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Autore: Ashbear    04/05/2009    3 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We are never deceived;
we deceive ourselves.

--Goethe
The road to truth is long,
and lined the entire way with annoying bastards.

--Alexander Jablokov

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXIV. EMULAZIONE ~

Durante il pomeriggio, i ragazzi del gruppo andarono avanti ognuno con la propria vita. Quistis e Seifer si erano volutamente tenuti alla larga dal resto della comitiva, ma senza allontanarsi troppo, dato che Dollet non era per nulla sicura. Zell, Irvine e Squall avevano fatto piani per l'intero pomeriggio: a loro era affidata la strategia militare e tutto quel che comportava. Anche le comunicazioni col Garden erano riprese, e Caraway era arrivato sano e salvo al Garden di Balamb. Ma soprattutto, erano stati informati che le truppe di Galbadia si trovavano nelle vicinanze. Unica consolazione, la Lagunarok era al momento in viaggio: a velocità massima, sarebbe arrivata entro un'ora.

Alex era rimasta accanto a Rinoa e a sua figlia... non avevano parlato granché. Anche tra le due ragazze era sceso un silenzio imbarazzato. Una parte di Rinoa voleva parlare con Squall prima di cambiare di nuovo idea...ma la logica le suggeriva di aspettare un momento più sicuro. Ma, e se non ci fosse stato nessun momento sicuro? La sua paura e la sua ansia sembravano moltiplicarsi di secondo in secondo. Come avrebbe reagito Squall al fatto di avere una figlia... e, cosa ancor più importante, avrebbe compreso le ragioni per cui non gliel'aveva detto subito, la prima volta che si erano incontrati di nuovo?

Era stato davvero per il controllo? Per una qualche latente ripicca nei suoi confronti?

Poi, quando aveva scoperto che era sposato, e per di più con Quistis, il tempo aveva cominciato a diventare sempre più prezioso ogni attimo che passava. E così anche la preoccupazione di proteggere Allison dalla sofferenza che sarebbe inevitabilmente derivata da tutto questo. Da parte sua, Squall era stato dolce e comprensivo per quanto riguardava la bambina. Dalla loro conversazione in camera, Rinoa aveva intuito che lui avrebbe potuto imparare ad amare la piccola... a prescindere dalla paternità. Sentiva quanto il loro legame stesse diventando sempre più profondo, più di quanto lo fosse prima. In così poco tempo... dopo tutti quegli anni.

Era stato destino, fatalità? O era stato solo un mezzo per arrivare a una fine... la sua fine?

Forse stava semplicemente facendo pace con se stessa, con lui. Allison custodiva le sue speranze per il futuro. E, anche se lui non lo sapeva... custodiva anche quelle di Squall Leonhart.

Aveva promesso ad Alexandra che quel giorno lui avrebbe scoperto la verità. Rinoa Heartilly decise di mantenere quella promessa. Quella notte, quando sarebbero stati al sicuro a bordo della Lagunarok, avrebbe parlato a Squall.

Doveva farlo.

*~*~*~*~*

"Mai." sentenziò, provocante.

"Davvero?" chiese Quistis stupita.

"Davvero."

"Pensavo che..."

"No." la bloccò lui. "Non mi va di parlarne. A che cosa sarebbe servito, poi? Non ho mai sentito di questioni di vita o di morte che dipendessero da questo."

Quistis si fermò lungo il sentiero alberato, assicurandosi con attenzione che fossero ancora a distanza di sicurezza dalla casetta, e al tempo stesso controllando che non ci fosse nessun intruso nelle vicinanze. Poi, tirato fuori dalla tasca un fermaglio, si raccolse alla bell'e meglio i capelli in una coda; qualche ciocca rimase libera, ma andava bene così.

"Vieni qui" Tese la mano verso di lui. "Se questo dev'essere il tuo ultimo giorno di libertà, allora facciamone un giorno da ricordare."

"Sul serio?" Seifer inarcò un sopracciglio.

