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Autore: Rubina1970    19/09/2016    3 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E due sere dopo, Maria scrisse:
 
“Arthur, mia sola gioia,
 
ho dovuto farlo: martedì mi fidanzerò con Charles, ma è solo un pro forma! Non temere, lo faccio per la salute della zia. Un fidanzamento si può sempre rompere, dammi solo un po’ di tempo.
 
È che lei, capisci,  pareva che non aspettasse altro, non ho avuto cuore di deluderla! Voglio che tu lo sappia da me, non significa niente, qualunque cosa ti dicano … Noi non ci stiamo lasciando, ricordati che è solo per poco, finché non potrò parlarle con tranquillità.
 
Ti prego, non giudicarmi male … e perdonami: sapessi com’è difficile …
 
Rimango sempre la tua
 
Maria”
 
La lettera arrivò a Liverpool, l’albergatore di quella città la rispedì a Londra perché era l’unico indirizzo che aveva, mentre Arthur era a Bath. Il nove settembre, nel pomeriggio, un ignaro Conte Gerard leggeva il giornale di Londra, mentre i suoi due carissimi Arthur e Abel, a poca distanza da lui, si godevano un po’ di riposo in giardino.
 
― Ma senti … senti, senti … Ma bene! Ascoltate anche voi: “La serata a casa dei Visconti Fenner ha visto la realizzazione di quello che già si mormorava da giorni: è stato annunciato il fidanzamento del primogenito, il noto Charles, con la pregiata Signorina Maria Dangering, dama di prima classe della Regina e futura erede del Ducato …”
 
― Fritz, lascia, non importa … ― Abel cercò inutilmente di evitare che il Conte infierisse su suo fratello coi particolari.
 
― Oh, ma continua, sentite qua: “La Signorina indossava uno squisito abito color platino con bustier che sembrava fatto apposta per intonarsi all’anello che Charles le ha donato. Lo champagne stappato per l’occasione era particolarmente pregiato, poi il promesso sposo ha tenuto il discorso di rito, ringraziando la fidanzata di averlo reso il più felice tra gli uomini. Le note di un valzer viennese …” (ma pensate un po’, quelle finesse, viennese!) “… hanno accompagnato la coppia nell’apertura delle danze.” Speriamo che sia felice, è una cara ragazza.
 
― E non c’è altro?! – Arthur si alzò, con la voce spezzata e gli occhi già arrossati dalle lacrime che li stavano inondando: – Oh, ma c’informeranno di tutto, vero? Della data delle nozze, e di come sarà bella col suo abito bianco, e della luna di miele in qualche bellissima riviera, in Francia, o magari in Italia! Perché il pubblico deve saperlo!
 
Il Conte Gerard fissava Arthur con gli occhi sgranati, non capendo assolutamente perché il giovane uomo, di solito garbato e misurato, avesse il volto in fiamme e un tono di voce sprezzante e sopra le righe:
 
― Io odio questi sciacalli di giornalisti! – il ragazzo piangeva, mentre afferrava il giornale e lo strappava – E poi sono dei bugiardi, io non ci credo!
 
Abel scattò in piedi e lo afferrò, per cercare di consolarlo, e fece bene perché Arthur si lasciò andare in un modo che lo avrebbe fatto cadere, senza l’aiuto del fratello. Il Conte Gerard stava cominciando a capire, ma ci pensò Arthur, ormai un fiume in piena di dolore, a spiegare tutto:
 
― Non ci credo … Non è vero … Un valzer … viennese … Avranno brindato, sorrisi e auguri … “Il più felice degli uomini” … l’avrà presa per mano per ammirare la luna … lei si sarà lasciata cingere la vita, e non soltanto per ballare … Che promesse si saranno fatti, da soli, in un angolino …
 
― Fratello, non torturarti così, non serve a niente!
 
