Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Birbina    24/09/2016    3 recensioni
Per non far perdere di significato il prologo mi limiterò a dire due paroline:
I protagonisti sono i personaggi di Galaxy. Questi si trovano su una nave, per andare a partecipare al vero FFIV2. Però se io vi dicessi che non ci parteciperanno? Se vi dicessi che durante il viaggio accadrà qualcosa che impedirà ai ragazzi di arrivare a destinazione? Il titolo dice già tutto ;) In ogni caso spero di avervi incuriosito.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Matsukaze Tenma, Nishizono Shinsuke, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
S. Day 3 An unexpected kiss
DAY 3: AN UNEXPECTED "KiSS"

TETSUKADO

Sono appena arrivato sull’altra isola agitato e con il fiatone, poiché ho letteralmente corso nell’acqua. Guardo in mare ma non vedo nessuno, inoltre non sento più alcun rumore. Le loro voci sono sparite. Ditemi che non è quello che penso…

Supero di lato la piccola altura che ancora mi impediva di vedere il resto dell’isola e nello stesso istante in cui lo faccio qualcosa mi viene addosso. Anzi… qualcuno. Impiego un decimo di secondo per capire di chi si tratta, poiché non penso ci sia altra gente in giro in mezzo al mare con i capelli rosa. La vedo alzare lo sguardo stupita, evidentemente non si aspettava di incrociare qualcuno.
- Tetsukado.
Le sento dire, rivolta a me, ma subito dopo riabbassa la testa. Oramai però me ne sono accorto. Sta piangendo. La stringo leggermente, per farla calmare, dopodiché alzo lo sguardo verso un punto lontano, da cui vedo avvicinarsi l’altra persona che sapevo avrei trovato insieme a Nozaki. Lo vedo rivolgere lo sguardo verso di me, e dalla sua espressione mi è tutto chiaro.
- Nozaki, Matatagi. Che bello, siete davvero voi!!
Sento gridare a Shinsuke, che nel frattempo mi ha raggiunto. Un istante dopo sento arrivare anche Manabe e Minaho, lo deduco dal rumore dei passi poiché il mio sguardo rimane sempre rivolto a quel maledetto. E’ lui la causa delle lacrime di Nozaki, ne sono sicuro.

MANABE

La scena che mi ritrovo davanti mi lascia un attimo sorpreso. Nozaki è tra le braccia di Tetsukado, non so perché, mentre Matatagi cammina lentamente verso di noi, con un’espressione che non riesco a decifrare. E’ strano, deve essere successo qualcosa.

Un istante dopo sento un singhiozzo, uno di quelli che fai nel tentativo di trattenere un pianto, perciò intuisco la situazione.
- TU! COSA LE HAI FATTO, BASTARDO!?!?
Sento gridare a Tetsukado, rivolto a Matatagi. Sto per intervenire ma Minaho mi precede. Probabilmente ha capito anche lui.
- Aspetta, Tetsukado! Calmati. Non è detto che sia stato lui.
Gli dice, ben poco convinto. I suoi sospetti, infatti, sono gli stessi di Tetsukado. In ogni caso doveva dirlo, per cercare di fermarlo e impedirgli di fare ciò che teme, e temo anch’io, stia per fare. Shinsuke, leggermente confuso, ci guarda ripetutamente con un’espressione preoccupata.
- Ascolta Tetsukado, è meglio chiedere spiegazioni prima di saltare a conclusioni affrettate.
Gli dico, avvicinandomi a lui e posandogli una mano sulla spalla. Per un attimo mi sembra che si sia calmato, ma un istante dopo lo vedo staccarsi da Nozaki.
- Tienila, te la affido.
Mi dice, mentre mi lascia Nozaki che a peso morto si posa su di me. Rimango un attimo stupito e non so cosa fare. La vedo alzare la testa e guardarmi. Inevitabilmente arrossisco, a causa della vicinanza del suo viso al mio. La sento pronunciare il mio nome, chiaramente sorpresa di vedermi. Un attimo dopo, però, riabbassa la testa.
- Scusami… io… non…
Pronuncia parole confuse, probabilmente non riesce a ragionare lucidamente in questo momento. La sento singhiozzare, e non sapendo che fare mi limito a stringere leggermente la presa su di lei. Un attimo dopo la vedo affondare il viso nel mio petto, cercando di trattenere i singhiozzi. Oh mamma…

MINAHO

Non appena Tetsukado lascia Nozaki a Manabe, che tra l’altro mi sembra in difficoltà, lo vedo avviarsi spedito verso Matatagi.
- Ehi…
Dico, d’istinto, per poi andare avanti per fermarlo. Vengo però preceduto da qualcun altro, che lo afferra per un braccio con entrambe le mani.
- Aspetta, Tetsukado!
E’ stato Nishizono a dirlo, mentre tenta invano di bloccarlo, finendo inevitabilmente per essere trascinato in avanti.
- Abbiamo appena ritrovato due compagni che credevamo perduti in mezzo all’oceano. Questo deve essere un momento felice, non di rabbia!!
Continua a dirgli. Già, ha ragione. E’ assurdo che un incontro felice debba portare a questo…

Raggiungo subito Nishizono e lo aiuto a fermare Tetsukado, prendendolo per l’altro braccio.

NARRATORE

Minaho: Nishizono ha ragione. Dobbiamo essere felici di questa svolta positiva. Non ha senso arrabbiarsi in questo modo. Inoltre vorrei ricordarti che siamo in una situazione delicata.

Il pugile staccò finalmente lo sguardo da Matatagi, che nel frattempo si era fermato a pochi metri da lui, per rivolgerlo verso il mare. Riprese quindi coscienza della situazione e si fermò.

Tetsukado: Avete detto che non devo trarre conclusioni affrettate, giusto? Allora chiariamo subito la situazione.

Il ragazzo alzò lo sguardo verso Matatagi, mentre Shinsuke e Minaho mollarono la presa su di lui.

Tetsukado: Sei tu il responsabile delle sue lacrime?

Dopo quella domanda passarono secondi interminabili, in cui gli occhi di tutti erano puntati verso Matatagi, in attesa della fatidica risposta. Il ragazzo dal ciuffo blu guardò prima Nozaki, ancora stretta a Manabe, poi Tetsukado.

