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Autore: darkimera    05/05/2009    0 recensioni
"Dio creò l'Uomo a sua immagine e somiglianza. L'Uomo, però, disubbidì alle regole che gli erano state imposte, ritrovandosi così fuori dal Paradiso Terrestre. Fu allora che Loro nacquero. Come il serpente che prima o poi si morderà la coda, così Lui alla fine cercherà Lei." Così fu scritto, così avverrà...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Letteratura. Ottima materia soprattutto per quelli che soffrono di insonnia. Accompagnati dalla voce cantilenante del prof, che mi sembrava spiegasse Shakespeare, molti si erano appisolati sui banchi mentre i minuti della settima ora passavano lentamente come un liquido denso dentro una clessidra.

La mia mente faceva fatica a restare attaccata alla realtà. Seth era rientrato, ma ormai sembrava non interessarsi più a me. Ero infatti seduta insieme a Ruvy nell’ultimo banco vicino alla finestra. Lui era invece nel primo banco vicino alla porta accanto a Ruphert, in pratica da tutt’altra parte rispetto a me.

Sbuffai annoiata. Quando diamine suonava quella stramaledetta campanella?

E intanto il prof parlava, parlava, parlava, parlava… mi persi definitivamente, aspettando solo quel suono miracoloso.

*

La mensa era come al solito super affollata. Era incredibile vedere tutti in un solo luogo gli studenti della nostra scuola.

Cath, Marya e io ci eravamo sedute in un tavolo un po’ isolato. Sì, insomma, isolato in quel caos era un parolone. Di solito con noi c’era anche Chris, ma oggi non era venuto a scuola.

- Secondo te, come mai Adams non è venuto a scuola per tutto questo tempo? – chiese Cath addentando una mela.

Feci spallucce e la guardai interrogativa. Le rispose Marya.

- Gira voce che abbia avuto problemi familiari o di salute, non ho capito bene…

Cath e io ci limitammo ad annuire. Problemi di salute, certo. Assolutamente normale, umano. Cosa ero andata a pensare?

- Secondo voi a Seth chi piace? – buttò lì, innocente, Marya.

- Si diceva che andasse dietro a Rebecca, perché?

- Così…

Cath assunse un’espressione sbigottita. – Non mi dirai che vuoi lasciare Chris perché ti piace lui? Oddio, proprio oggi che non c’è! Marya, mi stupisco di te!

Lei rise. – Ma che vai a pensare? Te l’ho chiesto perché secondo me a lui piace la nostra cara Melanie.

- Tu dici? – chiesi incredula.

Sorrise compiaciuta. Scommettevo che era da tempo che ne voleva parlare. - Era da un po’ che ci pensavo a dir la verità. Non so se avete fatto caso che prima che se ne andasse cercava sempre Mel, secondo me non è un caso.

Inforchettai un maccherone. – Sì sì certo. Perché non metti da parte le tue intuizioni, cara Sherlock Holmes? Si dà il caso che in questi giorni fa finta che io non esista.

- Vero. - replicò concessiva. – Mi chiedo perché, poi… - borbottò poi.

- Senti un po’ tu, con Chris? Qualche nuovo cambiamento? – le chiese Cath.

- Nah, niente di nuovo… - vidi che le cominciavano a diventare rosse le guance. Altro che tutto regolare.

- Non ti credo! – esclamò Cath.

Sapevo che il battibecco per farle dire la verità sarebbe stato lungo e feci vagare un po’ lo sguardo per la mensa.

A un certo punto incontrai lui. Era seduto nel tavolo dell’angolo più remoto. Era solo e non capivo perché. D’altronde avrebbe potuto avere tutta la compagnia che voleva, era stato così fino a prima che non venisse più a scuola. Non lo vedevo bene, certo, ma sembrava che fosse assorto in chissà quali pensieri, guardava fisso davanti a sé.

Dovevo parlargli, chiedere scusa se proprio era necessario, anche se non capivo per cosa poi dovevo essere perdonata. Per qualche motivo non volevo che Seth mi ignorasse come stava facendo.

Lo vidi alzarsi. Mi alzai anch’io. Cath e Marya si zittirono e mi guardarono interrogative.

- Scusate, ma devo fare una cosa… ci vediamo dopo in classe, okay?

Tenendolo d’occhio, andai a posare il mio vassoio sull’apposito carrello di metallo e poi uscii dalla mensa. L’avrei aspettato lì fuori per potergli parlare.

Ma neanche a farlo apposta ci scontrammo mentre uscivamo. Mi fermai a guardarlo, ero certa di aver attirato la sua attenzione.

Lui procedette invece spedito per il corridoio come se anziché me avesse urtato un muro.

*

Undicesimo mese

Non ce la faccio più.

È Lei a rendere così incasinata la situazione. Lei e la sua natura umana, così fragile, così profumata, così … breve.

Ma forse è solo colpa mia. È stato per colpa mia se Lei mi ha scoperto, colpa mia se con il mio comportamento non faccio altro che avvicinarLa a me, invece di respingerLa come vorrei.

È tutto inutile provare a ignorarla. Nelle lezioni che abbiamo insieme sento sempre i suoi occhi scuri puntati su di me, se non voglio incontrarLa, Lei è sempre sulla mia strada.

E anche quando non è dove sono io, nell’aria riesco a sentire il suo odore, la sua scia.

Non posso, non riesco, a continuare a ignorarla. Ho in un certo senso bisogno di Lei. E Lei immagino abbia bisogno di me. O perlomeno delle mie spiegazioni.

Sono combattuto. Ho paura di rivolgerLe la parola per il timore di ridestare in Lei il ricordo di quel giorno, ma vorrei starLe accanto.

Questa situazione non sarebbe mai venuta a galla se la Madre non avesse elaborato uno dei suoi stupidi e folli piani. Ma…oramai sono in ballo e devo ballare.

Comincio a provare dei sentimenti verso di Lei. Non fittizi, ma reali. Non degli altri, ma miei.

Ho deciso. Proverò a parlarle.

S.A.

*

Mi scuso per il ritardo nell’aggiornare.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto il capitolo scorso.

A tutti quelli che hanno letto questo capitolo:

se la storia fa schifo ditemelo subito così evito di scrivere nuovi capitoli.

Grazie.

darkimera

  
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