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Autore: tixit    25/09/2016    1 recensioni
Piccole storie sul filone di "Loki e Basta". Loki aspetta un bambino e decide di cambiare aria per un po'.
Non so ancora quante. Le inserisco in una raccolta, almeno si fa prima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Thorki on the rocks'
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Loki l'elusivo

Quando Thor uscì dall’isolamento aveva la barba di un mese e gli occhi enormi, orlati di rosso.

Lui era un uomo di azione, pensò, e, se l’avessero rinchiuso lì dentro ancora una volta, sarebbe impazzito.
Suo fratello - non lo era - avrebbe resistito molto meglio di lui  lì dentro, coi suoi libri e con un pennino e qualche rotolo di pergamena: avrebbe scritto  delle lettere ad altri maghi, in giro per il Nove Regni, parlando di cose da maghi - cose incomprensibili ai più e che, forse, avrebbero pure dovuto essere vietate.

Di certo, rifletté amareggiato, Loki avrebbe tenuto una fitta corrispondenza intellettuale con qualche oscuro arcimago di Svartálfaheimr, avrebbe vergato con quella sua grafia da ragno lunghe missive dettagliate, cercando di usare la loro lingua, con cortesia, e sviscerando i più minuti risvolti di questioni noiose fino alle lacrime, ma non si sarebbe mai degnato di scrivere a suo fratello - non lo aveva fatto: un mese e non era sgattaiolato una volta a trovarlo, e nemmeno gli aveva fatto avere un bigliettino con su tre parole.
Ci voleva tanto a dire Come stai? Mi spiace, ma questo è il male minore, eh?

Sbuffò: evidentemente si. Per Loki ci voleva tanto.

Sbatté le palpebre, quando la luce calda di Asgard lo inondò, e vide i suoi amici - Fandral, Hogun, Volstagg e Lady Sif - venirgli incontro imbarazzati. In fondo nemmeno loro erano sgattaiolati e nemmeno loro avevano mai scritto due righe e lui, gira e rigira, era quello che aveva pagato per tutti: capiva il loro disagio. Ma erano guerrieri e si supponeva che non facessero piani astuti, brigassero, creassero illusioni, corrompessero guardie, sgattaiolassero nell'ombra, raccontassero balle e rintontonissero di chiacchiere i soldati - tutte cose che suo fratello (non lo era, e a questo punto bisiognava assolutamente farglielo sapere), invece, faceva, senza darsi troppo pensiero.

Li abbracciò uno ad uno, soffermandosi un poco su Hogun: inspirò profondamente, cercando una traccia dell’odore di Loki su di lui.
Non la trovò.
Meglio, altrimenti gli avrebbe tirato un pugno in faccia.
Più avanti, dopo aver fatto un bel discorsetto al suo fratellino, non si sarebbe dimenticato di chiedergli cosa intendeva quando gli aveva chiesto il permesso di invitare Loki da qualche parte - che posasse il pensiero e, se non ce la faceva ad arrangiarsi da solo, che passasse in qualche bordello e li spendesse lì i suoi soldi, invece di importunare suo fratello!

Loki quindi non era venuto, si vergognava? Pensava che non sarebbe stato perdonato?

Ripensò a quel giorno nell’Arena, quando lo aveva colpito con tanta rabbia e lui si era spogliato dell’armatura: era stato così diverso dal solito.
Il solito… come era di solito Loki? Loki di solito incassava e reagiva e sputava sangue e non si arrendeva… gli aveva fatto male e non si era accorto? Era andato a curarsi con il seidhr sugli spalti, incurante degli insulti di Lady Sif, gli aveva forse spezzato qualcosa? Per lui era difficile dosare la sua forza - infatti non lo faceva mai - ma, se cercava di ricordare il volto di Loki, gli pareva che ad un certo punto… aveva avuto una espressione… suo fratello, per caso, aveva avuto paura di lui? Aveva pensato che Thor gli voleva fare del male?

Si diresse verso i propri appartamenti e decise che dovevano parlare.

Fece un lungo bagno, godendo della vasca ampia, e dei sali profumati, e del tepore della stanza. Si rasò il volto, tranne l’ombra di una barba bionda sulle mascelle, intrecciò i suoi capelli e si vestì: pantaloni puliti, una tunica, una armatura leggera di cuoio. Doveva essere chiaro che stava arrivando in pace.

Poi, con passi lenti, ma inesorabili, si diresse nelle stanze di Loki.

Il letto era intatto - il suo scrittoio era zeppo di pergamene e di libri; il solito disordinato, pensò, quando si appassionava a qualcosa, perdeva la nozione del tempo. Guardò un libro scivolato a terra e meccanicamente lo raccolse, scorrendone il dorso con un dito “Fondamenti di Grammatica Jotnar”  di un certo Ymir, un nome comune che non gli diceva nulla. Che interessava mai a Loki la grammatica dei giganti di ghiaccio? Per quel che ne sapeva lui quelle bestie, al massimo, tra di loro, grugnivano. Ah beh… facesse. Se questo lo rendeva felice... Anche se... bestie immonde! animali schifosi! Se c'era una cosa che a lui faceva schifo, ma davvero schifo, erano proprio gli Jotun - e questo lo sapevano tutti! Il pensiero che suo fratello si volesse abbassare a parlare la loro lingua lo faceva imbestialire... che lo facesse, va bene, non avrebbe discusso con lui di quello, se fosse tornato ad essere suo non avrebbe rovinato tutto per una grammatica! ma, assolutamente, se voleva grugnire in Jotunese... non davanti a lui! Lui Jotun intorno non ce ne voleva, su quello era bene essere chiari!

