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Autore: michi TheRose    25/09/2016    2 recensioni
Il mondo è giunto alla fine, mio padre, Trigon, ha seminato morte e distruzione. I miei amici, i titani della città, sono stati sconfitti, gli unici che avrebbero potuto sconfiggerlo giacciono svenuti a terra. Ora mio padre è davanti a me, sono i miei ultimi attimi prima della mia fine e proprio ora rimembro l'inizio di tutto, rimembro come sono giunta qui, come ho conosciuto i Titans e come sono diventata una di loro... Ora che anche per me è la fine, torno all'inizio di tutto per perire con il ricordo di ognuno di voi che siete stati la mia famiglia: Robin, Cyborg, Starfire, Beast Boy... (accenni di BBRae)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando raggiungiamo il rifugio nel sottosuolo dell’isoletta, la porta di fronte a noi scorre repentina.
Sobbalzo, trovandomi inaspettatamente di fronte il vano centrale.
“Non ti sarai mica spaventata!” canzona BB ed io entro prima di lui, ignorando la scemenza.
La porta aperta dà su un largo corridoio, al posto delle mura vi è la roccia naturale, uno strapiombo verso l’interno.
Prendo a camminare al centro di una pista in cemento che si erge sul piano inferiore e dando uno sguardo sotto di me, noto che sto passando su una grata e vi scorgo attraverso simulatori, manichini, percorsi ad ostacoli, robots, tutti spenti e accuratamente riposti al piano inferiore.
Vago parecchio con sguardo curioso al piano sottostante inframezzato dai pilastri che sorreggono la pista su cui mi trovo e noto anche un lungo arsenale di armi di ogni genere e pericolosità, ai lati di ogni percorso.
“Quella che stai guardando è la palestra specializzata, adibita alla lotta contro il crimine!” m’informa BB.
Sollevo allora lo sguardo sul corridoio di cemento, presenta delle luci lungo il perimetro allungato, tutte puntate verso il centro per illuminarlo, dopo di che guardo oltre, sul nostro piano.
Noto che nella roccia viva sono stare scavate cavità entro le quali vi sono quattro porte identiche, tutte serrate, tranne una, il cui interno è in penombra.
“Quelle sono le nostre stanze! Ci arriviamo con i ponti allungabili!” continua BB ed io mi sporgo leggermente per vedere delle rampe spuntare appena sotto il cemento della pista, ce n’è una di fronte ad ogni porta, parallela alle altre, e perfettamente allineata all’ingresso corrispondente.
Sollevo invece lo sguardo più in alto, sopra le nostre teste e alla mia sinistra ritrovo una lunga serie di finestre che collegano il soffitto al pavimento di un terzo piano, al di là delle quali vi sono: tapis roulant, bilancieri, pesi e quant’altro.
“di sopra c’è la normo-gim! Invece là in fondo vedi la moto di Robin!” indica in fondo al corridoio verso cui ci approssimiamo, formato da una pavimentazione sulla quale approdano anche delle scale, una dal piano di sotto ed una dalla palestra di sopra, al centro vi è una moto rossa fiammante con una R gialla sopra, ricorrente anche sul costume dell’eroe cui essa appartiene, è illuminata dall’alto e pare il cimelio più prezioso del rifugio.
Al di là di questa, un grande semicerchio di schermi che mostrano la cartina della città e alcune invece sintonizzate sulle riprese di telecamere esterne e interne all’edificio sotterraneo.
Sul lato destro di questo stesso piano, attraverso altre finestre scorgo una serie di arnesi ipertecnologici e computer. Riconosco subito la stanza dove sono rientrata a prendermi ciò che è mio, la pagina perduta.
“Invece quello là è diventato il luogo di lavoro di Cyborg, al lato opposto, in quella stanza laggiù, c’è una sala ricreativa con tanto di videogames e la cucina.” Mi spiega e ad un tratto il robot, intento a lavorare al computer, solleva la testa dalle sue mansioni.
