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Autore: Francine    02/04/2005    8 recensioni
Che ci faceva lì?
Ma, dov’era
?
Forse al Santuario? Ma da quando in qua ad Atene c’è necessità di coprirsi tanto?, pensò sgranando gli occhi di colpo, E poi quando mai Mask mi ha portata con sé?
Fece per alzarsi di scatto, quando un lancinante dolore al fianco le mozzò il respiro nei polmoni e la costrinse ad accasciarsi sul pavimento, un braccio posato sul letto.
Si toccò istintivamente la parte, notando la punta delle dita sporca di sangue.

Che cosa?, si chiese allibita, mentre la stanza attorno a lei cominciò a girarle vorticosamente intorno e a scurirsi.
Il narciso, bianco nel nero puro della stanza, si allontanava piano piano, svanendo all’orizzonte.
Rimase qualche secondo a fissare l'oscurità; sbatté le palpebre, per sincerarsi di avere gli occhi aperti.
Era nel buio più profondo e silenzioso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un, deux, trois' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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PARTENZA

PARTENZA

Dormono dei monti le cime e le convalli

E le balze ed i torrenti

E le specie animali, quante ne nutre la nera terra,

e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api

e i mostri negli abissi del cupo mare

dormono gli uccelli dalle ampie ali

(Alcmane, fr. 89P.)

Scesero al pian terreno, nel cupo della notte, ed entrarono a tentoni in cucina.; Milo depose a terra la ragazza, dopo aver acceso la luce elettrica sfiorando con un gomito l’interruttore.

- Dove tenete le bende?- le chiese lanciandole un colpo d’occhio generale.

Gli indicò una madia con un cenno del capo, come se avesse perso la lingua, o semplicemente la voglia di comunicare. Aprì un anta del mobile e ne trasse fuori una cassetta di metallo in male arnese.

La ragazza, frattanto, si massaggiava i polsi, fino a pochi minuti prima serrati da una robusta corda; la fronte riportava un vistoso alone bluastro all’altezza del sopracciglio sinistro e il labbro inferiore era spaccato e tumefatto.

- Devo essere un mostro…- tentò di sdrammatizzare lei mentre il compagno le porgeva del ghiaccio avvolto in una salvietta pulita.

- Silenzio, non sforzarti..- le disse premendole l’involucro sul livido e strappandole un gemito di dolore.

-Ah! È freddo!- fece lei ritraendosi al contatto.

- Ghiaccio…- rispose laconico riposizionando il rimedio improvvisato sul sopracciglio livido.

Rimasero in silenzio, mentre il notturno vento autunnale ululava sulle loro teste.

- E Tonio?- chiese senza guardarlo negli occhi, mentre i due micetti li avevano raggiunti e si erano accoccolati in grembo alla ragazza.

Milo avrebbe voluto che il pavimento lucido sotto di sé si fosse aperto e l’avesse inghiottito in quell’istante; il silenzio in cui cadde la cucina bianca e verde fu colmato dal ronzio del vecchio frigorifero anni ’60 che troneggiava in un angolo della stanza.

Come fare a dirle che Tonio era stato la prima vittima mietuta dall’attacco dei nemici?

" Probabilmente si sentirà responsabile…" pensò il guerriero richiudendo il coperchio metallico e riposizionando la cassettina all’interno della madia.

- Non hai il coraggio di confermarmi ciò che temo sia successo?- gli chiese lei con voce rassegnata.

Milo era rimasto immobile, chino nell’atto di mettere a posto la cassetta, folgorato dalle parole della ragazza.

"Come ha fatto?" si chiese mentre il legno dell’anta stretta tra le sue mani scricchiolò per l’eccessiva pressione subita.

- Hai forse dimenticato che la Quarta Casa e la Nebulosa di Praesepe costituiscono, di fatto, due portali per il regno dell’Ade?-

Il tono retorico di quelle parole spazzò via ogni suo residuo dubbio: Françoise sapeva che Tonio, ormai, non c’era più.

-Ecco…- cominciò, dopo essersi schiarito la voce con un paio di colpi di tosse, quando fu interrotto da una voce.

- Ci sono ancora bende pulite, picciotti?-

Entrambi si volsero di scatto verso la porta della cucina: Tonio era letteralmente apparso sulla soglia, le vesti strappate in più punti e un vistoso taglio sul braccio destro.

Il cielo che preannunciava l’alba era chiaro e sereno, senza una sola nuvola che ne potesse macchiare il fondo scuro. Le costellazioni estive erano ormai declinate lungo la linea dell’orizzonte.

