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Autore: Serendipity__    20/09/2016    7 recensioni
Quando Daryl decide di assecondare suo fratello Merle e di entrare in quella casa fatiscente che ha scelto tra tante altre, non ha idea che al suo interno troverà una persona in grado di cambiare il suo destino.
Quando Beth decide di nascondersi in quella casa fatiscente, sperando che il suo aspetto malandato faccia desistere eventuali visitatori, non ha idea che presto sarà invece raggiunta da qualcuno che stravolgerà la sua vita già così messa a dura prova.
*Dal testo:*
- Prendila, Daryl!
Il grido di quel Merle era risuonato come uno sparo nel silenzio spettrale e l'aveva raggiunta quando si era trovata già sugli ultimi gradini della scala che portava a pianterreno, convinta ormai di potercela fare ad oltrepassare la porta che le avrebbe permesso di dileguarsi nel buio della notte.
Solo che quella dolce illusione si era frantumata nel momento in cui un braccio le aveva circondato la vita, trattenendola in una presa d'acciaio che non le aveva lasciato nessuna speranza di potersi liberare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno fanciulle!
Stavo riflettendo sul fatto che dico sempre che Precious, l'altra mia long, mi da un sacco di soddisfazioni, ma poi, a dire il vero,  mi si risvegliano emozioni altrettanto forti anche in questa storia.
Ed è il motivo per cui mi ritrovo a scrivere i capitoli, proprio come se fossero dei mattoncini da impilare uno sopra l'altro, prestando attenzione e cura, altrimenti la costruzione finale risulterà frettolosa e traballante.
Lo dico, perchè mi rendo conto che la parte introspettiva può risultare a volte "pesante", ma è anche quella che mi sta permettendo di sviscerare il rapporto tra Daryl e Beth, nella speranza di renderlo il più verosimile possibile.
Sono due estranei che si trovano a condividere situazioni al limite delle loro capacità emotive, per cui debbono farci i conti ogni sacrosanto giorno.
Scusate questa lunga divagazione, ma ci tenevo a farla.
Ora, però, vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo!
Baci
Serena


                                  CAPITOLO  13


Daryl non aveva avuto alcun dubbio nel considerare lo sconosciuto una minaccia a tutti gli effetti, ma poichè era apparso all'improvviso, sorprendendolo impreparato, era stato costretto a bluffare con l'uomo, sperando di farlo anche in maniera convincente.
- Ehi, amico, non ho idea di quale sia il tuo problema con lei, però se hai davvero fame, penso tu possa rimandarlo a quando avrai messo qualcosa nello stomaco.
Non gli era sfuggito come il tizio avesse lanciato uno sguardo davvero affamato a quel pò di coniglio che loro due non avevano ancora finito.
- Direi che hai ragione, amico. Perchè non approfittare della vostra ospitalità?
Così l'aveva visto sedersi abbastanza vicino a Beth e quindi di fronte a lui, divisi però dal fuoco che aveva acceso in precedenza per cuocere la carne. La pistola che teneva in mano, l'aveva appoggiata per terra, al suo fianco, pronto ovviamente ad impugnarla al minimo segnale di pericolo.
Gli rimaneva solo da capire quanto sarebbe stato svelto nel farlo.
Nel frattempo aveva lanciato una breve occhiata alla ragazzina, che sebbene ci stesse provando, non riusciva a dissimulare del tutto la paura che quell'apparizione improvvisa le aveva messo addosso.
Doveva cercare di far parlare il tizio, non solo per capire come mai nutrisse del risentimento nei suoi confronti, ma anche per avere una possibilità in più di fargli abbassare la guardia, distraendolo.
- Allora, ragazzina, cosa mi dici di lui? E' un altro povero diavolo che ti sei lasciata alle spalle, dopo averne trovato uno migliore con cui proseguire il tuo viaggio?
L'aveva vista sobbalzare talmente forte, per quella sua uscita così assurda, che per un attimo aveva temuto che la sua sincerità prendesse il sopravvento sul minimo di lucidità che era necessaria da parte sua, in quel momento, per reggergli il gioco.
- N.. no. Quando ci siamo... incontrati, ero... ero ancora alla prigione, insieme agli altri.
Bene, un primo tassello era stato inserito nel puzzle, e doveva essere stato anche subito importante, a giudicare dallo sguardo truce che il tizio le aveva rivolto, mentre era andato avanti ad addentare con gusto la carne arrostita che teneva, molto furbescamente, con una mano soltanto. La destra, infatti, la teneva pronta ad afferrare la pistola.
- Questo non esclude che c'entri comunque il tuo bel musino.
Aveva visto anche come lo sguardo del tizio passasse da lei a lui, cercando di intuire che tipo di rapporto ci fosse tra loro due. Stava rischiando grosso, ovviamente, ma non aveva molte alternative.
- Perchè se mi trovo davanti ad un altro tizio a cui hai fatto credere che saresti stata carina con lui, e che poi hai lasciato a bocca asciutta, inizio a credere che non sei poi così santarellina come hai cercato di farmi credere. Se scopro che mi stai usando, potrei davvero incazzarmi con te, ragazzina.
Sul viso dell'uomo era comparso un mezzo ghigno, forse ad indicare che un pò si stava godendo quel momento tra loro, immaginandosi cosa ci fosse dietro.
- Lo credo anch'io, sai? Alla prigione stava con un ragazzino, però sembrava essere la cocca anche di altri uomini.Penso che, quindi, tanto santarellina non debba essere.
Lei aveva puntato subito due occhi spalancati sul tizio e dentro c'era stato un misto di paura, indignazione e sofferenza.
- Un ragazzino, eh? Cos'è, facevi pratica con lui, per affinare le tue armi da gattina bisognosa d'aiuto?
