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Autore: unrequitedsoulmates    18/09/2016    0 recensioni
Hai trovato me scoprendo ogni mia difesa, strappandomele, come se avessi paura che a tenermele ancora incollate addosso mi ci sarei bruciata. E io te l’ho lasciato fare, perché nemmeno me ne rendevo conto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non volevo averci niente a che fare con tutte quelle cose, appuntamenti, regali, cene, cinema, mani che si sfiorano, letti in cui si respira l’odore del sesso, baci al gusto di amore, ho cercato per una vita di starci lontana, era perfetto, niente occhi che ti facessero innamorare, nessun sorriso da farti sciogliere, nessuna promessa da dover mantenere. C’erano momenti, forse, in cui mi sembrava mancarmi qualcosa ma non ci pensavo che per qualche secondo, poi mi guardavo attorno e vedevo quanto quello stupido sentimento facesse soffrire, dolore, dolore, solo dolore, che diavolo aveva di così bello? Che cosa ci vedeva la gente di così speciale da buttarcisi dentro senza nemmeno rifletterci su, folli.
Passavano i mesi, gli anni e andavo avanti così, felice, sola ma felice. Non c’era nessuno al mio fianco ma non c’era nemmeno nessuno che potesse abbandonarmi, che era la cosa peggiore fra le due. Potevo fare qualsiasi cosa volessi, divertirmi con le amiche, guardare stupidi film divertenti fino alla mattina, non dovendo rendere conto a nessuno, fare tardi in discoteca, perché non c’era nessuno che mi aspettasse a casa, leggere libri, appassionarmi a mille mondi, interessi che non avrei mai dovuto condividere con nessuno, che sarebbero rimasti solo miei, così intimi, così privati, nessuno che potesse domandarti perché preferivi i libri tristi a quelli felici, o perché una sera si e una anche ti ostinavi a bere la cioccolata calda con i biscotti quando poi la mattina dopo guardandoti allo specchio la rimpiangevi duramente.
Più passava il tempo, più mi sentivo forte, ero sempre quella a cui chiedere consigli, quando le mie amiche si ritrovavano a piangere sulla mia spalla e quella che puntualmente non sapeva se sarebbe stata in grado di aiutare veramente, di quegli argomenti non ne sapevo poi granchè. E più trascorreva il tempo più le cose mi sembravano avere un senso, tutto era al suo posto, io ero felice, soddisfatta e credevo che niente avrebbe mai potuto turbare quell’equilibrio che mi ero costruita attorno. Ne ero veramente convinta, probabilmente ne ero talmente sicura che per un attimo ho abbassato le mie barriere, quelle che avevo costruito con tanta determinazione, quelle che nessuno aveva mai rischiato di abbattere e tu sei entrato così, senza dover poi lottare molto, perché la porta era già socchiusa, io non ero pronta, ma il mio cuore probabilmente si, lui stava solo aspettando te, non una qualsiasi persona, no, lui aveva sempre e solo aspettato te. Sei entrato nella mia vita senza chiedere il permesso, come un uragano, ed io ero senza difese, dopo una vita passata a nascondermi con tanta cura, tu mi hai trovata indifesa, hai avuto fortuna.
 Non ti aspettavo, non ho mai aspettato nessuno e non ho mai pensato di volerlo fare, non lo volevo nemmeno con te. Ma tu eri più forte della mia razionalità, eri come un fiume in piena e non ho avuto nemmeno il tempo di mettermi al riparo da te, che tu mi avevi già travolto. Sei arrivato una mattina, una mattina come tante, era un lunedì come mille altri di tutta la mia vita, di una settimana come altre, di un mese come un altro. Sei arrivato per caso senza pretendere niente, come se avessi già intuito con chi avevi a che fare. E senza pretendere niente con i tuoi grandi occhi, i tuoi bei capelli, e il tuo dolce sorriso, hai trovato me, che gli occhi grandi li avevo anche io, ma i miei capelli al contrario erano sempre in disordine e il sorriso sempre timido. Hai trovato me scoprendo ogni mia difesa, strappandomele, come se avessi paura che a tenermele ancora incollate addosso mi ci sarei bruciata. E io te l’ho lasciato fare, perché nemmeno me ne rendevo conto. Hai iniziato sorridendomi, facendomi un complimento veloce quasi per paura che potessi ascoltare veramente, poi mi hai chiesto come stavo, che gusto di gelato preferivo, quanti anni avevo, da quanto lavoravo in quel posto, tu che li c’eri capitato grazie al consiglio di un amico, che cosa facessi il sabato sera e poi invitandomi fuori, per una colazione veloce, un caffè veloce, che se mi avessi proposto una cena, lo sapevi già che sarei scappata via correndo.
