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Autore: lallipumbaa    21/09/2016    1 recensioni
Tom Hiddleston - Nuovo Personaggio - Benedict Cumberbatch
Cosa succede se una ragazza incontra un attore che ha fatto il suo stesso percorso e che ora è stato lanciato nella fama? Cosa succede se la ragazza in questione continua a trovarselo tra i piedi? E se lei viene trasportata inaspettatamente nello stesso mondo dorato?
Le avventure e il percorso di Laila, studentessa della RADA, e delle persone che la circondano.
Solo che, senza saperlo, si troverà in questa situazione: HIDDLESBATCHED.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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−CAPITOLO 22−
“Believe me or not.”
 
 
Durante i giorni successivi Benedict si fece sentire, rimanendo comunque molto discreto. A certi messaggi rispondeva per cortesia, altri invece rimanevano ignorati o ricevevano come risposta un insulto. Un giorno la invitò pure a cena fuori ricevendo un bel ‘Forget it’ come risposta.
Come suggerito da Joanne aveva cominciato a fare una lista di pro e contro su un quadernino che si teneva sempre in borsa così che potesse scrivere ogni volta che le veniva in mente qualcosa. Purtroppo ad ogni Pro seguivano sempre un paio di Contro e viceversa, così la lista era quasi sempre alla pari.
Nel frattempo Sam Mendes la richiamò per un’altra audizione. Buon segno, se il call back andava bene avrebbe avuto una piccola possibilità di avere la parte, e Chris le disse che era stato contattato da Kevin Feige dicendo che voleva accordarsi con lui per stipulare il contratto che avrebbe legato Laila a tutti i film Marvel in cui ci sarebbe stata la Scarlet Witch. Quel giorno era dovuta andare in ufficio da lui per sentire i termini del contratto stipulato fino ad ora.
“Laila, sei una delle più grandi soddisfazioni del mio arsenale! Ho scommesso sul cavallo giovane e ho vinto!” commentò sorridendo, mentre lei finiva di leggere i documenti.
“Chris, se non ci fossi stato tu io a quest’ora starei ancora lavorando al Disney Store! Il merito è soprattutto tuo!”
“La Marvel! Quella canaglia di Tom… ha avuto un colpo di genio!”
“Lascia stare. Devo fargli un regalo enorme anche se mi ha detto che non lo vuole.”
“Sei pronta ad essere collegata alla Scarlet Witch, ad essere alla pari della Vedova Nera-”
“Impossibile.”
“E sottoforma di poster nella stanza dei ragazzini?”
“Oddio, a quello preferirei non pensarci, grazie.” Disse arrossendo nascondendo il viso dietro alle mani capendo a cosa si riferisse l’agente, facendolo ridere.
“Sono davvero fiero di te. Bene, se per te le condizioni vanno bene vedo di sistemare un paio di cose con Feige e-” il telefono squillò “Scusami Laila.” Tirò su la cornetta “Valerie, I’m busy. … Who’s at the phone? … oh, no! Forward it to me!” guardò la ragazza davanti a sè “It’s Mendes!” “WHAT?!” “Hi Sam! … I’m fine! You? … Perfect! … Yes, I remember Laila did the call back! … ok. … ok. … uh uh… great! Oh, well, she’s here in front of me now! Can I put you in viva voce? … ok!” cliccò il tasto del vivavoce e la voce di Mendes si sentì chiara.
Hi Laila!!”
“Hello Mr. Mendes!”
Call me Sam. We will work together for a bit, it’s better if we get rid of the formality.”
Laila spalancò gli occhi “Wh-what?”
Do you remember when you said that this was my chance to have you as my Cordelia?
“Ahahah! Yes.”
Chris la guardò spalancando gli occhi sussurrandole “Did you really say that?!”
Laila gli rispose facendo spallucce.
I took the chance and I want you to be my Cordelia!
“Oh gosh. Th-thank you!! Thank you Sam!!”
If you can come at the theatre on Thursday there will be the first meeting with all the actors.
“I will be there!”
Do you have to go to the TIFF?
“Yes, I’ll leave on the 4th I should stay in Toronto for a bit more than a week. However I’ll be surely back in London on the 14th September.”
Ok, not a problem. During the days before you leave I will give you the script. We will start the official stuff when you come back, also the other actors have a little bit of problems before the middle of September.
“Ok. I will be there. At the National?”
Precisely. At 9.00 a.m.
“Perfect.”
"See you next week!
“Bye Sam! And thank you again!!”.
Quando anche Chris finì di parlarci attaccò il telefono. “Ribadisco quello che ti ho detto prima: sono fiero di te.”
“Posso fare una cosa?”
“Vai!” le disse ridacchiando vedendola alzarsi dalla sedia e cominciare a saltellare per la stanza urlando come una bambina “CordeliaCordeliaCordeliaCordelia!!!!”.
 
