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Autore: michi TheRose    20/09/2016    1 recensioni
Il mondo è giunto alla fine, mio padre, Trigon, ha seminato morte e distruzione. I miei amici, i titani della città, sono stati sconfitti, gli unici che avrebbero potuto sconfiggerlo giacciono svenuti a terra. Ora mio padre è davanti a me, sono i miei ultimi attimi prima della mia fine e proprio ora rimembro l'inizio di tutto, rimembro come sono giunta qui, come ho conosciuto i Titans e come sono diventata una di loro... Ora che anche per me è la fine, torno all'inizio di tutto per perire con il ricordo di ognuno di voi che siete stati la mia famiglia: Robin, Cyborg, Starfire, Beast Boy... (accenni di BBRae)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno di coloro che sono accorsi in mio aiuto, si smuove di un millimetro ed io non riesco più ad urlare, sono senza fiato, ansante.
Batto un pugno a terra, non so se per il male o per rabbia.
“Gizmo!” Cyborg chiama il nome del cervellone in miniatura;
“Mammoth!” Robin si rivolge dell’energumeno;
“Jinx!” Beast boy infine, con un tono di voce fortemente alterato, nomina la ragazza.
“AAAAH!” strillo inavvertitamente mentre la costola si espianta autonomamente dal mio polmone;
Mi aggrappo con una mano alla pavimentazione al di fuori del cunicolo in cui sono sotterrata e graffio l’asfalto per sfogarmi, lasciandovi incisi dei segni spaventosi, fino a ritrarre la mano.
“RAE!” mi chiama il verde preoccupato, dopo avermi sentita.
Avverto il soffitto di pietroni tremare, qualcosa vi è atterrato sopra…
È la vipera in rosa…
Sto sudando e ansimando per trattenere le urla, ma ora il peggio è passato, perlustro il mio corpo con lo sguardo.
Mi rendo conto che i miei occhiali sono ancora interi, hanno solo una crepa su una delle lenti, fortunatamente la mia identità sarà protetta ancora per un po’, però ho perso il cappello.
Non importa…
devo fermare quel treno…
Ascolto Jinx da sopra il mio giaciglio di cemento e asfalto.
“Siete proprio noiosi! Arrivate sempre nel momento più bello a rovinare tutto!” sbuffa e parte all’attacco.
“Cyborg! Il treno!” comanda Robin;
“ci penso io!” risponde lui, ma ad impedirglielo si schierano immediatamente Gizmo e Mammoth, interviene Beast boy, trasformato in uno pterodattilo verde, ad attaccare il più grosso.
Gizmo blocca Cyborg e i tre lottano senza esclusione di colpi.
Il treno è propinquo, la sirena suona…
“NO!” urla Robin.
Sollevo lentamente i blocchi di cemento che mi opprimevano, mi apro un varco tra di essi a mani nude e li spingo ai lati per dilatare una voragine.
Emergo lentamente dal sarcofago di macerie che mi era stato costruito addosso.
Ribalto i pietroni ed esco fino a metà busto.
Il mio volto è assolutamente impassibile…
Quello di Robin invece presenta un radioso sorriso nel vedermi viva e vegeta anche se ricoperta di polvere da testa a piedi, imperlata da una patina di sudore, i capelli sconvolti e impolverati, con le vesti tutte strappate e il corpo palesemente sofferente.
Mi guardo a torno con il semplice movimento degli occhi e tutti i presenti: amici e nemici, mostrano una certa inquietudine nel vedermi così seriosa, impassibile, fredda e quieta, quasi fossi una bomba pronta a detonare.
Ogni combattimento si è stoppato solo per assistere al mio riemergere…
il silenzio aleggia…
solo il battito del mio cuore ed il mio respiro…
profondo come il vento caldo che mi smuove i capelli sul volto.
Poggio l’orecchio su una spalla e il mio collo scrocchia sonoramente, dandomi sollievo.
Mi appoggio con le mani ai blocchi di marmo ed espianto prima una gamba e poi l’altra, salendo in piedi sul cumulo.
Rivolgo uno sguardo avvelenato con la coda dell’occhio alla ragazza dai capelli rosa che rimane a bocca aperta nel notare la vaga gradazione di rosso della mia iride, accompagnata da un sorrisino da squalo che svicola dalla sciarpa che mi appresto a tirare sopra il naso.
