TETSUKADO
Sono appena
arrivato sull’altra isola agitato e con il fiatone,
poiché ho letteralmente
corso nell’acqua. Guardo in mare ma non vedo nessuno, inoltre
non sento più
alcun rumore. Le loro voci sono sparite. Ditemi che non è
quello che penso…
Supero di lato
la piccola altura che ancora mi impediva di vedere il resto
dell’isola e nello
stesso istante in cui lo faccio qualcosa mi viene addosso.
Anzi… qualcuno.
Impiego un decimo di secondo per capire di chi si tratta,
poiché non penso ci sia altra
gente in giro in mezzo al mare con i capelli rosa. La vedo alzare lo
sguardo
stupita, evidentemente non si aspettava di incrociare qualcuno.
- Tetsukado.
Le
sento dire,
rivolta a me, ma subito dopo riabbassa la testa. Oramai però
me ne sono
accorto. Sta piangendo. La stringo leggermente, per farla calmare,
dopodiché
alzo lo sguardo verso un punto lontano, da cui vedo avvicinarsi
l’altra persona
che sapevo avrei trovato insieme a Nozaki. Lo vedo rivolgere lo sguardo
verso
di me, e dalla sua espressione mi è tutto chiaro.
- Nozaki,
Matatagi. Che bello, siete davvero voi!!
Sento gridare
a Shinsuke, che nel frattempo mi ha raggiunto. Un istante dopo sento
arrivare
anche Manabe e Minaho, lo deduco dal rumore dei passi poiché
il mio sguardo
rimane sempre rivolto a quel maledetto. E’ lui la causa delle
lacrime di
Nozaki, ne sono sicuro.
MANABE
La scena che
mi ritrovo davanti mi lascia un attimo sorpreso. Nozaki è
tra le braccia di
Tetsukado, non so perché, mentre Matatagi cammina lentamente
verso di noi, con
un’espressione che non riesco a decifrare. E’
strano, deve essere successo
qualcosa.
Un istante
dopo sento un singhiozzo, uno di quelli che fai nel tentativo di
trattenere un
pianto, perciò intuisco la situazione.
- TU! COSA LE
HAI FATTO, BASTARDO!?!?
Sento gridare
a Tetsukado, rivolto a Matatagi. Sto per intervenire ma Minaho mi
precede.
Probabilmente ha capito anche lui.
- Aspetta,
Tetsukado! Calmati. Non è detto che sia stato lui.
Gli dice, ben
poco convinto. I suoi sospetti, infatti, sono gli stessi di Tetsukado.
In ogni
caso doveva dirlo, per cercare di fermarlo e impedirgli di fare
ciò che teme, e
temo anch’io, stia per fare. Shinsuke, leggermente confuso,
ci guarda ripetutamente
con un’espressione preoccupata.
- Ascolta
Tetsukado, è meglio chiedere spiegazioni prima di saltare a
conclusioni
affrettate.
Gli dico,
avvicinandomi a lui e posandogli una mano sulla spalla. Per un attimo
mi sembra
che si sia calmato, ma un istante dopo lo vedo staccarsi da Nozaki.
- Tienila, te la
affido.
Mi dice,
mentre mi lascia Nozaki che a peso morto si posa su di me.
Rimango un attimo
stupito e non so cosa fare. La vedo alzare la testa e guardarmi.
Inevitabilmente arrossisco, a causa della vicinanza del suo viso al
mio. La
sento pronunciare il mio nome, chiaramente sorpresa di vedermi. Un
attimo
dopo, però, riabbassa la testa.
- Scusami…
io…
non…
Pronuncia
parole confuse, probabilmente non riesce a ragionare lucidamente in
questo
momento. La sento singhiozzare, e non sapendo che fare mi limito a
stringere
leggermente la presa su di lei. Un attimo dopo la vedo affondare il
viso nel
mio petto, cercando di trattenere i singhiozzi. Oh mamma…
MINAHO
Non appena
Tetsukado lascia Nozaki a Manabe, che tra l’altro mi sembra
in difficoltà, lo
vedo avviarsi spedito verso Matatagi.
- Ehi…
Dico,
d’istinto, per poi andare avanti per fermarlo. Vengo
però preceduto da qualcun
altro, che lo afferra per un braccio con entrambe le mani.
- Aspetta,
Tetsukado!
E’ stato
Nishizono a dirlo, mentre tenta invano di bloccarlo, finendo
inevitabilmente
per essere trascinato in avanti.
- Abbiamo appena
ritrovato due compagni che credevamo perduti in mezzo
all’oceano. Questo deve
essere un momento felice, non di rabbia!!
Continua a
dirgli. Già, ha ragione. E’ assurdo che un
incontro felice debba portare a
questo…
Raggiungo
subito Nishizono e lo aiuto a fermare Tetsukado, prendendolo per
l’altro
braccio.
NARRATORE
Minaho: Nishizono
ha ragione. Dobbiamo essere felici di questa svolta positiva. Non ha
senso
arrabbiarsi in questo modo. Inoltre vorrei ricordarti che siamo in una
situazione delicata.
Il pugile
staccò finalmente lo sguardo da Matatagi, che nel frattempo
si era fermato a
pochi metri da lui, per rivolgerlo verso il mare. Riprese quindi
coscienza
della situazione e si fermò.
Tetsukado: Avete detto che non
devo trarre conclusioni affrettate, giusto? Allora
chiariamo subito la situazione.
Il ragazzo
alzò lo sguardo verso Matatagi, mentre Shinsuke e Minaho
mollarono la presa su
di lui.
Tetsukado: Sei
tu il responsabile delle sue lacrime?
Dopo quella
domanda passarono secondi interminabili, in cui gli occhi di tutti
erano
puntati verso Matatagi, in attesa della fatidica risposta. Il ragazzo
dal
ciuffo blu guardò prima Nozaki, ancora stretta a Manabe, poi
Tetsukado.
Matatagi: Per
quale motivo me lo stai chiedendo, se sai già qual
è la risposta?
A quella
risposta il pugile perse la testa.
Tetsukado: Maledetto!!
Il ragazzo si
lanciò verso di lui, pronto a mollargli un pugno in piena
faccia, ma Minaho e
Shinsuke lo fermarono in tempo.
