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Autore: _Corin    20/09/2016    1 recensioni
01. In cui Nico è ammalato e Will è il suo dottore (ma rischia di essere davvero poco professionale, quando si tratta di lui).
02. In cui Nico e Bianca rimangono all'Hotel Lotus fino alla fine della guerra. Will è il fortunato prescelto per recuperarli (con tutto ciò che ne consegue).
03. In cui Nico vede demoni ovunque, Percy parla con le sirene del gabinetto, i loro amici sono degli impiccioni e il dirimpettaio ha degli ottimi gusti.
04. In cui sorprendentemente non ci sono morti o feriti o iceberg, solo molto zucchero.
05. In cui Will fa una scommessa e vince tutto.
06. In cui lavorare in una casa di riposo non è poi così orribile (e il merito potrebbe essere dell’infermiere con il sorriso più luminoso del mondo).
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico/Will, Quasi tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lost in Lotus

 

What if…? In cui Nico e Bianca rimangono all'Hotel Lotus fino alla fine della guerra. Will è il fortunato prescelto per recuperarli (con tutto ciò che ne consegue).

 

Will si china ad aiutare il bambino con le sue carte. Quando gli porge un mazzo sottile, Nico gli rivolge uno stentato “grazie” che quasi suona stonato, nella sua bocca, perché l’ultima volta che ha parlato è stato forse un anno prima, un’imprecazione in italiano, quando quel tizio vestito da pirata ha barato a Mitomagia. Per quanto gli piacciano i pirati, gli piace di più vincere (e anche imprecare senza che sua madre lo minacci di pulirgli la bocca con il sapone).

Alza gli occhi verso il mazzo che il ragazzo gli sta porgendo e si ritrova di fronte ad Apollo, miniaturizzato ad una decina di centimetri e inglobato nel bordo d’oro lucente della carta. E poi c’è anche Apollo, ma a grandezza naturale – e con una maglia arancione stropicciata dove la carta lo raffigura mezzo nudo.

«Tu… tu sei…?» balbetta Nico mentre esamina attentamente il giovane davanti a lui, con gli occhi sbarrati.

«Nico di Angelo?» gli chiede il ragazzo. Nico chiude la bocca – non si era nemmeno accorto di averla lasciata aperta, e sente sua madre che lo rimprovera con un “chiudi la bocca che entrano le mosche”, anche se sua madre non c’è.

Si limita ad annuire, dopo un breve dubbio; sì, lui è Nico.

«Ti stavo cercando, sai?» chiede il ragazzo, e a Nico sembra che la carta di Apollo continui a fissarlo, sul palmo del ragazzo, in mezzo a loro. Inspiegabilmente, avvampa al pensiero che Apollo possa cercare proprio lui.

«Ti stiamo cercando tutti, da un bel pezzo. Sai dov’è-»

«Tu sei Apollo?» chiede Nico, senza riuscire a trattenersi.

Questa volta è il turno del ragazzo di rimanere sorpreso, con tanto di bocca aperta. Lo scruta un attimo, prima di fare un cenno di diniego. «No, non sono Apollo».

Nico contrae le labbra, deluso. «Però… ecco, lui è mio padre» si affretta a specificare il ragazzo. Ora che lo guarda attentamente, Nico può vedere che è più sottile di Apollo, più giovane, e persino nel minuscolo disegno il volto del Dio appare meno dolce. Decide che gli va bene lo stesso, anche se non è Apollo e non ha la mossa speciale.

«Tu lo sai chi è tuo padre?»

Nico aggrotta le sopracciglia, e per un secondo può vedere il volto di un uomo, con i capelli scuri e l’espressione seria, ma sparisce subito dopo. Non ha una risposta, ma sa che dovrebbe sapere chi è suo padre. Il ragazzo lo sa.

«Non dovrei parlare con gli sconosciuti» decide di dirgli, e Apollo scompare nella metà del mazzo. Si allontana di due passi prima che il ragazzo lo fermi.

«Lasciami stare, o chiamo la sicurezza»

«No, Nico, aspetta» inizia Will, ma quando Nico aspetta davvero, senza fare storie, non sa come finire la frase.

«Devi venire via da qui».

Nico inizia a scuotere la testa. Assolutamente no, ha una partita di Mitomagia in sospeso con un pirata, e sua sorella…

Il tocco di Will è caldo, oltre il tessuto leggero della camiciola in lino, e il suo sguardo sembra spaventato. «Devi venire via di qui. Tu e tua sorella, Bianca. Vostro padre vi sta cercando, Nico».

Will è consapevole di dire una bugia, sa che probabilmente al padre di Nico non importerà davvero granché di lui, e forse non è nemmeno un lato negativo, ma deve portarlo fuori di lì. L’importanza di uscire si riaccende viva, dopo un giorno nel Lotus.

La stessa scintilla sembra svegliarsi anche negli occhi neri di Nico, che si ritrova ad annuire senza sapere bene il perché.