La ragazzina aveva riportato lo sguardo su di lui, mostrandogli anche come stesse lottando per non ascoltare veramente la sua ultima insinuazione, dal momento che doveva essere stata particolarmente dolorosa per lei, visto che era stato tirato in ballo quello Zack a cui era stata davvero affezionata.
- No, Daryl. Le cose non stavano affatto come dice lui.
Il tizio doveva aver iniziato a credergli, o perlomeno a credere che la ragazzina magari lo stesso usando proprio come lui aveva iniziato ad insinuare.
- Uhm... e allora come stavano? Ancora nessuno dei due mi ha detto cosa è successo.
Si stava fingendo tranquillo, quando invece era assolutamente pronto a sfruttare anche la più piccola occasione per arrivare ad essere lui in vantaggio sull'uomo, tanto che stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di ucciderlo subito, eliminando alla radice qualsiasi tipo di minaccia.
- Io e mio fratello, eravamo entrambi mal messi quando ci siamo imbattuti nella loro comunità. Il loro capo ci ha concesso qualche giorno per riprenderci, poi ci ha cacciato via senza un valido motivo. E nessuno di loro, lei compresa, ha mosso un dito per fargli cambiare idea.
Ah, ecco, come stavano veramente le cose.
Il risentimento con cui glielo aveva detto, insieme al fatto che lo aveva guardato dritto negli occhi, lo avevano convinto che fosse la verità. La notizia che l'aveva preoccupato subito di più, però, era l'aver scoperto che avesse un fratello. Sapere dove fosse in quel momento, era appena rientrato tra le sue priorità assolute.
- Ma evidentemente, la ruota ha girato anche per te, gattina, visto che adesso sei qui fuori anche tu.
Le aveva rivolto uno sguardo a metà tra il cattivo ed il malizioso, specie nel sottolineare quel nomignolo, che lo aveva portato a doversi trattenere sul serio per non saltargli addosso subito.
Aveva dovuto ammettere con se stesso, che quel tizio gli ricordava dannatamente Merle e gli altri, nel suo modo di fare. Il rischio, quindi, era che perdesse la lucidità necessaria a valutarlo, facendosi prendere da dei ricordi che era meglio non tirare in ballo in quel momento.
- Che hai fatto per meritartelo? Quel bastardo del vostro capo, alla fine, te l'ha chiesta davvero e tu non gliel'hai data?
Era scoppiato in una risata decisamente troppo sguaiata per i suoi gusti, ma aveva dovuto ancora una volta fare buon viso a cattivo gioco. Soprattutto, aveva dovuto evitare di guardare la ragazzina, perchè se soltanto avesse incontrato l'orrore nei suoi occhi, che immaginava ci fosse davvero, avrebbe mandato a puttane il suo autocontrollo.
Nessuno poteva minacciarla in quella maniera davanti a lui. Non dopo che lui aveva sacrificato così tanto di sè per tenerla al sicuro.
- Può essere, ma non credo che te lo direbbe se anche fosse andata così, non pensi? Quindi, adesso, rimane un'altra la questione.
Lo aveva guardato dritto negli occhi, decidendo che era arrivato il momento di forzargli la mano.
- Come la risolviamo la cosa?
Entrambi non avevano avuto più niente tra le mani, dato che avevano finito di mangiare. Rimaneva, perciò, soltanto una questione in sospeso tra di loro: chi avrebbe fatto per primo la sua mossa?
Anche lui aveva la balestra a portata di mano, pronta a sparare, e il tizio doveva essersene accorto di sicuro. Sperava solo, come altri avevano fatto, che sottovalutasse l'efficacia di quell'arma rispetto ad una pistola. E che sottovalutasse, anche, la sua rapidità nell'usarla.
- Tu cosa avresti in mente?
Era più che ovvio cosa avesse in mente lui, e per un attimo si era sentito davvero catapultato indietro di qualche giorno appena, quando Merle stesso lo aveva messo nella condizione di dover prendere una decisione: andare sino in fondo con lei, o voltargli le spalle per sempre.
Pur avvertendo come l'adrenalina gli fosse già entrata in circolo, tendendo ogni suo muscolo, si era sforzato di tirare fuori un'espressione abbastanza ambigua da far credere all'uomo che potessero raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi e il cui contenuto, era ovviamente come spartirsi la ragazzina.
- Penso che tu l'abbia capito benissimo, amico.
Proprio l'oggetto del loro accordo, che doveva essere stata anche più tesa di lui, era stata capace di diventare l'occasione giusta che lui stava aspettando.
- Anch'io avevo creduto che tu fossi diverso dagli altri, brutto figlio di puttana! Invece avevi in mente una cosa soltanto!
La ragazzina, dimostrando un coraggio che aveva iniziato ad emergere in superficie sempre di più, era balzata in piedi, dando l'impressione di volersi scagliare contro di lui, fornendogli  così abbastanza tempo per afferrare al volo la balestra e puntarla sul suo obiettivo: la mano che aveva impugnato a sua volta una pistola.
Come già nella vita gli era capitato tante altre volte, si era trovato faccia a faccia con la morte. Ma se prima non l'aveva veramente scalfito più di tanto, in quel frangente si era ritrovato a pregare che non fosse arrivata la sua ora.
Non poteva morire proprio ora e lasciarla in balia di quello stronzo.
- Ah, Cristo!
L'imprecazione aveva accompagnato l'urlo di dolore dell'uomo, che aveva abbassato lo sguardo sulla freccia che gli trapassava la mano destra.
Tutto si era svolto nel giro di pochi attimi, e siccome il destino lo aveva premiato, l'aveva detta davvero una preghiera di ringraziamento. Era stato abbastanza veloce da colpire la mano del tizio prima che potesse premere il grilletto, dopodiche gli era balzato accanto, calciando via la pistola che stava cercando di recuperare ancora.
