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Autore: Echocide    22/09/2016    4 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes]
Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario in cui sono sballottati...
Ma Parigi non è mai tranquilla e una nuova minaccia giunge dal passato, assieme a una persona che sembrava persa per sempre.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 2
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.397 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua con il tanto atteso (?) aggiornamento di Miraculous Heroes 2. Sì, prima o poi Maus e i nostri eroi porteranno un po' di azione in questa storia, per ora...beh, per ora abbiamo incontri, vita quotidiana e basta. Ma a breve le cose cambieranno!
Vediamo, vediamo...qualche informazioni su Parigi? No, anche per questo capitolo siete salvi e quindi passo subito ai ringraziamenti!
Grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite questa storia in una delle vostre liste.
Sì, oggi son stata veloce ma devo uscire e quindi il tempo è quel che è.
Al prossimo capitolo!
E ancora grazie grazie grazie grazie!



«Dove essere?» domandò Sophie, battendosi una mano sul petto e osservando speranzosa la coppia, che le aveva gentilmente aperto la porta di casa e permesso di ristorarsi: pulita, rifocillata e con abiti nuovi addosso, si era sentita come rinata, anche se adesso aveva un piccolissimo problema di comunicazione. Sospirò, abbozzando un sorriso e osservando gli sguardi imbarazzati dei suoi ospiti: «Qui.» riprese, indicando il suolo: «Dove essere?»
L’uomo annuì, sorridendole e rimanendo al suo posto.
Perfetto. Non aveva capito nulla.
La donna sospirò, poggiando il viso contro il pugno chiuso e voltandosi a osservare il piccolo villaggio ove era finita: non le era sembrato sicuro rimanere nello stesso posto dove gli uomini di Maus facevano rifornimenti e così aveva camminato fino all’agglomerato di case più vicino, poi aveva scroccato un passaggio verso…
Beh, ancora doveva scoprire dove era finita.
La sua ospite allungò una mano, stringendole lievemente le dita e sorridendo, quando Sophie si voltò a fissarla: «Fa!» l’urlo la fece trasalire e girare verso la strada, ove una donna più o meno della sua età, stava seguendo una vecchietta del posto: «Non provare a scappare, Fa! Hai provato di nuovo a barattarmi!»
«Ho bisogno di quelle pecore!»
«Pecore? Dalle capre alle pecore?»
Sophie le osservò, studiando la donna e notando che non era del luogo: i capelli biondi – di cui si vedeva chiaramente la ricrescita –, i lineamenti e gli abiti, tutto urlava occidentale nella sconosciuta; si voltò verso i suoi ospiti, notando come la litigata furiosa che stava avvenendo poco lontano da loro non li preoccupasse minimamente: «Conoscere?» domandò, indicando la donna furibonda e vedendo i due sorridere: «Oh!» sbuffò Sophie, alzandosi e uscendo dall’abitazione, raggiungendo velocemente le due litiganti.
«Fa, non farlo mai più.»
«Va bene, va bene.» sbuffò la vecchia, alzando le mani per aria e notando Sophie, indicandola con un cenno della capo alla sua interlocutrice: «Bridgette…»
«Che c’è? Quel tipo ci ha seguito perché vuole la merce?» sbuffò la donna occidentale, voltandosi e rimanendo immobile alla vista di Sophie: «Tu non sei di Nêdong.» dichiarò immediatamente, assottigliando lo sguardo e fissandola: «E mi sembra anche di averti visto.»
«Ah. Quindi questo posto si chiama Nêdong? Carino. Mi piace. Penso che ci tornerò per le mie vacanze.» mormorò Sophie, sorridendo alla sconosciuta e lisciandosi la stoffa dell’abito che le aveva prestato: «Ehm. Io…Mh.» Cosa doveva fare? Presentarsi con il suo vero nome? Darne uno falso oppure...
Lo sguardo della donna occidentale – se non sbaglia la vecchietta l’aveva chiamata Bridgette – s’illuminò di consapevolezza, quasi come se l’avesse riconosciuta: «Ah. Ecco, io…come dire…»
«Sophie Agreste?» mormorò Bridgette, facendo un passo verso di lei e subito imitata da Sophie che, invece, ne fece uno indietro: «Sei Sophie Agreste, vero? Non ci credo. Ti ho trovata.»
Chi era quella donna? Perché la conosceva?
