Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    25/09/2016    2 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui! Grazie al Cielo, sono riuscita a pubblicare questo capitolo.
Purtroppo, ci stiamo avvicinando sempre di più al finale. Eh, già, siamo agli sgoccioli. Ma non disperate, lo sapete che non voglio vedervi tristi.
Coraggio, non perdiamo altro tempo e immergiamoci in questo nuovo capitolo.
Un BACIONE e BUONA LETTURA.
 

 
Grazie alla magica sabbia argentata dagli effetti soporiferi, Alice, il Cappellaio e i loro amici erano riusciti a sgattaiolare via da quell’orrido luogo senza alcun tipo di problema.
Tutte le guardie se la dormivano beatamente, ignari di ogni cosa.
Il Cappellaio rideva come un matto e quando si trovò fuori dalle mura di Sombergate rimase per un attimo immobile, contemplò il cielo notturno illuminato dalla luna.
Spalancò le braccia più che poté e per quel momento non avvertì minimamente il dolore alle ferite.
Respirò a pieni polmoni e dentro di lui si intersecò una nuova e meravigliosa sensazione: la libertà.
Non avrebbe mai più dimenticato quella gioia di potere fare una cosa così semplice come ammirare il cielo senza nessun intoppo, senza che vi fosse stato qualcuno che glielo impedisse, probabilmente riservandogli un sacco di botte.
Alice per un attimo si era sentita confusa, ma poi capì i sentimenti del Cappellaio. Sorrise lieta nel vederlo finalmente felice.
Il Leprotto, al contrario, interruppe quel momento così magico per il Cappellaio.
- Dai, dai, dai. – lo afferrò per una manica – Andiamoooo! –
Sembrava un bambino che non voleva perdersi uno spettacolo da circo tanto desiderato.
Il Cappellaio ritornò in sé.
- Oh, hai ragione. – prese il Leprotto per la mano e, come un maschio alfa di un branco ( per lo più, con atteggiamenti giocherelloni ), spronò i suoi amici a mettersi in marcia.
Alice si unì a lui.
Mally agitò la spadina, il Leprotto saltellava non stando più nella pelle, Stregatto ghignava largamente, il Cappellaio guardò Alice con simpatica intesa.
- Ci sarà da divertirsi. – le disse.
Alice guardava il Leprotto, con la zampa nella mano del Cappellaio, che incitava quest’ultimo e tutti gli altri ad aumentare il passo.
 
