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Autore: Echocide    19/09/2016    5 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes]
Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario in cui sono sballottati...
Ma Parigi non è mai tranquilla e una nuova minaccia giunge dal passato, assieme a una persona che sembrava persa per sempre.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 2
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.481 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua con Miraculous Heroes 2! Maus ancora non arriva a Parigi e i nostri eroi si godono la tranquillità delle loro vite, ma non sarà così per molto altrimenti...beh, altrimenti non sarebbe Miraculous Heroes. Mh, vediamo. Che dire di questo capitolo? A parte il fatto che Vooxi e Flaffy torneranno ad essere i soliti fissati di sempre (Flaffy, poi, con la scoperta della Disney sta scoprendo nuovi mondi. Mi chiedo quando chiederà a Rafael di comprargli i giochi di Kingdom Hearts...).
E niente, vi lascio direttamente al capitolo, ringraziandovi come sempre per leggere ciò che scrivo, commentarlo e inserirlo in una delle vostre liste (Sì, oggi sono sbrigativa ma domani ho un esame e quindi...ripasso!).
Grazie grazie grazie grazie grazie grazie!



Alex dette velocemente un’occhiata alla mappa sul cellulare e sorrise alla vista del locale, dall’altra parte della strada; si sistemò gli occhiali sul naso, guardando a destra e a sinistra e attraverso la strada dirigendosi verso lo Starbucks, ove aveva appuntamento con le eroine parigine.
Osservò le vetrate riflettenti, circondate da muri neri, e annuì al suo riflesso: da quando era stato Mogui aveva qualche problemino a guardarsi allo specchio, timoroso di vedere di nuovo il guerriero nero.
Tutto ok.
Era ancora lui.
Inspirò profondamente, avvicinandosi alla porta e spingendola verso l’interno, venendo subito accolto dagli aromi del locale; si fermò sulla soglia, guardandosi un attimo attorno e sorridendo alla vista dell’italiana: «Bonsoir, Lila.» la salutò, scostando una delle sedie del tavolo.
«Ho solo una domanda, prima che ti sieda al mio tavolo.» dichiarò Lila, fissandolo seria.
«Al tavolo della nostra casa.» precisò il kwami della ragazza, facendo capolino dalla tasca della felpa: «E per la cronaca è Grifondoro, anche se quel sito idiota di Pottermore ha detto che sono Tassorosso!»
«Vooxi…»
«Tranquillo, amico. Secondo Pottermore sono Grifondoro.» dichiarò Alex, sedendosi e sorridendo al kwami: «Comunque qual era la domanda, Lila?»
«Che rapporto hai con il caffè?»
«Mh. Diciamo che ne bevo in quantità industriali.» spiegò il ragazzo, sistemandosi gli occhiali: «Anche se, mea culpa, non ho mai provato quello del tuo paese.»
«Almeno tu non sei inutile come Rafael.»
«Prego?»
«Lila!» esclamò la voce di Sarah, arrivando al tavolo e fissando l’italiana con le mani sui fianchi: «La smetti? Non è colpa di Rafael se non può berlo!» sbottò la bionda, sedendosi e guardando male l’altra, mentre Marinette le raggiungeva scuotendo la testa.
«Ok, ok.» Lila alzò le mani, sorridendo: «Devo ammettere che, tolto questo piccolo difetto, anche Rafael ha degli argomenti interessanti. Molto interessanti. Ha quelle fossette agli addominali che…» la castana scosse il capo, sorridendo alla faccia imbarazzata dell’americana: «Anche Adrien ce l’ha, ora che ci penso.»
«Lila…» sibilò Marinette, diventando leggermente rossa in volto: «Potresti…»
«Tranquilla, non lo voglio. Il problema di Adrien è che lo vorresti legato al letto a tua completa disposizione, finché non apre bocca.  In quel momento, l’unica cosa che vorresti è ucciderlo. Stessa cosa per Rafael: bellissimi, almeno fino a quando non parlano.» sentenziò Lila, incrociando le braccia e osservando le amiche: «Mentre Wei…beh, lui è semplicemente perfetto. E ha quella schiena…oh, quella schiena.»