Con gli occhi al cielo, rispose "sei proprio incorreggibile."

"Io ci provo" ribatté lui. "Ma non dovevamo fare la guardia?"

"Infatti è proprio quello che faremo. Possiamo fare questo, e contemporaneamente controllare i dintorni... ricordati che sono una professionista ben allenata."

"Oh, signora Istruttrice, sto pensando che cominci ad avere una personalità."

"Questa è cattiva, Seifer." Fece una smorfia per la luce brillante del sole. "Adesso forza, non abbiamo tutta la giornata."

"Uhm... ma non c'è la musica."

"Sì che c'è... ascolta."

Seifer la guardò negli occhi, e si mise ad ascoltare la musica della natura intorno a lui. Le onde, gli uccelli, e i grilli... ognuna di queste cose aveva una melodia, ma il suono più forte che sentiva era il battito del proprio cuore. Quel rumore ritmico si riverberava nel suo petto e in tutto il suo corpo. Con un sorrisetto polemico le prese la mano, intrecciando le dita con le sue.

"Davvero, Quistis, non ho mai imparato a ballare. Ho sempre pensato che se lo sapeva fare il ragazzino, allora potevo farlo anch'io."

"Bene, questo l'abbiamo accertato. Adesso, riesci a sentire la musica? Senti il ritmo?"

"Quello del tuo cuore?" Appena disse quelle parole, sentì il rossore dell'imbarazzo salirgli alle guance.

"Tempo Giusto," rispose lei, mentre iniziavano a muoversi sul sentiero lastricato. Lo sentì pestarle un piede, ma fece finta di niente. Subito il ragazzo cercò di correggersi e di seguire la guida di lei.

"Tempo... chee?" fece lui di rimando guardandola negli occhi. Continuarono a muoversi in un piccolo cerchio, senza molto successo. Quistis sottrasse lo sguardo da quello di lui per controllare l'orizzonte a caccia di eventuali intrusi mentre giravano.

"È un modo di dire... si chiama tempo giusto il battito normale di un cuore umano."

"Ah, certo... quello," replicò lui con aria saputa, anche se era chiaro che non ne aveva la più pallida idea. "Senti, mi dispiace rovinare la tua teoria, ma sono sicuro che il mio cuore stia correndo molto più veloce di così." Le pestò un'altra volta lo stivale sottile, e questa volta lei strizzò gli occhi per sopportare il dolore. Seifer si bloccò. "Scusami... te l'avevo detto che non ero capace."

Quistis si girò verso di lui con un sorriso radioso, serena. "Questo non è importante, davvero. Quel che conta è che ci hai provato, e questo nessuno te lo può togliere."

"Già." fece lui, guardando oltre le sue spalle. "Ma c'è un'altra cosa che voglio provare a fare per la prima volta... per non dover mai rimpiangere questo giorno, qualunque cosa accadrà..."

Quistis fissò lo sguardo negli occhi di lui, il respiro improvvisamente più rapido. Le mani tranquille del ragazzo erano ancora sopra le sue, ma un attimo dopo ecco che le aveva già tolte. Quistis poteva ancora sentire il calore del suo tocco sulla pelle.

"Volevo soltanto dire..." Spostò lo sguardo lontano, confuso. "Volevo solo dirti... soldati di Galbadia!"

"Cosa?" Rimase sconcertata per una frazione di secondo, prima che le parole le si registrassero nella testa. Si voltò immediatamente per scoprire cosa avesse visto lui. Una legione di soldati stava percorrendo a passo spedito il sentiero, in rapido avvicinamento, anche se non aveva ancora notato la coppia.

"Vai ad avvertire gli altri," gridò Seifer sguainando il gunblade. "Io cercherò di evitare lo scontro se posso, servirebbe solo a fargli mandare rinforzi." Quistis annuì in segno di accordo, e corse nella foresta, nascondendosi tra gli alberi.

"Che Hyne sia con tutti noi," sussurrò nella brezza leggera.