- Se rivedo un'altra volta la tua faccia, brutto bastardo, sei un uomo morto.
Si era fermato a guardarlo negli occhi giusto il tempo di fargli capire che non avrebbe avuto davvero una seconda occasione con lui, dopodichè aveva afferrato una mano della ragazzina e l'aveva spronata a correre, per allontanarsi il più in fretta possibile da lì.
- Andiamo, ragazzina.
C'era sempre la possibilità che il fratello di quello stronzo, sempre se fosse stato ancora vivo, sbucasse magari fuori da un momento all'altro.
- Perchè non l'hai ucciso?
Si era aspettato quella domanda da parte sua, però credeva che avrebbe avuto più tempo per rifletterci sopra, prima di doverle rispondere. Invece, lei non aveva nemmeno atteso di raggiungere il luogo dove avevano lasciato la moto per addentrarsi nel bosco a piedi, prima di considerarsi davvero fuori pericolo.
- Non lo so. E adesso preoccupati solo di correre più in fretta che puoi. Voglio andarmene alla svelta il più lontano possibile da qui.
Invece lo sapeva benissimo il perchè non l'avesse fatto, soltanto non era un'altra confessione che aveva in mente di farle. L'avrebbe spinta un gradino ancora più su nello scoprire quanto lo stesse cambiando dal di dentro, facendo germogliare qualcosa di nuovo in quel luogo che credeva fosse ormai troppo arido e deserto: la sua anima.



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Le sembrava che ormai la sua vita fosse solo un susseguirsi di fughe, intervallate da qualche momento di apparente calma. Così come nella sua testa, c'era sempre un susseguirsi di pensieri prima positivi e poi negativi.
- Non troveremo mai niente qui. E' troppo grande questa cittadina. E' stato assurdo anche solo pensarlo.
Era stata sostenuta da una certa fiducia, mentre avevano iniziato a visitare alcuni posti che avrebbero potuto rappresentare un buon rifugio, specie per una persona ferita, ma poi, con il passare del tempo, aveva capito quanto fosse stato assurdo illudersi che ne sarebbe potuto venire fuori davvero qualcosa di buono.
- Dobbiamo cercare un posto per passare la notte.
Le era sembrato che Daryl non avesse nemmeno colto il suo commento, così glielo aveva ripetuto, colmando la distanza di qualche passo che li divideva mentre percorrevano la strada deserta, già ormai quasi del tutto in penombra.
- Non ho mai detto che sarebbe stato facile, ragazzina.
Stavolta era stata certa che l'avesse sentita, perchè le aveva risposto con un tono di voce a metà tra lo spazientito e il seccato.
- Non intendevo dire che è colpa tua.
- In ogni caso, le cose stanno come stanno. Fattene una ragione.
Stavano dannatamente di merda, quella era la verità.
- La casa là, sulla destra. Quella con un piano solo. Entriamo lì, okay?
Le stava facendo cenno in direzione della penultima casa, incastrata tra altre due a più piani. Ma lei, persa nei suoi ragionamenti, non gli aveva risposto subito, ottenendo che lui la trascinasse all'interno di un portone, dopo aver gettato uno sguardo attento verso l'oscurità che avvolgeva il resto dello spazio alle loro spalle.
- Che cazzo ti prende, ah? Vedi di rimanere collegata col cervello, ragazzina. Non siamo in gita di piacere.
Non aveva mollato la presa sulla sua giacca e lei si era quasi aspettata che prendesse anche a scrollarla, tanto era stata carica di rimprovero la sua voce.
- Lo so che non siamo in gita di piacere.
- E allora, Cristo, ricollega il cervello. Avrai tempo dopo per deprimerti.
- L'hai già detto, ho capito.
Aveva avuto proprio l'impressione che stessero litigando non più come due perfetti estranei, ma come due persone che iniziavano a conoscersi e quindi a capire i rispettivi stati d'animo.
- E poi, mi pare di avere il sacrosanto diritto di sentirmi così di... merda.
Aveva sputato fuori quella parola proprio con l'intenzione di sbattergliela in faccia. Non sapeva nemmeno bene lei cosa le stesse prendendo, però sentiva il bisogno di sfogare in qualche maniera la delusione che l'aveva colta.
- Stai per caso facendo dei fottuti capricci? Perchè guarda che non c'è tempo per queste stronzate, ora.
Si era sentita punta sul vivo, in un certo senso, quindi aveva strattonato la giacca per cercare di fargli mollare la presa. Forse per andarsene, o forse per ristabilire una certa distanza da lui.
- Essere stanca, affamata, dolorante e disperata, tu lo chiami fare i capricci?
Non aveva proprio alzato la voce, ma nemmeno era stata pacata nel dirglielo. Aveva solo assecondato quel nodo che le si era stretto improvvisamente in gola.
Ma che cosa si era aspettata? Che trovassero Rick e Carl, forse anche Michonne, come se fossero in una bella storia a lieto fine?
- Mi sembrava che avessimo già chiarito questo punto. La vita è una merda, ma piangersi addosso non serve a un cazzo!
La voce di Daryl era venuta fuori gelida, a ricordarle che solo la mattina prima avevano avuto quello scontro durissimo nella fattoria di Bob, in cui le aveva chiarito quanto fossero diversi i loro modi di affrontare il dolore.
- Sì, è vero. Ma non ti sto chiedendo chissà che cosa! Vorrei soltanto che per una volta... per una volta potessi mostrarmi un pò di comprensione, cazzo!
Quella parola, comprensione, aveva aperto la strada a tante altre, che le erano uscite irruenti e spontanee.
