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Autore: JennaHerondale    21/09/2016    0 recensioni
Le istruzioni erano semplici: sedurre e distruggere Harry Styles. Non hanno mai pensato alla possibilità che Louis potesse innamorarsi davvero. Quindi, naturalmente, è esattamente quello che ha fatto.
________
“Sai qualcosa su di lui?” chiede Louis dopo un attimo.
[…]
“È un bravo ragazzo, il nostro Harry Styles. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato sui suoi studi e basta.”
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto,
molto più interessante.
“Questo è il motivo per cui è migliore di te,” Louis sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Liam.
“Rovinalo, Louis,” dice Liam dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. “Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca.”
“Perché?”
“Perché non mi hai mai deluso.”

________
[Louis/Harry] [Zayn/Niall] [201k] [LeRelazioniPericolose!AU] [HighSchool!AU]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XI



Motion Picture Soundtrack---Radiohead

 
È il periodo più bello dell’autunno. Tutti gli alberi in fiamme, le loro foglie inondate di differenti sfumature di fuoco, il cielo è bianco e caldo, l’oro e l’argento che svettano alle estremità, e l’aria è secca come i ramoscelli che scricchiolano sotto i piedi di Louis.
Sta camminando con decisione, anche se in maniera un po’ frastagliata. Frastagliata come il suo attuale stato d’animo e come i capelli sudici che non si è neanche preoccupato di lavare in circa una settimana. Fa decisamente cagare, ad essere sinceri, i peli incolti sparsi sul viso giusto un po’ troppo lunghi per essere etichettati come ‘barba’. Indossa la stessa vecchia lurida giacca, le sue scarpe di merda, i suoi skinny jeans neri strappati e troppo stretti, e la sua maglietta di Rod Steward perennemente macchiata.
Tutto sommato, non può fare a meno di sentire una leggera fitta di imbarazzo.
Harry probabilmente lo manderà a quel paese nel secondo in cui lo vedrà, dato il suo aspetto trasandato e incasinato. E, sinceramente, sarebbe il miglior risultato possibile ora come ora, anche se il pensiero fa sentire i denti di Louis fragili come il legno.
Ma, no.
No, Louis non ha più tempo per concedersi queste stronzate sentimentali. Ha già speso l’intera fottuta settimana a cercare su Google i suoi sintomi per paura che stesse morendo – non ha più bisogno di soffermarsi sulle ‘sfortune’ della vita. Si è cacciato lui in questo casino. Ha firmato di sua spontanea volontà per questo. Quindi ha intenzione di andare fino in fondo. Perché lui è Louis Tomlinson, cazzo, e se è stato capace di uscire dalla vita della sua intera famiglia mentre dormiva senza pensarci due volte, allora chiaramente non avrà problemi a rompere il cuore di un ragazzino.
Man mano che si avvicina alla scuola, aumentano i corpi avvolti dalle sciarpe che stringono le bevande di Starbucks, come aumentano le giacche e le risate monotone. In un breve momento di distrazione, si trova a fissare il tè di una ragazza con aria assetata; lei inarca un sopracciglio, un misto tra sfida e irritazione che Louis quasi accetta perché le sfide sono praticamente la sua cosa preferita. Ha una mezza idea di strapparle la bevanda dalle mani piccole e nervose, scolarsela in un sorso e restituirle il bicchiere vuoto solo perché lui può. Ma fortunatamente, reprime l’impulso, distogliendo invece lo sguardo e continuando a trotterellare in avanti, tenendo gli occhi aperti per l’unico motivo per cui è in giro nel suo ventoso e pittoresco giorno autunnale direttamente dall’inferno. Si guarda intorno, leccandosi le labbra screpolate, cercando Harry tra la massa.
Una parte di lui vorrebbe trovarlo immediatamente. Una parte di Louis vorrebbe non vederlo mai più. È un po’ una situazione di merda.
Arrabbiato con se stesso, (deve smetterla di pensare a stronzate come quella), si morde l’interno delle labbra, aguzzando la vista mentre fa scricchiolare le foglie cadute sul marciapiede, il freddo che comincia ad entrargli nelle ossa.
Ce la può fare, okay? A questo punto, deve decidere in fretta cosa vuole fare. Quindi deve farlo. E il più velocemente possibile, anche se al momento ha l’aspetto di un cadavere.
Quindi, cammina con passi pesanti, la postura rigida, le articolazioni tese, la spina dorsale dritta come se avesse barre d’acciaio conficcate nel suo corpo. Con ogni passo, compone una fortezza dentro di sé, ogni passo che sistema un nuovo mattone.
È una fortezza. Louis Tomlinson è una fortezza. Impenetrabile. Forte. È una fottuta fortezza e rimarrà l’ultima in piedi, semplice. E così procede a passo lento.
È quando Louis comincia ad avanzare verso il laghetto, che lo vede.
È quando si trova davanti all’albero contro il quale si siedono sempre – la corteccia grigia e contorta, le foglie ormai cadute, solo quelle marroni, mosce e ricurve che rimangono ancora attaccate disperatamente – che vede il solito paio di pulite Converse bianche, un maglione arancio scuro, e una testa castana, che splende dolcemente chinata su un libricino che giace tra le gambe incrociate del ragazzo. Ogni cosa in quella visione è Harry, così semplice, e sarebbe davvero dovuta finire lì, ma in realtà non accade.
In qualche modo, Louis si ferma di colpo, la vista di Harry che spinge fin troppa aria fuori dai suoi polmoni e fa scorrere qualcosa di tagliente e allarmante nelle vene. Sembra pericolosamente adrenalina e Louis non sa che cazzo significhi, perché non ha appena sniffato e non ha appena ricevuto un pugno in faccia e non ha appena corso per tutta la città per evitare la polizia. Sta solamente fissando la figura china e solitaria di Harry, circondata da gruppi di studenti. Tuttavia, in qualche modo, Louis non riesce a respirare.
Senza rimuginare troppo su cosa questo significhi (no, grazie), i suoi piedi riprendono a camminare, ma questa volta con più determinazione. Sta marciando concretamente verso il ragazzo, fissandolo senza battere ciglio perché è improvvisamente e inspiegabilmente sopraffatto dal desiderio di vedere la faccia di Harry quando si accorgerà di lui. Vuole vedere cosa faranno i suoi occhi, cosa farà la sua bocca, dove metterà le mani… non ha davvero nessun senso ma ha bisogno di vedere quando Harry lo vedrà.
E poi accade.
Harry alza la testa dal suo libricino mentre il rumore di foglie calpestate diventa più forte, e i suoi occhi scivolano subito in quelli di Louis, mandando il mondo in cinque direzioni diverse. La sua espressione assente si trasforma in sorpresa che si trasforma poi in autentica gioia e i piedi di Louis vacillano di nuovo perché è gioia quella presente sul viso del ragazzo. Lontanamente, è consapevole del fatto che nessun altro lo stia guardando nel modo in cui lo guarda Harry. Non c’è nessuna lussuria primitiva nel suo sguardo, non c’è nessun bisogno o richiesta o volere o derisione o stanchezza o giudizio o paura o qualsiasi altra cosa con cui Louis è così abituato ad essere guardato. È semplicemente gioia, nient’altro, e Louis se ne sente già dipendente perché lo fa sentire bene ed è una sensazione nuova e non ha nessun senso.
Ma poi, da vero stronzetto quale è, Harry chiude il suo libro, senza mai distogliere i suoi occhi grandi e gioiosi da Louis, e si alza, le gambe lunghe e infinite mentre trova un appiglio tra le radici e il fogliame dell’albero. Poi diventa anche peggio, in qualche modo, assolutamente peggio, perché comincia a camminare verso Louis con entusiasmo, come se aspettare i cinque secondi in più che Louis avrebbe speso per raggiungerlo fossero cinque secondi sprecati.
Buon dio. Ma che cazzo.
Louis non riesce ancora a respirare. Forse è il motivo per cui improvvisamente un’orribile, orribile sensazione comincia a scorrergli nelle vene mentre guarda Harry venire verso di lui; una sensazione che, per la prima volta nella sua vita, gli dice che non può vincere. Che è destinato a fallire e non c’è niente che possa fare per impedirlo.
Ma no, col cazzo.
Prova a scacciare il pensiero, prova a mandarlo giù perché possiede ancora il libero arbitrio e in questo momento il suo libero arbitrio ha stretto un patto con Liam; ma poi Harry lo raggiunge, fermandosi ad una distanza di sicurezza, il sorriso che gli esplode sul viso.
“Louis,” lo saluta senza fiato, il sorriso meravigliosamente ampio. Forse neanche lui riesce a respirare.
“Ehi straniero,” Louis ricambia il saluto, sorridendo debolmente, ficcando le mani tremanti nelle tasche. I suoi occhi scivolano immediatamente sulle labbra di Harry, il loro ultimo incontro che improvvisamente decide di farsi vivo nella sua memoria perché il mondo si diverte sempre a farsi due risate alle sue spalle.
Merda. Harry ha tentato di baciarlo. Harry voleva baciarlo. Harry lo vuole.
Louis ha bisogno di una sigaretta. Peccato che non ne abbia neanche mezza.
Harry continua a sorridergli con dolcezza, anche se un po’ titubante, osservando i dettagli del viso di Louis. “Tutto bene?” domanda, morbido come crema di mele. Ha ancora quel suo libricino in mano. È così studioso.
“Tutto bene,” Louis annuisce, cercando saldamente di distogliere lo sguardo dalla bocca di Harry. Gli fa sentire la pelle bollente in un modo che gli è completamente estraneo. Non è sicuro se sia desiderio o meno – il desiderio di solito non è esattamente così. Questo è meno confortevole, più estraneo e astratto. Difficile da identificare. Il desiderio è semplice. “Tu?”
Harry annuisce di rimando. “Sì,” dice dolcemente. Poi, immediatamente, il suo sorriso cresce. “Sei qui,” dice, timido e felice, spostando una boccolo ribelle dalla fronte con una mano, il pollice che accidentalmente pizzica le ciglia, facendolo sussultare. Sbatte le palpebre più volte, rapidamente, prima di ricomporre il sorriso felice e riportarlo su Louis, unendo le mani dietro la schiena e mordendosi le labbra. Sembra quasi civettuolo. Ingiustamente dolce e delicato.
L’intera fortezza che era una volta Louis Tomlinson viene colpita da un macigno catapultato sul fianco. I mattoni sono polverizzati. I danni sono molteplici.
Louis potrebbe essere fottuto.
“Sono qui,” ripete inutilmente, sentendo le mani improvvisamente pesanti. Si schiarisce la voce, guardando verso il cortile della scuola perché guardare Harry pompa ancora più piombo nel suo stomaco e catapulta più macigni.
Segue un breve e tortuoso attimo di silenzio, e una rapida occhiata al viso di Harry gli dice che il suo sorriso sta diminuendo ogni secondo che passa.
“Sono felice che tu sia venuto,” Harry tenta a bassa voce, gli occhi leggermente tristi, ma il sorriso non si allontana dalle sue labbra. “Mi sei mancato.”
Un’altra ondata di adrenalina. Cristo. Che cazzo gli sta succedendo? Forse ha bisogno di fare una visita al sito dei Medici Online.
Louis si schiarisce la gola, strisciando appena i piedi mentre osserva le foglie sparse per terra. “Sì sì, anche tu,” è tutto quel che dice, il tono un po’ basso, e segue ancora più silenzio.
Nonostante stia fermamente evitando il suo sguardo, Louis sa che il sorriso di Harry si sta trasformando in un cipiglio profondo. Lo sente. Lo sta facendo impazzire, ma onestamente non sa cosa dire perché ha preso la sua decisione su come andranno le cose d’ora in poi, e devono cambiare. Prova a scorrere un paio di frasi nella sua testa, nessuna delle quali suona giusta, fino a che non ne sceglie una. È decente.
“Non pensavo di trovarti qui, sinceramente,” dice con un’alzata di spalle, studiando la corteccia di un albero vicino.
“Perché?” chiede Harry, e c’è confusione nel suo tono.
Louis allunga una mano per toccare la corteccia. È molto ruvida, molto fredda. Fa spallucce. “Non so. Pensavo che fossi uscito con alcuni amici o… Qualcosa di simile.” Arrischia una rapida occhiata a Harry. Già. È corrucciato. Un sacco. Louis si sente come se gli avessero spaccato la testa in due. “Lo sai, dovresti frequentare alcuni di quei tuoi compagni di classe. Lo sai che amerebbero averti nel loro gruppo. Dato che sei il ragazzo d’oro della scuola eccetera.” Sorride in modo sardonico e prova a incontrare gli occhi di Harry, la mano che ancora scortica la corteccia. Harry non ricambia il sorriso. Louis si schiarisce la gola, distogliendo nuovamente lo sguardo. Strappa altra corteccia. “Dovresti provare a farti degli amici, Harry.”
“Te l’ho già detto,” dice lentamente, e a Louis non sfugge il tono ferito della sua voce. “Non vado d’accordo molto facilmente con le persone. Ho preferito aspettare te.”
“Ma non sapevi se sarei venuto oggi,” afferma Louis, lasciando cadere la mano e donando la sua completa attenzione a Harry, indipendentemente da quanto sia difficile. Louis è forte.