Minaho: Tetsukado, no!
Shinsuke: Non
farlo, ti prego!!
Tetsukado: Lasciatemi!
Il ragazzo si
liberò dalla presa di entrambi, facendoli cadere a terra, e
si preparò a
rovinare quel bel visino. I due ragazzi a terra si prepararono per il
peggio,
ma il pugno non arrivò. Qualcuno, infatti, era riuscito a
fermare nuovamente Tetsukado,
circondandogli il corpo con le braccia e implorandolo di fermarsi.
Questo
qualcuno però non erano né Shinsuke né
Minaho, e nemmeno Manabe, che a malapena
si era reso conto che la ragazza si era staccata da lui per correre
incontro al
pugile.
Nozaki: Non
farlo, Tetsukado! Ti prego…
Il ragazzo si
era bloccato più per lo stupore che per
l’impedimento, mentre Matatagi appariva
visibilmente sorpreso.
Tetsukado: Nozaki.
Passarono
altri secondi interminabili di silenzio, in cui stavolta gli occhi di
tutti
erano puntati sulla ragazza e sul suo gesto inaspettato.
Tetsukado: Perché?!?
Perché lo difendi?!? E’ stato lui a farti questo,
no? Lascia che gli dia una
lezione!
Nozaki: No, è
solo colpa mia.
Il ragazzo si
liberò dalla sua presa, delicatamente, per voltarsi a
guardarla. Non piangeva
più, ma aveva ancora gli occhi lucidi.
Nozaki: Mi
sono illusa che potesse essere diverso, e invece…
La ragazza
buttò gli occhi su Matatagi per poi distogliere
immediatamente lo sguardo,
tornando a guardare in basso.
Tetsukado: Insomma, io non ti
capisco! Perché ti comporti così?!?
Il ragazzo
continuava a non capire, ma d’un tratto gli venne un dubbio
atroce.
Tetsukado: Aspetta, non
sarà per caso che tu…
Il ragazzo si
interruppe, poiché notò il sussulto della ragazza
dopo quelle parole.
Minaho: Adesso
basta!
Il detective
attirò l’attenzione di tutti, o quasi, su di lui.
Nozaki, infatti, mantenne lo
sguardo basso, mentre Tetsukado non distolse lo sguardo da lei. Minaho
si mise
tra Matatagi, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, e
Tetsukado, che
nel frattempo si era girato a guardarlo.
Minaho: La
situazione si sta scaldando un po’ troppo. E’
meglio se ne riparliamo più tardi
con calma, una volta che saremo tutti al sicuro sull’altura.
Manabe: Minaho
ha ragione. Non possiamo più permetterci di perdere tempo!
Il lilla, che
nel frattempo si era avvicinato a loro, portò lo sguardo di
tutti verso di lui.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi da Tetsukado.
Tetsukado: E
va bene, avete ragione. Ma sappiate che la situazione non è
ancora stata risolta.
Detto questo
il ragazzo si incamminò verso l’altura, senza
più guardare nessuno. Shinsuke
dette un rapido sguardo a tutti, per poi raggiungerlo di corsa. Gli
altri
quattro ragazzi rimasero un attimo fermi, o meglio Minaho e Manabe
erano in
attesa di una reazione da parte degli altri due. Matatagi si
limitò a lanciar
loro un’occhiata, per poi avviarsi, mentre Nozaki rimase
ferma, a testa bassa.
I due ragazzi le si avvicinarono.
Nozaki: Scusate ragazzi, ci
siamo ritrovati proprio nel momento sbagliato…
La ragazza
parlò dando loro le spalle. I due ragazzi sorrisero.
Manabe: Tranquilla, non devi
preoccuparti di questo.
Minaho: In
ogni caso siamo felici di vedere che stai bene.
La ragazza, a
quelle parole, si girò verso di loro. Per la prima volta in
quella sera i due ragazzi videro il suo sorriso.
Nozaki: Anche
io sono felice di rivedervi, ragazzi.
30
Marzo: ore
19.30
SHINDOU
Dopo un'eterna scalata, che penso sia durata il doppio
rispetto alle altre, sono finalmente arrivato in cima. Oramai il sole
sta
tramontando e la visibilità si è ridotta
notevolmente, perciò l’ultimo tratto
l’ho
percorso con estrema lentezza e prudenza, impiegandoci parecchio tempo.
Inoltre…
Mi guardo
l’avambraccio sinistro e noto che la ferita è
ancora aperta. Circa a metà strada, purtroppo, ho perso la
presa e sono
scivolato giù per alcuni metri. Per fortuna sono riuscito a
fermarmi, ma la
piccola discesa mi ha provocato un taglio di almeno quindici centimetri
sul braccio. Non è molto profondo,
ma continua a sanguinare ancora adesso. Fa abbastanza male, infatti
è stata dura continuare la
risalita. Penso di averci messo almeno il triplo del tempo per fare la
seconda
metà di salita, ma l’importante è che
ora sono arrivato a destinazione.
Mi guardo intorno e per
mia immensa fortuna scopro che non
ho bisogno di accendere il fuoco. La visibilità è
bassa, ma comunque sufficiente
a permettermi di distinguere un’erba da un’altra.
Tiro subito fuori il libro e
vado alla pagina che mi serve, per poi incamminarmi alla ricerca
dell’erba. Ci
impiego parecchi minuti per trovarla, ma alla fine la vedo. Ce
n’è in grande
quantità, perciò ne prendo in abbondanza, giusto
per premonirmi ed evitare
altre scalate notturne in futuro.
Una volte raccolte le
infilo tra le pagine del libro, poiché
sono stato così stupido da dimenticarmi di prendere un
contenitore dove
metterle, dopodiché mi siedo a terra meditando sul da farsi.
Vorrei provare ad
aspettare che la ferita si chiuda, ma così facendo
diventerà sempre più buio e
la discesa diventerebbe più rischiosa di quanto non lo sia
già adesso. Inoltre
se scendo subito potrò medicarmi, dato che il kit di pronto
soccorso ce l’abbiamo.
Rifletto qualche secondo e
decido di scendere subito, perciò
metto lo zaino in spalla e mi avvio, pregando di non scivolare e di
conseguenza
schiantarmi al suolo. Pensando a questa eventualità
deglutisco, ma cerco di
non pensarci e inizio la mia lenta discesa, che temo sarà
ancora più dura
della salita.
