Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.4
La piccola Bianchi
“Non
voglio che tu mi fraintenda”
sussurrò l’uomo, passandosi pollice e indice su
uno dei due spessi baffi neri.
Lavina
si passò la spazzola tra i
lunghi capelli argentei, indietreggiando con la schiena verso la
specchiera.
“Ho
seguito assiduamente ogni tuo
concerto. Per me sei veramente speciale” disse con voce roca
il mafioso.
La
donna socchiuse gli occhi dal
taglio tondo.
“I
tuoi uomini sono alla porta?”
domandò.
L’uomo
si tolse il cappello a falde
larghe e lo appoggiò sul comodino.
“Sì,
i miei fidati guardiani sono
fuori dalla porta. Tranne il mio braccio destro che ha affari
più importanti da
mandare avanti” spiegò.
Il
pianto di un bambino piccolo
risuonò nella stanza, proveniente da fuori.
“Cos’è?”
domandò Lavina. Si alzò in
piedi, congiunse le mani al petto e si guardò intorno.
“La
figlia di mia moglie e mia. La
prova che alla fine questo dannato matrimonio combinato non
è nemmeno servito
ad avere un maschio” sibilò acido
l’uomo. Strinse un pugno e si alzò in piedi
dalla sedia su cui era accomodato.
“Ti
lascio riposare, ora devo andare
a vedere perché le serve non calmano quella mocciosa di
Bianchi” sussurrò,
dirigendosi verso la porta.