“Beast boy! Stai parlando da solo?” chiede, senza voltarsi;
“No, Cy! Ti stupirebbe sapere chi è venuto a trovarci sta sera!”;
“BB!” il richiamo di Robin suona severo e arrabbiato; “nessuno entra ed esce qui a suo piacimento, mi sono spie…!” s’interrompe quando, facendo il suo ingresso nel vano centrale, si rende conto della mia presenza lì.
Mi guarda a bocca aperta.
“R-Raven?” domanda il ragazzo e Cyborg ruota immediatamente sulla sedia girevole per sincerarsi che ci sia.
Mi guardano tutti e due sconcertati, prima di mettere un sorriso sorpreso.
I loro occhi addosso mi mettono in soggezione, arrossisco.
“Beh? Che avete da guardare?” chiedo acida;
“Come mai hai cambiato idea?” chiedono in concomitanza;
“BB ha attirato il nemico nel posto in cui vivevo, così me ne sono dovuta andare, non sapevo dove altro capitare!” espleto con indifferenza;
“sei la benvenuta qui!” mi dice Robin con un sorriso e mi poggia una mano sulla spalla, amichevole;
Mi irrigidisco al suo contatto, sposto lo sguardo dalla sua mano, al suo volto, nervosa.
Gli prendo un dito con la punta delle unghie e levo la sua mano da me.
“Prima regola! Non toccarmi!” esigo in tono deciso e intimidatorio;
Robin si scusa immediatamente, con un sorriso di circostanza, poi m’indica la porta che ho visto prima.
“Puoi sistemarti in quella camera, se desideri restare!” mi dice gentilmente e al mio assenso si offre d’accompagnarmi.
“BB, dopo io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata!” anticipa Robin al mostriciattolo verde, il quale sa di aver deliberatamente disobbedito e avermi messa in pericolo, e sa che pagherà con una ramanzina la sua testardaggine. Questo mi basta, sarò buona: non gliela farò pagare personalmente!
Dopotutto, è merito suo se Trigon ha perso possesso su rabbia! Già…è tutto merito suo!
Penso tra me e me, vagamente intenerita.
Una volta giunti, Robin mi mostra come usare il ponte.
“Grazie Robin!” dico addolcendo la limitazione che forse ho espresso con troppa severità poco fà.
“prego!” la sua voce suona rincuorata, soddisfatta e a dir poco gratificata.
Indietreggio, scomparendo nell’oscurità della mia camera.
L’eroe rimane lì sulla porta a guardarmi, indeciso se pormi delle domande, chiudo la porta con un pulsante, lasciandolo con una frase in sospeso nella bocca, rimasta aperta.
Apro un portale dimensionale entro cui avevo posto le mie cose e le dispongo nella stanza avvalendomi della telecinesi.
Mi sento tremendamente al sicuro adesso…
Qui…
dove ci sono loro…
i guerrieri di questa città, paladini della giustizia…i miei titani.
 
 
 
 
 
 
“La gemma per il fuoco ….il suo portale… la reclama… lo scrigno… mortale…”;
questa voce….
Nella mia testa….
No! no….
Basta! Smettila!….
“La gemma è nata… la gemma… la gemma… la gemma”
Mi sveglio di soprassalto con questi sussurri nella testa…
Spalanco gli occhi, ansimante…
Mi metto subito seduta, mi guardo intorno, nel buio più completo io riesco a vedere… non capisco dove mi trovo, ma man mano che distinguo le mie cose, ricordo come le ho disposte e subito dopo come sono arrivata.
Riprendo fiato e abbasso lo sguardo sulle mie gambe, riflettendo su cosa fosse quella voce, sembrava così reale.. sembrava l’avvisaglia di qualche pericolo imminente.
Mi guardo ancora attorno, la stanza semivuota è avvolta nel buio.
Avverto come un brutto presentimento, come se ci fosse qualcuno…
Qui con me…
Trigon…
Chiudo gli occhi e lo cerco nei meandri della mia mente, nelle prigioni dimensionali del mio cristallo, entro le tenebre da cui sono stata figliata.