Prese una sedia e, dopo averla avvicinata al letto, si accomodò, le gambe stese sul copriletto verde di Loki, seta con dei ricami dorati - avrebbe avuto da ridire, disordinato, ma precisetto con le sue cose, ma non era importante: loro due dovevano parlare a questo punto. Forse Loki ora era rintanato in Biblioteca, forse era in qualche antro a preparare una pozione, forse era a qualche riunione diplomatica di quelle di cui si occupava per ordine di Odino - ore in cui non si parlava di niente in un labirinto di parole la metà delle quali avrebbe dovuto farsela spiegare… per fortuna che c’era Loki, a cui questa roba piaceva… Lady Sif era negata per la diplomazia - avrebbe scatenato guerre, quella benedetta donna, con quella sua lingua così poeticamente immaginifica.
Odino avrebbe dovuto dirlo a Loki che era in gamba, qualche volta! Quei due non erano padre e figlio, d'accordo, ma non avevano nessun terreno in comune: con Odino lui una birretta se la faceva - anche più di una - e poi andavano a caccia insieme, quante risate! Ma con Loki... al massimo Odino gli stringeva la spalla per dire ben fatto! Alla lunga ne sarebbero usciti solo guai: era ora di spiegargli che Loki era stato adottato e che era tutto di Thor!  

Oziosamente ricordò le poche volte che, con Loki, lo avevano fatto lì - non gli piaceva lì, c’erano colonne di libri accatastate, come ti muovevi ne urtavi una che franava a terra e Loki si disperava, perché non erano cataste a caso, eh no! erano cataste ordinate, suddivise per argomento e sottoargomento ed ordinate in base a criteri su cui era meglio non indagare, ma Loki ci aveva messo ore… quel folle! Si distraeva sul più bello, come Thor urtava una pila di libri, e si agitava per tornare a sistemarli, una cosa da pazzi! Un attimo prima era lì che fremeva tra le tue braccia, implorandoti di sfiorarlo, ed un attimo dopo era lì sul pavimento ad annusare i suoi libri, come un gatto nevrotico. Un’ondata di affetto lo attraversò, come un fiotto caldo che sgorgava dritto dal cuore.
E poi, quando lo facevano da lui, restava l’odore di Loki, di quell’olio che usava solo lui, per sistemarsi i capelli - una cosa mai vista, così poco asgardiana. Resteva un’ombra del suo odore sui cuscini ed era un piacere addormentarsi sentendolo lì anche dopo che se ne era andato.
 

Loki era in giro, rifletté spassionatamente, troppo occupato per salutare il ritorno di suo fratello - questo, dopo, una volta tornati tutti alla normalità, glielo avrebbe fatto notare - e, ad inseguirlo, ci avrebbe messo ore, ma, prima o poi, qui doveva tornare, alla sua grammatica jotnar! E lui lo avrebbe aspettato al varco, così come si fa con un cervo!

Hogun non odorava di Loki - non voleva dire, ma almeno, se era, non era una cosa palese.

L’Altra… l’Altra non lo stava rendendo felice ed era ora che si levasse di mezzo.

Gli avrebbe accarezzato il volto e lo avrebbe baciato, sarebbe stato gentile, non era nemmeno importante che loro due andassero fino in fondo, bastava che lui si lasciasse stringere tra le sue braccia e ricambiasse un paio di baci, non c’era nessuna fretta.  

Piano piano si addormentò, sognando un paio di occhi verdi ed un sogghigno che lentamente si scioglieva in un sorriso.

Quando si risvegliò era sera ed era ora di cena - non aveva dormito così bene da tempo, ma lì nella stanza di Loki, con l’odore dell’inchiostro, della carta, quell’odore che per lui era legato a Loki fin da quando era un bambino, si era sentito al sicuro, protetto, e assurdamente felice.

 

A cena  Loki non c’era - nessuno aveva apparecchiato al suo posto, segno che si sapeva non avrebbe presenziato - dove era? Quando sarebbe tornato? Era su qualche tetto con Sigyn aspettando una stella?
Suo padre sedeva accigliato, Lady Frigga gli sorrideva incoraggiante, ma un pochino triste, c’era un senso di vuoto - di solito Loki parlava degli ultimi avvenimenti… Odino si irritava, Frigga diceva la sua...

“Spero tu abbia imparato la lezione!” tuonò Odino, con la sua voce severa.

“Certo Padre, fu una cosa avventata e molto stupida. Ho avuto tempo di riflettere.”  Se non altro qualcuno parla, pensò con sollievo: gli sembrava di stare ancora nella sua cella, solo come un cane.

“Bene! Mi auguro che questa cosa non si ripeta!”

