-A papà Miles piace davvero..
Disse, quasi sussurrando al loro silenzio assonnato, come se sperasse d'esser confuso con l'indistinto confine di un sogno in arrivo.
Un leggero pigolio in risposta gli confermò invece che erano ancora svegli, più o meno. Doveva ancora cantare d'altronde.

-Oooooh.. sì. Lui gioca sempre con noi.
-Sì.. tuuuuuutto il giorno.
-E non ci dice mai di aspettare un attimo...
-... come fanno sempre gli altri adulti.

Il loro discorso mezzo dormiente suonava quasi come un monologo. Le voci così simili ed il loro completarsi vicendevolmente di certo non aiutava. Lui però li conosceva, li distingueva. Allo stesso modo in cui ognuno distingue la propria mano destra da quella sinistra. Illan guardò i propri pulcini con affetto, abbracciati l'un l'altro ed appoggiati contro di sé.

Si finse offeso.
-Allez.. non vi faccio aspettare così tanto!
Ridacchiarono, percependo il finto broncio nel morbido timbro della sua voce.
-Tu non conti.
-No..
-I papà non contano.
-No..
La logica delle menti infantili... non ebbe difficoltà ad accettarla. D'altronde era un bambino lui stesso il più delle volte. Il mondo valeva molto di più a guardarlo con gli occhi dei bambini.

Si mosse un poco sotto le coperte del grosso letto matrimoniale dove erano tutti stretti l'un l'altro. Tutti alla ricerca di calore e conforto. Protezione e sicurezza per loro, forza e affetto per lui. Diede un bacio su una fronte, allungando l'altro braccio per accarezzare la seconda, con una tale gentilezza da poter commuovere anche i cuori più duri a tale vista.

Sorrise nervosamente, nonostante non fosse possibile vederne l'espressione.
-Quindi c'est bon.. se mi piace?
Chiese. Sembravano alquanto confusi dalla domanda, come se non riuscissero a concepire perchè mai fosse un problema se a papà piacesse il loro amico, perchè gli servisse un permesso per farlo.

-Certo.
Mormorarono in unisono.
-Intendo dire... - l'uomo andò avanti - … mi piace davvero davvero.
Un battito delle loro palpebre, ed un suo respiro tremante.
-Tipo... posso chiedergli di uscire? A cena tipo.. tipo un appuntamento vero.
Specificò, grato alla notte che ne celava il timore sui lineamenti, sperando di non tradirsi con la propria stessa voce.
-E noi?
-Ci porti anche a noi.. vero?
Apparvero pronti ad offendersi ed imbronciarsi se non avesse risposto di sì. Illan annuì contro il cuscino.
-Certo che siete invitati, mon petits.

Sospirarono sollevati a quella risposta. Un piccolo piccolo sospiro che arrivava diretto dalla pancia. Di nuovo poi qualcosa passò dalle loro testoline. Qualcosa che portò una leggera preoccupazione nelle loro emozioni.
-..ma.. tipo..
-.. vuoi dargli un bacio?
-Il bacio della buona notte?
-..e quello del buongiorno pure?
C'era una leggera paura in quelle domande, poteva percepirla. “Ecco...” pensò “..sono stato troppo avventato.”

Inspirò con il suono di cristalli lasciati cadere contro un pavimento di marmo.
-Non posso?
Chiese in risposta, incapace di darne una diretta a quella loro domanda. Spaventato di cosa avrebbero potuto dire a loro volta.
Un piccolo silenzio, un silenzio sospeso ed anche piuttosto breve, cadde nella stanza. Coprendoli come un lenzuolo.
-Certo.

Il suono di mille campane assordanti. O per lo meno quello stesso vertiginoso effetto che fece prendere il volo al suo cuore. Riempiendolo, facendolo sentire intero, completo.

-Papi?
-S'è addormentato forse?
-.. ma.. non ha ancora cantato!

L'accusa nelle loro voci lo riportò indietro fra i mortali di questo mondo. Strappandolo via dalla sua meraviglia.
-Merci.. merci merci merci..

Dire che erano straniti dai suoi sussurri sarebbe dire poco. Li tirò a sé, stringendoli forte come se volesse imprigionarli lì, nel suo abbraccio.
-Ack.. pà..
-.. non respiro.
-Pardonne-moi.. - stava cadendo nell'incoerenza linguistica, di nuovo.
-Vi amo.. vi amo davvero.
Alleggerì un poco la stretta delle braccia attorno a loro, sempre cingendoli.
-E amo anche la mamma. Ed ogni volta che gli darò un bacio sarà come se lo dessi anche a lei.

Sembrarono pensare davvero, davvero davvero intentamente a quel proposito. Tutti concentrati e mugugnanti, come se fosse un qualche tipo di sforzo fisico.
Si guardarono l'un l'altro, in quel silenzioso scambio che solo i gemelli condividono, anche nella notte più nera.
-Sembra giusto..
-Non ce l'ha più una bocca.
-Sì.. scommetto che le manchi un po' anche tu.

Salvo. Salvo in modo meraviglioso. Gli avrebbero concesso di innamorarsi di nuovo e non erano minimamente toccati dal fatto che questo nuovo amore ruotasse attorno ad un uomo ben più grosso di lui. L'unica loro preoccupazione era che non fossero lasciati indietro e che nemmeno mamma lo fosse. Che non si sarebbe sentita sola.. lassù, lontano lontano nel cielo, da dove li teneva d'occhio.