“No, non lo sapevo,” Harry concorda, la frustrazione che spinge sui suoi morbidi lineamenti. Louis si sente un completo stronzo. Si sente a disagio, il corpo in conflitto con il cervello. Migliaia di messaggi contrastanti dentro di sé. Scoppiano come bombe, crepitano come fulmini. “È per questo che ti ho aspettato tutti i giorni.”
E, oh, dio. L’ha aspettato tutti i giorni? Tutti i giorni?
Louis sente come se il suo stomaco stesse attualmente ospitando un acquario, ogni cosa che improvvisamente nuota. Niente più elettricità, solo melma paludosa e alghe. Uno o due calamari, forse.
“Mi hai aspettato tutti i giorni?” domanda, un po’ vacuo. Infila le mani nelle tasche, le nocche che sfregano contro il jeans.
“Sì,” Harry annuisce con sicurezza, ma un rossore sta iniziando a scaldargli le guance. “Sì, ovvio che l’ho fatto.”
Ovvio che l’hai fatto.
Louis deve distogliere lo sguardo. Così non va.
“Mi dispiace,” dice, prima di potersi fermare.
Harry tace.
“Sinceramente sono stato veramente di merda,” Louis ammette con calma, e questo non è il modo in cui doveva andare, ma sembra che non riesca a trattenersi, cazzo. È diventato tutto così difficile. Quando cazzo è successo? Dov’è finita la ‘semplicità’? Perché se n’è andata?
“A causa mia?” Harry domanda a bassa voce, osservando Louis con attenzione. Le sopracciglia sono corrucciate e sofferenti, sembrando appena intagliate nel marmo sullo sfondo della scuola e degli alberi e del laghetto.
“No, no,” Louis si affretta a dire, voltandosi nuovamente verso di lui, perché non ha nessun controllo. “No, non a causa tua. Tu non hai fatto niente.”
“Perché ho l’impressione che sia io il problema,” Harry continua, come se Louis non avesse neanche parlato, e il suo viso sempre più piccolo, più insicuro. “E, tipo… E, tipo, anche adesso. È la prima volta che ci vediamo in oltre una settimana e la prima cosa mi dici è che dovrei trovarmi dei nuovi amici.” Il suo volto è quasi completamente rosso ora, ma appare morbido e fragile, le parole tremanti. “Mi sento un po’ come se tu stessi cercando di liberarti di me, Louis. Ma non sai come fare, o qualcosa del genere.”
E, cazzo. Non è proprio questo il problema?
Louis ride senza umorismo, arido. “Sinceramente, Harry?” comincia, voltandosi verso di lui con una strana espressione. “Devo proprio essere onesto, in questo momento? Se fossi una persona matura, un uomo migliore, è esattamente quel che cercherei di fare.” Harry sbatte le palpebre, attonito. “Ma, dato che sono… solo un minuscolo, debole e piccolo gremlin…” Scuote la testa, quella stessa orrenda sensazione di fallimento che gli pesa sul petto. “Non penso di esserne in grado. Ecco la verità.”
Gli occhi di Harry sono annebbiati, stanchi e confusi, ancora feriti. “… Grazie?”
Louis si limita a fare spallucce, distogliendo lo sguardo. Non sta andando proprio come voleva. Non succede mai. “Non so se sia una giustificazione, ma. Ma è la verità. Dovresti trovare persone migliori con cui stare.”
“Ehi. Non parlare di te come se non valessi abbastanza per stare con qualcuno,” Harry lo rimprovera con dolcezza. Quando Louis alza la testa, vede nuovamente la tenerezza nel suo sguardo, in coppia con una smorfia di disapprovazione.
L’intera fortezza è probabilmente crollata. Rasa al suolo, perfino.
“Senti, mi dispiace di essere stato evasivo,” Louis continua, ignorando con decisione il commento malgrado sia alimentato da esso. “Ma, ehm, anche tu mi sei mancato, ragazzino. Sono un po’ fuori di testa quindi a volte… non so. A volte mi succedono dei casini e mi dispiace se ti ho fatto pensare che fosse in qualche modo colpa tua. Non voglio farti sentire così.”
Harry sorride, lento e sfuggente. È più che sufficiente. “Non importa. Sono solo felice di vederti, ad essere sincero. Mi sentivo solo senza di te.”
Buon dio. Ogni frase che questo ragazzo sputa fuori è sempre peggio. Louis non sa se vuole infilare la propria testa in un frullatore o se vuole annotarsi le parole di Harry, tenerle per sé in un qualche romantico diario di merda macchiato d’inchiostro e sporco di impronte. Ha sempre voluto tenere un diario… Ma la sua dedizione non è mai durata per più di quattro giorni. Magari Harry potrà inspirarlo di nuovo.
“Lavori oggi?” Louis domanda un po’ senza fiato, inclinando la testa mentre continua a fissare Harry, il cui sorriso sta lentamente crescendo man mano che Louis mantiene il contatto visivo. E ora sente il proprio cominciare a formarsi sulle labbra. Cazzo.
“Già,” Harry annuisce, la bocca che tira sulle guance. “In effetti sono già in ritardo. Proprio mentre parliamo.”
Louis sbatte le palpebre. “In ritardo? Perché non me l’hai detto prima? Stavi seduto lì a leggere, quindi ho pensato-”
“Lo so,” Harry alza le spalle. “Ho deciso di aspettarti un po’ di più oggi. Avevo un buon presentimento.”
A quello, Louis si permette un sorriso sincero, una piacevole sensazione che sboccia tra le sue costole. “Be’ sono contento che abbia funzionato, allora,” dice, calciando un paio di foglie secche e alzando di scatto gli occhi su Harry in un sorriso scherzoso. “Io, uh, non credo che ti spiacerebbe molto se ti seguissi fino al lavoro, allora? Sono sicuro che Julian senta la mia mancanza. Così come i ragni e i dischi di Syd Barrett che sono sicuro nessun altro abbia toccato.”
“Come se permettessi a chiunque altro di avvicinarsi a loro,” lo sfotte Harry, i denti visibili mentre sorride, scuotendo la testa. “Sono tuoi, se posso dire la mia.”
Louis ridacchia. “Sei proprio un rubacuori, cucciolo. Troppo, troppo buono con me.”
Il sorriso sul viso di Harry è abbastanza da spazzare le nuvole dal cielo e riportare l’estate. “No, non ho detto questo,” afferma con aria felice, studiando Louis così da vicino con quei suoi occhi luminosi. “Ma mi piace essere buono con te. Ecco.”
Bene, allora. Almeno adesso Louis si sta abituando alle misteriose ondate random di adrenalina. E questo è un bene.
“Sì che l’hai detto. Me l’hai letteralmente detto, parola per parola,” Louis precisa con un sorriso divertito, gli occhi che cominciano a fissarsi maggiormente su Harry, ora un po’ esitanti a guardare da qualsiasi altra parte. È una visione magnifica, ecco. Tutto carne pallida e cornee luminose e gambe lunghe e mani grandi, che stringono un romanzo rilegato in pelle che probabilmente profuma di polvere e pelle vecchia.
“Oh. Già. Okay. Mi sembra giusto,” Harry brilla, sembrando tutto tranne che offeso dalle prese in giro di Louis. Sembra il contrario, addirittura – felice da far schifo. Entusiasta, si potrebbe dire.
Ugh. Come pensa di cavarsela Louis in questo casino?
“Oh, Harry Styles,” si lascia sfuggire con un sospiro, scuotendo la testa.
“Oh, Louis Tomlinson”, Harry lo sfotte alzando gli occhi al cielo, muovendo i fianchi e stringendo le braccia attorno al petto nella maniera più altezzosa possibile.
Una risata sorpresa fuoriesce dalla gola di Louis. “Ma guardati! Vedo che la vecchia insolenza va alla grande oggi.”
“Alla grandissima,” Harry lo corregge, e Louis ride di nuovo, il che è piacevole. Le cose stanno cominciando ad essere piacevoli.
“Ottimo,” dice con approvazione, qualcosa stranamente simile all’orgoglio che ricopre la parola mentre Harry si pavoneggia, illuminandosi d’oro e fuoco per le attenzioni.
Passano un paio di secondi, intervallati solo dalla risata di Louis e dal sorriso di Harry.
“Mi è mancata la tua risata,” Harry commenta con affetto, distrattamente, gli occhi che si distendono su tutto il viso di Louis; ma poi improvvisamente si blocca, divampando di rosso vivace, e i suoi occhi si allargano quasi in modo preoccupante, come se avesse appena realizzato le parole che si è lasciato scappare.
E, di punto in bianco, un’inaspettata tensione spezza la piacevole calma tra loro.
È abbastanza per far sbattere le palpebre a Louis, il sorriso che vacilla, mentre le parole rimangono sospese a mezz’aria, davanti ai suoi occhi, tremanti nella brezza.
Mi è mancata la tua risata.
Fanculo lo scriversi quella frase in qualche diario di merda. Se avesse avuto un animo più sensibile, Louis probabilmente se la sarebbe tatuata lungo tutto il fottuto costato. Probabilmente avrebbe usato la calligrafia di Harry e ci avrebbe premuto le dita contro ogni notte, prima di addormentarsi in un qualche squallido buco dove si sarebbe trascinato in quel momento. Se avesse avuto un animo più sensibile.
Per come è, invece, Louis sente il suo sorriso scivolare via, vagamente inorridito dal fatto che stia addirittura evocando ipotetici scenari comprendenti tatuaggi, per non parlare del fatto che sta sperimentando una brusca pressione del petto. In effetti, ‘vagamente inorridito’ è probabilmente un eccellente riassunto del punto di vista di Louis riguardo la sua relazione con Harry in generale, a questo punto.
È tutto semplicemente troppo, vedete. È troppo, cazzo. E pare che Louis non riesca ad organizzare niente di tutto questo in qualcosa di logico che possa comprendere.
Dopo che il silenzio si è trascinato per un po’, e Louis un po’ perso nei suoi pensieri, il viso di Harry crolla. L’inequivocabile lampo di dolore guizza nel suo sguardo e Louis non se lo perde.
Merda, merda, merda.
Perché tutto questo probabilmente dà una pessima impressione a Harry, vero? Dato che Louis non riesce effettivamente a spiegare cosa gli stia succedendo, tutto quello che Harry vede è un tentativo fallito di un bacio, Louis che di conseguenza lo allontana, e ora, durante il loro ricongiungimento, Louis che lo allontana ancora di nuovo. Si sta comportando come se non gli interessasse. Come se fosse a disagio. E, certo, lo è, ma… Ma non in quel senso. Questo non è… Questo non contribuisce a nessuna delle intenzioni di Louis.
Merda. Ha bisogno di rimediare, ma come?
“Uhm,” Harry dice impacciato, rosso e imbarazzato, distogliendo i suoi occhi feriti da Louis. Cristo, è così sincero, vero? Ogni cosa che sente è riversata direttamente da ogni sua cellula. “Scusa,” balbetta. “Mi dispiace. Vuoi-vuoi che andiamo adesso? Nel senso, ti va ancora di venire? Al negozio, intendo. Vuoi ancora venirci? Con me? Puoi anche andarci per conto tuo, se vuoi. Ecco, sì.”
Si fissano negli occhi, Louis che boccheggia in cerca di parole, Harry che va a fuoco come il sole, cercando di mantenere con determinazione il contatto visivo con Louis.
Cosa deve fare? Harry pensa che non sia interessato. Harry vuole Louis e pensa che lui lo stia rifiutando, oh dio. Quando è accaduta questa drastica svolta negli eventi? Louis si sente stordito. E stranamente paranoico.
“Ovvio che voglio ancora venire. Con te. Andiamo, dai. Non voglio che fai tardi,” dice stupidamente, il panico che gli rimbalza nel petto.
Harry annuisce rigidamente prima di cominciare a camminare, ma la tensione è così, così palpabile che Louis non può semplicemente lasciar correre, non può semplicemente camminare con Harry in qualche silenzio tacito e incompreso per tutto il tragitto. No. Vuole che sia tutto di nuovo perfetto.
“Harry, senti,” comincia, incerto su cosa fare mentre i suoi piedi rimangono piantati sull’erba morente, la voce che suona un po’ strozzata.
Ma Harry non si ferma, si limita ad andare avanti mentre scuote la testa con decisione. “Ho capito, Louis,” dice a bassa voce.
“No che non hai capito,” Louis protesta con un sospiro frustrato, e prima che possa ripensarci raggiunge Harry, afferrando la sua mano con la propria. “Ascoltami, okay?”
A quello, Harry si ferma, ma quando si volta verso Louis, è arrossito, nervoso e imbarazzato, mentre cerca di evitare il suo sguardo.
“Non ti voglio ascoltare,” dice in punta di piedi, la voce ancora più bassa. “Non sono stupido. Ho capito, okay?”
Louis sbatte le palpebre. “Capito cosa?”
Harry sospira, strisciando goffamente i piedi e cercando di liberare la sua mano da quella di Louis – ma Louis non lo lascia andare. “Che tu non-” Si interrompe, distogliendo lo sguardo con durezza, e il suo viso sembra così delicato che Louis si chiede se si sgretolerebbe se provasse a toccarlo. “Che tu non sei-” ci prova di nuovo, ma non dice effettivamente niente.
Cristo. È diventato tutto così intenso così in fretta. Louis è così fuori dal suo elemento, cazzo.