Partì per Toronto il 4 mattina.
Si era portata dietro anche il copione e cominciò ad evidenziarsi le battute, leggendosele a bassa voce. Aveva dato l’ok a Tom che l’avrebbe accompagnato alla premiere di Only Lovers Left Alive, che si sarebbe tenuta il 5 sera. Il 9 ci sarebbe stata la presentazione di August: Osage County e sicuramente ci sarebbe stato anche Benedict (Tom sarebbe dovuto tornare a Londra il giorno dopo la presentazione a causa del GQ Man of the Year) e fino al 13 sarebbe rimasta a Toronto a fare la turista.
L’anno prima non era riuscita a vedere nulla della città, e anche quell’anno era sicura che fino al 10 non sarebbe riuscita a vedere nulla.
Partita alle 10.20 del mattino da Heathrow arrivò dopo quasi 8 ore di volo al Pearson alle 13.00 ora locale. Era talmente immersa nella lettura che nemmeno si accorse che le hostess stavano avvisando i passeggeri che stavano per atterrare. Quando scese dall’aereo si ricordò di prendere il sacco portabiti con i vestiti che si era portata per gli eventi ufficiali e che non dovevano rischiare di piegarsi.
L’albergo era il Trump Internationa Hotel & Tower, uno di quegli alberghi che non appena si arriva davanti ci si sente piccoli solo a guardare fino a metà. Fece il check in e salì in camera.
Lanciò le scarpe dall’altra parte della stanza ed appese immediatamente i vestiti nell’armadio. Tre di Roland Mouret (due dei quali già possedeva ma che non aveva mai messo) e quello più importante: un Elie Saab grigio ghiaccio che arrivava al ginocchio col quale era stato amore a prima vista.
Tolse dalla valigia le scarpe con cui sarebbero stati abbinati e poi, lasciando la valigia aperta sul pavimento della stanza si buttò sul letto. Prese il cellulare e mandò un messaggio a Tom.

Si girò dall’altra parte e in meno di due secondi crollò addormentata sopra il piumone.
Dopo quello che le sembrò un secondo sentì il cellulare squillare. Lo cercò a tentoni sul letto e rispose senza guardare chi fosse “Pronto?” rispose ancora completamente addormentata.
“Goodmorning Sleeping Beauty.” Rispose una voce maschile dall’altra parte del telefono.
Guardò lo schermo che si illuminò facendo comparire un nome a tre lettere. Si girò di schiena, mettendosi una mano sulla faccia. “Ciao Ben. Guarda che sono nel tuo stesso fuso orario.”
“I know! I was with Tom when you sent the message. And now it’s almost 5 in the afternoon.”
“Thank you for the wake up call.” Disse con un filo di sarcarsmo nella voce.
“Listen, tomorrow you will take Tom to his presentation, won’t you?”
“Yes, I will.”
“Ok. On the 6th will you be my guest at the 12 Years a Slave’s?”
“No.”
“Ok, so you will be my guest at The Fifth Estate one!”
“No way!”
“Ok, I’ll communicate it to the organizer!”
“Benedict, no!”
“On the 12th you will be my guest and I won’t take a no as an answer.”
“You already received it.”
“I heard a yes.”
“I’M NOT COMING!!” esclamò urlando nel telefono.
“Take a note: be ready before 7 p.m.! And… see you later!”. E detto questo attaccò il telefono.
Laila guardò lo schermo “Io lo ammazzo. Prima del 12 io lo ammazzo.” Commentò prima di cercare sulla rubrica i numeri della truccatrice e della hair stylist chiedendo loro se erano ancora a Toronto per quella data, la risposta sfortunatamente fu sì e dato che erano libere disse loro se fosse stato possibile passare da lei per prepararla alla serata. Sapeva perfettamente che si sarebbe trovata Benedict davanti alla porta della camera anche se gli avesse detto di no.
Si cambiò e scese nella hall trovando i due che chiacchieravano. Il mio incubo peggiore s’è avverato pensò mettendosi una mano in faccia.
“Hi Laila!” esclamò Luke Windsor (il pubblicitario di Tom) sorridendole.
Oh grazie Dio, Luke! “Ciao Luke!!”
“Ah, Pandora mi ha detto di riferirti che arriverà l’8 mattina!”
“Perfetto! Tanto l’8 ho la conferenza stampa del film, quindi arriva in tempo!”
“Allora, si mangia? Io sto morendo di fame!” disse voltandosi verso i due “Certo!”.
Laila salutò i due uomini e tutti e quattro andarono al ristorante.
 
