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Autore: _Cthylla_    19/09/2016    4 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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= Due passi in più =

 

 



«questa storia non mi piace affatto».

Tsar Lunar Lunanoff XI si lasciò sfuggire un sospiro. «ti capisco. A chi piace sentire di una donna ed una bambina innocente morte a causa dei Dream Pirates?»

La notizia della morte di moglie e figlia del generale Pitchiner era corsa rapidamente in tutto il regno, ma il re era stato tra i primi a riceverla. Il motivo era molto semplice: l’High General of the Galaxies gli aveva fatto pervenire una richiesta che in quei giorni era stata causa di varie indagini e discussioni non da poco.

Tsarina sciolse i lunghi capelli neri, solitamente raccolti in una strana acconciatura. «non era ciò a cui mi riferivo».

«no? Perdonami per averti fraintesa, cara. Dimmi, allora: a cosa ti riferivi?» faceva lo gnorri, in realtà temeva di sapere benissimo quale sarebbe stato l’argomento di conversazione, visto quel che li aspettava il giorno dopo. 

La regina s’infilò sotto le candide lenzuola del letto matrimoniale, senza distogliere lo sguardo dal marito e senza esitare minimamente nel dire quel che seguì. «mi riferisco all’accusa formale che il generale Pitchiner intende sporgere contro Lady Nihil Nahema domani mattina».

“ecco, per l’appunto” pensò Tsar. «ah. Quello» mormorò.

Raggiunse la moglie ma, invece di ricambiare il suo sguardo, sembrava preferisse fissare con aria assente un punto indistinto nel vuoto.
Kozmotis Pitchiner intendeva accusare Nahema di alto tradimento e omicidio premeditato. A parere del generale, Nahema e la sua famiglia si erano alleati chissà come con i Dream Pirates, ai quali avevano ordinato di distruggere la sua casa e uccidere la sua famiglia, e stavano complottando da anni insieme ad altre famiglie delle Costellazioni per prendersi il regno. 
Un capo d’accusa più assurdo dell’altro, secondo lui. Se c’era una famiglia che si era distinta nella lotta contro Dream Pirates, Nightmare Men e quant’altro era proprio quella degli Aldebaran, e Nahema in particolare era tra i più strenui difensori della patria.

Quei complotti di cui incolpava lei e gli altri nobili, poi, non avevano il minimo senso. Se Nahema avesse voluto avrebbe potuto avere il regno in un modo molto più semplice, e già da qualche anno.

«esatto, proprio quello!» incalzò Tsarina, costringendolo a voltarsi verso di lei «cosa intendi fare a riguardo?»

Non le piaceva affatto l’atteggiamento che suo marito stava assumendo in quel frangente.

A dir la verità non le piaceva, in genere, il suo atteggiamento se si trattava di avere a che fare con gli Aldebaran: tendeva a prendere molto sul serio quel che loro gli dicevano e/o consigliavano, forse persino troppo.

Aldebaran, Aldebaran, Aldebaran! Da quando lei e suo marito si erano conosciuti c’erano sempre stati loro di mezzo.

Prima lui e Lady Nahema stavano insieme, e passi, non c’era molto che la figlia di un mercante di stoffe preziose potesse fare a riguardo; poi, quando si erano lasciati e Lunar aveva iniziato a frequentarla più assiduamente, lo aveva fatto di nascosto per un anno intero, cosa che lei aveva accettato anche se lui lo stava facendo per “salvaguardare l’onore” della sua ex fidanzata; in seguito l’aveva presentata alla sua famiglia, sempre molto in sordina e senza cerimonie ufficiali, e Beileag aveva avuto il dubbio “piacere” di conoscere la quintessenza dell’aggressività passiva.
Alla anima del pacifismo, la tolleranza e l’apertura mentale, Elvashak Lunanoff Albali non aveva preso affatto bene l’idea che suo figlio sposasse una ragazza benestante, ma priva di sangue nobile, al posto di un’arciduchessa che nuotava nell’oro.
Beileag aveva smesso di contare le frecciate che aveva dovuto sopportare ogni volta che Elvashak le rivolgeva la parola, anche dopo la presentazione ufficiale e il matrimonio, e la sola cosa buona era che alla fine Lunar si fosse reso conto dell’atteggiamento di sua madre, e avesse agito di conseguenza mettendo un freno a quel comportamento inaccettabile.

«Beileag…» Lunar esitò, non sapendo bene cosa risponderle «cosa vuoi che faccia?»

«“cosa vuoi che faccia”? Cosa pensi che voglia che tu faccia, se non luce sulla questione? Non puoi accantonare una cosa del genere come se nulla fosse solo perché è coinvolta…» “la tua ex fidanzata” pensò «quella famiglia».