 
In fondo ad un viale illuminato dalle lanterne, in cima ad una collina si ergeva l’immenso e lussuoso maniero degli Ascot.
L’unico ancora sveglio era Hamish, seduto sulla sua costosissima ed elegante poltrona in legno dorato e intarsiato con perfetta imbottitura in tessuto fiorato e cuscini di piuma.
Quella poltrona, per lui era come un trono e la occupava stabilmente quando era a casa.
Spesso vi si appisolava sopra russando con la bocca aperta, oppure teneva delle carte in grembo facendo finta di lavorare.
Quella volta, come al solito, se ne stava lì addormentato pesantemente con le medesime carte poggiate sulle ginocchia.
Nel vederlo in quel modo e sentendolo russare fortemente, il Cappellaio tentava di soffocare le risate.
- Shh! – lo ammonì Alice sussurrando – Non svegliamolo. –
In un’altra occasione, Alice non avrebbe mai e poi mai pensato di introdursi furtivamente nell’abitazione altrui, forzando una finestra con l’aiuto della spadina di Mally, per poter aiutare il Leprotto a vendicarsi.
Ma questa volta era diverso: Hamish aveva osato fare del male al Leprotto ed era quasi riuscito a fare condannare il Cappellaio. Gesti così meschini non potevano andare ignorati e quella notte gliel’avrebbero fatta pagare... ma con i giusti modi.
Alice era stata chiara: dovevano dargli una lezione, ma senza esagerare. Non voleva che i suoi amici scendessero all’infimo livello di Hamish.
Il Cappellaio le assicurò che si sarebbero solo divertiti.
Con una manciata di Renarifera nelle tasche, per Alice e gli altri era stato uno scherzo fare addormentare i residenti del maniero e ora avrebbero potuto divertirsi con Hamish a loro piacimento.
Hamish continuava a russare e il Cappellaio non riuscì a resistere alla comicità della situazione. Scoppiò a ridere apertamente e Alice si sentì raggelare.
Di conseguenza, Hamish si svegliò di soprassalto e per lui fu un vero e proprio shock ritrovarsi quella stranissima visita.
Il Cappellaio placò le risate e si rese conto di quanto avesse fatto.
- Chi? Cosa? – Hamish si guardò intorno e non credeva a quanto stesse vedendo.
Riconobbe all’istante Alice e il Cappellaio.
- Voi! – strillò – Cosa ci fate in casa mia? Oh, Cielo! Un evaso! –
A quel punto, Alice e il Cappellaio lo bloccarono.
- Piano B! – disse il Cappellaio e Mally e il Leprotto saltellarono dalla gioia.
Per la paura cacciò un urlo e poi i suoi occhi si spostarono uno ad uno verso tutti i presenti.
- Cielo! Degli animali vestiti! Un gatto volante! –
Stregatto sogghignava, incutendogli maggiore timore.
- Non una parola, Hamish. – lo avvertì Alice – O lascerò che i miei amici ti facciano quello che vogliano. –
Hamish guardò lo Stregatto e tremò visibilmente alla vista di quel ghigno. Il felino svolazzava sopra di lui e per pochissimo Hamish non se la fece, letteralmente, nei pantaloni.
- Va bene, va bene, ma allontanatemi quel gatto! – implorò Hamish.
Alice guardò lo Stregatto e con un cenno della testa lo invitò a fare quanto il lord avesse detto.
Mally e il Leprotto si sganasciavano dalle risate.
- Che cosa volete da me? – piagnucolava Hamish.
A quel punto, il Leprotto balzò sopra il grembo di Hamish e lo guardò follemente dritto negli occhi.
- Ciao. – gli disse ed Hamish strillò.
- Buon Dio! Sa parlare! –
- Sì. – disse Mally con aria fiera – E, sicuramente, meglio di te. –
Hamish urlò ancora nell’apprendere che anche il ghiro parlasse.
Alice pensò che fosse stata una vera fortuna che la Regina Bianca avesse preparato delle quantità sufficienti di Renarifera.
Conoscendo Hamish, sapeva che avrebbe reagito nel più vigliacco dei modi e Alice era stata previdente nel fare addormentare tutti i residenti dell’abitazione degli Ascot.
Il Leprotto si sgranchì l’osso del collo e, come un pugile, si scrollò le zampe.
- Che cosa volete farmi? – strillava il povero Hamish.
Il Cappellaio assunse un tono giocoso.
- Lord Ascot, voi avete fatto del male al mio povero amico Leprotto quando non aveva alcuna possibilità di difendersi. - schioccò la lingua in segno di negazione e scosse la testa – Questo non si fa, no, no. Perciò, questa sera siamo qui per aiutare il nostro amico a rendervi quel che vi spetta. –
Alice lo spalleggiò.
- Ogni cosa ha il suo prezzo, Hamish. Ed è tempo che tu venga ripagato con la stessa moneta. –
Hamish stava per chiedere spiegazioni e pietà, ma il Leprotto, impaziente, prese a colpirlo con una zampata al volto.
Mally, allo stesso tempo, si arrampicò su Hamish e lo minacciò con la piccola spada.
- Se oserai reagire, ti infilzo per bene. –
Per fortuna, Hamish era troppo codardo per potersi ribellare anche davanti ad una creatura minuta armata di una spada non più lunga di uno stuzzicadenti.
Il Leprotto continuò a prenderlo a calci e pugni in faccia e rideva beatamente.
Il Cappellaio si unì alle risate e lottava per impegnarsi a non lasciare andare Hamish.
Alice si sentì soddisfatta e non lo lasciava per nessuna ragione: quel faccia-molle-Hamish stava avendo quello che meritava.
Il Leprotto continuava a prenderlo a cazzotti ed Hamish perse la sua dignità a furia di chiedere pietà ad una lepre.
Alice, alla fine, ordinò amichevolmente al Leprotto di smettere.
- Basta così, è più che sufficiente. –
- Noooo! – si lamentò il Leprotto – Voglio suonargliele ancora e ancora. –
Alice si fece un po’ più severa.
- I patti erano chiari: si trattava di dargli una lezione, nient’altro. –
Il Cappellaio intervenne a suo favore.