«Immagino che quella schiena sia tanta roba.» dichiarò Alex, piegandosi leggermente in direzione di Sarah: «Io posso dire che Fu è un uomo simpatico, ma quando non è vestito è qualcosa di abominevole.»
«Grazie, Alex. Per avermi interrotto il mio momento di estasi.» sbuffò l’italiana, poggiando il viso contro il pugno chiuso e osservando l’americano, mentre Marinette ridacchiava, portandosi una mano alla bocca: «Piuttosto, perché ci siamo incontrati noi quattro?»
«Perché io volevo stare un po’ con la mia amica.» dichiarò Alex, passando un braccio attorno alle spalle di Sarah e stringendola, per quanto le sedie lo permettessero: «Ma lei aveva già un appuntamento con voi e quindi…beh, eccomi qui. Potete chiamarmi Alexandra e spettegoleremo tutto il tempo, ok?»
«E’ sempre stato così o Coeur Noir gli ha fatto qualche danno al cervello?» domandò Lila, indicando il giovane e voltandosi verso la bionda.
«Purtroppo è sempre stato così.» sbuffò Sarah, dando uno scappellotto ad Alex e fissandolo male: «L’altra volta doveva ancora riprendersi dalla possessione di Mogui e quindi era calmo.»
«Oh, bene. Quindi la percentuale di idioti nel nostro gruppo è aumentata?» domandò Lila, scuotendo il capo: «Meraviglioso! Non bastavano quei due…»
«Lila, lasciali stare.»
«Solo perché lo dice il capo.»
«Ah. Quindi è Marinette il boss. Perfetto! Soldato Alex, noto come Mister Hacker a rapporto.»
«Alex, io continuerò a ripeterlo all’infinito: il tuo soprannome fa schifo.»
«Le potete dire qualcosa?»
«Spiacente, concordo con Sarah.»
«Anche io. E non sono il boss.»
«Marinette, tesoro mio.» Lila posò una mano su quelle della ragazza, sorridendole affabile: «Abbiamo già affrontato questo discorso parecchie volte e con tutto il gruppo: tu sei quella che ci guida sempre in battaglia, quindi sei il nostro capo. Mettiti l’anima in pace oppure provo a conquistare Adrien, come quando eravamo più giovani.»
«E Wei?»
«Mi faccio l’harem, problemi?»


Willhelmina sospirò, portandosi indietro alcune ciocche e osservando con fare sconsolato le finestre con i files che Alex gli aveva mandato: «Ma perché non ho fatto qualcosa di utile come studiare questa roba?» bofonchiò, poggiando la fronte contro il tavolo e sospirando rumorosamente: «Cento e passa anni buttati al vento.»
«Di cosa ti lamenti oggi?» le domandò la voce di Fa, facendole alzare la testa e incontrare la piccola figura dell’anziana: «Allora?»
«L’ultima volta che sei entrata nella mia stanza…» iniziò Willhelmina, sorridendo alla donna e osservandola mentre raggiungeva il letto e lisciava la coperta: «Hai annunciato che mi avevi barattato per cinque capre.»
«Non farmelo ricordare. Il miglior baratto degli ultimi cinquant’anni e tu l’hai mandato in fumo, iniziando a starnazzare come un’oca grossa.» borbottò la donnetta, scuotendo il capo e saltando sul letto: «Allora, qual è il problema? Ti si è di nuovo scheggiato lo smalto?»
Willhelmina la fissò un attimo, sospirando pesantemente: per quanto Fa potesse essere acida e sarcastica ogni volta che apriva la bocca, la stava ospitando da quando aveva lasciato il tempio di Nêdong e le era grata: «Questo.» mormorò, indicando lo schermo del pc e tirando su le gambe, in modo da poggiare il mento contro le ginocchia: «Non capisco niente delle ricerche che ha fatto quell’uomo, quel Maus, e…come faccio a capire dove è Sophie Agreste da quello che c’è scritto qui? Sono articoli di giornale di quando lei aveva ancora il Miraculous e si trasformava in Pavo.»
