=
Due passi in più =
«questa storia non mi piace
affatto».
Tsar Lunar Lunanoff XI si lasciò sfuggire un sospiro.
«ti capisco. A chi piace
sentire di una donna ed una bambina innocente morte a causa dei Dream
Pirates?»
La notizia della morte di moglie e figlia del generale Pitchiner era
corsa
rapidamente in tutto il regno, ma il re era stato tra i primi a
riceverla. Il
motivo era molto semplice: l’High General of the Galaxies gli
aveva fatto
pervenire una richiesta che in quei giorni era stata causa di varie
indagini e
discussioni non da poco.
Tsarina sciolse i lunghi capelli neri, solitamente raccolti in una
strana
acconciatura. «non era ciò a cui mi
riferivo».
«no? Perdonami per averti fraintesa, cara. Dimmi, allora: a
cosa ti riferivi?»
faceva lo gnorri, in realtà temeva di sapere benissimo quale
sarebbe stato
l’argomento di conversazione, visto quel che li aspettava il
giorno dopo.
La regina s’infilò sotto le candide lenzuola del
letto matrimoniale, senza
distogliere lo sguardo dal marito e senza esitare minimamente nel dire
quel che
seguì. «mi riferisco all’accusa formale
che il generale Pitchiner intende
sporgere contro Lady Nihil Nahema domani mattina».
“ecco, per l’appunto” pensò
Tsar. «ah. Quello» mormorò.
Kozmotis Pitchiner intendeva accusare Nahema di alto tradimento e
omicidio
premeditato. A parere del generale, Nahema e la sua famiglia si erano
alleati chissà
come con i Dream Pirates, ai quali avevano ordinato di distruggere la
sua casa
e uccidere la sua famiglia, e stavano complottando da anni insieme ad
altre
famiglie delle Costellazioni per prendersi il regno.
Un capo d’accusa più assurdo dell’altro,
secondo lui. Se c’era una famiglia che
si era distinta nella lotta contro Dream Pirates, Nightmare Men e
quant’altro
era proprio quella degli Aldebaran, e Nahema in particolare era tra i
più
strenui difensori della patria.
Quei complotti di cui incolpava lei e
gli altri nobili, poi,
non avevano il minimo senso. Se Nahema avesse voluto avrebbe potuto
avere il
regno in un modo molto più semplice, e già da
qualche anno.
«esatto, proprio quello!» incalzò
Tsarina, costringendolo a voltarsi verso di
lei «cosa intendi fare a riguardo?»
Non le piaceva affatto l’atteggiamento che suo marito stava
assumendo in quel
frangente.
A dir la verità non le
piaceva, in genere, il suo
atteggiamento se si trattava di avere a che fare con gli Aldebaran:
tendeva a
prendere molto sul serio quel che loro gli dicevano e/o consigliavano,
forse
persino troppo.
Aldebaran, Aldebaran, Aldebaran!
Da quando lei e suo marito si erano conosciuti c’erano sempre
stati loro di
mezzo.
Prima lui e Lady Nahema stavano
insieme, e passi, non c’era
molto che la figlia di un mercante di stoffe preziose potesse fare a
riguardo;
poi, quando si erano lasciati e Lunar aveva iniziato a frequentarla
più
assiduamente, lo aveva fatto di nascosto per un anno intero, cosa che
lei aveva
accettato anche se lui lo stava facendo per “salvaguardare
l’onore” della sua
ex fidanzata; in seguito l’aveva presentata alla sua
famiglia, sempre molto in
sordina e senza cerimonie ufficiali, e Beileag aveva avuto il dubbio
“piacere”
di conoscere la quintessenza dell’aggressività
passiva.
Alla anima del pacifismo, la tolleranza e l’apertura
mentale, Elvashak Lunanoff Albali non aveva preso affatto bene
l’idea che suo
figlio sposasse una ragazza benestante, ma priva di sangue nobile, al
posto di
un’arciduchessa che nuotava nell’oro.
«“cosa vuoi che
faccia”? Cosa pensi che voglia che tu faccia, se non luce
sulla
questione? Non puoi accantonare una cosa del genere come se nulla fosse
solo
perché è coinvolta…»
“la tua ex fidanzata” pensò «quella
famiglia».
«non comprendo la punta di asprezza che sento nella tua voce.
Quando mai gli
Aldebaran ci hanno dato ragione di voler loro male? Nihil Ralonrin,
come medico
di corte, non ha sempre fatto un ottimo lavoro? E non è
Nihil Rerazara ad
averci fatto notare i problemi che c’erano nel modo in cui
gestivamo le
risorse? Senza di lei ora non avremmo più fondi per
fare…qualunque cosa per il
regno!» pura verità. Erano buoni regnanti, ma non
degli economisti, e avevano
spesso ecceduto nelle opere di bene per tutto il popolo, in particolare
verso i
bambini. Tutto in buona fede, insomma, ma in certi casi la buona fede
non
faceva bene alle casse del regno! «gli Aldebaran ci hanno
persino fatto un
prestito, non ricordi?» una somma da capogiro che comunque,
man mano, si
stavano impegnando a restituire «come re e regina non ce la
caviamo male, ma i
fondi sono un’altra storia. Poi c’è
anche Nihil Aladohar…ormai lo conosciamo
piuttosto bene, è venuto qui diverse volte, pensavo ti
piacesse».