«non comprendo la punta di asprezza che sento nella tua voce. Quando mai gli Aldebaran ci hanno dato ragione di voler loro male? Nihil Ralonrin, come medico di corte, non ha sempre fatto un ottimo lavoro? E non è Nihil Rerazara ad averci fatto notare i problemi che c’erano nel modo in cui gestivamo le risorse? Senza di lei ora non avremmo più fondi per fare…qualunque cosa per il regno!» pura verità. Erano buoni regnanti, ma non degli economisti, e avevano spesso ecceduto nelle opere di bene per tutto il popolo, in particolare verso i bambini. Tutto in buona fede, insomma, ma in certi casi la buona fede non faceva bene alle casse del regno! «gli Aldebaran ci hanno persino fatto un prestito, non ricordi?» una somma da capogiro che comunque, man mano, si stavano impegnando a restituire «come re e regina non ce la caviamo male, ma i fondi sono un’altra storia. Poi c’è anche Nihil Aladohar…ormai lo conosciamo piuttosto bene, è venuto qui diverse volte, pensavo ti piacesse».

Tsarina incrociò le braccia davanti al petto, poggiando la schiena contro i cuscini. «mentirei se dicessi che si è mai comportato in modo inappropriato o che è una persona sgradevole» ammise «ma stiamo divagando! Il punto principale del discorso è quell’accusa. Il generale Pitchiner è un eroe del regno e ormai sappiamo piuttosto bene che tipo di uomo è, anche se non abbiamo mai preso un tè con lui. Non vedo perché dovrebbe uscirsene all’improvviso con un’accusa così pesante senza che ci sia almeno una minuscola ragione per cui-»

«Beileag, amore mio, capisco le tue ragioni, ma ti prego di attenerti ai fatti. Lord Vega, Lord Taurus e Lord Altair, appena venuti a conoscenza della questione, hanno dato la loro parola che in questi sette anni Nahema è stata sempre in missione ai confini più estremi dei loro territori, combattendo per difendere il regno…e per quanto sia una donna incredibile, non possiede il dono dell’ubiquità».

«magari la donna incredibile ha fatto qualche inghippo altrettanto incredibile» ribatté Tsarina, un po’piccata.

Lady Nahema era stata fidanzata ufficialmente con suo marito per due anni, prima che rompessero il legame di comune accordo. Dalle parole di Tsar, era successo perché entrambi avevano capito di volere altro dalla vita, e quindi la separazione era avvenuta senza alcun rancore, anche perché tra loro non c’era mai stato veramente amore. Erano amici e si volevano molto bene -o almeno, Tsar ne voleva a Nahema- ma l’amore era una cosa diversa.

«ti prego di non lasciare che la gelosia annebbi il tuo giudizio, anche perché non c’è motivo. Nel mio cuore non ho altri che te, dovresti saperlo» cercò di rassicurarla Tsar «quanto al resto conosci il proverbio, “nobile sangue, nobile cuore”. Se Lord Vega, Lord Taurus, Lord Altair e altri hanno detto così, io credo alle loro parole» si accasciò a sua volta sui cuscini «però devo essere franco: anche senza testimonianza, difficilmente avrei dato credito a certe accuse. Conosco bene Nahema, una sua alleanza con i nemici del regno non avrebbe senso, e l’avrebbe ancor meno danneggiare Lord Pitch».

«l’avrebbe se puntasse a prendersi il regno come dice il generale Pitchiner!» ribatté la regina «l’Armata Dorata è la principale difesa del reame, una volta presa in mano quella-»

«questo avrebbe ancor meno senso di tutto il resto» la interruppe Lunar, e fece una debole risata «se avesse voluto il regno, le sarebbe bastato sposarmi».

Tsarina socchiuse le palpebre, l’espressione del volto indurita. «già, immagino».

«non fraintendere» disse subito il re «mi sono innamorato di te appena ti ho vista e non posso dire che tra me e Nahema ci sia mai stato quel che c’è noi due».

«ma se non ci fossimo incontrati, o se lei non avesse desiderato qualcosa di diverso rispetto alla vita da regina consorte, non avresti spezzato l’accordo. Tu l’avresti sposata».

«ricordo con piacere i due anni in cui siamo stati insieme, ma lei non era te e non sarà mai te» ribatté lui «tienilo sempre presente».

Tranquillizzata, ma solo in parte, Beileag si mordicchiò il labbro inferiore. «non intendi proprio dare il minimo credito a quel che dice Pitchiner?»

Il re le baciò tranquillamente la fronte. «non avvelenarti la mente con certi brutti pensieri. Concentrati su ciò che ti rasserena, o il tuo sonno verrà turbato, e non voglio questo. Ci penserò sopra, d’accordo? In fin dei conti si dice che la notte porta consiglio».

Tsarina non fece ulteriori commenti eccetto un “bene, come ti pare”, e si voltò dall’altra parte, rannicchiata sotto le coperte. Tsar, invece, si mise a fissare quel poco che si distingueva dei delicati decori color oro del soffitto.
Non sapeva dire se e quanto avrebbe dormito, quella notte.