Nonostante avesse davanti Benedict a cena (che ogni tanto tentava di farle il piedino ma in risposta otteneva solo un calcio sugli stinchi con tanto di sorriso), si divertì.
Doveva ammetterlo: le era mancato. E il fatto che ci stesse provando spudoratamente la divertiva un sacco.
Sembrava di essere tornata a due anni prima.
Verso fine serata tentò un’altra volta a raggiungere la sua caviglia, ma si beccò un ultimo calcio ben assestato. “Ouch!”
“Benedict, tutto bene?” gli chiese Laila alzando lo sguardo dal suo dolce con finta preoccupazione.
“Sì. Tutto a posto… è stato solo un breve crampo!”.
Dopo che ebbero pagato si alzarono dal tavolo e si mise vicino all’uomo “E ringrazia che ho su delle ballerine morbide.” Gli sussurrò mentre lui si piegava leggermente verso di lei.
“I calci negli stinchi non mi fermano… ho giocato a rugby se non ti ricordi.” Le sussurrò sorridendole appoggiando la mano sulla curva finale della sua schiena.
Tornarono all’hotel e salirono sull’ascensore. Luke scese per primo, Tom per secondo, Laila e Benedict scesero allo stesso piano.
“Se mi dici che hai la camera vicino alla mia posso cominciare a pensare seriamente che il karma mi stia punendo per qualcosa che ho fatto.”
“Non credo. La mia è di là. Stanza 1715.” Disse indicando con pollice dietro di sé.
“Oh per fortuna. La mia è dall’altra parte.” Gli rispose girandosi in direzione della stanza.
“Hey, don’t you even kiss me goodnight?”
“Nope! You don’t deserve it!”
“Not even on the cheek?”
“No!”.
Rimase fermo appoggiato al muro guardandola arrivare alla sua stanza ed aprire la porta “Buonanotte Laila!”
“Buonanotte Ben!”.
La porta si chiuse e rimase lì a guardarla. Era vero, si stava comportando come un rompiballe, ma era l’unico modo per riuscire a riavere la sua attenzione. Doveva stare attento a non dover esagerare troppo. Laila aveva tanta pazienza, ma quando esplodeva era difficile da fermare. Sapeva perfettamente che non sarebbe riuscito a sistemare nulla durante quel periodo, ma aveva un piano in mente, qualcosa per lasciare il segno prima che lui trascorresse quasi tre mesi in giro per l’Inghilterra per girare un film. Sorrise e si voltò dirigendosi nella sua stanza.
 
Il pomeriggio dopo Laila dovette prepararsi alla serata. Aveva deciso di indossare il vestito rosso di Mouret (nulla di troppo spettacolare, niente scollature strane, ma arrivava sopra le ginocchia ed era strutturato in un modo particolare sul davanti) e delle scarpe color carne. Dopo che le due ragazze ebbero finito di sistemarle viso e capelli le salutò – le avrebbe riviste tre giorni dopo – e scese alla camera di Tom, trovandolo quasi pronto che si stava sistemando la cravatta.
“Com’è?”
“Alla faccia! Armani?”
“Sì! Come hai fatto ad indovinarlo?” le chiese l’uomo finendo di sistemarsi.
“Ho visto il sacco sulla poltrona, altrimenti non ci sarei mai arrivata!” gli confessò facendolo ridere.
“Pronta a buttarti nella mischia?”
“Tanto io sono solo ospite! Non devo fare proprio nulla!”.
La macchina li portò davanti al Ryerson Theatre dove scesero e i flash cominciarono a scattare non appena la portiera si aprì.
Dove il cast presente (regista incluso) stava facendo fotografie, lei rimase con i fans che la chiamavano da dietro le barriere. Quelle cose la sconvolgevano ancora: persone sconosciute che la chiamavano a gran voce e che le chiedevano l’autografo o di fare una foto con lei.
Una ragazza le disse una cosa che le fece quasi venire il magone “I was in Los Angeles at the D23 and I heard you singing ‘Let it Go’. You got me shivers!”
“Oh… Bless you for saying that! That’s so sweet!” esclamò abbracciandola.
Nonostante tutto quello che le era successo la sua autostima vacillava sempre: doveva per forza sentirsi sicura di sé alle audizioni, ma i dubbi che lei non potesse essere davvero quella giusta o che loro potessero sbagliarsi si insinuavano sempre. Non era mai stata Miss Autostima e mai lo sarebbe stata.
Quando entrarono nella sala si sedette vicino a Luke mentre gli altri presentavano il film. Prima dell’inizio della proiezione si sedettero anche loro e Tom si voltò verso di lei “Hope you like it!”
“I spoke with Jim. I think I will!”.
Quando entrò in scena per la prima volta Adam, Laila si abbassò verso Tom sussurrandogli “Ma te accetti film solo se ti fanno indossare parrucche scure? No, spiegamelo.”.
L’uomo dovette mettersi una mano sulla bocca e impiegare tutte le sue energie per riuscire a trattenersi dallo scoppiare a ridere nel silenzio della sala. Andarono anche al party organizzato dopo la presentazione.
 
Tornando verso l’hotel a notte inoltrata, Tom la guardò “Ieri ho parlato con Benedict.”
Lo stomaco le si contrasse. “Quindi sai tutto?”
“Mi ha raccontato a grandi linee del giorno sul set di Sherlock.”
“Tom-” “Laila, tra me e te non c’è mai stato un legame sentimentale, quindi non ti preoccupare. Il punto è che Benedict sa anche di me e te.”
“E la cosa non lo deve riguardare assolutamente.” decretò decisa.
“Appunto. Ma ha capito che è successo solo a Capodanno e che comunque non è stato nulla contro di lui. Benedict non è scemo.”
Nonostante si era imposta di stare calma dopo quella rivelazione si rilassò automaticamente sospirando. L’uomo le strinse la mano, tranquillizzandola “Se fosse stato destino tra noi due sarebbe successo da un bel po’. Ma a quanto pare non lo è… Non tenermelo troppo sulle spine.”
Laila lo guardò sconvolta “Oh Tom.” Disse abbracciandolo stretto, ricevendo di rimando uno dei suoi abbracci da orso.
La mattina dopo partì per tornare a Londra, lasciando la ragazza a Toronto.
 