Sophie inspirò profondamente, guardandosi attorno alla ricerca di un’arma da usare, nel caso la tipa – Bridgette – avesse cercato di attaccarla o peggio catturarla; la donna anziana, che sicuramente era una nativa del posto, affiancò Bridgette, battendole una mano sul fianco e fissandola male: «Tecnicamente è lei che è venuta da te.» dichiarò, voltandosi verso Sophie e fissandola: «Siamo tue amiche, Sophie Agreste.»
«Quanto sei pignola, Fa.» bofonchiò Bridgette, incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo, pestando stizzita un piede per terra: «Volevo solo dirle che la stavo cercando da un po’.»
Poteva fidarsi?
Avrebbe rischiato a farlo?
Sophie inspirò, facendo vagare lo sguardo fra le due: «Chi siete e perché mi conoscete?» domandò con voce dura, facendo un passo indietro e studiandole: avrebbe combattuto se ce ne fosse stato il caso, non sarebbe stata di nuovo prigioniera di qualcuno.
«E’ una lunga storia.» dichiarò Bridgette, alzando le mani a mo’ di scudo e scambiandosi un’occhiata con l’altra donna: «Ma ti posso assicurare che non ti faremo assolutamente niente.»
«Chi me lo assicura?»
«Il fatto che io sono un’accolita del tempio dei Miraculous e quest’idiota…» Fa sbuffò, indicando Bridgette: «E’ stata una Portatrice, esattamente come te: Sophie Agreste, nota anche come Pavo. Adesso ascolterai la nostra storia?»


Marinette sorrise a Nathanael che l’attendeva fuori dall’entrata della scuola e lo raggiunse velocemente, stringendo la cinghia della borsa: «Com’è andata oggi?» domandò, attirando l’attenzione del rosso che era stata concentrata, fino a quel momento, sul cellulare.
Nathanael abbozzò un sorriso timido, riponendo lo smartphone e alzando le spalle con fare noncurante: «Diciamo bene.» mormorò, voltandosi di lato e trovando interessante studiare le vetture parcheggiate lì davanti: «Il professore Amiot ci ha raccontato la sua carriera come designer di scarpe da donna.» le spiegò, portando di nuovo lo sguardo su di lei e abbassandolo dopo pochi secondi: «E a te?»
«Non ho capito assolutamente niente a Marketing.» sbuffò la ragazza, scuotendo il capo corvino: «Penso che chiederò aiuto ad Adrien per capirci qualcosa.» dichiarò, sorridendo all’amico: «Comunque ho qua i bozzetti per il progetto di design. Il primo dei tanti progetti di design.»
«A-andiamo a mangiare qualcosa?» domandò Nathanael, spostando il peso del corpo da un piede all’altro e voltandosi indietro: «Possiamo provare quella specie di bar-ristorante che c’è più avanti.»
La ragazza annuì, incamminandosi e raggiungendo velocemente la fine dell’edificio che ospitava la loro scuola, salendo i pochi gradini della terrazza in legno, che dava sulla Senna: «Che bello.» sospirò Marinette, sedendosi a uno dei tavolini vicino la balaustra in metallo e osservando il fiume che, placido, si parava davanti a loro.
«Vado a prendere qualcosa da mangiare.» mormorò Nathanael, poggiando la sua borsa sulla sedia davanti quella di Marinette e abbozzando un sorriso impacciato: «Che prendi?»
«Mh. Se c’è una baguette, con qualsiasi cosa dentro ci sia. E un succo.»
«Ok, perfetto.»
«Aspetta, ti do i soldi…»
«Facciamo dopo!» dichiarò Nathanael, avviandosi velocemente verso il bar, costituito da una casetta mobile verde chiaro; Marinette sospirò, poggiando la borsa per terra e aprendola, afferrando l’album da disegno.
«Ti ha chiamato Adrien. Due volte.» dichiarò Tikki, sollevando il cellulare e mostrandolo alla ragazza: «Stava vibrando, ma non te ne sei accorta ed io…»
«Grazie, Tikki.» mormorò Marinette, afferrando l’apparecchio e attivando lo schermo, notando immediatamente le notifiche delle due chiamate e il messaggio che il ragazzo le aveva mandato; lesse velocemente le righe che la informavano che lui era a pranzo con Rafael e poi premette il tasto di richiamata: «Adrien?»