Sola, la Vergine gettava il suo sguardo compassionevole sopra di loro, mentre la salomonica Bilancia l’incalzava dappresso.

- Il solstizio è ormai vicino…- disse rompendo il ghiaccio sceso tra di loro, seduta sulla ringhiera in ferro del suo balcone, tra i vasi vuoti che in Febbraio avrebbero regalato una candida livrea di narcisi in fiore.

- Equinozio…vorrai dire…- la corresse ridacchiando sotto i baffi- Fai ancora di questi errori grossolani?-

- No, certo…volevo…volevo vedere se eri attento…- si giustificò conscia che mai e poi mai lui avrebbe creduto ad una balla tanto clamorosa.

- Certo, certo…- fu infatti la risposta dell’uomo, che intanto osservava con al coda dell’occhio tutte le gradazioni del rosso che il viso della ragazza andava via via assumendo.

- Comunque sia…- disse lei sviando l’argomento dal suo lapsus- saresti così gentile da spiegarmi come mai non hai mosso un dito, né tantomeno hai fatto nulla per far capire a Milo che eri vivo e vegeto?-

-Punto primo, perché se l’avessi fatto, il nemico non avrebbe agito credendo di essere libero di muoversi. Punto secondo, perché Milo era più che sufficiente per batterlo. E punto terzo – e qui fece una pausa ben studiata per catturare l’attenzione del pubblico- perché non mi è mai andata a genio l’idea dell’impavido cavaliere che salva la donzella in pericolo…-

- Che cosa???- sbottò punta sul vivo.

- Ammettilo! Non sei stata capace di difenderti da sola! – la rimproverò Tonio scoccandole un’occhiata che avrebbe zittito persino Tifeo- Mi spieghi che razza di aiuto può dare una che ha bisogno della balia?-

- IO NON HO BISOGNO DELLA BALIA!- protestò con veemenza, quasi rischiando di cadere nel vuoto, inviperita per le accuse mossele dall’uomo.

- Davvero?- fece Tonio con il chiaro intento di sfotterla- E allora mi spieghi come mai una mezza cartuccia come quel…quel…- s’interruppe cercando di pronunciare quel nome che aveva in punta di lingua.

- Snorri…- l’aiutò lei.

- Snorri, giusto! Come mai quello Snorri ti ha fregato con tanta facilità?-

Françoise abbassò la testa e biascicò qualcosa.

- Come?- fece Tonio tendendo l’orecchio nella sua direzione.

- ..ra…- riuscì a capire quando lei ripeté meccanicamente la risposta.

- Picciotta, si può sapere che minchia stai dicendo?- le chiese seccato da quella reticenza.

- SHURA!- gridò lei alzando voce e testa verso le stelle- Quel bastardo ha preso le sembianze di Shura e mi ha fatto credere che fosse riuscito a tornare dallo spazio e che c’era anche la possibilità che mio fratello….-

Tonio montò su tutte le furie.

- Tu sei pazza! Ma come minchia hai potuto credere ad un’idiozia simile?! Cose da pazzi!!- sbraitò portandosi le mani sul capo prima di rientrare in casa e sbattere fragorosamente le imposte della porta finestra.

Françoise resistette poco a stare con la testa all’insù e chinò il capo verso le ginocchia, incapace di fermare le lacrime che avevano preso a rigarle il viso.

- Questo non lo so già a me?- protestò senza troppa convinzione portandosi una mano a coprirle gli occhi. Sentiva il cuore spezzarsi in due e lasciare il posto ad un nucleo nero e pulsante che le andava risucchiando l’anima.

Due mani le adagiarono premurosamente una coperta sulle spalle.

- Quello che Tonio voleva dirti- iniziò la voce di Milo dietro di lei- è che se tu stessa dai al nemico gli strumenti su cui far leva…beh, è come se ti ammazzassi da te.-

- E allora devo reprimere i miei sentimenti? Devo spazzare via la mia umanità per diventare una macchina senza cuore? È questo che vuole da me Athena?- chiese digrignando i denti e voltandosi di scatto, finendo per specchiarsi in un paio di profonde iridi azzurre.

Milo scosse la testa.

- No, arrivare a questi estremi non serve- le rispose staccando gli occhi dal fiammeggiante sguardo verde muschio di lei- ma devi sfruttare i tuoi sentimenti per diventare forte!-

- Diventare…forte?- disse Françoise asciugandosi velocemente il viso e rivolgendo uno sguardo interrogativo all’altro.

