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Autore: bicorn    25/09/2016    9 recensioni
Raccolta di one shot senza pretese. Ambientate in universi alternativi dove Clarke e Lexa non hanno doveri verso nessun popolo, dove non ci sono regine del ghiaccio da uccidere e città artificiali da distruggere. Solo Clarke, Lexa e il loro amore che nasce e viene vissuto in maniera diversa a seconda dell'universo in cui la storia prende vita.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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B26
 
B26.
Lexa osservò i caratteri cubitali incisi sulla porta e sospirò pesantemente; chiuse gli occhi e cominciò a ripercorrere ancora una volta il corridoio dell'ospedale.

La sorella maggiore, Anya, appollaita su una delle comidissime sedie d'attesa la osservò infastidita; tutto questo andare avanti e dietro le stava facendo venire il mal di mare.

"Hai intenzione di scavare un tunnel nel pavimento o cosa?" Domandò ironica, cercando, invano, di allentare la tensione nella sorella più piccola.

Lexa non la degnò nemmeno di uno sguardo. Si portò le mani nei capelli scompigliati e continuò ad andare avanti e dietro, sparendo ogni tanto dalla sua vista.

Lo sguardo di Anya cadde sull sedie poste di fronte a lei, e osservò con una punta di gelosia i volti di Octavia, Raven e Lincoln addormentati.
Erano rimasti svegli tutta la dannata notte, e Anya sentiva sempre di più il peso della notte insonne gravarle sugli occhi castani.
Ma il suo codice morale di sorella maggiore le imponeva di rimanere vigile e attenta sulla sua sorellina, che sarebbe come minimo impazzita senza qualcuno al suo fianco.

Dopo che la più piccola delle sorelle Woods attraversò per la trecentesima volta il corridoio, Anya si alzò, decisa a prendere in mano la situazione "senti, ti vado a prendere un thé, ti va?"
Lexa non la guardò. Anya aggrottò le sopracciglia e le poggiò una mano sulla spalla.
La donna sobbalzò, rendendosi finalmente conto della presenza della sorella al suo fianco e poi voltò il capo di scatto "thé? Ti sembra che io abbia bisogno di un thé in questo momento?"

Anya sgranò gli occhi, mentre osservava il suo viso: gli occhi verdi, di solito luminosi, ora erano spenti e contornati da due grandissime occhiaie; le labbra piene erano screpolate e il viso incrdibilmente pallido.

"No, penso che tu abbia bisogno di dormire. E devi darti una calmata, perché siamo tutti nervosi qui-"

Lexa l'afferrò per le spalle "mi calmerò solo quando chiameranno il mio nome, mi faranno entrare in stanza e vedrò con i miei stessi occhi che stanno entrambe bene, ok?!" Affermò alzando un po' la voce e attirando l'attenzione di alcuni dottori che stavano passando in quel momento.

La situazione era più grave di quanto Anya avesse pensato.

Lexa era sempre stata una persona calma ed equilibrata, anche nelle situazioni più disperate; non l'aveva mai vista ridotta in uno stato simile, nemmeno quando erano morti i loro genitori, o quando aveva temporaneamente rotto con la sua attuale moglie.
Cercava sempre di rimanere lucida e attenta, e di analizzare ogni situazione per trovare la soluzione migliore.

Ma era ovvio che quel tipo di situazione non faceva testo, nemmeno per una personalità come la sua.

Anya gettò uno sguardo impaurito ai tre belli addormentati, rendendosi conto che non avrebbe ricevuto nessun tipo di aiuto, e così decise di passare al piano B: gettò le braccia al collo della sorella e la strinse forte.

Lexa inizialmente rimase tesa, ma poi si rilassò un po' nelle braccia della sorella maggiore, che erano sempre state il suo più grande rifugio.

"Ho paura che qualcosa vada storto, Anya" sussurrò nei capelli bruni della sorella "ho paura che qualcosa vada storto, che una di loro due stia male- ho paura di non essere in grado e di mandare tutto a puttane."