Si svegliò col suono del telefono della camera “Ma che diavolo? – Pronto?”
“Sorry if I bother you, Miss Bessan, but there is something for you at the reception and you have to sign the receipt!”
“Oh… ehm. Ok! Just give me a pair of minutes and I’ll be there!”. Attaccò il telefono, prese al volo un paio di jeans e una maglietta, si fece una coda volante, si lavò la faccia giusto per non far vedere che si era appena svegliata e corse all’ascensore scendendo al piano della hall trovando il receptionist che parlava con un fattorino.
L’uomo si girò verso di lei e le fece firmare la ricevuta, consegnandole un meraviglioso mazzo di tulipani gialli e screziati. “Woah… who’s from?”
“I don’t know. I just bring flowers!” rispose facendo spallucce.
“Well, thank you!”.
Fece per tornare in ascensore e schiacciò il bottone del piano quando una mano fermò le porte “Benedict, ciao!” lo salutò lei sorpresa.
“Ah, non lo sapevo ci fossi dentro tu. Poco male! Altrimenti avrei sconvolto gente a caso.”
“Oh immagino la scena.” Commentò ridacchiando continuando a guardare i fiori.
“Alla faccia del mazzo! Chi te li ha mandati?”
“Non lo so, sto cercando un bigliettino ma non lo trovo…”
“Posso darti una mano?” si propose lui.
“Se proprio vuoi…”.
Nel frattempo che cercavano arrivarono al piano e uscirono dall’ascensore quando l’uomo esclamò “Ah che scemo! Ecco dov’è!” prese il portadocumenti che aveva nella tasca dei jeans e lo estrasse da una delle fessure, porgendoglielo “Eccolo qui. Controlla quello che ti ho scritto. È vero.” Le diede un bacio sulla fronte e la lasciò da sola mentre lo guardava andare via verso la stanza.
Quando entrò in stanza appoggiò i fiori sulla scrivania aspettando che un fattorino le portasse il vaso dove metterli per evitare che morissero in poco tempo. Aprì la piccola busta bianca trovandoci dentro un biglietto scritto a mano.
If I told you, you wouldn’t believe me. I’ll make them say it for me. Love you. Ben.
Guardò i fiori e prese il cellulare controllandone il significato. Si coprì il viso con le mani. I tulipani screziati indicavano la bellezza negli occhi di chi li riceveva in dono, mentre quello giallo significava sole nel sorriso di chi li riceve e amore disperato. Nonostante gliel’avessero detto i fiori al posto suo faceva ancora fatica a credergli. Le portarono un vaso abbastanza grande da contenere l’intero mazzo e lo sistemò sulla scrivania.
Doveva schiarirsi le idee. Si mise in costume e andò alla piscina dell’hotel per farsi una bella nuotata.
 
L’8 mattina dovette svegliarsi di buon ora. Si fece la doccia e si preparò in tempo prima che arrivassero hair stylist e makeup artist per farla sembrare un’attrice piuttosto che una pazza sclerotica al secondo giorno di ciclo.
Lo sapevo che non dovevo smettere di prendere la pillola. Ma no! Ascoltiamo mia madre che mi dice di fare la pausa! Dannazione spero di non sporcarmi domani sera…
Fortunatamente il vestito per la conferenza stampa era un indaco molto scuro ed era strutturato in un modo tale che, anche se si fosse messa un paio di mutandoni della nonna per evitare che l’assorbente non si muovesse neanche di un millimetro non se ne sarebbe accorto nessuno. Si mise un paio di sandali neri e, presa la pochette, andò verso la camera di Benedict, bussando.
“Chi è?”
“Quella a cui stai rompendo le palle da tre settimane abbondanti!”.
Le aprì la porta guardandola “Woah.”
“Grazie, ma se vedessi quello che ho sotto ritireresti quello che hai detto.”
“Eh?” le chiese ridacchiando sconvolto.
“Nulla. Non ti preoccupare. Dai, forza muoviti.”
Salirono in macchina e andarono verso l’hotel dove si sarebbe tenuta la conferenza di August: Osage County. Verso metà strada la vide piegarsi e si preoccupò un attimo.
“Ehy? Tutto a posto?” le chiese passandole una mano sulla schiena.
“Sì, relativamente. Ho dato retta a mia madre e alla ginecologa facendo la pausa della pillola e ora ho le ovaie che stanno ballando la rumba.”
“Ti è venuto oggi?”
“No, è il secondo giorno. Ossia anche peggio. Mi sento ripiena come uno scotch egg, un cesso assurdo e al posto delle tette nel reggiseno mi sembra di avere due meloni di marmo. Poi mi sono arrivate anche in ritardo. Dannazione non mi venivano i dolori così forti da una vita.”
Benedict la guardò seriamente preoccupato “Vuoi che torniamo indietro?”
“No. Assolutamente no. Non preoccuparti. Ho già preso qualcosa…” gli disse sorridendogli, appoggiandogli una mano sul ginocchio per tranquillizzarlo.
Ritrovarono tutti: Abigail, Julia, Juliette, Ewan, Dermont e Chris Cooper. Maryl non sarebbe potuta venire. L’aveva sentita per messaggio qualche giorno prima e le aveva detto che non stava troppo bene.
Quando vide Abigail quasi non la riconobbe. “Ohoh! Qualcuna è diventata una biondona!!” esclamò alle spalle della ragazza che si voltò di scatto.
“Che gnocca!!”
“Ciao marmocchia!” esclamò abbracciadola.
“Nah, non è giusto! Volevo essere più alta di te almeno oggi!”
“Ho i tacchi. Al naturale ci metti poco. Sembri più grande!”
“Lo so. Ho anche ufficialmente preso la patente!” le disse soddisfatta.
“Per fortuna abito dall’altra parte dell’oceano!”
“Ma che stronza!” esclamò facendola scoppiare a ridere. Salutò tutti.
Ewan l’abbracciò stretta “Ehy, come stai?”
“Benissimo.”
“Tu e lui…?” chiese abbassando la voce.
“Situazione complicata.”
“Ok, devo parlarci.”
“Ma-”
“Laila!!” sentì esclamare da Julia vedendosela spuntare alle spalle.
“Oddio m’è preso un colpo. Ciao Jules!”
“Mmmh, ma che buono il profumo che indossi!” commentò lei dopo averla annusata per qualche secondo.
“Eh grazie che mi dici che è buono, lo pubblicizzi te!” le disse facendola ridere.
Durante la conferenza stampa si sedettero tutti dietro un grande tavolo, ognuno aveva la sua postazione e davanti a sé un segnaposto con scritto il nome. L’avevano fatta sedere tra Julia e Benedict. I giornalisti fecero una marea di domande. Ad un certo punto l’uomo notò che la ragazza stava stringendo disperatamente il bordo della sedia, mantenendo un’espressione tranquilla. Senza farsi vedere dai giornalisti – erano seduti abbastanza vicini – le prese la mano, stringendogliela.
 
