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Autore: Io_amo_Freezer    21/09/2016    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Farsi male, farsi bene
Si dimenò tra le coperte, strizzando gli occhi nel vano tentativo di fuggire dall'orribile figura nera che gli si era stagliatasi davanti. Si mise seduto, aprendo gli occhi di scatto, annaspando, mentre si voltò frenetico e spaventato. Mugugnò impaurito, osservando la stanza buia e tetra; era molto grande, con un armadio di legno mogano al lato sinistro, ed un balcone con le tapparelle chiuse all'altro lato. Strinse convulsamente le lenzuola blu notte del letto in cui si trovava e cercò di calmarsi, gettando uno sguardo curioso alla flebo attaccata al suo braccio, e osservando confuso il suo corpo, ricordandosi di tutto l'accaduto. Piegò le sopracciglia dispiaciuto nel constatare che fosse tutto fasciato: polsi, braccia, petto, tutto. Non era morto? Si chiese e alzò di scatto il capo. Sentendo la porta cigolare rimase in attesa, mentre tre figure entrarono silenziose, e sospirarono sollevate nel vederlo, finalmente sveglio. Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo, non capendo cosa stesse succedendo, mentre gli si sedettero accanto.
-Ben svegliato.- gli sussurrò apprensivo Leo, e; da quel tono, da quello sguardo così premuroso, si ritenne davvero confuso. Non capiva. Ricordava che fossero arrabbiati, delusi, non preoccupati. Chinò il capo sconfitto, nel ricordare anche che fosse stato scoperto. Non gli avrebbero più permesso di provare quel piacere, ed in quel momento ne sentiva il disperato bisogno. Doveva trovare qualcosa di affilato, e subito. Tanto, ormai lo sapevano. Che differenza voleva fare se si tagliava in loro presenza o meno? Gli è lo avrebbero impedito, certo. Ma se fosse stato abbastanza veloce da farsi, anche solo un taglio, al momento, sarebbe stato come essere in paradiso.
-Avevi perso molto sangue, ed il tuo gruppo sanguigno è molto raro, ma, per fortuna anche Raph ha 0 positivo. Ti ha donato una parte del suo sangue, sai? E' grazie a lui che sei qui.- spiegò piano e con calma, Donnie, mentre gli accarezzò i capelli, ma lui rimase a sguardo basso, come una statua di ghiaccio. Non gli interessava nulla, tanto lo capiva che lo odiavano. Non lo avrebbero più trattato come prima, ma come uno che è autolesionista. Non erano più suoi amici, anche se lo volessero lo avrebbero trattato diversamente e non voleva questo. Ora come ora, desiderava solo andarsene e morire.
-Hai fame?- chiese, allora, Leo, cercando di smorzare quell'aria cupa che si era formata attorno al più piccolo che, però negò lievemente col capo, restando sempre chino. Non aveva il coraggio di guardarli in faccia. Avvertì la presenza di Raph, seduto al suo fianco che sospirò piano, ma preferì tacere ancora, aspettando il momento in cui lo avrebbero lasciato solo. Poteva sentire il dolore dentro la sua testa aumentare, aumentare e aumentare, lasciandolo disarmato e senza fiato, mentre un pulsare continuo e talmente forte sopprimeva la sua lucidità. Non sapeva quanto avesse dormito, però, controllando di sottecchi l'orologio sul comodino a destra capì che era stato in convalescenza per due giorni, ma non gli importava. Sentiva che stava perdendo il controllo. Il dolore era così tanto ed era così difficile resistergli, controllarlo, soprattutto in quel momento, sotto quegli sguardi che martellavano il suo cuore di sensi di colpa, lacerandolo lentamente, facendolo sentire uno schifo. E sentiva che aveva bisogno, solamente di avvertire il suo sangue scivolare lungo le sue braccia, così che tutto potesse scomparire per sempre. 
-Dovresti magiare, Mikey. Devi recuperare le forze.- lo incoraggiò Donnie, ma lui non gli ascoltava più. Era assorto nel suo mondo, voglioso solo di punirsi, di provare piacere. 
Alzò piano lo sguardo, e notando, grazie alla luce che filtrava dalla porta d'entrata che avevano lasciato aperta, una porta di un bagno, nella camera in cui si trovasse, si mise in piedi sul letto di scatto, controllato solo dalla voglia di farsi del male, di farsi del bene e si rifugiò là dentro, alla disperata ricerca di qualcosa di affilato. Mentre apriva cassetti e credenze, buttando fuori tutto come una furia scatenata delle braccia lo imprigionarono da dietro, serrando i suoi polsi lungo i fianchi, mentre Donnie gli arrivò davanti, sventolandogli una mano dinanzi agli occhi con l'intenzione di farlo riprendere, ma riuscì solo a innervosirlo di più, e, appena Leo gli appoggiò una mano sulla spalla, pronto a dire chissà cosa iniziò ad agitarsi, cercando di divincolarsi, mentre Raph provò a tenerlo più forte, ma, alla fine si liberò, correndo, con uno scatto in cucina inseguito da i tre. Aprì il primo tiretto, con dentro le posate e ne tirò fuori un coltello per tagliare la carne. Sorrise diabolico, mentre stava per infliggersi la sua tortura, penetrando la lama oltre le bende, arrivando fino al punto desiderato e iniziando a tracciare una linea retta sul polso fino al gomito, finché l'arma non gli fu sottratta da Leo che lo osservò spaventato e incredulo, come gli altri due. Non potevano credere che fosse così grave la sua situazione, ma, i loro sguardi servirono solo a farlo sentire peggio, a farlo sentire sbagliato, un mostro. Così cercò di riprendere il coltello, ma l'azzurro indietreggiò, protendendo la mano libera, col palmo aperto verso di lui, appoggiandola sul suo petto per farlo calmare, mentre gli altri due lo presero per le spalle.