«Tesoro, se chiami il tuo amante non puoi dire il nome del tuo fidanzato.» le rispose la voce di Rafael, facendola sbuffare: «Come andiamo, ma chére?»
«Perché hai risposto tu al cellulare di Adrien?»
«Perché Perfettino è andato a prendere qualcosa al bancone ed è stato fermato da una tipa del nostro corso.» le spiegò velocemente Rafael con una nota divertita: «E prima che inizi a sentirti gelosa, posso dire che la tipa non compete minimamente con te. Adoro la mia Sarah, ma ho gli occhi e posso comparare tranquillamente due ragazze.»
«La mia Sarah?» domandò Marinette, ridacchiando: «Tu non hai idea di quanto sei…»
«Di quanto incredibilmente romantico e innamorato sembro?» le domandò il modello francese, facendola sorridere ancora di più mentre gettava un’occhiata a Nathanael, che stava parlando con il barista: «Sì, lo so. Potrei far concorrenza al tuo fidanzatino.»
«E dire che ti ho tirato una ginocchiata perché ci avevi provato con me…»
«Quando una ginocchiata nelle pa…»
«Rafael!»
«Parti basse può farti rinsavire. Marinette, seriamente, sei troppo abituata ad Adrien.»
«E tu ci vai a braccetto con il tuo amico per quanto riguarda le battute.» sbuffò la mora, facendo un cenno a Nathanael che si era voltato verso di lei: «Sempre fra le grinfie della tipa?»
«Chi? Ah. L’amour della tua vita…»
«Che cavolo ci fai con il mio cellulare in mano?» la voce di Adrien arrivò alle orecchie di Marinette, facendola sorridere mentre s’immaginava la scena.
«Come hai sentito si è liberato.» le rispose immediatamente Rafael: «Stavo intrattenendo la tua donna, mentre tu stavi flirtando con…come accidenti si chiama? Seriamente, non me lo ricordo! E dire che con quella massa di capelli…ok, chiamiamola Merida.»
«Honoqualcosa.»
«Honolulu?»
«Rafael, mi puoi passare Adrien?»
«Come il boss comanda.» sentenziò Rafael, poi rumori confusi arrivarono alle orecchie di Marinette e, alla fine, fu la voce di Adrien quella che le parlò: «My lady. Ti avevo chiamato…»
«Scusami, avevo lasciato il cellulare silenzioso e stavo parlando con Nathanael.»
«Ah. Che fai adesso?»
«Mangiamo e poi vediamo di buttar giù qualcosa per il progetto di design.»
«Mangiate?»
«Nathanael ed io.»
«Ok.»
Marinette aggrottò le sopracciglia, ascoltando il silenzio che era sopraggiunto dopo l’ultima breve parola che Adrien le aveva rivolto, ascoltò i rumori che provenivano dall’altro lato del telefono: «Adrien?»
«Sì.»
«C’è qualcosa…»
«Marinette?» la voce di Nathanael la fece sobbalzare: si voltò, sorridendo al compagno che, con due piatti in mano, era fermo davanti a lei: «Poggio questi e vado a prendere da bere.» le spiegò, mettendo sul tavolo le loro ordinazioni.
«Aspetta un attimo, Adrien.» mormorò la ragazza, tappando il cellulare con la mano e sorridendo a Nathanael: «Quanto ti devo?»
«Niente.»
«Come?»
«Offro io.»
«Nathanael, davvero…»
«La prossima volta paghi tu, ok?»
«D’accordo.» sbuffò Marinette, osservando poi il compagno andare nuovamente al bancone: «Adrien?» domandò, riportando attenzione sul ragazzo in linea al telefono.
«Ah. Marinette, scusa, ma noi dobbiamo tornare a lezione. Ci sentiamo quando finisco? O al massimo stasera. Ok?»
«Ah. Ok.» mormorò mogia la ragazza, sentendo poi chiudere la chiamata dalla parte di Adrien; appoggiò mogia il cellulare sul tavolo e sentendo una strana agitazione impadronirsi di lei: quella non era stata la solita telefonata a cui era abituata. Adrien era stato stranamente silenzioso e…
«Qualche problema, Marinette?» le domandò la voce di Nathanael, tornato nuovamente al loro tavolo con un bicchiere per mano: «Succo di arancia, va bene? Non mi hai detto a cosa lo volevi e…»
«Sì, perfetto.»