Scuoto la testa per far si che i capelli, impolverati, scendano davanti al volto, occultandone il terzo occhio di cristallo prima che qualcuno vi posi l’attenzione.
“Sembra comunque che una barbie ti abbia vomitato in testa!” dico, chiaramente rivolta a Jinx per innervosirla.
Mi scaglia contro altre due ondate rosa, ma questa volta schivo velocemente e il suo attacco fa scattare gli altri scontri.
Beast boy interviene a difendermi ed io ne approfitto per prendermi la rivincita.
Il pezzo di cemento più grosso viene ricoperto da un velo nero telecinetico, lentamente quel masso si solleva da terra con l’ausilio dei miei poteri.
Metto un ghigno divertito anche se nessuno lo può vedere…
La ragazza fa appena in tempo ad accorgersi delle mie intenzioni…
“azarath metrion zintos!”
il macigno sfreccia in aria, seguendo la traiettoria disegnata dalla mia mano, la colpisco in pieno e la scaravento insieme al masso entro ed oltre tre edifici, sfondandoli da parte a parte col suo corpo e atterrando lontano.
“stai bene?” mi chiede premuroso il verde, io non rispondo.
Faccio fluttuare una macchina e la scaravento contro Gizmo che stava trattenendo Cyborg.
Due delle sue zampe si rompono, ma lui ripara al danno con una velocità inaudita.
Riparte all’attacco contro di noi, ci spara addosso l’artiglieria pesante.
Beast boy si dirige contro di lui, coprendo me.
L’urlo di battaglia di Robin attira la mia attenzione, lo vedo saltare addosso a Mammoth, ovviamente lui sceglie sempre il più grosso.
“Aiuta Cyborg!” mi urla i suoi ordini ed io odo in quell’esatto momento un fragore assordante.
Era il rumore di una collisione.
Vedo Cyborg spuntare da dietro un palazzo, respinto dalla testa del treno.
Sta ritto con i piedi puntati a terra e le mani in avanti, proteso a respingere l’avanzata verso il burrone.
Il treno rallenta… sempre di più.
I piedi robotici di Cyborg spaccano una ad una le travi di legno delle rotaie e lui scava sempre più in basso nelle pietre con gli arti inferiori.
Nel bloccarlo, il mezzo robot si è incavato di qualche metro all’interno della cabina del macchinista.
Ringhia i suoi sforzi e butta un occhio alle sue spalle, dove le rotaie finiscono, mancano ancora poche travi di legno prima del tuffo nel vuoto.
Impreca mentre il terreno viene a mancargli sotto i piedi e si ritrova a volteggiare sospeso in aria, appeso al treno, impossibilitato ad opporsi in qualche modo alla caduta…
Il fato sembra però essere indeciso sul suo destino…
il treno si ferma totalmente…
a metà…
in bilico… tra vita e morte
Questione di pochi chili, uno sbalzo di vento, anche solo un passo errato e potrebbe cadere…
Il peso del treno lo schiaccerà…
Volo immediatamente verso di lui.
“COMPENSATE IL PESO! PRESTO! PRESTO!” urlo ai passeggeri e questi si mostrano collaborativi, si appostano sulla metà di treno rimasta sui binari, portando il vagone in linea retta.
Sono quasi arrivata…
Spero che resista…
Una gigantesca ondata rosa mi sorprende, mi scaraventa lontano dal mio amico e m’incava nell’asfalto. La paro per fortuna, incrociando gli avambracci uno sull’altro e incasso il colpo di schiena, scavando qualche metro nella terra, una lunga linea retta.
Un polverone si solleva e la bambolina in rosa con i capelli scompigliati, vestiti strappati e ammaccature sparse sul corpo, mi osserva tutta trafelata, con odio negli occhi color camelia.
Ci ha messo tutta la forza e la cattiveria in quella lamata.
La sua maledetta ondata di iella porta la bilancia del fato di qualche tacca verso la morte di Cyborg che sgambetta all’aria inutilmente.
I passeggeri del treno prendono a saltare sul posto per riportare verso il sole dell’equilibrio la bilancia, aumentano poi il loro numero sul piatto della vita.