-No, no! Dammelo!- urlò, singhiozzando disperato, cercando di liberarsi per raggiungere l'amata lama che, in quel momento era come se gli gridasse, impellente di essere usata. 
-Stai calmo, ora ci siamo noi. Andrà tutto bene Mikey.- gli disse dolce Donnie, osservandolo in tono rassicurante, cercando di tenerlo stretto, mentre gli altri due lo osservarono preoccupati, non sapendo bene come comportarsi.
-Quello mi farà stare bene..- sussurrò cupo prima di riuscire a liberarsi anche da quella morsa, prendendo avido l'arma e correndo fino a dirigersi verso un'angolo del soggiorno, inginocchiandosi contro al muro e ricominciando da dove si fosse interrotto, sotto lo sguardo attonito dei tre. Perché non capivano? Ne aveva bisogno per sopravvivere. Ma loro non potevano comprendere il piacere che gli dava, altrimenti lo avrebbero lasciato fare. Era il suo farsi male ed il suo farsi bene; era l'unica cosa che lo distoglieva dal suo dolore, da se stesso. Raph, allora, ripresosi di scatto sì precipitò verso di lui, tirando il coltello verso di sé, cercando di tirarglielo via per evitare che si distruggesse ancora, ma fu un'attimo. 
Il tempo sembrò fermarsi mentre, con uno strattone degli schizzi di sangue si sparpagliarono sulla parete. Raph non era riuscito a levarglielo dalle mani, ma, quello scatto ne subì, con un rumore secco, una ferita al braccio destro, mentre osservava il più piccolo, incredulo, con il coltello che cadde dalle sue mani con un tonfo, troppo shockato dall'accaduto.
-Donnie muoviti!- urlò il focoso, facendolo riprendere da quell'apparente stato di shock. Sbatté le palpebre come per controllare che, quello che avesse appena visto non fosse frutto della sua immaginazione o di un'incubo prima di accorrere verso di loro, mentre Leonardo si diresse a prendere il kit medico in laboratorio. Mikey sbarrò gli occhi colpevole, alla vista di un Raph che serrava la mascella con l'intento di resistere al dolore, mentre si teneva il braccio ferito con la mano sinistra, cercando di far smettere al sangue di fuori uscire.
Annaspò spaventato, tremando e osservando, le sue di braccia che sanguinavano copiose, macchiando il pavimento ed i suoi vestiti, mentre le bende erano, ormai fradice di liquido vermiglio. Guardò i tre che, dopo aver medicato Raph lo fissarono sconvolti, non sapendo esattamente cosa dire, tranne il focoso che lo guardava serio e deciso. Non resistette più, così si diresse di corsa nella camera da dove era uscito, chiudendosi dentro, appoggiando la testa e la schiena contro la porta, mentre si lasciò scivolare a terra, con le mani che, scivolando sul legno liscio lasciarono tracce vermiglie. Cercò di calmarsi, iniziando a fare profondi respiri, mentre sentiva dei rumori metallici nella serratura, intanto che la maniglia continuava a fare su e giù, cercando di aprirsi. Appena un crack deciso si fece sentire, avvertì un tuffo al cuore, temendo per ciò che sarebbe accaduto.
-Mikey, togliti dalla porta.- ordinò seccamente, Raph, facendo presa su quest'ultima con una spallata, cercando di aprirla, ma Mikey non si mosse, osservando davanti a sé ad occhi sbarrati, con il cuore a mille. Tutto quello gli ricordava terribilmente i momenti quanto si trovava a casa sua, ed iniziava ad avere davvero paura, un terrore che non avrebbe mai dimenticato e che non lo avrebbe mai abbandonato, mentre il respiro affannoso ed il battito feroce del suo cuore gli fecero comprendere di star andando in iperventilazione. -Mikey!- l'urlo furioso del rosso lo fece sobbalzare e, ingoiando un groppo di saliva si spostò a carponi, lasciando macchie cremisi lungo la strada, allontanandosi il giusto, prima di rimettersi col sedere per terra, appoggiando la schiena contro i piedi del letto, osservandoli entrare, con un terrore vivo negli occhi luccicanti.