Resisti Ibuki, sto arrivando.
30 Marzo: ore 20.00
MORIMURA
E’
da un po’
di tempo che sono seduta sulla riva dell’isola, con le gambe
piegate tra le braccia, ad
osservare il mare, pensierosa.
Dopo aver
constatato che la scialuppa c’era, senza alcun dubbio,
l’abbiamo portata in
superficie a fatica. Dopodiché abbiamo deciso di provare a
riparare il buco
centrale, in modo da poterla usare come mezzo per lasciare
l’isola. Per fortuna
abbiamo la legna e tutti gli attrezzi necessari. Abbiamo lavorato
ininterrottamente fino a pochi minuti fa, quando ci siamo fermati per
mangiare.
Una volta finito Ichikawa ha consigliato di continuare domani,
poiché oramai si
stava facendo buio e c’era scarsa visibilità.
In questo
momento lui e Kusaka sono vicini alla scialuppa, a discutere di non so
cosa.
Probabilmente di come renderla il più sicura possibile, dato
che le eventuali
onde potrebbero distruggere il nostro lavoro in un attimo. Io ho detto
loro che
preferivo restare un attimo da sola, perciò mi sono seduta
qui ad osservare il
mare. C’è parecchia aria, ma per fortuna la giacca
di Kusaka mi copre tutto il
corpo.
La
verità è
che questa situazione… non mi convince. Sono
preoccupata…
-
C’è qualcosa
che ti preoccupa?
Mi chiede
Kusaka, che senza che me ne accorgessi mi ha raggiunta, quasi come se
mi
avesse letto nel pensiero. Lo vedo sedersi accanto a me, per poi
guardarmi in attesa
di una risposta.
NARRATORE
Morimura: Ecco… in
realtà sì.
La ragazza
abbassò lo sguardo.
Kusaka: E di
cosa si tratta?
Morimura: E’
che vedi… accadono troppi fatti strani. Insomma…
prima di tutto troviamo un
peschereccio affondato proprio vicino alla nostra isola. E poi, proprio
quando
abbiamo bisogno di un mezzo per andare via, compare una scialuppa che
prima non
c’era, come per magia.
Il ragazzo
ascoltava in silenzio, trovandosi inevitabilmente d’accordo
con lei.
Kusaka: Certo,
ti capisco. Come ha giustamente detto Ichikawa questa situazione non
è normale.
La ragazza si
girò a guardarlo.
Kusaka: Però
ora abbiamo l’opportunità di lasciare
quest’isola e di tornare a casa, perciò
dobbiamo cercare di non pensarci e di guardare il lato positivo.
Il ragazzo le
sorrise, ma Morimura non lo ricambiò.
Morimura: E’
proprio questo che mi preoccupa. La possibilità di tornare a
casa… sembra che
ci sia stata data da qualcuno. Non so…
La ragazza
abbassò lo sguardo, dubbiosa.
Morimura: Sembra
che ci stiano spingendo ad avventurarci in mare. Ho paura che possa
accadere
qualcosa di brutto.
Kusaka rimase
un attimo in silenzio, non sapendo come sciogliere i suoi dubbi.
Kusaka: Beh,
però se ci pensi, questo qualcuno ci ha offerto un
peschereccio attrezzato e
una scialuppa. Come potrebbe volerci fare del male una persona che ci
offre
l’opportunità di sopravvivere, in questa
situazione disperata?
Morimura: Lo
so, hai ragione. Me lo sto chiedendo anch’io…
Kusaka: Comunque non hai nulla
da temere. Nel caso dovesse accaderci qualcosa ci
penserò io a proteggerti.
Morimura: Ora
basta, sono stanca di sentirti dire sempre la stessa cosa!
Il ragazzo
ebbe un sussulto. Non si sarebbe mai aspettato che una ragazza timida
come
Morimura alzasse la voce.
Morimura: Non
è questa la mia preoccupazione. Io… sono
preoccupata anche per voi! Io non
voglio essere protetta, voglio cavarmela da sola.
La ragazza si
girò a guardarlo, con espressione seria.
Morimura: Voglio potervi aiutare!
Perciò farò il possibile per farvi arrivare a
quella
striscia di terra. Ve lo devo, per tutto quello che avete fatto per me
finora.
KUSAKA
Le parole di
Morimura, unite alla determinazione che traspare dal suo viso, mi
provocano un
leggero imbarazzo. Per la prima volta mi rendo conto di quanto questa
ragazza
sia forte anche da sola. Anzi, dopo le sue parole mi sento
improvvisamente al sicuro,
protetto. Vedo nei suoi occhi la forza per proteggerci tutti. Questa
Morimura…
è davvero affascinante.
- Ehi, sbaglio o
qui le posizioni si sono invertite?
Sia io che
Morimura sussultiamo nel sentire all’improvviso la voce di
Ichikawa, che
voltandoci scopriamo essere appena dietro di noi.
- Ero un po’
preoccupato per Morimura e sono venuto a controllare, ma da quanto vedo
è tutto
a posto.
Continua a
dire, girandosi poi verso di lei e sorridendole. La vedo arrossire,
imbarazzata, per poi abbassare lo sguardo. Un attimo dopo Ichikawa si
gira
verso di me, sorridendomi ma in modo leggermente diverso rispetto a
Morimura.
Io lo guardo dubbioso, ma poco dopo lo vedo abbassarsi per poi parlarmi
nell’orecchio.
- Ti piace
questa Morimura così coraggiosa e determinata, vero?
Alla sua domanda
arrossisco vistosamente, senza sapere come rispondergli. Lo vedo
rialzarsi per
poi sorridermi nuovamente.
- Maledetto… mi
hai letto nel pensiero.
Gli rispondo,
sorridendogli di rimando.
MORIMURA
Non ho ben
capito cosa è successo. Ichikawa e Kusaka si sono appena
sorrisi, dopo che il
primo gli ha sussurrato qualcosa nell’orecchio. Cosa gli
avrà detto? Ah, magari
è qualcosa di privato, che io non potevo sentire! Meglio se
non chiedo loro
niente…
- Allora, che ne
dite? Riaccendiamo il fuoco e ci riscaldiamo un po’, prima di
andare a dormire?
