Un lieve venticello autunnale iniziava a riversarsi per le vie della caotica Miami, creando spifferi sgradevoli e facendo volare i cappelli di qualche signore anziano che passeggiava tranquillamente sul lungomare, inebriando la città di un leggero odore salmastro trasportato dal mare freddo di ottobre. A poco a poco, l'odore che da sempre precedeva l'arrivo della pioggia, sostituì, quasi voracemente, quell'aspro odore di salsedine che pungeva l'olfatto sensibile dei ragazzi che, chini sui libri, rimpiangevano i mesi passati su quella spiaggia con gli amici.
La pioggia iniziò dolcemente a cadere, bagnando le strade affollate e i cappotti inamidati degli uomini d'affari che si apprestavano ad aprire gli ombrelli per ripararsi dall'acqua piovana che, lentamente, iniziava a diventare sempre più fitta.
Alexis guardava distratta le gocce d'acqua infrangersi contro il vetro della finestra che, dall'ufficio di Mrs. Green, dava su una strada affollata. La ragazza aveva smesso di ascoltare la donna da qualche minuto, sperando di passare inosservata.
«Alexis...» la richiamò paziente la psicologa togliendosi gli occhiali squadrati «Se continui a fare così, mi rendi impossibile aiutarti»
La ragazza dagli occhi irrealmente viola spostò la sua attenzione verso la signora sulla cinquantina che la guardava pietosa.
«Usa un aggettivo per descriverti» cercò di spronarla Mrs. Green.
«Insicura» rispose, quasi in un sussurro, la ragazza, temendo di venir rimproverata per il fatto che, nei precedenti mesi, aveva dato sempre quella risposta.
La psicologa fece una smorfia quasi impercettibile che poteva essere notata solo da un attento osservatore.
«Puoi definirmi "insicura"?» chiese poi.
Alexis si portò le ginocchia al petto, avvolgendole con le braccia, prima di rispondere.
«Ho paura delle mie azioni e dei miei pensieri, ho paura di come appaio alla gente e di quello che pensano su di me. Evito gli altri perché non so come comportarmi...» spiegò come sempre, dicendo le stesse parole pronunciate la settima prima.
«Ascoltami, Alexis...non possiamo continuare così» esordì leggermente piccata la signora «Se non provi ad andare oltre questo tuo blocco emotivo...io divento totalmente inutile »
La ragazza non fece in tempo a replicare che un suono breve e leggero si diffuse per la stanza segnalando la fine della seduta. Mrs. Green sospirò prima di alzarsi, seguendo Alexis che l'aveva preceduta, andando incontro all'uomo che, ormai da mesi, finanziava quelle visite periodiche.
Alexis gli passò di fianco prendendogli le chiavi della macchina dalla tasca della giacca e infilandosi gli auricolari nelle orecchie, lasciando che la musica potesse esternarla dalla realtà.
«Allora?» chiese speranzoso l'uomo «È cambiato qualcosa?»
La donna scosse la testa dispiaciuta.
«Mi dispiace, ma non sembra voler collaborare. Le consiglierei di interrompere queste sedute; sono passati tre mesi e non sembra essere interessata ad aprirsi»
«Cosa pensa sia giusto fare, quindi?»
La donna guardò la porta dalla quale la ragazza era frettolosamente uscita, capendo che non le importava di quegli incontri e che quella situazione non la stava agevolando in un alcun modo.
«Aspettare» rispose sicura la donna «E sperare in un colpo di fulmine»
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HEY EVERYBODY!
Hola todos!
Avrei dovuto iniziare una longfic sulla Percabeth, ma ho iniziato questa storia "originale" per testare un nuovo metodo di scrittura, la trama sarà abbastanza banale e scontata, ma mi interessa più lo stile di scrittura, quindi evitate di recensire lamentandovi dell'originalità della trama.
So, enjoy the story!