― Ma lei l’aveva promesso prima a me! Di non tradirmi, mai, mai nella vita! – aggrappato ad Abel, Arthur singhiozzava ma non si fermava: ― Neanche una parola, m’ha detto! Ha lasciato che lo sapessi dai giornali, io le avevo detto di non farlo, e lei me l’ha nascosto! … Non voglio! …
 
Il Conte era mortificato:
 
― Arthur … caro, perdonami, io non ne sapevo niente …
 
― Sì, Fritz: Arthur e Maria erano segretamente legati da un anno e mezzo, ma questo … temo che cambi le cose.
 
― Un anno e mezzo! In segreto! Ma … che significa (perdonami, Arthur) che le avevi detto di non farlo?
 
― Lei … lei … ― Arthur, messo a sedere da Abel, bevve un sorso d’acqua che il fratello gli offriva, e faticosamente rispose: ― Si tratta di sua zia, che voleva questo fidanzamento e non sta bene. Maria deve sposarsi in un certo modo, se vuole diventare duchessa, fa parte del testamento di quel maiale di Dangering, e sua zia è la curatrice del testamento. E Maria non voleva deluderla perché sta molto male. Ma si sta illudendo, questo è solo l’inizio, oramai hanno vinto: è finita … lo sposerà …
 
― Aspetta, ho capito: ― intervenne Abel: ― secondo l’idea di Maria doveva essere un fidanzamento finto, fatto solo per accontentare sua zia, e tu le avevi detto di non farlo. Ma scusa, non può essere proprio così, una cosa temporanea, solo a beneficio di Lady Dangering? Non ho ragione, Fritz?
 
Ma Fritz Gerard non aveva cuore di mentire ad Arthur, e disse solo “ma sì, vedremo”. Poi, con l’aiuto di Abel, portò Arthur al piano superiore, dove gli diede un calmante di un tipo simile a quello che gli somministrava il medico quando aveva il mal di testa, e Arthur si addormentò di colpo per via dello shock. Lo lasciarono che dormiva un sonno senza sogni, e tornarono a parlare dell’accaduto in un’altra stanza, a voce bassa:
 
― No, Abel, mi spiace: non si lascia un Fenner per sposare un Butman. La nostra società è crudele e i nobili che si sposano per amore sono veramente rari.
 
― Sì, però … Maria amava davvero molto Arthur, mi sembra incredibile quello che è successo. Forse sarebbe il caso di sapere qualche cosa di più! Più tardi, gli chiederò il permesso d’informarmi con gli amici che frequentano certi ambienti, almeno capirà com’è stato possibile.
 
― Mi pare una buona idea. E per ora, mi pare anche che sia meglio che Arthur non torni a Londra, perché si riprenda un po’ prima di viaggiare e perché lì c’è Maria, e lui ci penserebbe molto di più.
 
― Resto anch’io. Ma non credo che, stando qui, ci penserà di meno …
 
Abel aveva proprio ragione: quello era il posto dove Arthur aveva più ricordi del suo amore con Maria, coi suoi viali e le terme. Il ragazzo fu intrattabile per un paio di giorni, ma rimase comunque a Bath: almeno, lì non doveva lavorare. Ma così, s’illudeva di dormire e invece non riposava, e non aveva niente da fare che lo distraesse davvero. Si spostava dalla sua stanza al giardino e non faceva altro che rimuginare:
 
“Hai detto addio.[1]
Se ne va la mia vita.
Hai voluto piangere
per un amore da dimenticare.”
 
 
In giardino, la luce e i suoni erano troppo allegri per lui: era il posto adatto a una comitiva di amici o a due innamorati, e questo gli faceva male. Allora, andava nel salotto, e si buttava su un divano, dove non riusciva a leggere o a concentrarsi su niente:
 
“Te ne vai ridendo
e io muoio!
Il mio dolore è sapere

che non puoi piangere.”
 
 
Non riusciva a fare a meno d’immaginarsela alla festa di fidanzamento, che rideva a comando e fingeva di sorridere, mentre lui e solo lui era l’amore che aveva nel cuore. Lei che lo aveva salvato, che aveva amato solo lui … E sentiva di amarla ancora di più, con un doloroso senso d’impotenza:
 
“Amore, vita della mia vita,
quant’è triste dirsi addio!
Ti porti via la giovinezza

e questo amore senza scampo …”
 
 
Ma lui non le aveva detto addio, né tantomeno gliel’aveva detto lei! Poterla rivedere, chiederle perché, e come avesse potuto … Schizzava in piedi e tornava in camera sua:
 
amore che lungo la strada
non ti puoi voltare indietro.
Ridi, quando senti
il desiderio di piangere.”
 