***




«Lord Pitch, so che per voi è un periodo complicato, ma siate ragionevole: ritirate queste assurde accuse e prendetevi del tempo per metabolizzare il dolore. L’arciduchessa Nahema non poteva certo essere in due posti contemporaneamente» disse Lord Altair. I suoi occhi dorati -sfumatura tutto sommato piuttosto comune tra il popolo della Golden Age- fissavano quelli di Pitchiner con decisione, come se facendolo potesse entragli in testa e convincerlo a cambiare idea.

«gli Aldebaran sono ricchi oltre ogni misura, e se non sbaglio una delle vostre figlie è in procinto di sposarsi con uno di loro, Lord Altair» la voce del generale era aspra, arrocchita, cupa come la follia nel suo sguardo, somigliante a quello di un animale selvaggio inferocito che riusciva a trattenersi a stento «sareste in grado di affermare che in questi sette anni quella donna si è messa a capo di un branco di orsi spaziali, se ve lo chiedesse».

Il generale Pitchiner aveva il volto tanto smunto, pallido e tirato che sembrava essere invecchiato di quindici anni in quattro giorni; tanti ne erano passati dall’attacco dei Dream Pirates alla sua famiglia, e non era riuscito a riposare neppure un istante, tanto da presentare delle profonde occhiaie viola scuro.

Rabbia e dolore non gli avevano dato -né gli davano ancora- tregua: se non era stata la furia assassina verso chi gli aveva distrutto la vita a tenerlo sveglio, ci avevano pensato i volti di moglie e figlia. Lo tormentavano senza sosta. Al primo sguardo ogni donna gli sembrava l’anima gemella perduta, e ogni bambina era uguale alla sua Emily Jane, ma nessuna di loro era Emily Jane, e nessuna donna era sua moglie: loro erano morte, non camminavano per strada, erano morte, non le avrebbe riviste mai più.
Quel che era accaduto al funerale, poi, non lo aveva aiutato affatto. Aveva solamente peggiorato una situazione di per sé tragica, impedendogli di dare l’ultimo saluto alle sue donne con la dignità che un gesto simile avrebbe meritato.

Se i suoi uomini non l’avessero trattenuto, probabilmente avrebbe davvero cercato di spezzare il collo alla sua cara cognata, e il fatto che per forza di cose fosse tornato a stare nella casa dove aveva vissuto da giovane, dirimpetto a quella di Spear, di certo non aiutava.

«davvero state mettendo in dubbio l’onestà non di una nobile delle Costellazioni, ma addirittura di due?» s’intromise Lord Vega, sollevando un sopracciglio rosso rubino «suvvia, generale, già prima esageravate, ma ora…»

«esagero, dite? Allora devo presumere che il matrimonio tra vostra figlia Meleria e Nihil Ralonrin Aldebaran proceda molto bene!» disse, pieno di un disprezzo che non aveva intenzione di celare «“nobile sangue, nobile cuore”! Mi disgustate quanto gli schifosi assassini che state coprendo!»

Pitchiner e un gruppetto dei suoi soldati più fedeli erano già in sala, così come i tre Lord che avevano testimoniato a favore di Nahema, più altri di Case minori legate loro da vassallaggio -a loro volta coinvolti nella testimonianza-; anche la suddetta arciduchessa avrebbe dovuto essere presente già da tre minuti, ma era deliziosamente in ritardo, così come la coppia reale.

«generale Pitchiner, voi siete un eroe del regno, il lutto che avete subìto è gravissimo e siete indubbiamente sotto shock» intervenne Lady Akanexi della Casa Virgo, vassalla degli Altair, con uno svolazzo dei lunghissimi capelli argentati «ma c’è un limite a tutto, incluse le vostre ingiurie».

«gli Aldebaran hanno distrutto la mia famiglia per colpire me. Solo il primo di una serie di passi per la conquista del regno, che io non intendo permettere loro di ottenere. Di cosa tutti voi esseri meschini, corrotti, o semplicemente ignoranti, pensate delle mie ingiurie m’importa meno di zero».

«Lord Pitch, la situazione è già abbastanza tesa!...» lo supplicò un colonnello «attaccare i nobili delle Costellazioni non vi porterà a nulla!»

«siate saggio e ascoltate il vostro colonnello, Lord Pitch» lo esortò Lord Altair, con una certa durezza «ci avete offesi abbastanza, e qui nessuno vuole che una situazione tesa si trasformi in una difficile».

«mi state minacciando? Voi a me?! Con tutte le volte che io, questi uomini» indicò il piccolo drappello di soldati «e altri ancora vi abbiamo protetti?! Ve lo siete forse dimenticato?!»

«nessuno vi minaccia» disse piano Kitah Taurus, scostando dal volto una ciocca dei lunghi capelli neri «stiamo semplicemente cercando di evitarvi di essere trascinato via dalle guardie in maniera alquanto ignominiosa per un uomo del vostro calibro, Lord Pitch».

