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Autore: Aleki77    04/05/2009    3 recensioni
Un bacio rubato e poi un altro ancora e tutto precipiterà. Riprende da dopo la visione di THE ITCH (il prurito)
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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YKB - Sedicesimo capitolo – Back
Sedicesimo capitolo – Back



“Che ne dite di una mal formazione congenita?” – Chiese Taub fissando intensamente la lavagna ricoperta di scritte quasi illeggibili.

“Si più preciso, una mal formazione vuol dire tutto o niente.” – Disse Foreman annoiato senza alzare gli occhi dall’ultimo numero del BMJ. A volte si sentiva come un maestro dell’asilo che si limitava a sottolineare cose ovvie e a controllare che i “bambini” non si facessero male.

“Forse dovremmo andarlo a cercare!” – Propose Kutner mentre si agitava sulla sedia come se si sentisse a disagio.

Il neurologo posò sul tavolo la rivista e alzò gli occhi mentre faceva uscire un lungo e modulato sospiro. – “Verrà quando ne avrà voglia.”

Hadley lo guardò socchiudendo gli occhi. – “Non è mai in ritardo quando ha un caso.” – Quando vide Taub aprire la bocca per dar voce alla solita polemica che sapeva aver sulla punta della lingua, si corresse. – “Mai così in ritardo intendevo dire!”

“Arriverà!” – Disse Foreman sicuro di se stesso.

“Se fosse una malattia familiare?” – Propose ancora Taub cercando di ignorare la piccola conversazione che si era svolta sotto i suoi occhi.

“E’ passato mezzogiorno!” – Ribatté Kutner. – “Forse gli è successo qualc-”

“Successo qualcosa a chi?” – Chiese House entrando in scena come se fosse una battuta del Re Lear. – “Se la lavagna è ancora occupata vuol dire che è ancora vivo. Aggiornatemi!”

“E’ stazionario.” – Disse Foreman con la sua solita aria professionale cercando di irritare più del dovuto il proprio capo, sapeva quanto poteva diventare fastidioso e lui voleva evitare di trovarsi impegolato in sbalzi di umore improvvisi e insulti pungenti, non era pagato abbastanza da subire anche quello. – “Al momento è sedato per evitargli degli sbalzi di pressori che potrebbero rivelarsi ancora pericolosi, ma per quanto superficialmente io abbia potuto visitarlo, i segni neurologici indicano che è in remissione.”

Inizialmente il diagnosta osservò la lavagna non curandosi dei presenti, ma poi gli occhi iniziarono a vagare per la stanza e percepì una mancanza. Foreman continuava a parlare, ma il diagnosta cominciò a cercare la fonte del suo disagio. – “Dov’è Cameron? Non è forse un suo paziente il rosso?”

Gli assistenti si guardarono tra loro con un misto di sorpresa e d’imbarazzo. – “Sta lavorando al pronto soccorso.” – Disse Foreman rompendo quel momento di silenzio, anche questo faceva parte del suo ingrato compito.

“E perché mai? Il paziente ha già una diagnosi ed io sono ancora qui che mi scervello inutilmente?” – Mentre il bastone picchiava contro la moquette in maniera incalzante.

Il neurologo si strofinò la fronte, avrebbe dovuto chiedere a Cuddy un aumento, ma prima di qualsiasi altra cosa aveva bisogno di un’aspirina. – “Penso che abbia a che fare con la richiesta della signorina Daler.”

House ruotò gli occhi scocciato e la sua bocca si contorse in mosse irripetibili, segno che stava riflettendo su una situazione spiacevole.

“Potrebbe avere l’anomalia di Ebstein!” – Propose Taub cercando di rendere professionale quella discussione ai suoi occhi inutile.

“Impossibile!” – Sbottò House senza aggiungere alcuna spiegazione. Lanciò il proprio zaino nel suo studio e velocemente si diresse in corridoio, destinazione sconosciuta.

“Perché impossibile?” – Chiese Taub contrito che la sua proposta fosse stata liquidata in meno di un secondo.