Apro gli occhi, non avendolo trovato da nessuna parte.
“Dove sei?”;
Scandaglio il perimetro del mio letto, sapendo che lui è ancora qui, che non può essersene andato, che ha bisogno di me per avere accesso alla terra.
Improvvisamente una mano spunta da sotto il letto, si aggrappa alle lenzuola.
Indietreggio sui gomiti e rannicchio le gambe sino ad arrivare all’estremità opposta del letto.
Un secondo dopo la camera è avvolta nelle fiamme, esse bruciano nella mia immaginazione, ma il calore che emanano sembra tremendamente veritiero.
Un'altra mano risale il mio giaciglio ed io mi metto in ginocchio e mi preparo a combattere, anche se so, che è tutto il frutto della mia immaginazione.
L’individuo in nero sale pian piano…
Il suo volto consiste di una maschera in bronzo che gli copre metà volto con un buco per l’occhio e pochi per la bocca, l’altra metà del volto è nera.
Proprio questa notte ne ho vista una simile sul volto di quel sicario robotico… non può essere un caso!
“Chi sei tu?” chiedo, in iperventilazione;
“Io sono un nulla… ancora!” dice ed io penso di sapere cosa intenda;
“il messaggero!” esclamo e lo fisso immobile; “o meglio… colui che diverrà il messaggero!” gli dico e lui annuisce e vedo il suo occhio stringersi a fessura su di me.
“Tic Tac, Tic, Tac! Raven!”;
indietreggio mentre un nodo alla gola mi blocca il respiro.
“La gemma…” la voce di un terzo vocia di nuovo, pronuncia il principio della formula e si blocca bruscamente.
Riconosco questa voce e mi volto a guardare il punto da cui proviene, ovvero al di fuori della porta.
“Tu… non sei reale!” affermo, senza degnare nemmeno di uno sguardo l’individuo;
“io sono… ma non qui e non ora, e ancora non lo so!” mi corregge e sposto gli occhi su di lui, senza muovermi.
Mi squadra da testa a piedi.
“ma lui… lo è, è reale per te!” mi dice ed io ho paura a muovermi ora.
Le fiamme si raggruppano sul pavimento, generano il marchio di Scat, davanti ai miei occhi.
“La gemma è nata dal fuoco maligno….” Queste parole, ora più decise, mi fanno scattare giù dal letto;
Immediatamente dai palmi delle mie mani svicola una luce purpurea intensa, vi leggo il marchio all’interno.
“No!... chi è che sta…?” ;
non finisco nemmeno di domandarmi.
Indosso il mantello bianco frattanto che la voce evoca il demone più potente di tutti…
Devo fermarlo o si prenderà la mia mente!…
Esco immediatamente dalla mia camera, tutto è spento, non un’anima qui.
“La gemma diverrà il suo portale…” odo da dove proviene, l’unica luce in lontananza, rimbomba nella mia voce, proviene dal laboratorio di Cyborg.
Ed ecco palesarsi quelle parole sulle mie braccia e sulla schiena, del colore del sangue.
“No!” sussurro;
Volo immediatamente in quella direzione.
“adesso lui la reclama…”;
Le mie gambe prendono quel lucore che nascondo entro il mantello prima di irrompere.
Attraverso la parete e appaio alle sue spalle lo vedo leggere ad alta voce dallo schermo del computer, preparo un colpo.
“perché nel suo scrigno…”;
Mentre lui parla lentamente, il mio addome si dipinge dal basso, la formula compare, il lume rossastro risale il mio corpo..
Supera l’ombelico…
sulle costole..
oltre il cuore..
tra le clavicole…
non deve arrivare alla fronte! Non deve prendere il cristallo!
“ego te dirumpo!” sibilo;
un dardo ombroso sfonda lo schermo appena in tempo e Cyborg cade all’indietro sulla sedia.