Matatagi: Per quale motivo me lo stai chiedendo, se sai già qual è la risposta?

A quella risposta il pugile perse la testa.

Tetsukado: Maledetto!!

Il ragazzo si lanciò verso di lui, pronto a mollargli un pugno in piena faccia, ma Minaho e Shinsuke lo fermarono in tempo.

Minaho: Tetsukado, no!
Shinsuke: Non farlo, ti prego!!
Tetsukado: Lasciatemi!

Il ragazzo si liberò dalla presa di entrambi, facendoli cadere a terra, e si preparò a rovinare quel bel visino. I due ragazzi a terra si prepararono per il peggio, ma il pugno non arrivò. Qualcuno, infatti, era riuscito a fermare nuovamente Tetsukado, circondandogli il corpo con le braccia e implorandolo di fermarsi. Questo qualcuno però non erano né Shinsuke né Minaho, e nemmeno Manabe, che a malapena si era reso conto che la ragazza si era staccata da lui per correre incontro al pugile.

Nozaki: Non farlo, Tetsukado! Ti prego…

Il ragazzo si era bloccato più per lo stupore che per l’impedimento, mentre Matatagi appariva visibilmente sorpreso.

Tetsukado: Nozaki.

Passarono altri secondi interminabili di silenzio, in cui stavolta gli occhi di tutti erano puntati sulla ragazza e sul suo gesto inaspettato.

Tetsukado: Perché?!? Perché lo difendi?!? E’ stato lui a farti questo, no? Lascia che gli dia una lezione!
Nozaki: No, è solo colpa mia.

Il ragazzo si liberò dalla sua presa, delicatamente, per voltarsi a guardarla. Non piangeva più, ma aveva ancora gli occhi lucidi.

Nozaki: Mi sono illusa che potesse essere diverso, e invece…

La ragazza buttò gli occhi su Matatagi per poi distogliere immediatamente lo sguardo, tornando a guardare in basso.

Tetsukado: Insomma, io non ti capisco! Perché ti comporti così?!?

Il ragazzo continuava a non capire, ma d’un tratto gli venne un dubbio atroce.

Tetsukado: Aspetta, non sarà per caso che tu…

Il ragazzo si interruppe, poiché notò il sussulto della ragazza dopo quelle parole.

Minaho: Adesso basta!

Il detective attirò l’attenzione di tutti, o quasi, su di lui. Nozaki, infatti, mantenne lo sguardo basso, mentre Tetsukado non distolse lo sguardo da lei. Minaho si mise tra Matatagi, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, e Tetsukado, che nel frattempo si era girato a guardarlo.

Minaho: La situazione si sta scaldando un po’ troppo. E’ meglio se ne riparliamo più tardi con calma, una volta che saremo tutti al sicuro sull’altura.
Manabe: Minaho ha ragione. Non possiamo più permetterci di perdere tempo!

Il lilla, che nel frattempo si era avvicinato a loro, portò lo sguardo di tutti verso di lui. Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi da Tetsukado.

Tetsukado: E va bene, avete ragione. Ma sappiate che la situazione non è ancora stata risolta.

Detto questo il ragazzo si incamminò verso l’altura, senza più guardare nessuno. Shinsuke dette un rapido sguardo a tutti, per poi raggiungerlo di corsa. Gli altri quattro ragazzi rimasero un attimo fermi, o meglio Minaho e Manabe erano in attesa di una reazione da parte degli altri due. Matatagi si limitò a lanciar loro un’occhiata, per poi avviarsi, mentre Nozaki rimase ferma, a testa bassa. I due ragazzi le si avvicinarono.

Nozaki: Scusate ragazzi, ci siamo ritrovati proprio nel momento sbagliato…

La ragazza parlò dando loro le spalle. I due ragazzi sorrisero.

Manabe: Tranquilla, non devi preoccuparti di questo.
Minaho: In ogni caso siamo felici di vedere che stai bene.

La ragazza, a quelle parole, si girò verso di loro. Per la prima volta in quella sera i due ragazzi videro il suo sorriso.

Nozaki: Anche io sono felice di rivedervi, ragazzi.

30 Marzo: ore 19.30

SHINDOU

Dopo un'eterna scalata, che penso sia durata il doppio rispetto alle altre, sono finalmente arrivato in cima. Oramai il sole sta tramontando e la visibilità si è ridotta notevolmente, perciò l’ultimo tratto l’ho percorso con estrema lentezza e prudenza, impiegandoci parecchio tempo. Inoltre…

Mi guardo l’avambraccio sinistro e noto che la ferita è ancora aperta. Circa a metà strada, purtroppo, ho perso la presa e sono scivolato giù per alcuni metri. Per fortuna sono riuscito a fermarmi, ma la piccola discesa mi ha provocato un taglio di almeno quindici centimetri sul braccio. Non è molto profondo, ma continua a sanguinare ancora adesso. Fa abbastanza male, infatti è stata dura continuare la risalita. Penso di averci messo almeno il triplo del tempo per fare la seconda metà di salita, ma l’importante è che ora sono arrivato a destinazione.

Mi guardo intorno e per mia immensa fortuna scopro che non ho bisogno di accendere il fuoco. La visibilità è bassa, ma comunque sufficiente a permettermi di distinguere un’erba da un’altra. Tiro subito fuori il libro e vado alla pagina che mi serve, per poi incamminarmi alla ricerca dell’erba. Ci impiego parecchi minuti per trovarla, ma alla fine la vedo. Ce n’è in grande quantità, perciò ne prendo in abbondanza, giusto per premonirmi ed evitare altre scalate notturne in futuro.

Una volte raccolte le infilo tra le pagine del libro, poiché sono stato così stupido da dimenticarmi di prendere un contenitore dove metterle, dopodiché mi siedo a terra meditando sul da farsi. Vorrei provare ad aspettare che la ferita si chiuda, ma così facendo diventerà sempre più buio e la discesa diventerebbe più rischiosa di quanto non lo sia già adesso. Inoltre se scendo subito potrò medicarmi, dato che il kit di pronto soccorso ce l’abbiamo.