“Harry,” ci prova dolcemente, in ogni caso, e lo tira appena un po’ più vicino, cercando di attirare la sua attenzione. Ma non sa cosa dire, non lo sa mai, e cazzo. Cazzo, più a lungo sta in silenzio, peggiore sembra la situazione.
Harry pensa che lo stia rifiutando. Rifiutando. Louis era il viscido bastardo che ha letteralmente perseguitato Harry fino a che non gli ha rivolto volontariamente la parola e pensa davvero che Louis adesso non lo voglia? Non riesce ancora a crederci.
Ma, cazzo, lui non lo vuole adesso, vero? Non dovrebbe volerlo adesso. Non può volerlo adesso.
Lo vuole adesso.
Merda. No. Cazzo.
È tutto così intenso.
È solo quando Harry comincia a tirare con più determinazione, uno strano riflesso lucido a rivestire le eleganti curve dei suoi occhi, che Louis si decide ad agire. Non è mai stato bravo con le parole, non riesce mai a metterle insieme – ma è sempre stato bravo con i fatti.
In un momento di stordimento e improvvisa genialità (o è follia?), lo tira di nuovo con delicatezza, muovendosi per trovarsi proprio di fronte al ragazzo, il suo cuore che comincia a battere all’impazzata come fa così spesso ultimamente. Si sente anche nuovamente a corto di fiato, ma i suoi occhi si concentrano su quelli abbattuti di Harry mentre lentamente solleva la sua mano, portando le nocche del ragazzo alle sue labbra.
È una replica precisa delle azioni mascherate di Louis al gala. E, dio, spera che Harry capisca. Spera che lo capisca.
Lo sguardo di Harry scatta immediatamente su Louis nel secondo in cui sente la sua bocca sfiorare la sua pelle, gli occhi spalancati in totale sorpresa. È totalmente spiazzato mentre osserva la scena, Louis che ora stringe la mano di Harry tra le proprie mentre sposta il bacio sul retro del palmo, inchinandosi appena – proprio come ha fatto l’ultima volta in cui stavano l’uno di fronte all’altro, quando avevano il conforto della maschera tra loro.
Ma ora sono messi a nudo, esposti, occhi negli occhi, e vuole che Harry capisca, vedete. Louis non glielo può dire, non può dire niente, ma vuole che Harry sappia. Vuole che lo sappia. Sappia che non è… Che lui non…
Vuole che Harry capisca.
Mentre osserva gli occhi di Harry, vede sbocciare un’ombra di consapevolezza tra il verde-grigio. Vede la comprensione e l’attenuazione dell’umiliazione e dell’imbarazzo. Vede svolazzare le palpebre di Harry mentre le sbatte più volte e vede le sue labbra dischiudersi in aria e parole non dette e vede ogni cosa, ecco il punto. Louis vede l’intero processo della comprensione di Harry ed è fottutamente incredibile per ragioni a lui ignote, ma è davvero bellissimo e sembra come se potesse risolvere tutto. Almeno in questo momento, Louis si sente bene e sente che questa volta potrebbe aver fatto la cosa giusta.
“Non sono bravo con le parole,” spiega dolcemente, stringendo ancora la mano di Harry.
Harry si morde il labbro, un sorriso che minaccia di formarsi mentre annuisce in maniera solenne, strizzando la mano di Louis. Appare radioso e stupefatto. Louis è in caduta libera.
“Grazie per essere buono con me,” continua piano, la voce improvvisamente lacerata.
Sembra tutto troppo sincero. Specialmente per qualcuno come Louis.
Ma tutta questa storia del cazzo è completamente fuori dal suo controllo e non importa quante fortezze possa costruire, sembra che non riesca a trovare la forza di vincere. E nonostante sia terrificante, il pensiero giace pungente dentro di lui perché non vuole essere debole, non può essere debole, e inoltre non si lascia prendere dal panico o sottomettere o bruciare dentro. Invece, si ancora allo sguardo di Harry e al sorriso e alla calda pressione delle sue mani sulle proprie.
E poi il sorriso di Harry diventa accecante.
“Non c’è di che,” dice, le parole morbide come la sua bocca, prima di sollevare l’altra mano, (quella che ancora stringe quel maledetto romanzo) per strizzare per un attimo il gomito di Louis.
In qualche modo questo riesce sia a trattenere che a far sollevare da terra Louis. Ma è piacevole. Ed è dolce. E la testa di Louis è una specie di casino perché parte di essa sta sbraitando sulle opportunità, sui progressi e su Liam, e l’altra parte è silenziosamente stordita e bollente, illuminata dal viso di Harry Styles.
“Andiamo?” domanda Louis sottovoce, rauco, dopo un lungo momento di silenzio, lasciando gentilmente la mano di Harry.
Harry sembra quasi contrariato mentre segue la traiettoria della sua mano, ma è solo per un attimo. Presto, il suo sorriso ritorna, caldo e ampio, attirando i colori dell’autunno sulle sue labbra. “Andiamo.”
Camminano fianco a fianco, i piedi che calciano le foglie mentre i loro gomiti si sfiorano e la risata di Harry fa volare via i corvi dagli alberi mezzo spogli, Louis che va incontro alla propria morte al suo fianco.
 
**
 
Quando raggiungono il negozio di musica, lo stomaco di Louis è decisamente più leggero di quanto non lo sia stato nella settimana passata, la risata vivace di Harry, i suoi ricci e i suoi passi che eliminano la maggior parte del peso. Fa quasi sentire Louis nuovamente se stesso, la sua mente sgombra, il suo corpo rilassato, il cellulare silenzioso nella sua tasca posteriore. Da qualche parte nel suo cervello è consapevole di essere ancora coinvolto in un grande, immenso casino, di essere ancora in debito con Liam e di aver bisogno di farsene una ragione e attenersi al piano…
Ma non oggi.
Oggi è dedicato alla brezza autunnale e alle guance rosa, alle labbra ancor più rosa, e agli occhi luminosi che riflettono il sole dorato sospeso sull’orizzonte, che scivola sui tetti e riflette i prismi dalle finestre del negozio. Oggi è dedicato a Louis che finalmente sente qualche sollievo fisico, finalmente sente di nuovo un sorriso formarsi naturalmente. È dedicato a sentire il gomito di Harry sbattere a intermittenza contro il suo fianco quando piega la testa in un sorriso e lancia occhiate a Louis da sotto le ciglia, quando pensa che Louis non lo veda. Ma Louis lo vede sempre.
“Dopo di te,” Louis sogghigna mentre tiene aperta la porta del negozio per Harry, osservandolo inciampare sulla crepa coperta di foglie sul marciapiede e rimettersi in equilibrio con una totale mancanza di grazia o contegno. Ride quando Harry lo fulmina con un’occhiataccia, ride ancora di più quando non riesce a mantenerla, per quanto ci provi.
“Grazie,” Harry risponde con aria sprezzante, ma sparisce quasi del tutto a causa del suo largo sorriso che crea delle fossette sulle guance. È uno di quegli strani piccoli dettagli di Harry che lo rendono incantevolmente memorabile, quel sorriso, quel tratto asimmetrico, quei larghi denti e le labbra curve.
“Sei così dannatamente adorabile, lo sai?” Louis si ritrova a prenderlo in giro, tenendo aperta la porta con una mano e allungando l’altra per premere con decisione il pollice sulla guancia di Harry. È piacevole, è il suo posto, quindi lo tiene lì; il campanello d’allarme nella sua testa è muto, sostituito invece da un pacifico ronzio, quindi preferisce non pensarci perché questa probabilmente è una parte del piano, qualcosa che Liam approverebbe. Più che altro, comunque, non è niente di che. Solo piacevole.
Anche Harry sembra pensarla così.
È completamente immobile, bloccato sulla soglia, limitandosi a fissare Louis con una sorta di meraviglioso stupore negli occhi, le labbra dischiuse e gli occhi grandi. La sua pelle è sfumata in un rosso che renderebbe invidiose le foglie autunnali e quasi si fonde con l’ambiente circostante a causa dell’arancio del suo maglione. È tutto luminoso e caldo.
“Tu dici?” domanda, il sorriso che cresce lentamente mentre osserva Louis senza battere ciglio. Senza distogliere lo sguardo, solleva la mano, avvolgendo gentilmente le dita attorno al polso di Louis, tenendolo fermo contro la sua guancia. Lo tiene semplicemente lì mentre il pollice di Louis lascia un marchio nella carne di Harry.
Louis sente una contrazione nell’intestino tenue. Forse è il suo fegato, forse il rene e anche la cistifellea. Forse è stato sufficientemente strapazzato, come un uovo. Louis è un fottuto uovo.
Uno, due, tre, quattro secondi passano con il pollice di Louis premuto forte sul sorriso di Harry, la mano di Harry delicatamente avvolta attorno alle sue ossa sottili, i loro occhi incatenati e i loro sorrisi screpolati dal vento freddo della sera. È snervante in modo strano e fa sentire Louis senza fiato, quindi alla fine allontana la mano – ma non prima di sfiorare la linea della mascella di Harry con il pollice, e le palpebre del ragazzo vibrano infinitesimamente. Vibrano come Louis non le ha mai viste vibrare prima.
Deglutisce, facendo un passo indietro e gesticolando verso l’interno. “Forza, cucciolo,” dice mentre tenta di sorridere. “È meglio entrare prima che lo facciano i ratti.”
“Oh, intendi i ratti come te?” Harry domanda, luminoso, e ridacchia come un carillon quando Louis sbraita e lo spinge in avanti con un pizzicotto d’avvertimento sulla schiena.
Ridendo sommessamente, entrano nel negozio, Harry che tiene la porta per Louis mentre gli lancia un sorriso sincero. Come tutto ciò che lo riguarda.
“Oi! Ragazzi!” sentono improvvisamente, proprio mentre Louis è sul punto di prendere per il culo Harry sullo stato dei suoi capelli, (che non sembrano poi troppo lontani dai mucchi di foglie là fuori) ed entrambi sobbalzano, voltandosi in direzione del bancone.
Julian non è qui oggi – invece c’è Zayn, accompagnato da quella voce che – Niall. Ovviamente.
Louis sorride, avvicinandosi immediatamente, Harry a seguirlo appena dietro di lui. “Bene, bene, bene. Chi si vede, la Bella e la Bestia.”
Il sorriso euforico di Niall si tramuta in confusione. “Eh? Chi è la bestia?”
Zayn gli sta sorridendo dallo sgabello, gli occhi annebbiati. Ha il suo ciondolo yin-yang addosso, nonché una collana di perline di plastica color smeraldo, e sta indossando una camicia marrone a maniche lunghe, i capelli arruffati e pettinati da un lato. Proprio una meravigliosa piccola creatura. Louis è solo leggermente sorpreso nel realizzare che il pensiero è sentito con più affetto familiare che sessuale. Huh.
“Spero io,” dice, giocando con le dita di Niall appoggiate sul bancone. “Sono solidale con i personaggi incompresi.” Sorride intontito quando Niall inclina la testa confuso, e Louis ride alla coppia. Si guarda alle spalle, vedendo Harry sorridere, ma i suoi occhi sono su Louis e per qualche motivo questo fa ridere di nuovo quest’ultimo mentre inconsciamente mette un braccio attorno alle spalle del ragazzo, attirandolo al suo fianco senza riflettere.
Harry si illumina, afferrando immediatamente il fianco di Louis e serrando le dita, avvicinandolo ancora di più a sé.
Un paio di battiti riempiono l’aria, ma Zayn e Niall sono piuttosto ignari, mormorando parole nella loro lingua mentre Zayn gli offre il suo thermos del tè.
“Nah, fa cagare,” Niall borbotta, ma sta già bevendo un sorso mentre lo dice, il viso contorto.
Zayn sorride, annuendo a nessuno in particolare, prima di stringere di più la mano di Niall (che è ancora poggiata sul bancone di fronte a lui), allacciando le loro dita pigramente, e voltandosi poi verso Harry.
“Hai già incontrato la mia anima gemella, sì?” domanda, disinvolto.
Niall sorride, pulendosi la bocca con il retro della manica della sua giacca, appoggiando il thermos sul bancone. A quanto pare, è sentimentalmente ‘tutto o niente’ come Zayn perché il ragazzo non batte nemmeno ciglio all’appellativo. Piuttosto, appare compiaciuto e fiducioso – come se questa fosse una qualche verità universale, o qualcosa di simile. Che ragazzini strani, quei due.
“Ehm, sì. Un paio di volte, in realtà…” Harry sbatte le palpebre lentamente, lanciando un’occhiata confusa a Louis.
Louis sogghigna, soffocando una risata: da quando Niall è arrivato, è stato al negozio ogni giorno. Pertanto, Harry l’ha incontrato circa una dozzina di volte ormai.
Oh, Zayn.
“Non badare al nostro Zayn,” Louis agita la mano in modo altezzoso, stringendo leggermente la spalla di Harry; riceve in risposta un sorriso con le labbra tra i denti e un tremolio nello sguardo che scatta dagli occhi alle labbra. Il cuore che Louis finge di non avere sta scalpitando. “Delle volte dimentica i dettagli della vita. Fuma troppa erba. Quella dannata erba su cui quei teppistelli continuano a metterci le mani.” Sorride, spostando il suo sguardo su Zayn e Niall e facendo loro l’occhiolino.