Sento chiedere
ad Ichikawa, rivolto ad entrambi. In effetti l’aria si
è alzata, e Kusaka per
causa mia è anche senza giacca. Rischia di prendere freddo.
- Sì, vi do
una
mano anch’io questa volta. Andiamo!
Gli rispondo,
alzandomi e avviandomi verso il centro dell’isola, dove
abbiamo tutta la nostra
roba.
ICHIKAWA
Caspita, certo
che Morimura è davvero carica questa sera! Guardo Kusaka e
vedo che anche lui è
rimasto sorpreso da tutta quella grinta. Lo vedo girarsi verso di me,
per poi
distogliere lo sguardo ed alzarsi in piedi.
- Non dire più
niente, ti prego.
Mi dice, per
poi andare da Morimura. Io mi limito a sorridere, per poi seguirlo.
Questi due…
sono davvero una coppia stupenda!
30
Marzo: ore 20.30
AOI
In questo momento sto solo
pregando di raggiungere la fine
di questo tunnel. Anche se dovessimo rimanere sottoterra,
l’importante è avere
un terreno dritto sotto i piedi per potermi sedere e riposare!
Mentre continuo la
risalita, abbastanza spedita per cercare
di arrivare alla fine il prima possibile, sbatto improvvisamente contro
la
roccia. Non mi aspettavo di trovare la strada bloccata, e questa botta
inattesa
fa sì che io perda la presa.
- AHH!
Grido d’istinto, mentre mi sento cadere indietro. Sono
già
pronta a disperarmi perché dovremo rifare tutto da capo ma
quando arrivo
addosso a Tenma lo sento afferrarmi deciso con un braccio,
circondandomi la
vita. Miracolosamente è riuscito a rimanere fermo, puntando
entrambi i piedi a
terra ed aggrappandosi alla roccia con l’altro braccio. Siamo
salvi.
NARRATORE
Tenma: Fiuu!
C’è mancato poco.
Aoi: Grazie, Tenma. E
scusami.
Tenma: Figurati, mi ero
già preparato a questa eventualità.
Non mi faccio fregare due volte!
Il ragazzo sorrise, fiero
di sé.
Aoi: Adesso puoi anche
lasciarmi. Deve essere faticoso
sostenere entrambi.
Tenma: Ok.
Il ragazzo la
lasciò delicatamente, in modo che potesse
aggrapparsi saldamente.
Tenma: Cerca di aggrapparti
meglio, questa volta.
Aoi: No, Tenma. Questa volta
non si è trattato di una svista.
Tenma: E cosa è
successo allora?
La ragazza gli
spiegò, e una volta raggiunto il punto
incriminato i due ragazzi scoprirono che il tunnel faceva una brusca
curva
verso sinistra. Scoprirono inoltre, per loro fortuna, che dopo la curva
il
percorso era dritto, orizzontale.
Tenma: Ottimo! Ora possiamo
proseguire senza temere ogni
volta di dover ricominciare tutto il percorso da capo.
Aoi: Già.
Però inizia a mancarmi l’aria. Speriamo di
arrivare al più presto in una zona più spaziosa.
Il ragazzo non poteva che
darle ragione. Anche lui iniziava
a sentirsi soffocare dentro quel piccolo tunnel. Si avviarono quindi
spediti,
ma con prudenza, verso la tanto agognata uscita.
30
Marzo: ore 21.00
MINAHO
La situazione in cui ci troviamo adesso è davvero pressante.
Sarà
passata almeno un’ora da quando abbiamo terminato di
trasferire tutte le nostre
cose sull’altura e abbiamo cenato, ma da allora nessuno di
noi ha mai aperto bocca. Io e Manabe
ci siamo guardati, qualche volta, ma non sapendo né cosa
dire né cosa fare ci
siamo limitati a riabbassare lo sguardo, come tutti gli altri.
In questo momento siamo
tutti disposti in cerchio, attorno
ad alcune torce che abbiamo sistemato in modo di farci luce e vederci a
vicenda. Forse però sarebbe meglio se non ci vedessimo, ora.
Manabe è di fronte
a me. Vicino a lui ci sono Nozaki e Nishizono, mentre io ho Matatagi
alla mia
destra, che è vicino a Nishizono, e Tetsukado alla mia
sinistra, che è accanto
a Nozaki.
Guardo nuovamente Manabe e
i nostri sguardi si incrociano.
Io mi limito ad alzare le spalle, mentre lui sospira.
Riabbasso lo sguardo e
cerco di pensare ad un modo per
rompere il ghiaccio. Purtroppo, però, non mi viene in mente
niente e il mio
sguardo si sposta inconsciamente verso la parte bassa
dell’isola. Per ora è ancora allo
scoperto, ma basta un minimo aumento del livello dell’acqua
per sommergerla.
Squadro tutta l’isola con gli occhi fino ad arrivare
all’estremità opposta alla
nostra, dove si trova lo spuntone di roccia. In quello stesso istante,
quando i
miei occhi si posano sulla roccia, mi torna in mente qualcosa che da
diverse
ore avevo scordato.
- Il materasso,
maledizione!!
Grido, ad alta voce, alzandomi in piedi. Ecco, senza volerlo
ho trovato un modo per rompere il silenzio. Vedo infatti che tutti si
sono girati verso
di me, sorpresi. Nozaki e Matatagi ovviamente non possono capire.
Nishizono e Tetsukado sembrano
essersene dimenticati, ma Manabe capisce immediatamente il motivo della
mia
affermazione.
NARRATORE
Nozaki: Materasso? Di quale
materasso parli?
Manabe: Aspetta, non dirmi che
l’hai lasciato…
Minaho: Non è che ce
l’ho lasciato apposta, è che tra una
cosa e l’altra è rimasto lì!
Shinsuke: Ragazzi, di cosa
parlate? Non capisco…
La maggior parte dei
ragazzi continuava a non capire, perciò
Minaho si rivolse a tutti.
Minaho: In parole povere ho
dimenticato il materasso con cui
sono naufragato dall’altro lato dell’isola. Cavoli,
me lo sono proprio dimenticato,
con tutti questi avvenimenti…
Nozaki: Quindi ci state dicendo
che oltre a tutta questa
roba c’è anche un materasso?