Jinx, nel notarlo, si avvicina a lui, gli fluttua attorno come un avvoltoio.
“Che succede Cyborg, la fortuna non è dalla tua parte?!” commenta mostrando un’insana allegria.
Tolgo i brandelli d’asfalto di dosso e mi alzo, tremante, mentre lei, in volo, allontana la mano entro cui si plasma una nuova lama luminosa.
Cyborg ruota il volto nella direzione opposta, non potendo fare altrimenti se non sperare.
La ragazza in rosa sferra il colpo, ma a pochi centimetri dal bersaglio apro un portale, appena in tempo, inglobo l’attacco rosaceo e chiudo immediatamente il tunnel dimensionale, lasciando tutti di sasso.
Cyborg si volta di nuovo e dopo essersi reso conto di essere ancora vivo, mi rivolge con un sorriso quasi commosso, mi ringrazia animosamente e Jinx, a vederlo, mi rivolge la sua furia con gli occhi.
“Cominci ad irritarmi sul serio!” mi confessa alterata e prepara un’ennesimo colpo.
Io alzo un sopracciglio e rimango impassibile.
Le punto il pugno contro e divarico le dita, riaprendo il portale alle sue spalle.
La sua stessa onda la sorprende alle spalle, colpendola alla schiena.
Viene scaraventata verso di me ed io ricopro le mie nocche di una patina nera con cui le sferro un pugno in pieno viso cambiando in direzione opposta la sua caduta.
Il mio colpo la spedisce inavvertitamente contro il pilastro che regge Cyborg e il vagone di passeggeri ancora sospesi.
Esso trema, si abbatte in avanti.
La mano del destino si orienta nuovamente verso il trapasso…
Cyborg strepita, quello è il richiamo della morte…
Non posso permetterlo!
Volo veloce come una cometa oscura.
Mentre il treno cade, io sorvolo Cyborg e percorro il treno per tutta la sua lunghezza, separo le dita le une dalle altre.
Proietto al di fuori delle mie mani dei tentacoli di nero potere, essi prolungando le mie dita.
Li ancoro al treno, bucandone i finestrini.
Freno la caduta un attimo prima che Cyborg tocchi terra, rimane a penzoloni, sgambettando all’aria.
Sostengo il treno col solo controllo della mente e ne reggo il peso solo con il volo.
Reclamo tutte le mie energie per riuscire nell’intento di riportare il treno sui binari, lentamente vi riesco.
 
In men che non si dica, mi si para davanti di nuovo quella smorfiosa, con un occhio nero.
Si avvicina ed io non posso difendermi.
Stringo la presa delle mie tenaglie brune, in preparazione a chissà quale tortura vorrà sottopormi.
Dovrò resistere!
Le sputo addosso…
“Ti concio anche l’altro!” ruggisco minacciosa;
Mi prende per il maglione e con sguardo furbo, sorriso strafottente mi porta a pochi centimetri dal suo volto e mi leva la sciarpa, sapendo che non voglio rivelarle la mia identità….
“Non mi toccare!” sbraito;
“altrimenti? Ti arrabbi?”;
Si accorge di un lume lieve sulla mia fronte e le leggo negli occhi la curiosità.
Avvicina la mano per spostarmi i capelli…
“CAECUS!” le lancio contro una maledizione e dal mio cristallo, una scintilla oscura le colpisce il volto, accecandola.
Ella indietreggia e si lamenta per il dolore del mio incantesimo.
Ansimo come un animale per la fatica, ma riporto il terzo vagone sul ponte, in bilico.
Rimetto in discussione la partita contro il fato.
Non ce la faccio più…
La stanchezza mi debilita…
indietreggio di poco, esponendo di pochi centimetri il mio amico al burrone.
“Avanti! Ce la puoi fare!” m’incoraggia la gente, affacciandosi dai finestrini.
Alcuni sfondano le porte, o i finestrini, escono e cominciano a tirare, tutti insieme.
La loro determinazione, la loro speranza, anche di fronte all’impossibile, quasi mi commuove, mi ricorda che loro sono anche la mia razza e che non devo essere da meno…
Non mi arrendo!
Tiro e tiro…
La quantità di persone intervenute diventa consistente abbastanza da riuscire a contribuire davvero.