- Io non sono come te, Daryl Dixon, è vero! Però sto cercando di diventarlo! Perchè lo so che devo farlo, se voglio sopravvivere! Ma nello stesso tempo, vorrei comunque qualcuno accanto a me che potesse, ogni tanto, rivolgermi anche solo una parola più gentile, e non che fosse sempre pronto a...a... a rimproverarmi e criticarmi, come fai invece tu!
Probabilmente, più che un capriccio, la sua era una reazione a scoppio ritardo per il pericolo che aveva dovuto affrontare anche quel giorno, prima con i vaganti e poi con l'incontro di quell'uomo sbucato da un passato, che l'aveva riportata a quando era stata ancora al sicuro dentro la prigione, circondata dai suoi affetti più cari.
- Mi hai detto che ti faccio paura, ma se proprio lo vuoi sapere, anche tu mi terrorizzi nel tuo modo di essere! Perchè mi costringi a pensare continuamente a come devo comportarmi con te, a come dirti le cose, perchè so che non tolleri nessuna debolezza da parte mia, e non faccio in tempo a superare un ostacolo, che se ne presenta un altro, ma siccome non posso contare su nessuna comprensione da parte tua, devo cercare di buttarmelo alle spalle come se non fosse nemmeno successo!
Il suo parlare era stato l'equivalente di un fiume in piena, perciò non le era stato possibile arginarlo, sino a che non si fosse esaurito del tutto.
- Ma io non riesco a tenermi tutto dentro, e se ho paura, o sto male, o mi viene da piangere, vorrei poterlo fare senza sentirmi una debole e patetica ragazzina come mi fai sentire tu, invece!
Al culmine del suo sfogo, gli aveva tirato un pugno sul petto, senza rendersene conto sino a che non aveva sentito male alla mano. E se ne era rimasta sorpresa lei, azzittendosi di botto, doveva esserlo stato ancora di più lui.
- Pensi di aver finito? Perchè vorrei entrare in quella casa prima che faccia del tutto buio.
Si era sentita il mondo crollarle addosso. Per quanto quell'uomo sembrava dimostrare che dentro potesse avere ancora dei sentimenti, perchè il fatto che fosse lì con lei sembrava confermarlo, doveva rassegnarsi al fatto che non le avrebbe mai concesso una parola o un gesto che potessero offrirle un minimo di vero conforto.
Le era salito in gola un "vaffanculo" che gli avrebbe voluto gridare ancora con rabbia, ma poi si era arresa all'idea che non avrebbe fatto altro che rafforzare l'idea che il suo sfogo fosse davvero solamente un "fare i capricci", come l'aveva definito lui senza tanti riguardi per il suo reale stato d'animo.
Per cui, non gli aveva nemmeno risposto, limitandosi a scansarlo e riguadagnando l'uscita dal portone.
- Eh no, ragazzina, non te la cavi così.
Riafferandola rudemente per la giacca, l'aveva ritirata dentro il portone e sbattuta contro il muro, dove l'aveva anche inchiodata con un dito puntato contro il viso.
- Voglio sentirtelo dire chiaramente che terrai il cervello collegato!
- Non puntarmi addosso quel dito!
Aveva reagito istintivamente, colpendogli la mano per spostarla da davanti al viso.
- Se serve per riportarti sulla giusta strada, lo faccio eccome!
Gliel'aveva appoggiato in mezzo alla fronte, stavolta, premendo anche con una certa forza.
- Probabilmente ti hanno tenuta davvero troppo dentro la bambagia, in quel cazzo di posto dove stavi prima, e adesso tocca a me svegliarti fuori! E siccome ci sono di mezzo anche le mie, di chiappe da salvare, tu mi fai il cazzo di piacere di rimanere col cervello collegato ogni volta che te lo chiedo, okay?
Era arrabbiato, forse anche più di lei, che stava iniziando a temere di averlo provocato troppo con le sue parole.
- Significa, quindi, che ho bisogno della ragazzina che ha saputo reggermi il gioco con quello stronzo incontrato oggi nel bosco, o quella che ha avuto il coraggio di puntarmi addosso una pistola pronta a spararmi, o quella che stava per aggredire mio fratello, se non l'avessi fermata.
Aveva sottolineato ogni situazione, premendo ogni volta il dito sulla sua fronte un pò più forte, come a voler davvero cacciarglielo dentro a forza.
- Perchè ti piangi addosso ancora troppo spesso per i miei gusti, ma stai anche iniziando a tirare fuori le palle, cazzo! E se vuoi sopravvivere davvero, lo devi fare punto e basta!



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Tanto per cambiare, lui e la ragazzina si stavano di nuovo urlando addosso, sfogando così entrambi le tensioni accumulate durante la giornata. Solo che finiva che lui era quello che ne usciva sempre meno vittorioso, anche se in apparenza poteva non sembrare, perchè già sapeva che ci avrebbe rimuginato sopra all'infinito su quello che lei gli aveva rinfacciato nuovamente, ossia la sua incapacità di dimostrarle una reale comprensione.
- Vorrei non averti mai incontrato, Daryl Dixon!
Gli aveva afferrato il polso per scansargli di nuovo la mano e stavolta glielo aveva permesso, perchè in fondo, quello che aveva avuto da dirle, glielo aveva detto chiaro e tondo, nell'unica maniera che conosceva.
- La cosa è reciproca, ragazzina!
Si erano guardati ancora un secondo negli occhi, poi la risposta che aveva tanto sollecitato, lei l'aveva sputata fuori con esasperazione mista a rassegnata consapevolezza che non avrebbe potuto fare diversamente.
- Entrerò in quella casa con il cervello collegato, perciò facciamoci il reciproco favore di chiudere qui questa conversazione!  