Rifletto qualche secondo e decido di scendere subito, perciò metto lo zaino in spalla e mi avvio, pregando di non scivolare e di conseguenza schiantarmi al suolo. Pensando a questa eventualità deglutisco, ma cerco di non pensarci e inizio la mia lenta discesa, che temo sarà ancora più dura della salita. 

Resisti Ibuki, sto arrivando.

30 Marzo: ore 20.00

MORIMURA

E’ da un po’ di tempo che sono seduta sulla riva dell’isola, con le gambe piegate tra le braccia, ad osservare il mare, pensierosa.

Dopo aver constatato che la scialuppa c’era, senza alcun dubbio, l’abbiamo portata in superficie a fatica. Dopodiché abbiamo deciso di provare a riparare il buco centrale, in modo da poterla usare come mezzo per lasciare l’isola. Per fortuna abbiamo la legna e tutti gli attrezzi necessari. Abbiamo lavorato ininterrottamente fino a pochi minuti fa, quando ci siamo fermati per mangiare. Una volta finito Ichikawa ha consigliato di continuare domani, poiché oramai si stava facendo buio e c’era scarsa visibilità.

In questo momento lui e Kusaka sono vicini alla scialuppa, a discutere di non so cosa. Probabilmente di come renderla il più sicura possibile, dato che le eventuali onde potrebbero distruggere il nostro lavoro in un attimo. Io ho detto loro che preferivo restare un attimo da sola, perciò mi sono seduta qui ad osservare il mare. C’è parecchia aria, ma per fortuna la giacca di Kusaka mi copre tutto il corpo.

La verità è che questa situazione… non mi convince. Sono preoccupata…
- C’è qualcosa che ti preoccupa?
Mi chiede Kusaka, che senza che me ne accorgessi mi ha raggiunta, quasi come se mi avesse letto nel pensiero. Lo vedo sedersi accanto a me, per poi guardarmi in attesa di una risposta.

NARRATORE

Morimura: Ecco… in realtà sì.

La ragazza abbassò lo sguardo.

Kusaka: E di cosa si tratta?
Morimura: E’ che vedi… accadono troppi fatti strani. Insomma… prima di tutto troviamo un peschereccio affondato proprio vicino alla nostra isola. E poi, proprio quando abbiamo bisogno di un mezzo per andare via, compare una scialuppa che prima non c’era, come per magia.

Il ragazzo ascoltava in silenzio, trovandosi inevitabilmente d’accordo con lei.

Kusaka: Certo, ti capisco. Come ha giustamente detto Ichikawa questa situazione non è normale.

La ragazza si girò a guardarlo.

Kusaka: Però ora abbiamo l’opportunità di lasciare quest’isola e di tornare a casa, perciò dobbiamo cercare di non pensarci e di guardare il lato positivo.

Il ragazzo le sorrise, ma Morimura non lo ricambiò.

Morimura: E’ proprio questo che mi preoccupa. La possibilità di tornare a casa… sembra che ci sia stata data da qualcuno. Non so…

La ragazza abbassò lo sguardo, dubbiosa.

Morimura: Sembra che ci stiano spingendo ad avventurarci in mare. Ho paura che possa accadere qualcosa di brutto.

Kusaka rimase un attimo in silenzio, non sapendo come sciogliere i suoi dubbi.

Kusaka: Beh, però se ci pensi, questo qualcuno ci ha offerto un peschereccio attrezzato e una scialuppa. Come potrebbe volerci fare del male una persona che ci offre l’opportunità di sopravvivere, in questa situazione disperata?
Morimura: Lo so, hai ragione. Me lo sto chiedendo anch’io…
Kusaka: Comunque non hai nulla da temere. Nel caso dovesse accaderci qualcosa ci penserò io a proteggerti.
Morimura: Ora basta, sono stanca di sentirti dire sempre la stessa cosa!

Il ragazzo ebbe un sussulto. Non si sarebbe mai aspettato che una ragazza timida come Morimura alzasse la voce.

Morimura: Non è questa la mia preoccupazione. Io… sono preoccupata anche per voi! Io non voglio essere protetta, voglio cavarmela da sola.

La ragazza si girò a guardarlo, con espressione seria.

Morimura: Voglio potervi aiutare! Perciò farò il possibile per farvi arrivare a quella striscia di terra. Ve lo devo, per tutto quello che avete fatto per me finora.

KUSAKA

Le parole di Morimura, unite alla determinazione che traspare dal suo viso, mi provocano un leggero imbarazzo. Per la prima volta mi rendo conto di quanto questa ragazza sia forte anche da sola. Anzi, dopo le sue parole mi sento improvvisamente al sicuro, protetto. Vedo nei suoi occhi la forza per proteggerci tutti. Questa Morimura… è davvero affascinante.

- Ehi, sbaglio o qui le posizioni si sono invertite?
Sia io che Morimura sussultiamo nel sentire all’improvviso la voce di Ichikawa, che voltandoci scopriamo essere appena dietro di noi.
- Ero un po’ preoccupato per Morimura e sono venuto a controllare, ma da quanto vedo è tutto a posto.
Continua a dire, girandosi poi verso di lei e sorridendole. La vedo arrossire, imbarazzata, per poi abbassare lo sguardo. Un attimo dopo Ichikawa si gira verso di me, sorridendomi ma in modo leggermente diverso rispetto a Morimura. Io lo guardo dubbioso, ma poco dopo lo vedo abbassarsi per poi parlarmi nell’orecchio.
- Ti piace questa Morimura così coraggiosa e determinata, vero?
Alla sua domanda arrossisco vistosamente, senza sapere come rispondergli. Lo vedo rialzarsi per poi sorridermi nuovamente.

- Maledetto… mi hai letto nel pensiero.
Gli rispondo, sorridendogli di rimando.

MORIMURA

Non ho ben capito cosa è successo. Ichikawa e Kusaka si sono appena sorrisi, dopo che il primo gli ha sussurrato qualcosa nell’orecchio. Cosa gli avrà detto? Ah, magari è qualcosa di privato, che io non potevo sentire! Meglio se non chiedo loro niente…
- Allora, che ne dite? Riaccendiamo il fuoco e ci riscaldiamo un po’, prima di andare a dormire?
Sento chiedere ad Ichikawa, rivolto ad entrambi. In effetti l’aria si è alzata, e Kusaka per causa mia è anche senza giacca. Rischia di prendere freddo.
- Sì, vi do una mano anch’io questa volta. Andiamo!
Gli rispondo, alzandomi e avviandomi verso il centro dell’isola, dove abbiamo tutta la nostra roba.