«Comunque io sono Will Solace. Piacere di conoscerti, Nico di Angelo».

 

 

Non c’è molto da fare, al Campo Mezzosangue, da quando Bianca si è unita alle cacciatrici, ma Nico trova piuttosto piacevole guardare Will. Will che mangia con i suoi compagni, Will che medica Clarisse, Will che ride e che prova a parare un colpo con la spada (e fallisce, ma Nico non ci pensa mai davvero).

È consapevole del fatto che Will non lo guarderà come fa lui – e tu come lo guardi? Gli chiede una vocina maligna nella sua testa, ma Nico preferisce non rispondere – e sa che Will sorride a tutti, aiuta tutti, lui non è affatto più speciale di Sherman o di Lou Ellen. Lo stesso, però, non riesce impedire al suo cuore di battere un po’ più forte quando lo vede, quando gli sorride e da qualche parte sorge il sole – Will è il sole, Will è luce e calore e tutto ciò che Nico non è.

 

Will lo sta medicando. “Niente più viaggi nell’ombra, per te”, borbotta. “Se continui così ti farai male” e intanto gli passa una briciola d’ambrosia e un cubetto di cioccolato, quanto gli serve per rimettersi in forze.

Nico sa che è quello che fa, lavorare in infermeria e occuparsi delle persone, ma si sente un pochino importante, come se Will si stesse davvero preoccupando per lui, come se gli importasse.

Will è troppo grande, è troppo bello, è troppo buono. Nico non può guardarlo senza smettere di pensare che vorrebbe fiondarsi sulle sue labbra, e non può pensarci senza che si senta un po’ male e un po’ in colpa.

Le parole di Eros lo stuzzicano di continuo, sempre più fastidiose e vere.

Mentre l’ambrosia si scioglie sul suo palato con il sapore delle arance e dell’estate, Nico considera il pensiero. Quello che gli fa venire l’amaro in bocca e che lo pungola di notte, quando cerca di dormire. Ammissione di colpe, direbbe lui. Una figlia di Afrodite preferirebbe dichiarazione, probabilmente.

Dà un’occhiata a Will che sta risistemando l’ambrosia in un mobiletto, poi ingoia la cioccolata, per prendere coraggio.

«Will» dice, ma sembra più un pigolio.

Il ragazzo si gira verso di lui, gli occhi azzurri carichi di preoccupazione.

«Stai bene?»

Nico annuisce velocemente. Coraggio, su. Come gli eroi.

«Non è questo».

Will non fa un cenno per dargli fretta, alza gli occhi e aspetta. Nico ingoia il nulla. Coraggio.

«È che mi piaci, Will».

Will ci mette un paio di secondi prima di metabolizzare le sue parole, e apre la bocca in un’espressione stupita, come quando Nico gli ha detto il suo nome per la prima volta, come ha fatto Nico quando l’ha visto per la prima volta. Chiudila, o ci entreranno le mosche. Il pensiero di sua madre quasi lo fa scoppiare a ridere, quindi Nico si trattiene e prende un respiro profondo, per continuare a parlare.

«Non è che significhi che tu debba sentirti in qualche modo in dovere verso di me, lo so anche io che non va bene. Ma mi sembrava giusto che tu lo sapessi, ecco».

Nella mente di Nico si forma l’immagine di Will, una settimana prima, che si spoglia davanti a lui dopo un intenso quanto fallimentare tentativo di imparare a usare la spada. Avvampa.

Will continua a guardarlo, stupito, e Nico sa che probabilmente non gli parlerà mai più.

Si alza dal lettino dell’infermeria e ondeggia leggermente, prima di riuscire a stare in piedi senza svenire. Ottimo. «Grazie dell’aiuto, Will».

Non riesce a guardarlo negli occhi. Si affretta verso l’uscita, stringendosi nel tessuto sottile della maglietta nera come a cercarci un qualche conforto. Non lo trova.

La pelle di Will è calda, quando lo afferra, come una vita prima, e brucia attraverso il tessuto, in modo del tutto differente.

«No, Nico, aspetta».

E Nico si ferma.

«Aspetta. Non andartene. Va bene, ecco. Certo che va bene. Benissimo. Ero solo sorpreso».

Allo sguardo confuso di Nico continua. «Non pensavo che saresti stato tu a dirlo. Be’, io muoio dalla voglia di baciarti. Ora. In realtà tutto il tempo. Perciò ora ti bacio, e sarebbe meglio che tu non te ne andassi».

E lo bacia. Davvero.

L’ultimo pensiero sensato di Nico è che, d’ora in poi, la sua ambrosia avrà per sempre il sapore di Will Solace.

 

NdA: probabilmente Nico è OOC, lo so. Facciamo finta che sia una qualche conseguenza della trama e vi regalo un biscottino, ok? Azzurro.

 

 

   
 
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