Tetsukado e Shinsuke
finalmente si ricordarono.
Shinsuke: Ah già. Ci
avete raccontato che siete arrivati su
quest’isola grazie a quello vero?
Manabe: Esatto. Il problema
è che ieri sera, quando siamo
saliti qui per passare la notte, l’abbiamo lasciato
appoggiato sulla punta di
roccia. Poi abbiamo incontrato Endou, il giorno dopo voi,
c’è stato lo
spostamento sull’altra isola, poi la storia di
Tsurugi… e tra una cosa e l’altra ce ne siamo
dimenticati!!
La ragazza era sempre
più confusa. Un’altra isola? E poi
cosa c’entrava l’allenatore Endou? E Tsurugi?
Manabe e Minaho intuirono la sua confusione.
Minaho: Ascolta, ti
racconteremo tutto dopo. Ora dobbiamo
pensare a recuperare il materasso.
Manabe: Esatto. Andiamo Minaho,
prima che il mare ce lo
porti via!
Matatagi: Aspettate.
L’improvviso
intervento del castano bloccò i due ragazzi, già
pronti a scendere, mentre tutti quanti si girarono a guardarlo.
Matatagi: Raccontateglielo pure
adesso. Vado io a
recuperarlo.
Detto questo il ragazzo si
alzò, recuperò una torcia e scese
dall’altura, senza
dare tempo agli altri di reagire. Ci fu qualche secondo di silenzio,
dovuto
probabilmente allo stupore generale.
Shinsuke: Allora, ragazzi,
raccontiamo tutto a Nozaki?
I ragazzi si voltarono
verso di lui, ancora scossi.
Manabe: Ah, sì.
Così i quattro
ragazzi, anche se Tetsukado intervenne ben
poco nel discorso, iniziarono a chiarire i molteplici dubbi della
ragazza.
Nel
frattempo, su un’altra isola:
TENMA
Sarà passata
almeno mezz’ora da quando abbiamo iniziato a
camminare lungo la parte di tunnel dopo la curva. Inizio davvero a
sentirmi
stanco, oltre che affaticato e in carenza d’aria. Che ore
saranno? E’
impossibile capirlo da qua sotto. In ogni caso dobbiamo assolutamente
trovare
una zona più ampia, altrimenti rischiamo di…
- Tenma.
I miei pensieri vengono interrotti da Aoi, che mi chiama con
una voce fin troppo flebile. Nonostante cammini appena dietro di me,
aggrappata
alla mia camicia, l’ho sentita appena. Mi giro indietro,
anche sapendo di non
vederla.
- Che succede Aoi? Tutto
bene?
Le domando, preoccupato.
- In
realtà… no, non molto. Faccio fatica a respirare,
inoltre
mi sento tremendamente stanca…
Non fa in tempo a finire la frase che la sento cadermi
addosso, di peso.
- Aoi?
La chiamo, ma non mi risponde.
- Aoi? Aoi ti prego
rispondimi!
La scuoto leggermente. Nessuna reazione.
- AOI! AOI!
Grido, andando nel panico. Sento il mio corpo cedere, per
poi cadere in ginocchio. No, non può essere vero…
NON PUO’ ESSERE!
- Tenma.
Il mio nome viene pronunciato in poco più che un sussurro.
Le
lacrime, che stavano per scendere dal mio viso, vengono bloccate dalla
mano di Aoi, che sento
muoversi per cercare la mia e stringerla. Grazie al cielo…
- Scusami.
Le sento dire, sempre con un filo di voce.
- No, Aoi, non devi
scusarti di nulla. Ora pensa solo a respirare
con calma. Ti porterò dove c’è
più aria, ad ogni costo.
Le rispondo, per poi alzarmi e incamminarmi tenendola tra le
braccia, il più velocemente possibile. Passano diversi
minuti e inizio a
sentirmi mancare l’aria. Mi fermo qualche secondo, cercando
di recuperare un po’
di energia, dopodiché riprendo a camminare.
- No, non devo
cedere…
Mi ripeto, continuando ad andare avanti. Non può finire
così.
Devo salvare Aoi, ad ogni costo! E’ una persona troppo
importante per me, non
posso perderla… assolutamente!
Nello stesso istante in
cui giuro a me stesso di salvarla
sento il mio piede sinistro scendere troppo in basso prima di toccare
terra.
Pochi secondi dopo, dopo aver posato anche il piede destro in
equilibrio con il
sinistro, sento un incredibile ricircolo d’aria. Faccio
qualche passo avanti, indietro, a destra e a sinistra e scopro con mia
immensa gioia che siamo
arrivati alla fine del tunnel. Non siamo ancora in superficie ma
è probabile
che in qualche modo siamo in contatto con essa, dato che il circolo di
ossigeno
è elevatissimo.
- Ce l’abbiamo
fatta, Aoi. Siamo salvi.
Dico, con un filo di voce, per poi sentire il mio corpo
farsi improvvisamente pesante.
Tornando dove eravamo prima:
MANABE
Abbiamo da poco finito di raccontare a Nozaki le nostre
vicende. Abbiamo cercato di essere sintetici, raccontando i fatti
più
importanti, ma di sicuro saranno passati almeno una ventina di minuti
da quando abbiamo cominciato a parlare. Dunque che fine ha
fatto Matatagi? E’ impossibile che ci impieghi
così tanto tempo.
- Non trovate che ci stia
mettendo un po’ troppo?
Sento chiedere a Minaho, come se mi avesse letto nel
pensiero.
- Forse è
meglio andare a dare un’occhiata.
Ci chiede Nishizono, preoccupato. Nello stesso istante vedo
Tetsukado alzarsi in piedi.
- State qui. Ci vado io.
Ci dice, per poi prendere una torcia e scendere dall’altura.
Ci ritroviamo nuovamente sorpresi, tutti e quattro, con le stesse
espressioni e
gli stessi dubbi che avevamo venti minuti fa quando abbiamo assisto
alla stessa
identica scena con Matatagi. Rimaniamo tutti zitti, guardandoci tra di
noi e
non sapendo cosa dire.
- E’ prudente che quei
due rimangano da soli?
Chiede Minaho, rivolto in particolare a me.
- Non saprei come
risponderti.
