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Autore: Marne    18/09/2016    4 recensioni
Dal testo:
"«Lily…» con un sorriso intenerito, lui si avvicinò per lasciarle un lieve bacio sulla guancia, cercando di spingerla a guardarlo negli occhi. «Io non ho fatto altro che disegnarti da quanto avevo undici anni» le fece notare, divertito. «Credi davvero che qualcosa potrebbe convincermi a desistere, in futuro? Io non posso smettere, non potrei neanche se lo volessi. I miei disegni sono la via per l’immortalità ed io voglio che tu sia immortale. Io voglio che qualcosa di te, di noi, resti per sempre. Un’eterna estate, senza pioggia e senza gelo. Solo noi»."
James Potter è vivo e qualcuno gli ha cancellato la memoria. Gli hanno portato via tutto, ma non sono riusciti a portargli via la sua Lily.
Non gli hanno portato via la sua estate eterna.
| Missing Moment + AU James sopravvive ad Halloween 1981, ma non è più se stesso|
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Questa storia partecipa al contest ~But there's a tree, of many, one~ indetto da Phae. sul forum di EFP
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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L’Estate eterna

Lestate eterna.

 

 

 

 

 “But thy eternal summer shall not fade 
Nor lose possession of that fair thou owest
Nor shall Death brag thou wander'st in his shade, 
When in eternal lines to time thou growest
So long as men can breathe or eyes can see, 
So long lives this and this gives life to thee
.”.1

 

[William Shakespeare – Sonetto XVIII]

 

 

 

 

L’amore della sua vita giaceva distesa su un letto di foglie cadute, il bel viso pacifico al sole del primo pomeriggio. L’estate non aveva ancora lasciato il posto all’autunno, eppure gli alberi avevano già iniziato a cambiare i loro colori, lasciando che il verde venisse inghiottito dal giallo, poi dal marrone e dal rosso.

Lui sorrise, osservandola, sentendo un calore meraviglioso ad altezza del petto.

Era così bella.

«Sai, sei davvero bravo»2 gli disse, con un sorriso allegro, rotolando di lato fino a poter sbirciare le immagini che lentamente si stavano formando sul suo blocchetto da disegno. I colori del bosco non erano stati rappresentati, eppure le ombre del carboncino sembravano sufficienti a raffigurare in modo quanto più affidabile possibile lo scenario che li circondava. «Hai anche disegnato la piovra!» aggiunse, con una risata tintinnante.

«La piovra è il mio soggetto preferito, dopo qualcun altro» le disse lui, lanciandole un’occhiata divertita, per poi mettere da parte il carboncino e voltare le pagine del suo blocchetto per mostrarle qualche altro lavoro. «Vedi? Credo le piaccia farsi ritrarre, ogni volta che vengo qui la trovo in un angolino, come se volesse mettersi in posa» rifletté ad alta voce, grattandosi distrattamente la testa. Se già i suoi capelli erano disordinati per natura, in quel momento, a causa del vento e delle mani della sua bella accompagnatrice, erano assolutamente privi di qualunque senso. Suo padre lo avrebbe strangolato3, se non avesse perso la speranza di farlo apparire come una persona normale da un bel pezzo.

Lei aveva approfittato del suo momento di debolezza per dare un’occhiata anche alle altre opere, ridacchiando ogni qualvolta un familiare viso circondato da capelli rossi fosse sbucato fra i vari paesaggi. Non era mai stata una donna vanesia, ma lui conosceva l’effetto che i suoi disegni erano soliti fare alle ragazze. Per anni li aveva usati proprio a quello scopo.

Non con lei, tuttavia. Si era sempre categoricamente rifiutato di farle anche solo sapere di quel suo piccolo hobby, spaventato che potesse sentirsi una delle tante, che potesse fraintendere.

Ma non aveva più paura, erano insieme.

«Sei stata la mia musa per anni» le confessò, dopo qualche istante di silenzio, un sorriso imbarazzato ad incurvargli le labbra. «Quando eravamo bambini mi intrigava il colore dei tuoi capelli» continuò, allungando la mano per spostarle una ciocca ribelle dal viso, mentre lei era incantata ad osservare il suo ennesimo ritratto. «Poi ho scoperto di avere una smisurata passione per i tuoi occhi, così verdi. Adoravo vederti sorridere, soprattutto quando ti si formavano delle pieghette adorabili ai lati degli occhi».