Riesco a riportare anche il secondo vagone a metà e continuo.
 
Mi sento afferrare la gamba…
“Ti ho presa!” esulta Jinx, ancora con le pupille dilatate, mentre la vista pian piano le ritorna nitida sull’immagine di me.
Le do un calcio in faccia, ma lei non demorde.
Mi pianta le sue unghie smaltate di rosa nel polpaccio e sento un calore doloroso penetrarmi dentro, risalire tutto il mio corpo, pervadermi dentro le vene.
I miei tentacoli ad uno ad uno cedono, non riesco a mantenere il controllo.
La mia pelle si scuce in alcuni punti da cui fuoriesce del miasma rosaceo.
Le contrazioni involute ai muscoli mi costringono a lasciare definitivamente la presa e una delle sue ondate mi colpisce nello stesso istante.
Mi ritrovo a rotolare sui binari in preda a convulsioni, col suo veleno rosa che trasuda dalle ferite apertesi dall’interno che mi bollono la pelle.
Sono sfinita, ma odo i sospiri dei passeggeri che assistono farsi eco e l’urlo di Cyborg strozzarsi.
Non posso mollare!
Da sdraiata a pancia sotto, dove mi trovo, lancio subito il braccio verso il burrone, inglobo del mio potere l’ultimo vagone che si sta allontanando.
Il treno mi da uno strattone, mi trascina giù, ma immediatamente reagisco e reggendomi alla corda oscura che ho creato, ruoto sulla schiena, m’impunto a terra e affondo i piedi tra le pietre, opponendo strenua resistenza.
Il vagone mi trascina per un po’, ma subito inglobo anche il secondo con una seconda corda mera, la controllo con l’altra mano e tiro, riprendo a tirare.
Mi sdraio a terra e con la forza della mia sola mente e delle mie braccia riesco a tenerlo fermo, ma non resisterò a lungo, riesco a malapena a respirare, tesa come sono.
Mi tremano braccia e gambe.
“Raven! Trova il tuo centro!” mi ripeto e chiudo gli occhi per meditare.
Sprigiono qualche emozione ed ecco che il mio cristallo emette energia in più, riesco a tirare finché quei due vagoni, nuovamente sulle rotaie, non mi passano sopra.
Rimango per qualche attimo sotto il treno, tra le ruote, per riprendere fiato.
Con una mano, uso le mie capacità di controllo sulla materia per fondere insieme le ruote del treno con i binari, ben ancorati al pavimento.
Il calore mi fa sudare in volto, ma in poco tempo i due metalli divengono una cosa sola, faccio lo stesso dall’altra parte e solo dopo aver finito, lascio la presa.
Questi si sollevano un poco da sotto le pietre e scricchiolano di precarietà, ma sembrano reggere efficacemente.
Da qui sotto localizzo Cyborg con la mente, è sepolto sotto il peso di tre vagoni, respira ancora, il suo cuore è forte, li sta sorreggendo tutti con la sola forza delle sue braccia, ma devo fare in fretta, prima che i binari si sradichino da terra.
Non reggerà per molto!
Devo liberarmi di lei!
Jinx è vicina, mi sta cercando, svolazza qua e là, attendendomi.
“dove ti nascondi piccola strega!” chiede;
Adesso basta!
Passo attraverso il pavimento del treno e poi oltre il soffitto.
“E chi si sta nascondendo?!” le dico con un ghigno;
Sbuco dal mezzo su rotaia sotto gli occhi della vipera che ne rimane stupita e terrificata mentre la raggiungo.
Grossolane scintille di fuoco nero sbucano da in mezzo alla mia fronte, attraverso i capelli e dalle mie mani, facendo indietreggiare Jinx.
Io la guardo negli occhi, attraverso i miei occhiali crepati, del tutto impassibile.
“CYBORG, RESISTI!” grido;
“SBRIGATI!” è la risposta ringhiata.
 
Improvvisamente, un ragno gigante colpisce il treno esattamente dove due vagoni si congiungono, il colpo destabilizza ulteriormente l’equilibrio già precario su cui Cyborg regge tutte quelle tonnellate di peso.