Tsarina incrociò le braccia davanti al petto, poggiando la
schiena contro i
cuscini. «mentirei se dicessi che si è mai
comportato in modo inappropriato o
che è una persona sgradevole» ammise «ma
stiamo divagando! Il punto principale
del discorso è quell’accusa. Il generale Pitchiner
è un eroe del regno e ormai
sappiamo piuttosto bene che tipo di uomo è, anche se non
abbiamo mai preso un
tè con lui. Non vedo perché dovrebbe uscirsene
all’improvviso con un’accusa
così pesante senza che ci sia almeno una minuscola
ragione per cui-»
«Beileag, amore mio, capisco le tue ragioni, ma ti prego di
attenerti ai fatti.
Lord Vega, Lord Taurus e Lord Altair, appena venuti a conoscenza della
questione, hanno dato la loro parola che in questi sette anni Nahema
è stata
sempre in missione ai confini più estremi dei loro
territori, combattendo per
difendere il regno…e per quanto sia una donna incredibile,
non possiede il dono
dell’ubiquità».
«magari la donna incredibile ha
fatto qualche inghippo
altrettanto incredibile» ribatté Tsarina, un
po’piccata.
Lady Nahema era stata fidanzata
ufficialmente con suo marito
per due anni, prima che rompessero il legame di comune accordo. Dalle
parole di
Tsar, era successo perché entrambi avevano capito di volere
altro dalla vita, e
quindi la separazione era avvenuta senza alcun rancore, anche
perché tra loro
non c’era mai stato veramente amore. Erano amici e si
volevano molto bene -o
almeno, Tsar ne voleva a Nahema- ma l’amore era una cosa
diversa.
«ti prego di non lasciare che la gelosia annebbi il tuo
giudizio, anche perché
non c’è motivo. Nel mio cuore non ho altri che te,
dovresti saperlo» cercò di
rassicurarla Tsar «quanto al resto conosci il proverbio,
“nobile sangue, nobile
cuore”. Se Lord Vega, Lord Taurus, Lord Altair e altri hanno
detto così, io
credo alle loro parole» si accasciò a sua volta
sui cuscini «però devo essere
franco: anche senza testimonianza, difficilmente avrei dato credito a
certe
accuse. Conosco bene Nahema, una sua alleanza con i nemici del regno
non
avrebbe senso, e l’avrebbe ancor meno danneggiare Lord
Pitch».
«l’avrebbe se puntasse a prendersi il regno come
dice il generale Pitchiner!» ribatté
la regina «l’Armata Dorata è la
principale difesa del reame, una volta presa in
mano quella-»
«questo avrebbe ancor meno senso di tutto il resto»
la interruppe Lunar, e fece
una debole risata «se avesse voluto il regno, le sarebbe
bastato sposarmi».
Tsarina socchiuse le palpebre, l’espressione del volto
indurita. «già, immagino».
«non fraintendere» disse subito il re «mi
sono innamorato di te appena ti ho
vista e non posso dire che tra me e Nahema ci sia mai stato quel che
c’è noi
due».
«ma se non ci fossimo incontrati, o se lei non avesse
desiderato qualcosa di
diverso rispetto alla vita da regina consorte, non avresti spezzato
l’accordo.
Tu l’avresti sposata».
«ricordo con piacere i due anni in cui siamo stati insieme,
ma lei non era te e
non sarà mai te» ribatté lui
«tienilo sempre presente».
Tranquillizzata, ma solo in parte, Beileag si mordicchiò il
labbro inferiore.
«non intendi proprio dare il minimo credito a quel che dice
Pitchiner?»
Il re le baciò tranquillamente la fronte. «non
avvelenarti la mente con certi
brutti pensieri. Concentrati su ciò che ti rasserena, o il
tuo sonno verrà
turbato, e non voglio questo. Ci penserò sopra,
d’accordo? In fin dei conti si
dice che la notte porta consiglio».
Tsarina non fece ulteriori commenti eccetto un “bene, come ti
pare”, e si voltò
dall’altra parte, rannicchiata sotto le coperte. Tsar,
invece, si mise a
fissare quel poco che si distingueva dei delicati decori color oro del
soffitto.
Non sapeva dire se e quanto avrebbe dormito, quella notte.
***
«Lord Pitch, so che per voi è un periodo
complicato, ma siate ragionevole:
ritirate queste assurde accuse e prendetevi del tempo per metabolizzare
il
dolore. L’arciduchessa Nahema non poteva certo essere in due
posti
contemporaneamente» disse Lord Altair. I suoi occhi dorati
-sfumatura tutto
sommato piuttosto comune tra il popolo della Golden Age- fissavano
quelli di
Pitchiner con decisione, come se facendolo potesse entragli in testa e
convincerlo a cambiare idea.