«Potremmo andare a chiedere al tempio, domani.» propose Fa, fissando seria il monitor: «E’ anche interesse loro che questo scienziato non riesca a creare nuovamente il Quantum.»
«Fa?»
«Che c’è?»
«Quanto mi hanno detto sul Quantum…beh sì, la storia dell’origine dei Miraculous e tutto…» Willhelmina si fermò, voltandosi verso la donna e fissandola: «Dovrei crederci senza problemi, fino a poco tempo fa ero posseduta da uno spirito malvagio, ma…»
«E’ difficile crederci, sì.» annuì Fa, abbassando lo sguardo sul pavimento: «Io non sono mai stata una buona Portatrice e Nooroo non si è mai confidato con me, ma la storia che tramandano al tempio è quella detta dal primo Gran Guardiano, quindi…»
«Quindi sicuramente è la verità.» sentenziò Willhelmina, tornando a fissare il pc: «Ho capito.»
Fa sbuffò, alzandosi e posandole una mano sulla spalla, dandole qualche pacca lieve: «Non scervellarti, domattina andremo al tempio e vedremo se qualcuno di quei monaci inutili serve a qualcosa.»
«D’accordo.»


Adrien sbadigliò, mettendo da parte gli appunti e osservando il cellulare, domandandosi se Marinette fosse ancora con le ragazze oppure no: «Sai, la tua dipendenza da lei è preoccupante.» commentò Plagg, sdraiandosi accanto al cellulare e mangiando con gusto lo spicchio di formaggio: «Sembri non vivere senza Marinette.»
«Perché forse è così?»
«Oh. Tu e il tuo essere così maledettamente dolciastro.»
Adrien sorrise, poggiando la testa contro il pugno chiuso e osservando il suo kwami: «Sai, Tikki mi ha raccontato un po’ di quando eri umano…»
«Inizi ad andare un po’ troppo d’accordo con Tikki, moccioso.»
«Cos’è quella che sento nella tua voce, Plagg? Gelosia?»
«Sicuramente è l’aroma di camembert quella che senti.» dichiarò il kwami, balzando in piedi e osservando il cellulare: «La tua bella ti sta chiamando, campione.» dichiarò Plagg, volando via e facendo ridere il ragazzo: a quanto pare, la kwami di Marinette era un tasto che non andava toccato.
Certo, se si aveva un minimo di tatto e di spirito di sopravvivenza.
Velocemente, Adrien prese il cellulare e accettò la chiamata: «Ciao, bellezza.» esordì in uno stentato italiano, sentendo un risolino dall’altra parte, mentre lui si rilassava contro lo schienale della poltrona.
«Ehm. Forse ho sbagliato numero…»
«Preferisci essere chiamata my lady? Oppure mia dolce signora?»
«Ah. Ecco. Ora riconosco il mio gattino.» sentenziò la voce di Marinette, facendolo sorridere e chiudere gli occhi: poteva tranquillamente immaginarsela, mentre camminava per strada e parlava al telefono con lui: «Ti disturbo forse?»
«Tu non disturbi mai.» dichiarò deciso il giovane, piegando pigramente la testa di lato e osservando il suo kwami fare il gesto di vomitare: «E se ti stai chiedendo il perché della mia nuova entrata – perché conoscendoti te lo stai sicuramente domandando -, oggi ho incontrato il fotografo di mio padre e l’ho sentito mentre abbordava una così.»
«Oh. Interessante.»
«Dove sei?»
«Sto tornando a casa. Sono andata per negozi con Lila e Sarah. E Alex.»
«Alex?»
«Diminutivo di Alexandra.»
«E’ una compagna che hai conosciuto…»
«No, è l’amico di Sarah. Sai, Alex. Mh, forse te l’ho presentato come Mogui.»
«Quel tuo parente con la fissa per gli specchi, per caso?»