-Shhh..- lo rassicurò Leo, abbracciandolo, mentre Donnie ricominciò a medicare le nuove ferite rivolgendogli un piccolo sorriso, con un Raph alzato a braccia incrociate che, ignorando il bruciare pulsante del taglio osservava minaccioso il più piccolo. -Va tutto bene, davvero.- continuò l'azzurro, accarezzandogli i capelli, mentre lui rimase a capo chino, osservando di sottecchi il lavoro che stava facendo il genio.
-Donnie ha accettato di farci stare tutti qui. Quelle sono le tue valige, ed ora, vedi di stare calmo. Noi possiamo aiutarti, solo se tu accetti il nostro aiuto.- affermò, addolcendo il tono all'ultima frase, Raph, e lui ne rimase al quanto sorpreso. Significava, forse che non c'è l'aveva con lui? Però, non toglieva il fatto che fossero tutti delusi. Sospirò, abbassando le palpebre, mentre Leonardo si sedette al suo fianco e lo stesso fece Donatello dopo aver adagiato la valigetta bianca del kit di pronto soccorso sul comodino. Raph, invece decise di sedersi davanti a lui, a gambe incrociate, volendo chiarire più di tutti.
-Mikey, io non dicevo sul serio prima.. Quanto ti ho detto che ti avrei volentieri lasciato lì a morire.. Se dico cose di questo genere è sempre perché sono arrabbiato. In quel caso era furioso del gesto che avevi commesso, però adesso che sappiamo il tuo problema stai certo che non ti lasceremo solo. Noi siamo tuoi amici, davvero. E desideriamo aiutarti.- spiegò calmo, osservandolo con un mezzo sorriso incoraggiante
Mikey gli rivolse lo sguardo, con un sopracciglio alzato, troppo incredulo, ma poi accennò ad un timido sì col capo. Non sapeva se credere a quelle parole o no, ma non poté negare il fatto che gli sembrò così sincero. Mentre distese le gambe, per stare più comodo, volgendo il capo verso le sue valige sospirò sollevato nel constatare che ci fosse anche la chitarra. Temeva che potessero averla lasciata all'appartamento visto che l'aveva nascosta in modo che nessuno la vedesse.
-Chi te l'ha comprata?- chiese Donnie, riferendosi all'attrezzo musicale, mentre tutti volsero lo sguardo su di essa. Lui sussultò, giocherellando con le dita con un tenero sorriso sul volto, mentre un vortice di ricordi affievolirono nella sua mente portandogli un'amara malinconia.
-Me l'ha regalata Karai..- sussurrò impercettibile, non volendo parlarne così apertamente con loro.
-Uhh.. Il nostro Mikey ha la ragazza!- lo canzonò il focoso con un ghigno facendo ridacchiare anche i due, ma smisero subito vedendo lo sguardo del più piccolo che si incupì, accigliandosi.
-Era la mia unica amica..- fece una breve pausa per poter ottenere il giusto coraggio per ciò che stava per dire, e la giusta dose d'aria nei polmoni per poter confessare ciò che non era mai riuscito a dire -E' morta..- sussurrò con voce rauca, stringendosi in un abbraccio, con le gambe portate al petto.
-Ci dispiace.- disse piano, Leo, mandando d'istinto un'occhiataccia al rosso che lo fissò mordendosi l'interno del labbro inferiore, colpevole -Ora però cosa ne dici di mangiare qualcosina?- chiese a quel punto, preferendo cambiare discorso notando lo sguardo sofferente di Mikey.
-No, grazie..- rispose, mordendosi il labbro inferiore prima di trovare la forza per alzarsi in piedi e dirigersi accanto a letto, distendendosi e coprendosi con la coperta fin sopra i capelli, con alcune ciocche bionde che uscivano fuori, riflettendo nel buio della stanza, illuminata ancora dal fascio di luce che arrivava dalla porta socchiusa -Voglio stare solo..- supplicò teso, mentre strinse convulsamente il cuscino, in attesa che uscissero. Loro si guardarono indecisi, ma poi, dopo un cenno dell'azzurro si diressero furori, mentre Donatello gli lasciò un pigiama pulito, adagiandolo ai piedi del letto, sopra il materasso e chiudendo la porta per lasciarlo riposare. 

-Cosa facciamo con lui? Suo padre potrebbe arrivare, no?- domandò Donnie, osservando il divano davanti, mentre Raph gli si avventò contro, prendendolo per il colletto della camicia, infuriato troppo con se stesso, ma dopo quella frase non poté che accanirsi contro il genio che rimase ad un palmo dal naso per quello scatto improvviso.
-Scordatelo! Dopo aver sentito "l'importanza" che ha dato alla notizia che avesse tentato il suicidio non lo lascerò nelle sue mani.- gli ringhiò contro, mollandolo a terra, facendolo cadere con il sedere sul pavimento sotto lo sguardo di sufficienza di Leo -Lo aiuteremo noi. Mi sembra ovvio.- sbuffò poi, seccato, mentre Donnie si massaggiò la parte dolente, alzandosi piano. Toccandosi il colletto bianco a quadri azzurri della camicia sospirò, sollevato che non si fosse rovinato per quell'attacco.