Mi limito a dirgli, scrollando le spalle.
- Dovete stare tranquilli.
Sento dire a Nishizono, e tutti e tre ci giriamo verso di
lui.
- Sono certo che
Tetsukado non gli farà nulla di male.
Continua a dire, e il suo sguardo sicuro sembra riuscire a
convincerci. Ci limitiamo perciò tutti ad aspettare, in
attesa del loro
ritorno.
TETSUKADO
Mentre mi avvio verso la
punta di roccia, con la torcia
puntata in avanti, mi sto ancora chiedendo per quale motivo abbia
deciso di farlo.
Mi avvicino sempre di più, continuando a non trovare una
risposta alla mia
domanda, quando finalmente arrivo a destinazione e lo vedo.
E’ seduto sul
materasso, con i piedi a terra, e sta guardando il mare, ancora in
tempesta.
Sembra non essersi accorto di me. A cosa sta pensando?
- Hai deciso di farti trascinare
via dalle onde?
Gli chiedo, e lo vedo sussultare leggermente.
- A te farebbe solo
piacere, in fondo…
Mi risponde, senza però girarsi a guardarmi.
- Non confondere la
rabbia con l’istinto omicida.
Gli rispondo io, avvicinandomi a lui. Finalmente si gira a
guardarmi, ma subito dopo riporta lo sguardo sul mare.
NARRATORE
Matatagi: Che sei venuto a fare
qui?
Tetsukado: Sinceramente non lo so
nemmeno io.
Il pugile
spostò lo sguardo sul mare. Subito dopo ci fu attimo
di silenzio.
Tetsukado: Si può
sapere cosa le hai fatto?
Matatagi: E’ meglio che
tu non lo sappia. Ti conviene
picchiarmi sulla fiducia, se vuoi farlo.
Il castano continuava a
non guardarlo.
Tetsukado: No, grazie. Mi
è già passata la voglia, e poi ci
ha già pensato lei, no?
Matatagi si
stupì di quest’ultima affermazione, portandosi
d’istinto
una mano sulla guancia, ancora leggermente arrossata.
Matatagi: Te ne sei accorto?
Tetsukado: L’ho notato
prima, quando eravamo seduti sull’altura.
Altro attimo di silenzio,
interrotto solo dallo scrosciare delle
onde.
Tetsukado: Ascolta…
Il ragazzo si interruppe
per qualche secondo, indeciso se
continuare la frase.
Tetsukado: Tu… ti sei
pentito di averlo fatto,
vero?
A questa domanda Matatagi
sussultò, per poi girarsi verso di
lui. La sua espressione confermò i dubbi di Tetsukado, che
finalmente aveva
capito il motivo per cui era venuto li. C’era qualcosa che
non andava in
Matatagi. Era diverso dal solito. Non sembrava per niente il ragazzo
che sulla
nave e sulla scialuppa lo provocava di continuo, con quel suo
insopportabile ghigno.
Era cambiato, e il motivo del suo cambiamento… poteva essere
solo lei.
Matatagi non rispose a
quella domanda. In compenso si alzò
dal materasso e lo afferrò da un lato, per poi iniziare a
trascinarlo verso l'altura.
Matatagi: Su, cosa aspetti? Dammi
una mano dato che sei qui!
Il pugile decise di non
insistere, perciò si limitò ad
afferrare l’altro lato del materasso e ad avviarsi insieme a
lui. In fondo… la
risposta alla sua domanda l'aveva già avuta.
Nel
frattempo, dall’altro lato dell’isola:
Shinsuke: Non arrivano
ancora…
Minaho: Speriamo bene.
E’ vero che Tetsukado mi è sembrato
più calmo rispetto a prima, però
c’è pur sempre di mezzo Nozaki… ah!
Il ragazzo si interruppe,
rendendosi conto di aver parlato
troppo. I tre ragazzi si girarono contemporaneamente verso la ragazza,
che li
guardava dubbiosa.
Nozaki: Scusate ma…
cosa centro io?
I tre ragazzi la
guardarono stupiti, ma alla fine pensarono che era meglio
così.
Manabe: No, niente. Lascia
stare…
Shinsuke: Guardate, ragazzi.
Stanno arrivando!
I tre si voltarono verso
Shinsuke, che indicava un punto da
cui comparivano due luci. Man mano che le luci si avvicinavano videro
comparire
anche i due ragazzi, con il materasso sottobraccio.
Manabe: Sembrano tutti e due
interi…
Il lilla e Minaho tirarono
un sospiro di sollievo, per poi
aiutarli a portare il materasso sull’altura. Una volta
tornati tutti al sicuro
ricalò il silenzio, che però pareva
più leggero rispetto a quello precedente.
La domanda che passava per la testa dei quattro ragazzi, escludendo
Matatagi e
Tetsukado, era la stessa. Cosa si erano detti quei due, nel tempo in
cui erano
rimasti da soli? La risposta a quella domanda rimaneva un mistero, per
il
momento.
SHINDOU
La discesa è
stata davvero terribile. Ogni passo che
scendevo avevo il terrore di scivolare. Inoltre avevo paura che il
braccio mi
cedesse all’improvviso a causa della ferita. Una volta ho
rischiato davvero di
cadere, ottenendo come risultato una pausa forzata di almeno dieci
minuti, in
cui ho continuato a tremare di paura a causa del pericolo appena corso.
Per fortuna è
andato tutto bene e ora sono qui, seduto a
terra, in attesa che l’acqua che ho messo nel pentolino
raggiunga la
temperatura di ebollizione. Il pentolino lo sto tenendo in mano,
ovviamente,
poiché non posso appoggiarlo direttamente sopra al fuoco.
Una volta pronta mi
basterà versare l’acqua calda nella ciotola dove
ho già messo la giusta dose di
erbe, per poi lasciare l’infuso a riposare per qualche
minuto. Una volta pronto
mi basterà filtrarlo con un colino in un’altra
ciotola e finalmente sarà pronto
per essere bevuto. Purtroppo ho dovuto sacrificare l’acqua di
ben tre
recipienti, che io e Ibuki avevamo raccolto questa notte, per preparare
l’infuso. Ma non importa, è un sacrificio giusto
per una giusta causa.