«Io non ho le pieghe del sorriso, di cosa diamine stai parlando?» si scandalizzò lei, ridacchiando sommessamente, per poi sfiorare con la punta delle dita proprio dette pieghette, appena accennate nello schizzo che occupava l’angolo della pagina che stava osservando. «Mia madre dice sempre che saltano fuori quando sono parlo con-».

«Con qualcuno a cui vuoi bene, lo so» si intromise lui, scuotendo il capo. «Lo so, l’ho capito praticamente subito, osservandoti» spiegò, sollevando gli occhi verso le fronde della quercia che li stava proteggendo dai raggi solari di metà settembre. «Gli altri sorrisi raramente raggiungevano gli occhi. Ti serviva l’affetto, per essere sincera».

«E come hai fatto a capirlo? Fino a qualche mese fra avrei volentieri dato fuoco al tuo mantello!4» ridacchiò lei, assestandogli un pizzicotto sul braccio ed alzando gli occhi al cielo quando lui fece una smorfia di dolore. «Oh, non esagerare, sei caduto da tre metri d’altezza, durante l’ultima partita, e ti sei rialzato facendo lo sbruffone, io praticamente non ti ho toccato!».

Lui le dedicò un’occhiataccia, sbuffando. «Non potevo certo farmi vedere tutto indolenzito, ho una reputazione da mantenere!» si lamentò, mugugnando qualcosa di incomprensibile mentre si massaggiava il braccio. «Ho la pelle estremamente delicata, sicuramente mi uscirà un livido enorme e sarà tutta colpa tua».

La donna più bella del mondo mormorò qualcosa di molto simile a “stupida primadonna”, tuttavia si avvicinò a lui, lasciandogli un bacino in corrispondenza del pizzicotto. «Mia madre diceva sempre che un bacio aiuta a guarire più velocemente» gli comunicò, solenne, inginocchiandosi al suo fianco e dedicandogli il migliore dei suoi sorrisi.

Il suo cuore sembrò sul punto di scoppiare.

«Dovresti parlarne con Madama Chips» le rispose, prendendole il blocchetto da disegno dalle mani e facendole cenno di non muoversi, per poi iniziare a scarabocchiare qualcosa con il carboncino aveva ripreso in mano. «Una cura come questa è da sperimentare, potreste salvare tantissime vite» aggiunse, divertito, piegando il capo di lato per poter cogliere meglio i giochi di luce che i raggi del sole facevano con i suoi meravigliosi occhi. Aveva delle pagliuzze dorate, non se n’era mai accorto prima.

«Andare in giro a baciare chiunque? Non ti facevo così aperto, signorino» gli fece notare lei, un sopracciglio così alto da raggiungere l’attaccatura dei capelli. L’occhiata che lui le dedicò la fece ridere di nuovo, le rughette ai lati degli occhi furono il migliore fra i regali che avrebbe mai potuto fargli.

«Io sono di salute cagionevole, devi essere sempre a mia disposizione» le disse, con un tono pomposo che rendeva evidente quanto si stesse divertendo. «Non muoverti, ti prego… in due minuti avrò finito» aggiunse, quando notò che lei fosse sul punto di tornare a sdraiarsi. «La luce ti colpisce in modo delizioso, devo davvero disegnarti».

Imbarazzata ma anche compiaciuta, lei si sistemò meglio sulle ginocchia, sollevando leggermente il mento per assumere una posa da modella di un ritratto del Rinascimento. «Questo qui dovrai proprio incorniciarlo e regalarmelo, lo sai? E voglio anche l’autografo» gli disse, quasi avesse voluto minacciarlo.

«Mi dispiace» le rispose lui, con un leggero sorriso di scuse. «Magari te ne farò una copia, ma questo… questo è mio» spiegò, imbarazzato. «Tua madre ti ha raccontato che un bacio guarisce qualunque ferita, la mia… la mia mi ha raccontato qualcosa di leggermente diverso».

«Cosa?» la voce di lei era curiosa, lo era sempre stata. Curiosa ed arrabbiata, curiosa ed irritata, curiosa ed intenerita. Curiosa e dolce. Era stato un percorso molto lungo, quello che avevano affrontato, ma dopo tutti quegli anni lui aveva finalmente compreso quanto fossero stati necessari i periodi di stizza e dispetti.

Lui doveva crescere, lei doveva imparare a conoscerlo.