Era vero, un simile atteggiamento non lo avrebbe aiutato a sostenere le sue tesi di complotto, sarebbe passato per un semplice pazzo svitato…
Doveva smetterla assolutamente.
S’irrigidì, col respiro irregolare e i pugni contratti, e si costrinse a sedersi al posto che gli era stato assegnato, senza dire un’altra parola, pallido di rabbia più che mai. Sia i nobili delle Costellazioni sia i suoi uomini lo imitarono, i primi continuando a parlottare tra loro, i secondi scambiandosi fuggevoli occhiate allarmate, rendendosi conto sempre meglio di quanto il povero Lord Pitch fosse cambiato. C’era da chiedersi cos’avrebbe combinato in futuro, una volta tornato in battaglia.

Proprio in quel momento entrò la regina, preceduta da una dozzina di guardie, curiosamente non accompagnata dal marito e apparentemente un po’ a disagio. «signori. Signore. L’occasione non è delle più liete, ma siate i benvenuti».

«salute a voi, maestà» fu la risposta corale.

«vostra maestà, perdonate l’indiscrezione, ma il vostro consorte?...» Lord Altair, in un riflesso condizionato, passò una mano tra i corti capelli bianchi tagliati a spazzola. Si mormorava che la bellezza della regina non gli fosse del tutto indifferente, benché fosse sposato da tempo con una marchesa della ricca Casa Aquarius.

«ha avuto una leggera indisposizione, ma non è nulla di cui preoccuparsi, e arriverà di certo a momenti. Spero possiate perdonarlo…»

«figurarsi, da quando un re deve chiedere perdono per quello che fa?» minimizzò Lord Vega «ci mancherebbe altro».

Tsarina gli rivolse un leggerissimo sorriso con un cenno del capo, mentre faceva scorrere lo sguardo sui presenti. Ebbe un colpo al cuore quando arrivò al generale Pitchiner, ancor più stravolto di quanto avesse immaginato di trovarlo. «generale, so che probabilmente non ne potrete più di sentirvelo dire, ma voglio che sappiate che vi sono vicino in questa disgrazia, e vi faccio le mie più sentite condoglianze».

Per un attimo parve che il generale fosse stato “svuotato”, tanto che si strinse nelle spalle accasciandosi sulla sedia, ma l’istante dopo sollevò il viso, fissando Tsarina dritta negli occhi. «le vostre almeno sono sincere, per cui vi ringrazio, maestà. Spero facciate anche giustizia, perché non è stata una fatalità, ma un assassinio» affermò, evitando di aggiungere “e io devo starmene qui ad aspettare perché il re è ‘indisposto’, pensa!”

La regina non commentò, pur avendo il cuore gonfio di compassione per quel povero disgraziato. Fosse dipeso da lei avrebbe dato un minimo di fiducia alle sue parole cercando almeno d’indagare più a fondo nonostante le parole di qualunque nobile, ma sciaguratamente non dipendeva da lei.

Era una regina, ma una regina consorte, e ciò significava che ad avere l’ultima parola in certe decisioni sarebbe sempre stato suo marito. «e l’arciduchessa? Il motivo per cui questa mattina siamo qui riguarda lei più di tutti» disse, con una nota di rimprovero ben udibile.

Stava iniziando ad allarmarsi un po’. Già quel pochissimo tempo in più che suo marito aveva impiegato rispetto al solito per dichiararsi “pronto” -e che aveva fatto slittare l’incontro di cinque minuti- l’aveva inquietata, ma aveva lasciato stare perché in fin dei conti capiva che quella situazione non era semplice per nessuno, e necessitava ogni riflessione e ponderazione possibile…ma che a un certo punto, mentre camminavano per raggiungere la sala, avesse mandato avanti lei dicendole di avere un’indisposizione. L’aveva tranquillizzata sul fatto che non fosse nulla di grave, e le aveva detto che si sarebbe ripreso subito, ma forse le aveva detto una bugia, forse quella donna lo aveva convinto ad incontrarsi con lei prima in segreto…

“sto diventando paranoica, perché avrebbe dovuto mentire? E Nahema starà temporeggiando! La sua fama d’impavida forse è eccessiva” pensò.

 

 

  
***





«forse tu avresti dovuto indossare un vestito».

«Aladohar, mi sembri nostra madre anni fa, e non è un complimento» replicò Nahema, che si stava dirigendo verso l’ingresso principale del palazzo dei Lunanoff con passo deciso «sto andando ad affrontare un’accusa per omicidio, non a un ballo, le armature sono più appropriate».

Erano armature parziali di metallo dorato, decorate in alcuni punti con fini motivi color viola, lo stesso viola della sottile linea cristalli che contornava la stella a otto punte degli Aldebaran, la quale campeggiava fieramente sul petto; le armature, infatti, proteggevano busto, addome, parte dei fianchi, spalle, braccia e dal ginocchio in giù. 
Ciò che non era celato da queste, in ogni caso, era stato debitamente coperto da una spessa calzamaglia, nera come il mantello che avevano voluto indossare “in segno di rispetto per il tragico lutto del Lord High General of Galaxies”.

L’arciduca alzò gli occhi al cielo, mentre camminava a fianco di sua sorella. «non l’ho detto per una questione estetica, ma semplicemente perché forse un vestito avrebbe dato uno “stacco” più netto da quel che sai tu».