«gli Aldebaran sono ricchi oltre ogni misura, e se non
sbaglio una delle vostre
figlie è in procinto di sposarsi con uno di loro, Lord
Altair» la voce del
generale era aspra, arrocchita, cupa come la follia nel suo sguardo,
somigliante a quello di un animale selvaggio inferocito che riusciva a
trattenersi a stento «sareste in grado di affermare che in
questi sette anni
quella donna si è messa a capo di un branco di orsi
spaziali, se ve lo
chiedesse».
Il generale Pitchiner aveva il volto tanto smunto, pallido e tirato che
sembrava essere invecchiato di quindici anni in quattro giorni; tanti
ne erano
passati dall’attacco dei Dream Pirates alla sua famiglia, e
non era riuscito a
riposare neppure un istante, tanto da presentare delle profonde
occhiaie viola
scuro.
Rabbia e dolore non gli avevano dato
-né gli davano ancora-
tregua: se non era stata la furia assassina verso chi gli aveva
distrutto la
vita a tenerlo sveglio, ci avevano pensato i volti di moglie e figlia.
Lo
tormentavano senza sosta. Al primo sguardo ogni donna gli sembrava
l’anima
gemella perduta, e ogni bambina era uguale alla sua Emily Jane, ma
nessuna di
loro era Emily Jane, e nessuna donna era sua moglie: loro erano morte,
non
camminavano per strada, erano morte, non le
avrebbe riviste mai
più.
Quel che era accaduto al funerale, poi, non lo aveva aiutato affatto.
Aveva
solamente peggiorato una situazione di per sé tragica,
impedendogli di dare
l’ultimo saluto alle sue donne con la dignità che
un gesto simile avrebbe
meritato.
Se i suoi uomini non
l’avessero trattenuto, probabilmente
avrebbe davvero cercato di spezzare il collo alla sua cara cognata, e
il fatto
che per forza di cose fosse tornato a stare nella casa dove aveva
vissuto da
giovane, dirimpetto a quella di Spear, di certo non aiutava.
«davvero state mettendo in dubbio
l’onestà non di una nobile delle
Costellazioni, ma addirittura di due?»
s’intromise Lord Vega,
sollevando un sopracciglio rosso rubino «suvvia, generale,
già prima
esageravate, ma ora…»
«esagero, dite? Allora devo presumere che il matrimonio tra
vostra figlia
Meleria e Nihil Ralonrin Aldebaran proceda molto bene!»
disse, pieno di un
disprezzo che non aveva intenzione di celare «“nobile
sangue, nobile cuore”! Mi disgustate quanto gli
schifosi
assassini che state coprendo!»
Pitchiner e un gruppetto dei suoi soldati più fedeli erano
già in sala, così
come i tre Lord che avevano testimoniato a favore di Nahema,
più altri di Case
minori legate loro da vassallaggio -a loro volta coinvolti nella
testimonianza-; anche la suddetta arciduchessa avrebbe dovuto essere
presente
già da tre minuti, ma era deliziosamente
in ritardo, così come la
coppia reale.
«generale Pitchiner, voi siete un eroe del regno, il lutto
che avete subìto è
gravissimo e siete indubbiamente sotto shock» intervenne Lady
Akanexi della
Casa Virgo, vassalla degli Altair, con uno svolazzo dei lunghissimi
capelli
argentati «ma c’è un limite a tutto,
incluse le vostre ingiurie».
«gli Aldebaran hanno distrutto la mia famiglia per
colpire me. Solo
il primo di una serie di passi per la conquista del regno, che io non
intendo
permettere loro di ottenere. Di cosa tutti voi esseri meschini,
corrotti, o
semplicemente ignoranti, pensate delle mie ingiurie m’importa
meno di zero».
«Lord Pitch, la situazione è già
abbastanza tesa!...» lo supplicò un colonnello
«attaccare i nobili delle Costellazioni non vi
porterà a nulla!»
«siate saggio e ascoltate il vostro colonnello, Lord
Pitch» lo esortò Lord
Altair, con una certa durezza «ci avete offesi abbastanza, e
qui nessuno vuole
che una situazione tesa si trasformi in una difficile».
«mi state minacciando? Voi a
me?! Con tutte le volte che io,
questi uomini» indicò il piccolo drappello di
soldati «e altri ancora vi
abbiamo protetti?! Ve lo siete forse dimenticato?!»
«nessuno vi minaccia» disse piano Kitah Taurus,
scostando dal volto una ciocca
dei lunghi capelli neri «stiamo semplicemente cercando di
evitarvi di essere
trascinato via dalle guardie in maniera alquanto ignominiosa per un
uomo del
vostro calibro, Lord Pitch».
Era vero, un simile atteggiamento non lo avrebbe aiutato a sostenere le
sue
tesi di complotto, sarebbe passato per un semplice pazzo
svitato…
Doveva smetterla assolutamente.