*~*~*~*~*

La porta si spalancò, e subito i tre uomini rivolsero la loro attenzione all'improvvisa intrusione. Quistis aveva sul viso un'espressione sconvolta. Non c'era bisogno di parole: il suo aspetto e l'atteggiamento parlavano da sé, e i tre SeeD si mossero in fretta.

"Dei soldati di Galbadia stanno risalendo il sentiero. Seifer ci sta coprendo. Dobbiamo seminarli nel bosco."

Zell chiuse il pc portatile e lo ficcò di furia nella borsa che aveva portato Alex. Irvine raccolse in giro tutte le provviste che trovò, e si assicurò che il suo fucile fosse carico.

L'immediata, e unica, preoccupazione di Squall erano Rinoa e Allison. Entrò di corsa in camera da letto, e prese in braccio la piccola che stava giocando per terra.

"Soldati in giro. Dobbiamo andarcene. Ora!"

Svelta, Rinoa raccattò il biberon e tutto quello che aveva sotto gli occhi, e poi lei e Alex uscirono dalla camera, per riunirsi nella stanza più grande. Squall non si era fermato nemmeno un istante a pensare a chi stesse portando fra le braccia, o all'abituale disagio che provava quando aveva a che fare coi bambini. Quella era la prima volta che aveva un contatto fisico con Ally. Nel più profondo del suo animo sentiva il desiderio, in qualche modo, di proteggere la bambina... la stessa cosa che provava per la madre. Il loro passato non importava, si era già creata una connessione.

Un legame. Una famiglia.

I sei uscirono rapidi per l'ultima volta dal cottage. Un posto che, negli ultimi giorni, era stato un piccolo conforto per tanti. Squall continuò a tener stretta Allison mentre tutti seguivano Quistis nel fitto del bosco. Seifer li raggiunse in tutta fretta mentre si stavano addentrando sempre di più nella foresta.

Ad un certo punto furono costretti a fermarsi, e si nascosero tutti acquattandosi fra i cespugli. Alla fine, Allison cominciò ad agitarsi: tutto lo scompiglio che aveva intorno l'aveva messa a disagio. Il suo piagnucolio era solo un mormorio basso, all'inizio, ma presto cominciò a trasformarsi in un pianto più forte. Il severo comandante abbassò lo sguardo verso le sue braccia, e per la prima volta incontrò gli occhi aperti della bambina.

Il suo cuore mancò un battito; la piccola gli restituì uno sguardo che chiedeva rassicurazione.

"Va tutto bene," le sussurrò piano, sfiorando con la testa la frangetta di Allison. "Andrà tutto bene."

In quel momento Rinoa si sentì colpevole, ma più di ogni altra cosa provò un senso di euforia che non aveva mai creduto potesse esistere. Per la prima volta, vedeva padre e figlia insieme... per la prima volta vedeva la sua famiglia. Si allungò per prendere la bambina, e Squall sciolse controvoglia il suo abbraccio.

Poco prima nel corso della giornata, Rinoa era riuscita a mettere tutte le informazioni che conservava nella memoria in un giornale digitale. Date, luoghi, momenti e sensazioni... tutto ciò che voleva fosse trasmesso. La giovane donna aveva preso in prestito il computer senza dare spiegazioni agli altri... tanto, presto avrebbero saputo tutto. Rinoa tirò fuori qualcosa dalla tasca, insieme a una piccola penna; reggendosi Ally in equilibrio sul fianco, scrisse frettolosamente un appunto. Poi allungò la mano, tremando, verso Squall, e i loro occhi s'incontrarono. Trattenendo le lacrime, gli mise l'oggetto fra le mani. Si concesse il lusso di indugiare un secondo in più del dovuto, per sentire, l'ultima volta, il suo tocco.

Quando lei ritirò la mano, l'accigliato Comandante guardò in basso: si accorse allora che quel che aveva tra le mani era la foto di una bambina appena nata... Allison.

"Se dovesse succedermi qualcosa, fa' leggere questo ad Ally."