«C’è qualche problema?» ripeté il rosso, sedendosi di fronte a lei e studiandola in volto.
La ragazza abbozzò un sorriso, negando con la testa e chinandosi per rimettere il cellulare in borsa: osservò Tikki e la kwami le sorrise comprensiva, posandole una zampetta sulla mano: «No, tutto ok.»


Rafael guardò l’amico, mentre chiudeva la chiamata e posava il cellulare sul tavolo: «Perché le hai mentito? Pensavo che non ci fossero bugie fra te e Marinette.» domandò, mettendo da parte il piatto di pasta italiana che avevo ordinato.
«Ma non le ho mentito. Dobbiamo tornare a lezione.»
«Sì, fra mezz’ora.» dichiarò Rafael, bevendo un sorso d’acqua e studiando l’altro: «E’ successo qualcosa?»
«Niente.»
Il moro sospirò, poggiandosi contro lo schienale della sedia e studiandolo: «Senti, siamo compagni d’armi – diciamo così – e, anche se non è iniziata bene, amici. Oltretutto non hai Nino quindi, amico, sono l’unico con cui puoi sfogarti.»
«Tu sicuro che Economia sia il tuo indirizzo?»
«Sì.»
Adrien sbuffò, poggiando la testa contro lo schienale e osservando il soffitto: «Era con Nathanael.»
«Ok. Chi è?»
«Un nostro compagno alla Dupont.» borbottò Adrien, infilzando con la forchetta la carne e tagliandola: «Tu l’hai visto durante lo scontro con Coeur Noir, era Dessinateur.»
«Ah. Il tipo che disegnava. Giusto?»
«Sì.»
Rafael annuì, riprendendo il piatto di pasta e infilzando un po’ di pennette con la forchetta: «E perché questo tipo ti preoccupa tanto?» domandò, portandosi il boccone alla bocca e masticando velocemente: «Insomma, si vede lontano un miglio che ti infastidisce saperlo accanto alla tua signora.»
«Ma non mi da fastidio.»
«Oh. Certo. Ed io sono Volpina.»


«Che ne dici?» domandò Marinette, alzando il blocco verso la camera del cellulare e osservando l’espressione di Lila: «Ti pare possa andar bene per il tema Sirena? Secondo Nathanael è perfetto.»
«Sì, mi piace.» dichiarò l’italiana, portandosi una cucchiata di yogurt e cereali alla bocca e masticando lentamente: «Ehi, Wei!» esclamò, voltandosi indietro e, poco dopo Marinette, osservò l’amico entrare nel campo visivo della videochiamata: «Che ne pensi dell’abito disegnato da Marinette? Il tema è la Sirena.»
«Sirena?»
«Metà ragazza e metà pesce. Hai presente Ariel?»
«Ah. Ok. Sì, mi piace. La gonna ricorda la coda di un pesce.» sentenziò il cinese, annuendo e voltandosi poi verso l’italiana: «Posso tornare ai miei compiti ora?»
«Sì. Grazie, Wei.»
«I suoi compiti?» chiese Marinette, salutando con un cenno della mano Wei che spariva dal campo dell’obiettivo; abbassò il blocco, sfogliando distratta le pagine e finendo su quella di un bozzetto per l’abito di Halloween di un certo gatto nero.
«Sì. Mi sono fatta spedire dai miei nonni i miei vecchi eserciziari di francese e li ho dati a Wei: ogni sera si mette a fare un po’ di esercizi e poi mi chiede di ricontrollarli.»
«Beh, il suo francese è migliorato tantissimo.»
«Sì. E’ molto determinato quando si mette in testa qualcosa.» dichiarò Lila, sorridendo dolcemente: «Oltretutto mi ha chiesto di insegnargli l’italiano, una volta che avrà imparato a modo il francese. Ma ora veniamo a te…»
«Cosa?»
«Non hai la solita aria allegra di sempre. Sembri preoccupata.»
«Ecco…» Marinette sospirò, abbassando lo sguardo e sentendosi indecisa se chiedere consiglio a Lila oppure no: e se si fosse sbagliata su quelle sensazioni che sentiva? Eppure…
Un rumore la fece trasalire, facendola voltare verso l’oblò in tempo per osservare Chat Noir balzare in camera sua; l’eroe in nero si issò, osservandola e sorridendole calorosamente: «E’ appena arrivato Chat.»