ICHIKAWA

Caspita, certo che Morimura è davvero carica questa sera! Guardo Kusaka e vedo che anche lui è rimasto sorpreso da tutta quella grinta. Lo vedo girarsi verso di me, per poi distogliere lo sguardo ed alzarsi in piedi.
- Non dire più niente, ti prego.
Mi dice, per poi andare da Morimura. Io mi limito a sorridere, per poi seguirlo. Questi due… sono davvero una coppia stupenda!

30 Marzo: ore 20.30

AOI

Sono esausta. Non pensavo che risalire questo tunnel sarebbe stato così faticoso! Per non parlare del fatto che sia io che Tenma siamo quasi scivolati giù per almeno due volte, mentre una volta io sono scivolata davvero, con il risultato che sono andata addosso a Tenma e dopo qualche secondo eravamo di nuovo al punto di partenza.

In questo momento sto solo pregando di raggiungere la fine di questo tunnel. Anche se dovessimo rimanere sottoterra, l’importante è avere un terreno dritto sotto i piedi per potermi sedere e riposare!

Mentre continuo la risalita, abbastanza spedita per cercare di arrivare alla fine il prima possibile, sbatto improvvisamente contro la roccia. Non mi aspettavo di trovare la strada bloccata, e questa botta inattesa fa sì che io perda la presa.
- AHH!
Grido d’istinto, mentre mi sento cadere indietro. Sono già pronta a disperarmi perché dovremo rifare tutto da capo ma quando arrivo addosso a Tenma lo sento afferrarmi deciso con un braccio, circondandomi la vita. Miracolosamente è riuscito a rimanere fermo, puntando entrambi i piedi a terra ed aggrappandosi alla roccia con l’altro braccio. Siamo salvi.

NARRATORE

Tenma: Fiuu! C’è mancato poco.
Aoi: Grazie, Tenma. E scusami.
Tenma: Figurati, mi ero già preparato a questa eventualità. Non mi faccio fregare due volte!

Il ragazzo sorrise, fiero di sé.

Aoi: Adesso puoi anche lasciarmi. Deve essere faticoso sostenere entrambi.
Tenma: Ok.

Il ragazzo la lasciò delicatamente, in modo che potesse aggrapparsi saldamente.

Tenma: Cerca di aggrapparti meglio, questa volta.
Aoi: No, Tenma. Questa volta non si è trattato di una svista.
Tenma: E cosa è successo allora?

La ragazza gli spiegò, e una volta raggiunto il punto incriminato i due ragazzi scoprirono che il tunnel faceva una brusca curva verso sinistra. Scoprirono inoltre, per loro fortuna, che dopo la curva il percorso era dritto, orizzontale.

Tenma: Ottimo! Ora possiamo proseguire senza temere ogni volta di dover ricominciare tutto il percorso da capo.
Aoi: Già. Però inizia a mancarmi l’aria. Speriamo di arrivare al più presto in una zona più spaziosa.

Il ragazzo non poteva che darle ragione. Anche lui iniziava a sentirsi soffocare dentro quel piccolo tunnel. Si avviarono quindi spediti, ma con prudenza, verso la tanto agognata uscita.

30 Marzo: ore 21.00

MINAHO

La situazione in cui ci troviamo adesso è davvero pressante. Sarà passata almeno un’ora da quando abbiamo terminato di trasferire tutte le nostre cose sull’altura e abbiamo cenato, ma da allora nessuno di noi ha mai aperto bocca. Io e Manabe ci siamo guardati, qualche volta, ma non sapendo né cosa dire né cosa fare ci siamo limitati a riabbassare lo sguardo, come tutti gli altri.

In questo momento siamo tutti disposti in cerchio, attorno ad alcune torce che abbiamo sistemato in modo di farci luce e vederci a vicenda. Forse però sarebbe meglio se non ci vedessimo, ora. Manabe è di fronte a me. Vicino a lui ci sono Nozaki e Nishizono, mentre io ho Matatagi alla mia destra, che è vicino a Nishizono, e Tetsukado alla mia sinistra, che è accanto a Nozaki.

Guardo nuovamente Manabe e i nostri sguardi si incrociano. Io mi limito ad alzare le spalle, mentre lui sospira.

Riabbasso lo sguardo e cerco di pensare ad un modo per rompere il ghiaccio. Purtroppo, però, non mi viene in mente niente e il mio sguardo si sposta inconsciamente verso la parte bassa dell’isola. Per ora è ancora allo scoperto, ma basta un minimo aumento del livello dell’acqua per sommergerla. Squadro tutta l’isola con gli occhi fino ad arrivare all’estremità opposta alla nostra, dove si trova lo spuntone di roccia. In quello stesso istante, quando i miei occhi si posano sulla roccia, mi torna in mente qualcosa che da diverse ore avevo scordato.
- Il materasso, maledizione!!
Grido, ad alta voce, alzandomi in piedi. Ecco, senza volerlo ho trovato un modo per rompere il silenzio. Vedo infatti che tutti si sono girati verso di me, sorpresi. Nozaki e Matatagi ovviamente non possono capire. Nishizono e Tetsukado sembrano essersene dimenticati, ma Manabe capisce immediatamente il motivo della mia affermazione.

NARRATORE

Nozaki: Materasso? Di quale materasso parli?
Manabe: Aspetta, non dirmi che l’hai lasciato…
Minaho: Non è che ce l’ho lasciato apposta, è che tra una cosa e l’altra è rimasto lì!
Shinsuke: Ragazzi, di cosa parlate? Non capisco…

La maggior parte dei ragazzi continuava a non capire, perciò Minaho si rivolse a tutti.

Minaho: In parole povere ho dimenticato il materasso con cui sono naufragato dall’altro lato dell’isola. Cavoli, me lo sono proprio dimenticato, con tutti questi avvenimenti…
Nozaki: Quindi ci state dicendo che oltre a tutta questa roba c’è anche un materasso?