Foreman sospirò e ruotò gli occhi quasi scocciato, mentre una battuta Housiana gli si formava sulla punta della lingua. – “In quale classificazione è racchiusa l’anomalia di Ebstein?”

Kutner e Taub si guardarono perplessi.

“In quella delle cianotizzanti.” – Rispose sicura Hadley.

“Appunto!” – Sottolineò Foreman.

Un ahh corale di comprensione raggiunse le orecchie del neurologo che riprese in mano la propria rivista augurandosi che idee ben più brillanti si formassero nella mente dei propri colleghi.


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“Nancy per cortesia, cerca di posizionare un ago cannula alla signora Weiss e poi falla accompagnare in radiologia per quella tac con il contrasto, il dottor Swans la attende tra una mezz’ora.”

Cameron si stava destreggiando tra un paziente e l’altro come al suo solito eppure, nonostante cercasse di non darlo a vedere, una certa malinconia aleggiava nel suo animo. Se qualcuno fosse riuscito a intravvedere quale stato d’animo si celava dietro a gesti modulati e sorrisi gentili, avrebbe attribuito il tutto alla brusca interruzione della sua relazione con un certo chirurgo australiano, ma in realtà quella era solo una parte di ciò che la affliggeva.

La giovane dottoressa afferrò un’altra cartella e, dopo averla letta per qualche istante, si preparò ad andare in astanteria, ma una mano dalle lunghe dita aveva ben altri
piani per lei.

La cartella le fu strappata di mano e lei si guardò attorno disorientata. Quando lo vide sbatté rapidamente le palpebre per la sorpresa. Non si aspettava di trovarselo davanti in quel modo, ancor meno dopo quello che si erano detti il giorno prima.

“Hai bisogno di fosforo?” – Chiese una profonda voce maschile.

“Cosa?” – Chiese ancor più sconcertata dalla sua domanda che dalla sua stessa presenza in quel luogo.

“Assumi abbastanza fosforo Cameron?” – Chiese lui quasi scocciato che lei non lo avesse seguito nei suoi contorti ragionamenti. – “Penso che tu abbia problemi di memoria.” – Le lanciò una delle sue occhiate sarcastiche ma poi continuò. – “Forse hai bisogno di incontrare un neurologo e guarda caso ne ho uno nulla facente proprio nel mio studio!”

Cameron cercò di scansarsi, ma lui glielo impedì ripetendo lo stesso gesto costringendola ad appoggiare le spalle al muro. Entrambi cercavano di controllare la propria frequenza respiratoria, ma con scarso successo. Ogni volta che si rendevano conto di essere nello spazio dell’altro una crescente tensione li sconquassava e tutto diventava frenetico.

“House!” – Disse lei scocciata, una volta compreso dove voleva andare a parare. – “Non ho tempo di giocare, ho da fare e molto anche.” – Mentre con gesto vago della
mano indicava il pronto soccorso e il via vai di gente che lo animava.

Negli occhi di lei House lesse la sfida, pensò che fosse rivolta a lui, ma non aveva idea di quanto si sbagliasse.

Lui le lanciò un’occhiata irritata. – “Già! Infatti, hai una diagnosi da portare a termine.”

Lei scosse il capo quasi rassegnata. – “No, io sono stata allontanata dal caso e quindi ora ho ben altro da fare!” – Cercando ancora una volta di superarlo, ma lui le si parò dinanzi nuovamente e Cameron desistette: per andarsene avrebbe dovuto, nel minore dei casi, strusciare un braccio contro quello di lui e lei voleva evitare questo contatto a tutti i costi.

“È qui che sbagli!” – Mentre si appoggiava più pesantemente del solido al bastone. – “Lei non aveva l’autorità per chiederti una cosa del genere, ergo il caso è ancora ben saldo nelle nostre mani.” – Mentre un sorriso furbo gli si disegnava in volto. – “Altrimenti perché di sopra ho ancora i bambini che giocano con i pennarelli colorati?”

Lei non poté trattenere un sorriso che le rischiarò i lineamenti. – “Non penso che sia una buona idea.”