Ossia dall’identità del caporale Silk, ovviamente: donna molto mascolina, dura, dalla dura voce, dura espressione del volto e ancor più dure, enigmatiche e gelide maniere. Diversa dalla Nahema “pubblica”, insomma -mentre la vera Nahema era un misto tra le due cose-. 
Nahema gettò dietro le spalle con un gesto fluido i capelli, raccolti in una lunga coda composta da innumerevoli treccine. I preparati alchemici di suo padre avevano fatto un miracolo, come aveva immaginato. «non hai torto, ma non lo ritengo necessario» disse, appena prima di raggiungere l’ultimo tratto di strada, con guardie allineate ad entrambi i lati «inoltre» le sentinelle, al loro passaggio, s’inchinarono fin quasi a toccare terra «non solo mi trovo meglio così, ma desumo che verrò presa più sul serio. Ancor più di quanto lo sia abitualmente, s’intende».

«se volevi questo avresti potuto fare come Lord Antares, che porta un seguito di almeno quaranta persone anche quando viene invitato a prendere un tè».

«e da quando non troviamo ridicolo Lord Antares, fratello?»

Aladohar sogghignò. «da mai. Infatti scherzavo, non abbiamo bisogno di un seguito».

«non avevo bisogno neppure di te, se è per questo» concluse lei, entrando finalmente nel palazzo.

Aladohar aveva dovuto insistere parecchio per poterla accompagnare, perché inizialmente Nahema non aveva avuto la minima intenzione di lasciarglielo fare…


“ho detto di no, Aladohar. Ricordi com’è finita quand’eravamo bambini?”
“la volta in cui hai decapitato il mio pupazzo preferito perché non smettevo d’insistere? Ora non ho più pupazzi, mi spiace”.
hai una moglie”. 



Ma alla fine, dopo aver ricevuto minacce di morte varie che Nahema non avrebbe messo in pratica, -o almeno, non senza una ragione valida- era riuscito a spuntarla. «non per questo devi fare tutto da sola».

Lei non replicò, troppo impegnata a ricambiare i saluti della gente presente nell’atrio, poi nei corridoi. Aveva gentilmente rifiutato di essere accompagnata da guardie e paggi.


“ti ringrazio, ma non è necessario: raggiungeremo da soli il caro Lunar, in fin dei conti conosco questo palazzo come il palmo della mia mano destra”.


Lei era l’arciduchessa Nihil Nahema Aldebaran: non aveva bisogno di un seguito, non aveva bisogno di essere scortata da alcuna parte, conosceva il palazzo a menadito, dava del tu al re chiamandolo per nome, e si permetteva di arrivare in ritardo solo per far vedere che poteva.


 

 

***

 




Trascorsero altri due minuti. La tensione stava iniziando ad aumentare in maniera esponenziale, almeno per la regina, il generale e i soldati; i nobili erano tutti piuttosto tranquilli, eccetto un paio che tradivano una leggerissima impazienza.

Improvvisamente la massiccia porta di legno dorato intarsiato si aprì…

«signori, signore, domando scusa per il ritardo» esordì Tsar Lunar. Non aveva mentito a Tsarina, la tensione per tutta quella brutta faccenda gli aveva giocato per davvero un brutto scherzo -povero caro!- ma al momento era tutto a posto. «do a tutti voi il benvenuto. Avrei voluto che un simile incontro avvenisse per motivazioni ben diverse, ma purtroppo…generale-»

«“condoglianze”, sì maestà, grazie mille» lo interruppe Pitchiner, cupo «vostra moglie si è già espressa bene in questo senso…»

«generale, forse è il caso-» uno dei suoi uomini cercò di interromperlo, senza successo.

«ed io sono più interessato che facciate giustizia piuttosto che le condoglianze, se permettete» continuò infatti Kozmotis «ascoltate le mie parole! Di tutti i nobili che vedete lì seduti non ce n’è uno che non sia una carogna corrotta!»

«va avanti così da prima, maestà, e temo non intenda smettere» sospirò Lord Vega, allargando le grosse braccia paffute «accuse su accuse, una più strampalata dell’altra, ahimè! Che vogliamo farci? Spero siate in grado di far ragionare questo pover’uomo distrutto. In vostra assenza ha accusato anche noi, oltre all’arciduchessa, ignorando tra le altre cose il colore dei nostri mantelli» perché ovviamente gli Aldebaran non erano stati i soli ad avere l’idea del mantello nero «per cui…»

Pitchiner fissò con rabbia Lord Vega, col solo desiderio di stringere le mani attorno a quel suo collo grassoccio. «mantelli neri come le vostre anime! Siete nemici miei e del regno quanto lo sono i Dream Pirates, ma se non altro loro evitano di nascondersi dietro atteggiamenti ipocriti!»

«Lord Pitch, v’invito a moderare i toni» intervenne Lunanoff «inoltre l’udienza non può certo iniziare senza che l’altra parte in causa sia presente!»

«a tal proposito» avviò a dire Tsarina «trovo che il ritardo di lady Nahema sia veramente

La porta dorata si aprì di nuovo.

