Erano passate settimane, o forse mesi. Thorin non ne aveva idea: chiuso in quella cella aveva perso la cognizione del tempo. Ma non aveva importanza. Nulla aveva più importanza.

Finalmente, dopo tanto tempo, una guardia decise di rivolgergli la parola: “Sei tu il nano che diceva di essere il Re di Erebor?”

“Sì, sono io, perché?” gli rispose Thorin, senza il solito orgoglio che lo animava ogni qualvolta che qualcuno lo riconosceva.

“Perché un mio amico, che ora vive a Dale, mi è venuto a trovare un mese fa per dirmi che a Erebor, un certo Dàin, ha condannato a morte uno hobbit di nome Bilbo, è stato accusato di averti ucciso.”

A quelle parole, il nano alzò il capo – che per tutto il tempo era rimasto chinato verso il pavimento – e si fece più vicino al suo interlocutore. “Cosa?! Bilbo condannato a morte?!” esclamò preoccupato come non lo era mai stato.

“Sì e non solo: anche i tuoi nipoti perché hanno cercato di aiutarlo a scappare via!”

“Non è possibile! Allora vuol dire che sia Fili che Kili sono vivi! E Bilbo, il mio Hobbit, è rimasto ad aspettarmi! Ma ora come potrei aiutarli, chiuso in questa cella? Perché me l’hai detto? Non sto soffrendo abbastanza?”

“Io non te l’ho detto per farti soffrire” rispose la guardia, scuotendo il capo. Subito dopo si guardò intorno furtivamente, per poi farsi più vicino a lui, e aggiungere sommessamente: “Senti, siccome mi stai simpatico e la tua gente ha aiutato un mio amico a ricostruirsi la casa, io ti do le chiavi della cella.” Sventolò davanti ai suoi occhi le suddette chiavi, e Thorin, magicamente, ritrovò un barlume di speranza. “Là del fiume troverai una barca, mentre nella riva opposta un pony. Buona fortuna!”

“Grazie,” disse Thorin, riconoscente, “ma questo non ti costerà la vita?”

“Non preoccuparti: me la caverò.”

E così, la notte dopo Thorin fece come gli era stato ordinato e alla fine giunse dal pony. Dopo circa due mesi di viaggio, finalmente arrivò a Erebor. Al suo arrivo, alcuni nani lo indicarono, gridando euforici: “C’è il re! C’è il re!”

Balin li udì e si guardò intorno con smarrimento. “Il re? Dove c’è il re?” Non appena i suoi occhi si posarono su Thorin, il suo cuore si colmò di gioia, una gioia che aveva pensato che non avrebbe mai più provato. Non ci pensò due volte e lo raggiunse correndo, pieno di brio. “Thorin! Ragazzo mio! Ma allora sei vivo!”

“Sì, certo che sono vivo” disse il nano, sbrigativo. “Ma ora non c’è altro tempo da perdere. Dove sono Bilbo, Kili e Fili?”

“Sono nelle celle, domani saranno…”

“Lo so” lo interruppe Thorin. “Però ora sono qui, e le cose cambieranno!”

Thorin Scudodiquercia raggiunse il trono il più velocemente possibile, guidato da una furia cieca. Lì vi trovò Dàin II, quel cugino che una volta aveva amato come se fosse stato un fratello, ora era accecato dall'oro, esattamente come lo era stato lui. “Come hai potuto fare una cosa del genere?!” urlò fuori di sé.

Il nano dalla barba rossa, udendo quella voce, sobbalzò sul trono, come se si fosse appena destato da un incubo. “Thorin, sei tu?”

“Sì, sono io!”

“Io... ero convinto che lo hobbit ti avesse ucciso! Per questo l’ho rinchiuso… mi perdoni?”

“Voglio vederlo.”

“Certo! Balin, portalo da loro!”

“Thorin, devi perdonarlo, lui...”

“Sì, lo so” lo interruppe Scudodiquercia, sospirando. “E’ questa montagna, anzi, è quella maledettissima pietra! Distruggila, Balin.”

“Sì, lo farò subito!”

“Nipoti! State bene?”

“Zio! Sei vivo!  Avevamo ragione! E Dàin ?”

“Lui vi chiede scusa... Lo so che è difficile perdonarlo dopo una cosa del genere, ma vedete… lui non era in sé!”

“Noi non sappiamo se lo perdoneremo, anche perché quello che sta peggio è Bilbo! Anzi, è meglio che tu vada subito da lui, zio.”

Thorin, dopo aver liberato i nipoti, raggiunse la cella dello hobbit, con il cuore in gola, temendo che non lo avesse voluto vedere, dopo tutto quello che gli aveva fatto. “Mastro Baggins, sono lieto di vedere che vi siete preso cura del mio regno.”

Bilbo non poteva crederci: era Thorin! Il suo nano ora si trovava lì, davanti a lui, e questa volta non era un sogno. “Thorin… sei veramente tu?”

“Sì, sono io...”

Se dovesse cacciarmi, lo capirei. Del resto, avevo tentato di ucciderlo! Pensò Thorin.

“Senti un po’… cosa sarebbe tutta questa freddezza? Dopo tutto quello che ho fatto per il tuo regno!”

“Ecco... io mi sento in colpa per tutto, tu hai sofferto a causa mia… Ma perché sei rimasto?”

“Ma è ovvio! Perché ti amo!”

“Tu mi ami? Ma come puoi? Ti ho dato del ladro, ti ho detto delle cose orribili. Sono stato proprio un’idiota!”

“Ti ho perdonato, proprio perché ti amo” gli spiegò Bilbo. Subito dopo, sul suo volto si delineò un sorrisetto divertito, un sorriso che Fili e Kili non avevano visto da tempo sul suo viso. “Comunque sono d’accordo con te: sei un po’ idiota, ma non sei poi così male. Allora? Mi liberi?”

Erano passati diversi mesi. Ora Thorin era finalmente Re sotto la Montagna, e Dain era tornato nei Colli Ferrosi. Thorin e Bilbo si sposarono, giurandosi amore eterno. Ormai, quei mesi rinchiusi lontani l’uno dall'altro, erano solo un brutto ricordo.

Il regno non era mai stato così felice.


Angolo dell'autrice:
Ringrazio tutti coloro che l'hanno messa tra le seguite, tra le preferite e le ricordate grazie mille! E un grazie anche a chi recencisce e alla mia beta! *^*
Ringrazio anche chi legge solo! Spero che vi sia piacuta u.u
Fuji