- Bene!
Era convinto di aver sentito uno "stronzo" lasciare quelle labbra sottoforma di un sussurro incazzoso, mentre lo superava per uscire per prima, ma visto che aveva raggiunto lo scopo di impedirle di lasciarsi andare allo sconforto, poteva dirsi soddisfatto.
Meglio incazzata che depressa.
Anche perchè lo stato d'animo della ragazzina influenzava dannatamente troppo anche il suo, e dal momento che le sue lacrime avevano iniziato a procurargli una morsa allo stomaco sempre più inequivocabile, preferiva doverle vedere il meno possibile.
Ovviamente le era andato subito dietro, affiancandola nella camminata che ancora li divideva dalla casa su cui aveva messo gli occhi. Preferiva le costruzioni ad un piano solo, perchè erano più semplici sia da liberare che da mettere in sicurezza. Aveva pensato di lasciare la cittadina e accamparsi nei boschi, ma ancora la ragazzina pativa le conseguenze della febbre.
E poi, lui non le dimostrava abbastanza comprensione?
Si vede che era stata davvero abituata ad essere tenuta nella bambagia, perchè nell'insinuazione fatta dal tipo che avevano incrociato, ci aveva visto una mezza verità, e cioè che sicuramente altri uomini, forse meno stronzi di lui, l'avevano protetta e confortata in ogni modo possibile. Sicuramente, per come aveva sempre reagito alla sola idea che lui potesse scoparla sul serio, non aveva minimamente creduto possibile che lei potesse cercare "protezione" in cambio di favori sessuali. Anzi, il solo pensare che sarebbe potuto succedere se lei fosse stata diversa, gli procurava un tale fastidio, da essere allarmante.
Cazzo, amico, ricollega il cervello anche tu!
Nella testa gli era risuonato un bel campanello d'allarme, perchè stava davvero facendo l'esatto contrario di quello che aveva chiesto a lei, così era tornato a concentrarsi su quello che era più importante: sopravvivere!
- Entro prima io. Tu mi copri le spalle, okay? Quella, usala solo se non puoi proprio farne a meno
L'aveva intravista nella penombra sfilare la pistola e impugnarla saldamente, mentre gli aveva fatto cenno di sì con la testa. Lo stesso aveva fatto lui con la balestra. La porta della casa, che aveva sul davanti uno sputo di giardino, era chiusa. Nonostante il buio, odiava comunque l'idea di essere esposto il tempo sufficiente a verificare se fosse anche chiusa a chiave, forse perchè il passo succeviso era scoprire se ci fosse stato qualcuno di vivo al suo interno e che tipo di persona fosse stata, soprattutto.
Da quando era iniziata quell'apocalisse, aveva incontrato tizi di ogni genere, dal più codardo al più fuori di testa.
Come Merle, che era sicuramente ormai finito nella seconda categoria.
E si era dato di nuovo del coglione, per aver permesso alla sua mente di divagare ancora, perchè stavano per attraversare la strada, perciò doveva avere testa solo per quello!
- Sei pronta?
Lei gli aveva annuito di nuovo, e si era chiesto se aveva fatto quello che le aveva detto: lasciare spazio solamente alla ragazzina coraggiosa che aveva dimostrato di poter essere.
- Andiamo, allora.




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Del vagante che aveva dovuto uccidere per forza, le era schizzato addosso parte del cervello, avendogli sparato a distanza ravvicinata. Stava cercando, perciò, di tirarlo via il più possibile anche dalla giacca a vento, non fosse altro per eliminare il fetore che emanava. Aveva trovato della candeggina nel bagno che aveva esplorato a caccia di un'altra cosa che era diventata di vitale importanze nelle ultime ore: assorbenti. Aveva avuto delle avvisaglie già nel pomeriggio, e puntuale come sempre, il ciclo era arrivato a ricordarle quanto fosse diventato un incubo dover vivere anche una cosa che era stata così semplice nella vita di prima. Fortunamente doveva esserci stata una donna in quella casa, perchè ne aveva trovati alcuni, che si era premurata di nascondere nelle grandi tasche interne della giacca.
Di sicuro, non voleva condividere con Daryl quell'aspetto così intimo della sua vita.
Già, si era trovata a dovergli rivelare molto di lei, almeno sperava di non doverlo fare anche con quello.
- Ho trovato della carne in scatola e delle gallette di riso.
Proprio lui era sbucato sulla porta del bagno, cacciando appena dentro la testa. Le due candele che lei aveva trovato e acceso, avevano proiettato sul suo viso delle ombre che gli avevano donato un'aria ancora più cupa.
- Possiamo mangiare le gallette e tenerci la carne per domani.
A dire il vero lei aveva un pò di nausea, colpa sicuramente del mal di testa che le veniva ogni volta che le iniziava il ciclo.
- A dire il vero, sono più stanca che affamata. Ho anche mal di testa. Credo che mi metterò a dormire, quando ho finito qui.
Aveva riportato lo sguardo sulla giacca, che dove aveva sfregato con forza, appariva un pò scolorita. A peggiorare il mal di testa era stato anche il mix tra candeggina e fetore che aveva inspirato nel pulirla.
- Vorrà dire che farò io, il primo turno di guardia.
Non le sembrava, nonostante la loro discussione di prima, che gliel'avesse detto con l'intenzione di farla sentire veramente in colpa, però lei si era sentita lo stesso in dovere di ribattere.
- Pensavo che saremmo stati abbastanza al sicuro, qui dentro.
In fondo, erano certi che non ci fossero stati più vaganti e avevano sbarrato porta e finestre, queste ultime chiudendo le persiane di cui erano state fortunatamente dotate.