«salute a entrambe le maestà» fu la prima cosa che disse Nahema con la massima disinvoltura e un breve inchino, entrando a testa alta seguita dal fratello «e anche a voi, signore e signori!» aggiunse, rivolta ai nobili «vi prego di perdonare il mio ritardo».

Più che una preghiera o una richiesta sembrava una sorta di ordine, cui l’unica risposta prevista era un “ma certo, figuratevi milady”! 
Entrambi i fratelli facevano la loro figura, in fondo le armature della Casa Aldebaran per le occasioni ufficiali erano piuttosto rinomate per la loro bellezza, ma a fare la differenza tra i due era l’atteggiamento: Aladohar era tranquillo e sicuro come sempre, però Nahema aveva quel tocco di carisma in più, e l’aria di una persona a cui l’idea di uscire male da quell’udienza non era mai passata neppure per l’anticamera del cervello.

Lunanoff, agendo istintivamente, si avvicinò a Nahema per salutarla con un abbraccio; riuscì a riscuotersi solo nel momento in cui stava per stringerla, fermandosi, e limitandosi a posarle le mani sugli avambracci -ricambiato- con fare piuttosto “intimo”.

Non la vedeva da sette anni, e l’ultima volta che aveva avuto sue notizie in via diretta risaliva sempre a sette anni prima grazie a una lettera che lei stessa gli aveva inviato, ed era sia estremamente affezionato a lei che molto felice di rivederla, anche in un contesto come quello, e del tutto incurante del ritardo. «Nahema. Da quanto tempo!»

Lei sorrise. «troppo, Lunar, troppo».

Pitchiner sobbalzò visibilmente, per poi iniziare a stringere i braccioli della sedia con tanta forza che questi si ruppero con un sonoro “crack”. Lo stesso rumore che avevano fatto le sue speranze di ottenere giustizia, infrangendosi davanti a quell’abbraccio a stento contenuto.
Occhieggiò la regina. Neppure lei sembrava molto contenta di quella scena, tanto da essersi visibilmente incupita, ma nessuno eccetto lui sembrava averlo notato, o aver voglia d’interessarsene.

«Nihil Aladohar».

«maestà» l’arciduca chinò brevemente il capo «sono circostanze spiacevoli, senza dubbio…»

«molto, molto spiacevoli» concordò il re «direi che a questo punto possiamo iniziare davvero...»

«un attimo soltanto, per favore».

Kozmotis impietrì quando vide Nahema voltarsi verso di lui, fargli un piccolo inchino assieme al fratello.

«sentite condoglianze, generale Pitchiner. So che mi credete responsabile di quant’è accaduto, ma vi assicuro che così non è, e che io e la mia famiglia vi siamo vicini».

L’intero gruppetto di soldati dovette trattenerlo per impedirgli di saltarle addosso e staccarle la testa, mentre le guardie si strinsero in parte attorno alla regina, ora piuttosto spaventata. Altre si avvicinarono a Nahema e al re, ma questa le allontanò con un cenno. «io non necessito protezione, signori, occupatevi dei nostri sovrani» disse tranquillamente.

«messa così, vado a sedermi» disse Aladohar, raggiungendo Lord Altair.

«abbi almeno un mimino di buongusto e TACI, bastarda assassina!!!!!» urlò Lord Pitch, più che fuori di sé «non crediate che va la farò passare liscia! Avete ucciso mia moglie! Avete ucciso una bambina innocente, luridi cani schi

«generale, per gli Dei! Basta!» tuonò il re, mentre prendeva posto accanto alla moglie «capisco che siate sconvolto, lo siamo tutti quanti per quant’è accaduto, ma vi prego di mantenere un po’di contegno».

«”contegno”! Parlate così perché non avete dovuto raccogliere e seppellire il cadavere di vostra moglie per colpa sua!» indicò Nahema «si è finta un’altra persona per sette anni, ha cercato il modo per distruggermi…»

«generale, voglio essere diretta: essere in due posti contemporaneamente non è nelle mie possibilità, anche se indubbiamente tornerebbe molto comodo. Non pensate sia più probabile che quella donna, il caporale Silk se non ricordo male il documento che mi è pervenuto, fosse un’impostora dei territori Scorpio che si è fatta passare per la sottoscritta?»

«non vedo che motivo avrebbe avuto per fingersi voi, milady» obiettò Tsarina, ignorando completamente l’espressione del marito. Le aveva detto che ci avrebbe riflettuto sopra, e pareva averlo fatto, ma non sembrava aver cambiato minimamente idea rispetto alla sera prima, per cui toccava a lei tentare di andare più a fondo.

«come io non vedo che motivo avrei avuto per fare ciò di cui mi si accusa, maestà» replicò prontamente Nahema «non ne avrei tratto alcun vantaggio».