«Quando il mio padrino, suo fratello, è morto, io le ho chiesto perché non avesse pianto, visto che tutti gli altri parenti sembravano sul punto di sciogliersi in una pozzanghera» iniziò a raccontarle, tranquillo, sfumando qui e lì i tratti che aveva già rappresentato su carta. Il suo mignolo, già ricoperto da polvere nera, sarebbe diventato più scuro della notte entro mezz’ora ed i suoi amici si sarebbero lamentati delle tracce lasciate in giro per la camera. Non che gli importasse un granché, in realtà. «La prozia aveva detto che forse la mamma non gli voleva abbastanza bene ed io mi ero infuriato così tanto con lei» continuò, accigliandosi. «Io volevo un fratello con tutto me stesso e lei che faceva? Non voleva bene al suo. Mi sembrava uno scherzo di cattivo gusto, capisci?».

Con una leggera smorfia, lei annuì. I capelli rossi, simili a delle fiamme sotto il sole di settembre, si spostarono al lato del suo viso, sfuggendo alla barriera delle spalle. Lei non li risistemò e lui gliene fu grato, era proprio il tocco finale che mancava alla sua opera. «Ne parlasti con tua madre? Sono certa che la tua prozia sia stata solo maligna».

«Le mie prozie lo sono sempre» concordò lui, ridacchiando. «Non preoccuparti, tu non dovrai conoscerla, ormai ha tirato le cuoia» aggiunse, a cuor leggero, facendole l’occhiolino quando la vide arrossire. Ancora stentava a credere che lui avesse delle intenzioni molto più che serie. Le avrebbe presentato fino all’ultimo cugino, se non fossero stati praticamente decimati negli ultimi anni. «Comunque, sì, ne parlai con mia madre e lei, per prima cosa, mi assestò un bel ceffone. Uno da record, se proprio vogliamo essere pignoli».

Le sopracciglia rosse di lei si corrugarono, un’espressione di profonda confusione stampata in viso. «Mi hai sempre descritto tua madre come una donna estremamente paziente, perché mai ti ha dato un ceffone, se ti sei limitato a porre una più che lecita domanda?» gli chiese, curiosa.

«È successo quando avevo dodici anni» le fece notare, imbarazzato. «I miei modi, all’epoca, erano un po’… incivili» spiegò, ridacchiando dopo l’ultima parola. Sua cugina l’aveva sempre definito in quel modo, fin da bambini. Incivile e cresciuto da un branco di ippogrifi. La smorfia della ragazza lo fece sorridere, ma dovette farle cenno di contenersi. Il sole si stava spostando, aveva pochissimi minuti prima di perdere quell’apparizione favolosa per sempre. «La aggredii, le urlai i peggiori improperi. Per fortuna mia madre è un tipo tranquillo, una donna come Madame Black5 mi avrebbe fatto lo scalpo» continuò a spiegare, rilassato. «Per farla breve, mia madre mi mostrò il suo blocchetto da disegno, indicandomi tutti i ritratti dello zio, anche quelli di quando era un ragazzino».

«E questo cosa c’entra con il non potermi regalare il mio ritratto?».

«Beh…» senza staccare gli occhi dalla sua opera, lui si grattò distrattamente la punta del naso, rimettendo gli occhiali al loro posto. La risatina della sua meravigliosa fidanzata gli fece capire di essersi sporcato come un idiota. «Mia madre mi disse che non c’era motivo di piangere suo fratello, perché lei avrebbe sempre potuto tornare ad osservarlo nei suoi dipinti. Lì sarebbe rimasto sempre giovane e sempre sano, intrappolato in un attimo di eterna perfezione» spiegò, sorridendo quasi senza volerlo. «Nel disegno o nei versi è possibile intrappolare delle emozioni, dei ricordi… la pura bellezza contenuta in un foglio, cosa che le fotografie non possono fare. Finché il foglio esiste, il suo soggetto non può morire e, con lui, non possono morire i sentimenti che si provavano nei suoi confronti». Osservò il suo bozzetto, ormai concluso, con un enorme sorriso sulle labbra. Avrebbe potuto far di meglio, se avesse voluto. Avrebbe potuto perdere più tempo ed essere ancora più preciso, ma sapeva che non sarebbe stato lo stesso. «Non potrei mai separarmene e rischiare di dimenticare quanto ti sto amando adesso, quanto ti ho amata in passato e quanto ti amerò da questo giorno in poi».

Lentamente, voltò il blocchetto verso di lei, mostrandole il piccolo ritratto.