Sposto lo sguardo su
Ibuki, che si è svegliato pochi minuti
fa, e noto che si è messo seduto e mi sta guardando, in una
sorta di trance.
Per fortuna ero riuscito a nascondergli la mia ferita, che ho fasciato
e
nascosto sotto la camicia poco prima che si svegliasse. Da quando si
è
svegliato, però, non ha mai aperto bocca. Si è
limitato a guardarsi intorno,
per poi fissare il suo sguardo su di me.
- Shindou.
Sussulto, poiché non mi aspettavo che mi parlasse, girandomi
verso di lui.
- Ho caldo.
Continua a dire, portandosi una mano alla testa. Deve essere
al limite.
- Tranquillo,
è quasi pronto.
Gli rispondo. Lo vedo annuire, per poi sdraiarsi a terra.
Pochi minuti dopo, senza esserci più parlati, filtro
l’infuso nella seconda
ciotola, che finalmente posso dare da bere ad Ibuki.
- Ecco, tieni.
Gli dico, inginocchiandomi di fianco a lui e porgendogli la
ciotola. Lo vedo alzarsi e rimettersi seduto.
- Bevilo tutto e vedrai
che tra qualche ora starai meglio.
Continuo a dirgli, in attesa che prenda la ciotola. Lui però
rimane fermo, a guardarla. Un attimo dopo distoglie lo sguardo.
- Non lo voglio.
Eh? Che ha detto?
- Cosa vuol dire che non
lo vuoi? Guarda che se non lo bevi
non guarirai di certo!
Gli ribadisco, ma lui continua a fare il broncio.
Maledizione! Sta delirando, non c’è altra
spiegazione.
Insisto nuovamente altre
due o tre volte e finalmente lo
vedo voltarsi verso di me e prendere la ciotola, con entrambe le mani.
Sto per
tirare un sospiro di sollievo, convinto di avercela fatta, quando lo
vedo
allungare la ciotola verso di me.
- Dammela tu.
Mi dice, guardandomi negli occhi. E’ assurdo! Può
benissimo
farlo da solo, no? In ogni caso decido di accontentarlo, se mi metto a
ribattere finisce che peggioro solo la situazione.
- E va bene. Apri la
bocca.
Gli rispondo, avvicinandogli nuovamente la ciotola. Lui però
la blocca di nuovo.
- No.
A questa ennesima negazione inizio a seccarmi.
- Ma insomma! Si
può sapere cosa vuoi?
Gli domando, esasperato. La risposta che ricevo, pochi
secondi dopo, mi spiazza.
- Voglio che me lo dai
tu… dalla tua bocca.
Sul primo momento non
capisco cosa intenda, ma quando ci
arrivo la mia reazione è un misto tra stupore e imbarazzo.
- Cosa?!?!
E’ tutto quello che riesco a dire, mentre Ibuki continua a
guardarmi con espressione seria. Sì, sta delirando. Ora ne
ho avuto la
conferma!
- Stai scherzando, spero!
Gli urlo d’istinto, per poi
rifletterci e rendermi conto che in fondo non è colpa sua.
Non risolverò niente
urlandogli contro, perciò riprendo coscienza di me stesso e
gli parlo con
calma.
- Ascoltami, Ibuki. Tu
non ti rendi conto di quello che dici. Bevi
l’infuso, ti prego…
Lo imploro, avvicinandogli nuovamente la ciotola, ma le mie
braccia vengono bloccate dalle sue mani, che mi stringono forte i polsi.
- Se non lo fai rovescio
la ciotola. Sarebbe un grosso problema,
vero?
La sua provocazione mi scoraggia.
- Ibuki, ti prego.
Tento di liberarmi dalla sua presa ma è impossibile. Ha
più
forza lui di me, e se ci rifletto un attimo è abbastanza
logico. Praticando il
basket ha sviluppato di sicuro più muscoli di me nelle
braccia. Penso ad un
altro modo per risolvere la situazione, ma leggendo il suo sguardo
capisco che
non c’è alcuna possibilità di fargli
cambiare idea… nessuna. Sospiro.
- D’accordo, ma almeno
chiudi gli occhi.
Non riesco a credere a ciò che ho appena detto. In ogni
caso… oramai ho deciso.
Lo vedo sorridere, soddisfatto, per poi sdraiarsi e chiudere
gli occhi, in attesa. Mentre bevo il contenuto della ciotola mi ritrovo
a
pensare che tutto sommato non è niente di così
grave. Nessuno verrà mai a
sapere di questa cosa, inoltre Ibuki… se ne
dimenticherà sicuramente!
Avvicino lentamente il mio
viso al suo, e nel momento in cui
le nostre labbra distano appena un centimetro chiudo gli occhi,
incapace di
guardare. Appena sento il contatto apro leggermente la bocca, per
permettere al
liquido di scivolare da me a lui. Una volta finito mi separo da quel
contatto e
un istante dopo sento Ibuki deglutire.
Apro gli occhi e
ciò che vedo mi provoca un notevole
imbarazzo. Ibuki ha riaperto gli occhi e mi sta guardando intensamente,
con le gote
leggermente arrossate. Non so se sia dovuto alla temperatura corporea o
ad
altro. In ogni caso il suo viso, ancora a pochi centimetri di distanza,
mi
turba enormemente. Mi alzo rapidamente in piedi e mi allontano da lui,
dandogli
le spalle, per cercare di riprendermi. Insomma, nonostante si sia
trattato di
una situazione particolare... ci siamo pur sempre baciati. No, non devo
pensarci. In fondo io sarò l’unico a ricordamene.
Devo cercare di dimenticare e
di vedere l’aspetto positivo della situazione. Ibuki ha
bevuto l’infuso, perciò
tra qualche ora dovrebbe stare meglio.
- Shindou.
Lo sento chiamarmi e d’istinto mi volto verso di lui. Lo
vedo portarsi un indice alla bocca, sorridente.
- Eheh, ti ho rubato un
bacio.
La sua affermazione mi provoca un rossore evidente sulle
guance. Mi volto nuovamente, dandogli le spalle, per nascondere il
tremendo
imbarazzo che sto provando in questo momento. Insomma, in parole povere
mi ha
preso in giro!