«Più che parente, direi tuo rivale.»
«Prego?»
«Mi ha chiesto di uscire almeno tre volte, da quanto mi ha spiegato ha la fissazione per le ragazze orientali.»
«Appena lo rivedo devo avvisarlo che una certa ragazza franco-orientale è mia. Mia.»
«In questo momento ti manca solo la clava e saresti un perfetto uomo delle caverne.» sentenziò Plagg, scuotendo il capino scuro: «Ah, e anche la pelle di un animale morto come vestito…»
«Sarei incredibilmente affascinante anche in quel caso.» sentenziò Adrien, voltandosi verso il suo kwami e sorridendo.
«Come?»
«Stavo parlando con Plagg.» spiegò velocemente Adrien, ascoltando i rumori di sottofondo al telefono e riconoscendo le voci di Sabine e Tom: «Sei a casa?»
«Appena arrivata.» spiegò Marinette, mentre Sabine mormorava qualcosa: «Aspetta un attimo.» Adrien rimase in attesa, alzandosi e avvicinandosi alla grande vetrata della camera: «Adrien?»
«Dimmi.»
«Mamma ha chiesto se tu e tuo padre volete venire a cena da noi stasera.»
«Io non ho problemi. Sento papà e ti mando un messaggio, ok?»
«Perfetto!»
«Purrfetto, vorrai dire.»


Sarah si sentiva un’idiota e, soprattutto, non riusciva a guardare Rafael senza sentirsi tremendamente in imbarazzo: ecco cosa succedeva a passare il pomeriggio con Lila, ascoltando i suoi commenti sul fisico del giovane: «Qualcosa non va?» le domandò il francese, posando una ciottola di pop-corn sul piccolo tavolino e scuotendo la testa di fronte ai due kwami che, in pole position, stavano attendendo l’inizio del film: «Che ci vediamo oggi, Flaffy?» domandò, accomodandosi sul divano accanto a Sarah, mentre questa s’irrigidiva.
Smettila! Non pensare a quello che ha detto Lila!
«Il re leone!» esclamò il kwami blu, voltandosi verso il suo umano e sorridendo: «Dev’essere una cosa fantastica!»
«Sai, vero, che parla di un…»
«Non si spoilerano i film, Rafael!»
«Ok, ok.»
E’ Rafael, lo stesso ragazzo di sempre. Piantala di farti paranoie.
«Sarah! Sarah!»
La ragazza trasalì al suono della voce della sua kwami, ritornando alla realtà e osservando i tre che la fissavano: «Cosa?» chiese, facendo scivolare lo sguardo dal modello francese ai due spiritelli.
«Ti ho chiesto se canti la canzone all’inizio.» ripeté la kwami, fissandola con un sorrisetto divertito: «Ti prego.»
«Sì! Canta! Canta!» esclamò Flaffy, volteggiando in aria e sedendosi davanti a lei, subito imitato da Mikko.
«Cosa? No, io…»
«Dai, canta.» si unì Rafael, allungandosi e prendendo una manciata di pop-corn, fissandola divertito: «Non ti ho mai sentita cantare, fra l’altro.»
«Ma la conosco in inglese e…»
«Nessun problema, so l’inglese e Flaffy…boh. Lo sai l’inglese, amico?»
«Ehi. Sono un kwami! Son tutte le lingue di questo mondo.»
«Perché non me l’hai mai detto prima? Ti avrei usato durante i compiti!»
«Perché quello si chiama barare.» precisò il kwami blu, picchiettando sul telecomando: «Fai partire il video, uomo.»
«D’accordo, d’accordo.»
Mikko batté le zampine, sorridendo: «Noi facciamo il coro.»
«Aaaaaazzzuegnia!!!» urlò Flaffy, quando il film iniziò con il sole nascente, continuando poi con parole a caso, facendo sorridere Sarah.