- Al sicuro, ragazzina, è un termine che devi cancellare definitivamente dal tuo vocabolario. Cerca di cacciartelo in testa.
- Oh, già, certo. Fai finta che la stupida ragazzina non abbia detto niente.
Il sarcasmo con cui gli aveva risposto, era caduto nel vuoto con suo grande disappunto, perchè lui si era già dileguato ancora prima che finisse di parlare.
Stronzo!
La rabbia di prima non era affatto scemata, anzi, era tornata a farsi viva più forte, visto che non si era risparmiato di essere ancora così duro con lei.
Avrebbe potuto dirglielo anche in un'altra maniera, no?
Era quello che aveva cercato di dirgli prima, che non c'era bisogno ogni volta di sottolineare la parte peggiore di lei, ma magari di fare più riferimento a quella che si stava impegnando per cambiare.
Perchè sembrava, a detta anche di lui, che qualcosa di buono l'avesse fatto sinora, dopotutto!
Forte di quel pensiero, aveva deciso di tornare a chiarirgli ancora meglio il concetto, perchè all'improvviso non voleva che fosse lui ad avere l'ultima parola sull'argomento.
Alzandosi e incamminandosi fuori dal bagno, aveva fatto per mettersi la giacca, ma era andata a sbattere contro un ostacolo imprevisto, che altro non era stato se non lo stesso Daryl, che a quanto pareva stava ritornando a sua volta da lei.
La cosa peggiore non era stata la botta sul naso, però, era stato l'aver perso la presa sulla giacca, che cadendo, aveva rovesciato per terra il contenuto delle tasche interne.
- E' per... quello che stai male?
Non avrebbe potuto starsene zitto almeno stavolta?
Il "quello" indicato dal suo cenno, erano stati gli assorbenti che si era affrettata a raccogliere e ricacciare dentro le tasche interne. Rialzandosi si era infilata la giacca, chiudendosela addosso, mentre l'imbarazzo le aveva mandato a fuoco il viso.
Aveva ringraziato Dio che ci fosse stata così poca luce, visto che si erano scontrati appena fuori dal bagno, perchè non voleva di sicuro che si potessero vedere bene in viso in quel momento.
- Anche.
All'improvviso tutta la rabbia era scemata in un disagio che l'aveva fatta battere in ritirata verso l'unica camera disponibile, dove si era stesa sul letto matrimoniale, tirandosi fin sopra la testa il pesante copriletto, un pò per il freddo, un pò con l'idea di isolarsi dal resto del mondo. Sino a che non si fosse addormentata, infatti, avrebbe potuto fingere di trovarsi da un'altra parte.
E soprattutto, con un'altra persona!
Per come stava in quel momento, le sembrava impossibile che solo la notte prima si fossero lasciati andare a delle confidenze così grandi. Sembrava che ogni volta che facevano un passo in avanti, poi ne facessero almeno tre indietro.
Forse era anche troppo stanca e provata, per pensare di poter pensare lucidamente!
Il gioco di parole l'aveva fatta quasi sorridere e aveva continuato a ripeterlo, come se fosse stato uno scioglilingua da provare e riprovare, in grado però di distrarla da ogni altro pensiero. E ci era quasi riuscita, quando all'improvviso, una voce l'aveva riportata al punto di partenza.
- Quanto stai male, ragazzina?
No, no, no!
Non poteva credere che volesse davvero parlarne, pur sapendo anche lei che il suo stato di salute poteva realmente preoccuparlo, visto che già non era stato dei migliori.
- Non preoccuparti.
Vincendo l'imbarazzo, aveva risposto lo stretto necessario.
- Uhm... sei sicura?
- Sì.
Non aveva esitato nel rispondere, risultando però forse un pò troppo forzata. Era rimasta in tensione, infatti, perchè aveva intuito che non doveva essere risultata molto convincente.
- Non è che voglia insistere... perchè eviterei volentieri, ragazzina... solo che preferirei sapere se la cosa... bè... diventasse pesante abbastanza da dovercene stare tranquilli tipo... per un giorno o due.
Oddio, le sembrava che il sottotesto delle sue parole fosse che aveva avuto delle esperienze in passato che lo portavano a sapere quanto potessero diventare difficili, per alcune, i giorni del ciclo.
Questo l'aveva portata inevitabilmente a pensare a lui come ad un uomo vero e proprio, che aveva avuto le sue storie, e non soltanto quindi ad un essere vivente di genere maschile, come cercava invece di fare la maggior parte del tempo.
Poteva essere infatti giovane, ma non così ingenua da non essere cosciente che rimanevano pur sempre un uomo e una donna, cioè in grado di guardarsi e percepirsi sotto sfumature che sarebbero potute diventare molto pericolose, vista la forzata convivenza in cui erano finiti.
- Domani starò bene, sul serio.
Aveva cercato di dare alla propria voce un tono convincente, stavolta, perchè se non avesse spezzato l'imbarazzo sempre più crescente tra di loro, riuscendo a mandarlo via, il discorso li avrebbe cacciati in una situazione sempre più... intima.
Parlare del suo ciclo, poteva indirizzarli verso pensieri... ancora più pericolosi!
Come a voler sottolineare la cosa, nella sua testa erano risaliti in superficie dei ricordi che aveva cercato di dimenticare, tipo quando avevano lottato dopo che lei aveva tentato di aggredire suo fratello, e Daryl per immobilizzarla, le si era premuto addosso per tenerla giù, contro il tavolo; o quando aveva sognato che fosse di Zack il corpo caldo e solido a cui invece si era avvinghiata nel sonno; o quando l'aveva intenzionalmente abbracciata stretta, per infonderle calore quando era stata in preda alla febbre alta.
O quando l'aveva baciata!