Thor annuì, pensando a Gissa, con lei avrebbe troncato subito, avrebbe fatto un patto con Loki: lui rinunciava all’Altra e in cambio… certo, se Loki non sapeva, non poteva pronunciare quel nome, troppe cose da spiegare, non era il caso, ma era stato orribile il pensiero di Hogun e Loki… non poteva, non era possibile…

Sua madre gli toccò il braccio “Sono tanto contenta di riaverti con noi, ci sei mancato molto...”
Lui le accarezzò la mano, imbarazzato, “Beh Loki…”

“Non pronunciare quel nome!” esplose suo Padre, “Non dinanzi a Noi!”

Ah ecco, Loki aveva combinato qualcosa, forse si era opposto ad un embargo - si ricordava quella volta con gli Elfi Neri, Odino sembrava quasi impazzito… - o aveva provato qualche sostanza proibita dei Nani, come quella volta che voleva espandere la sua mente e si era fumato non so cosa in camera sua... le allucinazioni di Loki avevano invaso il Palazzo, cavalli rosa a otto zampe, un serpente enorme che strisciava per i Saloni, mostri, ballerine, lupi, cervi… cosa non c’era in quella testa che si era riversato per ogni dove…

O aveva perorato la causa di qualche minoranza?

Sia come sia, stasera non si doveva parlare di Loki e non se ne sarebbe parlato. Del resto a lui non interessava parlare di Loki con suo Padre, non mentre fantasticava di slacciargli la tunica coi denti ed accarezzargli la schiena.

Dopo  cena sua madre lo invitò nelle sue stanze e le tenne compagnia fino a sera. Sua madre volle ascoltare della musica, leggergli un libro e abbracciarlo: era sua madre e Thor ascoltò con attenzione, cercando di non pensare a Loki in pose imbarazzanti, e si lasciò abbracciare come quando era bambino.

 

Il giorno dopo si recò con impazienza da suo fratello.
Ma lui era già uscito, decise: il letto era stato rifatto, la stanza spolverata, guardò a terra e trovò, accanto allo scrittoio, un libro in terra, come la volta precedente - quella grammatica gli piaceva proprio eh!  
Anche stavolta lo raccolse e lo poggiò sullo scrittoio, poi, irritato, decise che sarebbe stato Loki a doverlo venire a cercare, accidenti! Era lui che era stato un mese in una cella, tutto solo e con tanti di quei pensieri per la testa! Mentre suo fratello si divertiva a grugnire verbi jotun nella sua stanzetta - ce lo vedeva! Con quella stronza che gli si concedeva o gli si negava, facendolo uscire matto.

Stette tutto il giorno nell’Arena, tenendo d’occhio Hogun, ma Loki non venne mai a vederli combattere.

A pranzo fu spedito ad occuparsi di una delegazione di gente di un altro mondo, che parlava di cose dell'altro mondo. Letteralmente e metaforicamente,
Una cosa da Loki, decisamente. Non capì un terzo delle cose che gli dicevano ed ogni volta svicolò parlando del tempo, una noia pazzesca. Non poteva assolutamente limitarsi ad annuire perché la volta in cui l’aveva fatto ne era nato un incidente diplomatico spaventoso: la delegazione aveva affermato che lui il Principe Ereditario si era dichiarato d’accordo su almeno 4 punti delle loro rivendicazioni, Loki lo aveva preso in giro per una settimana… Thor il Principe Ribelle, Thor il Principe Generoso… grandissimo stronzetto! ma lo pensò con affetto.

Se ne liberò solo a sera tardi. Troppo tardi per passare da Loki.
 

Due giorni dopo decise di tornare ad aspettare suo fratello, ma stavolta si sdraiò nel suo letto. Le coperte erano già fredde e se ne dispiacque - a che ora si era alzato il ragazzo? - ozioso, fece vagare lo sguardo sulla stanza e l’occhio cadde su un oggetto in terra, un libro. Lentamente si sollevò e, aggirando con circospezione le cataste di libri, lo prese con dita titubanti - era sempre la grammatica, sempre quel libro, sempre in terra allo stesso posto… non era una cosa naturale.

Spaventato aprì l’armadio di suo fratello con un gesto brusco. Si aspettava di trovarlo quasi vuoto, ma… c’era tutto. C’era pure il suo elmo, quello tremendo con le corna, lo sfiorò con le dita, e pure quello da cerimonia… suo fratello non era andato altrove, pensò, con un sospiro di  sollievo: lì c’erano ancora tutte le sue cose… esattamente come le aveva lasciate.


Poi lo vennero a cercare per sedere nel Consiglio di suo Padre ed ascoltare non so che discussione sulle dimensioni dei tubi - una palla. A quanto pare un tubo non era semplicemente un tubo.. ah che mondo di depravati!

Prima di uscire, però, diede una spallata ad una catasta di libri - che Loki venisse pure a lamentarsi da lui, non aspettava altro. Aveva una ampolla d’olio nel suo comodino, sogghignò tra sé divertito, se Loki fosse venuto a lagnarsi delle sue preziose cataste, messe in disordine, ne avrebbe fatto un buon uso.
   
 
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