Tetsukado e Shinsuke finalmente si ricordarono.

Shinsuke: Ah già. Ci avete raccontato che siete arrivati su quest’isola grazie a quello vero?
Manabe: Esatto. Il problema è che ieri sera, quando siamo saliti qui per passare la notte, l’abbiamo lasciato appoggiato sulla punta di roccia. Poi abbiamo incontrato Endou, il giorno dopo voi, c’è stato lo spostamento sull’altra isola, poi la storia di Tsurugi… e tra una cosa e l’altra ce ne siamo dimenticati!!

La ragazza era sempre più confusa. Un’altra isola? E poi cosa c’entrava l’allenatore Endou? E Tsurugi? Manabe e Minaho intuirono la sua confusione.

Minaho: Ascolta, ti racconteremo tutto dopo. Ora dobbiamo pensare a recuperare il materasso.
Manabe: Esatto. Andiamo Minaho, prima che il mare ce lo porti via!
Matatagi: Aspettate.

L’improvviso intervento del castano bloccò i due ragazzi, già pronti a scendere, mentre tutti quanti si girarono a guardarlo.

Matatagi: Raccontateglielo pure adesso. Vado io a recuperarlo.

Detto questo il ragazzo si alzò, recuperò una torcia e scese dall’altura, senza dare tempo agli altri di reagire. Ci fu qualche secondo di silenzio, dovuto probabilmente allo stupore generale.

Shinsuke: Allora, ragazzi, raccontiamo tutto a Nozaki?

I ragazzi si voltarono verso di lui, ancora scossi.

Manabe: Ah, sì.

Così i quattro ragazzi, anche se Tetsukado intervenne ben poco nel discorso, iniziarono a chiarire i molteplici dubbi della ragazza.

Nel frattempo, su un’altra isola:

TENMA

Sarà passata almeno mezz’ora da quando abbiamo iniziato a camminare lungo la parte di tunnel dopo la curva. Inizio davvero a sentirmi stanco, oltre che affaticato e in carenza d’aria. Che ore saranno? E’ impossibile capirlo da qua sotto. In ogni caso dobbiamo assolutamente trovare una zona più ampia, altrimenti rischiamo di…

- Tenma.
I miei pensieri vengono interrotti da Aoi, che mi chiama con una voce fin troppo flebile. Nonostante cammini appena dietro di me, aggrappata alla mia camicia, l’ho sentita appena. Mi giro indietro, anche sapendo di non vederla.
- Che succede Aoi? Tutto bene?
Le domando, preoccupato.
- In realtà… no, non molto. Faccio fatica a respirare, inoltre mi sento tremendamente stanca…
Non fa in tempo a finire la frase che la sento cadermi addosso, di peso.

- Aoi?
La chiamo, ma non mi risponde.
- Aoi? Aoi ti prego rispondimi!
La scuoto leggermente. Nessuna reazione.
- AOI! AOI!
Grido, andando nel panico. Sento il mio corpo cedere, per poi cadere in ginocchio. No, non può essere vero… NON PUO’ ESSERE!
- Tenma.
Il mio nome viene pronunciato in poco più che un sussurro. Le lacrime, che stavano per scendere dal mio viso, vengono bloccate dalla mano di Aoi, che sento muoversi per cercare la mia e stringerla. Grazie al cielo…

- Scusami.
Le sento dire, sempre con un filo di voce.
- No, Aoi, non devi scusarti di nulla. Ora pensa solo a respirare con calma. Ti porterò dove c’è più aria, ad ogni costo.
Le rispondo, per poi alzarmi e incamminarmi tenendola tra le braccia, il più velocemente possibile. Passano diversi minuti e inizio a sentirmi mancare l’aria. Mi fermo qualche secondo, cercando di recuperare un po’ di energia, dopodiché riprendo a camminare.
- No, non devo cedere…
Mi ripeto, continuando ad andare avanti. Non può finire così. Devo salvare Aoi, ad ogni costo! E’ una persona troppo importante per me, non posso perderla… assolutamente!

Nello stesso istante in cui giuro a me stesso di salvarla sento il mio piede sinistro scendere troppo in basso prima di toccare terra. Pochi secondi dopo, dopo aver posato anche il piede destro in equilibrio con il sinistro, sento un incredibile ricircolo d’aria. Faccio qualche passo avanti, indietro, a destra e a sinistra e scopro con mia immensa gioia che siamo arrivati alla fine del tunnel. Non siamo ancora in superficie ma è probabile che in qualche modo siamo in contatto con essa, dato che il circolo di ossigeno è elevatissimo.
- Ce l’abbiamo fatta, Aoi. Siamo salvi.
Dico, con un filo di voce, per poi sentire il mio corpo farsi improvvisamente pesante.

Tornando dove eravamo prima:

MANABE

Abbiamo da poco finito di raccontare a Nozaki le nostre vicende. Abbiamo cercato di essere sintetici, raccontando i fatti più importanti, ma di sicuro saranno passati almeno una ventina di minuti da quando abbiamo cominciato a parlare. Dunque che fine ha fatto Matatagi? E’ impossibile che ci impieghi così tanto tempo.
- Non trovate che ci stia mettendo un po’ troppo?
Sento chiedere a Minaho, come se mi avesse letto nel pensiero.
- Forse è meglio andare a dare un’occhiata.
Ci chiede Nishizono, preoccupato. Nello stesso istante vedo Tetsukado alzarsi in piedi.
- State qui. Ci vado io.
Ci dice, per poi prendere una torcia e scendere dall’altura. Ci ritroviamo nuovamente sorpresi, tutti e quattro, con le stesse espressioni e gli stessi dubbi che avevamo venti minuti fa quando abbiamo assisto alla stessa identica scena con Matatagi. Rimaniamo tutti zitti, guardandoci tra di noi e non sapendo cosa dire.

- E’ prudente che quei due rimangano da soli?
Chiede Minaho, rivolto in particolare a me.
- Non saprei come risponderti.
Mi limito a dirgli, scrollando le spalle.
- Dovete stare tranquilli.
Sento dire a Nishizono, e tutti e tre ci giriamo verso di lui.
- Sono certo che Tetsukado non gli farà nulla di male.
Continua a dire, e il suo sguardo sicuro sembra riuscire a convincerci. Ci limitiamo perciò tutti ad aspettare, in attesa del loro ritorno.