Quel pensiero era per lui come un coltello che gli spaccava lentamente il petto. Riusciva a malapena a contenere le sue emozioni, ma sapeva che non c'era altra scelta. Annuì riluttante alla richiesta, infilandosi la fotografia nella tasca dei pantaloni.

"Grazie." Rinoa sorrise teneramente. "Grazie."

Nel bosco risuonavano le voci dei soldati, le urla aumentavano di volume. Era chiaro che la loro posizione era stata scoperta: i gruppi mandati in perlustrazione si stavano ora radunando tutti nella zona della Torre di Trasmissione.

Squall si girò verso Rinoa, toccandole con dolcezza la guancia. "Sono qui con te."

"Lo so" fu tutto quel che rispose lei.

I loro pensieri furono interrotti da un'improvvisa raffica di proiettili. Adesso Allison non era più tranquilla per nulla, le esplosioni avevano trasformato in terrore quel poco di pace che era riuscita a trovare. Sentivano gente che si avvicinava, e le espressioni del gruppo si fecero tutte preoccupate. Squall e Seifer si scambiarono uno sguardo, capendosi a vicenda. E, per la prima volta, rispettandosi a vicenda.

"È inevitabile." disse Seifer.

"Lo so." Squall segnalò a tutti di prepararsi a combattere. I cespugli frusciarono, e si poteva distinguere una figura che si avvicinava rapidamente. Squall balzò in piedi, pronto ad attaccare...

"Aaaaah!" strillò terrorizzato il soldato mentre la Lionheart puntava alla sua giugulare.

"Cazzo!" gridò Seifer, e Squall si fermò appena in tempo.

Selphie deglutì mentre Squall piantava il gunblade nel terreno morbido.

"Salve gente... siamo qui."

*~*~*~*~*

L'adunata fu breve ma gradita. I SeeD a bordo della Lagunarok erano tranquillamente in grado di respingere qualsiasi attacco delle poche truppe Galbadiane: l'aeronave aveva una potenza di fuoco ben superiore a quella di una dozzina di soldati con solo un arsenale di armi a corto raggio. Il gruppo si imbarcò rapidamente, e in un batter d'occhio il mezzo era decollato. Una volta a bordo, ci fu uno scambio d'informazioni e tutti si riunirono nella prima cabina dell'aeronave.

Squall non aveva più parlato con Rinoa dopo il breve scambio avvenuto nel bosco. E non aveva più tenuto Allison... eppure qualcosa continuava ad attirarlo verso la bambina, una sensazione, un'emozione, un qualcosa che non si poteva spiegare. La piccola cercava di camminare tra i sedili, ma continuava a cadere per via delle turbolenze che ogni tanto incontravano. Scoraggiata, prese allora a gattonare... proprio in direzione di Zell. Squall osservò l'esperto di arti marziali prendere in braccio la bambina: non si poteva negare che ci sapeva proprio fare con le persone, e soprattutto con i bambini.

Quando l'emozione divenne troppa da sopportare, il comandante si allontanò dalla cabina di pilotaggio. Seifer e Quistis riuscirono a rimanere lì, insieme a Irvine e Selphie.

Non che l'ex-cavaliere si sentisse ben accetto da qualsiasi parte sull'aeronave... ma almeno sapeva bene dove non erano benvoluti.

Il viaggio si preannunciava relativamente breve, avrebbero raggiunto il Garden prima del calar della notte. Gli unici rumori nell'ambiente restavano quelli di Ally. Chiacchierava con Zell in una lingua completamente unica, ma lui annuiva come se capisse. La piccola ne sembrò soddisfatta, e così piano piano cominciò ad abbandonarsi contro il suo petto, chiudendo gli occhi. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo... e poi Alex fece un cenno a Rinoa, che le indicò brevemente il corridoio. Si congedarono tutte e due da Zell.

"Credi che Zell sia davvero in grado di tenere Ally?" disse Alexandra mentre camminava accanto all'amica lungo lo spoglio corridoio di metallo.

