CAPITOLO 20
Da quando Gandalf si era assentato a causa dell’incidente, Saruman teneva sotto tiro tutta la scuola.
Non solo gli studenti avrebbero dovuto indossare delle divise, quando invece Gandalf preferiva lasciar libertà a tutti i ragazzi, ma Saruman aveva imposto regole fin troppo severe. Per lui, la disciplina era importantissima.
Il vice-preside girava per la scuola durante tutti gli orari, tenendo le mani incrociate, dietro la schiena e con il viso rivolto dinanzi a sé.
Vide una coppia mentre si stava baciando con passione, si avvicinò ai due e li divise.
< < Contegno > > li rimproverò sistemandosi il colletto della camicia e passando oltre.
Thorin e i suoi amici erano ai loro armadietti e osservarono tutti i suoi movimenti.
< < Signor Dwalin, dovrebbe essere contento , suvvia, non faccia quella faccia come se vorrebbe maledirmi > > gli disse sghignazzando.
< < Oh io farei altro > > mormorò Dwalin quando Saruman era ormai lontano.
Balin e Bifur lo trattennero per il braccio, cercando di calmarlo e convincerlo a lasciar perdere.
< < Sembriamo in una colonia per militari > >
< < Perché Gandalf deve essere così sbadato? > > urlò leggermente Bofur.
TU, GIRATI VERSO IL MURO
I ragazzi si voltarono e videro un ragazzino di prima superiore che si voltò e guardò il muro, mentre Saruman lo stava rimproverando.
< < Hai visto?! Quello è tutto matto! > > continuò Bofur.
< < Bofur, ti sei appena guadagnato due ore in aula punizioni, domani mattina > > gli disse ripassandogli accanto.
< < Accidenti! > >
< < Professoressa! Deve fare qualcosa! > > la chiamò Dori, prendendola per le braccia.
Galadriel si voltò e sorrise amaramente.
< < Non ho alcun potere su di lui, mi dispiace > >
< < Quando si rimetterà Gandalf? > > domandò Bilbo.
< < Fra un mesetto o due purtroppo > >
< < E’ a casa? > >
< < Sì . . – rispose. Poi, guardò l’orologio - oh perdonatemi ragazzi, ho un impegno, devo scappare, buona giornata > >
< < Che ne dite di andare a trovarlo ? > > propose Gloin.
< < Ci sto! > > disse Dori, seguito da tutti gli altri.
< < Io non vengo - disse Dwalin incrociando le braccia – non mi è mai piaciuto quell’uomo > >
< < Un preside così buono come lui non lo trovi da nessun’altra parte > > gli ricordò Oin.
< < Fa niente, chi vuole venire, ci vediamo alle tre in piazza > > disse Bofur uscendo dal cortile della scuola.
Salutò i suoi compagni e quando Bilbo scese alla sua fermata, gli arrivò un messaggio, da un numero sconosciuto.
Incontriamoci, questa sera, vicino al campo sportivo
Chi sarà mai? Sarà meglio portare qualcuno?
E vieni solo. E’ veramente importante. Sono colui che hai incontrato la sera di Capodanno.
Allora non era affatto uno scherzo - pensò Bilbo.
Gli mandò un messaggio.
Non sono così stupido da incontrarti.
L’uomo sconosciuto gli scrisse ancora.
Che cosa vuoi??
Voglio quella maledetta Arkengemma! Voglio che tu la rubi e me la porti.
Non se ne parla nemmeno.
Bilbo concluse il discorso e lo bloccò. Tremò di paura e si domandò se avesse agito bene. Forse non si sarebbe più fatto vivo.
< < Tutto bene Bilbo? > > gli domandò Nori appoggiando una mano sulla sua spalla.
Bilbo si riscosse dai suoi pensieri e sobbalzò.
< < C- Certo, andiamo > >
I due compagni si incamminarono, così, verso casa, salutandosi quando giunsero al bivio che li avrebbe portati a casa.
Bilbo pranzò in silenzio, nonostante le continue domande di sua madre. Quell’uomo non gli aveva più scritto e di questo ne fu felice.
Alle tre del pomeriggio si avviò per incontrare i suoi amici in piazza, per poter andare a trovare Gandalf. Bilbo proseguì per un lungo vialetto, abbastanza isolato. Si mise le mani nelle tasche della giacca e si guardò attorno. Con la coda dell’occhio notò una figura, non molto distante da lui, che lo seguiva.
Accelerò il passo, continuando a guardare avanti, ma qualcuno gli afferrò il braccio, bloccandolo contro il muro.
Era un uomo dai capelli biondi e nascondeva il colore dei suoi occhi per via dei grandi occhiali da sole. Indossava una maglietta spiegazzata e i pantaloni stretti mostravano delle gambe lunghe e snelle.
< < C- Chi sei . . cosa vuoi? > >
< < Stai calmo amico > > sghignazzò l’uomo abbassando gli occhiali e facendogli vedere che i capelli non erano nient’altro che una parrucca.
Fu in quel momento che lo riconobbe:Azog.
< < Azog . . > > mormorò Bilbo, tremante.
< < Sì – affermò ridendo - questo è il mio nome > >
Bilbo fece per fuggire, ma l’uomo strinse la presa sul suo braccio, avvicinando il viso a quello di Bilbo, il quale sentì il suo alito pesante a causa del fumo e probabilmente dell’alcool.
Aozg sorrise maliziosamente e iniziò a parlare.
< < Conosco tua madre, l’ho conosciuta, l’ho violentata se lo vuoi sapere – rise ricordando il momento – si è rifiutata di mettersi insieme a me, così, le ho dato una piccola lezione. Se tu riuscissi a prendere quella maledetta Arkengemma, per me, al tuo amico Durin e soprattutto, a tua madre, non accadrà nulla. Ti darò tutto il tempo necessario. Gollum ti seguirà e farà in modo di avvertirmi, qualora tu mi tradissi > >
< < Ma Thorin è mio amico e mia madre . . > > singhiozzò Bilbo.
< < Non accadrà nulla di male a nessuno dei due, se farai ciò che ti dico – gli sussurrò nell’orecchio, indietreggiando lentamente – Smeagol ti controllerà e farà in modo che tu non ci tradisca > >