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Autore: kasdr    22/09/2016    1 recensioni
Matthew è uno studente della Germania del 2000, ambientato in un presente dove la tecnologia ormai in continua evoluzione e la magia scomparsa quasi del tutto, viene a conoscenza di essere un Pinactium. La conoscenza di questa nuova razza lo porterà in un mondo completamente diverso a lui conosciuto o almeno cosi crede..
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Era un sogno come tutti gli altri, era un sogno eppure cosi reale mi ripetevo, tutte quelle sensazioni che provavo durante il procedere di quest'ultimo.. tutto sembrava cosi vivo e nitido. 

Iniziava sempre cosi, in un villaggio in fiamme , con l'odore del sangue che prevaleva sull'odore di bruciato, le urla e i passi di qualcuno in lontananza e il fragore delle spade che urtavano fra di loro e il rumore della lama che dilaniava la carne
 

Quelle spade erano mie, o almeno cosi credevo.. ornate di un qualche decorazione di qualche popolo e rifinite con un materiale strano, oscuro oserei definire sussurravo dolci parole, a queste mie fide amiche, mentre dilaniavo la carne di chi mi si capitava d'avanti.. soldati e civili non importava la mia sete di sangue prevaleva sul buon senso, almeno cosi credevo.
I soldati intorno a me, che mi scortavano probabilmente avevano armature scure ornate da rozzi pezzi di metallo nero, che offrivano una grezza protezione contro le spade, nel mentre notavo questi particolari incitavano il mio nome, o il nome della persona che interpretavo, Artyrio, quel nome incuteva timore, e al solo sentire quel nome provavo in me una grande soddisfazione ma allo stesso tempo avevo una paura che mi fece rizzare i capelli nel sonno.
 

Era cosi reale mi ripetevo, ma non riuscivo a controllarlo ed era tutto cosi strano, continuavo a vivere in un corpo, ma senza controllo camminavo nel villaggio in fiamme con i corpi sofferenti della gente e sorridevo, sorridevo a quella visione di morte.
Il cielo era ormai rossastro e il villaggio tendeva a finire, le fiamme intorno a me divampavano e il continuo odore di sangue si mischiava a quello della cenere, dello zolfo del villaggio e rendeva l'aria pesante, era una guerra pensai, ma contro chi continua a domandarmi.
Nel frattempo Artyrio si fermo a fissare uno specchio d'acqua che cosi intensamente e per la prima volta scorsi alcuni dei suoi tratti cosi duri, ma anche cosi piacevoli da guardare. Artyrio si limitò a pronunciare due parole di cui non capi il significato ma che in me provocarono un senso di angoscia e di pericolo " Sei Qui "

Arrivai alla fine del villaggio, con passo molto deciso dove le capanne ancora fumati venivano interrotte bruscamente da un muro di legno goffo cosi come lo era quel villaggio, per poi susseguirsi la radura paludosa

La palude mostrava segni atipici, all'interno crescevano alberi con dei piccoli cristalli all'interno, che all'avvicinarsi risplendevano di una luce chiara capace di accecare chiunque si avvicinasse, iniziai a muovermi nella vicinanza di uno di quegli alberi, il rumore dei suoi stivali indicava la stanchezza ma anche il peso che quel cavaliere o soldato, di nome Artyrio portava addosso,  ma non ci feci tanto caso, Artyrio colui che comandava quel corpo si limitò ad estrarre un cristallo e a fissarlo intensamente.

Vidi per la prima volta in maniera cosi chiara il viso di Artyrio, un uomo che sembrava un ragazzino, i suoi occhi molto particolari avevano un iride a forma uncinata di un colore verde scuro, che faceva contrasto con i suoi capelli neri lunghi e la sua barba incolta che dava tanto l'aria di uomo vissuto.

Ormai le fiamme del villaggio iniziavano a scemare e si intravedevano i primi scheletri di quel villaggio, la notte pian piano si stava sostituendo al mattino, ed il sole sorgeva su quel paesaggio di morte e distruzione, Artyrio guardò compiaciuto quello spettacolo e per un attimo ritorno a fissare quel cristallo, si limitò a romperlo, e mi ritrovai nella mia stanza.

Era solo un sogno pensai, mi alzai e fissai l'orario, quell'orologio digitale scoccava le 03:36, ormai privo di sonno mi sedetti sulla mia solita sedia rotta, ed annotai quello che avevo sognato quella notte.

Quello che non sapevo è che sarebbe stato l'inizio di un'avventura. 

   
 
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