TETSUKADO

Mentre mi avvio verso la punta di roccia, con la torcia puntata in avanti, mi sto ancora chiedendo per quale motivo abbia deciso di farlo. Mi avvicino sempre di più, continuando a non trovare una risposta alla mia domanda, quando finalmente arrivo a destinazione e lo vedo. E’ seduto sul materasso, con i piedi a terra, e sta guardando il mare, ancora in tempesta. Sembra non essersi accorto di me. A cosa sta pensando?

- Hai deciso di farti trascinare via dalle onde?
Gli chiedo, e lo vedo sussultare leggermente.
- A te farebbe solo piacere, in fondo…
Mi risponde, senza però girarsi a guardarmi.
- Non confondere la rabbia con l’istinto omicida.
Gli rispondo io, avvicinandomi a lui. Finalmente si gira a guardarmi, ma subito dopo riporta lo sguardo sul mare.

NARRATORE

Matatagi: Che sei venuto a fare qui?
Tetsukado: Sinceramente non lo so nemmeno io.

Il pugile spostò lo sguardo sul mare. Subito dopo ci fu attimo di silenzio.

Tetsukado: Si può sapere cosa le hai fatto?
Matatagi: E’ meglio che tu non lo sappia. Ti conviene picchiarmi sulla fiducia, se vuoi farlo.

Il castano continuava a non guardarlo.

Tetsukado: No, grazie. Mi è già passata la voglia, e poi ci ha già pensato lei, no?

Matatagi si stupì di quest’ultima affermazione, portandosi d’istinto una mano sulla guancia, ancora leggermente arrossata.

Matatagi: Te ne sei accorto?
Tetsukado: L’ho notato prima, quando eravamo seduti sull’altura.

Altro attimo di silenzio, interrotto solo dallo scrosciare delle onde.

Tetsukado: Ascolta…

Il ragazzo si interruppe per qualche secondo, indeciso se continuare la frase.

Tetsukado: Tu… ti sei pentito di averlo fatto, vero?

A questa domanda Matatagi sussultò, per poi girarsi verso di lui. La sua espressione confermò i dubbi di Tetsukado, che finalmente aveva capito il motivo per cui era venuto li. C’era qualcosa che non andava in Matatagi. Era diverso dal solito. Non sembrava per niente il ragazzo che sulla nave e sulla scialuppa lo provocava di continuo, con quel suo insopportabile ghigno. Era cambiato, e il motivo del suo cambiamento… poteva essere solo lei.

Matatagi non rispose a quella domanda. In compenso si alzò dal materasso e lo afferrò da un lato, per poi iniziare a trascinarlo verso l'altura.

Matatagi: Su, cosa aspetti? Dammi una mano dato che sei qui!

Il pugile decise di non insistere, perciò si limitò ad afferrare l’altro lato del materasso e ad avviarsi insieme a lui. In fondo… la risposta alla sua domanda l'aveva già avuta.

Nel frattempo, dall’altro lato dell’isola:

Shinsuke: Non arrivano ancora…
Minaho: Speriamo bene. E’ vero che Tetsukado mi è sembrato più calmo rispetto a prima, però c’è pur sempre di mezzo Nozaki… ah!

Il ragazzo si interruppe, rendendosi conto di aver parlato troppo. I tre ragazzi si girarono contemporaneamente verso la ragazza, che li guardava dubbiosa.

Nozaki: Scusate ma… cosa centro io?

I tre ragazzi la guardarono stupiti, ma alla fine pensarono che era meglio così.

Manabe: No, niente. Lascia stare…
Shinsuke: Guardate, ragazzi. Stanno arrivando!

I tre si voltarono verso Shinsuke, che indicava un punto da cui comparivano due luci. Man mano che le luci si avvicinavano videro comparire anche i due ragazzi, con il materasso sottobraccio.

Manabe: Sembrano tutti e due interi…

Il lilla e Minaho tirarono un sospiro di sollievo, per poi aiutarli a portare il materasso sull’altura. Una volta tornati tutti al sicuro ricalò il silenzio, che però pareva più leggero rispetto a quello precedente. La domanda che passava per la testa dei quattro ragazzi, escludendo Matatagi e Tetsukado, era la stessa. Cosa si erano detti quei due, nel tempo in cui erano rimasti da soli? La risposta a quella domanda rimaneva un mistero, per il momento.

30 Marzo: ore 21.30

SHINDOU

Che ore saranno in questo momento? Non ne ho idea ma deve essere parecchio tardi, poiché l’unica fonte di illuminazione che mi è rimasta è il fuoco che ho acceso circa mezz’ora fa. Grazie ad esso riesco a vedere quello che faccio, per evitare di commettere errori nella preparazione dell’infuso.

La discesa è stata davvero terribile. Ogni passo che scendevo avevo il terrore di scivolare. Inoltre avevo paura che il braccio mi cedesse all’improvviso a causa della ferita. Una volta ho rischiato davvero di cadere, ottenendo come risultato una pausa forzata di almeno dieci minuti, in cui ho continuato a tremare di paura a causa del pericolo appena corso.

Per fortuna è andato tutto bene e ora sono qui, seduto a terra, in attesa che l’acqua che ho messo nel pentolino raggiunga la temperatura di ebollizione. Il pentolino lo sto tenendo in mano, ovviamente, poiché non posso appoggiarlo direttamente sopra al fuoco. Una volta pronta mi basterà versare l’acqua calda nella ciotola dove ho già messo la giusta dose di erbe, per poi lasciare l’infuso a riposare per qualche minuto. Una volta pronto mi basterà filtrarlo con un colino in un’altra ciotola e finalmente sarà pronto per essere bevuto. Purtroppo ho dovuto sacrificare l’acqua di ben tre recipienti, che io e Ibuki avevamo raccolto questa notte, per preparare l’infuso. Ma non importa, è un sacrificio giusto per una giusta causa.