Niall scoppia a ridere spaventosamente forte, facendo tremare i dischi sugli scaffali, mentre Zayn alza le spalle, completamente imperturbabile. “Non penso che tu possa fumare troppa erba. Sarebbe come dire che puoi crescere troppo. Non penso sia possibile.” Dice, gli occhi del colore dell’espresso freddo.
“Be’, dipende,” Louis sogghigna. “Crescere in che senso?” Agita le sopracciglia. Perché lui può.
A quello, il risoluto contegno di Zayn si rompe e lui ridacchia, arrossendo e abbassando lo sguardo sul bancone; Niall ride ancora più forte, la testa gettata indietro, il suo pugno chiuso premuto contro la bocca mentre Harry si limita a sorridere e scuotere la testa.
“È diventato tutto rosso,” Niall ride, le spalle che tremano dallo sforzo mentre con una nocca sfiora la mandibola di Zayn, che diventa ancora più rosso, chinando appena la testa e sorridendo. Niall ride, completamente innamorato, piegandosi in avanti per avvicinare la testa a quella di Zayn. C’è la possibilità che si stiano scambiando un bacio eschimese, piccole risatine e contatti e suoni casuali che si diffondono tra i due. Disgustoso.
Ad ogni modo, Louis gonfia il petto di proposito, voltandosi per guardare Harry con un piacere soddisfatto a riempirgli la faccia. “Sono divertente,” afferma, gesticolando verso la coppia di scimmie ridacchianti. “Guarda quanto sono divertente.”
Troppo divertente,” Harry concorda, annuendo con abbastanza entusiasmo da mandare un paio di lunghe ciocche di capelli a colpire la guancia di Louis. Lo stronzetto sembra tutto tranne che sincero, comunque.
Quindi, ovviamente, Louis gli tira un pizzicotto. E, ovviamente, Harry strilla come un neonato e prova, (ma fallisce), a pizzicarlo a sua volta. È indecente.
“Voi due siete così carini,” Niall commenta all’improvviso, avendo apparentemente terminato le sue estemporanee coccole con Zayn, mentre punta un ipocrita ditino ai due.
Sobbalzando appena, Louis e Harry distolgono lo sguardo l’uno dall’altro. Sembra stranamente come se fossero stati beccati e Louis sente la pelle scaldarsi alla sensazione, sbattendo fin troppe volte le palpebre mentre tenta di assumere un contegno. Che si tratti vergogna, piacere o shock, non ne è sicuro. Ma anche Harry ha le guance infuocate, quindi, immagina che non sia poi così importante.
“Sì, sono proprio carini,” Zayn concorda in modo confuso, ma Louis lo vede nel suo occhi – quello sguardo da ‘So cosa sta succedendo.’
Perché Zayn sa, sa che Harry è uno degli obiettivi di Louis e Liam. Che questo è il loro gioco. E, di solito, è abbastanza per far uscire Zayn dalla stanza, ma per qualche motivo, ultimamente è rimasto zitto sulla questione, optando invece per far finta di esserne all’oscuro. Louis è stato tentato di chiedergli il motivo, ma non vuole davvero parlare di tutta questa situazione. Quindi attualmente è solo una tacita cosa tra di loro.
Oh be’. Non è niente di che.
Zayn allora tira la mano di Niall, e Niall lo guarda, il sorriso sempre presente. “Ehi, andiamo a mangiare qualcosa?” domanda felice, calmo e rilassato. “Il turno di Harry comincia ora, io ho finito.”
Niall si illumina, annuendo già a metà della frase. “Oh, fantastico! Sì. Figo.” Sorride a trentadue denti mentre Zayn sposta la sua giacca, afferra il thermos e uno dei libri che ha portato con sé. È un dizionario di latino. Louis non fa domande. “Il tempo è passato in fretta,” Niall afferma, sembrando sorpreso, le mani nelle tasche dei suoi pantaloni. “Pensavo mi sarei annoiato oggi dato che sembrava un mortorio qui.”
“Non ti annoi mai con me, lo sai,” Zayn risponde dolcemente, uscendo da dietro il bancone, e Louis non può trattenersi dal sorridere perché è la cosa più vera che Zayn abbia mai detto. Si scambia uno sguardo divertito con Harry di sbieco.
“Lo so. È fantastico,” Niall è raggiante, mentre guarda Zayn procedere lentamente verso di lui con un’eccitazione infantile. È troppo dolce vedere quanto siano innamorati l’uno dell’altro. Louis deve ammetterlo. Sono così travolti e nervosi. Assolutamente adorabili.
Zayn annuisce, compiaciuto, prima di voltarsi verso Louis, gli occhi che sbattono lentamente. “Ho intenzione di chiedere a Liam di venire a cena con noi,” dice con semplicità, posando una mano sulla schiena di Niall. “Credo che abbia bisogno di socializzare di più. Uscire un po’ di casa, sai?”
E, wow, questo, detto da Zayn, è assolutamente esilarante.
Ma Louis non commenta o ride, limitandosi ad annuire. “Sì, in effetti. Dubito che verrà perché era di pessimo umore oggi, ma sì. Puoi provarci.”
“Perché era di pessimo umore?” Harry domanda, preoccupato.
Ops. Merda.
Louis vacilla, scambiandosi uno sguardo con Zayn. “Uhm.”
Merda merda.
“Ha un sacco di emozioni,” gli viene in soccorso Zayn, rilassato e sicuro. “Ma non penso che sappia molto bene come gestirle. È mio fratello. Lo sapevi?”
“Oh! Ehm, in realtà no,” risponde Harry, sorpreso. “Non proprio. Louis non ne parla mai…”
Oh, grandioso. E ora Harry sta osservando Louis, la confusione nel suo sguardo. Splendido. Perfetto.
Questo non è un buon argomento da trattare. Non vuole parlare di Liam. Non con Harry. Non vuole che Harry sappia. Non vuole niente di tutto questo.
“Uhm, be’. Non c’è poi tanto da dire, sai?” Louis ride, un po’ nervoso, sentendo addosso gli sguardi di Niall e Zayn e Harry. Proprio splendido, cazzo.
“Non ci siamo mai presentati,” Harry dice lentamente, inarcando le sopracciglia. “Non, tipo, direttamente. Abbiamo qualche lezione assieme. Non abbiamo neanche mai parlato. Non proprio.”
Lo so, Louis pensa sarcasticamente, prima di sciogliersi dalla presa di Harry, liberandolo dalla sua stretta. Troppo, davvero troppo.
“È uno dei tuoi migliori amici, vero?” Harry continua, interrogandolo, inarcando maggiormente le sopracciglia mentre lascia cadere il proprio braccio.
“È un amico, sì,” stringe Louis, sperando che il suo tono segnali la fine di questa conversazione, ma Harry sembra ancora più confuso e contrariato mentre Zayn lo osserva con occhi improvvisamente tristi e la bocca piegata verso il basso.
“A me piace,” commenta Niall, vivace e ignaro, rompendo la tensione appena formatasi. “È simpatico. Sempre indaffarato, ma simpatico.” Improvvisamente schiocca le dita, illuminandosi mentre si volta verso Harry. “In effetti era al gala, Harry, non l’hai visto? È stato tutto il tempo con Lou – ricordi? Louis, non eri lì nell’angolo con lui-”
“Sì, non lo so, l’intera serata è un po’ confusa,” Louis dice di fretta, la pelle che si scalda, desiderando di poter incenerire Niall con lo sguardo.
Questa non è la giusta direzione in cui andare.
Ma Niall sembra ignaro dell’ostilità, limitandosi a sbattere le palpebre come un cerbiatto e sorridendo affabilmente tra i due mentre Harry con le palpebre alza abbastanza nuvoloni da creare una tempesta. Un’occhiata enorme e confusa. Louis potrebbe cominciare a rosicchiarsi le labbra se non trova subito una sigaretta da ficcarsi in bocca.
Zayn, tuttavia, sembra aver captato l’improvvisa instabilità di Louis, perché si è avvicinato in maniera protettiva a Niall, le loro mani saldamente intrecciate, mandando uno sguardo minaccioso in direzione di Louis.
“Eri spettacolare vestito da quel lupo, comunque,” Niall continua con un sorriso, mostrandogli il pollice in su. “Super figo, amico.”
Quel lupo.
E, bene allora. È tutto qui, esposto. Se ci fosse stato qualche dubbio rimasto nella mente di Harry sull’identità di Louis la notte del ballo in maschera, è certamente scomparso ora. Il che è un bene, ma…
Con un brivido lungo la schiena, Louis si volta lentamente verso Harry, che lo sta fissando con qualcosa come trionfo e affetto negli occhi.
“Grazie,” mormora Louis, ma non riesce a distogliere lo sguardo da Harry, un’inspiegabile tensione che ribolle nelle vene.
Gli occhi di Harry sembrano speranzosi. Perché sembrano speranzosi?
“Uhm, ehi. Andiamo, Niall. Ho fame,” Louis sente dire improvvisamente a Zayn, riecheggiando in lontananza.
“Okay, okay,” Niall cinguetta rapidamente, abbastanza forte da strappare Louis dallo sguardo di Harry e tornare al presente.
Prima che Louis possa dire qualcosa, comunque, la coppia è quasi alla porta, Zayn che accompagna Niall con una mano gentile e le spalle curve.
“Mi ha fatto piacere vedervi, ragazzi!” Niall grida appena prima di uscire. Agita una mano, sorridendo piacevolmente. “Dobbiamo fare una cena tutti insieme, okay? Organizziamoci!”
“Certo,” Louis annuisce. Sente ancora gli occhi di Harry su di sé. “Perché no?”
Niall sorride ancora di più a quello prima di mandare un ultimo saluto mentre Zayn lo spinge in avanti, la testa alzata verso il cielo. La porta si chiude, tintinnando per un secondo o poco più, poi cala il silenzio.
E ora sono rimasti in due.
Louis ha bisogno di tutte le sigarette del mondo. Forse anche di una bombola d’ossigeno. E di un libro di auto-terapia.
“Simpatici quei due, eh?” tossisce dopo tre ulteriori secondi di silenzio, sentendosi inspiegabilmente teso. Continua a fissare la porta, non volendo guardare Harry. Il che è strano. Non se ne capacita, ma sa che non vuole guardare.
Di sbieco, vede Harry annuire. “Già. Sono felice che si siano trovati.” Dice a bassa voce.
Louis si schiarisce la gola. “Sì. È una cosa bella.”
Harry mormora, annuendo lentamente. “Curioso, come va il mondo.”
Yup.” Enfatizza la ‘p’. “Suppongo di sì.”
“Perché non mi vuoi parlare di Liam?”
Louis vorrebbe strapparsi la pelle.
“Huh?” farfuglia, voltandosi totalmente per guardare Harry senza riflettere, lo shock scritto sul viso e il cuore che rallenta i caldi battiti.
Merda merda merda merda merda merda.
Harry lo sta osservando, le mani unite in grembo, timido e insicuro mentre mangiucchia nervosamente il suo labbro inferiore, le sopracciglia unite come radici di vecchi alberi. “È solo che, uhm, non parli mai di lui.”
Louis lo fissa. “Non parlo mai di nessuno.”
Le sopracciglia si scontrano maggiormente. “Sì che lo fai. Parli di Zayn e Niall.”
“Pochissimo!” Louis biascica, sentendo prurito sulle sue guance, sul petto e sulle mani.
“Be’, sì, certo, non è che li nomini ogni tre per due o altro,” Harry alza gli occhi al cielo, ma le sue guance arrossate lo tradiscono. “Ma, tipo. Comunque li nomini. Però non parli mai di Liam.”
Cazzo merda cazzo merda cazzo porca puttana merda. Gli occhi di Louis slittano per il negozio, pregando per una distrazione. Dove tengono la vodka in questo posto?
“Ah no?” gli chiede, cercando di essere disinvolto, ma fallisce clamorosamente, la voce che squittisce come quella di un topolino. Si schiarisce la gola, sentendo intensificarsi il prurito. Cristo.
Per un attimo, Harry si limita ad osservare Louis, sostenendo il suo sguardo e apparendo vagamente deluso. Quando alla fine parla, la voce è calma.
“Non importa,” dice piano, voltandosi e camminando verso il bancone. “Non devi parlarmene se non vuoi. Lo capisco.” Con un pesante tonfo, appoggia la borsa sul bancone, il viso il ritratto di una tempesta.
Merda. Ora Louis si sente uno stronzo.
Con un sospiro, prova a sciogliere le incessanti spirali di tensione avvolte attorno al suo corpo, scegliendo invece di respirare e concentrarsi sull’aria, (non sulle sigarette), e sul ragazzo di fronte a lui che al momento sembra che abbia appena beccato sua madre a baciare Babbo Natale.
Respirare. Ce la può fare. Solo camminare e respirare e parlare e respirare. La fortezza, deve ricordarsi della fortezza.
Avanza, camminando verso il bancone con le spalle rilassate, cercando di trovare un linguaggio consono da usare perché è fottutamente poco eloquente e impacciato e normalmente fa schifo in tutto ciò che riguardi la comunicazione e… le emozioni, o qualcosa del genere.
Sospira di nuovo.