-Ricordami di progettare un sacco da box per far sfogare la sua rabbia su qualcosa che non ne soffra come, tipo, me.- affermò il genio, riferendosi a Leo che scuoté il capo sconsolato, lasciandosi sfuggire una risatina, mentre si passò una mano tra i capelli con un'immenso sorriso sulle labbra, perfettamente d'accordo con Raph, per una volta.
-La cosa migliore per Mikey è essere trattato come una persona normale. Come lo trattavamo prima, insomma. Certo, avrà bisogno di più conforto, e, pian piano lo convinceremo a passare più tempo insieme a noi, ma per ora, l'importante è che gli restiamo accanto.- suggerì Leo, venendo concordato da tutti che sorrisero.
-Scusa, Raph. Nemmeno io voglio separarmi da Mikey. Non starei tranquillo nel sentirlo nelle mani di quel tipaccio.. Comunque, mettiamo conto che oggi viene, cosa gli diciamo? E' un suo diritto portarlo a casa.- ammise Donnie dispiaciuto, mentre Raph ringhiò, scrocchiando le dita delle mani, facendo fremere di paura il povero ragazzo.
-Lo picchiamo, ovvio.- affermò, ghignando, ricevendo un'occhiataccia da i due -Beh, di certo non può portarselo a casa se non sa dove si trova.- disse enigmatico, con uno strano sorriso sul volto
-Peccato che gli abbiamo detto dove abitiamo. A meno che..- disse l'azzurro, illuminandosi di colpo -Stai pensando a ciò che penso io?- gli domandò, mentre Raphael ghignò -Possiamo dirgli tranquillamente che ha sbagliato indirizzo, e, se nel caso dovesse richiamarmi, toglierò la SIM dal cellulare.- affermò convinto, mentre Donnie comprese i loro piani e gli osservò scettico, con un sopracciglio alzato.
-E' un piano assolutamente stupido.. O geniale? Entrambe le cose?- domandò con un mezzo sorriso, speranzoso che funzionasse prima di affermare -Certo che gli vogliamo davvero bene se rischiamo tutto per lui, eh?- ironizzò, ammettendo il bene che gli volevano anche a nome degli altri, facendoli ridacchiare
-Già. Fammi avvisare Cat e le altre che si è svegliato, altrimenti mi strozzeranno.- affermò ridendo, Leonardo, prendendo il telefono e mandando un messaggio a tutte, direttamente nel gruppo.
-A proposito, ma non dovremmo dirgli di suo padre?- chiese Raph, tranquillo che avesse avuto un'idea tanto astuta quanto geniale al momento opportuno, mentre si recò in cucina, insieme a Donnie, per cucinare il pranzo.
-Mio padre?- chiese scettica la voce di Mikey che arrivò dalla sua stanza, mentre origliava da un piccolo spiraglio, ma sobbalzò avendo tutti gli sguardi su di sé, ormai scoperto, nonostante avesse ascoltato solo l'ultima frase.
-Sì, beh.. Intanto perché non vieni? Non ti mangiamo mica.- lo incoraggiò Leo, scherzoso, avvicinandosi al corridoio che collegava le camere al soggiorno, mentre il diretto interessato tentennò, volendo scomparire nell'oscurità della camera, ma, volendo approfondire l'argomento di suo padre si fece avanti, raggiungendo, con Leo la cucina.
-Già. Lo abbiamo chiamato per informarlo. E' sempre così scontroso e maleducato, per caso? Comunque dovrebbe venirti a prendere in questi giorni, almeno così aveva detto.- spiegò con un sorriso Donnie, accarezzandogli i capelli, tendendo la mano oltre l'isola di marmo, al centro della cucina che gli divideva. Ma Mikey sgranò gli occhi, mentre le pupille si restrinsero, stringendo i pugni lungo i fianchi e osservandoli spaventato.
-No. Perché lo avete fatto?- sussurrò piano, con voce balbettante, indietreggiando terrorizzato, mentre tutto il suo corpo tremava di vera paura per quell'inaspettata e orrenda notizia. L'azzurro, notando ciò, gli si chinò dinanzi, sorreggendolo per le spalle, e guardandolo dritto negli occhi, confuso, con un luccichio di dispiacere negli occhi. Sapeva che non avrebbe dovuto chiamarlo, e adesso ne aveva la conferma dal più piccolo, per quanto potesse ritenersi sincero. Dopo tutte quelle menzogne, era corretto credergli? Poteva essere una tattica per imbrogliarli ancora.
-Su, non preoccuparti. Non devi aver paura, pensavamo che ti avrebbe aiutato, forse anche meglio di noi, ma ci siamo un po' ricreduti.- disse sicuro, con un sorriso che scomparve appena delle lacrime varcarono il viso del più piccolo che si buttò su di lui alla ricerca di un'abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
-No, no!- singhiozzò, scuotendo il capo, mentre i tre si osservarono preoccupati -Non voglio più stare con lui! Mi fa troppo male.- protestò tra le lacrime, desiderando; nonostante tutto quello che avesse fatto, nonostante che lui credesse lo odiassero, di restare lì, con loro.