«È meraviglioso» fu tutto ciò che riuscì a dirgli lei, portandosi una mano alle labbra mentre gli occhi le si annacquavano velocemente. «Come puoi disegnarmi così…» con un gesto vago, indicò ciò che lui le stava mostrando, forse riferendosi a tutti i ritratti che ancora non le aveva fatto vedere ma che lei sapeva esserci. «Come fai a vedermi così bella?».

Con un dolce peso sul petto, lui si fece avanti, posando le labbra sulle sue per un bacio che avrebbe dovuto raccogliere tutte le sue emozioni, tutto ciò che gli si agitava nel cuore. «Tu sei bellissima. Lo sei sempre stata» le mormorò, sollevando la mano pulita per poterle accarezzare la guancia coperta da deliziose lentiggini. «Adesso lo sarai per sempre, perché ogni volta che io guarderò il disegno mi ricorderò di questo istante ed allora saprò che tu sarai lì con me».

Socchiudendo gli occhi del colore dell’erba primaverile, lei fece sfiorare i loro nasi, con dolcezza disarmante. «Io sarò sempre al tuo fianco, James» gli disse, amorevole. «Ma il disegno ti aiuterà a ricordarmi come sono adesso, giovane e ancora senza capelli bianchi, così fra trent’anni non mi lascerai per una più giovane, dimenticandoti completamente che esisto» aggiunse, divertita, gettandogli le braccia al collo per stringerlo in un caldissimo abbraccio.

Lui, con una risata, ricambiò la stretta, strofinandole il naso contro la pelle delicata del collo. Profumava di biscotti ed erba fresca, proprio il fantastico mix che, giusto quella mattina, aveva sentito annusando l’Amortentia del professor Lumacorno. Il profumo di colei che amava di più al mondo. «Non potrei mai dimenticarmi di te, non della mia Lily dai lunghi capelli di fuoco» le disse, tentando di suonare divertito ma riuscendo semplicemente a sembrare un adolescente alle prese con la sua prima cotta.

Cosa che lui era, effettivamente. Lei era stata la prima e sarebbe stata l’unica, per sempre.

«Beh, adesso è facile parlare» si lagnò, allontanandosi leggermente da lui per dedicargli un’occhiata severa e triste, nonostante le labbra stessero tremando per nascondere un sorriso. «Un giorno diventerò vecchia e brutta, magari anche grassa, come mia nonna Bridget» aggiunse, con un sospiro plateale, allungandosi di lato per riprendere possesso del blocchetto da disegno. «Devi promettermi una cosa, James».

«Cosa?» le chiese, tranquillo, consapevole che se lei gli avesse chiesto la luna, probabilmente lui l’avrebbe accontentata con un enorme sorriso. Tutto, per lei, tranne rinunciare ai disegni. «Non te lo regalo, il ritratto, te l’ho già detto».

«No, non è questo» lo tranquillizzò Lily, con un sorriso imbarazzato, sfiorando la copertina di pelle dell’album che aveva fra le mani. «Continuerai a disegnarmi anche in futuro? Anche se dovessimo separarci… mi disegnerai?».

«Lily…» con un sorriso intenerito, lui si avvicinò per lasciarle un lieve bacio sulla guancia, cercando di spingerla a guardarlo negli occhi. «Io non ho fatto altro che disegnarti da quanto avevo undici anni» le fece notare, divertito. «Credi davvero che qualcosa potrebbe convincermi a desistere, in futuro? Io non posso smettere, non potrei neanche se lo volessi. I miei disegni sono la via per l’immortalità ed io voglio che tu sia immortale. Io voglio che qualcosa di te, di noi, resti per sempre. Un’eterna estate, senza pioggia e senza gelo. Solo noi».

Colta da un impeto irrefrenabile, Lily si avvicinò per trascinarlo in un bacio appassionato, riversandovi tutte quelle parole e quelle emozioni che non sapeva come esprimere in altro modo. «Giura che non mi dimenticherai mai».

«Non potrei farlo» le rispose lui, immediatamente. «Per dimenticare te, dovrei prima dimenticare me stesso. E neppure in quel caso credo che riuscirei a rimuoverti dal mio cuore. Tu sei il mio cuore».

Lily rise, lasciandosi cadere di lato, supina, i capelli che si confondevano con il rosso delle foglie appena cadute ed il blocchetto da disegno stretto al petto. «Un’eterna estate. Impossibile da dimenticare».

Osservandola, mentre era così terribilmente felice, James sentì l’impulso irrefrenabile di sorridere.