S’irrigidì, col respiro irregolare e i pugni
contratti, e si costrinse a
sedersi al posto che gli era stato assegnato, senza dire
un’altra parola,
pallido di rabbia più che mai. Sia i nobili delle
Costellazioni sia i suoi
uomini lo imitarono, i primi continuando a parlottare tra loro, i
secondi
scambiandosi fuggevoli occhiate allarmate, rendendosi conto sempre
meglio di quanto
il povero Lord Pitch fosse cambiato. C’era da chiedersi
cos’avrebbe combinato
in futuro, una volta tornato in battaglia.
Proprio in quel momento entrò la regina, preceduta da una
dozzina di guardie,
curiosamente non accompagnata dal marito e apparentemente un
po’ a disagio.
«signori. Signore. L’occasione non è
delle più liete, ma siate i benvenuti».
«salute a voi, maestà» fu la risposta
corale.
«vostra maestà, perdonate
l’indiscrezione, ma il vostro consorte?...» Lord
Altair, in un riflesso condizionato, passò una mano tra i
corti capelli bianchi
tagliati a spazzola. Si mormorava che la bellezza della regina non gli
fosse
del tutto indifferente, benché fosse sposato da tempo con
una marchesa della
ricca Casa Aquarius.
«ha avuto una leggera indisposizione, ma non è
nulla di cui preoccuparsi, e
arriverà di certo a momenti. Spero possiate
perdonarlo…»
«figurarsi, da quando un re deve chiedere perdono per quello
che fa?» minimizzò
Lord Vega «ci mancherebbe altro».
Tsarina gli rivolse un leggerissimo sorriso con un cenno del capo,
mentre
faceva scorrere lo sguardo sui presenti. Ebbe un colpo al cuore quando
arrivò
al generale Pitchiner, ancor più stravolto di quanto avesse
immaginato di
trovarlo. «generale, so che probabilmente non ne potrete
più di sentirvelo
dire, ma voglio che sappiate che vi sono vicino in questa disgrazia, e
vi
faccio le mie più sentite condoglianze».
Per un attimo parve che il generale fosse stato
“svuotato”, tanto che si
strinse nelle spalle accasciandosi sulla sedia, ma l’istante
dopo sollevò il
viso, fissando Tsarina dritta negli occhi. «le vostre almeno
sono sincere, per
cui vi ringrazio, maestà. Spero facciate anche giustizia,
perché non è stata
una fatalità, ma un assassinio»
affermò, evitando di aggiungere “e io devo
starmene qui ad aspettare perché il re è
‘indisposto’, pensa!”
La regina non commentò, pur avendo il cuore gonfio di
compassione per quel
povero disgraziato. Fosse dipeso da lei avrebbe dato un minimo di
fiducia alle
sue parole cercando almeno d’indagare più a fondo
nonostante le parole di
qualunque nobile, ma sciaguratamente non dipendeva
da lei.
Era una regina, ma una regina
consorte, e ciò significava
che ad avere l’ultima parola in certe decisioni sarebbe
sempre stato suo
marito. «e l’arciduchessa? Il motivo per cui questa
mattina siamo qui riguarda
lei più di tutti» disse, con una nota di
rimprovero ben udibile.
“sto diventando paranoica, perché avrebbe dovuto
mentire? E Nahema starà
temporeggiando! La sua fama d’impavida forse è
eccessiva” pensò.
***
«forse tu avresti dovuto indossare un vestito».
«Aladohar, mi sembri nostra madre anni fa, e non è
un complimento» replicò
Nahema, che si stava dirigendo verso l’ingresso principale
del palazzo dei
Lunanoff con passo deciso «sto andando ad affrontare
un’accusa per omicidio, non
a un ballo, le armature sono più appropriate».
Erano armature parziali di metallo dorato, decorate in alcuni punti con
fini
motivi color viola, lo stesso viola della sottile linea cristalli che
contornava la stella a otto punte degli Aldebaran, la quale campeggiava
fieramente sul petto; le armature, infatti, proteggevano busto, addome,
parte
dei fianchi, spalle, braccia e dal ginocchio in
giù.
Ciò che non era celato da queste, in ogni caso, era stato
debitamente coperto
da una spessa calzamaglia, nera come il mantello che avevano voluto
indossare
“in segno di rispetto per il tragico lutto del Lord High
General of Galaxies”.
L’arciduca alzò gli occhi al cielo, mentre
camminava a fianco di sua sorella.
«non l’ho detto per una questione estetica, ma
semplicemente perché forse un
vestito avrebbe dato uno “stacco” più
netto da quel che sai tu».
Ossia dall’identità del caporale Silk, ovviamente:
donna molto mascolina, dura,
dalla dura voce, dura espressione del volto e ancor più
dure, enigmatiche e
gelide maniere. Diversa dalla Nahema “pubblica”,
insomma -mentre la vera Nahema
era un misto tra le due cose-.
Nahema gettò dietro le spalle con un gesto fluido i capelli,
raccolti in una
lunga coda composta da innumerevoli treccine. I preparati alchemici di
suo
padre avevano fatto un miracolo, come aveva immaginato. «non
hai torto, ma non
lo ritengo necessario» disse, appena prima di raggiungere
l’ultimo tratto di
strada, con guardie allineate ad entrambi i lati
«inoltre» le sentinelle, al
loro passaggio, s’inchinarono fin quasi a toccare terra
«non solo mi trovo
meglio così, ma desumo che verrò presa
più sul serio. Ancor più di quanto lo
sia abitualmente, s’intende».