-Come male?- domandarono i tre all'unisono. Leonardo lo staccò, di malavoglia dall'abbraccio, sorreggendolo ancora per le spalle per poi guardarlo negli occhi severo, in attesa di risposte. Mikey però abbassò lo sguardo, non volendo approfondire oltre, ma i tre non erano dello stesso parere, finché il campanello non suonò di botto. Il più piccolo spalancò gli occhi, boccheggiando, mentre la paura ed il terrore ripresero il pieno controllo su di lui.
-No, vi prego. Non lasciate che mi porti via. In cambio.. farò qualsiasi cosa! Laverò, cucinerò, tutto! Ma vi prego, non fatemi questo!- gli supplicò nervoso, mentre il campanello tornò a suonare con più insistenza. I tre si osservarono, sorpresi di quella reazione, ma Leo, poi gli sorrise, strofinando affettuoso le spalle di Mikey.
-Ehi, guarda che non vogliamo più lasciarti a lui.- disse piano, quasi in un sussurro per farlo tranquillizzare -Non volevamo lasciarti solo con lui prima, figurati adesso che ci hai rivelato che ti fa del male. Non ti lasciamo solo, starai con noi.- gli assicurò, accennando ad un sì, mentre Donnie si avvicinava al citofono, più tranquillo sul fatto che si fossero, in parte chiariti.
-Buone notizie. Sono solo le ragazze.- annunciò, facendole entrare e aprendo il portone. Lasciando aperta la porta d'ingresso sotto lo sguardo confuso di Mikey che si asciugava le lacrime, passandosi la manica arancione del pigiama sugli occhi. Non poteva restare con i vestiti ricoperti di sangue e così, prima di mettersi ad origliare si era sciacquato un po', ed infine aveva indossato i vestiti che Donnie gli aveva lasciato sul letto.
-Michelangelo! Finalmente!- esultarono Viola e Venus, correndogli incontro, mentre lui li rivolse un tenero sorriso, imbarazzato.
-Come ti senti?- domandò Viola, attendendo con ansia una risposta, osservandolo con due occhioni carichi di agitazione.
-Bene.- sussurrò piano, con voce rauca, mentre Gwen assottigliò lo sguardo avvicinandosi il giusto al ragazzo per studiarlo, il quale si ritrasse col busto, impaurito da quel gesto inaspettato
-Ehi! Come mai ha gli occhi rossi? Lo avete fatto piangere?- ruggì Gwen, aggredendo i tre, osservandogli minacciosa, mentre il diretto interessato si grattava il capo in lieve imbarazzo, non aspettandosi di essere così importante per loro. Erano tutti lì, solo perché si era risvegliato? Non riusciva a crederci, pensò di stare sognando.
-Non è niente.- le assicurò lui, mentre Cat si diresse in cucina, iniziando a preparare un pranzo da re per lui, aiutata da Leonardo che, capendo i suoi piani romantici la raggiunse, ma, appena mise mano ai fornelli un botto fece sobbalzare tutti che gli raggiunsero di corsa, sotto lo sguardo attonito di una Cat che guardava l'azzurro accigliata.
-Ehm.. Chiedo scusa.- disse con un sorriso tirato. Raph sospirò, abbassando le spalle, imitato da Donnie che, però, si schiaffò una mano in faccia
-Leonardo quante volte ti devo ripetere di stare alla larga da i fornelli?- domandò sfiancato, il genio, mentre una risata generale si propagò nella stanza, con un Mikey che, però non era esattamente in vena di ridere e che si sedette piano sullo sgabello, sotto lo sguardo apprensivo dell'azzurro che gli accarezzò i capelli prima di allontanarsi da lì, tratto a forza da Raph che lo spinse via, premendo la mano sulla sua schiena, desiderando mangiare qualcosa di buono e non cibo carbonizzato.
-Okay, okay! Ho capito.- affermò con calma, ridacchiando e andandosi a sedere accanto a Light, seduta sul divano affianco a Venus.
-Cosa ti piacerebbe mangiare?- chiese Viola, mentre Cat sistemava il disastro creatosi. Il ragazzo in pigiama ci pensò su, per poi affermare:
-Cucino io. Così vi ringrazio per esservi presi cura di me durante la mia convalescenza.- spiegò calmo, notando i bigliettini attaccati al frigo, mentre si alzò per aprire la credenza, tirando fuori il necessario sotto lo sguardo incerto di tutti.
-Te la senti?- domandò Cat porgendogli un mescolo e delle tagliatelle ancora dentro la confezione. Fece sì col capo, riempiendo la pentola con l'acqua e mettendola sopra il fornello, mentre aprì il frigo trovandolo, per lui, inaspettatamente pieno. Sorrise, aveva tutto il necessario e anche di più. 