Sei stato furbo, questo te lo concedo. 
Ed è iniziato tutto così, con me che avevo paura di lasciarmi andare e di darti più del dovuto e con te che cercavi di amare per entrambi, e lo so che era difficile, ma io non te lo avevo mai chiesto, e a te andava bene così. È iniziato come fosse un gioco, erano più le volte che ti tenevo lontano che quelle che ti tenevo stretto, perché avevo paura che a tenerti accanto una volta in più sarebbe diventato reale, e io non ero pronta, e tu forse lo eri anche troppo.
Lo vedevo nei tuoi occhi, ci guardavo dentro e vedevo me, però dentro ai tuoi occhi mi vedevo fragile, indifesa e mi faceva paura, e così ti allontanavo ancora, poi però avevo ancora più paura da sola, e tornavo a cercarti, scoprendo che tu non ti eri mosso nemmeno di un centimetro da dove ti avevo lasciato, sapevi che sarei tornata. Forse era questo che mi sconvolgeva e mi terrorizzava di più, il fatto che sapessi sempre cosa aspettarti da me, io che non avevo mai condiviso nemmeno il letto con qualcuno, di colpo condividevo ogni mio pensiero con te, tu sapevi sempre a cosa stavo pensando, eri già pronto a rassicurarmi quando leggevi nei miei occhi la paura, e mi accarezzavi sempre quando stavo male, dicendomi che avrei dovuto lasciarmi andare di più, che a lasciarsi andare non si falliva sempre. 
E ti assicuro che non avrei mai pensato sarebbe successo, ne con te ne con nessun altro, eppure una mattina mi ritrovai a pensare a te, a cosa stessi facendo, se mi stavi pensando, se ti mancavo un po’ più di ieri, e se saresti venuto a cercarmi. E mentre pensavo a te, mi sono resa conto che io non ti avevo cercato, che avevo avuto paura per una vita di “quelli come te”, che per tanto tempo mi ero rintanata dentro me stessa, in un mondo fatto solo dei miei desideri, dei miei interessi, dei miei sogni e di colpo mi rendevo conto che nulla sembrava avere più senso se non avevo te con cui condividerli.
E così, un passo alla volta mi trovai innamorata di te.
Credo sia iniziato così il declino.
Un giorno sei forte, credi di poter combattere il mondo, ti tieni in piedi affidandoti solo a te stessa, poi un giorno arriva qualcuno, ti da una speranza, tu ti lasci andare quel poco, gli dai ogni parte di te, quella che nessuno si era mai preso, quella che sembrava appartenere solo a te stessa, e ti fidi, per una dannata volta decidi di fidarti, una promessa, tante parole, tanti baci, e poi solo dolore.
Non ricordo precisamente le dinamiche che hanno portato al nostro abbandono, ricordo che un giorno c’eri, mi amavi, e il giorno dopo non c’eri più, ma soprattutto non mi amavi più. E credevo che il dolore, che era forte e lancinante, e sembrava uccidermi dentro, sarebbe durato il giusto tempo, e poi mi avrebbe abbandonato. Ma quanto dura il “giusto tempo”? Un giorno, una settimana, sei mesi, un anno. No. Non finisce mai, forse a volte si placa un po’, ti concede di stare bene qualche ora, qualce giorno, addirittura a volte ti lascia in pace per settimane, ma poi torna, torna sempre, più forte, e ti ricorda quanto tu sia stata stupida a pensare di poter essere abbastanza, a credere a tutte quelle parole, a farti incastrare da quegli occhi grandi, da quel sorriso dolce, a innamorarti.
Io non ti avevo cercato, ma tu eri entrato lo stesso nella mia vita, non ti avevo chiesto nulla, ma tu hai preteso tutto, io non volevo darti il mio amore, e tu te lo sei rubato un po’ alla volta, e per cosa poi? Per finirla così, davvero?
A volte mi chiedo che senso ha avuto, amare lui per quel tempo, e odiare me per tutto il resto. Arrivare a non riconoscersi più perché ormai ti vedevi solo grazie a lui, cercare di ritrovarsi, scavare in fondo e vedersi accucciata in un angolo, tremante, angosciata, con la paura assurda di tornare a vivere e poterci stare di nuovo così male.
Credi di conoscerti, credi che nessuno ti porterà a desiderare di non sentire più nulla, credi di potercela fare da sola a stare bene, credi di essere abbastanza, di essere forte, poi ti distrai un attimo, e tutto semplicemente va a rotoli.
E non sei più tu.
   
 
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