- Esatto..- fece questi annuendo in direzione della propria costellazione con il suo cuore rosso risplendente di calore nel buio della notte- Per amore si diventa deboli perché si teme che le conseguenze delle nostre azioni possano ricadere sui nostri cari. Ma se invece attingiamo nuova linfa dal calore che sprigiona dai nostri sentimenti, riusciamo ad ottenere un potere centomila volte più grande e ampio. Capisci quello che voglio dire?-

Abbassò la testa a guardare il mare su cui Aurora stava iniziando a stendere le proprie dita rosate.

-Credo di aver capito…- mormorò lei- Mio fratello non c’è più, devo solo mettermi il cuore in pace…-

Milo annuì.

- Pensi che vedere le loro tombe mi aiuterà?- chiese dopo qualche minuto di silenzio spostando gli occhi sul guerriero che gli stava accanto.

- Sì…credo che tutte le tue speranze di vederli tornare in vita morirebbero per sempre…- le rispose incrociando le braccia al petto, mentre una leggera brezza mattutina giocava con un lembo della sua camicia bianca.

- Forse è il caso di andare tutti a dormire…- disse la ragazza scendendo dal parapetto- Voglio essere al massimo delle forze per partire il prima possibile!-

- Rientriamo…Prima le signore…- fece Milo aprendole cavallerescamente la porta.

- Grazie…- rispose sorridendo di rimando divertita da quella cortesia e dirigendosi verso il letto sfatto.

- Cerca di riposare un po’…- disse il ragazzo accostando le imposte- credo ne abbia bisogno…-

- Grazie, Milo..-

- Kaliniktà, picciotta…- salutò uscendo dalla porta aperta.

- Milo?- chiamò lei portandosi il lenzuola all’altezza del viso.

- Sì?- chiese apparendo sulla soglia.

- Il tuo siciliano fa schifo.- rispose ridacchiando.

- Anche il tuo cicladico, se è per questo!- ribatté piccato, gli occhi blu che risplendevano nel buio.

Chiuse la porta alle spalle e scese le scale. Trovò Tonio al pianterreno, seduto al tavolo della cucina.

- Grazie…- fece l’uomo con voce roca.

Milo prese una sedia e si accomodò accanto a lui.

- Torneranno, non è meglio se parti anche tu? Puoi rifugiarti dove meglio credi, ma al Santuario saresti più al sicuro.-

- Apprezzo molto le tue parole, Scorpio- rispose Tonio massaggiandosi gli occhi- Ma onestamente non so se un vecchio come me potrebbe esservi d’aiuto in guerra o se non fosse piuttosto un peso!-

Si schiarì la voce e fissò dritto negli occhi il suo interlocutore.

- Loro credono che io sia morto, non verranno di certo a cercarmi…- proseguì posando le braccia sul piano di marmo grigio- quindi non è necessario che io venga fino in Grecia con voi. Tornerò a casa mia, in Toscana, e porterò con me queste due piccole pesti. Tanto per stare più tranquilli.- aggiunse rivolgendosi ai due gattini che giocavano con le frange del tappeto.

- E del cadavere? Che ne facciamo?-

- Lo seppelliremo con la sua armatura. Anzi, prima iniziamo e meglio sarà!- disse Tonio alzandosi e dirigendosi verso la cantina.

- Dove hai intenzione d’andare?-

- In mare. Lì sono sicuro al cento per cento che non mi noterà nessuno, e poi le acque avranno cura di questo poveraccio. Sarà meglio che vada, non vorrei incrociare i pescatori di ritorno dalla battuta notturna. Tu resta qui, nel caso in cui qualcuno decida di tornare a finire il lavoro iniziato da questo "genio".-

- Credi che non fosse solo?-

- Tu l’avresti fatto?- gli chiese Tonio posizionando la sedia accanto al tavolo.

- No, ma loro sono sicuri che Françoise non sia rintracciabile attraverso il cosmo e non credo si aspettassero di vedermi qui- rispose Scorpio appoggiando un gomito allo schienale della sedia.

- Sì, in effetti sono talmente cretini da poter agire così…- commentò Tonio, una mano sotto il mento.

- Già- rincarò la dose Milo- mettici poi che sono senza una guida…e che anche avendola sono stati capaci di spacciarci per vero il fatto che Athena fosse esplosa in un incidente, mostrandoci una prova cui neanche un idiota completo avrebbe creduto.-

- Cioè? -

- La collana di Milady rimasta miracolosamente intatta…guarda caso la stessa che portava al momento dell’esplosione… - raccontò il ragazzo sorridendo.

- Complimentoni!- esclamò Tonio uscendo esterrefatto dalla cucina.

Qualcosa di rasposo ed umidiccio si sfregava contro la punta del suo naso, mentre un lamento, simile ad un vagito, le arrivava martellante al cervello.