“È solo un amico, okay?” dice, accennando un’alzata di spalle mentre si trascina in avanti. “Non so davvero cosa dire su di lui. Non ho tanto… è solo un mio amico che conosco da un po’, tutto qui. È proprio uno stronzo ogni tanto, tanto per dirne una. Cosa vuoi sapere?” Resiste all’impulso di mordersi le unghie, camminando finché i suoi piedi sbattono contro il bancone. Posa le mani sulla superficie, guardando Harry negli occhi con tutta la sicurezza che riesce a racimolare.
Harry lo osserva di rimando, immobile, gli occhi ancora stanchi e incerti.
“Be’, tipo,” comincia lentamente, sedendosi con delicatezza sullo sgabello. Infila i piedi nel piolo, piegando le braccia sui suoi fianchi come se si stesse abbracciando. “So che è, tipo, super intelligente. È il primo della scuola, credo. Ed è davvero popolare e tutti lo amano e lo conoscono e cose così. Ed è in tutte quelle attività e sport eccetera. Frequentiamo il coro assieme. Ed entrambi stiamo tentando l’ammissione per la stessa università, lo so.” Louis inspira bruscamente prima di potersi fermare, il sangue che improvvisamente diventa così, così freddo. Harry non sembra notarlo, comunque, ma continua a farfugliare. “Non so. È che sembra veramente popolare e figo e lo so che siete amici, o quel che è. Quindi.” Harry abbassa lo sguardo, distendendo le braccia per giocare con l’orlo della sua felpa, le sopracciglia di nuovo inarcate che creano una linea rigida sulla sua fronte. “È solo che non me l’hai mai presentato, né niente. Pensavo che forse… forse non volessi che lui sapesse che siamo amici. O qualcosa del genere. Non lo so.” Alza le spalle inutilmente, le mani che armeggiano con l’orlo.
Louis si sente come fango elettrico. Ha senso? Perché è esattamente quel che sente.
Osserva il ragazzo di fronte a sé, la sua pelle morbida e i suoi capelli adorabili e i lineamenti amareggiati e le manine sottili che sono in realtà piuttosto grandi, e osserva le sue spalle ossute e il petto ampio e il collo liscio, e quel puntino sulla sua guancia che a volte riesce ad apparire affascinante. E si sente come fango elettrico.
“Non mi vergogno di te, Harry,” dice, articolando ogni parola.
Harry alza la testa per guardarlo ma non dice niente prima di tornare al suo orlo.
“Al massimo, mi vergogno di Liam,” scherza, sentendo un drastico bisogno di far sorridere e addolcire Harry. Allunga la mano sopra il bancone e prova a fermare Harry dal suo armeggiare. Lo vede deglutire mentre le loro dita si collegano, sentendo la propria gola fare altrettanto. La ignora, cercando solo di allentare le nocche serrate di Harry e catturare la sua attenzione. “Mi dispiace di essere un amico di merda.”
“Non sei un amico di merda,” Harry protesta, alzando lo sguardo immediatamente. Un rossore colpevole macchia ora la sua pelle. “Mi dispiace. Non avrei dovuto- Sono-” Si blocca e sospira, le spalle che si sciolgono. Grazie a dio.
Louis lascia andare la sua mano ma non si allontana. Tutto questo sembra solo strano e precario e non sa che carta giocare. Allora tiene la bocca chiusa e si limita invece a guardare Harry, che sembra essere nel bel mezzo di una qualche crisi interiore.
“Non so. Non vi ho mai visti insieme o cose del genere,” Harry continua, e il suo sguardo cade di nuovo verso il basso, il che fa accigliare Louis senza controllo. “Ma l’ho sentito mentre parlava di te e cose così. Non ho origliato, giuro!” si affretta a dire, alzando nuovamente la testa, e Louis è quasi tentato di ridere per quanto sia diventato cauto, esitante e strano. “È solo che, so che voi due siete molto legati. Ovviamente. E Zayn e Niall lo nominano un sacco e Zayn parla sempre di quanto tempo voi due passiate insieme. E del fatto che tu stia lì da loro tutto il tempo. È solo che non lo sapevo, tutto qui. E non mi hai mai parlato di lui, capisci? E mi è sembrato solo strano. Specialmente quando Zayn ha detto che è suo fratello, che, non so… immagino che avrei dovuto mettere insieme i pezzi ma non l’avevo semplicemente capito e…” si interrompe di nuovo, cominciando a mangiucchiarsi le dita, lanciando sporadiche occhiate nervose in direzione di Louis. “Quello che dico non ha senso,” dice, le parole borbottate sul pollice. “Vero?”
Sinceramente, questo è probabilmente uno degli argomenti peggiori e più tesi che Louis e Harry abbiano mai potuto affrontare.
Eppure. Louis è stupidamente affascinato dal totale imbarazzo e dall’ansia di Harry, dalle sue braccia strette e dagli occhi irrequieti. Vorrebbe solo, tipo… stringerlo magari? Tormentarlo finché non ride? Accarezzare i suoi capelli e allentare la tensione? Il che… wow.
Forse si sta rammollendo. Il che è terrificante.
Louis si schiarisce la gola ed evita il suo sguardo per esattamente tre secondi prima che i suoi occhi lo tradiscano e trovino di nuovo quelli di Harry. Maledizione.
“Ha senso, sì,” Louis risponde alla fine, cercando di levarsi il sorrisino divertito dalla faccia. Ma non ci sta riuscendo molto bene, perché gli occhi di Harry si restringono e arrossisce di nuovo.
“Ehi, non prendermi in giro,” lo rimprovera, arrossendo ancora di più mentre ripiega le braccia e si gira sullo sgabello, dando le spalle a Louis.
“No, no, no, scusami,” Louis ride, rompendo la sua compostezza perché non riesce assolutamente a controllarsi. È pessimo. “Scusami,” ride di nuovo, camminando verso l’altro lato del bancone per fronteggiare un’altra volta Harry, poggiando le mani sulle sue ginocchia mentre si china per incontrarlo all’altezza degli occhi. “Ho capito, davvero. Solo che non mi aspettavo… non lo so.” Scuote la testa, senza parole. “Da quanto tempo ci stai pensando?”
Harry fa spallucce, incontrando con riluttanza gli occhi di Louis. “Non lo so. Non molto.”
Louis sorride, completamente conquistato dal broncio che riceve. “Abbastanza a lungo però, eh?”
Harry si rifiuta di rispondere.
“Senti, non sono certo su cosa dire, esattamente,” Louis ammette, tentando un tono più serio mentre prova a sistemare la situazione. “Posso provare a parlarti di più di lui, se vuoi. Non penso di averlo lasciato fuori dalle conversazioni di proposito, comunque.” Il che è vero. Più o meno. Quand’è con Harry, l’ultima cosa di cui vorrebbe parlare è Liam, tra tutti. “È solo che Liam è complicato, sai?” Fa una pausa. “E ci sono… Cose, Harry.”
Deglutisce, l’umorismo improvvisamente svanito. Improvvisamente, sembra tutto un po’ più serio. Troppo serio. E Louis non sa veramente cosa dire in questo momento.
Harry lo fissa, il suo broncio che si affievolisce mentre la preoccupazione comincia a diffondersi sul viso. “Cose?” domanda, il baritono della sua voce in qualche modo infantile.
Louis si morde le labbra.
Già. Cose.
“Non so cosa fare, Harry,” ammette a bassa voce in un momento di debolezza, dopo che il silenzio si è trascinato e nient’altro è emerso.
E ora Harry sembra confuso.
“Senti, Louis, non voglio farne un dramma. È tutto a posto. Non avrei dovuto parlarne-”
Louis lo zittisce con un’occhiata.
“Okay, allora forse è un bene che l’abbia fatto,” si corregge in un borbottio e Louis offre un mezzo sorriso. “Ma credo… Ero solo preoccupato. Tipo. Spaventato.”
Spaventato?
“Riguardo cosa?” Louis lo sprona, il ghiaccio che improvvisamente comincia a ricoprire tutto il suo corpo. Le sue mani sono ancora sulle ginocchia curve di Harry, il suo viso abbastanza vicino da vedere i dettagli della pelle di Harry. L’ansia sta accelerando in lui come macchine su un’autostrada. Macchina dopo macchina dopo macchina.
“Non lo so.” Harry abbassa lo sguardo. “Che ci fosse qualcun altro?”
Oddio.
Qualcun altro. Qualcun altro. Harry è preoccupato che Liam sia il ‘qualcun altro’ di Louis. Harry è preoccupato da morire. A Harry piace Louis. Harry sta confessando che gli piace Louis.
Questa non dovrebbe essere una bufera. Ma le viscere e il cervello e le appendici di Louis apparentemente non hanno ricevuto il messaggio perché questa è decisamente una bufera e sente un sacco di sangue pompare nella sua testa e sente un sacco di prurito sulla nuca. È normale? Che cazzo sta succedendo? Questa è una bufera bella e buona.
“Qualcun altro,” Louis ripete con sguardo assente, la mandibola lenta e gli occhi fissi mentre rimuove le mani dalle ginocchia di Harry, raddrizzandosi. Resiste alla tentazione di indietreggiare, indietreggiare fino ad uscire dalla porta. Il mondo sembra piccolo, i campanelli d’allarme sembrano forti e chiari. I battiti del suo cuore sono ancora più forti.
Harry lo osserva, e sembra triste. “Sì,” annuisce. “Non ero certo se avessi qualcun altro o meno.”
“Non c’è, non ce l’ho,” Louis assicura istantaneamente, prima che possa anche solo registrare cosa sta dicendo, e il secondo in cui lo butta fuori trattiene il respiro, sconcertato dalla durezza delle parole e dalla disperazione con cui le pronuncia.
Cosa sta succedendo? Si sente come se fosse una marionetta o qualcosa del genere, posseduto da qualcosa di più grande.
Mantiene lo sguardo fisso su Harry, il respiro corto e pesante.
“Non c’è?” Harry domanda dopo un momento, così debole che potrebbe essere il picchiettio della pioggia.
Deglutendo, la mente intorpidita, Louis scuote la testa. “No,” afferma, e la parola suona stridula.
Harry lo sta fissando, gli occhi così intensi e penetranti che Louis deve distogliere lo sguardo perché tutto questo è decisamente troppo.
Liam. Questa conversazione è incentrata su Liam e Liam è il motivo per cui conosce Harry e Liam è il motivo per cui Harry ha, in pratica, dichiarato i suoi sentimenti e Liam. Liam. Liam è il problema. Liam è quello che ha creato tutto questo. Liam è quello che lo distruggerà.
Che cosa si prova ad aver voglia di piangere?
Lasciando uscire un respiro tremante, Louis osserva la stanza vuota, osserva come le ombre si spostino sotto il sole morente.
“È un mortorio oggi,” osserva, gli occhi asciutti e in fiamme, la gola stretta. Ha bisogno di respirare, per favore.
“Già,” Harry concorda dolcemente. “È sempre così il martedì.”
“Scusa se ho tirato fuori quell’argomento,” dice dopo un momento, guardando Louis. “Ho reso la situazione imbarazzante,”
“Non l’hai resa imbarazzante. Io l’ho resa imbarazzante.” Louis sospira.
Harry si acciglia. “No, non è vero. Sono stato io.”
Louis incrocia il suo sguardo. Inarca un sopracciglio, la gola che si allenta un po’. “No, sono stato io.”
Io.”
No, io.” Louis insiste con uno sbuffo, ma i suoi occhi non bruciano più e invece che sentirsi soffocato e sopraffatto, la stanza sembra un po’ più respirabile, gli occhi di Harry intrisi di divertimento.
“Io l’ho resa più imbarazzante,” Harry protesta, ma sta trattenendo un sorriso e Louis vorrebbe ridere per l’assurdità di tutto questo.
Cazzo, vorrebbe ridere per il fatto che abbia voglia di ridere. Nel giro di pochi secondi, Harry l’ha fatto passare da una paura paralizzante al divertimento ed è tutto un cazzo di casino. Normalmente, Louis ha abbastanza problemi da sentire una emozione durante il giorno e ora eccolo qui, catapultato dall’una all’altra ad un'altra ancora fino ad una quarta. Sul serio.
“Io l’ho resa infinitamente imbarazzante,” Louis sogghigna, facendo scivolare le mani nelle tasche posteriori.
“Non vale, non puoi dire così,” Harry protesta, ma non si preoccupa neanche di nascondere il sorriso ora.
“Non puoi lamentarti se hai perso, pazzoide,” Louis fa un gran sorriso, colpendo lo stinco del ragazzo con la punta della scarpa. E di nuovo sembra tutto a posto, tutto normale. Come se niente fosse. Allora Louis allarga il sorriso, godendo per il sentimento di tensione che sta ora lasciando il suo corpo. “Che ne dici se invece metti su qualche bell’album per noi? Qualche canzone allegra che odierò?”
“Quindi, qualsiasi forma di musica moderna? Harry commenta secco, cominciando già ad alzarsi, e Louis scoppia a ridere.
“Esattamente, cucciolo,” sorride, gli occhi lucidi mentre fissa il ragazzo. “Esattamente.”
E, in un attimo, è di nuovo semplice. E in un certo senso più difficile che mai.
 
**
 
È di nuovo quel momento della serata. Il negozio chiuderà presto, Louis dovrà portare il suo culo a casa di qualcuno, e dovrà salutare Harry con… be’. Con almeno qualche sorta di piano per fare progressi, così avrà qualcosa da raccontare a Liam, che è pazientemente in attesa.