Le scritte svaniscono immediatamente.
Cyborg si volta d’improvviso puntandomi un cannone contro, ma non appena mi vede, lo trasforma nel suo arto e muta anche di espressione.
Abbasso il braccio lentamente e sento la voce del futuro messaggero e quella di mio padre scemare nella mia testa.
Continuo a fissare il mio operato in silenzio finché la voce del robot, piagnucolante il suo prodigio tecnologico distrutto, non mi si rivolta contro, irata.
“MA SEI IMPAZZITA! HAI DISTRUTTO IL MIO COMPUTER!” urla;
Immediatamente ruoto il cappuccio nella sua direzione e lui si tappa la bocca inquietato.
Un attimo di silenzio aleggia frattanto che mi avvicino, fluttuo lentamente verso di lui e lui indietreggia sempre di più.
“Raven! Volevo dire…Non ti arrabbiare! non volevo urlarti contro! Non fa niente per il computer, sistemerò tutto non devi preoccuparti di nulla!” parla a raffica finché non sbatte all’angolo con la schiena.
Ammutolisce ed io fluttuo di poco più in alto rispetto a lui.
“Guai a te, se osi di nuovo, pronunciare quelle parole!” lo minaccio con voce scura, roca, non sembro nemmeno io, è rabbia; “Non hai idea di quanto le mie formule siano pericolose! Non hai idea delle conseguenze di ciò che stavi per dire! Non sai nulla di me! Non conosci il mio potere…”;
m’interrompe con delle scuse: “non lo sapevo! Scusa mi dispiace!” mette le mani in alto;
“regola numero due: non toccare le mie cose!”;
“non succederà mai più, te lo prometto!” sta sudando freddo e si sta facendo sempre più piccolo davanti a me che incombo su di lui.
Deglutisce.
“…è solo che… volevo capire!” a quelle parole mi calmo e rimetto i piedi per terra, tornando più umana;
“non cercare di capire.. non devi, mai, cercare di capirmi, di entrare nella mia testa… non capiresti più nemmeno te stesso!” le mie parole lo fanno deglutire di nuovo;
“desideravo trovare un modo per alleggerirti il fardello… insomma per liberarti del lato oscuro che ti perseguita!”;
“è gentile quello che vuoi fare! Però non esiste soluzione!”;
“Nulla è impossibile!”;
“esatto… tutto è possibile! Questa è la cosa di cui dovresti avere più paura!” gli dico e lui ammutolisce, pensando ragionevolmente che qualsiasi soluzione potrebbe liberarmi, o anche imprigionarmi per sempre.
La sconfinatezza di possibilità rende nulla ogni certezza. Nulla è impossibile che accada, tranne una cosa, esiste una cosa impossibile, è impossibile escludere una qualche possibilità… avere 0 possibilità è impossibile.
Ci dovrebbe essere anche per me una possibilità di sfuggire al mio destino, ma remota, ridotta all’appena esistente.
Questo solo mi fa sperare.
Decido di non prolungare oltre il silenzio e mi volto per andarmene.
“Raven! Aspetta!” mi chiama, mi fermo e rimango di spalle a lui; “so che sei molto legata a quella formula, l’ho notato in più occasioni: il corvo…” intende quando l’ho tirato fuori da sotto i vagoni evocando un corvo nero, presente anche in quella pagina; “…il cappuccio…” si riferisce alle statue disegnate nelle pagine, rassomiglianti la mia effige incappucciata.
“…Ma non andrò oltre!” esclama ed io mi volto verso di lui che mi mostra una chiavetta.
“avevo riposto tutto il materiale qui dentro! Voglio che tu la distrugga! Non voglio sapere più niente! Sei una mia amica e mi fido di te!”;
allunga il palmo e attende con un sorriso sulle labbra.
Io titubo qualche attimo, ma poi la faccio sollevare col gesto di un dito, la racchiudo in una bolla nera e al suo interno la chiavetta si scioglie e si smolecola.