Rinoa soffocò una risatina. "Sì, ha esperienza con i bambini. E poi, siamo su un'astronave, che danni può fare?"

Le due si guardarono a vicenda prima di scoppiare a ridere. "Okay, okay" ammise Rinoa, "non è esattamente lo scenario migliore. Sono sicura che se c'è qualche danno da fare, Zell lo troverà. Però, onestamente, mi fido di lui per Allison... deve averne passate tante negli ultimi due anni."

La più grande mise una mano sulla spalla dell'altra, negli occhi uno sguardo fraterno. "È stato così per tutti. Non ricordo mai un momento in cui ti abbia vista allegra, nemmeno un briciolo. Ma so che, qualunque cosa ci aspetti, la supereremo insieme... come una famiglia."

"Oh, Hyne, sembri Laguna." Rinoa alzò gli occhi al cielo camminando per il corridoio. "Guarda che se ti viene pure un crampo alla gamba, io me ne vado."

"Che?" chiese l'altra. Rinoa si fermò un momento quando raggiunsero le porte dell'area di contenimento.

Con un sospiro, si spostò qualche ciocca dei capelli bruni dietro le orecchie. "Lascia stare, era una cosa di una vita fa."

Alex aveva ormai raggiunto l'ultimo portellone della Lagunarock. Stava per aprirlo toccando il touchpad quando sentì un odore familiare. Rinoa si trovava ancora parecchi metri dietro di lei.

"Ehi, Rin, se fosse possibile... ehm... vorrei un po' di tempo da sola per pensare."

Lei le rivolse un sorriso comprensivo. "Certo, non c'è problema, lo capisco benissimo. Oltretutto, in questo momento sono anche un pochino preoccupata per Zell ed Allison. Non so chi dei due potrebbe avere la peggiore influenza su chi."

In realtà, Rinoa non era preoccupata. Ma capiva che Alex stava attraversando un difficile periodo di transizione, come anche tutti gli altri, del resto. Le due si scambiarono uno sguardo di reciproca comprensione, e poi Rinoa tornò verso gli scompartimenti dei passeggeri.

Alex restò ad osservare l'amica finché la sua sagoma non fu scomparsa dietro le porte in fondo al corridoio; quando quelle si furono completamente richiuse, aprì il passaggio che aveva di fronte.

"Non ti ha mai detto nessuno che fumare ti fa male, signor Leonhart?"

Lo sguardo di ghiaccio di Squall incontrò il suo, ma il ragazzo non disse niente.

"Sai, Rinoa si sarebbe molto innervosita se ti avesse trovato qui. Credimi, so bene come possa essere lunatica... ho dovuto convivere con tutti i suoi sbalzi d'umore."

Alex aveva fatto quest'ultimo commento alla leggera, ma Squall lo prese in tutt'altro modo. Gettando a terra la sigaretta, senza guardare in faccia la persona che aveva di fronte, la superò e uscì nel corridoio.

"Eh già." C'era disgusto nel suo tono.

La donna poteva vedere il dolore inciso nei suoi tratti, anche se gli altri non ci riuscivano. Rinoa le aveva parlato di lui così tanto, che fosse per amore o per odio, che le sembrava di conoscere Squall personalmente. L'apparenza fredda che offriva agli altri serviva solo per nascondere la sofferenza. Ripensare sempre, costantemente ai suoi fallimenti avrebbe rischiato di trascinarlo sulla strada dell'autodistruzione... solo Rinoa poteva salvarlo.

"Squall... senti, mi dispiace. Non intendevo quello. Capisco che ti faccia male sapere cosa ha passato, ma per quanti sforzi tu faccia, non potrai mare cambiare il passato. Però puoi controllare il futuro. Non buttarlo via."

Il comandante si fermò e si girò a guardare la donna. L'illuminazione soffusa dell'ambiente addolciva i tratti del suo viso. Per la prima volta notò una somiglianza, non solo nell'aspetto fisico, ma anche nell'animo.