Ha scritto a Louis per tutta la sera, pressandolo con domande e tormentandolo per una risposta e… essendo perlopiù bisognoso di attenzioni, davvero. Il che è strano ma Louis ormai si rende a malapena conto delle vibrazioni nella sua tasca, seduto per terra a sistemare in ordine alfabetico i vinili polverosi mentre Harry studia sui suoi spessi libri e gli lancia palline di carta. Da piccolo stronzo quale è.
“Pensi di essere così divertente,” Louis gli lancia un’occhiataccia nel rimuovere un’altra pallina di carta dai suoi capelli. Si sono incastrate proprio facilmente – probabilmente a causa di tutto il grasso, ad essere sinceri. Con somma gioia di Harry.
“Ma io sono divertente,” protesta. “Mia mamma pensa che sia esilarante, in effetti. Racconta delle mie battute a tutti i suoi amici.”
Louis inarca un sopracciglio. “Da quando ti conosco, cucciolo, non ti ho mai sentito fare una battuta.”
“Ehi!”
Le labbra di Louis si piegano mentre osserva l’espressione sconcertata di Harry. “La battuta più divertente che tu abbia mai fatto è stata quando mi hai detto che il tuo film preferito è Anna dai Capelli Rossi.”
“Non era una battuta!” Harry sbraita. “Quello è il mio film preferito!”
“Ed è sempre divertente!” Louis ride, colpendosi il ginocchio con enfasi perché porta Harry a lanciargli un’occhiataccia. “Ogni dannata volta! Sei proprio una fabbrica di battute, lo sai?”
“Oh, stai zitto,” Harry lo rimprovera, ma il suo tentativo di occhiataccia è stato accantonato e sostituito da un sorriso affettuoso. “Almeno mia mamma mi supporta, anche se tu non lo fai.”
Louis ride. “Vero. Almeno tu hai tua mamma.”
I loro sorrisi si riflettono l’uno negli occhi dell’altro e lo stomaco di Louis si agita sgradevolmente, quindi si alza dal suo posto per terra, togliendosi la polvere dai pantaloni con le mani.
“E che mi dici di tua mamma?” Harry chiede improvvisamente, curioso, dal suo posto al bancone.
Louis si gela, le mani ancora sui pantaloni.
“Mia mamma?”
Qualcosa di simile al filo spinato gli sferraglia nel cervello.
“Sì,” Harry sorride, ignaro. “Cosa ne pensa del tuo senso dell’umorismo? E di tutte le tue, ehm, ‘stranezze’,” fa una smorfia.
Qualcosa di freddo sta ora scivolando verso la parte bassa dello stomaco di Louis – forse proviene dal filo spinato nel suo cervello.
Sua mamma. Hah. I ricordi che ha di Jo sono confusi in questi giorni. Lo trovava divertente? Probabilmente sì. Si ricorda che ridesse un sacco… Si ricorda anche che non lo ascoltasse quasi mai. E si ricorda anche di quando ha smesso di provarci.
Scaccia via i pensieri, ricomponendosi. “Io, ehm. Preferirei non parlarne, in realtà,” risponde, delicatamente, sperando di non aver appena reso ovvia o strana o tesa la situazione in nessun modo, sperando che Harry non abbia quello sguardo negli occhi.
Ma poi Louis alza la testa e, già, Harry ha quello sguardo negli occhi.
“Oh,” dice piano. “Scusami. Non volevo-”
“No, basta,” Louis sospira, alzando una mano. “Non scusarti. Non ce n’è davvero bisogno, ragazzino. È solo che non mi piace parlare della mia famiglia.”
“Oh.”
Segue un silenzio imbarazzante e Louis lo odia, odia che ogni volta che è onesto su stronzate come questa, ogni volta che afferma sinceramente di non aver voglia di prender parte ad una conversazione che non condurrà da nessuna parte, dopo si sente sempre così pesante, a disagio e compatito. Succede sempre.
Lancia un’occhiata in direzione di Harry, notando che il ragazzo appare incerto mentre fissa senza vederla la pagina del libro di fronte a lui, la penna chiusa e poggiata lì accanto. Giusto. Imbarazzante.
“Ma, ehi, sai cosa? Non mi dispiace se mi parli della tua famiglia,” offre, cercando di migliorare l’aria. Al suono della sua voce, Harry alza la testa, gli occhi appannati. “Giusto perché tu lo sappia.”
Allora Harry sorride. “Okay. E, ovviamente. Non mi dà fastidio se non ti senti a tuo agio a parlare della tua. Giusto perché tu lo sappia.”
Anche Louis sorride. “Bene. Perché non ne ho l’intenzione.”
“Abbiamo trovato un accordo, allora,” Harry ride, infinitamente divertito.
Ed eccolo di nuovo, mentre riesce a cambiare l’atmosfera come se niente fosse.
“Che bella coppia che formiamo,” Louis commenta pigramente, afferrando la sua giacca e mettendosela addosso, attento ad evitare i buchi nel tessuto.
“Perfetta, addirittura,” Harry sorride, ma è già tornato al suo libro e a Louis non sfugge il colore che ha assunto la sua pelle.
Incapace di fornire un’adeguata risposta, Louis si accontenta di sorridere mentre si avvicina, lanciando un’occhiata al libro sul tavolo. Sa che Liam probabilmente amerebbe se glielo sottraesse da sotto il naso, usando l’ovvio attaccamento di Harry nei suoi confronti a suo vantaggio. Distraendolo, eccetera. Il libro è anche a portata di mano. Tutto quello che deve fare è afferrarlo e scompigliare i ricci di Harry e flirtare in maniera palese e il ragazzo gli lascerà sicuramente farla franca. Perché è così che funziona Harry. È dolce e un po’ impulsivo e affettuoso. Lascia che le persone lo distraggano.
È un pensiero che lascia Louis nauseato. Ha sempre la nausea ultimamente.
“Hai bisogno di una mano per studiare?” offre invece dolcemente, osservando il modo in cui gli occhi di Harry scorrono sulla pagina prima che si sollevino ad incontrare i suoi.
Sorride, ovviamente lusingato, alimentando il tepore nello stomaco di Louis. “No, non preoccuparti. Non ti voglio annoiare. Lo so che non ti piacciono la scuola e i compiti.” Alza le spalle con tranquillità, tornando alla sua pagina.
Ma Louis lo interrompe, tirandolo per il gomito. “Ehi, no. Non mi annoierò. È sempre più semplice fare i compiti quando sono quelli di qualcun altro.” Sorride quando Harry si gira a guardarlo, un sopracciglio inarcato. “Inoltre, voglio aiutarti. E ho già sistemato in ordine alfabetico l’intero negozio, quindi non ho un cazzo da fare.”
“Davvero?” Harry domanda, dubbioso. “Vuoi aiutarmi a studiare scienze? Tu odi scienze.”
“È vero. Il che rende tutto più divertente da prendere per il culo. Come aiutarti.” Louis sorride, ignorando fermamente la parte del suo cervello che sta osservando scandalizzata il susseguirsi degli eventi. Ha fatto una promessa a se stesso oggi. E neanche una volta ha provato a mantenerla.
“Be’… Okay. Solo per l’ultima mezz’ora, allora,” Harry acconsente con un sorriso che sembra diverso da tutti gli altri. È un sorriso nuovo. Uno che sembra morbido e sorpreso e un po’ impressionato, forse. O colpito. O qualcosa di sentimentale. Uno a cui Louis probabilmente penserà mentre andrà da Anthony stanotte.
“Solo per mezz’ora,” Louis accetta. “Massacrerò la tua educazione in soli trenta minuti.”
Harry scoppia a ridere, mandando piccole comete a sfrigolare nell’aria, bruciando le estremità delle ciglia di Louis e scottandogli le labbra. Sorride con la bocca bruciata mentre osserva Harry, e osserva tutte le sue comete.
“Ora,” dice, quando la risata di Harry si è finalmente esaurita, e si appoggia al bancone, lanciando uno sguardo al libro. “Dimmi cosa posso fare per aiutarti.”
E lo sa che è terribilmente sbagliato e non ha alcun senso. Ma Louis spegne il suo cervello e ignora la vibrazione del suo cellulare mentre la mano calda di Harry gli passa i suoi appunti.
Louis è totalmente fottuto.
 
**
 
“Be’, è meglio che vada, credo,” Louis sbadiglia, portando una mano alla bocca mentre alza lo sguardo sulle stelle sbiadite sopra di loro. È difficile vederle in mezzo a tutti quei lampioni. Ce ne sono un paio, comunque.
Hanno appena chiuso il negozio, i loro piedi più pesanti di quanto lo fossero trenta minuti prima quando Louis ha cominciato ad aiutare Harry a studiare. Era sembrata una buona idea al tempo. Ma, merda. Scienze è difficile. Anche con tutte le risposte di fronte a lui, il cervello di Louis gli fa quasi male. Anche la sua bocca fa male – probabilmente perché non ha sorriso così tanto per tutta la settimana.
Dio. Da quando ha bisogno di sorridere? Sta diventando così rammollito, cazzo.
“Mh,” Harry mormora vago, mentre sono per strada l’uno di fronte all’altro, nessun altro in vista. “Uhm. Immagino che tu non voglia fare una passeggiata prima di andare, allora? Se non sei troppo stanco?”
Cristo, è così speranzoso. Louis potrebbe essere privato del sonno per una settimana e avere una gamba amputata di recente e comunque probabilmente acconsentirebbe a continuare questa stronzata. Harry del cazzo. Piccolo adorabile bastardo del cazzo.
“No, non sono stanco per niente,” mente Louis. E non dovrebbe esserlo, comunque, questo è il fatto. Da quando la sua intera vita consiste in turni di notte al pub e feste, questo non è neanche tardi per lui. Che ore sono, tipo le dieci? Si sta decisamente rammollendo.
Il viso di Harry si illumina. “Fantastico,” sorride, e le costole di Louis sembrano saldarsi. “Uhm, andiamo?” Fa un gesto in avanti, il sorriso sbilenco e i capelli che creano un’aureola nella strada illuminata.
“Andiamo,” Louis sorride, cominciando a camminare.
Rimangono in silenzio per un po’, Louis troppo stanco per pensare, la notte troppo fredda e tranquilla per qualsiasi altra cosa che non sia passeggiare e scambiarsi sorrisi assonnati. Ma è magnifico, puramente rilassante. Forse Harry è una di quelle persone con cui Louis non deve parlare tutto il tempo. Forse è come Zayn – può semplicemente ‘esserci’ e non fare niente con lui e non è strano. Forse sarà in grado di fare tutto e niente con Harry.
Non sarebbe bello?
“Uhm, sono davvero felice di averti visto oggi,” Harry dice improvvisamente, la voce morbida.
Louis si volta a guardarlo, notando il sorriso sul suo viso in penombra. La luce notturna è immersa nella sua pelle e appare distorto e arancio scuro, ma a Louis piace, gli piace perché sa che è sempre Harry e il mondo non potrebbe mai cambiarlo.
Merda, forse è davvero troppo stanco; sta diventando filosofico.
“Anche io,” concorda, le foglie che frusciano sotto i piedi. Soffoca un altro sbadiglio. “Ti chiedo scusa per essere stato un coglione, comunque. Per essere stato assente così a lungo e non averti avvertito.”
“No, non importa,” Harry fa spallucce. “Credo di aver capito.”
Mh. Louis ne dubita.
“Be’, in ogni caso,” Louis continua. “Mi dispiace. Ma sono felice per… lo sai. Passare di nuovo del tempo con te. E non intendo cambiare questa situazione tanto presto, quindi non pensare di poterti liberare di me così facilmente.”
A quelle parole, Harry sorride e ogni cosa improvvisamente sembra più leggera. “Speravo lo dicessi.”
“Bene, perché l’ho detto.”
Alzando gli occhi al cielo, Harry ridacchia, urtando di proposito il gomito di Louis con il proprio. “Che culo,” borbotta sottovoce.
“Già,” Louis borbotta nello stesso tono prima di far scivolare una mano sul suo sedere e massaggiandolo. “È bello, vero?”
Nel silenzio assoluto della notte, Harry scoppia a ridere fragorosamente come un cavernicolo.
“Shh! Zitto!” Louis quasi ridacchia (non lo ammetterà mai in seguito, grazie) mentre tenta di soffocare i terribili suoni di Harry con il suo palmo, fermandosi e costringendo Harry a fare lo stesso. “Shh, sveglierai il mondo intero con quel suono da riccio di mare! Non era neanche divertente, che cazzo!”
Harry ride ancora di più, premendo ulteriormente la mano di Louis contro la propria bocca per trattenersi e Louis dovrebbe probabilmente provare disgusto per la saliva accumulata sulla sua pelle, nel sentire i denti di Harry e le sue labbra umide, ma percepisce solo un senso di calore diffondersi nelle ossa, mescolato con il desiderio di sostituire la mano con la sua bocca. Vuole succhiare la risata di Harry e inghiottirla e portarla con sé. Come un vaso che contiene lucciole, vuole contenere la risata di Harry.
Sta diventando pazzo.