«Ok. Chiudiamo la chiamata prima che veda cose che non voglio assolutamente vedere. Ciao ciao, Marinette.»
«Ciao ciao, Lila.» la salutò la mora, allungando un dito e chiudendo la videochiamata, voltandosi poi verso il felino che, ancora immobile, era fermo dietro la chaise longue.
«Bonsoir, my lady.» esclamò Chat, chinandosi con fare cavalleresco e facendole un occhiolino: «Come state questa sera?»
Il solito Adrien.
Marinette inspirò profondamente e si alzò, raggiungendo velocemente il ragazzo, non calcolando la poltrona e la sua naturale imbranataggine, che la fecero cadere e rovinare addosso al giovane: «Ouch!» esclamò Chat, picchiando la testa contro il muro dietro di lui e trovandosi la fidanzata praticamente addosso: «My lady, capisco che sei ansiosa di gettarti fra le mie braccia ma…»
«Si può sapere che avevi oggi?»
«Cosa?»
«Eri strano. Silenzioso. E mi hai praticamente chiuso il telefono in faccia.»
«Ah. Scusami.»
«Te la sei presa perché non ti ho risposto subito? Oppure perché…» la ragazza inspirò profondamente, guardandolo sconvolta e cercando un qualche motivo al suo comportamento; Adrien sorrise, prendendole le mani e portandosele alle labbra, baciando riverente le nocche: «Io…io…»
«Marinette?»
«Cosa?»
«Scusami, ero solo stanco e nervoso.» le mormorò, allungando una mano e portandole indietro una ciocca di capelli: «Non volevo rifarmela con te, tutto qua.»
«Tutto qua?»
«Sì.» dichiarò il giovane, portandole la mano alla nuca e tirandola contro il suo petto: «Sai, ho ancora il brutto vizio di voler apparire perfetto con te.»
Marinette sorrise, allungandosi e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Ma tu sei sempre perfetto per me.» dichiarò, sistemandosi meglio sopra di lui e giocherellando con la campanella che il giovane aveva al collo: «Il mio cavaliere in armatura scura, sempre pronto a difendermi e a provare di infilarsi nel…nelle…oh, non ce la farò mai a dirlo.»
«Pronto a infilarmi dove?» domandò Chat, issandosi a sedere e tenendo la ragazza contro di sé, sorridendo al volto imbarazzato: «Sono curioso, Marinette, tanto curioso.»
«Non lo dirò mai.»
«Oh no, my lady. Adesso devi concludere ciò che hai finito.»
La ragazza farfugliò qualcosa, scattando in piedi e raggiungendo velocemente la scrivania, portandosi una mano al petto e inspirando profondamente; Chat ridacchiò, alzandosi e togliendo l’anello, sciogliendo in questo modo la trasformazione: Plagg volò per la stanza, accomodandosi poi sul manichino e venendo raggiunto da Tikki, mentre Adrien scivolò dietro Marinette, chinando il volto sulla sua spalla: «Sai, se intendi sempre pronto a infilarmi nelle tue mutandine…beh, my lady, hai ragione.»
«Chat!» esclamò la ragazza voltandosi e rimanendo basita di trovarsi di fronte il ragazzo trasformato: «Quando…»
«Adesso.» mormorò Adrien, facendo l’occhiolino e catturandole le labbra con le proprie; Marinette gemette contro la sua bocca, mentre lui faceva scivolare le mani lungo i fianchi e la tirava contro di sé, approfondendo il bacio e convincendola a dischiudere le labbra: «Sai, my lady, non abbiamo mai provato a farlo contro la scrivania…»
«Oh per tutto il camembert di questo mondo!» sbottò Plagg, volando contro la testa del suo partner e colpendolo con tutta la sua forza: «Se vuoi accoppiarti, fallo di sopra!»
«Plagg! Non è che io vengo a disturbarti quando ti diverti con Tikki!»
«Avessi ancora un corpo che permette di divertirsi, lo farei!»
«Plagg!» tuonò Tikki, fermando il litigio fra i due e fissandoli male: «Ma perché voi che avete a che fare con il Gatto Nero non pensate mai prima di parlare? Perché?»