Tsar non sarebbe stato un problema, ma era bene che anche Tsarina si astenesse dal tentare di creargliene. Nahema non aveva mai dato granché importanza a quella donna, figlia di un mercante di stoffe preziose che aveva felicemente accettato il ruolo di regina consorte cui lei aveva scelto di non sottostare, e per il suo stesso bene Tsarina avrebbe fatto meglio a rimanere fuori dalla “linea di tiro”.

«quel che asserisce il Lord High General implica che la mia famiglia debba essere alleata in qualche modo con i Dream Pirates» aggiunse Aladohar «ora: pur volendo ignorare il fatto che tanto io quanto mia sorella e nostro fratello Nihil Nuro siamo -o siamo stati- a combatterli al fronte in diverse occasioni, resta il fatto che stringere un’alleanza con esseri che, senza scrupolo alcuno, tentano di divorarti l’anima appena ti vedono sia alquanto complicato».

«eppure lei l’ha fatto! L’ho vista parlarci!»

«Lord Pitch, voi avete visto il caporale Silk» gli ricordò pazientemente Nahema «non me. Non siamo assolutamente la stessa persona. Sapete, non è mia abitudine lasciare a dei Dream Pirates il tempo di parlarmi. Soldati!» alcuni degli uomini di Pitchiner sobbalzarono leggermente nel sentirsi interpellare «conoscete la donna di cui si sta discutendo, giusto? Vi sembra che possa avere a che fare con me? Rispondete sinceramente».

«ecco…» esordì un tenente «in effetti sembrate possedere un fisico simile, milady, ma il pianeta da cui proveniva Silk è pieno di donne guerriere alte e molto atletiche, per cui…e quanto al resto, beh» si fece piccolo piccolo sentendo su di sé lo sguardo del proprio comandante «se devo essere proprio del tutto sincero…con tutto il rispetto per Lord Pitch, ma…non vedo molto di Silk in voi».

Coloro che avevano presente solo -o prevalentemente- l’aspetto del caporale Silk, o che non l’avevano mai vista con un atteggiamento diverso da quello che aveva mostrato fino all’ultimo, difficilmente sarebbero riusciti a conciliarne la figura con quella di Nahema: le cicatrici orrende erano scomparse, i capelli erano diversi, il colore degli occhi era differente, per non parlare dell’aria che aveva -Silk non aveva mai sorriso, soprattutto non in quel modo- e della maniera di comportarsi. Pitchiner si sentiva tradito dai suoi stessi uomini, però non poteva dire di non capirli.
Loro non l’avevano vista minacciarlo, non avevano visto sotto la maschera, ma lui sì, a lui si era mostrata. Nahema avrebbe potuto indossare qualunque travestimento, ma lui l’avrebbe riconosciuta sempre.

«perché non lo era, soldato: come detto e ripetuto più volte, nonché riferito al re nei dettagli, Lady Nahema ha combattuto nei nostri territori per tutto il tempo» affermò Lord Taurus.

«proprio tutto-tutto? Ne siete assolutamente convinto?»

«lo ha ribadito molte volte, Tsarina, io credo che lo sia, e francamente lo sono anche io» dichiarò Tsar Lunar alzandosi in piedi «Lord Pitch, vi prometto che io, e ogni nobile presente in questa stanza, ci impegneremo perché il caporale Silk venga catturato e paghi le sue malefatte…»

«il! Caporale! È! Nahema!!!» gridò il generale, indicandola con entrambe le mani «è tutto un complotto per rubarvi il trono, i nobili presenti sono tutti d’accordo e chissà quanti altri sono coinvolti, perché non volete ascoltarmi?!»

«perché siete palesemente fuori di voi, generale, e credo che dobbiate prendervi del tempo per elaborare il lutto subìto. Sono sicuro che in seguito vi renderete conto dell’assurdità di tutto ciò che avete detto. Davvero, quel che vi serve è solo del tempo…»

«e a voi servirebbe svegliarvi, sire!» sbottò Pitchiner «perché non vi rendete conto di una congiura neppure se questa viene sbattuta sotto il vostro regale naso».

«intollerabile, davvero intollerabile» commentò Lady Virgo, facendosi aria col ventaglio verde scuro abbinato all’abito «quanta maleducazione volete farci ancora sopportare quest’oggi?! Persino verso il re!»

«Lord Pitch, basta-»

«taci, maggiore! Anche voi avete deciso di voltarmi le spalle e lasciarmi solo in tutto questo, voi, i miei uomini più fedeli!»

«ecco, io ci rifletterei sopra, Pitchiner» disse Aladohar «perché magari se l’hanno fatto un motivo c’è».

Stavolta i soldati non riuscirono a trattenerlo, non fecero in tempo: il generale partì all’attacco, preso dalla furia più cieca per tutta quell’ingiustizia e incapace di contenerla oltre.

 

Gli parve di udire vagamente il re gridare un “guardie!”, ma non avrebbe potuto importargli meno. Dei corpi gli vennero addosso, cercando di fermarlo, ma se ne sbarazzò con pochi colpi. Nulla l’avrebbe tenuto lontano dai suoi bersagli, nulla!