Eventualmente, la risata di Harry si spegne, la mano di Louis ancora premuta sulla sua bocca, e Louis osserva il modo in cui gli occhi di Harry si addolciscono nel guardarlo, le mani che gentilmente cominciano a rimuovere le dita umide di Louis dalla sua bocca. Però mantiene la mano di Louis stretta tra le sue, e sorride affettuosamente mentre si limitano a fissarsi, faccia a faccia sul marciapiede sotto gli alti lampioni e i raggrinziti cesti di fiori.
“Penso di non aver riso neanche una volta mentre non c’eri,” commenta vagamente, le labbra ancora piegate.
Louis sbatte le palpebre. “Davvero? Neanche una volta?” domanda, colto alla sprovvista e ben consapevole del fatto che Harry lo sta tenendo per mano, anche se solo per la punta delle dita. Immagina i loro polpastrelli allineati, incastrati al posto giusto.
Harry scuote la testa. “Neanche una volta.” Non batte ciglio, ma lo fissa, la pelle sfiorata dal freddo. “In realtà, a parte mamma e Gem… Nessuno mi ha mai davvero fatto ridere come fai tu.”
Oddio.
Louis deglutisce. “Mai?”
Harry scuote nuovamente la testa, solo una volta. “Nope. Tu sei uno spasso, Louis.”
“Tu sei sdolcinato, Harry,” replica Louis, ma sorride e sfila la mano dalla fredda presa di Harry, incastrandola invece tra gli smisurati ricci sulla testa del ragazzo perché incapace di fermarsi in questa vita. Le ciocche sembrano nastri freddi che sfregano contro la sua pelle ed è piacevole, quindi tiene la mano lì per un po’ mentre osserva gli occhi di Harry tremare con soddisfazione, le spalle rilassarsi e la gioia accumularsi sul suo sorriso.
“Anche tu sei sdolcinato, probabilmente,” Harry biascica chiudendo gli occhi, le parole un po’ più lente mentre Louis continua a muovere le dita. “Ma ancora non lo sai.”
“Non penso proprio,” risponde Louis, confuso.
“Mh. Magari no.”
“Già. Magari no.”
E poi Harry apre gli occhi, uno sguardo luminoso e penetrante a riempirli, e Louis aspira fin troppa aria.
Tossisce, rimuovendo la sua mano e girandosi, temendo che potrebbe trasformarsi in pietra se continuasse a fissare Harry ancora a lungo. Forse i suoi ricci sono veramente dei serpenti e forse Harry è Medusa. È qualcosa su cui riflettere.
“Ad ogni modo,” Louis mormora, riprendendo a camminare, e sente che Harry si è unito a lui, anche se un po’ con riluttanza. “Non puoi aver avuto tante belle persone nella tua vita se io sono l’unico che riesce a farti ridere. Non sono divertente, sai. Non davvero. È un segreto, però, non dirlo a nessuno.”
“Penso che tu sia esilarante!” Harry protesta, scioccato, ed è così sincero che Louis si trattiene dal ridere.
“Sei così buono per la mia autostima,” commenta, scuotendo la testa.
“Sono serio,” Harry continua, gli occhi grandi. “Sei così… arguto. Non so. Davvero divertente. Mi piace il tuo senso dell’umorismo. Un sacco.”
Louis scaccia il sorriso dal suo volto, rifiutandosi di apparire compiaciuto. “Be’, tu sei strano. Ma ti ringrazio.”
Harry scrolla le spalle. “Dovrei essere io a ringraziarti. Per aver trovato il tempo, tipo, per farmi ridere.”
“Oh, Gesù,” Louis sbuffa, scuotendo la testa. “Sei proprio un bravo soldatino, lo sai? Ringraziarmi per farti ridere? Sul serio, cucciolo, sei incredibile.” Fa una pausa, riflettendo sulle parole di Harry. Mh. “Tuttavia, mi rende un po’ triste pensare a un giovane, adorabile Harry Styles che non ha mai propriamente riso nella sua giovinezza.” Gli lancia un’occhiata quando Harry non ribatte, inarcando un sopracciglio. “È così che è andata, allora? Eri quell’adorabile fanciullo che non sorrideva mai?”
Harry tenta un sorriso a quello, gli occhi molto gentili mentre guardano Louis e molto lontani quando spostano lo sguardo all’orizzonte di fronte a loro. “Uhm… Forse? Non so. Te l’ho già detto, no? Non mi sono mai trovato molto bene con le altre persone. Il che è principalmente colpa mia, credo,” aggiunge in fretta quando Louis si acciglia, solo un po’. “Non fraintendermi – Ho avuto una vita meravigliosa. Una mamma e una sorella davvero fantastiche e sono stato fortunato in innumerevoli modi. Ho avuto un’infanzia bellissima e le persone sono sempre state gentili con me. È solo che non ho mai… provato lo stesso, presumo. Verso gli amici e tutto il resto. Quindi immagino che non fossi mai eccessivamente felice. Ma sorridevo e cose così.” Alza le spalle. “Se sono rimasto sempre da solo, è stata colpa mia, quindi è giusto così.”
Louis rimane in silenzio a quello, limitandosi a calpestare le innumerevoli foglie secche che si rompono nel silenzio e sotto la luce nitida della luna.
Harry è così buono, vero? Ha proprio la testa sulle spalle. Così saggio per la sua età.
“Siamo così diversi,” Louis risponde a bassa voce, le parole che quasi si perdono nello scricchiolio delle foglie calpestate. “Tu sei così… maturo per tutto. Hai la prospettiva, sai? Sei capace di vedere il quadro generale e fare un passo indietro, Harry. Io… be’, Io non sono mai stato così. Vedi, mi è sempre piaciuta l’idea di essere la vittima. Perché mi dava un motivo per sentirmi di merda e comportarmi di merda e… Non lo so. Mi sentivo giustificato. E, uhm…” Si schiarisce la gola, sentendo il suo cuore accelerare e i suoi palmi imperlarsi di sudore nonostante il freddo. “E presumo che questo sia il motivo per cui ho avuto il coraggio di andarmene. È il motivo per cui non vivo con mia mamma. Ho scelto di essere la vittima.” Deglutisce mentre rallentano l’andatura e sente gli occhi di Harry su di lui, sente il modo in cui sta trattenendo il respiro, temendo di rovinare il momento. Anche Louis sta trattenendo il respiro. Sembra tutto così precario. “Ma questo è tutto quel che voglio dire sull’argomento. Non lo so, forse un giorno vorrò parlarne. Solo, non adesso.”
“Okay,” Harry annuisce. “Va più che bene. Lo capisco.”
Louis annuisce di rimando. “Grazie. Ti ringrazio.”
“Ma, per tua informazione.” Louis gli lancia un’occhiata. “Penso che tu sia molto più forte di quanto credi, Louis. E che ti stia punendo per errori del passato.” Harry contrae le labbra nello stesso momento in cui lo fa lo stomaco di Louis, e sta quasi per protestare, ma poi Harry sta parlando di nuovo, parole profonde che scaldano l’aria tra di loro. “Ma in ogni caso non sono affari miei, quindi è meglio che stia zitto ora.” E poi Harry si chiude davvero le labbra come se fossero una zip, il che fa provare a Louis un affetto istantaneo, il sorriso che si forma immediatamente. Ama quanto Harry riesca a rendere le cose più semplici. Mai troppo tese, mai terribili. Le rende sempre piacevoli.
“Grazie,” Louis dice di nuovo, ridendo leggermente, e ricominciano a camminare insieme.
“Uhm. Lo sai, le stelle sono particolarmente luminose stasera,” Harry dice improvvisamente, fermandosi sui suoi passi e tirando la manica della giacca di Louis.
Louis si ferma, guardando in alto. “Hai ragione.” Sorride poi a Harry, riprendendo a camminare.
Dopo un attimo, Harry lo raggiunge. “Ehm. Mi sembra che tu abbia un ciglio, Louis. Proprio lì.” Dice, tirando ancora una volta la giacca di Louis per fermarlo.
“Mh? Dove?” Louis chiede distrattamente, la mente dispersa in qualche posto mentre osserva Harry pazientemente.
Harry sembra… strano, per non dire altro. Forse nervoso? Decisamente un po’ agitato. “Qui,” dice, allungando un dito tremante per sfiorare la curva sotto il suo occhio destro. La toglie prima che Louis possa vederla, gli occhi luccicanti dal freddo che scorrono su Louis, che sorride dolcemente in risposta.
“Grazie, cucciolo,” sorride, prima di riprendere a camminare ancora una volta, uno sbadiglio che comincia a formarsi nei suoi polmoni. È solo dopo che l’ha trattenuto che nota che Harry non è più, in effetti, accanto a lui, e sta per girarsi quando sente una voce petulante e insofferente in lontananza dietro di lui:
“Louis, puoi smettere di camminare, per favore?”
Si blocca, voltandosi confuso, solo per scoprire che Harry è ancora dove l’ha lasciato, le mani molli ai suoi fianchi, apparendo disperatamente frustrato.
Louis sbatte le palpebre. “Ehm – scusami?”
Harry sospira, ma sta sorridendo in modo nervoso mentre avanza lentamente, le suole delle scarpe che strisciano per terra.
“Scusa,” dice con un balbettio, ma il suo sorriso è così assonnato e adorabile che Louis non si preoccupa neanche di interrogarsi sul suo strano comportamento, totalmente incantato da tutto questo. Harry è così adorabile. “È solo che… Stavo cercando di fermarti ma non riuscivi a cogliere il messaggio.”
“Oh. Colpa mia.”
Harry alza gli occhi al cielo, ma il suo sorriso rimane intatto mentre sposta lo sguardo altrove e scuote la testa, le mani nelle tasche. Ma non dice nient’altro, e Louis solleva le sopracciglia mentre il silenzio si allunga.
“Allora, uh,” tossisce, desiderando che Harry lo guardi. “Sei stanco di camminare, o…?”
“Oh! No! Scusami,” Harry dice di nuovo, arrossendo, grattandosi la nuca con una mano e strofinandosi gli occhi con l’altra. Un piccolo orsacchiotto. “No, no, sto solo… cercando di mettere insieme le parole.”
“Ah, già. Le parole.”
“Parole, parole, parole.”
Si sorridono, Harry totalmente in imbarazzo, Louis totalmente in attesa. È tutto così strano.
“Senti, uhm. Non l’ho mai fatto prima e, chiaramente, non sono molto bravo,” Harry comincia, lasciando che le parole fuoriescano in un sospiro sconfitto, le mani abbandonate pesantemente ai suoi fianchi.
“Be’, effettivamente, non sono davvero sicuro di cosa tu stia facendo, ma hai la mia completa attenzione, quindi… Non puoi essere poi così male,” Louis sorride, ma Harry sembra perlopiù terrorizzato.
“Giusto, bene, uhm. Non so davvero come…” Sospira frustrato, passandosi una mano tra il suo ammasso di capelli. Louis segue il movimento, osservando il modo in cui le ciocche cadono e si risistemano da sole. “Suppongo che dovrei solo…” Sospira di nuovo, ma questa volta con una punta di determinazione, come se si stesse preparando, e proprio quando Louis è in procinto di chiedere, Harry se ne esce in un soffio: “Ti piacerebbe uscire con me qualche volta?”
È detto così di fretta, con più aria che voce, ma Louis ha sentito ogni singola parola.
È… inaspettato. Ma anche no.
Louis si lecca le labbra, le parole che riecheggiano nella sua testa mentre i suoi occhi cadono da qualche parte intorno ai fianchi di Harry, piccole scintille di panico e senso di colpa e tristezza che gli solleticano tutto il corpo. Si concentra sull’orlo del maglione di Harry – in tutta la sua gloria arancione – e non riesce quasi ad alzare lo sguardo perché improvvisamente sente i suoi occhi estremamente pesanti.
Ti piacerebbe uscire con me
Questo esatto momento è ciò in cui tutto culmina. Eppure sembra così terribile in così tanti diversi e intricati modi. Cazzo.
Harry deve essere in grado di captare il disagio di Louis. Perché prima che Louis possa anche solo cominciare a chiarire il buio e il caos che ha attualmente sostituito l’aria nei suoi polmoni, Harry comincia a parlare di nuovo, questa volta più lentamente e in maniera nervosa, la voce che trema appena sotto la superficie.
“Senti,” comincia, e Louis sente un dolore acuto al petto, così tagliente da far male. Non alza lo sguardo mentre Harry parla. “Lo so che sono un po’ strano. E, tipo, noioso. E imbarazzante, pure?”
Louis lo osserva spostarsi da un piede all’altro, le braccia piegate sullo stomaco in difesa. Non riesce proprio a rispondere, le parole improvvisamente fuori portata, ma lancia una brusca occhiata al suo viso, scuotendo fermamente la testa perché niente di quello che ha detto è vero.
Harry tenta un mezzo sorriso al gesto prima che le sue mani si stringano maggiormente attorno alla sua vita e distolga lo sguardo, mordicchiandosi le labbra tra una parola e l’altra, i capelli che gli ricadono sugli occhi. “Però è vero, lo so,” insiste, alzando le spalle, e Louis sente formarsi il cipiglio sul suo viso perché no, non è vero.
Ma lascia che Harry continui perché i suoi occhi sono luminosi, mescolati con la scarsa luce riversata attraverso le foglie secche rimaste sugli alberi neri e spogli nelle vicinanze.