Sposto lo sguardo su Ibuki, che si è svegliato pochi minuti fa, e noto che si è messo seduto e mi sta guardando, in una sorta di trance. Per fortuna ero riuscito a nascondergli la mia ferita, che ho fasciato e nascosto sotto la camicia poco prima che si svegliasse. Da quando si è svegliato, però, non ha mai aperto bocca. Si è limitato a guardarsi intorno, per poi fissare il suo sguardo su di me. Distolgo lo sguardo perché mi sento leggermente a disagio. Qualche secondo dopo tolgo l’acqua dal fuoco e la rovescio nella ciotola con le erbe, che poi poso a terra in attesa di filtrarla. Mentre aspetto mi soffermo a guardare il movimento delle fiamme, poiché non so cosa altro guardare. Il mare lo distinguo appena e Ibuki... non riesco a guardarlo in questo momento. Il suo sguardo intenso… mi mette in imbarazzo.

- Shindou.
Sussulto, poiché non mi aspettavo che mi parlasse, girandomi verso di lui.
- Ho caldo.
Continua a dire, portandosi una mano alla testa. Deve essere al limite.
- Tranquillo, è quasi pronto.
Gli rispondo. Lo vedo annuire, per poi sdraiarsi a terra. Pochi minuti dopo, senza esserci più parlati, filtro l’infuso nella seconda ciotola, che finalmente posso dare da bere ad Ibuki.
- Ecco, tieni.
Gli dico, inginocchiandomi di fianco a lui e porgendogli la ciotola. Lo vedo alzarsi e rimettersi seduto.
- Bevilo tutto e vedrai che tra qualche ora starai meglio.
Continuo a dirgli, in attesa che prenda la ciotola. Lui però rimane fermo, a guardarla. Un attimo dopo distoglie lo sguardo.
- Non lo voglio.
Eh? Che ha detto?
- Cosa vuol dire che non lo vuoi? Guarda che se non lo bevi non guarirai di certo!
Gli ribadisco, ma lui continua a fare il broncio. Maledizione! Sta delirando, non c’è altra spiegazione.

Insisto nuovamente altre due o tre volte e finalmente lo vedo voltarsi verso di me e prendere la ciotola, con entrambe le mani. Sto per tirare un sospiro di sollievo, convinto di avercela fatta, quando lo vedo allungare la ciotola verso di me.
- Dammela tu.
Mi dice, guardandomi negli occhi. E’ assurdo! Può benissimo farlo da solo, no? In ogni caso decido di accontentarlo, se mi metto a ribattere finisce che peggioro solo la situazione.
- E va bene. Apri la bocca.
Gli rispondo, avvicinandogli nuovamente la ciotola. Lui però la blocca di nuovo.
- No.
A questa ennesima negazione inizio a seccarmi.
- Ma insomma! Si può sapere cosa vuoi?
Gli domando, esasperato. La risposta che ricevo, pochi secondi dopo, mi spiazza.

- Voglio che me lo dai tu… dalla tua bocca.

Sul primo momento non capisco cosa intenda, ma quando ci arrivo la mia reazione è un misto tra stupore e imbarazzo.
- Cosa?!?!
E’ tutto quello che riesco a dire, mentre Ibuki continua a guardarmi con espressione seria. Sì, sta delirando. Ora ne ho avuto la conferma!
- Stai scherzando, spero!
Gli urlo d’istinto, per poi rifletterci e rendermi conto che in fondo non è colpa sua. Non risolverò niente urlandogli contro, perciò riprendo coscienza di me stesso e gli parlo con calma.
- Ascoltami, Ibuki. Tu non ti rendi conto di quello che dici. Bevi l’infuso, ti prego…
Lo imploro, avvicinandogli nuovamente la ciotola, ma le mie braccia vengono bloccate dalle sue mani, che mi stringono forte i polsi.
- Se non lo fai rovescio la ciotola. Sarebbe un grosso problema, vero?
La sua provocazione mi scoraggia.
- Ibuki, ti prego.
Tento di liberarmi dalla sua presa ma è impossibile. Ha più forza lui di me, e se ci rifletto un attimo è abbastanza logico. Praticando il basket ha sviluppato di sicuro più muscoli di me nelle braccia. Penso ad un altro modo per risolvere la situazione, ma leggendo il suo sguardo capisco che non c’è alcuna possibilità di fargli cambiare idea… nessuna. Sospiro.

- D’accordo, ma almeno chiudi gli occhi.
Non riesco a credere a ciò che ho appena detto. In ogni caso… oramai ho deciso.

Lo vedo sorridere, soddisfatto, per poi sdraiarsi e chiudere gli occhi, in attesa. Mentre bevo il contenuto della ciotola mi ritrovo a pensare che tutto sommato non è niente di così grave. Nessuno verrà mai a sapere di questa cosa, inoltre Ibuki… se ne dimenticherà sicuramente!

Avvicino lentamente il mio viso al suo, e nel momento in cui le nostre labbra distano appena un centimetro chiudo gli occhi, incapace di guardare. Appena sento il contatto apro leggermente la bocca, per permettere al liquido di scivolare da me a lui. Una volta finito mi separo da quel contatto e un istante dopo sento Ibuki deglutire.

Apro gli occhi e ciò che vedo mi provoca un notevole imbarazzo. Ibuki ha riaperto gli occhi e mi sta guardando intensamente, con le gote leggermente arrossate. Non so se sia dovuto alla temperatura corporea o ad altro. In ogni caso il suo viso, ancora a pochi centimetri di distanza, mi turba enormemente. Mi alzo rapidamente in piedi e mi allontano da lui, dandogli le spalle, per cercare di riprendermi. Insomma, nonostante si sia trattato di una situazione particolare... ci siamo pur sempre baciati. No, non devo pensarci. In fondo io sarò l’unico a ricordamene. Devo cercare di dimenticare e di vedere l’aspetto positivo della situazione. Ibuki ha bevuto l’infuso, perciò tra qualche ora dovrebbe stare meglio.
- Shindou.
Lo sento chiamarmi e d’istinto mi volto verso di lui. Lo vedo portarsi un indice alla bocca, sorridente.
- Eheh, ti ho rubato un bacio.
La sua affermazione mi provoca un rossore evidente sulle guance. Mi volto nuovamente, dandogli le spalle, per nascondere il tremendo imbarazzo che sto provando in questo momento. Insomma, in parole povere mi ha preso in giro!