 
Certo, lei non poteva volerlo davvero, quel fidanzamento, e anche lei doveva aver voglia di piangere. E certo, almeno lui poteva farlo. Ma poi, pensava che si stava illudendo ancora: era lei che lo aveva lasciato, anzi si era fidanzata senza nemmeno lasciarlo, e aveva avuto anche una bella festa e un anello! Figuriamoci se soffriva quanto lui! Arrivava a colpirlo nel petto quella gelosia che aveva cercato inutilmente di allontanare … lei stava con un altro … chissà da quanto … dopo che a lui aveva regalato baci e dolci promesse …
 
“E pensare che ti ho amata
con l’anima e la vita,
e oggi ti vuoi prendere gioco
del mio dolore.
Questo amore che ho sognato
non posso tenerlo nascosto!
Sono state parole false,
hai mentito mille volte
dichiarando il tuo amore! Oh, donna!
 
 
Doveva convincersi che era finita. Aveva permesso ad Abel di scrivere a Rory, per saperne di più, ma non c’era più niente da fare, lei lo aveva lasciato. Con dolore, forse. Con rimpianto di sicuro. Ma lui doveva dirle addio, anche se era insopportabile:
 
Amore, vita della mia vita,
quant’è triste dirsi addio!
Ti porti via la giovinezza
e questo amore senza scampo,
amore che lungo la strada
non ti puoi voltare indietro.
Ridi quando senti
il desiderio di piangere.
Addio, tesoro mio!
Addio!”
 
 
Arthur non sapeva che quell’addio sarebbe durato solo pochi giorni …
 
 
***
 
 
A Londra, invece, Lady Constancia rifioriva. Una mattina, prese Maria di nuovo da parte e le fece la grande proposta:
 
― Maria, tesoro: Charles ha fatto il suo passo, è venuto da me a chiedere la tua mano, e io non ho nessun motivo di dirgli di no, quindi puoi essere ben contenta! Ho accondisceso alle vostre nozze, che potrebbero essere celebrate molto presto!
 
― Come sarebbe … molto presto, zia?
 
― Ma perché indugiare, Maria? Tu compirai diciotto anni la settimana prossima! Non c’è più alcun impedimento, certo che i tempi sono un po’ strettini, ma …
 
― Zia, ma che fretta c’è? Io speravo di avere prima notizie precise della tua salute …
 
― Senti, angelo mio, ma si può sapere perché continui a trattarmi come una malata? Che preoccupazione hai circa la mia salute, se non sono mai stata meglio?
 
― Oh … ma … ma davvero? – Maria non ci poteva credere, qualche cosa proprio non quadrava …
 
― Ma certo, non c’è nessuna ragione di preoccuparsi, quante volte te l’ho ripetuto? Se preferisci, parla col nostro medico!
 
Maria lo fece quel giorno stesso, solo per sentire una replica di quello che le aveva già detto Lady Constancia. Alla fine, però, il dottore aggiunse:
 
― Signorina, se la cosa vi può rassicurare, avete la mia parola che sono stato io a dire a vostra zia che non aveva bisogno delle terme, quest’anno: sono io che l’ho suggerito, e per questo non è partita! Non avete motivo di preoccuparvi …
 
Come ultimo scrupolo, Maria parlò con sua cugina Elisa, che confermò di aver visto più volte sua zia durante l’estate, e sempre in buona salute. Anzi, era stata piuttosto presa dal fatto che il circolo degli amici di Bath non l’aveva lasciata, e lei aveva avuto modo di disquisire di teosofia anche a Londra.
 
Infine, la ragazza andò, quel pomeriggio, dai Barnes. Non aveva preannunciato la sua visita, ma era impaziente di avere da Arthur notizie che tardavano ad arrivare. E lì, trovò Becky e Rory. Ad accoglierla fu Catherine, e subito fu chiaro che qualche cosa non andava:
 
― Maria, quanto hai fatto bene a venire! Ma che è successo? Perché questa decisione così all’improvviso?
 