Per qualche attimo respirarono tutti in silenzio, nella notte. Godendo della vicinanza. Poi, con voce soffusa, l'usignolo iniziò a cantare.
Cantò per loro, per se stesso e per la sua amata moglie. Cantò anche per quell'uomo che raccolse il suo pianto a mani nude. Guarendolo. Guarendo lui. Rimettendo i pezzi del suo cuore assieme ancora una volta senza cercare di forzare gli incastri, accettandone i difetti così come i pregi. Accettando che parte di esso sarebbe sempre rimasto spaccato in due, riempito di persone che avrebbe comunque continuato ad amare. Cantò per ognuno di loro e cantò per i loro sogni, mentre il sonno li condusse oltre i confini del suo gentile regno.

***ORIGINAL ENGLISH VERSION***VERSIONE ORIGINALE IN INGLESE***

It was dark in the twins' room. The moon wasn't showing up this time. Of course it was there.. still there was no light coming from her. Not even a faint glowing through the clouds that shed a thin, tear-drop rain. Its light drumming against the window glass played a soporific counterpoint that merged with soft breathings.
He had an arm outstretched on the bed length, long enough to have room for those two little heads of birdies that were resting against him. Using him as a pillow. Quite a skinny pillow.. as his limbs were slim and thin, but they did not seem to mind.
It was normal for him to just cuddle here with them, sending them off to the wonderlands of dreams. Singing for them, holding them lightly to not let them feel alone. The world is a scary place for those who feels alone, and he knew it fairly well. He felt a warming memory extinguishing a weak chill and softly, so very softly, his smiled in the dark.

-Papa really likes Maìls..
The man said, almost whispering in their sleepy silence. As if he hoped to be confused with the undefined borders of an incoming dream.
A little whimper told him that they still were kind of awake. He had to sing yet, after all.

-Yeah.. he plays with us.
-Yeah.. aaaaaaall day long.
-And he doesn't tell us to wait..
- ..like the gown-ups do.

Their half-asleep speech sounded almost like a monologue. Their voices so very similar and their completing each other sentences for sure was not of help. But he knew them, he distinguished them. The same way in which anyone take apart his left hand from the right. Illan looked at his children with fondness, curled up in each other arms and laid against himself.

He faked offence.
-Allez.. I don't make you wait so much!
They giggled, feeling his false frown in the smooth sound of his voice.
-You don't count.
-You don't.
-Daddies don't count in this.
-They don't.
The logic that only exists in the minds of kids was not difficult to be accepted. He was a kid himself most of the time. The world had much better values if looked at with children's eyes.

He shifted a little under the covers of the big double bed in where they were all cramped up, seeking comfort and company in each others warmth. Protection and security for them, strength and love for him. He then kissed one forehead and reached to caress the other, with such gentleness in his touch that even the hardest hearts would be grown watery-eyes at the sight of it.

He smiled nervously but of course it was not possible to see it.
-So is it okay if I like him?
He questioned. They seemed quite confused by it as if they could not figure out why on earth their daddy should need a permission to like their friend.

-Sure.
They mumbled in unison.
-I mean.. - the man went on - ..really really like.
They blinked. He breathed a trembling breath.
-Like.. can I ask him out? For dinner like.. as a date.
He specified, glad for the darkness that hid his fears, hoping that his voice would not betray his emotions.
-And what about us?
-You'd bring us too.. right?
- ..won't you?
They seemed ready to sulk if not. Illan nodded on the cushion.
-Of course you're both invited mon petits.

They sighed with relief at that. A tiny, tiny sigh that came right from their tummies. Then again something popped up in their childish minds. Something that brought a worry in they little hearts.
-But.. like..
- .. you'll kiss him?
-You'll kiss him good night?
- .. and good morning too?
Their questions held some sort of fear, he could feel it. “There we go..” he thought, trying to fight back the grip that the tears was clenching around his throat. “.. it was stupid of me to ask so soon. Maybe to ask at all..”

He inhaled with the sound of crystals falling onto marble floors.
-Can't I?
He asked back, unable to answer their questions with straight-forwardness. Scared of how they might be reacting at that.
A small silence, a suspended silence and quite short, fell in the room. Covering them like a blanket.
-Sure.

It was like the deafening dinging of a huge bell. The same vertiginous effect that made his heart fly. Filling him with fullness and wholeness.

-Papa?
-Is he fallen asleep?
- .. but he didn't sing!

The recrimination in their voices brought him back within the mortals of this world. Tearing him away from his blown away mind.
-Merci.. merci, merci, merci..

They were puzzled by his whispers. He pulled them closer, hugging them tightly as if he wanted to caged them in his embrace.
-Ack.. pà..
- .. can't breath.
-Pardonne-moi.. - He was falling into the linguistic incoherence once again.
-I love you. I really do.
He loosen a bit his arms around them, still holding onto their tiny bodies.
-And I love mama too. And every time I'll kiss him it will be a kiss for her as well. Je le jure.

They seemed to think really, really really hard about that. All concentrated and humming as if it was some sort of physical challenge.
They looked at each other then, with that silent language that twins share.. even in the most pitch-black nights.
-Seems fair..
-She doesn't have a mouth any more.
-Yeah.. I bet she's missing you too.

Such a beautiful way to be saved. They would allow him to love again and they weren't concern at all that his new love was a man way bigger than him. Their only worry was that they wouldn't be left out and that neither mama would be. That she wouldn't be feel lonely.. there, far away in the sky from where she was watching them closely.

They all breathed silently for a while, in the soft night. Enjoying they nearness. Then, with a subdued voice, he began to sing. He sang for them, for himself and for his most loved wife. He sang also for the man who took his pain with bare hands. Healing it. Healing him. Holding his heart together once again while accepting his flaws as well as his virtues. While accepting that his heart would be forever split and filled with people that he would still keep loving. He sang for them all, and he sang for their dreams, while the sleep brought them inside the borders of his gentle realm.