Quell'episodio, più di tutti, le ripiombava addosso ogni volta che la sua percezione di Daryl si avvicinava troppo ad una sfera in cui sentimenti e sensazioni si facevano troppo... intime tra di loro!
Nel frattempo, la parte di lei che non si era infilata in quel marasma di ricordi, aveva registrato che finalmente era tornata ad essere sola nella stanza.
Dio, grazie!
La preghiera le era sorta spontanea, dopo l'imbarazzo e la tensione in cui era precipitata. Tanto che, nonostante il mal di testa fosse peggiorato, aveva provato lo stesso una piacevole sensazione di sollievo.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Cristo, se gli era costato dover affrontare quell'argomento con la ragazzina!
Seduto sul divano, la testa appoggiata allo schienale, aveva sentito finalmente la tensione scivolargli via di dosso, lasciandolo molle come se gli avessero appena sfilato via dal corpo tutte le ossa.
Quand'era l'ultima volta che aveva dovuto affrontare un momentaccio del genere?
Si era appena rivolto da solo la domanda peggiore che potesse esserci, perchè gli era tornata in mente una serie di situazioni in cui si era sentito nella stessa, identica maniera: imbarazzato e teso.
La ragazzina, per quanto lo fosse, rimaneva pur sempre una donna. In alcuni momenti, ne aveva avuto una prova certa anche da un punto di vista fisico, tanta era stata la vicinanza dei loro corpi.
Cristo, Daryl, che cazzo di pensieri stai facendo?
Si era stropicciato il viso con le mani, come a voler cancellare quelle sensazioni che non si erano mai sopite del tutto, dentro di lui, perchè c'era stato un momento, ben definito e chiaro, in cui il trasporto che aveva sentito per lei era stato... vero.
Quel bacio che aveva imposto ad entrambi, la notte in cui erano poi fuggiti da Merle, non era stato del tutto falso per lui.
Cazzo, smettila di pensare a queste stronzate!
Non gli sembrava possibile, che con tutto quello che aveva in testa, fossero proprio quei pensieri ad essere in primo piano. O forse, era proprio grazie a quei pensieri, che riusciva ad arginarne altri, ben peggiori e più inquietanti.
Perchè poteva anche sentirsi in imbarazzo nel dover constatare che la ragazzina aveva il ciclo proprio come ogni donna normale sulla faccia della terra, ma poteva decisamente vomitare nel ripensare che Merle aveva avuto davvero la speranza che lui arrivasse a scoparsela, soltanto per dimostrare ad un gruppo di coglioni che lui non fosse frocio.
Come ci erano arrivati a quel punto, loro due?
Lo sapeva, ovviamente, solo che aveva finto di non vedere per troppo tempo, e se adesso si trovava in quella situazione, era solo e soltanto colpa sua. Aveva cacciato la testa sotto la sabbia come un fottuto vigliacco, e ora che l'aveva sollevata, aveva capito in quanta merda fosse sprofondato davvero. Era convinto che non ne sarebbe mai uscito veramente del tutto, però stava cercando di fare del suo meglio per non tirare giù insieme a lui quella ragazzina che non aveva alcuna colpa nei suoi confronti.
E invece, lui, la trattava proprio come una merda.
Lo sapeva che ci sarebbe arrivato a rimuginarci sopra, perchè lei gliel'aveva sbattuto ancora in faccia quanto fosse davvero stronzo oltre ogni limite nei suoi confronti.
E dirsi che non avrebbe saputo compartarsi diversamente, era un balla che aveva iniziato a vacillare, perchè lei era un esempio vivente di cosa volesse dire avere rispetto e sensibilità verso gli altri.
Cristo, riusciva ad averne pure per lui, che davvero non faceva altro che calpestare i suoi di sentimenti!
Non le aveva risparmiato niente, sbattendole in faccia ogni volta le sue debolezze e le sue paure.
Le stesse che anche lui aveva, solo nascoste meglio.
Era proprio un'ipocrita, figlio di puttana, c'era poco che potesse dirsi per uscirne pulito.
E quindi?
E quindi era fottutamente stanco, adesso. Avrebbe solo voluto abbandonarsi al sonno che sentiva avanzare, ma che cercava comunque di respingere, perchè dormire, in quel cazzo di mondo, era diventato maledettamente pericoloso.
Tieni sempre un occhio aperto, ragazzo, perchè il pericolo non dorme mai.
Gli era venuta in mente una delle poche frasi pulite che suo padre ogni tanto tirava fuori, quando bivaccavano nel bosco. Se no, c'era sempre un bastardo, o figlio di puttana, o frocio del cazzo, ad indicarlo.
"Ragazzo" era davvero quanto di più vicino potesse esserci a "figliolo", qualcosa che non aveva mai comunque identificato il rapporto tra lui e quell'uomo che lo aveva messo al mondo, insiema a sua madre.
Ma poi, anche i pensieri si erano fatti troppo pesanti da sopportare, e Daryl aveva capito che la battaglia con il sonno era quasi del tutto persa.
Ragazzina, scusami, ma non ce la faccio.
Poteva darsi che il pericolo fosse in agguato, ma lui era davvero troppo stanco.




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Le era già successo solo un'altra volta di osservare Daryl mentre dormiva, ed era stato allo chalet, dopo che si era ripresa dalla febbre, quando probabilmente con lei fuori pericolo, si era concesso finalmente di dormire.
La cosa, ovviamente, l'aveva portata a riflettere sul fatto che lui fosse davvero quello che sosteneva in tutto e per tutto il peso maggiore di quella situazione, anche se le costava una certa fatica doverlo ammettere.
Lui stava scappando da un fratello pazzo e sadico per proteggere lei, lui stava procacciando cibo per tutti e due, lui provvedeva a trovare un rifugio sicuro, lui aveva ucciso delle persone per salvare entrambi.