Aprì gli occhi, trovando i due gattini appaiati che la fissavano curiosi ed impazienti, comodamente spaparanzati sul suo sterno.

"Che ore sono?" pensò la ragazza carezzando le testoline pelose e cercando la sveglia.

Il quadrante bianco segnava mezzogiorno.

"Porco…- fece lei sgranando gli occhi- ho saltato il compito di matematica!"

Scostò la coperta e, a fatica, mise i piedi sul freddo del pavimento.

"Cazzo, cazzo cazzo!!! La prof. penserà che io abbia fatto sega e me la farà pagare cara!!!!" pensò nel nanosecondo precedente quello di darsi della cretina integrale.

"Dubito che frequenterò ancora il liceo!"

Guardò fuori dalla finestra il sole far bella mostra di sé nell’azzurro del cielo.

"È una magnifica giornata di sole!" fece stiracchiandosi lentamente, come fanno i gatti. Una fitta all’altezza delle costole le mozzò il fiato e la costrinse a non esagerare e a riportarsi in posizione più o meno eretta.

Bussarono alla porta.

- Avanti…- fece voltandosi verso l’uscio, una mano sul costato.

- Kalimerà!- fece Milo entrando sorridente- Stai bene? Te la senti di partire?-

- Subito?- chiese dubbiosa Vorrei sistemare le cose qui prima di andarmene.-

- Ci penserà Tonio…le rispose prendendo in braccio il gattino nero.

- Ma io…- protestò prima che lui l’interrompesse.

- Sta per arrivare la tua prof di matematica…- proseguì il guerriero carezzando la testolina della pantera in miniatura che cercava di sgusciare via dalle sue braccia.- Tonio le dirà che sei dovuta partire immediatamente per Atene, dove pare abbiano trovato tracce di tua madre.-

- Ma la scuola vorrà a vere qualche prova…-

- Il Santuario ha degli agganci con il Ministero degli Esteri greco…manderanno un documento falso….-

- E i gattini? Non posso certo portarli con me! E non chiedermi di abbandonarli!- disse mostrandosi irremovibile.

- Tranquilla, Tonio li porterà con sé!-

- Viene con noi?-

- No… andrà altrove, ma baderà lui ai tuoi gattini-

- E il lavoro alla gelateria?-

- Ci penserà Tonio a spiegare la situazione; dirà una qualche balla convincente, ne sono sicuro…-

- Ma…-

- Basta con i ‘ma’!- sbottò Milo incrociando le braccia al petto- Preparati, non abbiamo tutta la mattinata! E viaggia leggera, dobbiamo dare l’impressione di una partenza improvvisa!- fece brusco uscendo dalla stanza.

- Sarò pronta tra breve…- disse estraendo lo scrigno dall’armadio.

Mezz’ora dopo, Milo e Françoise scesero in giardino a salutare Tonio.

- Ti affido la picciotta…so che è in buone mani!- fece il vecchio Saint rivolgendosi a Scorpio.

- Non ho bisogno della balia!- rispose Françoise stizzita.

- Certo certo…come no?- le rispose sorridendo- Affida a me queste pesti e parti tranquilla!-

- Grazie di tutto!- gli disse abbracciandolo forte.

- Ia, Ia! Basta smancerie!- protestò l’uomo trattenendo a stento la commozione- E adesso andate, la strega sarà qui a breve!-

Françoise si avvicinò a Milo.

- Pronta?- le chiese posandole una mano su una spalla.

Annuì stringendo forte la piccola sacca che teneva tra le mani.

- Baciamo le mani, don Tonio!- salutò la ragazza.

- Baciamo le mani, donna Françoise!- rispose l’uomo con fare galante poco prima che i due sparissero avvolti da un lampo di luce.

Il rumore di una malandata Cinquecento che arrancava sulla salita ripida avvisò Tonio dell’arrivo della professoressa.

- Ma perché le professoresse di matematica sono sempre brutte e acide?- si chiese l’uomo cacciandosi le mani in tasca e preparandosi ad affrontare la megera descrittagli da Françoise.

Il caldo vento autunnale smosse le cime frondose degli alberi. Salutando la partenza del Female Gold Saint del Cancro. I gabbiani volavano alti, perdendosi nel sole del meriggio e una barca, la vela in lontananza, navigava incontro all’orizzonte luminoso. Un turbinio di foglie dorate si arrestò davanti alla staccionata bianca e sul balcone della ragazza, prima di riprendere a volteggiare nel vento, sparendo oltre la collina.

FINE

   
 
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