Sì, lei era impossibile da dimenticare, impressa a fuoco nella sua anima così come la sua immagine lo era nell’album.

L’avrebbe disegnata per sempre.

 

~~~

 

Il tratto degli acquerelli era lieve, tremulo, il colore così delicato che quasi lui non riuscì a distinguerne le diverse sfumature. Arancione e giallo delle foglie, rosso dei capelli, nero degli abiti e verde degli occhi, tutto sembrava solo una macchia indistinta oltre il velo della benda che si stagliava fra il suo sguardo ed il mondo esterno.

«È davvero un bellissimo dipinto, signor Jones» si complimentò l’infermiera, apparendo al suo fianco come se fosse stata sempre lì. Si voltò nella sua direzione, annuendo per ringraziarla. Non gli piaceva sentirla parlare, la sua voce gli faceva venire il mal di testa.

Così incivile, sembra tu sia stato educato da un branco di ippogrifi.

«Ancora la donna dai capelli rossi, eh? Disegna sempre lei. Doveva essere bellissima» continuò lei, imperterrita. «È qui da oltre quattro anni6, ormai, eppure ha sempre avuto lei come soggetto… sicuro di non ricordare il suo nome? Se riuscissimo a trovarla, forse potremmo scoprire chi è lei».

Sconfortato, lui abbassò il capo. Le bende che gli coprivano il viso erano un casco impenetrabile che impediva a tutte le sue paure di lasciare la sua mente, affliggendolo giorno e notte.

Chi era lui? Chi era la donna dai capelli rossi? Perché non la ricordava?

«Sarebbe inutile» mormorò, tornando ad intingere il pennellino nel bicchiere d’acqua che aveva vicino, scegliendo poi il colore adatto per rifinire alcuni riflessi dei suoi capelli di fuoco. «Tutto ciò che so, Miss, è che ho amato questa donna più della mia stessa vita e che questa vita mi è stata strappata dalle braccia troppo presto, con troppa violenza». Scosse il capo, quasi avesse voluto schiarirsi le idee, ma la nebbia era dentro di lui, l’autunno aveva preso possesso della sua memoria ed aveva tentato di scacciare via l’estate, portando freddo e pioggia. «Io la amo, ma non riesco neppure a ricordare il suo nome ed ora lei non c’è più».

Comprensiva, Miss Penderghast posò una mano sulla sua spalla, stringendo leggermente. Aveva le dita caldissime, la sua presa era rassicurante, per quanto lui fosse ben certo che nulla, in quel momento, avrebbe potuto alleviare la sua pena. «Non l’ha dimenticata davvero. E lei non è morta, non vede?» gli fece notare, indicando il dipinto sfocato che si trovava davanti a loro. Attraverso il sottile strato di cotone che gli copriva gli occhi, gli sembrò quasi che i toni degli acquerelli avessero acquisito tono, rendendo i contorni più definiti, più chiari. «Mia zia7 me lo diceva sempre, quando le chiedevo perché disegnasse così spesso dei ritratti. La donna dai capelli rossi è viva nel dipinto, lo sarà finché la tela esisterà. Lei l’ha resa immortale».

Improvvisamente col cuore in gola, l’uomo annuì. «Io gliel’avevo promesso» esalò, sentendo le dita tremare mentre si dirigevano alla macchia chiara che doveva essere il viso di lei. Gli occhi verdi, due piccoli smeraldi in quella pozza lucida, sembrarono ricambiare il suo sguardo con una dolcezza ed un amore che lui non riusciva a ricordare. «La mia estate eterna».

«Riuscirà a ricordarsi di lei, ne sono certa».

Sì, l’avrebbe ricordata.

Dopotutto, lei era parte di lui, lo sarebbe sempre stata.

Ed allora sarebbe tornato il sole.

 

 

 

 

 

 


»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

Questa One-Shot partecipa al contest “~But there's a tree, of many, one~ indetto da Phae. sul forum di EFP, ma, cosa più importante, potrebbe essere la one-shot prova della mia prossima long, con protagonisti i Malandrini ed Harry prima di Hogwarts. Quindi, davvero, fatemi sapere cosa ne pensate!

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – “Ma la tua eterna estate non sfiorirà, né perderai possesso della tua bellezza; né morte si vanterà di coprirti con la sua ombra, poiché tu cresci nel tempo in versi eterni. Finché uomini respirano e occhi vedono, vivranno questi miei versi, e daranno vita a te. . Non credo di dover spiegare il senso!

 