“Ci dovevi pensare prima di andare a supplicare la latteria ambulante!” – Sapeva che stava per cedere, gli bastava ancora poco. – “Su Cameron! Alza il tuo bel di dietro e fila in diagnostica, non vorrai che Foreman sia costretto a fare il babysitter invece dello scienziato pazzo?”

Cameron aveva tremendamente la voglia di dirgli che lo avrebbe fatto immediatamente, ma possedeva ancora un po’ di amor proprio. Scosse il capo e rapidamente lo superò strusciandosi contro di lui. – “Ho un lavoro da fare quaggiù, sono certa che tu e il tuo team possiate cavarvela egregiamente.” – Mentre mentalmente si dava una pacca sulla spalla per non averlo sbattuto contro il muro per poi baciarlo avidamente.

“So che muori dalla voglia di giocare con i miei pennarelli, quindi dimmi di sì e facciamola finita! Non è andata un gran bene l’ultima volta che sono venuto a supplicarti.” – Mentre con nonchalance le ricordava una certa catastrofica cena.

Lei girò il busto verso di lui mentre un sorriso soddisfatto le danzava in volto. – “Avrei dovuto chiedere un aumento di stipendio, non una cena.”

“Ormai è tardi, non dipendi più dal mio dipartimento!” – Mentre la guardava con un sorriso divertito e leggermente sarcastico.

“Appunto!” – Mentre un sorriso rilassato si disegnava sul volto di Cameron.

Si guardarono negli occhi incapaci di proseguire in quella piccola schermaglia, troppo e in troppo poco tempo era stato portato alla luce.

“Scusi, è lei la dottoressa Allison Cameron?” – E quelle parole ruppero nuovamente l’equilibrio cosmico appena raggiunto.

Cameron stava per rispondere quando House si fece avanti. – “Non le hanno mai insegnato a non interrompere due persone che parlano tra di loro?” – Mentre dava un’occhiata critica alla donna che li aveva disturbati.

La donna fece per rispondere, ma Cameron cercò di correre ai ripari prima che si scatenasse la tempesta perfetta. – “Sì, sono io! In cosa posso esserle utile?” – Mentre la guardava con il suo sorriso più disponibile.

“Ma tu non impari mai?” – Chiese House stizzito ignorando la donna. – “Mi hanno sparato l’altra volta!”

“Già e tu avevi indicato me!” – Ruotando gli occhi irritata, poi tornò a rivolgere uno sguardo gentile alla donna che aveva davanti. – “Dicevamo?”

“Mi spiace!” – Disse la donna tendendo un plico ripiegato tre volte su se stesso. Si voltò quindi verso House. – “Lei deve essere il dottor House.” – Disse tendendogli un plico uguale. – “E per lei non mi spiace!”

House e Cameron guardarono sconcertati il loro piccolo plico azzurro e poi la donna che in silenzio si allontanava.

“Che cos’è?” – Chiese Cameron aprendolo in fretta. Scorse velocemente il testo e poi alzò lo sguardo verso il diagnosta. – “E’ un ordine restrittivo: non possiamo avvicinarci a Patrick!” – Mentre stupore e paura trasparivano dalla sua voce.

“Non dirmi che questo è il tuo primo ordine restrittivo? Brava Cameron! Sono orgoglioso di te! Dovremmo festeggiare!” – Con espressione strafottente e divertita. – “Penso che grazie a questo l’avvocato di Cuddy mi regalerà un nuovo tostapane!”

“E ora che facciamo?” – Chiese lei confusa.

“Non eri tu quella che non volevi tornare? Beh! Direi che questo pezzo di carta risolve i tuoi problemi!” – Sventolandole l’ordinanza sotto il naso.

Cameron ormai non lo ascoltava più. – “Cuddy! Abbiamo bisogno di Cuddy!”


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---- fine capitolo sedicesimo---


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Grazie per i commenti ;) e scusate per la lentezza esasperante con cui sto preocedento ma sono veramente impegnata oltre che poco ispirata! Scusate ancora.
  
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