Gizmo, colpito da Beast boy, per vendetta spara contro il giunto su cui è atterrato, esso si spezza e i tre vagoni precipitano tutti sul mezzo robot, uno sopra all’altro, a rilento sotto i miei occhi disperati.
“NOOOO!” urlo mentre il robot viene schiacciato.
Faccio per raggiungerlo, ma Jinx mi salta addosso.
Prendiamo a lottare, ma io sono distratta, continuo a guardare verso Cyborg, mentre Robin cerca di comunicare con lui e Beast boy si occupa del più grosso e del più piccolo insieme.
Cerco di mantenere il controllo su rabbia, che sta spingendo dentro di me per uscire.
“Tu!...” ruggisco, fuori di me, contenendomi per un soffio; “Per chi lavori?” le chiedo;
“non sono affaracci tuoi!... non ancora!” esclama malignamente e mi lancia contro una raffica di lamate luminose, ma io mi faccio scudo con il mio potere impenetrabile.
Indietreggio in volo nel contrastare gli attacchi.
Allargo poi lo scudo, lo incurvo verso di lei e la inglobo in una sfera nera che controllo con le mie mani.
Jinx reagisce colpendo la sfera dall’interno, senza riuscire a causarle il minimo graffio.
Non può che guardarmi con odio da lì dentro ed io ricambio il suo sguardo erigendomi in volo sopra di lei.
Con alterigia e vanto in volto la scruto dall’alto, mostrando un sorriso dei più raccapriccianti.
“Facciamola finita!” dichiaro ad alta voce e lei mette un’espressione spaurita;
Restringo la sfera, riducendo lo spazio tra le mani, incontro il suo dimenarsi, ma ci metto tutta la mia forza per far aderire la patina nera al suo corpo come una seconda pelle, la irrigidisco articolando le dita, impedendole ogni movimento, persino la parola.
“FAI LA NANNA!” le urlo prima di sferrarle un calcio allo stomaco che la scaraventa entro il retro di un camion della polizia, incavandone l’interno e spostandolo di qualche metro in avanti.
Dopo l’atterraggio Jinx ha solo la forza di sollevare il capo per capire di essere stata arrestata per poi svenire.
Il nanetto intelligente sta per attaccare alle spalle Beast Boy, impegnato con la montagna di muscoli.
Non glielo permetto…
Si ritrova in un batter d’occhio immobile con il suo armamentario velato di pece.
Sbianca nel notarlo e congiunge le mani in segno di preghiera.
“Facciamo pace?” mi chiede ed io scuoto il capo, seria.
Stacco una ad una tutte le sue zampe robotiche, sbullono le sue costruzioni, smonto i suoi cannoni e le sue armi, lo spoglio persino della divisa verde lasciandolo in mutande, senza alcun asso nella manica.
“Ehi!” strilla indispettito e se ne corre via.
L’attimo dopo anche il bestione viene sconfitto dall’uomo verde ed io scendo di quota.
Cyborg non risponde a Robin.
Ed io avverto una fitta, sento come se una data di morte mi si stesse incidendo attorno alla gola, come un cappio al collo, mi stringe il respiro nei sensi di colpa.
Quel suo urlo è stato strozzato dal bacio della morte… non può essere!
“Niger corvus!”
declamo la mia formula magica ad alta voce..
evoco il volatile simbolo dei demoni…
il pennuto sulla spalla della morte…
il suo fedele amico…
Questo sono io…
Tutto il mio corpo si ricopre di oscurità.
Dietro la mia schiena si sporgono due ali nere immense, superano i palazzi per grandezza, le piego in avanti, adombrando tutti i cittadini presenti, le mie gambe sono sostituite da enormi zampe acuminate ed un gracchio rimbomba tra i palazzi della città.
La terra è come trasalita per un secondo al mio verso…
Quel suono… l’invocazione del diavolo…
E lui la sta ascoltando a volto levato…
Trigon…
Si sta muovendo… è qui.
Ficco i giganteschi artigli nel terzo vagone ormai vuoto di persone, apro le maestose ali nere con calma e le spiego in alto causando qualche danno ai palazzi nel divaricarle.
Comincio a batterle per alzarmi in volo, Robin e chiunque sia per strada rischia di essere spazzato via, ma devo assolutamente riuscire a vederlo, se la morte lo porterà via, lo farà davanti a me e vicino ai suoi amici, non da là, non incuneato sotto tonnellate di ferro.