“Ma il fatto è, Louis… è che, tipo… non lo so. Quando sono con te, mi sento, tipo… più coraggioso, o qualcosa di simile. Più me stesso, in un certo senso. Sembra assurdo?” Lancia un’occhiata a Louis – che si limita a deglutire e scuotere la testa – prima di spostare nervosamente lo sguardo lontano, le braccia ancora strette saldamente. “È solo che, quando sono con te, mi sento più sicuro di dire e pensare e fare tutte le cose che ho sempre e solo pensato dentro di me. Tipo… Ho sempre avuto queste idee su come vivere la vita e come vedere le cose… Come comportarmi, addirittura. Ma è sempre stato così diverso da come tutti gli altri sembravano comportarsi che ho semplicemente ignorato tutte queste cose, presumendo fosse solo qualcosa di… Non so. Qualcosa da ignorare.” Sposta allora gli occhi su Louis, e le sue braccia si allentano infinitesimamente. “Ma poi ho incontrato te. E tu sei diverso, Louis, lo sei. Dici qualsiasi cosa senti e pensi nel modo che preferisci e non ti importa di come le persone ti guardano o parlano di te… Non provi a trasformarti in uno di loro o farteli amici solo per il gusto di farlo, o fingere di essere gentile o seguire qualsiasi sorta di percorso prevedibile, sai? Tu vivi la tua vita per te stesso e pensi e senti le cose in maniera differente e, solo stare vicino a tutto questo? Mi fa sentire a mio agio. Come se potessi anche io essere me stesso, anche se ho sempre pensato, forse, che fossi solo… Non so, deforme o qualcosa del genere.”
Louis ride, secco e forte, perché se non lo fa, sente che potrebbe soffocare. “Gesù, Harry,” ride, desiderando di sembrare meno colpito di quanto lo sia in realtà. “Non sei Quasimodo, porca miseria. Siamo un po’ drammatici, qui,” prova ad allentare la tensione.
Ma le parole di Harry sono vetro. Piccoli e meravigliosi frammenti di vetro finemente incisi che si sono già conficcati nei suoi palmi e nella gola e nelle arterie e nel cuore.
Cazzo.
“Non so, Louis. Hai mai visto Il Gobbo di Notre Dame? Mi ci posso quasi immedesimare,” Harry sorride (poco) e le sue guance si stanno colorando di nuovo perché sembra che lo facciano sempre, e le sue braccia sono finalmente libere lungo i suoi fianchi.
Louis tenta di restituire il sorriso prima che lo senta troppo pesante, e lascia cadere la sua testa, dovendo chiudere gli occhi e desiderando che questo risolva ogni cosa, desiderando di potersi separare dal ragazzo di fronte a lui, per sempre, solo chiudendo gli occhi. Serrando le palpebre e tagliando tutti i fili intrecciati in modo complesso che lo legano ad ognuna delle ossa di Harry. Tutto questo solo chiudendo gli occhi.
Ma quando li riapre Harry è davanti a lui, le parole che ancora riecheggiano sulle sue labbra, e appare nervoso e imbarazzato e ansioso e molto, molto adorabile. ‘Adorabile’ è probabilmente la parola migliore per descrivere Harry Styles. Adorabile sotto tutti gli aspetti.
Qualcosa riguardo quel pensiero spinge un leggero sorriso sulle labbra di Louis. Prima ancora di realizzare cosa stia facendo, afferra con le dita l’orlo del maglione di Harry, attirandolo un po’ più vicino a sé.
Gli occhi di Harry seguono il movimento mentre un sorriso esplode sul suo volto, la propria mano che immediatamente raggiunge la base della giacca di Louis, aggrappandocisi. Louis si sente più caldo, si lascia andare solo un po’ di più.
I should've known better with a boy like you. That I would love everything that you do. And I do. Hey, hey, hey. And I do, Louis canticchia sottovoce mentre rimane aggrappato ad Harry, non incontrando ancora i suoi occhi, cercando di tenere lontano il sorriso dalla sua faccia e i piedi per terra.
“Perché stai cantando i Beatles?” Harry ride dolcemente, la voce quasi un sussurro come se non volesse disturbare la notte.
Louis canticchia mentre il suo sorriso cresce, felice che Harry l’abbia riconosciuta. “Sembrava appropriata, che dici?” dice altrettanto dolcemente, prima di portare distrattamente l’altra mano a tirare l’altro lato del maglione di Harry.
Ovviamente, Harry fa lo stesso. Rimangono lì, ancorati l’uno all’altro, i sorrisi riflessi nei loro occhi. Sono in sintonia dentro e fuori, le labbra contratte, le mani strette l’uno nel tessuto dell’altro come due bambini al parco giochi riluttanti a lasciarsi andare.
“Amo quando canti,” Harry dice in un sussurro.
Louis sbuffa ma non dice niente; realizza dopo un momento che ad un certo punto hanno cominciato a dondolare sul posto. Non ha idea chi abbia cominciato, non ha idea sul perché lo stiano ancora facendo, ma è piacevole e i loro corpi oscillano all’unisono, a malapena, sotto la luna, e i loro respiri si mescolano in nuvole appena formate.
“Ehi, Harry?” Louis lo chiama dopo che il momento è passato, riempito solo con i loro leggeri movimenti. Alza la testa per incontrare gli occhi di Harry che riescono ancora ad apparire terribilmente luminosi nonostante l’oscurità. Sorride, osservando come Harry attenda pazientemente, sembrando così felice e così tremendamente adorabile. “Ti va di uscire con me?”
È detto in modo un po’ scherzoso, il sorriso che cresce, e stanno ancora dondolando, quando Louis stringe la presa sul maglione di Harry non appena finisce di parlare.
Il sorriso di Harry si allarga nonostante l’espressione petulante. “Ehi,” si lamenta, contraendo le labbra, “Te l’ho chiesto prima io!”
“Sì, be’, non volevo lasciarti tutto il divertimento, sai com’è.”
Harry sorride a trentadue denti.
“È un sì?” Louis lo punzecchia, dondolando ancora, le nocche calde sul tessuto del maglione di Harry. In questo momento, sembra tutto più semplice. In questo momento, le cose sembrano belle e per niente contorte.
Harry sta annuendo prima ancora che Louis possa finire di biascicare le parole, così sorridente che fa quasi male. “Sì, certo, ovviamente. Mi piacerebbe molto uscire con te, Louis.” Dire quelle parole è come se riempisse le iridi di Harry di glitter e solo questo è meraviglioso abbastanza da mandare a puttane l’intera esistenza di Louis.
È tutto così terrificante, ma magnifico. Gli sembra di vivere davvero.
“Bene,” dice piano, molto freddo e molto caldo tutto in una volta. Lascia andare il maglione di Harry, facendo un passo indietro quando anche Harry alla fine lo lascia. “Ma è tardi e domani c’è scuola. Quindi, dovrei accompagnarti a casa? Oppure…?”
“In realtà, il bus sarà qui tra cinque minuti più o meno.” Harry scrolla le spalle. “Inoltre, vivo un po’ troppo lontano per andarci a piedi.” Sorride. “Ma. Sai com’è. Se mai vorrai vedere dove vivo, puoi farlo. Potresti. Se vuoi.”
Benedetto ragazzino.
“Sì, magari, certamente,” Louis replica, un’accozzaglia di risposte che riflette la frittura del suo cervello.
Harry sorride, posando il mento sul petto mentre si guarda i piedi, felice.
E Louis vorrebbe dire di più, vorrebbe davvero, ma poi improvvisamente, puntuale come un orologio, il rombo del bus arriva sfrecciando dal nulla, ed è spiacevole, ecco cos’è. Louis strizza gli occhi ai fari in arrivo, un cipiglio sul viso perché è come se un incantesimo fosse stato spezzato, e la realtà stesse arrivando per portarseli via.
“Allora, be’… Grazie per aver camminato con me, Louis.” Harry sorride, e Louis annuisce.
“Quando vuoi, cucciolo.”
Lentamente, Harry comincia a camminare a ritroso verso il bus. Probabilmente finirà contro una panchina.
Louis sopprime una risata al pensiero, agitando la mano mentre osserva il ragazzo indietreggiare, ali nel suo petto e piombo nel suo stomaco. “Passa una bella serata, ragazzino,” gli grida.
Harry si illumina. “Sarà fatto. Anche tu! Mi scrivi?” Domanda, così giovane, così speranzoso, così implorante mentre si avvicina al bus. “Ci vediamo domani?”
“Sì. Ci vediamo domani,” Louis promette, desiderando di poter controllare il suo sorriso, desiderando di poter controllare qualsiasi cosa. Ma è impotente e quindi sorride, osservando Harry ritirarsi fino a che sale i gradini del bus, svanendo dalla vista e venendo allontanato nella notte, lasciando solo un saluto sfocato nella sua scia.
Immediatamente, Louis tira fuori il suo telefono.
Ci vediamo domani’ manda, sorridendo allo schermo luminoso.
Quasi immediatamente Harry risponde.
:) Non vedo l’ora :) xx
Non dovrebbe davvero fissare un messaggio così a lungo. Ma lo fa, e sta sorridendo, il viso freddo e bollente e la lingua che formicola per il bisogno di nicotina, il corpo dolorante per il bisogno di dormire. Ma comunque, rimane a fissare le parole scritte sul suo schermo.
E poi il suo telefono vibra di nuovo.
Ma non è Harry.
Immediatamente, il sorriso di Louis scivola via dal suo volto, un’arida oscurità che gli si insinua nella pelle.
Ebbene?’ è tutto quello che c’è scritto.
Liam. Ruota tutto attorno a Liam.
Si ferma, esitante sul da farsi.
Il fatto è… Il fatto è che Louis ha preso una decisione questa mattina. L’ha fatto. Oggi, ha cercato Harry con l’intenzione di portare a termine questa cosa e questo è ciò che l’ha fatto alzare dal letto oggi – la promessa di finire ciò che aveva iniziato e seguire la strada che aveva deciso lui stesso. Perché ha ancora il controllo, non è debole, e ha fatto la sua scelta, quindi deve affrontarne le conseguenze. Ruota tutto attorno a Liam.
Ha preso la sua decisione. Non può tornare indietro ora, vero? No. Non può.
Ma non aveva neanche previsto…
No. Ha preso la sua fottuta decisione. Siano maledette le fortezze rase al suolo, ha preso la sua decisione.
Non potrebbe mai funzionare con Harry, in ogni caso. È semplicemente impossibile. Perché, anche se Louis ci provasse… Anche se Louis lo volesse, se volesse davvero, davvero tutto questo – qualsiasi cosa ‘questo’ sia… Harry lo scoprirebbe prima o poi. Non avrebbe scelta. E questo…
Non si può costruire niente sulle bugie. Non si può e basta. Louis lo sa bene. E ora deve subirne le conseguenze. Lo sapeva questa mattina, cazzo. Non è niente di nuovo. Lo sapeva e oggi ha cercato Harry per finire quello che aveva iniziato.
Non potrebbe mai funzionare, in ogni caso.
Quindi, con le dita tremanti, risponde al messaggio.
Stasera gli ho chiesto di uscire. Non ci vorrà ancora molto’ è quello che invia.
È scioccante quanto si senta orribile. È solo un fottuto messaggio. E basta. È un messaggio che ha inviato migliaia di volte in precedenza. In situazioni di gran lunga peggiori. Questa è la procedura abituale e tutto quello che ha fatto è stato scrivere a Liam la verità, la dannata verità, ed è assolutamente incredibile quanto questo stia distruggendo totalmente qualcosa all’interno di Louis. Si chiede vagamente se sia qualcosa di vitale.
Alza lo sguardo al cielo, osservando le stesse stelle che hanno guardato lui e Harry. Sembrano disgustate da lui, lo stanno guardando come se fosse un traditore. Perché lo è. Le stelle lo odiano.
Abbassa lo sguardo.
Perfetto.
Louis fissa la parola a vuoto, la gola che comincia a chiudersi di nuovo. E poi, un’altra vibrazione.
Ti meriti una ricompensa. Vieni qui. Adesso.
E, in qualche modo, si sente ancora peggio.
Ma non ha nessuna cazzo di scelta. Lui è il cattivo, ricordate? È così che funziona, ha accettato di farlo ed è bravo in quello che fa e dovrebbe essere semplice, porca puttana.
Ignora il sapore del sangue quando digita un ‘Arrivo’ in risposta.
E ignora anche le stelle, mentre comincia a camminare in direzione dell’appartamento di Liam, chiedendosi perché non riesca più a sentire il battito del suo cuore.











Oggi una mia amica (lol) mi ha chiesto 'Ma ci sarà una gioia prima o poi?'
Non ho saputo bene come risponderle, perché io vi avevo avvisato che il secondo nome di questa fanfiction è Angst&Angst. Ed essendo avanti di un capitolo con la traduzione, vorrei sempre pubblicare anche il successivo, perché vorrei davvero potervela dare tutta insieme, già finita. E' troppo, troppo meravigliosa. Non ce la faccio.
Grazie alla mia Giadina, ti dedico questo capitolo perché in questi giorni ne hai bisogno. Grazie a Sole e Fede per riuscire a corrompermi sempre. Grazie a Faby che DOVE SEI, MI MANCHI.
Venerdì parto per Parigi, quindi il prossimo capitolo arriverà un po' in ritardo... Sorry :(
All the love,

Giulia
  
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