Sentì bussare alla sua porta “Chi è?” “La ciclata!” sentì rispondere.
Scoppiò a ridere e le aprì la porta.
“Se stai cercando di uccidermi lo stai facendo nel modo più viscido possibile.” Le disse guardandola. Capelli legati in una coda bassa e perfettamente sistemata, occhi felini e labbra rosse. Aveva un vestito particolare. Maniche corte, una fascia in vita. Lo scollo era in trasparenza, ma mano a mano che proseguiva verso la vita c’erano degli intarsi, quasi come se fossero fiocchi di neve, che coprivano tutto scendendo fino alla fine del vestito che arrivava poco sopra al ginocchio. Ai piedi dei sandali dello stesso colore dell’abito.
“Ma smettila di fare il cretino!!” esclamò arrossendo di botto per poi notare una cosa. “Benedict, ma che stai facendo?”
“Sono indeciso se mettere la cravatta o no.” Le disse con un paio di cravatte sulle spalle.
Laila lo guardò sorridendo “Devo dirtelo: questo completo grigio m’è sempre piaciuto…” commentò avvicinandosi per voltarlo verso di sé per osservarlo meglio. “No, niente cravatta. Posso fare una cosa?” gli chiese guardandogli la camicia candida.
“Sure.”
Gli si avvicinò di più, sbottonando i primi due bottoni della camicia “Molto più easy. E stai davvero bene.” Disse sistemandogli il colletto e il bavero della giacca del completo. Era un momento quasi familiare. Era come se nulla fosse cambiato, come se quei mesi di gap non ci fossero mai stati. Le sarebbe suonato normale se quella sera invece di andare nella propria camera l’avesse seguito nella sua come se stessero davvero nella stessa stanza. 
Le mani di lei non si levarono dal suo petto, rimasero ferme appoggiate leggermente sulla giacca. La guardò. Era stupenda e avrebbe fatto di tutto per riprendersela. Le mise le mani sui fianchi, spingendola leggermente verso di sé.
Respirò profondamente. Doveva trattenersi. Non doveva lasciargliela vinta così facilmente. La tentazione fu enorme, ma si trattenne dall’alzarsi in punta di piedi e colmare la già poca distanza rimasta tra loro due. Lo guardò negli occhi e capì che anche lui aveva in mente la stessa cosa. Lo minacciò puntandogli contro un dito, facendolo ridere. “Non ti ci azzardare. Forza!! Andiamo!”.
 