Non ho la forza di girarmi
a guardarlo, ma dopo alcuni
minuti di silenzio decido di farlo comunque. Scopro così con
mio immenso
stupore che Ibuki dorme profondamente, con la testa appoggiata sulla
sua
giacca. Rimango un attimo bloccato, ancora scosso dai recenti
avvenimenti, ma
alla fine mi limito a sospirare.
- Ma guarda te…
Dico, rivolto più a me stesso che a lui, per poi prendere la
giacca da sotto la sua testa e sostituirla con lo zaino. Lo copro il
meglio
possibile, in modo che stanotte prenda meno freddo,
dopodiché mi siedo accanto
a lui. Sono davvero esausto, sia fisicamente che mentalmente!
Decido di alimentare
nuovamente il fuoco, in modo che duri
il più possibile, dopodiché mi preparo per
dormire, sdraiandomi accanto a
Ibuki. Faccio appena in tempo a chiudere gli occhi che crollo, sfinito.
30
Marzo: ore 22.00
TSURUGI
Da quando Tetsukado e Shinsuke sono ripartiti io e Endou non
abbiamo fatto un granché. Ci siamo limitati a raccontarci
alcune vicende che quando
eravamo in gruppo avevamo escluso dal discorso, discutere sul da farsi
e organizzare
alcune cose per la giornata di domani.
Una volta appurato che i
ragazzi sarebbero tornati sull’isola
l’indomani, abbiamo deciso di concederci un piccolo pasto.
Abbiamo consumato
una scatoletta a testa e bevuto un po’ dell’acqua
contenuta nella cassa. Una
volta finito Endou ha detto di voler controllare una cosa,
così ha preso
una torcia e si è avviato da solo. Io gli ho detto che
preferivo rimanere qui,
perciò adesso sono seduto sull’erba, in riva al
mare, immerso nei miei
pensieri.
Non posso evitare di pensare a Tenma e Aoi, che in tutto il resto della giornata non si sono fatti vivi. Se penso alla fame e alla sete che avranno adesso, oltre al fatto che sono al chiuso sottoterra da diverse ore… mi sento male io per loro. Accidenti! Ma perché non ho impedito loro di farlo?! Sapevo già che era una follia!
Ripenso al discorso che
mi ha fatto Endou questo
pomeriggio, sul fatto che è inutile preoccuparsi e farsene
una colpa, e che
devo credere in loro, e riesco a riprendermi, leggermente. Ha ragione,
devo
fidarmi di Tenma! Sono sicuro che tornerà sano e salvo,
insieme ad Aoi.
- Pensieroso come sempre,
eh?
Sussulto e mi volto indietro, finendo
inevitabilmente accecato dalla luce della torcia, che Endou puntava
verso di me.
- Oh scusa.
Gli sento dire, per poi puntare la torcia in un altro punto.
- Figurati.
Gli rispondo, per poi girarmi nuovamente verso il mare. Lo vedo sedersi
accanto a me, con lo sguardo rivolto verso il mare.
NARRATORE
Endou: Mi sembra di averti
già detto che non c’è motivo di
pensarci così tanto.
Tsurugi: Lo so, hai ragione.
Però, non è facile…
I due ragazzi continuavano
a parlare senza guardarsi, come
se parlassero più a se stessi che all’altro.
Endou: Scusa. La
verità è che sto ammonendo più me
stesso, che te.
Per la prima volta il blu
si girò a guardarlo, sorpreso di quella improvvisa
confessione.
Endou: Sono davvero in ansia
per loro. Speravo che si
facessero vivi questo pomeriggio, e invece…
Tsurugi lesse nel suo
sguardo, reso appena visibile dalla
torcia che puntava verso il basso, la sua grande preoccupazione.
Endou: In fondo sono io il
più grande qui. Dovrei essere io
a proteggervi e invece… non so cosa fare.
Tsurugi sul primo momento
non seppe cosa dire. In fondo i
timori di Endou erano identici ai suoi. Poi però
parlò, dicendo quella frase
magica che riesce a dare coraggio a tutti, in qualsiasi situazione.
Tsurugi: Vedrai che
andrà tutto bene. Se la caveranno, in un
modo o nell’altro. Ne sono sicuro.
L’allenatore lo
guardò per la prima volta e lo vide
sorridere. Riconoscendo in quella frase il piccolo Tenma, e anche
sé stesso,
non poté evitare di sorridere a sua volta. Quella frase
aveva davvero il potere
di ridare speranza a chiunque, anche nei momenti più
difficili.
Endou: Sì, hai
ragione.
Angolino dell’autrice:
Salve a tutti xD Come potete vedere è arrivato un nuovo capitolo e miracolosamente non siamo a Natale! o.O
Ora però smettiamola di ironizzare sui miei tempi lunghi. Sappiate che da ora in poi i capitoli (a meno che non ci siano particolari motivi/scuse o altro) usciranno settimanalmente, più precisamente ogni Sabato. Quindi siate felici ;D
Ma ora passiamo a questo lunghissimo capitolo (tanto per cambiare ^^"). Finalmente è terminato anche il terzo giorno, che è durato in eterno! :D
Non immaginate nemmeno quanto mi sia vergognata nello scrivere l'ultima parte >//< No, non quella di Endou e Tsurugi...
Il fatto è che io sono davvero una persona molto timida, e mi basta poco per sentirmi in imbarazzo >//< in ogni caso sono contentissima di averlo fatto. E finalmente, dato che avevo in testa quella scena da ben più di... un'anno?!? O.O Già, incredibile ma vero :)
Spero che anche voi siate felici di questo "bacio" tanto quanto me xP (se non lo siete non importa, tanto lo sono io >//<) e niente... ci vediamo nel prossimo capitolo con cui si apriranno le porte sul quarto giorno xD
Un grosso abbraccio dalla vostra Birbina <3
P.S. Sì, lo so. Ho dato di matto in quest'angolo stavolta. Però cercate di capirmi... è la mia coppia preferita in assoluto ;P
P.P.S. Scusate, vi giuro che dopo questa me ne vado davvero ^^". Spero di essere riuscita ad esprimere bene ciò che immaginavo nella mia testa, perchè quando si tratta di descrivere queste scene non sono molto brava T.T
Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, altrimenti diventerà la mia ossesione nei prossimi giorni >//<
Ok, ora basta. Alla prossima ;D