― Ehm, a che ti riferisci, Catherine? … Oh, Becky, Rory, quanto tempo! Che piacere rivedervi!
 
― Maria, ben tornata a Londra … come stai?
 
― Signorina Dangering! – Rory sbatté i tacchi, con sorpresa di Maria.
 
― Ma Rory, via! Che cosa sono questi formalismi tra di noi, non ci davamo del tu?
 
― Sì, ma questo era legato a … ad una certa condizione, e magari ora le cose non stanno più così. Io sono al vostro servizio.
 
― Maria, stai cambiando argomento: ti ho chiesto perché! Non ci posso credere, che tu ti sia innamorata così di colpo, tu amavi Arthur! – Catherine non aveva mai avuto peli sulla lingua!
 
― Oh, ma allora … ― Maria abbassò molto  la voce ― … allora voi non sapete nulla! Non è niente di reale, io ero solo preoccupata per la salute di mia zia …
 
― Maria, perdonami, ma … ― anche Becky prese a bisbigliare: ― … non capisco: la cosa è molto reale, Arthur è affranto dal dolore! Abel scrive che rimarranno a Bath ancora per un po’, perché quel povero ragazzo non è neanche in grado di viaggiare!
 
― A BATH! Ma io … gli ho scritto a Liverpool! Possibile che non abbia ricevuto la mia lettera?
 
― Signorina Dangering, mi permetto d’intervenire: Arthur soffre anche per il vostro totale silenzio, lui ha dovuto apprendere del vostro fidanzamento dai giornali! – Rory sapeva essere impeccabilmente formale, se voleva.
 
― Dai … giornali? – Maria impallidì, si aggrappò al bracciolo: – Affranto dal dolore? … Oh, no … Oh, mio Dio … Penserà che io abbia mancato alla mia promessa … dubiterà dei miei sentimenti … Che cosa penserà di me, povero amore mio … Rory … Becky … aiuto …
 
― Maria! Cioè, signorina! Fatevi forza, su! – Rory le faceva vento, Catherine ebbe l’idea geniale di un cordiale, Becky le rinfrescava il viso!
 
Solo quando fu perfettamente padrona di sé, la lasciarono tornare a casa. Maria li lasciò dopo precise spiegazioni, ma spiegò anche che lei stessa era una vittima: era stato tutto un tranello! Lei amava Arthur! Perché aveva creduto che lady Constancia stesse male? Ma perché gliel’aveva detto e ripetuto Charles, per tutta l’estate, e solo lui! Lei gli aveva creduto perché la versione del giovane sulla salute della dama era stata coerente e progressiva, e non si era resa conto di non aver avuto nessuna prova che fosse anche vera! Oh, Charles l’avrebbe sentita! Si fece anche dare subito l’indirizzo di Bath del Conte Gerard. Gli avrebbe scritto appena tornata (ad Arthur, naturalmente, e Rory avrebbe subito risposto ad Abel), quindi si precipitò a casa, scortata da Rory perché era sotto shock …
 
Ma entrando in casa, le mancarono le forze di nuovo a causa di quello che trovò: prima di tutto, le sue nozze erano state organizzate. Tutto deciso e pronto, in pochissimo tempo! E poi, c’era una busta recapitata per lei, direttamente da Bath, che conteneva una ciocca dei suoi capelli stretta in un nastro lilla …
 
Maria teneva in mano il ricciolo, seduta sul tappeto in camera sua, incapace di alzarsi o di smettere di singhiozzare:
 
“Che cosa ho fatto?! Arthur, che cosa ti ho fatto?! Stupida, stupida! E debole! Ma sono stata vittima di una trappola, non ho visto la ragnatela e ci sono caduta, non volevo! Non volevo lasciarti, mai, mai nella vita … ma che dico? non ho il diritto, gli ho spezzato il cuore! E ho spezzato anche il mio: per che cosa mi sto giocando la vita?! … Ah, no … NO! Non l’avranno vinta così!”
 