» 2 – James Potter talento artistico è un headcanon che mi ha affascinata nel preciso istante in cui l’ho realizzato. Lo adoro, davvero. Non mi interessa che il fandom (che poi, che razza di fandom è se fa ragionamenti simili?) lo reputi un insensibile. James è stato un idiota, ma ha ampiamente pagato per i suoi peccati ed ha lottato per difendere chi non poteva farlo da solo. James Potter era un eroe, chi non lo ritiene tale può (attenzione, linguaggio scurrile) andare a farsi fottere. Non toccate il mio bambino, soprattutto non per paragonarlo a quell’approfittatore bullo e maniaco di Piton. (Giusto per farvi capire quanto io adori quel pipistrello unto. Chi ha letto la mia prima long SA cosa ho fatto a Ronald. Pensate che Piton mi sta ancora di più sulle scatole).

 

» 3 – Il padre di James, Fleamont Potter, è l’inventore di una pozione capace di domare i capelli più ribelli (la stessa che usa Hermione nel quarto libro), quindi mi è sembrato divertente pensarlo a dannarsi dietro James. Ho già parlato di Fleamont ed Euphemia nella mia one-shotFleamont è un nome bellissimo”, in cui appare anche la cugina di James (cui lui fa riferimento e che compare alla fine del capitolo, un mio OC), Ophelia Penderghat (figlia del fratello della madre di James). Per notizie su di lei, rimando alle prossime note! Ah, questa Ophelia non è proprio la stessa della one-shot in cui già è apparsa, diciamo che si è evoluta.

 

» 4 – Riferimento temporale: ci troviamo nel settembre del settimo anno. Per quanto mi riguarda, Lily e James si sono innamorati alla fine del sesto, quindi lei si riferisce all’inizio di quell’anno solare, quando ancora non era venuta a patti col fatto che il bel Potter fosse davvero maturato e diventato un uomo da sposare.

 

» 5- Riferimento all’adorabile madre di Sirius, Walburga.

 

» 6 – James si trova al San Mungo, non ha più memoria di se stesso ma ricorda qualcosina di Lily, perché, ovviamente, lei è troppo radicata nel suo cuore per poter essere cancellata. Coordinate temporali (irrilevanti, ma voglio fare la pignola): l’infermiera, che in realtà è sua cugina (ma nessuno dei due lo sa, lui perché non ricorda, lei perché lui è bendato e perché lo crede morto. Non l’ha mai visto senza bende), dice che lui è ricoverato da quattro anni, ma in realtà ci troviamo otto anni dopo la notte di Halloween. Gli anni mancanti James li ha trascorsi in una casa di cura babbana, è stato spostato quando ha utilizzato magia accidentale e quelli del Ministero lo hanno trovato (come hanno fatto a non riconoscerlo? Eeeh, qui serve una long!).

 

» 7 – Veniamo alla mia Ophelia. Chi mi conosce già sa bene che io ho un culto per gli OC, li adoro come se fossero figli miei. Spariti il dottor Crave e sua figlia (riferimento alla Long attualmente in corso), mi serviva qualcun altro e questo qualcuno è proprio la cugina di James. Ophelia ha circa tre anni e mezzo meno del cugino, è la figlia del fratello di sua madre (oltre che padrino di James stesso) ed è un’infermiera. Da quando lavora al San Mungo (circa due anni, prima ha lavorato altrove ma, di nuovo, sono cose di cui discutere in una long) si è sempre presa cura di questo Signor Jones che le ricordava tanto qualcuno e che era un mago senza memoria e fissato col dipingere ad acquerelli la solita donna coi capelli rossi. Spoiler: un giorno Ophelia scoprirà la reale identità del suo paziente, avrà un infarto e gli restituirà i ricordi. Ma a questo punto la domanda sorgerà spontanea: perché James è ancora vivo e Lily no? To be continued.

 

 

Come al solito, mi sono lasciata trasportare! A questo punto devo ringraziare Phae, l’organizzatrice del Contest, per avermi dato l’occasione di tirar fuori dal mio cervello quest’idea, soprattutto perché potrebbe portarmi alla mia seconda Long. Mi auguro di essere stata abbastanza chiara, nel testo, e di non deludere le aspettative di nessuno!

 

James Potter è vivo e qualcuno gli ha cancellato la memoria. Gli hanno portato via tutto, ma non sono riusciti a portargli via la sua Lily.

Non gli hanno portato via la sua eterna estate.

 

 

Restate collegati per possibili news sulla Long ;)

 

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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