- Non fare i capricci. Fai il bravo. –
Il Leprotto si fece mogio, ma ritornò di buonumore quando vide la faccia di Hamish.
- Come sei buffo! – si sganasciò ridendogli in faccia e realizzò che, dopotutto, aveva fatto un buon lavoro e poteva ritenersi soddisfatto.
Prese il sacchetto di Renarifera dalla tasca del panciotto, era pronto a soffiarla su Hamish.
Quest’ultimo, non sapendo cosa contenesse quel sacchetto, continuava ad implorare.
- Vi prego, vi prego! Non fatemi più del male! Prometto che farò tutto quello che volete! –
Alice e il Cappellaio fecero cenno al Leprotto di soffiare la Renarifera e il Leprotto obbedì.
In un secondo, Hamish crollò in un sonno profondo.
Il Leprotto ringraziò Alice con tutto il suo cuore per avergli fatto quell’enorme favore, finalmente si era preso la sua rivincita.
Si mise a saltellare, ma nel farlo urtò contro un preziosissimo vaso in porcellana.
Per gran colpo di fortuna, Alice lo afferrò appena in tempo e riuscì a salvarlo. Mally diede uno scappellotto al Leprotto.
- Vuoi stare attento? Non dobbiamo creare disordini. Ti ricordi com’era il piano? –
Il Leprotto si scusò e successivamente uscirono dalla porta con molta tranquillità.
Tutto era al suo posto, Hamish se ne stava appisolato nella sua poltrona.
Il piano di Alice sarebbe funzionato. Ne era sicura.
Alla fine, i cinque amici sgattaiolarono verso il luogo che li avrebbe ricondotti nel Sottomondo, nella tana di coniglio sotto l’albero ricurvo.
Mally e il Leprotto erano entusiasti di ritornare a casa tutti insieme. Il Cappellaio era al limite della gioia e non riuscì a resistere alla voglia di effettuare una Deliranza.
Alice sorrise, ma i suoi pensieri erano rivolti a qualcos’altro.
Quando il Cappellaio smise di ballare, si avvicinò allegramente verso Alice e non riuscì a notare il suo sguardo malinconico.
- Andiamo. Vieni con noi. – le disse speranzoso afferrandole le mani – Scappiamo, Alice. Qui sono tutti normali. –
Alice sorrise e si morse un labbro.
Quando il Cappellaio si rese conto della tristezza negli occhi di Alice, iniziò a farsi serio.
- Oh, capisco. – senza lasciare le mani dell’amica, il Cappellaio si rivolse ai suoi amici – Andate, intanto. Devo parlare con Alice. –
Mally, il Leprotto e Stregatto non se lo fecero ripetere. Non sapevano cosa avesse avuto in mente il Cappellaio, ma a giudicare dalla sua voce ne avvertirono un senso di fiducia.
Una volta entrati nella tana di coniglio che li avrebbe ricondotti nel Sottomondo, il Cappellaio la guardò dritta negli occhi.
L’erba oscurata danzava nel vento, illuminata di pochissimo dalla luce della luna e delle stelle. Il Cappellaio toccò un argomento che Alice già conosceva.
- Che cos’è per te la fantasia? –
Alice lo aveva guardato a lungo prima di rispondergli.
- Per me, è credere che ci sia un posto diverso da questo. Un posto dove mi sento libera di poter sognare. – i suoi occhi presero a luccicare e si inumidirono quando vide il sorriso dolce del Cappellaio.
Era stato lui a farle ritornare la voglia di sognare anche quando si trovava nel grigiore del Sopramondo, dove ognuno veniva guardato con pregiudizio e i sorrisi erano molto difficili da distinguere da quelli veri e da quelli falsi.
Il Cappellaio annuì, erano le esatte parole che avrebbe voluto sentire.
- So che ti procuro un dolore, - disse Alice tristemente – ma non posso seguirti nel Sottomondo. –
Il Cappellaio intrecciò le dita su quelle di Alice.
- I nostri mondi sono diversi, ma la nostra voglia di sognare è la stessa. – la sua voce si era fatta rassicurante – E tu, Alice, hai ritrovato la voglia di sognare. Non potrei chiedere di meglio. –
Alice ebbe un nodo alla gola.
- Cappellaio, questo è un altro addio? –
Lui le sorrise.
- Tu non mi hai mai veramente dimenticato. Ecco perché noi due non potremmo mai dirci addio. –
Alice lo guardava confusa.
- Finché mi terrai nei tuoi ricordi, - spiegò lui in un dolce mormorio – io e te continueremo a vederci. In un modo o nell’altro, continueremo a giocare insieme. –
Alice soffocò le lacrime e le sue iridi splendevano come le stelle.
- Non ti dimenticherò mai più. – gli giurò.
- Lo so. – assicurò il Cappellaio guardandola con dolce intesa, portandole una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Alice affondò il volto sul petto del Cappellaio, cingendolo in un caldo abbraccio. Si sentì esplodere il cuore dalla gioia quando sentì le braccia di lui stringerla con affetto.
Si guardarono nuovamente negli occhi e questa volta ad Alice sfuggì una lacrima la quale si face strada attraverso uno zigomo.
Il Cappellaio, per confortarla, le donò un breve e timido bacio sulla guancia, raccogliendo quella goccia di tristezza.
Quando si sciolsero, il Cappellaio avanzò verso la tana del coniglio. Prima di passarvi attraverso, donò ad Alice un ultimo dolce sguardo con tanto di sorriso rassicurante.
Mentre lo vedeva allontanarsi e svanire nella notte, Alice ripensò alla frase del Cappellaio. E se la vita era davvero una favola, forse quello si era rivelato un finale triste, ma senza dubbio era meglio un allontanamento, piuttosto che sapere che il Cappellaio sarebbe stato ucciso ingiustamente.
Deglutì e raccolse tutta la sua moltezza. Guardò la luna che somigliava al sorriso dello Stregatto.
A passi quasi veloci, si lasciò alle spalle la tana di coniglio e si diresse verso casa.
 
 
 
 
  
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