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Autore: Ksanral    05/05/2009    5 recensioni
Per due anni, due anni interi,
ero riuscita a reggere quella maschera.
Non ero mai stata una buona attrice,
ma quella volta ci riuscii.
Sembravo allegra, persino felice.
Sorridevo, ridevo fino alle lacrime.

Bella Swan
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Per due anni, due anni interi,
ero riuscita a reggere quella maschera.
Non ero mai stata una buona attrice,
ma quella volta ci riuscii.
Sembravo allegra, persino felice.
Sorridevo, ridevo fino alle lacrime.
Nemmeno lui l’aveva capito.
Lui, il mio sole di riserva,
che quando la mia vita era offuscata da troppe nuvole,
era riuscito ad aprire uno spiraglio e scaldarmi un po’.
Lui che mi capiva con uno sguardo.
Ma non questa volta.
Questa volta se l’era bevuta anche lui.
Dopo due anni, la ferita, che mi lacerava il petto,
era ancora aperta,
una voragine che, dal passato, non voleva lasciarmi andare.
O ero io a non voler lasciare andare lei?
Due anni ed ancora vedevo il suo volto perfetto sorridermi.
Due anni ed ancora amavo quella creatura dannata.
Ed era per questo che avevo deciso,
che dovevo mettere fine a questa tortura.
Dovevo smettere di prendere in giro Jacob,
ma anche me stessa.
Cosa m’importava di spezzare un altro cuore,
quando il mio, ormai, non poteva essere ricomposto? Nulla.
E così lo feci. Feci l’ultima cosa che tutti di aspettavano da me.
Perché tutti mi credevano felice.
Ma io non lo ero e non volevo più soffrire.
Lo vidi, un’ultima volta,
nitido come non mai nei miei ricordi,
sorridermi, accarezzarmi le labbra
e sussurrarmi un’ultima volta «Ti amo».
Versai un’ultima lacrima per lui,
mentre sentivo la voragine chiudersi,
finalmente, nel mio petto.




«Uccidimi.» il succhiasangue era davanti a me,
in ginocchio.
Il suo sguardo e il suo corpo
sembravano non poter trattenere
tutto il dolore che provava.
Forse più del mio.
Ma questo non mi consolò.
L’avevo persa, per sempre.
Se n’era andata nel momento più impensabile,
non avevo nemmeno capito che soffriva.
L’avevo persa…
L’avevo persa per colpa sua.
E che fosse lì, a capo chino,
come fossi un boia pronto a tagliargli la testa,
che mi implorasse di ucciderlo,
mi faceva soltanto montare la rabbia.
«No. Tu vivrai. E soffrirai. Per l’eternità.»
Gli sputai quelle parole come veleno
«Così come farò io.»
«Ma tu puoi morire.»
Osservò, la voce talmente flebile che faticai a sentirlo.
«Sì, io posso.
E’ l’unica consolazione, l’unico diritto
per non essere stato io ad ammazzarla.
»

   
 
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