"Assomigli a lei."

"Rinoa?" chiese.

"Ellione."

"Oh." L'espressione di Alex diventò malinconica, anche Squall poteva capire come quello fosse un argomento delicato. "Non l'ho mai conosciuta... non l'ho mai nemmeno vista in fotografia. Ma la sento. È sempre accanto a noi... in spirito, perlomeno."

A questo, lui non rispose.

C'erano ancora certe cose di cui era difficile parlare, ed Ellione era una di queste. Si maledì, in quel momento, per aver tirato fuori l'argomento. La sofferenza di tutti quegli anni ancora gli pesava, schiacciante, sulla mente e sul cuore. Certe cose non si possono mettere a tacere; certi addii sarebbero sempre rimasti impossibili.

Anche allora, quel discorso era troppo difficile da affrontare.

"Guarda, Squall, io non volevo... oh, lascia perdere. Sono solo preoccupata per Rinoa. In questo momento ha bisogno di te, più di quanto lei stessa non sappia. I prossimi giorni saranno più difficili di quanto chiunque possa immaginare. Amore e fiducia verranno messi alla prova... ma ricorda sempre che lei ti ama."

Le parole gli rimbombarono nella testa... le stesse parole che aveva pronunciato Ellione. Per qualche motivo, gli balenò in mente il ricordo dell'attacco al Garden... il sangue, il caos, la morte.

E Rinoa era fuggita.

Per la prima volta da qualche giorno a quella parte, i suoi pensieri tornarono a fissarsi su quel punto. Prima non ci aveva riflettuto molto, ma adesso era al centro della sua mente.

"Metterà la sua vita al primo posto anche stavolta?" disse aspro. Anche mentre quelle parole gli uscivano di bocca non riusciva a credere di averle pronunciate. Anche dopo tutti gli eventi degli ultimi giorni, il primo anello della catena restava un mistero.

"E quando sarebbe stata l'ultima volta che Rinoa avrebbe messo la sua vita al primo posto?" ribatté Alex irritata.

"Hey! Mi pare di ricordare che due anni fa, al Garden, lei abbia messo la sua vita davanti a quella di tutti gli altri."

L'attimo d'inquietudine fu breve, Alex non se ne rese nemmeno conto. Distolse appena lo sguardo... un momento di esitazione. Un momento che avrebbe tanto desiderato cancellare. In quell'istante, una rivelazione colpì Squall. Anche se non stava pensando la cosa giusta, era comunque sulla strada che avrebbe riportato alla luce la verità.

All'improvviso, c'era qualcosa che non aveva mai visto. Una risposta.

"Non... non stava proteggendo se stessa, vero?"

Immediatamente si eresse lo scudo difensivo. "Sì che stava proteggendo se stessa."

Squall distolse lo sguardo, grattandosi la nuca. "No... questo ha senso. Rinoa se n'è andata per proteggere... qualcun altro. Sapeva qualcosa che noi non sapevamo."

Fece un passo verso Alex, e la guardò diritto negli occhi. Uno sguardo che in precedenza aveva spaventato tanti, a cui tanti si erano piegati, ma Alex resistette.

"Io non lo so che cosa sapesse." ribatté in tono beffardo. "Magari dovresti chiederlo a lei."

"C'è qualcosa che non mi stai dicendo... che lei non mi ha detto." Muovendo qualche passo, cercava di figurarsi una qualche conclusione logica. Appoggiato contro la parete del corridoio dell'area di carico, si strofinò la radice del naso, cercando d'immaginarsi quale fosse la cosa che gli era stata tenuta nascosta. Il pezzo del puzzle che si era lasciato sfuggire per tanto tempo.

Alex si era stancata della conversazione, o della sua assenza, e fece per andarsene; ma mentre si girò, l'anello che aveva appeso alla collana rifletté la luce iridescente, attirando l'attenzione di Squall sulla catenina. Rapido, il giovane si staccò dal muro per afferrarle con forza un braccio.