Fu allora che Nahema decise di aver visto abbastanza: corse incontro al generale, gli artigliò il braccio sinistro e, torcendoglielo, atterrò Kozmotis con una violenta doppia ginocchiata alla schiena. Fatto ciò afferrò la testa dell’uomo e la sbatté con forza contro il pavimento, e l’impatto fu talmente duro che Lord Pitch perse i sensi.

In condizioni normali Nahema non avrebbe potuto batterlo con altrettanta facilità, Kozmotis Pitchiner non era diventato High General of the Galaxies senza motivo, ma quelle decisamente non erano condizioni normali.

I soldati di Pitchiner, tuttavia, non parvero capirlo, e si convinsero che l’arciduchessa era ben più forte del caporale Silk, nonostante le tecniche che usava fossero abbastanza simili!

«corri a chiamare il medico» ordinò Lunanoff a una guardia, dopo aver tranquillizzato la moglie «subito!»

«sì, maestà».

«per gli Dei, fortuna che c’eravate voi, milady» Lord Vega si asciugò la fronte, e i suoi baffi fremevano ancora per la paura che si era preso.

«ho fatto né più né meno del mio dovere, ma rimpiango di aver dovuto essere così drastica» disse la donna, rialzandosi rapidamente. «signori, teniamo a mente che l’anima di questo pover’uomo è spezzata, non è padrone di tutto ciò che dice e fa, quindi perdoniamolo, e in futuro cerchiamo di sostenerlo con ogni mezzo in nostro possesso in modo che possa rimettersi in sesto. Kozmotis Pitchiner è un fiero protettore del reame, e lo merita pienamente».

«brava! Concordo!» esclamò Aladohar, dando il via ad un applauso.

«sì, io stesso sono perfettamente d’accordo» affermò il re «sarebbe stato meglio evitare tutto questo, ma il povero Pitchiner era fuori di sé a tal punto che non c’era altra soluzione, e ci rifaremo in futuro». 

La regina s’incupì ancora di più. Non solo Nahema aveva vinto a prescindere, ma ora veniva persino applaudita per aver causato un trauma cranico a un uomo! Certo, qualcuno doveva pur bloccare il povero Pitchiner, ma non in quel modo. “avrà vinto il processo, ma io non intendo chiudere la cosa qui, a costo di dover tentare di avviare personalmente qualche indagine tra i nobili!” pensò Tsarina.

«eccomi! Dov’è il ferito?! Uh, ciao ragazzi!» esclamò Nihil Ralonrin Aldebaran, con un cenno di saluto infantile ai suoi fratelli, per poi chinarsi immediatamente sul ferito «procedura da trauma cranico. Bloccategli la testa, giratelo…bene, così. Caricatelo sulla barella» ordinò ai suoi quattro assistenti «non fai in tempo a tornare che già ti rimetti a picchiare la gente?» disse a Nahema.

Si pentì di aver parlato appena vide l’espressione dei suoi fratelli.

«a volte si è costretti, Ralonrin» rispose Aladohar, piatto.

Il ragazzo, saggiamente, spostò la sua attenzione altrove. «salute a voi, suocero, è sempre un piacere vedervi» disse, e sorrise a Lord Vega «vorrei poter restare di più ma ho un paziente di cui occuparmi».

«figurati, ragazzo, figurati…»

«il paziente è pronto, signore!»

«ottimo. Andiamo!» esclamò Ralonrin, abbandonando la stanza dopo un ultimo cenno di saluto a tutti.

«a questo punto credo che non ci sia più nulla da dire…una delle parti in causa è ricoverata» commentò Tsarina.

«a dire il vero qualcosa c’è ancora» la contraddisse il re «arciduchessa Nihil Nahema della Casa Aldebaran, in quanto Capo Supremo delle Forze Armate ti promuovo da maggiore a generale con effetto immediato».

«cosa?!» allibì la regina.

«in questi anni non sei stata certo con le mani in mano, e comunque sia l’ Armata Dorata ha bisogno di qualcuno che la guidi, almeno fino a quando Lord Pitch sarà tornato in sé e potrà riprendere il suo posto. Concorderete tutti che l’armata più valente del regno debba essere comandata da qualcuno di più stabile» disse il re, senza sapere di aver usato esattamente le parole usate dai due fratelli Aldebaran quattro giorni prima.

I soldati di Pitchiner ammutolirono completamente. Il re non aveva tutti i torti, però sarebbe stato strano essere guidati da un’altra persona dopo tutto quel tempo.

«accetto con gioia questo compito. Solo una cosa: quando il generale Pitchiner si sarà ripreso e sarà tornato al comando, come dimostrazione di buona volontà da parte della mia famiglia, vorrei potergli essere di supporto con le mie armate. Credo che aiutandolo, e facendo sì che ci conosciamo meglio, il generale capirà che non ho nulla a che vedere con l’altra donna. Certo, spero che perdoni il brusco modo in cui l’ho atterrato…»

«sei stata costretta, e ovviamente la tua proposta è accolta».

 Nahema sorrise.

Aveva fatto due passi in più.

   
 
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