«se volevi questo avresti potuto fare come Lord Antares, che
porta un seguito
di almeno quaranta persone anche quando viene invitato a prendere un
tè».
«e da quando non troviamo
ridicolo
Lord Antares, fratello?»
Aladohar sogghignò. «da mai. Infatti scherzavo,
non abbiamo bisogno di un seguito».
«non avevo bisogno neppure di te, se è per
questo» concluse lei, entrando
finalmente nel palazzo.
Aladohar aveva dovuto insistere parecchio per poterla accompagnare,
perché
inizialmente Nahema non aveva avuto la minima intenzione di
lasciarglielo fare…
“ho detto di no, Aladohar. Ricordi
com’è finita quand’eravamo
bambini?”
“la volta in cui hai decapitato il mio pupazzo preferito
perché non smettevo
d’insistere? Ora non ho più pupazzi, mi
spiace”.
“hai una moglie”.
Ma alla fine, dopo aver ricevuto minacce di morte varie che Nahema non
avrebbe
messo in pratica, -o almeno, non senza una ragione valida- era riuscito
a
spuntarla. «non per questo devi fare tutto da sola».
Lei non replicò, troppo impegnata a ricambiare i saluti
della gente presente
nell’atrio, poi nei corridoi. Aveva gentilmente rifiutato di
essere accompagnata
da guardie e paggi.
“ti ringrazio, ma non è necessario:
raggiungeremo da soli il caro Lunar, in
fin dei conti conosco questo palazzo come il palmo della mia mano
destra”.
Lei era l’arciduchessa Nihil Nahema Aldebaran: non aveva
bisogno di un seguito,
non aveva bisogno di essere scortata da alcuna parte, conosceva il
palazzo a
menadito, dava del tu al re chiamandolo per nome, e si permetteva di
arrivare
in ritardo solo per far vedere che poteva.
***
Trascorsero altri due minuti. La tensione stava iniziando ad aumentare
in
maniera esponenziale, almeno per la regina, il generale e i soldati; i
nobili
erano tutti piuttosto tranquilli, eccetto un paio che tradivano una
leggerissima impazienza.
Improvvisamente la massiccia porta di legno dorato intarsiato si
aprì…
«signori, signore, domando scusa per il ritardo»
esordì Tsar Lunar. Non aveva
mentito a Tsarina, la tensione per tutta quella brutta faccenda gli
aveva
giocato per davvero un brutto scherzo -povero
caro!- ma al momento era tutto a posto. «do a tutti
voi il benvenuto. Avrei
voluto che un simile incontro avvenisse per motivazioni ben diverse, ma
purtroppo…generale-»
«“condoglianze”, sì
maestà, grazie mille» lo interruppe Pitchiner,
cupo «vostra
moglie si è già espressa bene in questo
senso…»
«generale, forse è il caso-» uno dei
suoi uomini cercò di interromperlo, senza
successo.
«ed io sono più interessato che facciate giustizia
piuttosto che le
condoglianze, se permettete» continuò infatti
Kozmotis «ascoltate le mie
parole! Di tutti i nobili che vedete lì seduti non ce
n’è uno che non sia una
carogna corrotta!»
«va avanti così da prima, maestà, e
temo non intenda smettere» sospirò Lord
Vega, allargando le grosse braccia paffute «accuse su accuse,
una più
strampalata dell’altra, ahimè! Che vogliamo farci?
Spero siate in grado di far
ragionare questo pover’uomo distrutto. In vostra assenza ha
accusato anche noi,
oltre all’arciduchessa, ignorando tra le altre cose il colore
dei nostri
mantelli» perché ovviamente gli Aldebaran non
erano stati i soli ad avere
l’idea del mantello nero «per
cui…»
Pitchiner fissò con rabbia Lord Vega, col solo desiderio di
stringere le mani
attorno a quel suo collo grassoccio. «mantelli neri come le
vostre anime! Siete
nemici miei e del regno quanto lo sono i Dream Pirates, ma se non
altro loro evitano
di nascondersi dietro atteggiamenti ipocriti!»
«Lord Pitch, v’invito a moderare i toni»
intervenne Lunanoff «inoltre l’udienza
non può certo iniziare senza che l’altra parte in
causa sia presente!»
«a tal proposito» avviò a dire Tsarina
«trovo che il ritardo di lady Nahema sia
veramente-»
La porta dorata si aprì di nuovo.
«salute a entrambe le maestà» fu la
prima cosa che disse Nahema con la massima
disinvoltura e un breve inchino, entrando a testa alta seguita dal
fratello «e
anche a voi, signore e signori!» aggiunse, rivolta ai nobili
«vi prego di perdonare il
mio ritardo».
Più che una preghiera o una richiesta sembrava una sorta di
ordine, cui l’unica
risposta prevista era un “ma certo, figuratevi
milady”!