Il tappeto rosso e la presentazione andarono lisci come l’olio. Tra foto coi fan, autografi, foto di gruppo o singole per la stampa e la proiezione del film tutto andò tranquillamente.
Al party per il film arrivò il mondo. Ad un certo puntò vide Abigail avvicinarsi a lei “Laila… cosa stai bevendo?”
“Uno Screw Driver, perché?”
“Me ne fai bere un po’? Ti preeego! Qui a Toronto l’età minima è 19 anni dannazione!”
“Sai che se mi prendono mi arrestano?” le disse guardandola storta.
“Un sorso! Mi volto!”
“Uff… e va bene. Solo un sorso però!”
“Grazie!! Sei la mia sorella maggiore preferita!”
“E grazie, tu hai solo fratelli!... alla faccia del sorso!!” commentò quando le rese il bicchiere.
“Avevo sete!” le rispose sorridente “Eh, complimenti!”.
Ad un certo punto finì a parlare con Ewan e Dermont quando Benedict arrivò portandole un cocktail.
“Oh, grazie Ben!” lo ringraziò lei piacevolmente sconvolta.
“Ma io non ho capito se voi due siete tornati insieme o meno.” Disse Dermont guardandoli.
“No.” Decretò Laila con un tono che non ammetteva repliche.
“Allora…” suppose con un tono che lasciava tutto all’immaginazione.
“NO! ASSOLUTAMENTE NO!” esclamò lei arrossendo di botto, mentre Benedict commentò “Eh magari!”
“Allora?! E anche volendo questa volta gli va male. Piove!” rispose facendogli la linguaccia facendo scoppiare a ridere Ewan.
“Tanto ho tempo per riconquistarla. Il 12 mi accompagna alla premiere di The Fifth Estate!”
“Ancora?! Ti ho detto che non ci vengo!” esclamò mettendosi una mano in fronte.
“Io avevo sentito una risposta positiva l’altro giorno.”
“Tu hai sentito quello che hai voluto.”
“Tanto ci vieni.”
“Noooo!”
“Sai chi ci recita in quel film?”
 “Te? Daniel Bruhl?”
“Carice van Houten.” Laila ci pensò su un paio di secondi per poi spalancare gli occhi “MELISANDRE!!!”
“Esatto. E verrà a Toronto apposta per la prima. Allora, vieni?”.
Gli rivolse uno sguardo assassino “Sei un’infame a ricattarmi col Trono di Spade! … e va bene. Vengo.”
I due li guardarono “Cazzo, sembrate una vecchia coppia sposata. A quando le nozze?”
“Ma la volete piantare voi due?” esclamò ridendo mentre Juliette sbucò da dietro prendendole la mano e trascinandola verso il mucchio di persone che ballavano.
“Aspetta aspetta!!! Ben, tienimi il cocktail!!”.
Quando Laila fu inghiottita dalla folla Ewan lo guardò divertito. “Che hai in mente?”
“Un po’ di idee. Anche se spero che ceda prima che cominci a girare il film. Più che altro perché starò via per più di due mesi…”
“Però è bello vedervi così.” Ewan era l’unico oltre a Maryl ad aver visto i due distrutti.
“Non è male. Ma punto un po’ più in alto.” Andò dal deejay e gli chiese di mettere su una canzone in particolare.
Quando partì si fece trovare dietro la ragazza “Can I have this dance?”. Dancing away with my heart dei Lady Antebellum era stata la prima canzone romantica che avevano ballato insieme.
 
 I finally asked you to dance on the last slow song
 
Lo guardò e accettò la mano che gli stava porgendo.
 
Beneath that moon that was really a disco ball
I can still feel my head on your shoulder
And hoping that song would never be over.
 
“You’re a damn psychopath.” Gli disse citando Anderson. “I’m a high functioning sociopath. With your number.” E sorrise facendola ridere.
 
I havent’s seen you in ages
Sometimes I find myself wondering where you are
For me you’ll always be 18 and beautiful
And dancing away with my heart.
 
“You’ve got a plan. I know.”
“Mmh, don’t know!”
 
I brushed your curls back so I could see your eyes
 
“You have one… the character influenced the actor, Sherlock!”
 
And the way you moved me was like you were reading my mind
 
“Well, is it working?” le chiese sorridendole facendole fare una giravolta per poi stringerla a sé.
 
I can still feel you lean in to kiss me
I can't help but wonder if you ever miss me…
 
“Don’t know…” “I think it is.”.
 