Cyborg rimane a bocca aperta, leggermente scosso dalla mia capacità e infine esce dal laboratorio, dandomi la buona notte e dicendo che al computer penserà l’indomani.
 
 
 
 
 
 
 
Già, lui ci andò così vicino! Sarebbe anche riuscito a capire che la gemma sono io, ma ho cercato di tenerli all’oscuro di tutto per proteggerli… in vano.
Sono felice di morire tra voi, amici miei…
Almeno, finirò i miei giorni tra i familiari più affezionati e non tra le rocce fredde di quella grotta in cui mi ero rassegnata a morire, finché Robin non mi ha trovata.
Cerco con lo sguardo Starfire, la trovo in cima ad un cumulo di macerie, evidentemente precipitata a terra.
I suoi lunghissimi capelli rosso fuoco sono riversi sulle rocce a lei sottostanti, non ardono del loro solito sfavillio, sono di uno scarlatto spento, la testa poggiata su un ciglio di cemento, gli occhi verdissimi sono dormienti e la bocca leggermente dischiusa, un braccio a penzoloni come i capelli e un livido sulla spalla.
Nega starfire era parecchio potente, ha rischiato di essere sconfitta da se stessa, la parte più oscura di noi può essere davvero incontrollabile.
Tuttavia lei è rimasta, come sempre…
Un’amica davvero speciale, Star mi è stata vicina nonostante io la respingessi sempre, malgrado il mio carattere opposto al suo, sempre ombroso, ostile alle abitudini troppo femminili, suscettibile al suo entusiasmo e voglia di vivere.
In realtà l’ho sempre stimata molto, è un’aliena con grande senso dell’umorismo e affettuosa con tutti, il mio contrario.
In certe situazioni l’ho vista tramutarsi nel collante di questa squadra, era sempre lei a cercare di sedare gli animi bellicosi di noi Titans.
Tra me e BB, tra Cy e Robin o ancora tra BB e Cy, c’era sempre lei.
A primo impatto può sembrare una ragazza superficiale, senza cervello, a tratti persino folle o imbarazzante, in realtà ha solo un cuore grande e ci sono cose e persone del suo passato che la torturano.
Però nessuno le ha mai chiesto nulla, perché lei ha sempre quel sorriso radioso in volto, che fa pensare che lei non abbia mai avuto problema alcuno.
Finché il suo passato non è tornato da lei.
Sua sorella è crudele e benché Star abbia tentato di nasconderci la sua malvagità coprendo la natura della sorella con i suoi abbracci, questa non ha potuto che approfittarne per ingannarla.
Star ha sempre peccato di bontà e fiducia nelle persone, come con Terra.
Ricordo che una volta ci scambiammo il corpo per via di un criminale che voleva rinchiudere le nostre anime in dei burattini, nel fuggire da costui, entrammo nei corpi sbagliati.
Fu un brevissimo momento di pace per la mia continua lotta interiore con le mie emozioni e con mio padre. Dentro il suo corpo potevo permettermi di essere felice e lo fui molto, tanto da volare, potei provare per una volta fiducia in me stessa tanto da usare i dardi stella e infine ho potuto provare una furia incontrollabile senza provocare la fine del mondo, ma assumendo solo una forza sovrumana.
Desiderai egoisticamente di rimanere in quel corpo ed esitai un secondo solo a restituirlo, ma non avrei mai condannato lei alla mia sorte.
Ora siamo agli ultimi momenti, amica mia…
Vorrei che sapessi che ho sempre apprezzato ogni tuo gesto, ogni tua intrusione, interessamento, consiglio, sorriso e persino il soffocamento dei tuoi abbracci.
Tu arrivasti come una meteora sulla terra e come una cometa nelle nostre vite, è stato proprio dopo la tua comparizione che i Titans hanno trovato il loro ultimo componente, la propria completezza.
Sono felice che tu non abbia visto che cosa successe qualche tempo prima del tuo arrivo…
   
 
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