Entrambi i fratelli facevano la loro figura, in fondo le armature della
Casa
Aldebaran per le occasioni ufficiali erano piuttosto rinomate per la
loro
bellezza, ma a fare la differenza tra i due era
l’atteggiamento: Aladohar era
tranquillo e sicuro come sempre, però Nahema aveva quel
tocco di carisma in
più, e l’aria di una persona a cui
l’idea di uscire male da quell’udienza non
era mai passata neppure per l’anticamera del cervello.
Lunanoff, agendo istintivamente, si avvicinò a Nahema per
salutarla con un
abbraccio; riuscì a riscuotersi solo nel momento in cui
stava per stringerla,
fermandosi, e limitandosi a posarle le mani sugli avambracci
-ricambiato- con
fare piuttosto “intimo”.
Non la vedeva da sette anni, e
l’ultima volta che aveva
avuto sue notizie in via diretta risaliva sempre a sette anni prima
grazie a
una lettera che lei stessa gli aveva inviato, ed era sia estremamente
affezionato a lei che molto felice di rivederla, anche in un contesto
come
quello, e del tutto incurante del ritardo. «Nahema. Da quanto
tempo!»
Lei sorrise. «troppo, Lunar, troppo».
Pitchiner sobbalzò visibilmente, per poi iniziare a
stringere i braccioli della
sedia con tanta forza che questi si ruppero con un sonoro
“crack”. Lo stesso
rumore che avevano fatto le sue speranze di ottenere giustizia,
infrangendosi
davanti a quell’abbraccio a stento contenuto.
Occhieggiò la regina. Neppure lei sembrava molto contenta di
quella scena,
tanto da essersi visibilmente incupita, ma nessuno eccetto lui sembrava
averlo
notato, o aver voglia d’interessarsene.
«Nihil Aladohar».
«maestà» l’arciduca
chinò brevemente il capo «sono circostanze
spiacevoli,
senza dubbio…»
«molto, molto spiacevoli» concordò il re
«direi che a questo punto possiamo
iniziare davvero...»
«un attimo soltanto, per favore».
Kozmotis impietrì quando vide Nahema voltarsi verso di lui,
fargli un piccolo
inchino assieme al fratello.
«sentite condoglianze, generale Pitchiner. So che mi credete
responsabile di
quant’è accaduto, ma vi assicuro che
così non è, e che io e la mia famiglia vi
siamo vicini».
L’intero gruppetto di soldati dovette trattenerlo per
impedirgli di saltarle
addosso e staccarle la testa, mentre le guardie si strinsero in parte
attorno
alla regina, ora piuttosto spaventata. Altre si avvicinarono a Nahema e
al re, ma
questa le allontanò con un cenno. «io non
necessito protezione, signori,
occupatevi dei nostri sovrani» disse tranquillamente.
«messa così, vado a sedermi» disse
Aladohar, raggiungendo Lord Altair.
«abbi almeno un mimino di buongusto e TACI,
bastarda assassina!!!!!»
urlò Lord Pitch, più che fuori di sé
«non crediate che va la farò passare
liscia! Avete ucciso mia moglie!
Avete ucciso una bambina innocente, luridi
cani schi-»
«generale, per gli Dei! Basta!»
tuonò il re, mentre prendeva posto
accanto alla moglie «capisco che siate sconvolto, lo siamo
tutti quanti per
quant’è accaduto, ma vi prego di mantenere un
po’di contegno».
«”contegno”! Parlate
così perché non avete dovuto raccogliere e
seppellire il cadavere di vostra moglie per colpa sua!»
indicò
Nahema «si è finta un’altra persona per
sette anni, ha cercato il modo per
distruggermi…»
«generale, voglio essere diretta: essere in due posti
contemporaneamente non è
nelle mie possibilità, anche se indubbiamente tornerebbe
molto comodo. Non
pensate sia più probabile che quella donna, il caporale Silk
se non ricordo
male il documento che mi è pervenuto, fosse
un’impostora dei territori Scorpio che
si è fatta passare per la sottoscritta?»
«non vedo che motivo avrebbe avuto per fingersi voi,
milady» obiettò Tsarina,
ignorando completamente l’espressione del marito. Le aveva
detto che ci avrebbe
riflettuto sopra, e pareva averlo fatto, ma non sembrava aver cambiato
minimamente idea rispetto alla sera prima, per cui toccava a lei
tentare di
andare più a fondo.
«come io non vedo che motivo avrei avuto per fare
ciò di cui mi si accusa,
maestà» replicò prontamente Nahema
«non ne avrei tratto alcun vantaggio».
Tsar non sarebbe stato un problema,
ma era bene che anche
Tsarina si astenesse dal tentare di creargliene. Nahema non aveva mai
dato
granché importanza a quella donna, figlia di un mercante di
stoffe preziose che
aveva felicemente accettato il ruolo di regina consorte cui lei aveva
scelto di
non sottostare, e per il suo stesso bene Tsarina avrebbe fatto meglio a
rimanere fuori dalla “linea di tiro”.
