accompagnava.
*Stronzo*.
Ancora non capiva come fosse possibile che un individuo del genere fosse stato allievo della Wammy’s House. Anzi, che fosse stato uno dei migliori in assoluto. Secondo solo a Near, a giudicare da quanto le aveva detto Rester. D’accordo, magari, da quel poco che era emerso durante la riunione, avrebbe potuto convenire che era intelligente, ma di qui a pensare che fosse realmente…beh, era assurdo.
Tanto per cominciare, suo padre non gliene aveva mai parlato. Non che suo padre parlasse molto, certo; fin da piccola, si era abituata ai suoi lunghi silenzi, interrotti soltanto da insegnamenti significativi e da qualche complimento del tutto inaspettato.
Una delle cose di lui che amava era che non alzasse mai la voce; il tono più concitato che gli aveva sentito utilizzare si era presentato solo nelle occasioni in cui lo aveva osservato dirigere massicce operazioni di polizia, dando ordini alle forze speciali di tutto il mondo.
Sua madre, per contro, era capace di prendere per il bavero chiunque le facesse saltare i nervi quanto di condurre un freddo interrogatorio degno della sua reputazione, con chiunque le si trovasse di fronte, che fosse un teppista di basso borgo o un serial killer con esperienza decennale.
Sospirando per l’ennesima volta, si sedette sul letto, gettando da una parte la cioccolata, gli occhi fissi sul pavimento e le mani contratte intorno ai bordi del materasso.
Ruri ed Elle. La coppia più strana e più famosa del pianeta.
Ovviamente, erano in pochi a sapere della loro relazione. Per quanto ne sapeva, oltre a Watari e ai membri dell’SPK, solo gli agenti della polizia giapponese che avevano collaborato alle indagini del caso Kira sapevano che la loro non era una semplice collaborazione professionale, ed erano a conoscenza del fatto che lei fosse la loro figlia.
Agli occhi dell’Interpol e del resto del mondo, Eliza Havisham era un’orfana dalle origini misteriose, adottata da un’anonima coppia inglese e raccomandata da Roger Ruvie e Quillsh Wammy alle autorità internazionali per il suo precocissimo talento, simile in maniera del tutto ‘anomala’ a quello del detective Elle.
Non aveva avuto un’infanzia propriamente ‘normale’. Non che le fosse mai mancato niente o che non avesse avuto tutto ciò che poteva desiderare, compresa l’attenzione (per quanto stramba e anomala) dei suoi genitori, ma non era mai andata a scuola, non aveva mai giocato come una bambina normale, non aveva mai neanche pensato a cose troppo banali come il puro svago, o i giocattoli che tanto piacevano a Near.
La sua vita si era divisa fra lo studio e il ferreo addestramento a cui suo padre e sua madre l’avevano sottoposta: da sempre, la sua vita era stata indirizzata verso la carriera che aveva ormai intrapreso. Non ci aveva mai visto niente di troppo strano.
Dopotutto, non riusciva a immaginare la sua vita senza quel lavoro. Omicidi, sparizioni, collaborazioni con l’Interpol. Aveva iniziato a tredici anni, affiancando sua madre e suo padre su casi minori, sotto la guida e il suggerimento del nonno. Quando ne aveva compiuti sedici, era arrivata la telefonata dell’SPK.
Collaborare con Near non le era mai dispiaciuto troppo, nonostante quel tipo avesse sempre avuto qualcosa che non le permetteva d’essere del tutto a suo agio, in sua presenza; ma nonostante ciò, era consapevole che avessero più cose in comune di quanto pensasse, soprattutto considerando quello che era contenuto nel materiale che suo padre le aveva fornito all’inizio della loro collaborazione.
In particolare, ciò che non le era mai andato a genio di lui era la sua capacità di presentare la soluzione di un problema senza poi esporsi in prima persona per risolverlo. Era come se quel genio freddo e calcolatore fosse materialmente incapace di uscire dalla pista di macchinine tramite cui si schermava dal resto del mondo, e da cui osservava gli altri come un gigante avrebbe fatto con le formiche dalla cima del suo Olimpo.
Eliza, per contro, aveva sempre amato l’azione.
Come sua madre, era tanto intelligente quanto impulsiva, determinata e testarda.
Più testarda di qualsiasi agente dell’SPK, più impulsiva di qualsiasi operativo sul campo.
Suo padre non amava troppo quell’aspetto di lei: una volta, le aveva perfino detto che la sua propensione a mettersi così tanto in pericolo gli risvegliava ricordi che avrebbe preferito seppellire per sempre.
Eliza non si era sentita attaccata da quelle parole, che erano state pronunciate con una tristezza tale da farle rimangiare la rispostaccia che già si era posata sulla punta della sua lingua.
Non la infastidiva che le facessero notare le componenti del suo carattere, che si trattasse o meno dei suoi difetti, ma se c’era una sola cosa che odiava era la sottovalutassero.
Che le mancassero di rispetto. Che la schernissero, la sbeffeggiassero.
Che la chiamassero ragazzina.
Strinse i pugni per l’ennesima volta, sforzandosi di non pensare di nuovo a Mello e alla sua insopportabile faccia da proiettile.
Ma proprio quando era sul punto di cancellare dalla sua mente l’immagine di quel volto dai tratti nordici e appuntiti, un rumore sordo la fece sobbalzare.
Qualcuno aveva preso a bussare insistentemente alla porta, che lei si era premunita di chiudere a chiave dopo essere entrata; non appena ebbe messo piede a terra, nell’arco di una frazione di secondo, i colpi contro la porta si fecero molto più pesanti.
“HAVISHAM!! La vuoi aprire questa cazzo di porta o no?!”.
Quella maledetta voce fu capace di farle saltare definitivamente i nervi.
“MA SUL SERIO?!” sbottò, procedendo a passo di carica verso di essa.
Se Mello ci teneva tanto a rischiare così la sua vita, gli avrebbe dato quello che voleva.
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: Voilà!! È un po’ più corto del previsto per ragioni di tempo, visto che avevo promesso che avrei aggiornato entro le 18! Scusate per eventuali errori di battitura, spero che non ve ne siano! Scusatemi, vado di frettissima!! Mille grazie a SelflessGuard, MaryYagami_46, Always_Potter (amo le tue recensioni e i tuoi scleri Melliza <3) e a Robyn98 (BENTORNATA!!) per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie in anticipo a Lilian Potter in Malfoy perché so che la sua recensione sta già arrivando :DDD Scusatemi se ancora non ho risposto alle recensioni al capitolo 3, lo farò stasera non appena tornata a casa :D Un bacione a tutti, grazie mille e al prossimo capitolo :D PS: E’ scritto peggio del solito, lo so -.-
   
 
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