-Ma.. sai cucinare?- tentennò Raph, temendo un'altra bomba atomica che avrebbe distrutto l'intera cucina. Mikey allora sbuffò, cacciandoli fuori, mentre spinse via Raph lentamente, facendosi forza con le braccia sulla sua schiena, dicendo che sarebbe stata una sorpresa. Si sentiva così felice, non sapeva spiegarsi nemmeno lui il perché, ma, infondo era anche sollevato dal fatto che, loro nel conoscere il suo segreto lo avevano come tolto da un'enorme peso. Loro lo sapevano, ma volevano aiutarlo, non farlo tornare in quella gabbia che era sempre stata casa sua. Poteva stare tranquillo per ora, perché c'erano loro con lui, però, non significava che si fidasse. Non poteva. Sperare con tutto il cuore che non lo tradissero? No, non ci riusciva. Non avrebbe sopportato un'altra delusione, e sentiva che, se avesse messo in gioco tutto quello che fosse nel fidarsi di loro.. Dubitava che se, sarebbe caduto ciò, questa volta si sarebbe rialzato ancora. Il desiderio di andarsene, di scappare alleviava ancora nella sua mente, annebbiando il buon giudizio del suo cuore, ma desiderava anche restare, per mantenere la promessa fatta alla sua amica tanto tempo fa.
Raph ridacchiò per come lo avesse portato fuori in quel modo assurdo, e così sì avviarono in soggiorno, a fare compagnia agli altri che li fissarono confusi. Anche se il pranzo era una sorpresa, potevano comunque vedere Mikey destreggiarsi talmente bene da poter essere paragonato ad un vero chef di cucina.
-Ma come? Mikey cucina?- domandò Leo con una faccia preoccupata per quello che poteva fare in mezzo tra mille coltelli, ma, quello sguardo era così buffo da far scoppiare a ridere Cat che, dopo gli rispose di sì.
-Meglio di te.- ironizzò il rosso, sedendosi di botto sulla poltrona, accendendo, con malavoglia la televisione, mentre Gwen e Venus iniziarono a discutere tra loro, che ipotizzavano cosa mai avrebbe cucinato il loro amico e, a cui si unì anche Light tremendamente interessata.
-Comunque, ora che si è svegliato, il "sorveglio Mikey" è inutile.- commentò Venus ad un tratto, mentre Donnie si stiracchiò sul divano, affianco a Viola che gli rivolse un sorriso
-Beh, significa che non serve più che saltiamo la scuola, meglio no?- disse scorbutica, Gwen, non sapendo se, non andare più a scuola fosse così positivo come diceva.
-Ehi, Leo.- lo chiamò Cat, stravaccata al suo fianco, attirando l'attenzione di tutti -Oggi fanno due episodi di "Spaces Heros". Canale sei.- lo informò annoiata, mentre gli occhi blu del diretto interessato brillarono di pura gioia.
-A che ora?- si apprestò a domandare, avvicinandosi pericolosamente al volto della ragazza, iniziando a spronarla per sapere.
-Adesso.- disse con calma, osservandolo stranita mentre si ritrasse un po', prima di spintonarlo con una mano per farlo allontanare. 
-Raph dammi il telecomando!- ordinò l'azzurro avventandosi sul rosso con un balzo felino che, non aspettandoselo cadde malamente dalla poltrona, con sopra di lui l'azzurro che cercava di prendere l'oggetto dei suoi desideri con avidità, sotto lo sguardo stralunato dei presenti -Dai, mollalo! Tanto non facevi che fare zapping tra i canali!- protestò in un capriccio, tirando il telecomando nero verso di sé
-Ma è stupido! L'unica persona che potrebbe vedersi un programma del genere sei solo tu!- ringhiò, cercando di levarselo di dosso, mentre Cat, con tutta la calma possibile di questo mondo si alzò, recandosi verso il tavolo dove vi era adagiato il secondo telecomando che fungeva anche per i canali Sky. Sotto gli sguardi di sufficienza delle sue amiche e di Donnie mise il canale in questione. In un attimo, con la velocità di una scheggia, Leo si ritrovò seduto al suo posto, ammirando la televisione ad occhi spalancati, come avrebbe fatto un bambino davanti ad un negozio di giocatoli.
Cat si rimise seduta, osservando la sigla iniziale terminare e porgendo il telecomando grigio all'azzurro che la ringraziò emozionato di poter dedicarsi al suo amato Capitano Ryan. Light a quel punto scoppiò a ridere, troppo incredula di quello spettacolo e della faccia omicida di Raphael che si rialzò, borbottando frasi sconnesse come -Potevi farlo prima, invece di aspettare che mi aggredisse.- risedendosi al suo posto. Cat allora, che lo aveva sentito gli fece la linguaccia, facendo ridere tutti.
-Hai fatto bene, invece. Se lo meritava!- affermò Gwen ghignando fiera, dando una lieve gomitata all'amica che le fece l'occhiolino. Il focoso stava per ribattere ma venne bloccato da un "shh" di Leonardo e Light che osservavano con desiderio il programma iniziato in televisione.
-Mi ero dimenticata che anche a Light piacesse 'sta roba.- borbottò Venus in un sussurro, facendo ridacchiare Donnie che decise di alzarsi e apparecchiare, aiutato dalla suddetta e da Viola che si annoiavano a restarsene sedute.