«quel che asserisce il Lord High General implica che la mia
famiglia debba
essere alleata in qualche modo con i Dream Pirates» aggiunse
Aladohar «ora: pur
volendo ignorare il fatto che tanto io quanto mia sorella e nostro
fratello
Nihil Nuro siamo -o siamo stati- a combatterli al fronte in diverse
occasioni,
resta il fatto che stringere un’alleanza con esseri che,
senza scrupolo alcuno,
tentano di divorarti l’anima appena ti vedono sia alquanto complicato».
«eppure lei l’ha fatto! L’ho
vista parlarci!»
«Lord Pitch, voi avete visto il caporale Silk» gli
ricordò pazientemente Nahema
«non me. Non siamo assolutamente la stessa persona. Sapete,
non è mia abitudine
lasciare a dei Dream Pirates il tempo di parlarmi. Soldati!»
alcuni degli
uomini di Pitchiner sobbalzarono leggermente nel sentirsi interpellare
«conoscete la donna di cui si sta discutendo, giusto? Vi
sembra che possa avere
a che fare con me? Rispondete sinceramente».
«ecco…» esordì un tenente
«in effetti sembrate possedere un fisico simile,
milady, ma il pianeta da cui proveniva Silk è pieno di donne
guerriere alte e
molto atletiche, per cui…e quanto al resto, beh»
si fece piccolo piccolo
sentendo su di sé lo sguardo del proprio comandante
«se devo essere proprio del
tutto sincero…con tutto il rispetto per Lord Pitch,
ma…non vedo molto di Silk
in voi».
Coloro che avevano presente solo -o prevalentemente-
l’aspetto del caporale
Silk, o che non l’avevano mai vista con un atteggiamento
diverso da quello che
aveva mostrato fino all’ultimo, difficilmente sarebbero
riusciti a conciliarne
la figura con quella di Nahema: le cicatrici orrende erano scomparse, i
capelli
erano diversi, il colore degli occhi era differente, per non parlare
dell’aria
che aveva -Silk non aveva mai sorriso, soprattutto non in quel modo- e
della
maniera di comportarsi. Pitchiner si sentiva tradito dai suoi stessi
uomini,
però non poteva dire di non capirli.
Loro non l’avevano vista minacciarlo, non avevano visto sotto
la maschera, ma
lui sì, a lui si era mostrata. Nahema avrebbe potuto
indossare qualunque
travestimento, ma lui l’avrebbe riconosciuta sempre.
«perché non lo era, soldato: come detto e ripetuto
più volte, nonché riferito
al re nei dettagli, Lady Nahema ha combattuto nei nostri territori per
tutto il
tempo» affermò Lord Taurus.
«proprio tutto-tutto? Ne siete assolutamente
convinto?»
«lo ha ribadito molte volte, Tsarina, io credo che lo sia, e
francamente lo
sono anche io» dichiarò Tsar Lunar alzandosi in
piedi «Lord Pitch, vi prometto
che io, e ogni nobile presente in questa stanza, ci impegneremo
perché il
caporale Silk venga catturato e paghi le sue
malefatte…»
«il! Caporale! È! Nahema!!!»
gridò il generale, indicandola con entrambe
le mani «è tutto un complotto per rubarvi il
trono, i nobili presenti sono
tutti d’accordo e chissà quanti altri sono
coinvolti, perché non volete
ascoltarmi?!»
«perché siete palesemente fuori di voi, generale,
e credo che dobbiate
prendervi del tempo per elaborare il lutto subìto. Sono
sicuro che in seguito
vi renderete conto dell’assurdità di tutto
ciò che avete detto. Davvero, quel
che vi serve è solo del tempo…»
«e a voi servirebbe svegliarvi, sire!»
sbottò Pitchiner «perché non vi rendete
conto di una congiura neppure se questa viene sbattuta sotto il vostro
regale
naso».
«intollerabile, davvero intollerabile»
commentò Lady Virgo, facendosi aria col
ventaglio verde scuro abbinato all’abito «quanta
maleducazione volete farci
ancora sopportare quest’oggi?! Persino verso il re!»
«Lord Pitch, basta-»
«taci, maggiore! Anche voi avete deciso di voltarmi le spalle
e lasciarmi solo
in tutto questo, voi, i miei uomini più fedeli!»
«ecco, io ci rifletterei sopra, Pitchiner» disse
Aladohar «perché magari se
l’hanno fatto un motivo c’è».
Stavolta i soldati non riuscirono a trattenerlo, non fecero in tempo:
il
generale partì all’attacco, preso dalla furia
più cieca per tutta
quell’ingiustizia e incapace di contenerla oltre.
Gli parve di udire vagamente il re
gridare un “guardie!”, ma
non avrebbe potuto importargli meno. Dei corpi gli vennero addosso,
cercando di
fermarlo, ma se ne sbarazzò con pochi colpi. Nulla
l’avrebbe tenuto lontano dai
suoi bersagli, nulla!
Fu allora che Nahema decise di aver visto abbastanza: corse incontro al
generale, gli artigliò il braccio sinistro e,
torcendoglielo, atterrò Kozmotis
con una violenta doppia ginocchiata alla schiena. Fatto ciò
afferrò la testa
dell’uomo e la sbatté con forza contro il
pavimento, e l’impatto fu talmente
duro che Lord Pitch perse i sensi.