Sposto con estrema facilità tutta la ferraglia distrutta dalla caduta.
Riesco a dissotterrare Cyborg, privo di sensi, sdraiato a terra.
Reclamo allora il mio potere e crollo in caduta libera a terra, esausta, accanto a lui.
Sento appena l’impatto, a pancia sotto.
Gattono verso di lui, accusando il colpo nella difficoltà di movimento.
Riesco a posare una mano sul suo petto di metallo duro e freddo.
“Cyborg!”
lui non risponde…
Lo scuoto per ridestarlo e cerco di svuotare la mente e non rendermi conto, per non provare nulla, per non avere emozioni, per non causare altri danni.
Mi sforzo di rimanere insensibile.
“Ti prego!”
la supplica sona flebile, seguita da attimi di sentito silenzio.
 
D’improvviso avverto una pulsazione sotto la mia mano, all’altezza del suo cuore.
Il suo occhio robotico riacquista lucore rubino e l’altro occhio si dischiude, i suoi circuiti si riattivano.
Mi alzo subito e mi allontano per permettergli di ossigenare pienamente i polmoni.
“Dove stai andando?” chiede, ancora rintronato, sollevando il capo;
“via! Perdonami!” gli dico impassibile nel tono e lui mi prende la mano;
“ti lascerò andare!” dice, alzando il busto con fatica; “ma solo dopo che avrai preso questo!” dice e sovrappone la sua mano alla mia, vi depone nel palmo qualcosa e quando toglie la mano vedo di nuovo quell’aggeggio che Robin mi aveva dato tempo fa, ma che avevo rifiutato di prendere.
“non voglio coinvolgervi!” mi giustifico e glielo rendo, allungando la mano;
“siamo già coinvolti! E vogliamo esserlo! E poi… mi devi un favore per aver lasciato che quel treno mi cadesse addosso!” mi dice, chiudendo le mie dita attorno al congegno tondeggiante;
“l’ho progettato io stesso! Ho visto quanto tu preferisca la solitudine per questo l’ho riprogrammato perché ti rintracci solo e soltanto quando avrai bisogno di noi! Quando premerai quel tasto!” mi dice mentre viene accerchiato da Robin e Beas boy;
Lo stringo tra le mani e lo apro, mostra uno schermo e dei tasti, tra cui quello rosso al centro per le emergenze.
Sposto di nuovo lo sguardo su Cyborg che mi guarda fiducioso.
“forse non potremo starti vicino come vorremmo per delle motivazioni sicuramente valide e se non vuoi dirci quali siano, va bene comunque! Però tra tanti nemici ti sei fatta degli amici, che ti piaccia o no!” afferma ed io accenno un piccolo sorriso; “…e poi hai salvato queste chiappe metalliche una volta! ti restituirò il favore, un giorno! Parola mia!” conclude alzandosi in piedi e mi fa segno di saluto con la mano, come anche gli altri due.
Io indietreggio con in mano il suo dono…
Vedo il verde allungare una mano verso di me e aprire la bocca per dirmi qualcosa, ma Robin gli pone una mano sulla spalla e lui riconosce la ragionevolezza del suo compagno e abbassa la mano, fa un passo indietro, rivolgendomi uno sguardo rattristato.
Vedere quegli occhioni verdi così dolci rabbuiarsi mi causa del magone che non manifesto minimamente, ma non posso fare altrimenti.
Scompaio in un portale.
 
Apro il portale che dà nella mia grotta e una volta richiuso mi sento mancare ogni forza.
Un giramento di testa.
Crollo a terra, mi sento debole, le gambe mi tremano, ho il fiatone e avverto come una sublimazione di sensazioni: il terrore allo stato puro che fa a cazzotti con la beatitudine e la gioia di vivere.
Le due, dapprima in discordia pare ora che si stiano abbracciando, non si distinguo l’una dall’altra, non riesco a capire se stia provando più paura o gioia, ma la cosa positiva è che queste due in opposizione annullano i miei poteri per cui spero che l’ambivalenza duri.
Respiro profondamente e mi appisolo in un canto, completamente esausta, sporca e ferita, straordinariamente felice e spaventata.
   
 
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