Entrò la sua cameriera personale, che accorse ad aiutarla, cercando di capire come. Sorretta da lei, Maria si alzò e scrisse una lettera disperata che inviò a Bath, chiedendo aiuto e perdono.
 
E l’indomani mattina, alla casa di Bath del Conte Gerard arrivò una lettera disperata. Ma era di Georgie, e di colpo cambiò tutto: Lowell aveva contratto il colera e non poteva muoversi da Napoli, non sapevano se sarebbe sopravvissuto e Georgie implorava la sua famiglia di non lasciarla sola.
 
Precipitosamente, la famiglia tornò a Londra: bisognava andare da lei! E avere i biglietti per il continente non si poteva, da Bath. Inoltre, occorreva che Abel e Arthur parlassero col signor Allen e gli spiegassero l’urgenza, questo comportava che il Conte partisse subito e loro in un secondo momento.
 
In queste difficili circostanze, Abel era sicuramente il più lucido dei tre. Anzi, veramente si vergognava della maniera in cui, dentro di sé, aveva preso la notizia. Lo disse ad Arthur, quella sera stessa, a Londra, dopo che il Conte era già partito:
 
― Sai, domattina dobbiamo andare subito a parlare col signor Allen, come prima cosa. E se ci dovessero essere ritardi per qualche ragione, ti chiederei la cortesia di restare tu: io vorrei proprio partire subito. Oh, non fraintendermi, lo so che ci tieni anche tu come me a stare vicino a Georgie, è … che vorrei essere già lì.
 
― Per me, è uguale, tanto si tratterebbe di poco. Non vedi l’ora di vederla, eh?
 
― No … cioè, sì! Certo …
 
― “No, cioè sì?” Abel, ma che ti prende?
― Niente! A me, niente, come ti viene in mente?… – girò velocemente il viso dall’altra parte, per nascondere una cosa di cui si vergognava moltissimo, un sorriso.
 
― Fratello, ci trovi qualche cosa da ridere? beato te …
 
― No, che c’entra, non sto ridendo! Sto … sorridendo, ecco.
 
― …
 
― Perché mi guardi così, Arthur?
 
― …
 
― Oh, e va bene! Tanto non sono mai stato bravo a nascondere queste cose! In realtà, non so che pensare nemmeno io, e voglio arrivare lì al più presto per togliermi il pensiero e il dubbio. Sto parlando di …
 
― … una donna!
 
― Diavolo, sì: Maristella! Ecco, l’ho detto! Adesso tu mi giudicherai male, se penso a me stesso in questo momento. Il fatto è che io spero davvero con tutto il cuore che Lowell si riprenda presto: oramai siamo amici, è davvero un bravo ragazzo, innamorato di Georgie, e poi lei lo ama, e ci sono i piccoli! … ma se penso a Ischia … vedo lei.
 
― Io non ti giudico male affatto, fratello! – Arthur, che aveva passato la serata sprofondato in un divano senza voglia di nulla, si alzò e, dopo giorni, mostrò un debole sorriso anche lui: ― Anzi, sono contento per te. Ti ci voleva, un pensiero nuovo, una speranza, dopo tutto questo tempo. Pensa che io volevo metterti con Becky!
 
― Ma dai! Con Becky, ahah! – Abel era divertito, perché Arthur magari non sapeva nemmeno che la ragazza era stata davvero innamorata di lui, un paio d’anni prima.
 
― Già, sta meglio con Rory! Certo, Maristella è una ragazza che entrerebbe nel cuore di qualunque uomo con facilità …
 
― Che vuoi dire?
 
― Oh, niente. Che ti capisco. Ma certo che sarà corteggiatissima … di’ un po’, c’è stato qualche cosa di più tra di voi?
 
― Corteggiatissima, eh? in effetti … Oh, che ti devo dire, non lo so che c’è stato tra di noi! Quando ero lì, mi sono sentito come se bastasse molto poco, e mi sono tirato indietro.
 
Tu che ti tiri indietro?!
 