In condizioni normali Nahema non avrebbe potuto batterlo con altrettanta
facilità, Kozmotis
Pitchiner non era diventato High General of the Galaxies senza motivo,
ma
quelle decisamente non erano
condizioni
normali.
I soldati di Pitchiner, tuttavia, non
parvero capirlo, e si
convinsero che l’arciduchessa era ben più forte
del caporale Silk, nonostante
le tecniche che usava fossero abbastanza simili!
«corri a chiamare il medico» ordinò
Lunanoff a una guardia, dopo aver
tranquillizzato la moglie «subito!»
«sì, maestà».
«per gli Dei, fortuna che c’eravate voi,
milady» Lord Vega si asciugò la
fronte, e i suoi baffi fremevano ancora per la paura che si era preso.
«ho fatto né più né meno del
mio dovere, ma rimpiango di aver dovuto essere
così drastica» disse la donna, rialzandosi
rapidamente. «signori, teniamo a
mente che l’anima di questo pover’uomo è
spezzata, non è padrone di tutto ciò
che dice e fa, quindi perdoniamolo, e in futuro cerchiamo di sostenerlo
con
ogni mezzo in nostro possesso in modo che possa rimettersi in sesto.
Kozmotis
Pitchiner è un fiero protettore del reame, e lo merita
pienamente».
«brava! Concordo!» esclamò Aladohar,
dando il via ad un applauso.
«sì, io stesso sono perfettamente
d’accordo» affermò il re
«sarebbe stato
meglio evitare tutto questo, ma il povero Pitchiner era fuori di
sé a tal punto
che non c’era altra soluzione, e ci rifaremo in
futuro».
La regina s’incupì ancora di più. Non
solo Nahema aveva vinto a prescindere, ma
ora veniva persino applaudita per aver causato un trauma cranico a un
uomo! Certo,
qualcuno doveva pur bloccare il povero Pitchiner, ma non in quel modo.
“avrà
vinto il processo, ma io non intendo chiudere la cosa qui, a costo di
dover
tentare di avviare personalmente qualche indagine tra i
nobili!” pensò Tsarina.
«eccomi! Dov’è il ferito?! Uh, ciao
ragazzi!» esclamò Nihil Ralonrin Aldebaran,
con un cenno di saluto infantile ai suoi fratelli, per poi chinarsi
immediatamente sul ferito «procedura da trauma cranico.
Bloccategli la testa,
giratelo…bene, così. Caricatelo sulla
barella» ordinò ai suoi quattro
assistenti «non fai in tempo a tornare che già ti
rimetti a picchiare la
gente?» disse a Nahema.
Si pentì di aver parlato appena vide l’espressione
dei suoi fratelli.
«a volte si è costretti, Ralonrin»
rispose Aladohar, piatto.
Il ragazzo, saggiamente, spostò la sua attenzione altrove.
«salute a voi,
suocero, è sempre un piacere vedervi» disse, e
sorrise a Lord Vega «vorrei
poter restare di più ma ho un paziente di cui
occuparmi».
«figurati, ragazzo, figurati…»
«il paziente è pronto, signore!»
«ottimo. Andiamo!» esclamò Ralonrin,
abbandonando la stanza dopo un ultimo
cenno di saluto a tutti.
«a questo punto credo che non ci sia più nulla da
dire…una delle parti in causa
è ricoverata» commentò Tsarina.
«a dire il vero qualcosa c’è
ancora» la contraddisse il re «arciduchessa Nihil
Nahema della Casa Aldebaran, in quanto Capo Supremo delle Forze Armate
ti
promuovo da maggiore a generale con effetto immediato».
«cosa?!» allibì la
regina.
«in questi anni non sei stata certo con le mani in mano, e
comunque sia l’
Armata Dorata ha bisogno di qualcuno che la guidi, almeno fino a quando
Lord
Pitch sarà tornato in sé e potrà
riprendere il suo posto. Concorderete tutti che
l’armata più valente del regno debba essere
comandata da qualcuno di più
stabile» disse il re, senza sapere di aver usato esattamente
le parole usate
dai due fratelli Aldebaran quattro giorni prima.
I soldati di Pitchiner ammutolirono completamente. Il re non aveva
tutti i
torti, però sarebbe stato strano essere guidati da
un’altra persona dopo tutto
quel tempo.
«accetto con gioia questo compito. Solo una cosa: quando il
generale Pitchiner
si sarà ripreso e sarà tornato al comando, come
dimostrazione di buona volontà
da parte della mia famiglia, vorrei potergli essere di supporto con
le mie armate.
Credo che aiutandolo, e facendo sì che ci conosciamo meglio,
il generale capirà
che non ho nulla a che vedere con l’altra donna. Certo, spero
che perdoni il
brusco modo in cui l’ho atterrato…»
«sei stata costretta, e ovviamente la tua proposta
è accolta».
Aveva fatto due passi in più.