Anya le accarezzò i capelli, comprensiva "lo so, tesoro. Ma non manderai a puttane proprio nulla. Non conosco nessuno come te e tua moglie più adatte a questo ruolo. Sono sicura che farete grandi cose per lei" e dicendo questo le lasciò un bacio sulla guancia.

Lexa accennò un sorriso, con gli occhi ricolmi di lacrime, e sia lei che Anya scoppiarono a ridere quando sentirono Raven borbottare nel sonno dopo aver ricevuto una manata da Octavia.

In qualunque modo sarebbero andate le cose, era felice di avere persone come loro nella propria vita e di potrle chiamare famiglia.

Lexa gettò ancora una volta uno sguardo ansioso alle lettere incise su quella dannata porta, (B26, una lettera e un numero che non avrebbe mai dimenticato) e proprio in quel momento la porta si spalancò mostrando la figura stanca e felice di un'infermiera.

"E' andato tutto bene" disse, con un lieve sorriso sulle labbra.

Il corpo di Lexa si rilassò immediatamente a quelle parole e calde lacrime, che aveva trattenuto fino a quel momento, le caddero sulle guance.

"Potete vederle, se volete. Ma una persona alla volta, la signora è molto stanca" e così dicendo se ne andò, sparendo alla fine del corridoio.

Anya e Lexa si guardarono. La più piccola sorrise tra le lacrime, mentre la sorella maggiore ricambiava radiosa il suo sorriso. Poi annuì con il capo, e Lexa le si lanciò di nuovo tra le braccia prima di lasciare il corridoio e di correre nella camera dell'ospedale.
Vide solo con la coda dell'occhio le figure di Raven, Octavia e Lincoln alzarsi in piedi e correre da Anya per chiedere informazioni.

La strada dal corridoio alla stanza fu una delle cose che Lexa avrebbe sicuramente per tutto il resto della sua vita, sembrava non terminare più.

Quando arrivò sulla soglia della stanza, i suoi occhi ripresero a lacrimare e un singhiozzo sfuggì al suo controllo, alla  vista di sua moglie che stringeva tra le braccia il regalo più bello che la vita potesse fare loro.

Un parto cesareo.

Clarke Griffin-Woods aveva avuto un parto cesareo. Aveva appena partorito una bellissima bambina e, nonostante questo, nonostante il volto scavato dal sonno e dalla fatica, nonostante i capelli scompigliati e il camice d'ospedale che le avvolgeva il suo bellissimo corpo, continuava ad apparire agli occhi di Lexa come la cosa più bella esistente al mondo.

Clarke cullava concentrata la minuscola bambina, e si rese conto della presenza di Lexa solo quando la sentì singhiozzare.

Si guardarono negli occhi, entrambe in lacrime, e quando Clarke le sorrise Lexa si avvicinò al suo fianco.
Si inginocchiò vicino il letto, e riuscì a staccare lo sguardo dagli occhioni stanchi e sorridenti di sua moglie solo per guardare la piccola creaturina che stringeva fra le braccia.

Era bellissima. La creatura più bella che avesse mai visto.

Lexa ricordava di aver sentito una sensazione del genere (la gente parlava di farfalle nello stomaco, ma a lei sembravano più un branco inferocito di rinoceronti) solo quando aveva visto Clarke per la prima volta; poi quando l'aveva baciata e infine quando Clarke le aveva chiesto di sposarla, due anni prima.

Clarke era la sua anima gemella, la sua persona, l'amore della sua vita, e ne era prondomante innamorata.

Ma guardando quella minuscola bambina tra le braccia di sua moglie, sentì di essersi innamorata di nuovo: della bambina, di sua moglie, e della fantastica vita che attendeva tutte e tre.

Clarke continuò a guardarla e avvicinò cautamente le braccia alla moglie, invitandola a prendere la bambina in braccio.

Lexa non se lo fece ripetere due volte, e molto, molto, delicatamente sfilò il corpicino dalle braccia della moglie e lo tenne stretto al suo petto.

"Oh mio dio.." sospirò Lexa fra le lacrime.

"Lexa!" Clarke scoppiò a ridere, fra le lacrime.