Non ho la forza di girarmi a guardarlo, ma dopo alcuni minuti di silenzio decido di farlo comunque. Scopro così con mio immenso stupore che Ibuki dorme profondamente, con la testa appoggiata sulla sua giacca. Rimango un attimo bloccato, ancora scosso dai recenti avvenimenti, ma alla fine mi limito a sospirare.
- Ma guarda te…
Dico, rivolto più a me stesso che a lui, per poi prendere la giacca da sotto la sua testa e sostituirla con lo zaino. Lo copro il meglio possibile, in modo che stanotte prenda meno freddo, dopodiché mi siedo accanto a lui. Sono davvero esausto, sia fisicamente che mentalmente!

Decido di alimentare nuovamente il fuoco, in modo che duri il più possibile, dopodiché mi preparo per dormire, sdraiandomi accanto a Ibuki. Faccio appena in tempo a chiudere gli occhi che crollo, sfinito.

30 Marzo: ore 22.00

TSURUGI

Da quando Tetsukado e Shinsuke sono ripartiti io e Endou non abbiamo fatto un granché. Ci siamo limitati a raccontarci alcune vicende che quando eravamo in gruppo avevamo escluso dal discorso, discutere sul da farsi e organizzare alcune cose per la giornata di domani.

Una volta appurato che i ragazzi sarebbero tornati sull’isola l’indomani, abbiamo deciso di concederci un piccolo pasto. Abbiamo consumato una scatoletta a testa e bevuto un po’ dell’acqua contenuta nella cassa. Una volta finito Endou ha detto di voler controllare una cosa, così ha preso una torcia e si è avviato da solo. Io gli ho detto che preferivo rimanere qui, perciò adesso sono seduto sull’erba, in riva al mare, immerso nei miei pensieri.

Non posso evitare di pensare a Tenma e Aoi, che in tutto il resto della giornata non si sono fatti vivi. Se penso alla fame e alla sete che avranno adesso, oltre al fatto che sono al chiuso sottoterra da diverse ore… mi sento male io per loro. Accidenti! Ma perché non ho impedito loro di farlo?! Sapevo già che era una follia!

Ripenso al discorso che mi ha fatto Endou questo pomeriggio, sul fatto che è inutile preoccuparsi e farsene una colpa, e che devo credere in loro, e riesco a riprendermi, leggermente. Ha ragione, devo fidarmi di Tenma! Sono sicuro che tornerà sano e salvo, insieme ad Aoi.
- Pensieroso come sempre, eh?
Sussulto e mi volto indietro, finendo inevitabilmente accecato dalla luce della torcia, che Endou puntava verso di me.
- Oh scusa.
Gli sento dire, per poi puntare la torcia in un altro punto.
- Figurati.
Gli rispondo, per poi girarmi nuovamente verso il mare. Lo vedo sedersi accanto a me, con lo sguardo rivolto verso il mare.

NARRATORE

Endou: Mi sembra di averti già detto che non c’è motivo di pensarci così tanto.
Tsurugi:
 Lo so, hai ragione. Però, non è facile…

I due ragazzi continuavano a parlare senza guardarsi, come se parlassero più a se stessi che all’altro.

Endou: Scusa. La verità è che sto ammonendo più me stesso, che te.

Per la prima volta il blu si girò a guardarlo, sorpreso di quella improvvisa confessione.

Endou: Sono davvero in ansia per loro. Speravo che si facessero vivi questo pomeriggio, e invece…

Tsurugi lesse nel suo sguardo, reso appena visibile dalla torcia che puntava verso il basso, la sua grande preoccupazione.

Endou: In fondo sono io il più grande qui. Dovrei essere io a proteggervi e invece… non so cosa fare.

Tsurugi sul primo momento non seppe cosa dire. In fondo i timori di Endou erano identici ai suoi. Poi però parlò, dicendo quella frase magica che riesce a dare coraggio a tutti, in qualsiasi situazione.

Tsurugi: Vedrai che andrà tutto bene. Se la caveranno, in un modo o nell’altro. Ne sono sicuro.

L’allenatore lo guardò per la prima volta e lo vide sorridere. Riconoscendo in quella frase il piccolo Tenma, e anche sé stesso, non poté evitare di sorridere a sua volta. Quella frase aveva davvero il potere di ridare speranza a chiunque, anche nei momenti più difficili.

Endou: Sì, hai ragione.


Angolino dell’autrice:

Salve a tutti xD Come potete vedere è arrivato un nuovo capitolo e miracolosamente non siamo a Natale! o.O

Ora però smettiamola di ironizzare sui miei tempi lunghi. Sappiate che da ora in poi i capitoli (a meno che non ci siano particolari motivi/scuse o altro) usciranno settimanalmente, più precisamente ogni Sabato. Quindi siate felici ;D

Ma ora passiamo a questo lunghissimo capitolo (tanto per cambiare ^^"). Finalmente è terminato anche il terzo giorno, che è durato in eterno! :D
Non immaginate nemmeno quanto mi sia vergognata nello scrivere l'ultima parte >//< No, non quella di Endou e Tsurugi...
Il fatto è che io sono davvero una persona molto timida, e mi basta poco per sentirmi in imbarazzo >//<  in ogni caso sono contentissima di averlo fatto. E finalmente, dato che avevo in testa quella scena da ben più di...  un'anno?!? O.O  Già, incredibile ma vero :)

Spero che anche voi siate felici di questo "bacio" tanto quanto me xP (se non lo siete non importa, tanto lo sono io >//<) e niente... ci vediamo nel prossimo capitolo con cui si apriranno le porte sul quarto giorno xD

Un grosso abbraccio dalla vostra Birbina <3

P.S. Sì, lo so. Ho dato di matto in quest'angolo stavolta. Però cercate di capirmi... è la mia coppia preferita in assoluto ;P

P.P.S. Scusate, vi giuro che dopo questa me ne vado davvero ^^". Spero di essere riuscita ad esprimere bene ciò che immaginavo nella mia testa, perchè quando si tratta di descrivere queste scene non sono molto brava T.T
Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, altrimenti diventerà la mia ossesione nei prossimi giorni >//<
Ok, ora basta. Alla prossima ;D
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Birbina