"Hey! Che diavolo credi di fare?"

"Quello" indicò l'anello d'oro al collo di lei. "Prima di andartene, dimmi... com'è finito in mano tua quell'anello."

"È un regalo di Rinoa." Non era una bugia, solo non tutta la verità.

"E come ha fatto a procurarselo? Ha venduto il mio a Trabia."

"Sì, Squall, l'ha fatto. Ma in realtà non è così grave. Appena arrivata a Trabia, aveva bisogno di cibo e di un posto dove loro potessero stare. È per questo che ha venduto l'anello insieme a quello di sua madre... tempo dopo, l'ho trovata a disegnare questa cosa a forma di leone, ma appena sono entrata nella stanza ha nascosto il foglio. Poi ho ritrovato lo schizzo, e l'ho fatto rifare per Rinoa da un gioielliere. Io non sapevo certo che l'originale era di platino, non d'oro... ed ecco spiegata la differenza. Quando sono partita, voleva darmi qualcosa che mi ricordasse di lei... e così mi ha lasciato l'anello come portafortuna. Era l'unica cosa che non le aveva dato Bennett, l'unica che potesse veramente considerare sua. E questo è quanto, fine della storia. Mi ha dato l'anello come portafortuna."

Infastidita, Alex si tolse di dosso la mano guantata di Squall. "Adesso vorrei solo tornare di là. Ho bisogno di dormire." Lo scalpiccio dei suoi passi sulla grata metallica del pavimento era l'unico suono che riecheggiava nel compartimento. Squall restò a guardarla mentre si allontanava sempre di più; nella sua testa ripercorreva la conversazione... e poi qualcosa lo colpì.

Si affrettò a lunghi passi dietro la donna, mentre lei si rifiutava di prestargli attenzione.

"Hai detto loro... dannazione... hai detto 'un posto dove loro potessero stare'. Chi diavolo erano questi loro? Chi c'era con Rinoa?"

Alex si bloccò a metà di un passo. Merda. Squall la raggiunse e la fece girare per guardarla in faccia.

"Chi diavolo sono questi loro, Alex?"

La donna aprì la bocca per parlare, se solo qualcosa fosse uscito fuori. Non aveva mai mentito fino a questo punto, né aveva mai avuto intenzione di farlo... okay, tacere e stiracchiare un po' la verità... va bene. Mentire no.

"Mi sarò sbagliata, Squall. C'era soltanto Rinoa."

"Se ci fosse stata soltanto lei, non ti saresti fermata... invece ti sei accorta del tuo errore."

"Ah sì?"

"Li conosco, i tipi come te. Dopo anni di esperienza, so riconoscere quando qualcuno mente. E tu stai mentendo."

"Okay Comandante Leonhart, visto che sei così eccezionale... allora dimmelo tu cosa intendevo dire. Ti sto dicendo che Rinoa era da sola." Inconsciamente Alex cercò con la mano l'anello che aveva al collo, un'abitudine che aveva preso dopo averlo visto fare a Rinoa tante volte.

All'improvviso, nella mente di lui risuonò una frase detta da Rinoa quando erano nella baita, "se dovesse succedermi qualcosa dà l'anello ad Alex, lei saprà cosa farne."

In quell'istante, Squall afferrò il gioiello argenteo che portava al collo.

"Se dovesse succedere qualcosa a Rinoa... che cosa dovresti fare tu con questo anello?" Accennò a quello che teneva tra le dita coperte di cuoio.

"Come?" chiese lei, che si sentiva sempre più messa con le spalle al muro di secondo in secondo.

"Che cosa dovresti fare con questo anello?" Il tono della sua voce si alzò. La rabbia che aveva negli occhi tradiva la sua apparenza fredda.

"Soltanto fare in modo che Allison lo abbia quando sarà più grande."

"Allison" ripeté lui annuendo lentamente.