― Non fraintendermi, Maristella è una ragazza a posto, non intendevo “tirarmi indietro” in quel senso! – Arthur fece un cenno con la testa, come a dire che nemmeno lui lo intendeva in quel senso, ― Semplicemente, avrei potuto dirle … ma lei ha tutta la sua vita in Italia, e io nemmeno so dove pianterò le tende domani! Sono scappato via. Per non affezionarmi troppo.
 
― Come hai fatto con Georgie tanti anni fa, senza troppo successo, mi pare. E stavolta, ci sei riuscito?
 
― … Mi sa di no. Ma non me ne importa più: io non negherò l’amore che provo per lei, stavolta. Voglio rivederla, fratello … voglio, voglio rivederla! Stare con lei, dirle tutto! E mi sento maledettamente in colpa verso Georgie, verso Lowell, verso i bambini …
 
― Hai detto … “l’amore che provo per lei”!? Nientemeno … Non sentirti in colpa, Abel, te lo dice uno che non ha fatto altro che sentirsi in colpa per il proprio amore per tanto tempo. Anzi, ti faccio veramente tutti i miei auguri. – Una pacca sulla spalla del maggiore, che ricambiò col più radioso dei sorrisi, ― Spero che tu abbia più fortuna di me … Io, che credevo di avere il suo amore …
 
Arthur non sorrideva più, e fu il turno di Abel di dargli una pacca sulla spalla:
 
― Ma lei ti amava, Arthur … che dico, ti ama! Io lo so.
 
― Amen. Non riesco a rassegnarmi. Non ce la faccio …
 
Nessuno di loro poteva immaginare che tutti gli eventi degli ultimi giorni avevano fatto sì che le lettere di Maria e di Rory arrivassero a Liverpool solo dopo la loro partenza.
 

[1] Arthur riflette tra sé (ecco perché le virgolette), e in corsivo si trova il testo, tradotto da me, della famosa romanza “Amor, vida de mi vida”, dalla zarzuela Maravilla, del maestro Federico Moreno Torroba. Una “zarzuela” è un genere lirico musicale spagnolo, simile all’operetta ma indipendente e addirittura precedente a questa, che ha continuato la sua produzione fino alla seconda metà del secolo scorso. Sebbene questo brano sia stato spesso interpretato da tenori, fu scritto per baritono, e io propongo la versione che, tra quelle che ho trovato, nella mia totale ignoranza musicale, mi è sembrata la migliore: https://www.youtube.com/watch?v=x6_VfoWd8j8


Pubblico un altro capitolo, stavolta con il dubbio che questo genere musicale, una romanza da una zarzuela, non vi dica molto. Io adoro "Amor vida de mi vida", forse qualcuno l'ha sentita cantata da Placido Domingo, che l'ha proposta varie volte.
​Qualcuno avrà notato che spesso riporto le 
lettere scritte dai personaggi: il genere epistolare è un genere classico della letteratura inglese tra '700 e '800, ed è a quello che mi rifaccio in questi casi. La lettera era un mezzo un po' ingenuo, primitivo, per raccontare al tempo stesso sia i fatti sia i desideri e i sentimenti del personaggio scelto come punto di vista, inserendo anche indizi sul suo carattere. Ma come molte cose un po' vecchiotte, ha il suo fascino! Anche la lettera anonima del capitloprecedente è un meccanismo abbastanza logoro; a proposito, non si sa chi l'abbia scritta ... In questo capitolo, comunque, mi sono trattenuta perché avrei potuto scrivere almeno altre tre lettere, ma io non sto scrivendo un romanzo epistolare.
Quello che sto cercando di scrivere è una storia che sia un po' realista: dappertutto si leggono ff in cui Arthur sposa Maria, come niente fosse, poi magari però lasciano tutto e vanno a vivere in Australia. Sì, ma non sarebbe stato mica così facile, all'epoca! Spero davvero che questa nuova peripezia dei nostri personaggi vi diverta, e che nessuno si scandalizzi troppo a leggere di Abel innamorato di una donna che non è Georgie.
Spero anche che inizierete l'autunno nel migliore dei modi, e che continuerete a seguire questa storia. A presto!
  
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