-Mi ricorda vagamente la versione ma in animato di Star Trek, non trovate?- domandò piano, Cat, osservando di sottecchi il focoso che alzò le spalle, non sapendo nemmeno a cosa si riferisse.
-Non lo conosco questo Star Trek, però, se è stato preso spunto da sta roba, credo sia anche quella una cavolata.- commentò sarcastico, Raph, incrociando le braccia al petto con un ghigno, curioso di vedere la reazione dei due che, però si limitarono ad alzare il volume, accigliati da tutto quel blaterare.
-Star Trek non è male, e mi sa che è più serio di questo.- canzonò la ragazza dagli occhi dorati ma che si mise a tacere appena Light le mandò un'occhiataccia assassina, pronta a ricattarla dicendo al diretto interessato, che ora si trovava in cucina a preparare il pranzo, che lei fosse cotta di lui.
-Mikey come sei messo? Vuoi una mano.. Wow!- esclamò con tanto di occhi sgranati, Viola attirando l'attenzione di tutti i presenti che si voltarono verso la cucina con curiosità, alzandosi per avere una migliore visuale.
-No, grazie. Ho quasi finito.- disse piano, estraendo, con dei guanti verdi da cucina, una teglia fumante di lasagne dal forno e mettendola accanto a quella con il pollo e patatine fritte sul tavolo dell'isola, dove vi erano adagiati anche un contenitore verde d'insalata condita con mais e pomodorini e, sopra un piattino con varietà di formaggi con accanto degli involtini di formaggio e verdura, e degli spiedini di carne. Alzò lo sguardo, osservando scettico i ragazzi che lo fissavano a bocca aperta -E', per caso troppo?- domandò temendo di aver esagerato, mentre si morse il labbro inferiore, tentennando nel vedere le posate affilate, cercando di mantenere il controllo. Sapere di non poter più punirsi per provare piacere lo faceva star male, lo faceva sentire prigioniero ancora di più di quelle lame.
-Come?- si riprese Venus, sbattendo le palpebre con l'acquolina in bocca, troppo vogliosa di mangiare quelle prelibatezze -Penso che invece sia perfetto! Un'applauso al cuoco!- esclamò battendo le mani, imitata da tutti che sorrisero al diretto interessato che si grattò il capo imbarazzato, non aspettandosi quel gesto di acclamazione per un semplice pranzo.

Si stiracchiò le braccia verso il cielo, sedendosi sul divano e prendendo il joystick nero della console, voglioso di svagarsi un po' dopo tutto quel mangiare. Dire di essere pieno era un effimero. Si voltò in direzione dei ragazzi che, dietro di lui avevano finito di sparecchiare mentre le ragazze si erano offerte di lavare i piatti.
-A chi va una partita?- domandò con un ghigno, mentre i suoi occhi verdi brillarono, vogliosi di far mangiare la polvere a Leo che accettò di buon grado
-Uff.. Anch'io volevo giocare!- protestò in un sussurrò Cat, mentre lavava la teglia, facendo ridere le amiche
-E invece tu lavi!- le disse facendo la finta scontrosa, Gwen mostrando un ghigno divertito, intanto che asciugava le posate.
-Taci, o dico a Raph che ti..- non finì la frase che, la ragazza in questione le tappò la bocca con una mano, osservandola truce prima di mollare la presa e tornare al suo lavoro
-No, che non mi piace. E' insopportabile.- ruggì piano, per non farsi sentire, mentre Venus le diede una gomitata scherzosa per poi commentare
-No.. Ovvio che non ti piaccia. Insomma, chi tapperebbe mai la bocca ad un'amica non permettendole di terminare una frase, solo perché non le piace un ragazzo.- ironizzò, mentre Light sbuffò a Cat e Gwen, portandosi le mani al petto, incrociandole.
-Dai ragazze. Si è capito ormai che siete cotte, tu di Mikey e tu di Raph. Per non parlare di Viola e Donnie..- stuzzicò volgendo lo sguardo alla suddetta, ma alzò un sopracciglio scettica, non trovandola
-Se cerchi Viola è in laboratorio con Donnie, ma comunque non permetterti di fare l'innocentina, eh! A te piace Leo, lo abbiamo capito tutte.- l'aggredì Gwen per poi affermare -E no, non mi piace Raphael.- tornando al suo lavoro, desiderosa di finirlo in fretta
-Beh, Mikey è carino.. No, non mi piace! Ma anche se fosse?- protestò Cat indignata, facendo una linguaccia alle tre prima di tornare a lavare la seconda ed ultima teglia, finendo finalmente di pulire.
-Leonardo?- domandò incredula, sbattendo un paio di volte le palpebre, facendo la sconvolta -Nah. E' troppo, troppo.. Non fa per me, ve lo dico io.- disse Light, sedendosi sullo sgabello imitata da Venus
-Tu continua pure a negarlo..- commentò la suddetta, osservando i ragazzi sul divano, appoggiando i gomiti sul marmo liscio e reggendosi il mento. Vedendo chi stesse vincendo tra i due litiganti, mentre Mikey rideva a vederli così furiosi uno verso l'altro non poté che sorridere.