Mentre aveva osservato il viso dell'uomo, i lineamenti distesi come non li aveva mai da sveglio, non aveva potuto fare a meno di sentirsi per l'ennesima volta combattuta in sua presenza.
La verità era che Daryl Dixon le suscitava emozioni sempre troppo intense, sia che fossero positive o negative.
Lo stai spiando come non vorresti mai che lui facesse con te.
Ne era stata consapevole, perchè c'era una sorta di vulnerabilità in lui, mentre dormiva, che mai le avrebbe mostrato da sveglio. Probabilmente in lei non c'era affatto una differenza così netta nel suo aspetto, rispetto a quando dormiva o era sveglia.
Lei doveva sembrargli sempre e solo una ragazzina troppo debole.
Per un attimo si era chiesta che tipo di sogni facesse un uomo come lui, che alla fine non era stato capace di nascondere del tutto un tormento, che lei in qualche modo aveva percepito essere davvero profondo.
Suo padre, che le mancava ogni momento di più, avrebbe saputo leggere in lui meglio di chiunque altro. Si fidava del suo giudizio quasi ciecamente, e avrebbe tanto voluto scoprire cosa avrebbe avuto da dirle se mai avesse potuto conoscerlo.
Forse, un pò di quel giudizio, lei lo conosceva, perchè se c'era una cosa che Maggie le aveva ripetuto spesso, era che lei e papà erano davvero molto simili.
Ma forse stava solo cercando di convincersi che non si era sbagliata a fidarsi di lui.
- Va meglio, ragazzina?
La domanda improvvisa di Daryl l'aveva fatta sobbalzare, soprattutto perchè non aveva aperto gli occhi affatto, dal momento che aveva avuto i suoi ancora puntati su di lui.
- Io... sì... te l'avevo detto che sarei stata meglio.
Ancora li aveva tenuti chiusi, ma il suo viso aveva decisamente perso l'aria rilassata che aveva avuto sino a qualche tempo prima, quando era stato ancora addormentato.
- Come facevi a sapere che ero qui?
Era stata una domanda forse sciocca da fare, perchè di certo le aveva già dimostrato di avere dei sensi molto più affinati dei suoi, ma siccome ne era rimasta colpita, le era uscita spontanea.
- Si sente se qualcuno ti sta fissando con... insistenza.
Seduta sulla poltrona di fronte al divano, si era sentita presa con le mani nel sacco, perchè era inutile negare che non fosse stata lì a fare proprio quello.
- Stavo facendo il mio turno di guardia.
E come per miracolo, era successo: le labbra di Daryl si erano distese in un sorriso! Non quel mezzo sorrisetto, o il ghigno che ogni tanto era comparso a sottolineare un'ironia a volte anche feroce.
Era stato un vero e proprio sorriso!
- Pare proprio che tu stia meglio.
Anche il tono di voce era stato divertito, ma senza essere graffiante o ironico, semplicemente... divertito.
Poi, erano arrivati gli occhi a fissarla. Azzurri e ancora lievemente appannati, come se gli ultimi residui di sonno fossero ancora lì, a mitigare uno sguardo che di solito aveva il potere di trafiggerla come spilli acuminati.
- Pare di sì. Del resto, anche tu, sembri più... riposato.
"Riposato" non era quello che aveva pensato realmente, ma di certo non gli avrebbe detto "sereno", perchè avrebbe sottinteso quali pensieri profondi aveva fatto su di lui.
- Così pare.
Si era tirato su a sedere, intanto, passandosi le mani sulla faccia, come a spazzare via del tutto il sonno, preparandosi a vivere una nuova giornata.
- Galletta?
Si erano guardati negli occhi, e lei ci aveva visto dei pensieri molto simili ai suoi, così aveva dovuto fare qualcosa per riempire quel momento.
- Ottima colazione.
Ne aveva presa una dalla confezione e l'aveva addentata, spostando lo sguardo sulla finestra, dove la persiana lasciava filtrare una discreta luce.
- Possiamo provare a fare un altro giro, se te la senti.
Era una specie di richiesta di pace, quella che le stava facendo?
La quiete, dopo l'ennesima tempesta tra di loro?
- Pensi che ne valga davvero la pena?
Lei, non aveva sottovalutato il suo gesto, perchè aveva intuito che ci fosse stato dietro un certo sforzo da parte di Daryl. Gli stava chiedendo davvero la sua opinione in merito.
- Perchè no? Non è che abbiamo molto altro da fare, a parte cercare i tuoi compagni.
Aveva intuito che, in qualche maniera, stesse cercando di mettere in pratica quello che la sera prima gli aveva chiesto con tanta rabbia: un pò di comprensione per lei.
- Quindi, abbiamo ristabilito una... tregua?
L'aveva guardata per un attimo davvero troppo intensamente, tanto che si era sentita la pelle del viso scottare, ma poi era sbucato di nuovo un sorriso, se non proprio completo come quello di prima, però nemmeno solamente ironico.
- Direi di sì, ragazzina. Però non mi chiedere sino a quando durerà, perchè quella è un'altra storia.
Sì, aveva decisamente ragione, quella era proprio un'altra storia ancora.







*
Spazietto autrice che è soddisfatta*

Magari a voi poi non piacerà, ma io mi sento soddisfatta di questo capitolo. Apparentemente sembrano fare un passo avanti e tre indietro, Daryl e Beth, ma non è così in realtà. Passi avanti ne hanno fatti, eccome. Però, su questo punto, mi piacerebbe sentire anche il vostro parere.
Aspetto, perciò, la vostra opinione, se vorrete farmela sapere.
Vi risaluto tutte con un grande bacio e a presto.
Serena

 
  
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