Lexa, sentendo quella risata contagiosa, iniziò a ridere anche lei.

Chiunque avesse assistito a quella scena le avrebbe prese per pazze, ma a loro poco importava.

Clarke sentì il petto riempirsi di calda felicità alla vista della sua compagna stringere tra le braccia la cosa più bella della loro vita.

Quando avevano deciso di avere un bambino, Clarke si era subito proposta per portare avanti la gravidanza, e Lexa aveva accettato entusiasta.
"Voglio che abbia i tuoi occhi, il tuo sorriso e la tua travolgente voglia di vivere. E poi non mi dispiacerebbe una mini versione di te che gironzola per casa."
Clarke rise ancora più rumorosamente a quel ricordo.

"Shh.." sussurrò Lexa, più a se stessa che alla moglie, cercando di smettere di ridere e di non svegliare la bambina.
Poi sollevò il capo, continuando a stringere in maniera attenta e delicata la sua bambina, e guardò Clarke con uno sguardo ricolmo d'amore.

"E' bellissima.." sussurrò Lexa, appoggiando la fronte contro quella della moglie.
"Tu sei bellissima" rispose Clarke immediatamente, lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
Lexa ricambiò il bacio, intensificandolo; un bacio che sapeva di lacrime, di promesse e di un nuovo, radioso futuro.

Bacio che venne interrotto da una piccola vocina. Le due donne abbassarono immediatamente lo sguardo sulla piccola, che si era appena svegliata. Con le manine cercava di toccare il volto bagnato di lacrime delle mamme.

"Benvenuta al mondo, piccola Costia" sussurrò Clarke, chinandosi e dando un bacio sulla fronte della piccola.
Lexa sollevò lo sguardo, sorpresa, nel sentire il nome della sua migliore amica morta in un tragico incidente stradale cinque anni prima.
Clarke era presente, quando Lexa ricevette la triste notizia.
Nonostante si frequentassero da poco,  le rimase vicina come solo una persona che ti ama immensamente riesce a fare. Probabilmente se non fosse stato per lei e Anya, sarebbe caduta nel vortice nero della depressione in cui era caduta molti anni prima a causa della morte dei genitori.

E non ne avevano mai discusso, del nome della bambina. Avevano semplicemente pensato che l'avrebbero deciso al momento, seguendo il cuore.
E in quel momento il cuore di Lexa non solo le diceva che quello era il nome giusto per la loro bambina, ma anche che cinque anni prima aveva preso la decisione giusta chiedendo alla sua vicina di stanza di uscire per un appuntamento.

Lexa si avvicinò al viso della moglie, attirando la sua attenzione, e le sussurrò sulle labbra "ti amo da morire" per poi baciarla appassionatamente.
Clarke sorrise nel bacio e poi rispose senza pensarci due volte "ti amo anche io, mio amore."
 

*Angolino di Bicorn*
Credevate mi fossi dimenticata di aggiornare la raccolta? Mi dispiace per voi, ma no, non l'ho fatto.
Mi auguro di aver allietato, anche se di poco, questa noiosa domenica sera con questa fluffosissima e idillica ones-shot. Perché uno dei più grandi sogni di noi shipper, è proprio quello di vedere una delle nostre otp diventare genitori.
Probabilmente, anche se Lexa fosse stata ancora in vita, non avremo mai avuto il piacere di vedere una scena del genere in The 100..menomale che esistono le ff e le AU.
La one shot è  stata felicemente ispirata da un'altra fanfiction che vi consiglio di leggere assolutamente: I love you, isn't that enough? di Clexa_xxx;ma anche dalla canzone Light degli Sleeping At Last (non c'è niente da fare, le loro canzoni mi faranno sempre pensare alle clexa.)
Come faccio in ogni capitolo ormai ringrazio tutti i miei lettori, soprattutto quelli che spendono due minuti della loro giornata per farmi sapere i loro pensieri e pareri; fatemi sapere se questa AU è piaciuta, e se magari in futuro vorrete leggere ancora qualcosa del genere. :)

 
  
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