"Che ne dici del nome Allison per una femmina e Aaron per un maschio?" La voce di Rinoa gli riecheggiava nella testa, come se qualcuno gli stesse facendo ascoltare un nastro registrato della sua vita.

"Poco fa hai detto che avrei dovuto esserci, quando Rinoa aveva tutti quei suoi sbalzi d'umore..." Squall tornò a guardare Alex, che appariva insolitamente nervosa.

Richiamò alla mente le parole dette da Quistis a proposito del giorno dell'attacco, "sinceramente, si era comportata da vera stronza nelle due passate settimane; personalmente, mi chiedevo quale fosse il vero problema. Infatti non ero la sola, anche Selphie e Zell si erano accorti del drammatico cambiamento nel suo modo di fare."

Squall chiuse gli occhi, cercando di ricrearsi la scena, e quello che alla fine era successo in quel maledetto giorno. "Rinoa è fuggita. Rinoa è fuggita. Perché?" Infine mormorò in un sussurro, dando voce ai suoi pensieri. "Ellione... deve averla avvertita di qualcosa..."

"Rimase a terra incosciente per neanche trenta secondi... si alzò stranita, guardando Elly direttamente in faccia. La Sorella riaprì gli occhi per l'ultima volta e rivolse uno sguardo a Rinoa. Lui ti ama e ti amerà sempre."

Qualcosa doveva aver sconvolto Rinoa. Dal racconto di Quistis su quel giorno... si capiva che qualcosa l'aveva sconvolta e confusa. Aveva saputo qualcosa. Una cosa che l'aveva terrorizzata.

"Il problema non è mai stato salvare se stessa," sussurrò senza voce.

Frugandosi in tasca, tirò fuori la foto su cui poco prima Rinoa aveva scritto. La girò, esaminandola... ARE517... una password?

Una volta tanto nella sua vita, non stava più riflettendo dentro di sé. Stava invece parlando ad alta voce, cercando di sbrogliare l'enigma verbalmente. Forse lo faceva per se stesso, forse per Alexandra... se avesse toccato un punto importante, le reazioni di lei avrebbero potuto fornirgli degli indizi. "Quand'era al Garden, Rinoa usava sempre le sue iniziali come password... ARE... Allison... Elizabeth. E la R che cos'è?"

Allora Alex abbassò lo sguardo, sconfitta. Quel suo attimo di esitazione aveva portato Squall fino a quel punto, la responsabile sarebbe stata comunque, inevitabilmente lei. E poi, adesso era semplicemente stanca. Stanca per i giorni di fuga, stanca del nascondersi. Stanca della vita da cui stava cercando di scappare. I sogni, gli incubi... e adesso... era stanca di tacere la verità.

"Non cosa, Squall... è un chi. Raine... la R sta per Raine."

"Raine," disse lui piano tornando a guardare il pezzo di carta. "5-17... cinque... cinque... diciassette maggio... no, il compleanno di Allison è il diciasette luglio."

Alex chiuse gli occhi, inspirando profondamente, e poi espirò tentando di calmarsi i nervi. Infine, pronunciò le uniche parole che poteva dire.

La verità.

"Allison è nata a maggio. Ha sedici mesi, non quattordici... Elizabeth - il secondo nome di Julia... Allison Raine Elizabeth... è questo il suo nome completo."

"I nomi dei nostri genitori" mormorò lui coprendosi la bocca, folgorato dalla rivelazione. Con le lacrime che gli si affacciavano agli angoli degli occhi e un cuore che non poteva rallentare il suo battito... finalmente disse ad alta voce quelle parole. Quelle parole che aveva tanto desiderato fossero vere sin dal primo momento.

"Il nome di nostra figlia."

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto e betato da Alessia Heartilly.
Citazioni di apertura: la prima è un aforisma di Goethe.
Nessuno ci illude;
siamo noi stessi a illuderci.

La seconda invece è tratta da The Place of No Shadows di Alexander Jablokov.
La strada verso la verità è lunga,
e completamente lastricata di bastardi arroganti.
- Alessia Heartilly

   
 
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