-Cosa dobbiamo fare per domani?- domandò Light, cercando di ignorare le parole di Venus, osservando le altre che, avendo finito di mettere in ordine si avvicinarono 
-Io e Viola abbiamo test di fisica, ma abbiamo già studiato.- sorrise con una faccia vittoriosa Gwen, gasandosi
-Io invece non ho proprio niente.- esultò con un piccolo sorriso, Cat, mettendosi seduta sullo sgabello con un saltello
-Venus e Light invece dovrebbero studiare. Hanno due test domani.- consigliò Viola, avvicinandosi con Donnie, giungendo dal laboratorio.
-Oh.. Cavolo, è vero. Andiamo!- fece Venus scendendo dallo sgabello e recandosi in tutta fretta all'ingresso, facendo segno alle altre di muoversi, attirando l'attenzione degli altri
-Ma perché anche noi, scusa?- domandò Gwen, sbuffando, osservando male l'amica
-Fammi pensare.. Forse perché siamo venuti con la stessa macchina?- disse in tono di sufficienza. 
-Ah, già..- commentò seccata Gwen avviandosi, seguita dalle tre che sbuffarono mentre Cat osservò un secondo Mikey, desiderosa di domandargli qualcosa -Ma questa è l'ultima volta, la prossima veniamo ognuno con la propria auto.- affermò scontrosa, incrociando le braccia al petto. 
-Ehi, bella addormentata? Andiamo.- affermò seccata Venus, incrociando le braccia al petto, ricevendo un'occhiataccia dalla suddetta che si incamminò verso l'ingresso lentamente
-Mikey, ma tu, domani vieni a scuola?- chiese alla fine, studiandolo curiosa, con un barlume di speranza, volendo passare del tempo con lui in classe
-Certo.- disse piano, regalandole un sorriso, mentre i tre ragazzi si osservarono scettici, insicuri se dovesse tornare così presto o meno
-Allora a domani.- salutò seria, con un gesto secco e veloce della mano prima di varcare la soglia di quella casa, imitata dalle amiche che salutarono i ragazzi prima di levare le tende.
-Sicuro di riuscire ad andare a scuola, domani?- chiese Leo, temendo per ciò che sarebbe potuto accadere, anche una ricaduta. Era ancora debole, doveva riposare.
-Sì.. Non sono riuscito a morire, quindi non posso perdere altri giorni scolastici.- disse piano, guardando il pavimento come se potesse consolarlo in qualche modo
-Non sei.. Cioè, hai davvero detto quello che penso?- domandò Raph, troppo sorpreso da ciò che aveva ammesso, alzandosi con uno sguardo confuso, ma lui mugugnò in risposta, non volendo parlarne. Finché rimaneva con loro non poteva saltare il college. Gli è lo aveva promesso a lei. Avrebbe resistito un'altro po', poteva farcela, o, almeno, sperava. -Non sei riuscito a morire? Dici sul serio?- protestò ancora, incrociando le braccia al petto, avvicinandosi a lui furioso, facendolo sussultare.
-Beh, io..- sussurrò piano, osservandolo spaventato, mentre provò ad alzarsi dalla poltrona, ma la paura lo aveva come paralizzato. Non pensava che ammettere una cosa che, per lui non era importante avrebbe fatto innervosire in quel modo Raphael.
-Mikey non devi dire così. -intervenne Leo, accarezzandogli i capelli dolcemente, mentre Donnie cercò di calmare il focoso che sbuffò, avviandosi a prendere una birra nel frigorifero
-Non devi pensare così superficialmente alla vita, ecco tutto!- affermò seccato, Raph, scolandosi la lattina e gettandola, con un tiro da maestro nel cestino accanto al lavello, sotto la finestra, facendo canestro. Lui volse il capo verso la televisione, osservando il pavimento alla ricerca di risposte. Perché non doveva essere superficiale? Non aveva niente, e a nessuno importava di lui, quindi, perché continuare quella vita? Se lo faceva, se andava al college era solo per quella promessa, ed in quel momento si odiava a morte. Era pentito di averla accettata, perché era una cosa più grande di lui, e non poteva farcela. Si alzò piano, desideroso di poter starsene da solo, ma una mano lo bloccò prima che oltrepassasse il divano. Sollevò lo sguardo, osservando gli occhi bordeaux supplichevoli di Donatello che desideravano tanto che non si richiudesse in una stanza buia. 
-Ascolta, posso capire che non sia facile per te. Mi pare ovvio, ci vorrà tempo, ma alla fine riuscirai a farcela.- gli disse piano, con un mezzo sorriso stampato in volto, mentre Mikey si accigliò, scostandosi dalla presa sul polso del genio, guardandolo acido, lasciandolo sorpreso.
-No. Tu non puoi capire.- affermò velenoso, gettando uno sguardo fugace a Leo e Raph; il primo troppo dispiaciuto, ed il secondo troppo arrabbiato, ma, al tempo stesso consapevole di quelle parole prima che, lui si allontanò piano, chiudendosi dentro la stanza. Nessuno poteva capirlo, nessuno.
  
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