Fino al primo pomeriggio del 12 visse da turista. Finalmente riusciva a vedere qualcosa di Toronto: la CN Tower, i parchi, i musei.
Durante quei giorni Benedict fu quello di sempre. Si impose un giorno di accompagnarla nei giri per Toronto conoscendo il suo misero senso dell’orientamento, ma nonostante tutto fu bello averlo di fianco. Si stava convincendo poco a poco.
Qualsiasi fosse stato il piano ordito da Benedict, stava funzionando.
Dannato inglese dal nome impronunciabile. pensò sorridendo mentre gli camminava di fianco.
La sera dell’11 dopo che l’uomo tornò dalla conferenza stampa del film, bussò alla stanza di lei trovandola in pigiama.
“Il pigiama con le rane mi è sempre piaciuto!” commentò Benedict con un sorrisetto sulle labbra.
“Piantala, scemo! Entra!”.
Quando chiuse la porta per voltarsi lo vide porgerle una rosa rossa.
“Per te!”
“Temevo in un altro mazzo sinceramente… grazie.” Disse prendendola tra le dita.
“Figurati.” Le diede un bacio sulla fronte e andò verso la poltrona.
“Posso spaparanzarmici sopra?”
“Fa’ come se fosse camera tua!”
“Grazie!!” esclamò sospirando, adagiandosi sulla poltrona.
Laila lo guardò e l’immaginazione cominciò a correre come su un cavallo impazzito.
LAILA SMETTILA! TIENI A BADA GLI ORMONI!!! Si urlò tra sé e sé, mentre entrambe le vocine in coro risposero in tono lamentoso. Ma siamo in astinenza da Capodanno!! Scosse la testa per smetterla di pensarci mentre vedeva l’uomo togliersi la giacca e sbottonarsi la camicia.
“Vuoi del the?” chiese con un tono di voce qualche decina di decibel più alto di quando avrebbe dovuto essere.
“Ehm, se non è un problema sì… grazie Laila.”
Si voltò di scatto andando verso l’entrata dove c’era il piano con tutto quello che poteva servirle.
Fanculo, fanculo, fanculo, fanculo!!!!
Mise l’acqua nel bollitore e aspettò che arrivasse a temperatura. Quella volta prima di parlare si schiarì la voce “Earl Grey?”
“Perfect!”
“Ok it’s almost read- Ben, what the hell are you doing?” chiese mettendosi una mano in faccia.
“I’m changing dress! I’m starting to hate this suit!” le disse mentre, in maglietta maniche corte e bermuda sistemava i vestiti che si era tolto nel frattempo.
Finiti i minuti di infusione gli portò la tazza “Et voilà. Chears.”
“Chears.”
Benedict rimase seduto sulla poltrona, mentre Laila si sedette sul letto a gambe incrociate.
“Posso venire a sedermi di fianco a te o dobbiamo tenere la distanza di sicurezza?” la prese in giro lui guardandola negli occhi, facendola arrossire.
“L’importante è che non minacci di saltarmi addosso. Altrimenti ti faccio stare sul pavimento!” rispose lei cercando di non ridere sorseggiando piano il the dalla tazza.
Lo vide alzarsi e sedersi di fianco a lei “Ti è finito il ciclo?”
“No!”
“Pallista! Non ti assicuro nulla, ma ci proverò!”
“Ah bene. E io che ricominciavo a fidarmi di te!”.
Parlarono fino a tarda serata di tutto quello che era successo in quei mesi, dagli impegni lavorativi, alle situazioni imbarazzanti, al fatto che comunque entrambi si erano visti ma dove l’altra lo evitava come la peste, l’altro non riusciva ad andare a parlarle, il futuro.
“Non ci credo: King Lear al National?!”
“Giuro! Quando me l’hanno confermato ero in ufficio da Chris e mi sono messa a saltare per tutto l’ufficio! Cordelia, Benedict!! Ma ci pensi?? E poi non vedo davvero l’ora di vedere La Desolazione di Smaug. Te che fai il drago non me lo voglio proprio perdere!!”
“Sei riuscita a vedere Into Darkness?” le chiese allungando la mano verso la sua.
Laila lasciò che gliela prendesse, incrociando le dita con le sue “Sì, l’ho visto! E sei stato maledettamente bravo. Facevo il tifo per Khan nonostante tutto!”.
Erano seduti uno davanti all’altra a gambe incrociate.
“Mi dispiace. Sono stato un coglione…” le disse accarezzandole la guancia.
“Decisamente.”
“Non voglio perderti un’altra volta.”
“Il problema è che mentalmente non mi hai mai persa.” Commentò sospirando per poi pentirsi subito di quello che aveva detto.
L’uomo alzò di scatto la testa “Cosa?”.
Laila si alzò dal letto cominciando a camminare avanti indietro “Io… io ci ho provato a smettere di pensare a te, di pensare a quella dannata sera di dicembre, di pensare a tutto. Ma ogni cosa che mi accadeva volevo che tu la sapessi, ogni cosa che vedevo la collegavo a te. Io ho provato a rifarmi una vita. Dannazione avevo anche Tom che mi stava di fianco!! Mi è stato vicino durante tutto il periodo in cui ero a casa da sola ed è… pure successo quello che è successo. E mi dispiace davvero per me e per lui, ma sei sempre stato lì. Presente. Fisso. Ogni dannato giorno, ogni dannato momento. E non sai quante volte ti ho tirato gli accidenti!! Sono persino arrivata a desiderare di non averti mai conosciuto, fidati! Poi quando mi hanno avvisata che ti avrei dovuto rivedere pensavo di fare quella forte, quella superiore. Ma solo a vederti mi si sono sputtanate tutte le idee che avevo. È stata una botta. Un’enorme botta emotiva. Devo ammettere che il manrovescio che ti ho tirato è stato molto soddisfacente, non ho intenzione di scusarmi per quello. E ora siamo qui io e te, quasi come se non fosse successo niente, uno davanti all’altro, pericolosamente vicini e io sto seriamente impazzendo!”
Aveva appena sbottato, lo sapeva. Era una cosa che aveva voluto fare ma nei suoi viaggi mentali dei vari incontri che si era immaginata sarebbe dovuta suonare meglio.
Mentre ora, tutto quello che gli aveva appena detto, invece di suonare come una sberla a lui, sembrava un pugno in pieno stomaco a sé stessa. Rimase di schiena. Sentiva che era sul punto di scoppiare e non voleva che la vedesse con gli occhi pieni di lacrime.
Lo sentì alzarsi dal letto e sentì la sua presenza dietro di lei. Fu un attimo che l’abbracciò, appoggiando la fronte sui suoi capelli. Quando si girò verso di lui nascondendo il viso nel suo petto l’abbracciò ancora più stretta.
“I love you.” Le sussurrò, gli occhi chiusi “Believe me or not, this is the truth.”
Sentì le braccia di lei stringerlo forte. Quello ‘scricciolo’ di un metro e 65 rannicchiato contro di lui gli era mancato da morire. La tenne stretta a sé, stando in silenzio.
Lei rimase così, tra le braccia dell’uomo, godendosi quel momento. Gliel’aveva detto. Le aveva davvero sentite quelle tre parole. Il calore del suo abbraccio l’aveva quasi dimenticato.
Alzò lo sguardo verso di lui “Non pensare che stanotte solo per questo tu possa finire nel mio letto eh!” gli disse recitando la parte della scazzata. A quanto pare era andata a segno perché lo vide alterarsi.
“Ma allora non hai capito!! Non volevo por-” ma lo zittì prendendogli il viso tra le mani e baciandolo.
Rimase sconvolto per qualche attimo di secondo, per poi stringerla a sé rispondendo al bacio.
“Ti stavo prendendo per i fondelli.” Gli disse sghignazzando staccandosi da lui per un secondo.
“Puoi zittirmi in questa maniera ogni volta che vuoi.” Le disse sorridendo, tornando a baciarla.
“Tu azzardati a farti venire idee malate come quella di dicembre che giuro che ti faccio fare bunjee jumping senza elastico giù dal balcone che altro che Cascate di Reichenbach!” lo minacciò facendolo scoppiare a ridere. “E ora… fuori dalla camera che domani mi devi rompere le palle con quella dannata presentazione! Sono la tua ospite, devo avere un aspetto bello e riposato! Che ci scommetto il culo che avrai un completo nero dato che non l’hai ancora sfoderato in questi giorni!”
Benedict la guardò dritta negli occhi. “E tu lo stai dicendo seriamente?”
“Sì.”
“Ma davvero?”
“Sì.”
“E tu pretendi che ti dia davvero retta?”
“Sì!”
“Ma non ci penso nemmeno morto!” decretò prendendola in braccio in pieno stile ‘sacco di patate’ e portandola verso il letto.
“AHAHAHAHAH!! BENEDICT!!”.
 