La ragazza socchiuse gli occhi, ascoltando la musica e battendo la musica contro le gambe: «From the day we arrive on the planet and blinking, step into the sun…»


«Ho mangiato tantissimo.» dichiarò Adrien, sistemandosi sulla sdraio nel terrazzino di Marinette e sospirando: «Tuo padre è un mago ai fornelli. E quella quiche lorraine…»
«Ti è piaciuta?» gli domandò la ragazza, poggiandosi alla balaustra e studiandolo.
«La migliore che ha fatto da quando lo conosco.»
«Davvero?»
«Assolutamente.» assentì Adrien, posando lo sguardo sulla ragazza e inclinando il capo: «Perché?»
«Ah. Nulla.»
«Mh. Non mi convinci, Marinette.» mormorò, alzandosi con un movimento fluido e raggiungendola, imprigionandola fra le sue braccia: «Come mai tutto questo interesse per la quiche lorraine di tuo padre?»
«Pe-perché quella non l’ha fatta papà…»
«Ah no?»
«L-l’ho fatta io.» mormorò Marinette, abbozzando un sorriso e giocherellando con una ciocca di capelli: «Non è tanto che ho imparato a farla, mi riescono meglio i biscotti e i dolci e…beh, mamma ha detto che era buona e…»
«Se non ti avessi già chiesto di sposarmi, l’avrei fatto ora.» dichiarò Adrien, baciandole il naso e facendole l’occhiolino: «Era buonissima, Marinette.»
«Davvero?»
«Sì. Hai superato tuo padre con quella torta.» dichiarò, osservandola sorridere raggiante e battere le mani fra sé; Adrien si chinò, baciandole nuovamente il naso e prendendo le dita della giovane fra le sue, posando riverente le labbra su ognuna di esse: «Stavo pensando…» iniziò, venendo zittito dalla suoneria di Marinette.
«Scusa.» mormorò la ragazza, recuperando il cellulare abbandonato sul tavolino di legno: «Nathanael, ciao! No, nessun disturbo. Dimmi pure…ah, per domattina. Mh, sì.» Marinette abbozzò un sorriso in direzione di Adrien, osservandolo appoggiarsi alla balaustra e tenere lo sguardo su di lei: «No, io non ho lezione alle prime ore, quindi possiamo tranquilla trovarci…ok, va bene. Perfetto. Ciao a domani.»
«Problemi?» domandò il biondo, osservandola posare nuovamente il cellulare e sorridergli.
«No, la professoressa di design ci ha assegnato un progetto con un tema particolare e Nathanael ed io lavoriamo in coppia.» spiegò, avvicinandosi al biondo e venendo immediatamente catturata fra le sue braccia: «Nath ha proposto di incontrarci domattina per buttare giù qualche idea.»
«Che tema è?»
«Sirene.»
«Interessante.» mormorò Adrien, sorridendole e chinandosi per baciarle la fronte: «Sono certo che farai un ottimo lavoro.»
«Forse mi sopravvaluti troppo.»
«O forse tu, ti sottovaluti troppo.»
Marinette storse la bocca, sorridendo al ragazzo: «Cosa stavi dicendo prima?»
«Mh?»
«Prima che chiamasse Nath.»
«Ah. Giusto. Stavo pensando, dato che non è tanto tardi, di andare a fare un giro lungo la Senna.» le spiegò, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre l’altra mano s’intrufolava sotto la maglia della ragazza: «Oppure potremmo anche stare qui a farci un po’ di coccole…»
«Per caso le tue coccole prevedono anche la sparizione dei miei vestiti, vero?»
«My lady, è incredibilmente adorabile il modo in cui mi leggi la mente.»


Sophie osservò il furgone con gli uomini di Maus che se ne andava dal paese. Senza di lei.
Si tolse il passamontagna, scuotendo la lunga chioma chiara, sentendosi finalmente libera: si voltò, osservando il piccolo borgo ove i soldati avevano fatto rifornimento, iniziando a compilare una lista di cose da fare.
Cercare abiti puliti.
Farsi un bagno.
Trovare un modo per arrivare in Francia.

   
 
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