Marinette ridacchiò, afferrando il suo album da disegno e mettendolo sotto il naso di Adrien: «Che ne dici?» domandò, sedendosi sulla scrivania e facendo ondeggiare le gambe nel vuoto: «Ho pensato che disegnando un vestito da gatto nero…mh. Come dire? Qualcuno notasse qualcosa e quindi…»
Adrien si appoggiò accanto alla ragazza, osservando il disegno e sorridendo al disegno di un completo maschile: «Sarei un…mh. Diavolo? Un demone? Quindi tu sarai la streghetta che mi adora. Bene, mi piace come idea.»
«Perché tutto quello che dici ha qualcosa come mille sensi?»
«In verità ne ha uno solo.» dichiarò Adrien, facendole l’occhiolino e tornando a fissare il disegno: «Mh. Non è lo stesso stile del tuo, ma mia pice.»
«Davvero?» mormorò la ragazza, chinando lo sguardo e portandosi indietro una ciocca di capelli, mentre le guance le s’imporporavano: «Altrimenti…»
«Sì, mi piace. Mi piace molto, come ogni cosa che crei.»
«Davvero?»
«Sì.» ripeté il biondo, abbassando lo sguardo sul vestito che la ragazza aveva disegnato appositamente per lui mentre un sorriso dolce gli piegava le labbra.
Marinette sorrise, allungandosi verso di lui e girando velocemente le pagine: «Puoi darmi il tuo parere su questo? L’ho fatto vedere a Lila e Wei, prima, e hanno detto che va bene…» spiegò la ragazza, mettendogli davanti il bozzetto dell’abito per il corso di design: «E’ quello…»
«Del tema sirena, giusto?»
«Sì.»
«Beh, è un abito fantastico, Marinette. E la gonna ricorda molto la coda della sirena.» dichiarò  Adrien, aggrottando lo sguardo e studiando il bozzetto: «Mi piace come risulti avvitata lungo le gambe e poi si allarga alla base.»
«Pensavo di fare in modo che la stoffa girasse attorno alle gambe e poi si stringesse all’altezza della caviglia, per poi allargarsi in qualcosa che ricordasse la pinna del pesce.» spiegò Marinette, indicando la parte inferiore dell’abito: «Certo, sarebbe abbastanza difficile camminarci poi ma, alla fine, non è un abito da indossare tutti i giorni.»
«Cos’è che non ti convince, allora?»
«Il corpetto.» spiegò Marinette, voltando il foglio e mostrandogli alcune bozze: «Quello che c’è nel bozzetto è molto semplice, con solo una decorazione fatta di perline; però avrei pensato anche a questi.» spiegò, indicando i due modelli: «Questo è formato da due strati di volant; mentre quest’altro, al posto della decorazione di perline, ha un volant.»
«Beh, devo ammettere che non sono male tutti e tre, però preferisco quello originale: la gonna è parecchio particolareggiata e quindi…»
«Verrebbe troppo appesantito come abito.»
«Esattamente.» annuì Adrien, voltando di nuovo la pagina e notando, proprio sotto i modelli del corpetto, delle prove di gradazione: «Sei indecisa su che colori usare?»
«Sì. Ho fatto alcune prove ma non so quale scegliere. E se non mi decido non posso comprare la stoffa e fermo anche Nathanael, che deve realizzare le scarpe e i gioielli.»
«Nathanael che dice? Quale preferisce di queste prove?»
«Secondo lui le migliori sono questa rosata e questa sull’arancio. Io però non sono convinta. Comunque mi ha lasciato campo libero nella scelta dei colori, ha solamente chiesto che glielo dica, al massimo, entro dopodomani.»
«Mh. Secondo me sono perfette questa viola e blu Rafael.»
«Blu Rafael?»
«Blu pavone, ok? » sbuffò Adrien, allungando una mano e carezzandole la testa: «Però anche questa sul rosa scuro mi piace. Mh. Forse mi piace di più questa rosa scuro, sì.»
«Allora userò quella.» dichiarò Marinette, poggiando la testa contro la spalla del ragazzo e sorridendo: «Anch’io ero indecisa fra quelle due, però non sapevo decidermi.»
«Fortuna che ci sono io, eh?»


Maus osservò lo schermo gigante e i vari articoli riguardanti gli eroi di Parigi: «Io dovere far uscire loro a scoperto, ja.» mormorò fra sé, picchiettando le dita sulla scrivania in legno scuro e guardando i vari articoli e le foto che li correlavano: «Eroi volere sempre salvare il prossimo, ja. Io mettere loro a disposizione modo, ja.»

   
 
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