L’uomo bussò alla sua porta “Laila, sbrigati che la macchina è già qui sotto!”
“Arrivo! Arrivo!!”.
Gli aprì la porta parandosi davanti a lui in un vestito bianco che arrivava al ginocchio e seguiva le sue forme, capelli sistemati alla Veronica Lake e occhi intensi.
“Lo sapevo!! Lo sapevo che mi avresti sfoderato il completo nero!!”
“Eddai, ci voleva!”
“Dannato! Senti, mi tiri su la lampo?” gli chiese girandosi e spostandosi i capelli.
La guardò “Sai che quel vestito non ti rimarrà su a lungo?”
“Have a cold shower, war horse! Wasn’t yesterday night enough?” gli disse mentre le chiudeva l’ultima parte della lampo.
“Nope!”. Le sussurrò avvicinandosi pericolosamente al lobo del suo orecchio.
La notte prima. Dannazione, non passava una notte simile da un pezzo. Si era alzata dal letto quella mattina totalmente indolenzita. Ogni fibra muscolare, ogni tendine e ogni giuntura le facevano un male assurdo… ma altro che far via le ragnatele. Quella notte era passato l’uragano Sandy in persona.
Lo guardò negli occhi e sorrise “Non credo si sia ripresa dopo ieri notte.”
“Ci penso io!” le disse con sorriso da gatto sornione facendola scoppiare a ridere “Non ci provare!”.
Si infilò le Loubutin nere e, presa la clutch, ci infiò il cellulare e la chiave della camera per poi chiudere la porta.
Scesero dalla macchina salendo sul tappeto rosso. Benedict le tese la mano “Possiamo?” gliela prese e la strinse avvicinandosi a lui sorridendo. “Assolutamente sì.”.
 
*******ANGOLINO DEL DISAGIO******
*EVVIVAAAAAA!!! Sia lode all’eroe trionfatoreeeeee!!! Papparapappaparààààà!!* scusate, ma in questi casi il Genio che è in me salta fuori XD
Boom! Un bel ritorno di fiamma dei nostri piccioncini preferiti! :D Tranquille, la storia non è affatto finita *Ghghgghghgh*
Come proseguiranno le vicende dei nostri beniamini? Al prossimo capitolo!! :D
 
Nel frattempo ecco come sono i vestiti di Laila al Tiff e com’è messo Ben la serata della presentazione di "August Osage County" (che non serve, ma è sempre un bel vedere).
   

 
Spero di leggere i vostri pareri sul capitolo! J
Un bacione a tutti, anche a voi lettori silenziosi <3
Vi voglio un sacco bene, Lalli :3
 
 
   
 
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